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Messaggio  twister Dom Mar 21, 2010 5:32 pm

COME GESTITE LA QUESTIONE SUICIDIO??

Ciao a tutti,

sono un ragazzi di 21 e lo ammetto inizio ad essere messo seriamente in difficoltà. Sto male da anni ormai, i primi accenni depressivi li ho iniziati ad avere nella media adolescenza, ma sono diventati più impegnativi da gestire solo a partire dal penultimo/ultimo anno delle superiori. Nessuno lo sa. Nessuno sa niente di me.

Ultimamente la mia situazione emotiva/mentale inizia a sfuggirmi dal controllo... non che io abbia mai avuto un totale controllo su di essa...

Purtroppo è sempre stato, in particolare negli ultimi anni: il mio cervello va sempre per la sua strada e faccio una fatica enorme a controllarlo, in compenso mi ha sempre dato una enorme originalità nel trovare soluzioni non convenzionali a problemi anche molto complessi.

Fatto sta che negli ultimi mesi ho un idea fissa: il suicidio. Non passano 2 giorni che non pensi a quanto sarebbe affascinante se tutto finisse subito, senza più dolore, senza più niente. Fantastico costantemente sul suicidio, medito su come farlo, vedo nella mia mente ogni singolo gesto, persino l'asfalto di fronte casa mia che si avvicina alla mia faccia mentre mi butto giù dal balcone. Soprattutto negli ultimi giorni ogni finestra ed ogni terrazzo mi richiamano di nuovo delle fantasie.

E la cosa più inquietante è che la cosa non mi turba minimamente: l'idea di morire non mi spaventa né mi sconvolge, mi sembra piuttosto come una sorta di lusinga. Per il momento credo che l'unica cosa che mi tiene con i piedi per terra sia il fatto di non voler abbandonare o far soffrire in alcun modo i miei cari, ma se questa motivazione venisse meno, non so sinceramente come andrebbe a finire. I problemi più grossi ce li ho soprattutto di notte, quando aggiro da solo per casa, al buio, magari bevendo qualche superalcolico.

La cosa è aumentata soprattutto da quando questo inverno il mio medico mi aveva fatto capire che potevo avere un cancro ai polmoni. I risultati tra quello ed il test per la fibrosi cistica hanno richiesto 2 settimane, a sufficienza perché il mio cervello macinasse completamente il problema, sputando fuori alla fine il fatto che la morte non era poi una cosa così brutta da accettare. Poi è venuto fuori che avevo solo la bronchite cronica, ma questo pensiero si è lentamente insinuato sempre più dentro la mia testa, fino a quando è diventata un'idea fissa. Solo allora mi sono reso conto del problema.

Quello che vi chiedo quindi è: voi come gestite la cosa? come gestite quelle nottate, quelle fantasie continue?

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Messaggio  marco Dom Mar 21, 2010 6:29 pm

sai,anche nei massimi periodi bui della mia vita come questo,quando la notte non passa proprio mai e la giornata è una continua salita e ti senti solo come un cane la fantasia che mi affascina di più non è suicidarmi ma vivere.....imparare a farlo..........si mi affascina vivere e allo stesso tempo mi fa tremare.....
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Messaggio  merla Dom Mar 21, 2010 9:02 pm

per risponderti vedo di partire dalla notte dei tempi in modo da spiegarmi bene: quasi 20 anni ho rischiato seriamente di morire per un incidente d'auto e sono stata salvata con un'operazione d'urgenza, con tutta una serie di conseguenze annesse e connesse, tra cui il fatto di accettare gioco forza che la morte è parte della vita. Ero ricoverata nella stessa stanza di un'aspirante suicida e lì presero il via le mie prime riflessioni in merito.
All'epoca io non capivo in nessun modo il suicidio, perché dopo quell'esperienza mi era attaccata tantissimo alla vita, e tantomeno ne sentivo il fascino (a parte certi famosi suicidi riportati nella cultura classica, socrate, seneca, petronio ecc. ecc.). Anzi sinceramente mi faceva davvero inc**re sentirne parlare con leggerezza.

