depressione reattiva

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Messaggio  la pozione di Giulietta Sab Feb 06, 2016 8:02 pm

Salve a tutti! È la prima volta che scrivo. Ho 24 anni e soffro di depressione reattiva da due. Per me è difficile raccontare quello che mi è successo e sarò vaga. Diciamo che ho subito una serie di umiliazioni anche pubbliche. Non davo mai troppo peso al singolo episodio e lasciavo correre. Quando poi ho scoperto un determinato fatto ho capito che tutto quello che avevo subito non era un fraintendimento. Ero umiliata e usata di proposito perché considerata meno di un essere umano. Ecco in quell'istante mi sono ammalata. Ricordo il preciso momento! Ho cercato a lungo di negare quello che era successo, di trovare scuse e spiegazioni! Ma dentro di me sapevo la verità e lentamente morivo. Non sono più una persona, niente mi da più gioia. Dopo una seduta dallo psicologo particolarmente pesante ho fatto una passeggiata. Ero così stanca che mi sono dovuta sedere su una panchina. Il tempo era bello e l' aria fresca. A chi non piace l' aria fresca in una giornata calda? Io sentivo che c'era ma non mi dava piacere. L'avvertivo ma non la sentivo. Mi sono sentita un' aliena. Più il tempo passa e più mi rassegno all' idea che per me non vale la pena vivere. Il ricordo di quello che mi è successo non mi abbandona mai e vivo nel terrore che possa succedermi di nuovo. Vivo reclusa in casa. Prima di tutto questo ero serena, forte, capace e con degli obiettivi. Ora penso a come ammazzarmi senza soffrire. Voi come vi siete ammalati?

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Messaggio  deultimo Sab Feb 06, 2016 10:59 pm

Ciao Giulietta e benvenuta. Innanzitutto è bene dire che esiste una posizione di Giulietta comune a quella di Antonio (il sottoscritto), Giovanni, Andrea, Simona, Nadia, Genoveffa, Ermenegildo, il panda gigante, la volpe nana, e la taglia media, insomma una posizione universale inamovibile e irrinunciabile da tutti gli organismi viventi, sopravviventi o sottoviventi: VIVERE sempre e cmq, qualunque cosa accada o non accada. Perciò su certi brutti pensieri si deve mettere subito una pietra sopra, bella grande, un macigno, una montagna, e sono le uniche cose che si deve seppellire senza pensarci troppo, anzi affatto. Questa considerazione è una categoria filosofica a priori kantiana (viene prima di tutte le altre); un assioma matematico (che non necessita di dimostrazioni, pressappoco come il Sole); una dimostrazione geometrica come" il triangolo ha tre lati" o "il PD è diviso e litigioso"; è l'acqua calda epistemologica, ontologica, esistenziale, politica, economica, nutrizionale, calcistica; è la cura consigliata da tutti i dentisti riuniti, i medici di famiglia (tradizionale e arcobaleno, antica e moderna, bella e brutta), gli sciamani africani, i fachiri indiani e i faraoni egiziani; è scritto pure sul catalogo dell'ikea e di tecnocasa; è l'unico grande pensiero che unisce cristo budda, confucio e renzi, e tu, e noi, non siamo nessuno per confutare la più grande scoperta delle menti più brillanti che ha prodotto la storia umana, straordinaria come l'invenzione dell'ombrello e degli occhiali da sole. Con questa premessa posso risponderti che... per ora ti basta questa premessa. Ciao ciao.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Sab Feb 06, 2016 11:36 pm

Di questa condizione universale inconfutabile inizio a sentirmi un po' vittima...

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Messaggio  deultimo Dom Feb 07, 2016 10:07 am

Per nostra fortuna (o sfortuna) i sentimenti non sono mai inamovibili ed inconfutabili, non lo è l'immagine che si ha di sé, non lo sono le amicizie o conoscenze volute o subite, non lo sono le circostanze, gli eventi, i casi, l'ambiente, inclusi purtroppo il grado d'inquinamento e la temperatura globale.
Questa grande mutabilità, imprevidibilità della vita può essere consolazione, benché vaga e debole, per un depresso, e allo stesso tempo un minaccioso monito per colui che si sente o crede felice.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Dom Feb 07, 2016 3:53 pm

Dopo quello che è successo l' immagine che ho di me stessa è irrimediabilmente compromessa... se mai cambierà passerà parecchio tempo e sento che gli anni migliori della mia vita sono finiti nel cesso (perdona il francesismo ma solo così rende). Il trauma e la paura mi faranno compagnia per sempre perché non si dimentica.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Dom Feb 07, 2016 4:58 pm

Sei gentile comunque a rispondermi, lo apprezzo ma così è.

