Sto per lasciare l'università per la quarta volta [vergogna di esistere]

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Messaggio  Everlasting Ven Apr 09, 2021 12:34 pm

Non so neppure perché qualcuno dovrebbe ascoltare una storia così patetica. Il suicidio sarebbe l'unica soluzione dignitosa, se non fosse che prima di tutto io non sono in grado, sono troppo debole anche per quello. Ma anche perché ho una famiglia, almeno una madre, che crede in me (illusa!), che mi vuole bene, perché purtroppo questa cosa stronza e crudele che è l'istinto di sopravvivenza ti porta a credere nelle cose in cui evidentemente non c'è speranza.

Praticamente mi sono riscritto all'università solo per i miei, perché ci tenevano e perché non avevo più alternative. Per un periodo ho seguito strade, diciamo, artistiche, come fanno tutti quelli che non sanno vivere. Quando ho capito che non basta avere talento (e io non ce l'ho) per inserirsi in certi ambienti ma bisogna avere abilità di "tutt'altro genere", boh, sono rimasto nel nulla. Dato che c'era una facoltà la cui sede è vicina a me e potevo seguire i corsi senza cercare di nuovo casa in affitto ecc. mi sono fatto convincere. Davvero, l'ho fatto per i miei, io per quel che mi riguarda non vedo nessun futuro.
C'è gente che nella vita ha un sogno, una passione, un obiettivo, ha talento e ha la determinazione per diventare ciò che vuole. Io non ho talento per nulla, neanche per rifarmi il letto, non ho pazienza e determinazione, ma soprattutto non ho nessun sogno, nessun obiettivo, nessuna passione, niente. Leggo tanto, ascolto musica ecc. ma non ho nessun interesse pratico, niente di SPENDIBILE.

Ora sto seguendo le lezioni online a causa del covid e mi sto rendendo conto che non ce la faccio. Sapevo che se mi iscrivevo stavolta non potevo fermarmi, mi dovevo laureare per forza, già fra parenti e amici di famiglia tutti sanno che sono il malriuscito ("poveri genitori, che figlio che gli è capitato"). In mezzo a loro storie di successo, di determinazione, di serietà, uno si è appena laureato in medicina coi massimi voti, uno lavora a Tokyo, uno era in non so quale team di sperimentazione farmaceutica legato al covid di cui si è parlato in tv ecc. Io ho capito che non ce la farò neanche stavolta, è impossibile, non ce la faccio. Sono semplicemente un malriuscito, di quelli che in natura sarebbero selezionati per direttissima, che la madre allontana dalla cucciolata e abbandona nei campi per mantenere pulito il genoma, solo che in questa società falsamente pietosa sono costretto a farmi strada anche se per me è impossibile. Quello che gli altri fanno senza neanche pensarci per me è una montagna, quello che a tutti sembra chiaro e ovvio per me è oscuro e incomprensibile, non ci arrivo, niente. Ormai non rieso neanche a provarci a studiare per la fatica, il disgusto, passo giornate intere a scrivere, intendo dire scrivere per me stesso, come fanno tutti i falliti, scrivo le mie merdate illeggibili che non interessano a nessuno. Anziché studiare, anziché fare qualcosa di serio, scrivo, per ore e ore, correggo, aggiusto, come se fossi uno scrittore professionista, cose che non servono A-UN-CAZZO, e l'unica decenza che ho è tenermele per me. ormai l'ho capito, ho abbandonato qualunque illusione di "affermarmi" artisticamente, almeno crescendo qualcosa l'ho capita, però non riesco a smettere.

