COSA STATE LEGGENDO?

Un testo bellissimo ma che ha aggravato la mia depressione è il Libro dell'inquietudine di Pessoa.

Ciao

Appena vincerò l'abulia, introdurrò un argomento.

Ciao

Niente.

W. G. Sebald "Austerlitz"

Interrompo un libro dopo l'altro perché o sono tristi quasi come me o superficiali.

Oudeis ha scritto:Interrompo un libro dopo l'altro perché o sono tristi quasi come me o superficiali.

se il problema è questo, potresti allora orientarti verso una letteratura non deprimente e non sciocchina (non so se basta l'intelligenza ad evitare l'accusa di superficialità). Esempi: Rabelais, Sterne...

E' una rilettura perchè mi sono resa conto, come sempre, di essere stata troppo superficiale la prima volta che l'ho letto. Ora sto assaporando tutta la questione evolutiva genetica o comportamentale che ha determinato i vari tratti dello scimmione che è in noi.
Quest'autore è leggermente più scientifico e sistematico di altri (vedi Durrell, che pure adoro) nel descrivere i vari passaggi che hanno determinato le nostre attuali caratteristiche fisiche e sociali. se avete altri nomi da suggerirmi su questo filone sono ben accetti. Sento il desiderio di capire l'umanità attraverso i meccanismi evolutivi e vorrei avere più riferimenti

frutta ha scritto:E' una rilettura perchè mi sono resa conto, come sempre, di essere stata troppo superficiale la prima volta che l'ho letto. Ora sto assaporando tutta la questione evolutiva genetica o comportamentale che ha determinato i vari tratti dello scimmione che è in noi.
Quest'autore è leggermente più scientifico e sistematico di altri (vedi Durrell, che pure adoro) nel descrivere i vari passaggi che hanno determinato le nostre attuali caratteristiche fisiche e sociali. se avete altri nomi da suggerirmi su questo filone sono ben accetti. Sento il desiderio di capire l'umanità attraverso i meccanismi evolutivi e vorrei avere più riferimenti

Ho dei ricordi un po' vaghi, ma a me piacque un saggio che approfondisce il concetto darwiniano di adattamento e mette al riparo dalle interpretazioni troppo lineari e finalistiche di questo concetto (non riguarda soltanto la linea evolutiva che include il sapiens sapiens, chiaramente, ma la teoria evolutiva in generale). S. J. Gould, E. Vrba, Exaptation, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri.

https://www.bollatiboringhieri.it/libri/stephen-j-gould-exaptation-9788833919461/

Grazie Canterel,
come li presenti tu sembra che siano tutti bellissimi. Lo cerco senz'altro!

canterel II ha scritto:
Ho dei ricordi un po' vaghi, ma a me piacque un saggio che approfondisce il concetto darwiniano di adattamento e mette al riparo dalle interpretazioni troppo lineari e finalistiche di questo concetto (non riguarda soltanto la linea evolutiva che include il sapiens sapiens, chiaramente, ma la teoria evolutiva in generale). S. J. Gould, E. Vrba, Exaptation, pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri.

https://www.bollatiboringhieri.it/libri/stephen-j-gould-exaptation-9788833919461/

Se non ricordo male, sono arrivato a SJ Gould a partire da un altro testo: Linguaggio naturale e selezione darwiniana, di S. Pinker e P. Bloom, Armando Editore

https://www.armandoeditore.it/catalogo/linguaggio-naturale-e-selezione-darwiniana/#

Niente.

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Thomas l'obscur, di Maurice Blanchot, versione inglese di Robert Lamberton