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Messaggio  deultimo Dom Feb 07, 2016 5:22 pm

Gli anni migliori della nostra vita sono quelli in cui stiamo bene. Perciò, vista la tua attuale spiacevole condizione, la tua opinione non fa testo, tanto più che è influenzata dal luogo comune o stereotipo che gli anni più belli di una persona debbano essere necessariamente i vent'anni, e poi di questi tempi questa “leggenda” appare ancor più incredibile, persino ridicola. Io di anni ne ho 44, appena compiuti, e mi sento certamente meglio di quando ne avevo venti, ancorchè la mia vita non corra sul filo dell’estrema felicità, diciamo così, dato che sono disoccupato, solo senza amici e, come ciliegina sulla torta, mi sono appena separato dalla donna che frequentavo.

Né faccio chissà cosa: sono qui, a casa mia, davanti al pc, con una spremuta d’arancia e dei cracker, dopo aver letto un libro e fatto un pisolino. Se fosse stato bello sarei uscito a fare una camminata. Cmq ti consiglio (anche se non sopporto i dispensatori cronici di consigli) di non incasellarti nelle definizioni cliniche. Qualsiasi persona è molto più profonda e complessa da poter essere modellata geometricamente con il pongo psicologico o psichiatrico, sempre che lessicalmente vadano d’accordo persino tra loro. Infine ciò che invece devi buttare nel cesso, ovvero dimenticare alla svelta, sono le parole “per sempre”. C’è una poesia del Pascoli, se non mi sbaglio, intitolata “Per sempre”.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Dom Feb 07, 2016 9:07 pm

Bella poesia, un po' triste ma vera. Si per sempre è morire. Io sembro morta eppure sono viva. Riflettero' su quello che mi hai detto e ti ringrazio, sei stato gentile e mi sono sentita meno sola. Ti auguro di risolvere tutti i tuoi problemi!

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Messaggio  Pavely II Lun Feb 08, 2016 10:45 am

A me a colpito molto il pensiero che esponi sull'umiliazione.

E riflettendoci, vorrei scriverti che, secondo la mia opinione, secondo il mio punto di vista, c'è una cosa che non consideri.

Umiliare, esattamente, è un reato penale. Cioè: non è una cosa che si può tollerare: non posso farlo io, non puoi farlo tu, non può farlo nessuno.

Umiliare significa togliere la dignità di una persona. Molti comportamenti possono concretizzarli. E sono - tutti, tutti... - terribili. E odiosi. E devono essere tutti, dico, puniti.

Ma la dignità può essere davvero tolta?

Sono serio: io penso di no.

Se io osservo una persona umiliarne un'altra, il mio odio, la mia rabbia, il mio disgusto, la mia reazione è verso la persona che sta umiliando, non verso la vittima.

Chi rinuncia alla sua dignità, chi si abbrutisce, chi diventa simile ad una bestia, chi fa una figura davvero misera è la persona che umilia, non la vittima. MAI la vittima.

Abbiamo, dunque, un ANIMALE e un essere umano (chi viene aggredito). CI rifletto: immaginiamo che un cane ti abbai contro e ti morda. (Umiliare è un comportamento giuridico paragonabile all'aggressione ed è, a tutti gli effetti, forse, la peggiore delle aggressioni).

Beh: quel cane, lo puoi fermare. Lo puoi allontanare: al limite, per difenderti, puoi anche usare le maniere forti. (Ma solo per spaventarlo e allontanarlo). Reagisci. TI sembra naturale reagire e soprattutto ti appare naturale fermare l'aggressione del cane che stiamo - assieme - guardando.

Ma se l'ANIMALE è un essere umano, spesso, puoi cadere in un tranello: cioè puoi dimenticare che apparteniamo al regno animale. Non c'è ombra di dubbio. Ed essendo animali, a volte, possiamo davvero sbagliare e allontanarci da ciò che costituisce il nucleo irrinunciabile della nostra bellezza.

Tu hai avuto un'esperienza di una relazione con un Animale umano.

Ma più ci penso e più mi accorgo che non stai osservando una cosa: la persona che ti ha aggredita non attuava comportamenti umani.