Ora vi faccio ridere (di disgusto). No, non sono un adolescente. Ho trentadue anni. TRENTADUE. Forse finora se davvero c'èra qualche testa di rapa che ha letto tutta sta pappardella e a provato mezz'unghia di compassione, ora chiuderà subito dicendo: "ah, ma allora è proprio il solito sfigato del cazzo. Oddio, per carità di gesù cristo, si, impiccati che è meglio, dai".
Non vi sto a fare il riassunto della mia miseria di vita esistenziale fino ad ora, non ce la faccio più neanche io. L'avete capito chi avete davanti, si. Un fallito su un miliardo. Il solito, LA SOLITA STORIA, la vittima di un mancato programma eugenetico di stato, che avrebbe risparmiato tante pene inutili a me e a mia madre, che per il suo amore di mamma mi sostiene, mi registra le lezioni, mi aiuta a studiare, non capisce di aver partorito uno scarto della natura come ce ne sono milioni. E

Sono uno di quelli di cui Nietzsche dice: "I deboli e i malriusciti devono perire: questo è il principio del nostro amore per gli uomini. E a tale scopo si deve anche essere loro d'aiuto, la legge suprema della vita vuole che si sia senza compassione per ogni scarto e rifiuto della vita, che si distrugga ciò che per la vita ascendente sarebbe solo ostacolo, veleno". Ecco, sono io, è perfetto, è il mio ritratto. Mi credo un essere umano e sono un errore. Può essere che la mia colpa sia solo che mi manca il coraggio di morire?

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Messaggio  Anonimo7 Sab Apr 10, 2021 2:27 pm

Ciao
avrei molte cose da dirti, ma forse risulterei un po' ipocrita perchè magari certe frasi di conforto sono le stesse che dicono a me e io dico: vabbè ma mica mi conoscete, io non sono normale, queste frasi ditele a chi è normale ecc.
Ti dico solo qualche mio pensiero:
coniugare interessi e lavoro è molto difficile, poi l'arte non fa parte del mondo del lavoro, è chiaramente inutile (da quel punto di vista). Gli artisti che lo fanno di mestiere fanno compromessi sempre.

quando parli di essere un debole e malriscito parli di qualcosa di biologico, una malattia fisica?


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Messaggio  tic tac Sab Apr 10, 2021 9:08 pm

La debolezza appartiene a tutti. Malriesce un oggetto, non una persona. Per il resto sei un uomo validissimo. Sai scrivere e pensare ma ancora non conosci te stesso. In questo mondo meraviglioso cerca la tua essenza.

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Messaggio  canterel II Lun Apr 12, 2021 11:12 am

Ciao Everlasting,

Scrivo solo un appunto sull'eugenetica, perché ne parli tanto nel tuo post e mi sembra potenzialmente un ostacolo alla possibilità di sviluppare pensieri in altre direzioni (non necessariamente consolatorie, ma forse un po' più centrate sul qui ed ora o sul nodo della tua vicenda personale, e non sui destini della specie).
Sembri associare l'irregolarità o il fallimento dei tuoi studi superiori con il segno di una tua destinazione alla selezione naturale. Ma gli studi superiori, la laurea, la sua spendibilità nel mercato del lavoro, il mercato del lavoro in se stesso, la distribuzione dei redditi, da quale natura ricevono la loro legittimità e attendibilità come metri del valore di una vita? A me non pare che laurearsi sia mai stato indice della capacità di sopravvivenza, né che i processi di promozione sociale siano oggi in grado di garantire mezzi di sussistenza e di benessere a chi è più giusto, più creativo, più forte o più meritevole. Tante persone molto in gamba periscono. Abilità e atteggiamenti che servirebbero a rendere più belli e più forti gli individui, i gruppi e le articolazioni della società non sono promossi né formalmente insegnati in nessun ateneo o altra istituzione educativa. L'eugenetica di stato che invochi, nei disgraziati casi storici in cui è stata applicata, non è servita alla salute della specie ma a gestire nel modo peggiore, più rozzo, inumano e inefficace, le contraddizioni gravi di sistemi sociali ingiusti e malsani, prossimi al collasso, tenuti in piedi a vantaggio di classi dirigenti criminali e incapaci, avvelenati dalla proliferazione impazzita di burocrazie corrotte e inefficienti.
L'amico Fritz che citi, che fu studente piuttosto irregolare, poi filologo classico altrettanto irregolare e incapace di integrarsi nell'ambiente accademico nonostante i privilegi accordatigli in virtù del suo ceto e del suo nome, già nel suo tempo incapace di formare una famiglia e di conservare la sua sanità mentale, se appartenesse alla tua generazione sarebbe con ogni probabilità un dropout di lettere classiche con trascorsi anonimi e difficili rapporti con il centro di salute mentale.
A me le considerazioni di Nietzsche sulla salute della specie sembrano formazioni reattive al suo disagio personale e, ancora di più, tentativi di interpretare filosoficamente le violentissime ristrutturazioni che erano in corso nella società del suo tempo, preconizzando la liquidazione di un certo tipo di borghesia internazionale e la fine dei vecchi assetti liberali nei rapporti tra stati, e nei rapporti tra stati e masse, e tra masse e produzione economica (non tra masse e capitale, perché sfortunatamente Nietzsche non capiva niente di economia politica).

