Storia di una venticinquenne molto triste

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Messaggio  Marinella Mer Feb 05, 2014 1:31 am

Buongiorno a tutti!
E' la prima volta che scrivo su questo forum, ed è anche la prima volta che mi ritrovo a scrivere di questa mia problematica.
Non è facile, non è facile ammettere, con se stessi prima di tutto, di aver bisogno di aiuto, di sentirsi tanto deboli, soli, persi ed infelici.
Ho 25 anni, una laurea in Scienze dei Beni Culturali, conseguita nel 2012, e anni di studi musicali alle spalle inseguendo un sogno, diventato poi più che un sogno, un progetto, poter essere, un giorno, una cantante lirica.
Sono sempre stata una studentessa brillante, mi sono laureata con un'ottima tesi e i complimenti della commissione, e la stupida certezza che appena uscita dall'Università mi sarebbero piovute addosso proposte di lavoro, che mi avrebbero permesso di iniziare un percorso di lavoro proseguendo, parallelamente, i miei studi musicali, che dovevo ancora perfezionare.
Ho iniziato a crollare in quel momento.
Ho cominciato a inviare curricula, e in risposta a questo: il nulla, e tutti che non facevano altro che ripetermi "c'è crisi, c'è crisi, non è tempo, e poi figurarsi nel tuo settore, i beni culturali".
Curricula su curricula, e nessuna proposta di lavoro, nemmeno un colloquio. Nel frattempo, mi innamoro perdutamente di un uomo, dieci anni più grande di me, musicista brillante presso un'importante orchestra italiana. Mi seduce come mai nessuno prima di lui, mi conquista. Iniziamo la relazione: io a Milano, lui in Piemonte, non è facile, ma ci vogliamo bene, corriamo l'uno dall'altra appena possiamo.
E' estate, e tutto sembra bello, facile, spensierato. Con l'arrivo dell'inverno 2012 la madre si ammala, e inizia il calvario: lui cambia, non è più lui, inizia a essere nevrotico, ad alternare stati di isteria a rari momenti tranquilli, a volte ritrovo in lui l'uomo che mi aveva fatta innamorare, ma il più delle volte non so dove sia sparito, inizia anche a trattarmi male, scatti di nervosismo, brutte risposte. Io giustifico pensando alla sofferenza per sua madre, e mi lego a lui ancora di più.
Continuo a non trovare lavoro, questa cosa mi tormenta, studio musica ma è uno studio lungo e le soddisfazioni non arrivano certo in tempi brevi. Mi sento realizzata stando con lui, supportandolo, sollevandolo dalle sofferenze. Mi trasferisco da lui cinque giorni su sette alla settimana, contro il parere della mia famiglia che aveva visto lungo. Il suo atteggiamento non migliora, giorni passati a sperare che sia la giornata giusta, a pregare che l'umore sia buono, in una casa di campagna sperduta lontano da tutto e da tutti.Ma a me non importa: c'è LUI.
La mia frustrazione aumenta, ma lui mi plagia, mi fa credere che solo lui saprà guidarmi nelle scelte, capirmi, sorreggermi, e aiutarmi nella mia realizzazione.
Viene l'estate, la madre muore e io sempre lì, accanto a lui, a raccogliere il suo dolore.
Con l'estate, le vacanze: splendide, nonostante tutto, lui cerca di distrarsi, passiamo un bellissimo periodo in Corsica, anche se le sue nevrosi, i suoi momenti di isteria, le sua manie di economia domestica ( mi contava i minuti sotto la doccia), sono sempre dietro l'angolo.
Io inizio ad avere un'infelicità profonda, radicata, mista alla preoccupazione spasmodica  per un lavoro , uno qualsiasi, tanto da darmi un minimo di indipendenza, che non arriva mai e al terrore di un sogno (quello della musica) che sebbene io sia una cantante molto dotata non è dato sapere se riuscirò mai a realizzare...mi sembra tutto così difficile, così impossibile.
Piango, piango spesso...e questa mia fragilità mi porta a legarmi ancora di più a lui come all'unica cosa certa della mia vita, anche se mi fa soffrire, anche se spesso mi risponde male, anche se mi fa stare al freddo in casa perchè non vuole spendere troppo di riscaldamento, anche se pur di risparmiare conta anche i centesimi di un piatto di fagiolini, anche se è avaro, meschino.
Ma a me bastano i suoi abbracci, abbracci enormi, belli, caldi, infiniti...abbracci che mi fanno sentire protetta, e le sue parole, che mi persuadono sempre di più che solo lui saprà guidarmi, aiutarmi, che la mia famiglia non potrà mai darmi l'appoggio i cui ho bisogno. Furbo lui, furbissimo, stupida io, e debole.
Negli ultimi mesi non ho fatto altro che piangere, mi vedo fallita prima di fallire, ho perso interesse per molte delle cose che mi davano gioia, mi rifugio nello studio del canto, croce e delizia, gioia e dolore, soddisfazione e frustrazione, e continuo, invano, a mandare curricula. Non riesco più a dormire, e solo un pensiero alberga ossessivamente nella mia mente: la ricerca di un lavoro e la frustrazione di non avere un mio posto.
Mi alzo la mattina, già triste, con l'ansia di come arrivare alla fine della giornata, che mi sembra sempre  lunga, troppo lunga per riempirla tutta. Studio, sì...alcuni giorni bene, altri meno bene, ma sempre con lo spirito della perdente.
L'unica cosa che mi dà gioia è correre, divento una runner agguerrita, macino 8km al giorno almeno cinque giorni a settimana, per non pensare, per scaricare...ma diventa una mania, più che un piacere.
La settimana scorsa, la grande decisione: lo lascio.
E da lì, capisco quanto male mi abbia fatto: perchè mi sento perduta, perchè la sensazione di fallimento ora è totale, perchè senza di lui mi sembra di non essere nessuno.
Torno da lui, con la frustrazione di essermi resa conto che la mia vita è talmente priva di stimoli, piatta ed infelice, da non essere neanche capace di liberarmi di un uomo che non mi renderà mai felice, ma che mi ha plagiata, e senza il quale mi sento totalmente fallita e mi sembra di non avere la forza di andare avanti. Con lui almeno ho la forza per continuare a studiare. Senza di lui, sono un vegetale infelice e sconsolato.
Ecco tutto...temo che la mia vita sia davvero segnata, non so come andare avanti, come uscire da tutto questo.
Nono sono un medico, non so cosa sia esattamente la depressione, ma so che non ce la faccio più. I miei mi implorano di essere forte, ma io questa forza non ce l'ho proprio, e non so da dove attingerla. Ho solo voglia di piangere e lasciare che la vita mi travolga.