E come se tu considerassi un cane che latrando e ringhiando ti sta mordendo come un "innocuo cucciolo". Non riuscivi - per tante ragioni - a vedere la violenza animale che tanti di noi possono mettere in campo.

Nella misura in cui consideri il tuo aggressore un essere umano, ti lasci andare.

Ti perdi.

Osserva cosa sta accadendo nel tuo cuore: tu consideri il tuo aggressore una persona. E immagini che con lui si possa parlare. Gli conferisci umanità, gli conferisci rispettabilità, gli conferisci un nome e un cognome, gli conferisci sentimenti ed emozioni anche positive.

E più ti ostini in questo ragionamento assurdo, più stai male.

Se un essere umano si comporta da animale è, a tutti gli effetti, un animale.

Ci sono - ti faccio un esempio - persone che c e d o n o alla parte animale che abbiamo dentro di noi: considera, ad esempio, la Siria e ciò che sta accadendo laggiù.

Ecco: non stai pensando che noi siamo un qualcosa che è c r e s c i u t o attorno ad un nucleo che è e r i m a n e animale.

Ciò che sto tentando di dirti è un dato scientifico: se ti fermi a studiare il cervello umano, imparerai che c'è una parte centrale (ad esempio, l'Amigdala, il Cingolo, l'Ippocampo, l'area sub-amigdalica e così via) che puoi chiamare "Cervello rettiliano" ed è il cervello "preistorico", quel cervello che condividiamo con l'uomo delle caverne, quando ancora la parte animale dell'uomo era molto evidente.

Poi, c'è una parte "nuova" (ad esempio, la neocorteccia, molte aree della materia grigia e così via). Il neoencefalo è ciò che ci rende autenticamente umani.

L'equilibrio può crollare tra queste due formazioni e molte informazioni, strategie, necessità della parte "preistorica" del cervello possono influire - la ragione è ancora poco chiara - sulla parte "moderna".

§

Se le funzioni del cervello "rettiliano" si fanno centrali, allora vedi l'aspetto animalesco dell'uomo.

Tu non hai conosciuto un Uomo.

Tu hai conosciuto un Animale-Uomo.

Un uomo disumanizzato e disumanizzante.

§

Ma tu sei un essere umano.

Tu non hai sbagliato nulla.

Soprattutto: nessuno ti ha tolto la dignità..

Io, Paolo, penso che qualcuno ti abbia tolto dignità o bellezza?

No.

Chi ti ha fatto del male è un animale, tu sei un essere umano.

Mi appare evidente.

Tu hai tutta la dignità che avevi prima di conoscere questa persona.

§

Dunque: ciò che rimane è la tua RABBIA profondissima verso questa persona, RICHIESTA DI PUNIZIONE.

Probabilmente, stai soffrendo perché nessuno punisce questa persona.

Perché, magari, gira indisturbata.

Perché nessuno la ferma.

§

Ovviamente, non credo che tu ti sia rivolta alla polizia.

Se umiliazioni ci sono state, chi le ha esercitate è un criminale e la polizia di può spiegare tutto il lato penale e giuridico.

§

Se non hai la forza di rivolgerti alla polizia, penso, potresti provare a scrivere alle centinaia, alle MIGLIAIA di associazioni femminili che difendono le donne che sono state umiliate.

§

Se anche questo passo, ti è difficilissimo...

Vorrei allora dirti che ti sono vicino.

Se non ce la fai a chiamare la Polizia o un'Associazione, l'unica cosa che puoi fare è proteggerti (in primo luogo) - e questo perché ciò che è accaduto nel passato non deve e non dovrà mai più riaccadere - e quindi costruire una distanza fisica.

Questo, forse, è il passo più difficile.

Perché la memoria ci seguirà per sempre.

§

Chiudo dicendoti questo: i Nazisti vollero umiliare in ogni modo gli Ebrei.

Ai nostri occhi, gli Ebrei sono stati davvero umiliati?

Sono stati davvero sconfitti?

Sono stati davvero piegati?

Qualunque cosa tu possa pensare, io ti dico di no.

Tutti gli ebrei che sono stati nei campi di concentramento non hanno perso un briciolo di dignità.

E gli Animali-Uomini nazisti di certo non hanno lasciato una traccia che sia una che possa ricevere una qualsivoglia possibilità di redenzione.