Detto questo, al posto tuo cercherei di definire la mia sofferenza e i problemi determinati dalla mia mancanza di aspirazioni chiare facendo meno ricorso al darwinismo e più all'analisi dei miei rapporti con la famiglia, con il contesto in cui vivo, con le richieste che questo contesto mi presenta, per capire come mai mi sembra impossibile conciliare questi rapporti con le attività a cui spontaneamente mi dedico, con i miei desideri magari poco sviluppati e poco chiariti nelle loro mete.

Non mi colpevolizzerei perché mi piace fare cose che non si pagano da sole, che non si apprezzano economicamente, ma proverei a pormi il problema di come accettare di compensare e bilanciare queste mie inclinazioni con qualche sforzo fiducioso per integrarmi un po' di più, facendo presto pace con la modestia dei miei possibili impieghi o la qualità poco entusiasmante dei percorsi di studio che devo completare (oltretutto in DAD, e sfido chiunque a dire che è facile riuscire a studiare con piacere e profitto in quel modo, senza avere l'impressione soggettiva costante di caos, dispersione e fatica che tu riporti).

Ti scrivo queste cose anche perché sono stato irregolare come te nello studio e nel lavoro, ne ho sofferto, oggi non posso dire di essere privo di rimpianti e preoccupazioni, ma guardandomi indietro non penso di aver tratto beneficio nutrendo oltre misura i sensi di colpa, e trovo poco significato nelle categorie del fallimento e del successo: piuttosto mi dispiace di non aver saputo coltivare di più, e in modo più integrato con altri bisogni e necessità, tante esperienze o abilità che oggi non mi darebbero né una posizione più solida né un ritorno economico, ma potrebbero darmi grande soddisfazione in se stesse.
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Messaggio  Everlasting Lun Apr 12, 2021 12:37 pm

Anonimo7 ha scritto:
quando parli di essere un debole e malriscito parli di qualcosa di biologico, una malattia fisica?

No, è un'esagerazione dovuta al momento. Però non è buttata a caso, perché è la sensazione che mi bussa al cervello perennemente, senza speranza. So che è irrazionale, ma non posso uscirne.

Io ringrazio Canterel per l'intervento, è perfetto, è da incorniciare, hai detto quel che mi dico pure io ogni volta, l'hai cento volte meglio di me. Ma non basta. Mi basta una minima difficoltà, mi basta trovarmi più indietro degli altri (cosa che mi capita sempre, perché in qualche modo ho problemi di attenzione o qualcosa del genere) e BOOOM, riecco quel Nietzsche/Himmler che abitano nel mio orecchio e mi dicono: "lo vedi che avevamo ragione noi?". Mi sento OGGETTIVAMENTE, in modo assoluto, INDISCUTIBILE uno scarto vergognoso della società, anzi della specie, che deve morire. Stop, basta, non cercare scuse, non cercare consolatori inganni, è così. Anche nei sogni continuo ad avere incubi del genere, con l'universo che mi accusa di tutte le mie colpe e io non posso uscirne fuori pentendomi, scusandomi, cristianamente confessandomi - no, perché la mia colpa è solo di esistere, di essere nato, di non essere come gli altri, di essere diverso, che il mio cervello non è GENETICAMENTE all'altezza. Non ti scusare, datti fuoco.

