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Messaggio  giorgio Lun Nov 01, 2010 7:55 am

Buon giorno a tutti,
cerco di entrare in questo forum con il massimo rispetto per tutti, ho percepito un tono molto serio e responsabile, spero di esserne all'altezza.

la mia storia è simile a molte di quelle che ho letto sul forum, quindi ne darò solo i dati essenziali.
Ho quasi 60 anni, insegnante gratificato e contento del suo lavoro, qualche anno fa la rottura di un rapporto ha scatenanto una lieve depressione che, nel tempo è aumentata fini a diventare insopportabile.
Sto parlando di 4/5 anni fa.

Mi rivolsi prima a uno psicologo diagnostico che mi riempì di farmaci (oltre la psicoterapia), poi provai con una 'frudiana', meno incline alle medicine, ma dopo un anno e mezzo ho deciso di 'fare da me'.

Ho cercato dentro di me un 'gancio' con il quale risollevarmi, avevo pochi amici prima, ne lasciai alcuni per strada perché alcuni di essi credendo di aiutarmi mi stimolavano a 'reagire' senza capire che mi riempivano di ansia e di inadeguatezza.

Ho cercato la parte positiva di questa esperienza e, in parte, l'ho trovata. Ho letto in alcuni post precedenti che la depressione rappresenta un momento di coscienza estremamente lucida e inflessibile, ci dà una visione della vita priva di illusioni e di desideri da appagare, crudele ma reale. Mi ci sono ritrovato in questa diagnosi, anch'io penso che la vita ad un certo punto ci chieda di riflettere su temi che, fino a poco prima, restavano nascosti nel tumulto della carriera, della affermazione sociale, ecc. e mi sono chiesto: non è questa una opportunità da accogliere con curiosità, piuttosto che relegarla nel campo patologico?

Non augurerei a nessuno di passare quello che ho passato, anzi augurerei a tutti di trascorrere l'intera vita senza porsi alcuna domanda di tipo esistenziale, ma evidentemente per qualcuno la domanda fa parte della vita stessa.

un saluto,

giorgio

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Messaggio  Ospite Lun Nov 01, 2010 8:48 am

Quanto sono vere le tue parole, Giorgio.
Per ora non riesco a dire altro. Troppo nera la crisi di questi giorni.
Ma ritengo che tu abbia davvero capito.

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Messaggio  suggestione Lun Nov 01, 2010 10:45 am

Ciao Giorgio, non ho ancora BEN CAPITO i motivi perché quando un legame si spezza si debba soffrire così tanto.
Non credo che la via farmacologica sia corretta, in questi casi forse bisognerebbe concentrarsi sull'aspetto spirituale ed energetico.

Visto che hai insegnato a molti, saprai che le risposte le ottieni con le domande, però bisogna porsi le domande giuste.
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Messaggio  giorgio Lun Nov 01, 2010 11:24 am

grazie per le risposte.
credo che la rottura del rapporto, almeno nel mio caso, sia la causa scatenante della depressione, la quale non è esplosa subito, ma parecchio tempo dopo, 7/8 mesi circa. Nemmeno io credo che i medicinali possano da soli risolvere il problema, ma in quel momento non avevo vie d'uscita, mi sono affidato prima al medico di fiducia, poi agli specialisti. Alla fine, dopo un anno e mezzo/due ho realizzato che forse potevo fare da solo, ponendomi appunto le domande giuste.

Le risposte tardano, ma qualcosa si è mosso

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Messaggio  merla Lun Nov 01, 2010 6:33 pm

giorgio ha scritto:

Ho cercato la parte positiva di questa esperienza e, in parte, l'ho trovata. Ho letto in alcuni post precedenti che la depressione rappresenta un momento di coscienza estremamente lucida e inflessibile, ci dà una visione della vita priva di illusioni e di desideri da appagare, crudele ma reale. Mi ci sono ritrovato in questa diagnosi, anch'io penso che la vita ad un certo punto ci chieda di riflettere su temi che, fino a poco prima, restavano nascosti nel tumulto della carriera, della affermazione sociale, ecc. e mi sono chiesto: non è questa una opportunità da accogliere con curiosità, piuttosto che relegarla nel campo patologico?