Animali-Uomini erano e Animali-Uomini restano.

§

Non sei, dunque, un Animale.

Sei un donna di 24 anni.

Hai tutta la dignità della tua età.

§

Assaporala.

Assapora l'evidente verità che chi ti ha fatto del male, ha torto e tu hai ragione.

Sempre.

Da qualsiasi punto, tu veda la questione.

§

Il problema, allora, non è che tu abbia perso di dignità o altro: il problema è come punire questa persona.

Sposta la riflessione da te alla punizione di questa persona.

§

Potrà non accadere, se hai paura.

Ma ricorda sempre...

Nulla scalfisce la tua ragione.

E' adamantina.

Inattaccabile.

Vera.

Perfetta.

§

E' diamante, la tua ragione.

E' preziosa.

E ho voluto dirtelo.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Mar Feb 09, 2016 1:54 am

Grazie anche a te Pavely! Certo chi mi ha fatto questo è un mostro poco ma sicuro. Però se valevo qualcosa non avrebbe potuto umiliarmi.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Mar Feb 09, 2016 1:54 am

Almeno nel mio caso.

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Messaggio  Pavely II Mar Feb 09, 2016 11:57 am

Questa frase "se valevo qualcosa, non avrebbe potuto umiliarmi" mi ha molto colpito.

In quanto è sbagliata per così tante ragioni, è così assurda e priva di senso, che mi ha lasciato senza parole.

Cerco di dare ad essa una spiegazione logica. Probabilmente, intendevi una cosa come: "Se avessi mostrato 'carattere' e la 'forza di reagire' non sarebbe mai accaduto".

§

Ma non è una questione di forza.

E' una questione - tecnicamente - di sicurezza.

Chi umilia, voglio dirti è un animale.

Ma FORMALMENTE è un essere umano.

Se è successo vuol dire che nel contesto sociale dove vivevi chi era a voi formalmente superiore lo ha permesso.

La colpa non è certo tua: la colpa è di chi doveva vigilare ed esercitare una autorità nell'ambiente che stavi vivendo.

Esercitare quell'autorità non competeva a te. Minimamente.

§

Chi umilia commette la peggiore delle aggressioni.

E l'unica reazione logica sarebbe fermarlo, sbatterlo con violenza al suolo, ammanettarlo, zittirlo.

TI parlo di violenza e di coercizione fisica.

Non qualcosa di astratto come, ad esempio, potrebbe essere un Kick off fuori da un forum: ti sei comportato male, ti sbatto fuori.

Si tratta di un contesto reale. In America, ti faccio un esempio, se accade una cosa simile, cosa succede? Succede che ti arriva la polizia a casa, ti sbatte l'aggressore fuori della porta di casa e gli intima di tenersi ad una certa distanza per un tot di giorni (decreto restrittivo).

§

Tu non potevi reagire e, soprattutto, non dovevi reagire fisicamente.

Non dovevi - assolutamente - scendere al suo livello o altro.

Dovevi prima di tutto proteggerti e andare via.

Dovevi contattare le tante associazioni presenti in Italia e andare via, semplicemente.

E poi, proteggerti fisicamente da lui.

Ma tagliare ogni tipo di rapporto...

L'idea che vali di meno perché non l'hai "affrontato", credimi, è sbagliata.

E', esattamente, il gioco che gli Stalker e chi umilia ti invita a fare: scendere al suo livello. Farti credere che "se non reagisci", non vali.

Macché.

La verità è che tu vali se non reagisci.

Vali se riesci ad andare via.

§

Ovviamente, se qualcuno ti mette le mani addosso "tecnicamente" puoi restituirgliele.

Ma se l'umiliazione riguarda altri comportamenti, quella è la porta.

§

Di certo - da lontano - devi spiegare a chi sta accanto a questo Animale la sua inumanità.

Devi rendere pubblico cosa ha fatto e quale Verme lui sia.

Ma devi tenerti a distanza fisica di sicurezza, non devi mai parlargli direttamente, ti devi proteggere, devi far intervenire associazioni, devi sentirti protetta... questo è il primo punto.

Capire il secondo - SE PARLI CON UN PAZZO, NON C'è DIFFERENZA TRA LUI E TE - è la cosa più difficile.

A meno che tu non sia una Psichiatra, parlare con un pazzo non ha molta ragione. E chi umilia è, a tutti gli effetti, un pazzo e anche dei più pericolosi.

