C'era una volta...

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Messaggio  FromGalaxy Dom Lug 13, 2014 12:39 am

C'era una volta, e c'è ancora adesso, una bambina a cui non piaceva andare all'asilo. Una cosa normale per i bambini di quell'etá, starete pensando voi, ma se a quella bambina non piaceva andarci un motivo c'era: i compagni più grandi. Erano odiosi con lei. La insultavano e picchiavano, le maestre lo prendevano come un "gioco tra marmocchi". Che zoccole quelle che si limitavano a sgridare quella povera bambina perchè piangeva troppo forte e rovinava il pranzo degli altri.

C'era una volta sempre questa bambina, e c'è acora adesso, che quando tornava a casa con il corpo pieno di lividi aveva lo stomaco così chiuso che a stento mangiava. Le si vedevano le costole e varie ossa sporgere dalla pelle. La madre si chiedeva perchè non mangiasse e "non ho fame" era quanto otteneva come risposta.

C'era una volta questa bambina, e c'è acora adesso, che ogni giorno si sentiva ripetere quanto il suo non mangiare la stesse portando all'anoressia. E indovinate un po'? Ci era arrivata eccome all'anoressia. Quel poco che mangiava era diventato niente molto velocemente - i compagni di scuola, la famiglia, tutti le dicevano quanto inguardabile sembrasse con le ossa tutte a sporgere.
E i lividi e gli insulti crescevano. Ed era solo alle elementari adesso.

C'era una volta questa bambina, e c'è ancora adesso, che non capiva perchè le persone continuassero ad insultarla anche dopo i cinque anni di elementari. Si chiedeva come dei semplici bambini potessero essere così cattivi. E ancora, si chiedeva perchè sua madre somigliasse a loro in questo. Si chiese perchè sua madre la picchiava così forte per i suoi errori -seppur piccoli-, tanto da farle sanguinare il naso. Si chiedeva anche perchè suo padre la lasciava la mattina dicendo che sarebbe tornato in serata, quando poi si ripresentava a casa dopo mesi di assenza, senza nemmeno preoccuparsi di fare una telefonata o di inviare una cartolina da ovunque egli si trovasse. Si chiese anche del perchè una sera, sua madre, disse a sua sorella più grande di un anno e mezzo che era la sua figlia preferita. Si chiese tutte queste cose e non trovò risposta, perchè semplicemente era troppo piccola per capire.

Allora, questa bambina, decise di voler capire, quindi crebbe, decise che con l'inizio delle scuole medie tutto sarebbe cambiato. E cambió per davvero.

...in peggio.

Questa bambina si rese conto che suo padre non sarebbe piú tornato a casa, si rese conto che se i suoi compagni di scuola la insultavano anche dopo tutti quegli anni -e anche i parenti- era perchè c'era qualcosa di sbagliato in lei. Si rese conto che se sua madre preferiva sua sorella a lei era perchè non era la figlia che desiderava e che l'aveva solo delusa. Si rese conto di tante cose, in effetti, così tante che la stordirono. Si rese anche conto di non avere amici, che le sue costole si potevano contare senza troppa fatica e che la sua vita fino a quel momento era stata letteralmente una cacchina.

Volle riscattarsi. Cercó di fare amicizia con quelli fighi della scuola, e ci riuscì. Cercó di prendere un po' di peso per redere migliore il suo corpo, e ci riuscì. Cercó di diventare una figlia migliore, e ci riuscì.
Riuscì in tutto quello che aveva desiderato per diventare una persona migliore ma, ancora, si chiedava perchè gli insulti e i pestaggi non cessassero. Perchè sua madre preferiva ancora sua sorella. Perchè si sentiva terribimente sola e abbandonata. E, ancora, non trovava risposte.

Allora le sue giornate diventarono più buie, il suo umore meno raggiante, la parlantina che era solita a contraddistinguerla si affievolì miseramente fino a farle pronunciare solo una manciata di parole al giorno. Sentì il desiderio di vivere abbandonarla giorno dopo giorno.

La sua esistenza era solo un errore, lo sapeva. Non aveva niente, eppure sentiva.... sente ancora tutt'oggi di non meritare nemmeno quello.

Cosí l'incubo ebbe inizio. Un primo graffio, niente di che, solo per prova... poi ne seguì un secondo, con la consapevolezza di doverlo sentire maggiormente. Poi un terzo, un quarto, un decimo, un centesimo.... ormai ha perfino perso il conto di tutte le cicatrici che si porta sulle braccia, sulle gambe, sulla pancia, sul seno, sulle labbra... ovunque. Ormai era diventata la sua routine: "viveva" la giornata, la sera dopo la doccia, chiusa in bagno col phono accesso a fare di tutto men che asciugarsi i capelli. Piangeva, si odiava, si feriva, si odiava ancora di più... e si odia ancora adesso.

C'era una volta una bambina che a seguito di una vita -seppur piuttosto breve- parecchio tormentata, tentó di liberarsi di quel tormento. Un taglio più profondo, a seguitarne altri dalla stessa prepotenza. Era da sola in casa, così si lasció scivolare un urlo dalle labbra. Un urlo che racchiudeva 10 anni di sofferenze, di frustrazioni, di odio, di bugie, di voglia di abbandonare tutto ciò con un semplice gesto di un taglierino. Un urlo liberatorio che teneva detro da troppo tempo.
E quando vide il suo braccio tingersi di rosso, insieme al pavimento quando sentì... o meglio, non sentì la forza nel medesimo arto, quando si rese conto di ciò che stava realmente accadendo... Pianse ancora più forte. Il pianto più disperato della sua vita.