Poi circa una decina di anni dopo durante una crisi depressiva seria mi è capitato di pensarci seriamente, di valutare anche seriamente le modalità di un tale atto in modo da ottimizzarne l'efficacia, e, oltre al fatto che in quel momento avevo perso completamente il controllo dei miei pensieri, questa fu la cosa che mi fece andare per direttissima da uno psichiatra, senza passare dal via. Non soltanto per l'ideazione, ma anche perché in un momento di lucidità, mi resi conto che faceva troppo a pugni con la mia esperienza passata. Quando mi è capitato altre volte di fare pensieri simili, in realtà non si trattava mai di un desiderio di morte, quanto piuttosto un richiamo d'attenzione o altro. In ogni caso li gestisco allo stesso modo, medico o terapeuta, o magari farmaci al bisogno.

Ora credo che il suicidio non abbia alcun fascino, sia solo la manifestazione di un'estremo dolore dal quale non si vede via d'uscita. Non mi fa più inc*re chi ne parla, ma mi spaventa. Perché il tentato suicidio se va male riesce, se va bene lascia inevitabilmente delle conseguenze, a volte fisiche, a volte solo psichiche, e toglie in parte la paura di ritentare. Inizia a incrinare una paura insita profondamente nella nostra mente, che è ben salda e scritta lì accanto all'istinto di sopravvivenza, e che è buona cosa lasciare lì. Per questo la maggior parte dei suicidi riusciti sono compiuti da chi ha già tentato in passato il suicidio.

Poi vabbè: credo che sia capitato a tutti di guardare giù da una certa altezza e di pensare 'tò un passo e finisce tutto', anche questo è un pensiero naturale, ma non deve diventare un'idea fissa, capisci. (al di là del fatto che onestamente, o trovi un grattacielo o hai più probabilità di finire vivo ma in carrozzina...ma tant'è)

Adesso passo alla seconda fase del mio discorso: hai mai pensato di far due parole con uno specialista? Quando uno perde il controllo della propria mente, c'è bisogno di un aiuto di qualche tipo, ti pare? Questo poi non implica la perdita di originalità, assolutamente, implica solo essere padroni di se stessi. E imparare a gestire le idee fisse, soprattutto quando sono così distruttive. L'essere umano è fatto per morire prima o poi, ma il suo istinto non è suicidarsi, l'istinto è la sopravvivenza.
Facci sta cortesia, vai a parlare con qualcuno, ok?

@ marco: forza!!!!
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Messaggio  Ospite Dom Mar 21, 2010 9:55 pm



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Messaggio  Viola Lun Mar 22, 2010 12:05 pm

Ciao Andrea, mi spiegheresti meglio, contestualizzando i " certi soggetti"? Non solo, anche gli strumenti che hai per definire "terapia" ...Perchè la risposta di merla mi è così chiara e le altre son nebulose? Si fa uno sproloquio continuo , si capisce che c'è un inizio della matassa...ma poi nel leggere, non si trova come proseguire....che arriva la nebbia del groviglio annodato!!! Verso l'istinto di sopravvivenza bisognerebbe avere un occhio di attenzione in più , che si chiama responsabilità. Se ho problemi di "FISSITA'" su pensieri suicidi...Mi devo far aiutare...Mi devo far aiutare perchè è una fissazione di pensieri....che mi allontanano dal prendermi le mie responsabilità..verso me stesso... Il suicidio è una fuga estrema! E fissandomici, è l'estrema fuga...Un giro viziato...da cosa? Dalla mente che non sta bene! Quando non sto bene vado dal medico! Ragazzi, vi dovete far aiutare...ma qualcuno di voi lo sta pensando di farsi aiutare veramente, o venite qui solo per scaricare e basta?E va bene eh? Vi serve come è servito a me, per prendere coscienza verso alcuni aspetti della malattia depressiva, serve per sfogarsi...ma sempre con la consapevolezza che il passo successivo è di cura , attenzione verso l'azione successiva!Io prendevo quello che mi dicevano e lo facevo!! Quando son entrata su sto forum ci sono entrata in piena crisi...Mi sono appoggiata per cercare un aiuto ulteriore come l'incoraggiamento ...coraggio che non avevo...e mi hanno potuta incoraggiare!! Ma ero in cura...La differenza è grossa tra chi non si cura e chi si... Non avete idea di quanto sia doloroso sentirsi impotenti....verso gli altri che non si fanno aiutare. Difronte a questa impotenza il mio psicologo una volte mi disse: Cara viola, alla fine c'è chi ce la fa e chi no! Da che parte sta uno che non si vuole far aiutare? Da che parte sta uno che è fissato sul suicidio?
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Messaggio  nuevomundo Lun Mar 22, 2010 2:25 pm