L'errorre gravissimo che commettono le persone che si fanno umiliare è, praticamente, quello di vedere negli aggressori degli esseri umani.

Io sento, io percepisco, io immagino che tu, ancora oggi, commetta questo errore. E più lo commetti, più stai male.

§

Non stai parlando di una persona.

Stai parlando di un Verme.

Non stai parlando di un essere umano.

Stai parlando di un Cane.

E' esso (osserva... non "lui"... ho scritto "esso") una creatura di Dio che ha fatto una scelta: "Non voglio più essere umano".

§

Sono duro.

Sono forse... troppo duro.

Le mie parole sono qualcosa di invernale...

Ciò che posso però dirti è che in esse c'è una grande verità.

§

Così vorrei chiedertelo.

IN cuor tuo, pensi che la persona che ti ha umiliato sia un essere umano?

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Messaggio  la pozione di Giulietta Mar Feb 09, 2016 2:11 pm

In realtà io a questa persona anche se con un incomprensibile ritardo ho risposto e come (è no non è un essere umano) l'ho insultato a mia volta e adesso è sparito dalla mia vita. Ma ha fatto leva su delle mie insicurezze e addirittura me ne ha create di nuove. Il ricordo basta a farmi stare male.

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Messaggio  Pavely II Mar Feb 09, 2016 6:32 pm

E se è successo questo, allora, un abbraccio.

§

Penso che tu abbia capito...

E questo pensiero, mi da sicurezza.

§

E' sparito dalla tua vita.

(Ora si tratta, allora, soltanto di aspettare che la vita rinasca e torni ad essere, per te, primavera).

Pavely II

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Messaggio  la pozione di Giulietta Mar Feb 09, 2016 10:30 pm

È questo il problema... la primavera ancora non torna...

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Messaggio  deultimo Mer Feb 10, 2016 10:56 am

Ciao Giulietta, ti ringrazio per gli auguri e te ne faccio altrettanti, anzi molti di più vista la tua età primaverile. Sai, comincio a comprendere il tuo problema, non mi è infatti del tutto estraneo.

Quando frequentavo la scuola media un paio di ragazzine stupide (e lo so oggi che erano tali, non allora) mi avevano preso di mira perché ero particolarmente sensibile, timido e chiuso. Ancora oggi mi ricordo l’infelice definizione che mi appioppò una di loro: sottospecie. Ho capito in seguito, molti e molti anni dopo, che questa ferita è molto più profonda di quanto credevo, che ha condizionato tutta la mia vita e forse è e rimarrà indelebile, tanto che agisce ancora, anche se non con la forza devastante di allora. Ciò condizionò molto la mia vita, soprattutto nel mio scarso e insoddisfacente rapporto con il sesso femminile, nonostante abbia intuito in seguito, non solo di non essere una sottospecie, ma anzi di poter vantare un certo fascino nei confronti del gentil sesso. Sono arrivato addirittura - ma,  ripeto, solo molti anni e anni dopo – a riscrivere il mio passato, cioè a rivederlo in una prospettiva più estesa che allora non mi poteva apparire. Infatti queste forti ed avvilenti sentimenti, che subiscono soprattutto le nature sensibili, determinano una sorta di cecità, si va avanti quasi con i paraocchi, dando per scontate verità che non lo sono affatto, che si considerano vere e proprie leggi incise a fuoco nel granito come, nel mio caso: “Per le donne io sono una sottospecie”. In concreto questa prospettiva recupera alla memoria impressioni che non si sono mai viste, o meglio capite, come la tal ragazzina del banco davanti che spesso si voltava e mi guardava perché voleva parlare con me, ecc. Eppure ancora oggi, sotto sotto, nelle profondità del mio animo temo per es. che questa donna mi ha appena lasciato perché si è accorta infine della sottospecie che è in me, che non mi ha mai abbandonato, anzi che sono sempre stato.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Gio Feb 11, 2016 6:15 am