Purtroppo oggi, specie in certi ambienti sociali, è diventato normale usare questo linguaggio nichilista, distruttivo. Lo senti in tv, su internet è ovunque. A volte basta uno stupido demotivator che dovrebbe fare ridere e mi ci riconosco: sono io!! È una specie di miscuglio di nichilismo tedesco fin de siecle e darwinismo sociale americano, di una forza di persuasione tremenda. Specialmente nell'età formativa i danni sono pazzeschi. Alle scuole medie, persino alle elementari, i miei insegnanti quando avevo difficoltà mi prendevano proprio in giro, come fanno i bulli, mi facevano capire (ad un bambino di 12 anni!!) che non è che dovresti impegnarti di più, non è che hai un problema che puoi superare, no: non è cosa per te, lascia perdere, poveri genitori. Conosco altri che sono stati feriti da questi comportamenti, ma poi sono andati all'estero, hanno superato tutti, ora i loro ex-compagni li invidiano. Io invece sono rimasto qui, non saprei dove andare, anche potendo, perché come ho detto non ho interesse per nulla e talento per nulla.

Come ho detto penso di avere problemi di attenzione, non riesco a seguire una lezione per più di dieci minuti, non riesco ad ascoltare la gente che già la mia mente sta vagando, la notte ho un'attività onirica intensissima, insostenibile, che mi rende difficile addormentarmi, la mia testa è in orbita, non so come riprenderla. Si ferma solo mentre scrivo, a volte mentre ascolto musica. Sono stato da psicologi, psichiatri, ma non mi hanno mai detto niente di utile, mi hanno dato delle pillole che non servivano a niente. Ora prendo un numero casuale di gocce di EN la sera, per mia iniziativa, e riesco più o meno a dormire, ma mia mamma sostiene che mi fanno male (ha studiato infermieristica e si intende un po' di medicina).

Potessi uscire da una certa spirale di pensiero potrei affrontare questi problemi, ma è impossibile. Torna sempre la vergogna: vergogna di essere solo a trent'anni, vergogna di non aver realizzato niente, vergogna di non essere riuscito neppure ad ammazzarmi. Qualunque cosa mi direte, la più ragionevole, la più argomentata, poi c'è il piccolo nazista nel mio orecchio che mi dice: "si, si, bravo, hai trovato un pensiero consolatorio e ora ti senti meglio, però se vuoi la verità è quella: brutta, stronza e autentica. La vita è solo per i forti. Devi morire".

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Messaggio  Everlasting Lun Apr 12, 2021 1:10 pm

Ecco, ora mi sento quasi in colpa (o comunque mi sento ridicolo) per aver cercato delle risposte positive anziché guardare in faccia l'orribile verità, per aver scritto su un forum pubblico, per le ossessioni assurde che ho descritto, per aver aver annoiato degli sconosciuti con la storia inutile e patetica di un fallito fra milioni che ha trent'anni non ha ecc.

Ho bisogno d'aiuto, temo di star perdendo la salute mentale. Ho una specie di buco nero nel cervello, una voragine di nichilismo puro che risucchia ogni pensiero ragionevole, costruttivo. Mi detta le sue verità irrazionali e oggettive, folli e indiscutibili, che puntano solo al suicidio o a qualche altro gesto stupido e irreparabile.

Forse dovrei cercare di nuovo uno psichiatra? Ma non ne ho mai ricavato niente.

EDIT:
Forse una sintesi possibilie è che ho interiorizzato le cattiverie che certa gente mi ha detto negli anni formativi e ora non riesco a liberarmente, anche se razionalmente le giudico stupide. Il mio cervello ci torna sempre intorno, le ingrandisce, le fa diventare delle filosofie cosmiche terrificanti. Se fossi riuscito a costruirmi una vita solida avrei superato certe ossessione, invece è come se fossi condannato all'eterna adolescenza.

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Messaggio  Anonimo7 Lun Apr 12, 2021 9:26 pm

i maestri che si comportano così è sicuro che facciano danni, su quel fronte credo nessuno può darti torto

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Messaggio  canterel II Mar Apr 13, 2021 5:56 pm

Everlasting ha scritto:Ecco, ora mi sento quasi in colpa (o comunque mi sento ridicolo) per aver cercato delle risposte positive anziché guardare in faccia l'orribile verità, per aver scritto su un forum pubblico, per le ossessioni assurde che ho descritto, per aver aver annoiato degli sconosciuti con la storia inutile e patetica di un fallito fra milioni che ha trent'anni non ha ecc.