Nell'ultimo anno ho pensato per ben 3 volte in modo serio (nel senso che c'ho pure provato...ogni volta mi sono fermato in tempo, ma ogni volta mi sono "avvicinato di più"). Adesso proprio non ci penso più benchè il sentimento di essere "sbagliato" e inadeguato c'è sempre..cioè più che chiudere la mia vita direi che non vorrei essere mai nato. Questione di punto di vista..
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Messaggio  Ospite Mar Mar 23, 2010 1:13 am



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Messaggio  merla Mar Mar 23, 2010 8:55 am

Andrea ha scritto:@Viola
Mi riferisco essenzialmente a quelle persone che non percepiscono la l'inquietudine del vuoto, del nulla dopo il decesso. Per gli altri anche il suicidio può divenire motivo d'ansia o di elucubrazioni.
Per terapia intendo semplicemente un comportamento o schema cognitivo propedeutico ad alleviare l'angoscia della depressione. Nulla di terapeutico nel senso stretto e medico del termine dunque, non a caso l'avevo posto tra virgolette.

Il suicidio può essere una fissazione ma non per questo dev'essere strettamente legato alla malattia o sminuito come un prodotto di un malessere in generale. Il suicidio può far parte della vita. So che qui molti mi daranno contro e forse anche pesantemente ma in taluni frangenti estremi il suicidio può essere... come dire... "sano". O perlomeno estremamente lucido.

Complimenti per la banalità.

È ovvio che i depressi con ideazioni suicide, che mettono in atto tentativi di suicidio o si tolgono della vita, vedano la morte come una liberazione e non percepiscano l'inquietudine del vuoto e del nulla.
Altrimenti perché si ammazzerebbero? Te lo sei mai chiesto?
Il valore terapeutico che tu attribuisci al suicidio (a parte che è come dire mi son slogato una caviglia, me la tengo slogata, tanto poi mi posso sempre tagliare la gamba dal ginocchio in giù...geniale) è lo stesso valore, magari in espresso in modo un po' meno elegante, che gli attribuisce qualsiasi depresso con intenzioni suicide. Identico e non c'è bisogno di aver studiato filosofia, o riflettuto sul senso di vuoto o sul nulla dopo la morte.
Ed è terapeutico ovviamente: sei morto, non provi più angoscia.

Se tu vuoi crearti uno schema di ragionamento che avvalori certe percezioni o certi modi di sentire sotto la coltre della razionalità sei liberissimo e non sta a noi tentare di farti cambiare idea.

Da moderatore ti invito a darci un taglio e a pensare prima di scrivere: questo forum serve come punto di incontro e nei limiti imposti dal web a fornire un aiuto a chi sta male. Venire qui a scrivere che il suicidio è "sano", "lucido" o "terapeutico" è da irresponsabili.
Se, per ipotesi ai limiti dell'assurdo, domani uno s'ammazza e lascia scritto " Ciao a tutti, Andrea mi ha finalmente aperto gli occhi e fatto capire che io penso al suicidio non perché sto male, ma perché ho una visione lucida della vita, quindi mi defenestro.", tu poi che fai?

Ti rendi conto che stai scrivendo in un posto aperto a tutti e frequentato da persone fragili o no?
Non è il tuo blog di filosofia, è un posto dove si parla di una malattia, ti è chiaro questo concetto?
Sei liberissimo di scrivere anche se non ritieni di essere malato o se non ritieni di essere curabile, nessuno te lo impedisce, e non cancello questo tua apologia del suicidio perché forse ci saranno altre persone che vorranno parlare di questo argomento.
Però da moderatore ti avverto: un'altro elogio del suicidio di questo genere e sei fuori. Chiaro?