Hai capito il mio tipo di disagio ma quello che è successo a me è stato circa un milione di volte peggiore che essere definito sottospecie. Mi vergogno troppo a raccontare quello che mi è stato fatto e a spiegare in che modo sono stata usata.  Soffro come un cane ogni santo giorno e non dormo più, sono così stanca. Non accenno a miglioramenti e non studio più da due anni. Il mio futuro è nero. Diciamo che spesso assumo comportamenti pericolosi nella speranza di ammazzarmi (non al volante). Mi piace fantasticare su come suicidarmi. È un bel pensiero, liberatorio! Ovviamente la persona che mi ha fatto del male vive felice e non pagherà mai. Non so nemmeno perché ve le raccontò queste cose ma con lo psicologo dei penieri suicidi non ne parlo. Non posso dirgli che ho già pianificato tutto, lo direbbe ai miei e sarebbe un disastro. Se finalmente mi decidessi salterebbe tutto. Forse ne parlo perché sono rimasta scioccata dall' indifferenza generale. La persona che mi ha fatto questo sa che ho la depressione e non ha avuto il ben che minimo rimorso anzi mi ha riso in faccia. Se sto male, se muoio non conta nulla. Del mio disagio rimane sol un post anonimo su un forum.

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Messaggio  merla Gio Feb 11, 2016 9:48 am

Ciao Giulietta,

non ho granché da aggiungere a quanto ha detto chi ha scritto prima di me in merito alla tua storia, però su una cosa vorrei rassicurarti.

La paura e la diffidenza nei confronti degli altri sono normali dopo un vissuto come il tuo e assolutamente non è una critica né un giudizio, ma fidarsi dello psicologo e potergli parlare apertamente anche di pensieri suicidari è molto funzionale alla terapia stessa.
Sicuramente, confrontarti su internet o vari forum, ti darà opinioni discordanti in merito, perché molte persone, per ragioni personali, in partenza non si fidano di un professionista e questa assenza di fiducia diventa molto spesso una grossa pietra d'inciampo nello svolgimento della terapia.

Se non riesci a convincerti di poter apparire abs importante per qualcuno da potergli confidare i tuoi pensieri più intimi, e ci sta dopo un trauma, prova ad agganciarti a questioni deontologiche. Tutto quello che tu dici nell'ambito di una terapia è riservato e deve restare tale, e l'opzione che venga rivelato a estranei e in particolare, e ancora più grave, a persone che abbiano una relazione con te, non è contemplata tranne in casi estremi, ovvero per esempio un reale (che è molto diverso da uno dichiarato) rischio di abuso su minori o magari il rischio per la vita di terzi. E anche in questi casi, con una serie di limitazioni molto stringenti.
Ora, le conseguenze della violazione del codice deontologico possono essere anche molto gravi, possono arrivare fino all'espulsione dall'albo e alla conseguente impossibilità di esercitare. Se davvero fosse frequente o men che eccezionale che uno terapeuta riveli i propositi suicidari di un paziente maggiorenne a qualcuno e in particolare ai suoi parenti, psicologi autorizzati a esercitare sarebbero davvero pochi. Per un comportamento molto meno grave, tra l'altro non messo in atto dalla mia terapeuta, io mi sono rivolta all'ordine degli psicologi e per esperienza personale, ti posso assicurare che l'Ordine interviene veramente e prende seriamente in considerazione eventuali segnalazioni.
Quindi insomma, se anche non percepisci di "fidarti" del tuo psicologo, cerca di tenere presente che nel violare la tua fiducia, lui rischia di danneggiare se stesso, e non poco. Questo è un deterrente che puoi tenerti come dato di realtà. Smile

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Messaggio  mazzonrocky Gio Feb 11, 2016 6:25 pm

Cara Giulietta, stai tranquilla che lo psicologo non dirà assolutamente nulla all'esterno riguardo ai vostri colloqui, anch'io ho cominciato la mia psicoterapia dicendo di avere pensieri suicidi e in qualche caso fantasie omicide. Ora per fortuna non ne ho più, anche se gli abbattimenti sono frequenti. Prova a dargli un pò di fiducia, e vediamo cosa ne viene fuori. Dirlo non è facile, ma la psicoterapia serve proprio a questo. Devono avertela fatta veramente grossa, al mondo siamo miliardi di persone e tra noi ci sono veramente delle super-emerite teste di cavolo. Fortunatamente ci sono anche persone sensibili e leali. E' che tu ora queste persone non puoi vederle, perchè sei chiusa nella tua sofferenza, lo capisco credo abbastanza bene.
Magari sul forum ti senti capita un pò più che nella vita reale,perchè qui sono approdate persone che sanno cosa vuol dire aver bisogno di aiuto, ma anche questa è vita reale, e i tasti vengono premuti da persone reali e sensibili come ce ne sono a milioni, con pareri diversi, persone che pensano cose giuste e cose sbagliate, come me e come te. Non come Merla, che mi pare davvero abbia sempre ragione....è uno stress anche quello. Leggendo e scrivendo qui impariamo tutti qualcosa.