In qualità di sconosciuto devo precisare che non mi hai annoiato.
Inoltre, se scrivi che hai bisogno di aiuto, allora non scarterei la possibilità di rivolgermi ancora a uno psicologo o a uno psichiatra (quest'ultimo potrebbe almeno aiutarti a non assumere un numero casuale di gocce per dormire), anche se le aspettative sui benefici per te sono basse. La frequenza e la rigidità dei tuoi auto-rimproveri espressi qui sopra forse acquisterebbero un senso ulteriore per le orecchie allenate e competenti di un professionista.
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Messaggio  Anonimo7 Mar Giu 08, 2021 2:58 pm

SEMI O.T.
canterel II ha scritto:
L'amico Fritz che citi, che fu studente piuttosto irregolare, poi filologo classico altrettanto irregolare e incapace di integrarsi nell'ambiente accademico nonostante i privilegi accordatigli in virtù del suo ceto e del suo nome, già nel suo tempo incapace di formare una famiglia e di conservare la sua sanità mentale, se appartenesse alla tua generazione sarebbe con ogni probabilità un dropout di lettere classiche con trascorsi anonimi e difficili rapporti con il centro di salute mentale.
A me le considerazioni di Nietzsche sulla salute della specie sembrano formazioni reattive al suo disagio personale e, ancora di più, tentativi di interpretare filosoficamente le violentissime ristrutturazioni che erano in corso nella società del suo tempo, preconizzando la liquidazione di un certo tipo di borghesia internazionale e la fine dei vecchi assetti liberali nei rapporti tra stati, e nei rapporti tra stati e masse, e tra masse e produzione economica (non tra masse e capitale, perché sfortunatamente Nietzsche non capiva niente di economia politica).
Perchè si tende a denigrare una persona per il suo trascorso di vita e non piuttosto contraddirla argomentando? Penso inoltre che la follia in alcuni possa essere una scelta. Non mi interessa che tu mi dica il perchè quelle teorie non sono per te valide, e neanche mi sento offeso se tocchi nietzsche perchè non è il mio idolo, per chiarire


Ultima modifica di Anonimo7 il Sab Giu 12, 2021 7:15 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio  canterel II Sab Giu 12, 2021 11:59 am

Anonimo7 ha scritto:SEMI O.T.

Perchè si tende a denigrare un ragionamento una persona per il suo trascorso di vita e non piuttosto contraddirla argomentando? Penso inoltre che la follia in alcuni possa essere una scelta. Non mi interessa che tu mi dica il perchè quelle teorie non sono per te valide, e neanche mi sento offeso se tocchi nietzsche perchè non è il mio idolo, per chiarire

Ma guarda, non era tanto mia intenzione denigrare un ragionamento, quanto osservare che la società in cui viviamo adesso farebbe fatica a proteggere i suoi Nietzsche.
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Messaggio  VaiAvanti Sab Giu 12, 2021 1:54 pm

Buongiorno,
mi intrometto nella discussione visto che, almeno in parte, mi rispecchio nelle tue parole.
Ho 28 anni e sono riuscita a laurearmi in triennale qualche mese fa dopo 8 lunghissimi anni, tra pianti e voglia di arrendermi. Non l'ho fatto solamente perché era l'unica cosa a cui sentivo di potermi aggrappare per andare avanti... sapere di avere un posto nella società è quasi "rassicurante".
Per quanto mi piacesse la mia facoltà ho preparato parecchi esami nella disperazione più nera. Non avevo altro che quello. Mi sentivo vuota. Niente interessi, niente hobby, niente sport, niente passioni, niente amicizie con cui uscire (ho vissuto i miei ultimi anni letteralmente rinchiusa in casa a studiare e a occuparmi dei problemi della mia famiglia che, credimi sulla parola, erano e sono tanti). Ho aspettato il momento della laurea come se fosse il traguardo verso la "felicità". Peccato che non sia stato così. Ora mi ritrovo a non sapere che farne della mia vita. Vorrei proseguire gli studi ma so di non esserne più in grado visto che a malapena riesco a leggere un libro (e sì che leggere, fino a qualche anno fa, mi rilassava) o che anche solo sentir nominare lo studio e gli esami mi dà il voltastomaco.

