che strana la vita

in questi giorni è venuto fuori un messaggio che avevo scritto a 8 anni il testo era il seguente ..
" se anche andassi all'inferno per me sarebbe il paradiso" , mamma mia stavo già male da piccina.
é una storia buffa per me perchè il messaggio lo ha il prete della chiesina chi di dove abito .. solo che lui se ne andato a fa il prete non ho capito dove da anni ormai.
Non mi ricordato di questo messaggio e tanto meno di aver scritto e dato il bigliettino al prete ... bah che strano!
Anche il modo in cui sono venuta a saperlo è strano ... il mio nome è venuto fuori per puro caso e a quanto pare questo prete si porta dietro il mio biglietto si vede lo ha colpito...

ci credo che lo abbia colpito, è un messaggio bello triste
è una frase che senti tua anche adesso o ti senti diversa?

kate91 ha scritto:ci credo che lo abbia colpito, è un messaggio bello triste
è una frase che senti tua anche adesso o ti senti diversa?

Se togli il fato che è da un pezzo che non credo in dio (probabilmente non ci ho mai creduto ma mi tornava bene l'idea dell'inferno) non me la sento mia diciamo da un anno a questa parte ... o cmq la trasformo in ... aspet ci penso ...
" l'inferno lo porto dentro di me " si questa torna di più !! anche perchè beh , si è dentro la mia "anima"; fa parte di me o cmq ha lasciato segni indelebili!

kate91 ha scritto:ci credo che lo abbia colpito, è un messaggio bello triste
è una frase che senti tua anche adesso o ti senti diversa?

a me sembra un messaggio potente, il genere che la struttura mentale di un bambino può produrre tranquillamente, e che invece spompa i neutrotrasmettitori adulti come una strizzata ad un asciugamano bagnato.
ci sono due incommensurabilità (la coscienza e l'inferno) che escludono un punto di vista terzo di controllo e sono mediate unicamente da una prospettiva. perciò è un'immagine ambivalente e costringe chi legge a connotarla con una scelta di montaggio in testa.
non si può decidere univocamente come interpretarlo. io ad esempio alla prima lettura ci ho visto la coscienza che sottomette l'ìnferno, mi è sembrato piuttosto liberatorio che triste.

ogni tanto conviene pensarci: le occasioni di introspezione che si danno all'infanzia sono relativamente poche, e molto filtrate. per esempio si abitua il bambino a svolgere dei temi, con consegne che sembrano progettate apposta per bloccarne il pensiero.
mai che gli si metta una penna in mano e lo si incoraggi a divertirsi o a rimuginare a piacere con la stessa licenza che si accorda a un artista di avanguardia. i grandi si proteggono, eh.