C'era questa bambina che vide passarsi la vita davanti agli occhi senza poterla fermare, che con una forza uscita da chissà dove riuscì a fasciarsi la ferita e a bloccare la perdita di sangue, sebbene andó avanti per giorni sotto quella bandana... c'era questa bambina che era riuscita in modo impeccabile a non far sapere a sua madre tutto ciò che era accaduto quel giorno. C'era questa bambina... c'è questa bambina che in silenzio continua a soffrire.

E a dirla tutta, non sa per quanto ci sará ancora.
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Messaggio  merla Dom Lug 13, 2014 11:32 am

Quella bambina probabilmente non c'è già più per aver lasciato spazio a una ragazzina che sta imparando molto dolorosamente a chiedere aiuto a chi l'aiuto glielo può dare e non a chi avrebbe dovuto darglielo, ma evidentemente non è in grado.
E continuando per questa strada, con fatica e probabilmente ancora molte lacrime, un giorno lascerà spazio a una donna che avrà altrettanto dolorosamente capito che le mancanze degli altri non sono mai state una sua responsabilità, che lei in realtà si meritava l'attenzione e la cura che non ha avuto e avrà imparato a darsele da sé e a chiederle alle persone giuste.

Non è giusto e avrebbe dovuto essere molto diverso, ma oggi tu (e la persona che sta aiutando) potete consolare e acquietare quella bambina che non è stata curata come avrebbe dovuto. Quando senti l'impulso a farti del male, pensa che è quella bimba che sta decidendo per te, che però tu sei più grande e più matura, hai fatto delle scelte sane e ne puoi fare molte altre.

Anche a me succedeva di farmi del male e pian piano ho imparato a controllare quei momenti, andavo a camminare come ti dicevo la volta scorsa. Pian piano scoprirai che puoi controllarli sempre di più, che non ti spezzi anche se sembra così e che puoi resistere e sopportare la botta di dolore e di rabbia.
È dura, ma continuando per una strada 'di vita' (e forse non te ne accorgi, ma l'hai già presa ogni volta che hai voluto riscattarti e ci sei riuscita) arriverà sicuramente un giorno in cui ti accorgerai della strada che hai fatto, sarai orgogliosa di te e tutto ti sarà molto più lieve.
Già ora, se per un attimo riesci a guardarti con uno sguardo diverso da quello di una bambina, dovresti essere molto fiera di te.

Un abbraccio
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Messaggio  roberto66 Dom Lug 13, 2014 12:15 pm

FromGalaxy ti posso capire, non ho atti di autolesionismo, forse dipendono per far allontanare la mente e far si che si concentri sul dolore fisico piuttosto che su quello mentale o forse per far capire lo stato in qui ci si trova, una sorta di grido di aiuto ( non saprei )
Posso capire cosa significa ricevere del male, senza sapere il perche, senza avere colpe, quanto questo faccia piu male, dello stesso dolore fisico ricevuto, e tutto cio che comporta vivere in queste situazioni, specie alla tua eta
Sei molto giovane, sono in un brutto periodo pure io, e non me la sento di darti dei consigli ora
Ma guarda avanti, allontanati da tutto quello che ti nuoce e fregatene, del perche, delle cause, senza pero antrare nella solitudine ed isolamento, volta pagina, cambia amici, chi non ti vuole non ti merita
E' più facile spezzare un atomo che un pregiudizio (Albert Einstein) e credo che si fosse riferito proprio a persone talmente ignoranti che non riescono neppure a capire i loro sbagli
FromGalaxy ritorna ad amare testessa, la tua mente, il tuo essere, il tuo corpo, ed esci per divertirti sicura di testessa, non tarderanno ad arrivare persone che ti sapranno apprezzare come meriti
Hai tempo, possibilità, che ti daranno la forza d'animo necessaria per riuscirci, non sprecare queste buone carte da giocare
PS
FromGalaxy ha scritto:C'era una volta, e c'è ancora adesso, una bambina
Leggendo questa tua prima frase
Mi hai fatto tornare in mente una ragazza che frequentavo tanti anni fà
Aveva qualche anno piu di te, 20'anni ma dentro di lei era ancora una bambina sempre voglia di giocare e divertirsi
( almeno è questo credo che intendessi dire )  Wink
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Messaggio  Stef Mar Lug 15, 2014 9:23 pm

Ciao donna, ti penso, penso a quello che hai passato e che stai passando. C'è una cosa che spesso manca nella vita, ed è qualcuno con cui poter parlare veramente. Ci dev'essere qualcuno al mondo a cui non puoi mentire, a cui non devi far vedere che è tutto normale. Un rapporto autentico fra esseri umani. In questa società depressiva, in questo mondo cinico e fortemente competitivo, è difficile essere amici, in genere si vuole emergere. Ma poi emergere perché, su chi, non so.
Manca una figura di riferimento, cioè (scusami il gioco di parole) a cui riferirsi e a cui riferire di sé. Molti pensano alla terapia, allo psicologia o psicoterapia, ma pochi pensano alla persona del terapeuta, perché quella conta. Se è così, se una persona ci va, se ci piace, se la sentiamo affine, per noi, a pelle, se ci sentiamo a nostro agio, va bene anche una terapia che poi è un cammino, un percorso nostro. Ci possono essere anche altre figure in genere eccezionali, straordinarie, anche se nel loro piccolo - devono dare però affidamento perché sei una ragazza giovane - allora si può vedere. Non puoi essere sola. Certo qui non lo sei, ma non basta, per ora va bene, ma devi camminare anche.
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