Prima che scoppiasse la pandemia, lavoravo, studiavo e mi occupavo della mia famiglia. Non avevo un attimo per me, andavo a dormire alle 2 per svegliarmi alle 7, però devo dire che stavo "meglio". Non pensavo al vuoto. Poi improvvisamente è iniziato il lockdown, la dad, le sessioni incerte, la perdita del lavoro, e la vuota solitudine si è iniziata a far sentire. Mi rendo conto di aver rincorso un traguardo "socialmente apprezzabile" ma che in fin dei conti non mi ha lasciato granché. Ho una laurea che quasi quasi spero di non dover mai utilizzare.

Quando lavoravo mi rendevo conto che i miei colleghi sapevano un sacco di cose su tanti argomenti, e io invece, che a malapena mi reggevo in piedi e riuscivo a studiare per gli esami, stavo sempre zitta e lavoravo il doppio degli altri per far vedere che ero "indaffarata", così che non si accorgessero della mia ignoranza. In questi mesi ho cercato di imparare qualcosa di interessante di cui parlare, ma ormai faccio fatica anche a farmi un'opinione sulle cose e la mancanza di interessi di certo non aiuta.

Per concludere, l'università non risolverà i tuoi problemi, farà, forse, solamente più contenti i tuoi. Ho letto che hai la passione della scrittura e penso che sia una cosa bellissima. Un giorno potresti pubblicare qualcosa, oppure potresti aprire un tuo blog o qualcosa del genere. Ma non aggrapparti solamente ad una cosa, trova il piano B, C, D o Z, anche se sei "vecchio" come me... C'è chi si accontenta di quello che ha, o di quello che è "giusto fare" (tipo trovare un "bel" lavoro). A te evidentemente non basta. Se hai una famiglia che ti supporta cerca di fare qualcosa anche solo per te (per esempio, volontariato, se ti piace). Fin quando ti darai da fare andrà bene.

Un abbraccio
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Messaggio  Everlasting Sab Giu 12, 2021 3:14 pm

VaiAvanti ha scritto:Buongiorno,
mi intrometto nella discussione visto che, almeno in parte, mi rispecchio nelle tue parole.
Ho 28 anni e sono riuscita a laurearmi in triennale qualche mese fa dopo 8 lunghissimi anni, tra pianti e voglia di arrendermi. Non l'ho fatto solamente perché era l'unica cosa a cui sentivo di potermi aggrappare per andare avanti... sapere di avere un posto nella società è quasi "rassicurante".
(...)
Un abbraccio

Ciao, ti ringrazio, bel post.
Io ora sto un po' meglio, sto studiando, i miei pensieri sono meno maniacali ecc. ma fino stanotte notte ero a chiedermi che voglio fare della mia vita (a trentatre anni), se veramente voglio costruirmi un'esistenza borghese e tutto il resto. In realtà so già la risposta: in questo mondo io non ho un bel niente da fare. Se esco da casa la realtà che mi circonda mi sembra una specie di incubo allucinante, con la gente non ho mezza parola da scambiare, è ridicolo pensare che possa 'sistemarmi' e alla fine trovare un mio equilibrio in un mondo del genere. Vent'anni fa il mondo era meno brutto, sessant'anni fa ancora meno, fra venti o trent'anni sarà una fogna. E' chiaro, la nostra società ha qualcosa di profondamente sbagliato, promuove un'esistenza irreale, che può soddisfare solo i cretini, quelli per cui un like su facebook che gonfia l'ego o la soddisfazione di aver comprato un'auto nuova riempiono la vita, fino a che sconvolgeremo tutti gli equilibri naturali e ci sarà la catastrofe.

Vorrei almeno conoscere (di persona) gente che ha questi pensieri, che prova questo bisogno di una vita diversa. Anche se poi non si può fare nulla, sarebbe di enorme aiuto. Invece niente, tutti sembrano vivere dentro un sogno, sicuri di sé, soddisfatti.