Marinella

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Messaggio  merla Mer Feb 05, 2014 10:58 am

Ciao Marinella,

la prima cosa che mi è venuta in mente nel leggerti è che provare una sofferenza acuta nel chiudere una relazione importante, è tutto considerato normale. Ed è anche normale che questa sofferenza ti porti a sentirti priva di stimoli e priva di interessi per un qualche periodo.
Insomma, credo che in sé una settimana non sia indicativa, tanto più nell'ambito di una relazione con sfumature di dipendenza e/o plagio.

Fatto salvo il fatto che ognuno ha il suo concetto di 'normalità' e di 'sopportabile' che non deve necessariamente essere condiviso da altre persone, se TU ritieni di essere stata plagiata o di essere troppo dipendente dal tuo compagno, puoi iniziare a cercare aiuto in questo senso, tramite uno psicoterapeuta o gruppi di auto-aiuto, e contestualmente all'aiuto cercare di decidere cosa vuoi e quindi se vuoi continuare o meno questo rapporto.

Ti inviterei a cercare di riprendere in mano un po' della responsabilità nei confronti della tua vita: per quanto un'altra persona possa essere furba, abile e manipolatrice, l'altra persona ha sempre un minimo di responsabilità nei confronti del meccanismo che si è creato, foss'anche solo nell'aver permesso di farsi plagiare e manipolare. Questa non è una critica nei tuoi confronti ma solo il frutto della mia esperienza per cui una visione manichea delle cose in genere non aiuta molto a uscirne e non veicola verso la strada dell'autonomia.

Non potresti semplicemente tornare (definitivamente o per un po') presso la tua famiglia e lì iniziare un qualche tipo di percorso? E una volta consolidata un po' la tua autonomia, decidere un po' più serenamente e a mente fredda cosa vuoi fare di questa relazione?
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Messaggio  roberto66 Mer Feb 05, 2014 6:04 pm

Capisco Marinella
La delusione di non trovare lavoro, la delusione di quello che pensavi fosse il tuo amore
Per il lavoro, la tua autonomia, potresti anche vedere di trovare lavori di ripiego finche non trovi quello per cui hai strudiato e ti appasiona
Per il tuo lui, se questa persona è cambiata, prova a vedere se il cambiamento è dovuto a qualcosa, capito se c'è qualcosa che lo rende diverso da come era quando lo hai conosciuto, lo puoi aiutare ad uscire da questa situazione....ma se non c'è nulla, domandati.. in realtà come è questa persona? era sestesso prima o lo è ora ??? e in questo caso ti devi comportare di conseguenza
Altrimenti sarai trascinata in questo vortiche che non ti portera mai da nessuna parte
Hai 25 anni le scelte le puoi fare anche da sola, trova un po di calma, ragionaci su OK ?
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Messaggio  anthea Gio Feb 06, 2014 2:54 pm

Cara Marinella,
non ti conosco, ma un'amica ha fatto un percorso simile al tuo e trovo molte analogie.
Io non credo che sia tu ad avere problemi psicologici, ma il tuo compagno o come dir si voglia. E non penso affatto che prima fosse diverso. Forse tu lo hai voluto vedere così o forse lui è stato molto attento prima a farti innamorare e poi, quando ti ha irretita, ha iniziato con pazienza e solerzia il suo gioco su di te.
Spesso queste persone sono insicure di sè e talmente piene di acredine verso la propria persona, da cercare un* compagn* magari sensibile ed ingenuo, meglio se con più talento di loro, da dominare e schiacciare.
Il senso di potenza che ne deriva serve a lenire il loro io malato e debole.

Il tuo compagno è un debole e cerca di succhiarti la linfa vitale per tenerti in suo potere. Penso che tu non abbia affatto bisogno di lui, ma veramente sia il contrario.
Da quanto dici sei una ragazza con molte doti e quindi sono convinta che tu abbia le risorse per ricominciare la tua vita senza di lui.
Non è facile trovare lavoro nel tuo campo di studi, ma insomma... da qui a sentirsi una fallita così giovane mi pare troppo.
Una mia amica è archeologa e da tanti anni fa la bibliotecaria. Poi esprime le sue passioni privatamente in associazioni e altro.... Mica per questo deve sentirsi una perdente!

Dici che non hai fiducia in te e senza di lui ti trovi persa. Ti sei mai chiesta cosa ne sarà di te se rimani con lui?
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