Le motivazioni, se vuoi te le spiego in un altro post che ora non ho tempo.
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Messaggio  anthea Mar Mar 23, 2010 12:33 pm

Noi esseri umani abbiamo una libertà enorme... della nostra vita possiamo decidere come ci pare.
Possiamo fare del bene o del male, possiamo essere sgarbati o delicati, innamorati o pieni di odio. Abbiamo pieno potere su tutto ciò che è interno a noi stessi e che tale si riflette su chiunque e qualunque cosa esterna con cui veniamo a contatto.
Quindi se è vero che le persone che ci circondano e gli eventi esterni che ci coinvolgono hanno profondissime conseguenze su di noi, altrettanto vero è il contrario.
Quello che facciamo e diciamo provoca sempre effetti al di fuori di noi stessi, anche inaspettati a volte. Da qui viene il rovescio della medaglia... Se è vero che siamo liberi di decidere della nostra vita, è vero anche che dobbiamo tenere conto che ogni nostra azione può portare conseguenze anche importanti a chi ci sta vicino.
Non esiste atto o gesto che rimanga chiuso dentro il nostro piccolo mondo. Tutto è come un sasso in uno stagno, dalle onde che si espandono.
La coscienza nasce da questo. Il tenere sempre conto delle conseguenze delle nostre azioni e parole, anche quando questo richiede sacrificio e repressione del proprio io.
Per questo penso che il suicidio, oltre ad essere un gesto al 99% dettato sempre da profonda disperazione e malessere, sia anche un atto di egoismo.
Io stessa ho più volte desiderato di togliermi la vita, sono persino arrivata a credere che potesse essere liberatorio anche nei confronti dei miei cari. In realtà se ci penso con vera lucidità ora che sto bene, capisco che se l'avessi fatto avrei sicuramente marchiato a vita i miei figli, lasciato mio marito solo con una famiglia da mandare avanti e magari dei gran sensi di colpa per non essere stato in grado di aiutarmi; i miei genitori ne sarebbero stati devastati e sarebbero finiti a vivere sulla mia tomba al cimitero, chiedendosi perchè non si fossero accorti di nulla.....

Non sto parlando di casi estremi come Eluana Englaro o Welby, che tanto scalpore hanno suscitato nei media, ma che in realtà sarebbero morti da tempo se non fosse per i macchinari che li tenevano in "vita" artificialmente e che nessuna possibilità avevano di cambiare il proprio destino; sto parlando di persone che hanno ancora diverse possibilità e che non le sfruttano.. persone che si arrendono alla sofferenza senza averle prima tentate tutte per stare meglio.

Io dico che a cancellarsi da questa terra farebbero bene molti altri soggetti che invece non ci pensano neppure a togliersi di mezzo, e sguazzano nella m...a che creano ovunque toccano come bei porcellini pasciuti!

Preciso che il mio non è un giudizio nè una condanna nei confronti di chi sta male; è la razionalizzazione del mio pensiero che ritengo solamente ora "lucido".
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Messaggio  Ospite Mar Mar 23, 2010 1:58 pm



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Messaggio  merla Mar Mar 23, 2010 2:43 pm

Il punto Andrea è che certi post in questo forum non sono ammessi per decisione dell'intera moderazione e amministrazione.

Il fatto che tu avessi previsto che molti ti avrebbero dato contro è la dimostrazione che eri perfettamente cosciente del fatto che il tuo post aveva una sfumatura come quella che ho colto io, e che a mio parere qualsiasi lettore avrebbe colto di primo acchitto.
Questo si chiama lanciare il sasso e togliere la mano.

Tornando al punto: questo è uno spazio sostanzialmente di autoaiuto e sostegno, dove spazio per certe elucubrazioni totalmente fuori luogo e prive di buon senso non c'è. Se vuoi lanciare provocazioni atteggiandoti a filosofo, puoi farlo, ma devi tener presente dove ti trovi insomma.
Imparare a tarare il tuo registro in funzione del contesto in cui ti trovi, perché altri messaggi di tenore simile verranno sicuramente cancellati.
A tanto può arrivare l'inutilità della mia irritazione, che si fonda sul fatto che questo è un forum con 171 utenti, di cui molti persone fragili, e non il blog di Andrea dove lui può scrivere qualsiasi scemenza.
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Messaggio  anthea Mar Mar 23, 2010 5:03 pm

Guarda Andrea che se affermi questo allora non hai proprio capito cosa volevo dire... Qui non si tratta di stabilire se è nato prima l'uovo o la gallina; cioè qualsiasi cosa se la guardo da un'altro lato può avere mille sfumature diverse e ogni persona può "scusare" le proprie azioni con considerazioni di questo genere.