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Messaggio  VaiAvanti Sab Giu 12, 2021 3:35 pm

Ecco, vedi, non riesco a pensare: "Vent'anni fa il mondo era meno brutto, sessant'anni fa ancora meno, fra venti o trent'anni sarà una fogna". Forse perché del resto del mondo non m'importa molto sinceramente. Al massimo potrei pensare che il MIO mondo vent'anni fa era meno complicato.
Sicuramente viviamo in una società sbagliata, ma come si cerca di vivere nelle famiglie con problemi, credo che si debba riuscire a fare lo stesso nella società in cui viviamo. Quella è e quella resta, purtroppo. Tra noi possiamo solamente provare a darci una mano ad andare avanti.



"Vorrei almeno conoscere (di persona) gente che ha questi pensieri, che prova questo bisogno di una vita diversa. Anche se poi non si può fare nulla, sarebbe di enorme aiuto. Invece niente, tutti sembrano vivere dentro un sogno, sicuri di sé, soddisfatti."

Anni fa, quando anch'io attraversai il mio bel periodo di depressione, decisi che se non fossi riuscita a trovare la mia serenità avrei potuto perlomeno provare ad aiutare chi stava male come me. Per caso iniziai a parlare con un ragazzo online che aveva il mio stesso modo di vedere il mondo e anni dopo capii di essermene innamorata. Ci sentiamo ogni giorno ma a causa della sua depressione è tutto molto complicato, e sicuramente la mia mancanza di "vita" non aiuta. Hai ragione, avere qualcuno che ti capisca può essere un aiuto, ma finiresti per legarti sempre di più a una persona "sofferente" come te. Non so, ma ho sempre pensato che per illuminare una luna serva un sole, non un'altra luna.
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Messaggio  VaiAvanti Sab Giu 12, 2021 3:42 pm

ah, ho dimenticato di dire che con questa persona ci incontriamo anche dal vivo (specifico, visto che hai scritto "di persona")
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Messaggio  Anonimo7 Sab Giu 12, 2021 7:17 pm

canterel II ha scritto:

Ma guarda, non era tanto mia intenzione denigrare un ragionamento, quanto osservare che la società in cui viviamo adesso farebbe fatica a proteggere i suoi Nietzsche.  

scusa cant, ho sbagliato a scrivere e ho corretto. Perchè mi sembrava un po' come dire: beh ma tanto è un matto, quindi dice baggianate per forza

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Messaggio  Nepenthe Mar Giu 15, 2021 10:35 am

VaiAvanti ha scritto:Ecco, vedi, non riesco a pensare: "Vent'anni fa il mondo era meno brutto, sessant'anni fa ancora meno, fra venti o trent'anni sarà una fogna". Forse perché del resto del mondo non m'importa molto sinceramente. Al massimo potrei pensare che il MIO mondo vent'anni fa era meno complicato.
Sicuramente viviamo in una società sbagliata, ma come si cerca di vivere nelle famiglie con problemi, credo che si debba riuscire a fare lo stesso nella società in cui viviamo. Quella è e quella resta, purtroppo. Tra noi possiamo solamente provare a darci una mano ad andare avanti.



"Vorrei almeno conoscere (di persona) gente che ha questi pensieri, che prova questo bisogno di una vita diversa. Anche se poi non si può fare nulla, sarebbe di enorme aiuto. Invece niente, tutti sembrano vivere dentro un sogno, sicuri di sé, soddisfatti."

Anni fa, quando anch'io attraversai il mio bel periodo di depressione, decisi che se non fossi riuscita a trovare la mia serenità avrei potuto perlomeno provare ad aiutare chi stava male come me. Per caso iniziai a parlare con un ragazzo online che aveva il mio stesso modo di vedere il mondo e anni dopo capii di essermene innamorata. Ci sentiamo ogni giorno ma a causa della sua depressione è tutto molto complicato, e sicuramente la mia mancanza di "vita" non aiuta. Hai ragione, avere qualcuno che ti capisca può essere un aiuto, ma finiresti per legarti sempre di più a una persona "sofferente" come te. Non so, ma ho sempre pensato che per illuminare una luna serva un sole, non un'altra luna.