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Messaggio  deultimo Ven Feb 12, 2016 5:24 pm

Ciao Giulietta, mi unisco a coloro che ti hanno risposto prima di me portando in più la mia esperienza personale. Anch'io qualche anno fa avevo spesso dei pensieri suicidiari e fantasticavo il modo di attuarli. Solo che, a differenza di te, li ho raccontati al mio psicologo o psicoanalista o psicoterapeuta o quello che era. Stai tranquilla, i miei non ne hanno mai saputo niente. Ad essere sincero fino in fondo, il mio psicologo mi costrinse a qualche seduta con lo psichiatra il quale mi prescrisse un farmaco che,  a dirla tutta, mi ha fatto bene. In ogni caso neanche allo psichiatra è passato per l’anticamera del cervello di raccontare qualcosa di me a chicchessia. Su questo punto ripeto, insieme agli altri, che devi stare tranquilla al 100%. Cmq ciò che ti volevo dire prima è di non farti condizionare la tua vita da una persona sola, MAI! nemmeno dal tuo eventuale ragazzo o addirittura marito. Nel tuo caso sarebbe auspicabile pensare di "uccidere" prima questa persona, se vogliamo definirla così, nel senso di tagliare con l'accetta ogni sorta di rapporto con essa. Qualora non ti fosse proprio possibile, per es. se fosse un tuo collega di lavoro, potresti chiedere al tuo principale il trasferimento in altro reparto oppure, nel caso più estremo, cambiare lavoro. Quando il male è ben individuato occorre disfarsene subito senza tanti scrupoli né ripensamenti. Se non hai la forza di farlo da sola, potresti chiedere aiuto ad un collega di cui ti fidi, ad un amico, al sindacato, o a chi ti pare. Il solo fatto che hai deciso di scriverne qui nel forum dimostra che la forza non ti manca ancorché sia ai minimi termini. Coraggio! Continua a scrivere, la scrittura di sè già costituisce un atto liberatorio. Ciao cara.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Ven Mar 04, 2016 7:39 pm

Ma io non voglio che lo psicologo mi dissuada. Voglio trovare la forza di farmi questo regalo. Non ce la faccio più a soffrire così tanto.

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Messaggio  deultimo Sab Mar 05, 2016 3:05 pm

Allora perché hai deciso di scrivere qui? Basta solo questo per intuire che non hai bisogno di nessuno che ti dissuada a fare qualcosa che tu stessa, in realtà e com'è naturale, non desideri affatto.

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Messaggio  la pozione di Giulietta Sab Mar 05, 2016 4:40 pm

Io non voglio qualcuno che semplicemente mi dissuada dall' uccidermi. Vorrei trovare qualcuno che mi aiuti a stare meglio. Voglio stare meglio, se non è possibile meglio morire. È difficile perché la parte più arcaica del nostro cervello ci dice di avere paura della morte ma io ho anche il terrore di passare altri anni in queste condizioni. Ho paura. Tutte le opzioni mi fanno paura.

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Messaggio  merla Sab Mar 05, 2016 5:13 pm

Credo che sia normale, dopo un trauma avere paura, in realtà credo sia anche normale avere paura di star meglio certe volte e quindi intraprendere certi percorsi.
Un po' come se si temesse che elaborare una violenza subita, implichi sminuirla e farsi di nuovo violenza. In realtà però il lavoro con lo psicologo funziona diversamente, serve a imparare a convivere con un trauma senza aver bisogno di negarlo.

In ogni caso il senso dello psicologo non è "dissuaderti", perché in sé non sarebbe possibile, quanto proprio aiutarti a star meglio, come desideri tu. Non a star male, facendotela andar cmq bene per sopravvivenza. Davvero eh
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Messaggio  deultimo Sab Mar 05, 2016 5:37 pm

Senti, devi sapere tu cosa ti faccia stare meglio ed investire tutte le tue energie su quella cosa. Può e deve essere una soluzione temporanea, è vero, però aiuta. Per es. quando stavo male mi faceva stare meglio leggere e scrivere, e perciò leggevo e scrivevo. Chi me lo impediva? Nessuno. Cosa mi costava? Nulla.

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