Non augurerei a nessuno di passare quello che ho passato, anzi augurerei a tutti di trascorrere l'intera vita senza porsi alcuna domanda di tipo esistenziale, ma evidentemente per qualcuno la domanda fa parte della vita stessa.

Credo che qualsiasi esperienza forte (una malattia, una perdita, ecc.) possa (in certi casi debba) portare a fare certe riflessioni e a riconsiderare la propria scala di valori e di priorità.
E come tale che sia un'esperienza che va accolta con curiosità questo sì, se e quando si è in grado di ragionare a mente fredda.
Non sono invece d'accordo sul fatto che la visione depressiva sia lucida e inflessibile. Qualsiasi riflessione, che ce ne rendiamo conto o meno è sempre mediata dalla nostra emotività, e non c'è motivo per ritenere che a priori durante una fase depressiva sia differente.
Anzi, in una fase depressiva forte secondo me , non è proprio in grado di essere lucidi e razionali, tutt'altro.
Diventa a volte un facile paravento (non sto parlando di te giorgio, sia chiaro) per arginare razionalmente la paura di qualsiasi cura o cambiamento di vita o la delusione per cure/cambiamenti che si rivelano più lunghi di quel che uno si aspettava.

Ogni esperienza "forte" può essere un'ottima occasione per riflettere sulla precarietà della vita, precarietà che in sé è un termine neutro, mentre quasi sempre un depresso parla di inutilità, fatuità ecc. ecc., dandoci una connotazione negativa, questo perché la vita (come disse non so se qui o in un altra sede un utente) è movimento & cambiamento, mentre invece la depressione, se non la si riesce/può affrontare è un momento statico, dove la voglia di vivere se ne va. E quindi fanno a pugni l'uno con l'altro.

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Messaggio  giorgio Lun Nov 01, 2010 7:17 pm

giusta la tua analisi, nella depressione ci si sente in contraddizione con se stessi, non si può agire e se ne sente l'urgenza nello stesso tempo.

Non vorrei focalizzare tutto e solo su di me, ma qualche cosa in più vorrei aggiungerla: la depressione feroce di qualche anno fa si è un poco placata anche per una specie di ribellione che ho provato nei confronti dei vari terapeuti che ho incontrato, e forse è proprio questo che mi ha aiutato (loro mi hanno aiutato). Sarà come dici tu un modo per evitare la cura o il cambiamento, è possibile, ed è anche possibile che quando si perde il gusto della vita anche il dolore è pure qualcosa da difendere. Ho considerato anche questo.

Desidero ringraziarti per l'attenzione che hai dimostrato, ho letto qualche tuo messaggio e mi sembri una persona estremamente positiva.

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Messaggio  tic tac Lun Nov 01, 2010 8:02 pm

..


Ultima modifica di tic tac il Mer Nov 03, 2010 11:29 am - modificato 2 volte.

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Messaggio  Lucedamore Lun Nov 01, 2010 8:06 pm

che va utilizzata meglio.
Io ci son dentro estio parlando da solo. E' grave lo so! Very Happy
però penso sia una risorsa poca sfruttata.
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Messaggio  suggestione Lun Nov 01, 2010 10:03 pm





Ultima modifica di suggestione il Mar Nov 02, 2010 7:51 am - modificato 1 volta.
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Messaggio  amary Mar Nov 09, 2010 1:06 pm


Non augurerei a nessuno di passare quello che ho passato, anzi augurerei a tutti di trascorrere l'intera vita senza porsi alcuna domanda di tipo esistenziale, ma evidentemente per qualcuno la domanda fa parte della vita stessa.
bellissima frase.....
Anch io ho sempre pensato che l umanita si divida in due tipologie: persone che si fanno domande e altre che non se ne pongono che non si sono mai logorati su temi grandi dell esistenza e sono destinati a prendere la vita con quella leggerezza che è anche il corretto modo di vivere-
Ovviamente faccio parte della prima categoria....la piu sfigata!!!!

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