Io non vorrei legarmi ad una persona depressa, vorrei conoscere qualcuno che pensa anziché vivere in un'allucinazione collettiva. Poi non mi riferivo necessariamente ad una relazione. Sarebbe bello a volte parlare, parlare di qualcosa, non necessariamente qualcosa di cupo, di qualcosa. Ho passato serate con gente che passava tutto il tempo a sparlare degli assenti o, nel migliore dei casi, a parlare per ore di app per lo smartphone.

Nepenthe

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Messaggio  canterel II Mar Giu 15, 2021 11:24 am

Anonimo7 ha scritto:

scusa cant, ho sbagliato a scrivere e ho corretto. Perchè mi sembrava un po' come dire: beh ma tanto è un matto, quindi dice baggianate per forza

Prego. Lungi da me anche l'intenzione di denigrare la persona, oltre alla teoria, o di affermare che Fritz "dice baggianate". Piuttosto volevo segnalare che se l'amico Fritz, maestro del sospetto (secondo il micro-canone dei maestri sospettosi proposto da Paul Ricoeur), critico verso il positivismo, della cultura positivista sembra assumere in modo un po' forzato e radicale proprio il darwinismo sociale, qualcosa stride e non stride per caso.

La biografia di Fritz non deve per forza essere tenuta distinta dalla sua elaborazione teorica. è un filosofo continentale, non scrive le equazioni. Molti lo inquadrano come il nonno degli esistenzialisti. Dirò di più: consideriamo quanti aforismi nicciani parlano in prima e in seconda persona,  questi "tu", questi "noi", e questi "così parlavo" che usa senza farsi scrupoli.
Prendiamo l'aforisma dalla Gaia scienza che introduce la teoria dell'eterno ritorno.

Amico Fritz ha scritto:
Che accadrebbe se un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria
delle tue solitudini e ti dicesse: “Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla
ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma
ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande
cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione..."

A me pare proprio che si possa ammettere senza scandalo una sfumatura marcata di autobiografismo in questa e in tante altre cose che Nietzsche scrive.
Nietzsche assegna all'esperienza della sofferenza personale un grande valore conoscitivo, e non in termini psicologici, ma addirittura metafisici. Il superamento dell'alienazione moderna, per Fritz, passa per una specie di stoicismo: l'orizzonte del superuomo richiede il bagno di tutti nella lotta, nel caos doloroso (anche gioioso, tragicamente). Del positivismo in più passi dei suoi aforismi critica l'ideologia tartufesca, l'imbonimento di promesse di abbondanza e pace sociale dietro le quali sferraglia solo una macchina burocratica che condanna le vite a svolgersi nella falsa coscienza, lo sdoganamento di tanti, troppi dispositivi di mediazione e di accomodamento tra le parti (i "mediatori" in generale, avvocati, giornalisti, funzionari pubblici, li vede proliferare con disgusto).

Il darwinismo sociale piace invece a Fritz, a patto di spogliarlo delle sue giustificazioni igieniche e progressiste. Tra le teorie disponibili nella società del suo tempo, è quella che può accordarsi di più al bisogno di allontanare da sé le rassicurazioni, la narcosi, e affacciare l'idea del conflitto costante tra quanti di potenza in un cosmo concepito senza basi razionali.
Lo scopo di assumere una prospettiva "crudele" verso la debolezza (a partire dalla propria debolezza) per l'amico Fritz, non è quello di mettere tutti con le spalle al muro, ma di sfondare il muro e liberare la volontà in una prospettiva metafisica. La volontà è dire un "sì" alla vita che trascende il dolore e la malattia, li guarda senza paura e riesce a concepire l'ipotesi di una loro eternità circolare, non redimibile e non bisognosa di essere redenta attraverso l'ingegneria sociale. Degli scopi di igiene, di selezione e disciplinamento sottesi all'ideologia del darwinismo sociale, all'amico Fritz frega nulla. Della dura legge del più forte, frega nulla. Dei sensi di colpa e di vergogna indotti dall'etica protestante del lavoro, idem con patate. Il darwinismo sociale nelle mani di Fritz è un'arma impropria, una specie di objet trouvé, un pisciatoio riproposto come "fontana".
Insomma, per me il modo sbagliato di leggere l'amico Fritz su questo punto è prenderlo come se si trattasse di un maestro morale concretissimo che dice pane al pane.
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