Io stesso quella sera del 31 ottobre – nel bar sulla Riva degli Schiavoni dove avevo fatto ritorno dopo cena – mi ero messo a conversare con un veneziano di nome Malachio che aveva studiato astrofisica a Cambridge e che, come ben presto risultò, guardava a ogni cosa, e non solamente alle stelle, da un’estrema lontananza. Verso mezzanotte, sulla sua barca ormeggiata al molo, risalimmo la coda di drago del Canal Grande e, passando davanti alla Ferrovia e al Tronchetto, uscimmo in mare aperto. Di lì lo sguardo poteva spaziare sul fronte di luci delle raffinerie di Mestre, che andava estendendosi laggiù a miglia e miglia di distanza. Malachio spense il motore. La barca si alzava e si abbassava insieme alle onde, e intanto, così mi parve, trascorse molto tempo. Davanti a noi lo splendore evanescente di un mondo – il nostro - , di cui non riuscivamo a saziare la vista, come al cospetto di una città celeste. Il prodigio della vita nata dal carbonio – sentii dire a Malachio – si consuma tra le fiamme. Il motore ripartì, la barca si alzò di prua sull’acqua, e facendo un ampio giro entrammo nel Canale della Giudecca. Con un cenno la mia guida mi indicò, dall’altra parte, l’inceneritore comunale sull’isola senza nome che si trova a ovest della Giudecca. Un blocco di cemento, immerso in un silenzio sepolcrale sotto un pennacchio di fumo bianco. Quando gli domandai, se fosse in funzione anche di notte, Malachio rispose: Sì, di continuo. Brucia continuamente. Nel nostro campo visivo si intromise il Mulino Stucky, un impianto risalente al secolo scorso e costruito con milioni di mattoni, che dalla Giudecca, con le sue finestre cieche, affisa la Stazione Marittima. Tanto grande è l’edificio da accogliere sicuramente in sé più volte Palazzo Ducale, e da indurre a chiedersi se fosse davvero solamente grano ad essere macinato là dentro. Proprio mentre passavamo davanti alla facciata che svettava nell’oscurità, da dietro le nuvole spuntò la luna e, al suo chiarore, si vide risplendere, sotto il timpano sinistro, il mosaico dorato che ritrae una mietitrice con un fascio di spighe – figura assai spiazzante in quel paesaggio tutto pietra e acqua. Malachio disse che, negli ultimi tempi, aveva meditato a lungo sulla resurrezione e si era domandato il senso della frase secondo cui le nostre ossa e i nostri corpi verranno un giorno trasportati dagli angeli al cospetto di Ezechiele. Risposte lui non ne aveva trovate, ma a bastargli, in fondo, erano gli interrogativi. Il Mulino si dissolse nell’oscurità, e di fronte a noi emersero il campanile di San Giorgio e la cupola di Santa Maria della Salute. Malachio volse la barca in direzione del mio albergo. Ormai non c’era più nulla da dire. La barca accostò. Ci demmo la mano. Ero già a riva. Le onde sbattevano contro le pietre ricoperte da ciuffetti di muschio. L’imbarcazione eseguì una virata nell’acqua. Malachio fece ancora un gesto di saluto e gridò: Ci vediamo a Gerusalemme. Ed era già molto lontano quando ripeté ancora una volta, più forte: L’anno prossimo a Gerusalemme! Attraversai lo spiazzo davanti all’hotel. Non si vedeva nessuno in giro. Tutti dormivano. Persino il portiere di notte aveva lasciato la sua postazione e riposava, come composto nella bara, in una specie di sgabuzzino aperto dietro la guardiola, su un giaciglio stretto e dalle gambe singolarmente alte. Sullo schermo della televisione tremolava il monoscopio. Soltanto le macchine hanno capito che non è più lecito dormire, pensai mentre salivo nella mia camera, dove la stanchezza ebbe presto la meglio anche su di me.

(W. G. Sebald, Vertigini, Adelphi Milano 2003)

Niente.

E quando apparve all’orizzonte sopra una grossa barca un cumulo di valigie di proporzioni mai viste e di un unico colore: azzurre, scorgendole da lontano le donne incominciarono a gridare che vi si trovavano dentro le toilettes di Sofia Loren, informando gli astanti assetati di un tal genere di notizie, che la diva sarebbe arrivata tra poche ore e che quello era il suo colore ufficialmente, giacché aveva fatto in tutte le capitali d’Europa e d’America un’incetta di zaffiri chiari portando quella gemma all’altezza delle sue sorelle più illustri e altolocate, e facendo salire il mercato a cifre astronomiche, dato che di quella usava coprire la persona ed ogni veste; né più né meno come la Dogaressa era coperta di perle, e aggiungevano, fra le notizie strepitose, che la Dogaressa l’avrebbe ricevuta sicuramente e in forma privata, del tutto amichevole, essendo sua appassionata ammiratrice, tanto che in una sala del Palazzo e per lei esclusivamente, si faceva proiettare ogni suo film non solo, ma si dava ormai per cosa fatta che non appena il Doge avrebbe celebrato col mare la più stretta relazione alla quale possa giungere un vivente, tanto mai stretta che capita a più d’uno, una volta dentro e in funzione di non potersi muovere, uscendo insieme dalla Reggia e sopra una bissona tutta d’oro le due famose donne sarebbero andate insieme laggiù laggiù dove l’azzurro del cielo forma una cosa sola con l’azzurro del mare ed in tale unità, l’una coperta di zaffiri e l’altra di perle, si sarebbero confuse nella poesia di un sogno paradisiaco: celeste.
(Aldo Palazzeschi, Il Doge, Mondadori Milano 1967)

Stavo leggendo un libro di attualità ma in un impeto d'ira (uno dei tanti) l'ho gettato nell'immondizia.