Invece è totalmente sbagliato ciò che cavilli. E' proprio perchè nessuno ti può imporre di vivere che devi decidere cosa vuoi fare della tua vita.
Nessuno mi ha costretto a sposarmi, a fare dei figli, ad amare i miei genitori. Ma visto che ho scelto tutto questo, non posso improvvisamente dimenticarmi di ciò che mi sta intorno e fare finta di nulla (e qui arriviamo al famoso sasso..). Tutti o quasi prima o poi devono fare i conti con la sofferenza, la differenza sta nel come la affronti.

Ogni persona di questo forum ha affrontato il dramma della malattia depressiva. Ci saranno vari stati di gravità, ma nessuno di noi può sapere quanto la nostra sia peggiore o migliore rispetto a quella altrui.
Se tutti sono nella medesima barca, quello che cambia è come ognuno l'ha affrontata. Ed è questo il senso di questo forum: sentirsi capiti e accettati, ma nello stesso tempo scambiarsi soluzioni, pensieri ed esperienze in modo da poter trarre utili spunti per guarire.
Non si viene certo qui per scavarsi la fossa, o per discorrere di quanto sia inutile e ingiusta la vita!

Quello che Merla ti vuol far capire è che questo non è un forum di intellettuali dove si disquisisce se valga o no la pena di gettarsi da una finestra come se fossimo in un salotto bene del '700; qui siamo in un forum di depressi e ogni discorso che facciamo deve tenere conto della condizione di malattia e disperazione di chi vi accede (e torniamo al famoso sassolino..).

Al di là di questo, mi sento di continuare a spezzare una lancia in favore di questa bistrattata vita. Quando meno te lo aspetti, succede qualcosa di meraviglioso che ti fa pensare che è valsa la pena di arrivare a quel momento. Non è che i patimenti svaniscano per magia... però c'è altro; e neppure quello svanisce.
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Messaggio  Ospite Mar Mar 23, 2010 7:51 pm



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Messaggio  Viola Mar Mar 23, 2010 9:34 pm

(((In altri termini, ho imparato a gestire i pensieri suicidari sino a sfruttarli sottoforma di "terapia")))...e poi scrivi ((( Per terapia intendo semplicemente un comportamento o schema cognitivo propedeutico ad alleviare l'angoscia della depressione. Nulla di terapeutico nel senso stretto e medico del termine dunque, non a caso l'avevo posto tra virgolette.))) Belle parole!!! Ci spieghi che comportamento e che schema cognitivo attui per alleviare l'angoscia della depressione? Mica male saperlo eh!! Manca la specificazione dell'esperienza...Se tu potessi farlo perchè manca...grazie. E soprattutto, perchè trattasi di depressione...fin ora esisteva solo la cura farmacologica...ora invece c'è anche lo schema cognitivo comportamentale...Cavolo, mi è sfuggito!!!! Pensa che quando mi sono ammalata di depressione ero già in psicoterapia da 4 anni e mezzo!!! Avevo uno psicoterapeuta non aggiornato!!! Ora aspetto la tua specificazione e poi mi sente!!! Ma, comunque, meno male che quando mi sono ammalata, mi ha spedito anche da una neurologa...meno male và!!!

Non si tratta di dimenticare, ma di arrivare ad un culmine in cui tutto passa in secondo piano.

Scusa Andrea, mi spieghi (sempre contestualizzando) cosa intendi per "culmine" e cosa "passa in secondo piano?" Perchè non riesco a capire invece il contesto in figura. Non ti inerpicare in generalizzazioni, ma nella tua esperienza di vita, così magari riesco a capire.
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Messaggio  Ospite Mer Mar 24, 2010 10:50 pm



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Messaggio  Viola Gio Mar 25, 2010 11:09 am

