Diario.

.

Joy ha scritto:Un altro weekend vuoto davanti.
Con tutte le cose che prima sembravano avessero un senso, invece adesso mi domando perchè le faccio.
E fare le cose solo per non pensare o per non prendere gli attacchi di panico, è privarle di tutto il loro significato.
Iniziare 10 cose per poi non farne neanche una, e ritrovarsi sul divano a fissare il vuoto.
Cerco un significato in tutto questo ma non lo trovo.

qualcosa da fare la hai pero:P

.

.

a me sembra ormai tutto una presa per il culo, la giornata della felicita, la festa della donna, la festa della mamma, le frasi su facebook, quelle che dicono le persone al bar, i libri, tutto.

scusate se non c'entra niente ma oggi mi sento molto frustrata perché mi sembra che i miei sforzi non vengano mai riconosciuti, nemmeno (o forse soprattutto?) in campi meno "seri" dell'università. è una sensazione orribile!

Io se parlo, ora come ora, rompo. Distruggo. Sono al limite, veramente al limite e mi devo inventare qualcosa perché ho talmente tanta rabbia che non capisco piu un c@azzo.

Ma quanto è lunga la notte?
La conto.

Analitica ha scritto:Ma quanto è lunga la notte?
La conto.

è lunghissima effettivamente.

Vorrei tanto mangiare ma devo aspettare che vadano a dormire, per cucinare.
Ahahaha! E' una cosa così patetica che desidero proprio che degli osservatori lontani mi irridano assieme alla mia assoluta, complice, incontrastata (auto)partecipazione.

Analitica ha scritto:Vorrei tanto mangiare ma devo aspettare che vadano a dormire, per cucinare.

come mai?

Puoi suggere il ridicolo.
Il resto non importa.

Come vanno le tue politiche? Spero bene.

Penso che la prima cosa sono i soldi.
Poi hai tutto.


Sono sempre molto indecisa su quei guadagni meschini che le donne possono ottenere, ma tanto al momento non mi accompagna neanche la bellezza, sia per la corrosione mentale, sia i problemi alimentari, che per quelle piccole cure giovanili che se poi ti vengon negate diventano ben grossi, evidenti.


Ci sono tanti che sarebbero di ben bocca buona, si potrebbe giocare sull'età, ancora per poco, ma io dovermi vergognare nella vergogna lo trovo un altro po' di patetico.

Vorrei, invece, pulire un po' di schifo con una strada scelta, uno sporco ordinato, vorrei questa volta scegliere un male sordo, a coprire quello acuto, vorrei che almeno in questo male fosse rimasto qualcosa di intatto: il mio corpo, vorrei fosse un'arma intatta, come scoglio staccato da quel fluire osceno che è l'esistenza quotidiana, e lì nell'altro campo, ormai pronta -seccato ormai il pudore intimo di una piccola sussistenza umana- usare quell'arma intatta: scherno di tutta l' umiliazione rovesciatami addosso con costanza animale, arma intatta, scena differente, dimensione altra, sentirmi fuori, altra io.

Con una sporcizia pulita, scelta, affrontata. Non subita, dilagante, sempre imprevedibile.

Pulita, persino salvifica coi suoi effetti: il denaro che costruisce la vita, che la allontana dal male, dall'assoggettamento.


Invece quel male è stato previdente, perfetto, completo, pandemico, non ha lasciato scogli.

Il riconoscimento di sé nell'altro per me è ciò che riscatterebbe chiunque. Evita la sclerosi, evita l'autoreferenzialità, evita lo spegnimento e la rinuncia.

Quanto mi piace l'odore del brodino.

Peraltro mi chiedo perchè se penso ad un'immagine felice, penso ad un ospedale.

.

.

giornate e nottate da dimenticare

trsitezza domenicale

Gran partita a scacchi, che potevo vincere se avessi avuto più tempo e che invece ho dovuto pattare, era la partita con il più bravo dei giocatori under 30, quella che più mi interessava non perdere e ce l'ho fatta...ma ci ho lasciato l'anima, sono distrutto.

-Nessuno- ha scritto:Gran partita a scacchi, che potevo vincere se avessi avuto più tempo e che invece ho dovuto pattare, era la partita con il più bravo dei giocatori under 30, quella che più mi interessava non perdere e ce l'ho fatta...ma ci ho lasciato l'anima, sono distrutto.

bravo!

grazie mille:) Ma venerdi si è di nuovo a combattere:D

Nonostante i miei problemi siano ancora ben presenti e capaci di tormentarmi, sono 6 giorni che non ho attacchi gravi di panico e di aggressività. I miei malesseri sono stati meno intensi e sono riuscita a gestire meglio la tensione. Forse sono i farmaci che cominciano a fare effetto, anche se è presto per dirlo, dato che li prendo da solo 7 giorni. L'effetto collaterale più fastidioso sono diversi sbadigli che mi accompagnano nell'arco della giornata e il fatto che fatico a svegliarmi ( ma quest'ultima cosa mi capitava a volte anche quando non prendevo medicine). Una cosa è certa, quando aspetto oppure ho il ciclo il mio malessere si acuisce. Adesso cerco di uscire più spesso, soprattutto di allontanarmi quando vedo mia madre particolarmente assente, come si dice: lontano dagli occhi lontano dal cuore. Mi dispiace non poterla sostenere come vorrei, ma purtroppo con gli anni la pazienza e la forza d'animo sono venuti meno. Una cosa sola non sono riuscita a riprendere brillantemente, ed è la concentrazione nello studio. E purtroppo il fatto di avere in programma un autore scognito e incomprensibile non mi aiuta. Questo sabato non credo che uscirò, quindi spero di sfruttare il pomeriggio e la serata per studiare, dato che tra 29 giorni ho un esame che non posso assolutamente mancare. Spero solo di non vedere un fallimento. Mi fa già molto male sapere di essere una delle poche persone del mio corso a non essersi ancora laureata. Spesso mi chiedo come sarebbe stato diverso se la mia fosse stata la normale vita di una figlia con una famiglia unita e con una madre intraprendente.... è proprio il pensiero del "come sarebbe stato se..." che spesso mi fa venire le lacrime agli occhi.

Mia madre mi parla di una ragazza che frequentava il centro di salute nel paesino di x. Aggiunge che era molto graziosa, con dei riccioli bruni, ma rigida, uno steccato alzato tra lei e l'esterno. Conosco esattamente la sensazione di vivere ad x ed accorgersi di essere chiusi in una prigione. Scappare da x oggi è più semplice, magari pur restando a x, che offre svaghi, centri d'aggregazione culturale, qualcosa più del nulla degli anni novanta passati in quel buco periferico. Ma quell'adolescenza tra motorini deliranti ed estati infinite sotto un cielo spietato, ad aggiungersi a tutto il resto, è difficile dimenticarla, sono cicatrici che non sempre si rimarginano. A pensarci non avremmo avuto niente da dirci, ognuno chiuso nella sua solitudine, mondi a distanza infinita dove ogni parola è di troppo. Fossi stato un altro, un poco più aperto, probabilmente non avrei capito, ci fossi stato io parlare non avrebbe aggiunto niente a quello che già sapevamo. Però, tolti i se, quant'è reale questo fantasma.

.