Attacco dal cielo

https://www.amazon.it/Attacco-dal-cielo-Geoingegneria-clandestina/dp/1708820221/ref=sr_1_1?adgrpid=69595360745&gclid=EAIaIQobChMItczX0KWZ5gIVytDeCh2nqw9JEAAYASAAEgJWa_D_BwE&hvadid=347537352704&hvdev=c&hvlocphy=1008350&hvnetw=g&hvpos=1t1&hvqmt=b&hvrand=1122176608174589944&hvtargid=kwd-840079943706&hydadcr=7670_1725306&keywords=attacco+dal+cielo&qid=1575369776&sr=8-1

Un samiszdat che circolava clandestinamente in Russia come tanti altri negli anni del languore brezneviano. Passa il tempo, ed ecco: la realtà che esso prova a descrivere si fa sempre più somigliante a quella abitata da un italiano o dal cittadino di un paese qualunque nell'Occidente capitalista, nel 2020.

Tranne per il dettaglio della banchina della stazione. Quelle sono deserte.



(Venedikt Erofeev, Tra Mosca e Petuski, Fanucci Roma 2003)

L'Erofeev, uno dei miei preferiti nel genere 'scrittura ubriaca'. Quando mi metterò a bere le boccette di profumo lo capirò ancora meglio.
Posseggo preziosa l'edizione Quodlibet tradotta e curata dal simpatico Paolo Nori, autore anche del piccolo tomo esplicativo "I russi sono matti".

piquemal ha scritto:L'Erofeev, uno dei miei preferiti nel genere 'scrittura ubriaca'. Quando mi metterò a bere le boccette di profumo lo capirò ancora meglio.
Posseggo preziosa l'edizione Quodlibet tradotta e curata dal simpatico Paolo Nori, autore anche del piccolo tomo esplicativo "I russi sono matti".

e allora leggerò il simpatico Paolo Nori. Nel frattempo, atteso che Campari ha spostato la sede legale in Olanda, medito di correggere il negroni in segno di patriottica protesta, aggiungendo al gin scrancio del supermercato e al vermouth dozzinale 1/3 di spray deodorante per i piedi.

Mi son accorto che appioppare a uno scrittore del 'simpatico' non sia granché come tributo, non ne ho letto che alcune prefazioni, ogni tanto sfoglio il suo blog. Mi piace un certo distacco ironico dalle materie che tratta, mi piace il gusto letterario, poi ho una certa difficoltà (una lacuna) a leggere autori viventi, italiani per giunta (nemo propheta...).

Ho riletto recentemente Psicopolitica di Byung-Chul Han, ben poco italiano (nasce in Corea del Sud e studia in Germania), vivente, s'interroga (o pontifica, a seconda delle inclinazioni) sul rapporto tra sistemi di potere e libertà. Tra i tanti spunti apodittici segnalo l'analogia tra lo smartphone e il rosario come sistemi di autodisciplina del sé. E anche un certo modo di riabilitare il negativo, il dolore, come esperienza costitutiva dell'esperienza, di cui tratta più diffusamente ne La società della stanchezza.
Può risultarne una lettura fastidiosa o stimolante.

(Il deodorante per i piedi, devo provare. I piedi capiranno).

J.V. Andreae - Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz

sempre fighi i rosacroce.

è un po' che mi solletica l'idea di leggere qualche pagina di byung-chul han. in queste settimane ho intravisto troppi confuciani inventati, da trieste in giù, perciò un coreano heideggeriano ci sta.

ci ho ripensato, non ho il deodorante per piedi, quindi se vorrò contribuire ad intasare un ospedale a motivo di improvvida intossicazione acuta nel grave momento, ho una ricetta studiata meglio:

Ingredienti per la preparazione del Negronivirus:

1/3 gin primo prezzo;
1/3 clorexidina soluzione disinfettante per cani;
1/3 alchermes dal reparto lieviti - preparati per dolci;
1 bacca di vaniglia per guarnizione, dallo stesso reparto lieviti - preparati per dolci.

canterel II ha scritto:

Oudeis ha scritto:Interrompo un libro dopo l'altro perché o sono tristi quasi come me o superficiali.

se il problema è questo, potresti allora orientarti verso una letteratura non deprimente e non sciocchina (non so se basta l'intelligenza ad evitare l'accusa di superficialità). Esempi: Rabelais, Sterne...

già letti

canterel II ha scritto:

Oudeis ha scritto:Interrompo un libro dopo l'altro perché o sono tristi quasi come me o superficiali.

se il problema è questo, potresti allora orientarti verso una letteratura non deprimente e non sciocchina (non so se basta l'intelligenza ad evitare l'accusa di superficialità). Esempi: Rabelais, Sterne...

già letti