Non ricordavo bene dove, ad un tratto, sta parola "dimenticare", fosse venuta fuori. Allora mi son riletta da capo le risposte...Anthea l'aveva scritta in merito al fatto che malgrado tutto il dolore proprio, non è che si possa dimenticare gli altri...quelli che ci stanno intorno...la famiglia, gli amici ecc.ecc. (Il malato di depressione non è un irresponsabile, ma lo diventa quando non si fa carico della propria cura)...Allora capisco Te, quando scrivi che è "riduttivo dimenticare" (anche se dimenticare il più delle volte è un meccanismo di difesa sano no?)...Ma nella depressione facciamo conti proprio con sti meccanismi...dimenticare, deflettere, evitare...e quando il posticino atto a raccogliere il dimenticato, non je la fa' più a contenere(trattasi di emozioni...si muovono nel corpo), che esplode la malttia..E cominciamo a non contenere più...arriva anche la disperazione, come atto estremo (credendo, ignari !!) di trovarvi una via d'uscita...ma nella disperazione non ce nè. La via d'uscita è nel dolore delle emozioni ...Nella realtà...Le emozioni sono legate ai FATTI...ESPERIENZE VERE vissute...E a volte, ste esperienze son veramente veramente troppo! E' nella realtà che inneschiamo le difese!!(sano) Che impariamo (abitudini) a difenderci dalla realtà...(purtroppo ancora sano),ma quando è troppo, diventa abitudine!! e ci cresciamo...Corpo , anima, spirito...Piegati oramai (o brutta piega, oramai)...Se l'atteggiamento all'inizio era adattivo (intelligente) poi diventa maladattivo...E ancora Non siamo ammalati....ma dai e dai...arriva la malttia. A dirci che eravamo in disequilibrio...Quando poi ti dicono, o leggi che è dell'uomo, la tendenza a cercare l'equilibrio...La malattia è la strada per rimanere nella realtà. Curarla diventa la strada a ritroso (se vai in cura ricalchi il dolore emotivo, insieme allo psicoterapeuta, non più da solo. Sotto cura per un pò di tempo, perchè ciò che CURA LA DEPRESSIONE SONO I FARMACI!)per uscirne!! Ecco perchè chi si cura, (vedi merla ), può scrivere che si ripassa dal via...come nel monopoli!!! Very Happy (chi si cura sa' cosa vuola dire!!) Ecco perchè è così importante sto forum, perchè serve anche a far AFFIDARE chi entra , alle nostre parole...Fede....Fiducia...nei racconti degli altri. A che serve scrivere di suicidio in un forum come questo!! Lo sappiamo che la depressione non curata può portare al suicidio. Ho sempre sostenuto che un depresso è tante cose, ma soprattutto non è stupido...ed una mia carissima amica (in cura per la depressione-Una guerriera!!- ) ha detto che si, ma anche uno stupido può ammalarsi di depressione. Wink ...Quindi, sia per gli intelligenti che per gli stupidi, la strada è UNA...curarsi. Come? Leggete il forum, ne è pieno!! E se nel leggere il forum, vi ritrovate affini a qualche brutto segno che viene descritto...dai fatti raccontati purtroppo, considerate non solo il brutto ma anche il bello...La depressione si cura. E se ne può uscire. sunny
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Messaggio  anthea Gio Mar 25, 2010 12:18 pm

@Andrea
Ho citato il proverbio del "se prima è nato l'uovo..." perchè moltissime cose hanno sfaccettature che ti portano a veder tutto e il contrario di tutto.
Per questo la mente, per chi sa come fare, è così semplice da influenzare.
Una cosa vergognosa e orribile come l'olocausto è divenuta giusta e ideale per migliaia di persone. Cos'erano forse.... tutti posseduti?? Quindi anche il suicidio può essere visto come bello, liberatorio, e altro. Ed infatti è così che lo vede colui che lo attua.

Io però non ci trovo nulla di terapeutico nel suicidio. Ci trovo un atto disperato, un'arresa definitiva, una pena infinita, un dolore atroce.... Per me non è nient'altro. Chi sta bene non ci pensa neppure al suicidio e questo ti riconduce al vero distaccato ragionamento.

Il dolore, la pena ecc. sono i sintomi di una malattia mentale o fisica che sia. Se è una malattia, e c'è la possibilità di curarsi, allora il suicidio diventa un gesto, oltre che inutile, egoistico stupido assurdo e così via.

Non esistono altre spiegazioni o elucubrazioni mentali, perchè chi lo mette in atto è mosso unicamente dalla disperazione. PUNTO.

Eliminata la disperazione e la sensazione di inutilità ed ineluttabilità, si elimina anche questo desiderio.
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Messaggio  Ospite Gio Mar 25, 2010 1:59 pm



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Messaggio  Ospite Lun Apr 19, 2010 12:03 am



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