Quel malessere che viene da dentro e toglie il respiro......

Salve a tutti. Mi sono iscritta a questo forum anni fa, non ricordo da dove sia sbucato. Era un periodo nero, uno dei due periodi di depressione di cui sono stata protagonista. La parola protagonista è un eufemismo dato che avevo perso completamente la percezione di me stessa. Non ho mai scritto qui perché nonostante all'epoca avessi un disperato bisogno di parlare con i miei simili non accettavo minimamente la mia situazione, mi arrendevo ad essa. Ricoveri, psicofarmaci, psichiatri e psicologi erano il mio unico pane quotidiano. Non esisteva una via diversa, e l'unica via era diventata una culla amorevole e distruttiva allo stesso tempo. La zona di comfort mi dava protezione e annullava tutto il resto, la vita vera. Lavoro, amici, università. Le cose brutte della vita erano le protagoniste e le cose belle si perdevano. Mi sono ripresa, ci sono ricaduta, mi sono ripresa. In questi giorni ci stavo ricadendo, ma la consapevolezza di ciò che è stato mi ha frenata. Almeno al momento. Perché? Perché faticosamente ho costruito per me stessa, e per una volta voglio scegliere davvero me stessa o il circolo vizioso si ripeterà all'infinito distruggendo ciò che ho costruito ogni volta. Capisco chi sta male, ci sono passata. Ho letto i vostri post, ho riconosciuto un pezzo di me in ognuno di voi. E di certo non sto scrivendo per sminuire, giudicare o imporre, perché sminuirei, giudicherei o imporrei ad un pezzo di me stessa. Porto il mio, se ci sarà occasione ascolterò il vostro, e spero di renderlo utile per me stessa e per voi.....

Ciao Emma, il tuo contributo è prezioso. Tu come hai fatto, sempre se si riesca ad esprimerlo, ad uscirne almeno temporaneamente?

Ciao! Grazie! Sai in realtà credo di poter rispondere invece. Quando tocchi il fondo, ma davvero il fondo e ti rendi conto che stai diventando il peggior nemico di te stesso, se sei fortunato scoprirai di avere qualcosa che non credevi di avere: amore per te stesso. Ti stanchi di essere in balia degli eventi, di non stare mai bene. La psicologa più brillante che mi ha seguita mi disse che l'amore per la vita dopo un periodo di apatia e depressione è ritrovare il gusto per le piccole cose. Le cose che avevo scordato mi piacessero fare. E pian piano quel gusto mi aveva riaperto il cuore. Non credere che sia l'essere perfetto oggi dopo anni, ma almeno ora che rivivo l'ansia sto lottando per cambiare quel circolo vizioso. Per non perdere me stessa di nuovo, per affrontarmi una volta per tutte.

Ritrovare il gusto per le piccole cose... No comment.

Io porto il mio, dico ciò che è stato per me. Può essere utile o meno, esistono una miriade di casi in cui una persona si riprende in altri modi diversi o purtroppo non si riprende, spesso in modo definitivo. Io ammetto l'ignoranza di non sapere ogni singola cosa di ognuno di voi, e anche se la sapessi io non sono voi, posso comprendervi, magari sostenervi e aiutarvi ma con le mie risorse, il mio vissuto.

Certo. E' il consiglio dello psicologo che mi pare alquanto banale e frusto.

Mah oddio decontestualizzato si, considera che la spinta veniva da me, ma vedevo tutto difficile e spaventoso. Per aiutarmi, per non scatenare l'ansia da normalità mi disse ciò. In tutto questo la variabile ero sempre io, infatti ho scritto che ero stufa di stare male, e toccando il fondo poi ho reagito. Non voglio minimizzare anzi, a distanza di anni credo di essere stata la mia miglior risorsa, ma finché mi vedevo come un essere inutile senza senso la comodità di non affrontare la vita era diventata una zona di comfort. Ti faccio una domanda, se vuoi rispondere altrimenti nessun problema: perché secondo te esistono persone che stanno male?

E' una domanda molto ardua. Ti risponderò dopo averci riflettuto.

Ciao

Direi che stare male è inevitabile, è fatale. Chi ha solo un briciolo d'intelligenza, comprende la vera natura del mondo e della vita e può essere soltanto infelice. Chi non sta male non ha capito niente: è un essere amorfo ed inutile.

Oudeis ha scritto:Certo. E' il consiglio dello psicologo che mi pare alquanto banale e frusto.

Nel contesto di un colloquio psicologico non mi affretterei a considerare valide e importanti solo le osservazioni che soddisfano un criterio di gusto come quello di "banalità". Più in generale, chi si occupa di salute mentale non deve porsi in primo luogo i problemi di un romanziere. Anzi, farei fatica ad immaginare un paziente che affida i suoi concretissimi problemi e le sue acute sofferenze al vaglio di un professionista più attento a stupirlo con speculazioni originali e frasi spiazzanti che non a stabilire una comunicazione chiara e ad osservare gli indicatori della salute che l'esperienza clinica gli suggerisce di tenere in considerazione.  
Il giudizio di gusto in questo contesto è secondario: non riuscire mai a subordinare tale giudizio ad altre valutazioni non è segno di spiccata intelligenza o sensibilità, quanto di rigidità, e spesso di egotismo. Se la prima cosa che ci viene in mente di fare con gli stimoli che il mondo esterno ci consegna è sempre soltanto di esprimere il nostro gradimento/sgradimento, allora la forma della nostra comunicazione somiglia molto a quella dei bambini non ancora pienamente socializzati: difficilmente riusciremo ad interagire in situazioni complesse e ad approfondire la conoscenza e l'analisi della realtà immediata, come invece dovrebbe essere necessario nel quadro di una relazione che vuol essere terapeutica (e in molte altre forme di relazione adulta).

La considerazione della capacità di godere delle piccole cose può essere un soggetto banale nel campo della letteratura ma anche, ciononostante, un importante indizio clinico. Godere delle piccole cose è banale a dirsi, ma è anche molto difficile e importante nell'esperienza vissuta.

Così è, se vi pare.

Ciao Emma, ho letto il tuo messaggio, e spero che il tuo percorso abbia avuto un'evoluzione positiva. Vorrei chiederti un "consiglio", poiché io soffro da ormai 3 anni di disturbi alimentari (inizialmente anoressia nervosa sfociata recentemente in bulimia nervosa), accompagnati da stati depressivi sempre più opprimenti. In questo ultimo anno in particolare ho iniziato a perdere completamente la voglia di vivere e di lottare. Passo le giornate a piangere o riempirmi di cibo e stare poi male sia fisicamente che psicologicamente. non riesco a seguire le lezioni universitarie e a studiare per gli esami, non riesco a essere felice con gli amici, non riesco a voler bene alla mia famiglia. Mi sento completamente amorfa e penso costantemente che se non fosse per il dispiacere che darei ai miei genitori vorrei togliermi la vita. La domanda è la seguente, come hai fatto a trovare la forza? L'aiuto dei dottori fa qualcosa?

Grazie mille in anticipo della risposta

Claire ha scritto:Ciao Emma, ho letto il tuo messaggio, e spero che il tuo percorso abbia avuto un'evoluzione positiva. Vorrei chiederti un "consiglio", poiché io soffro da ormai 3 anni di disturbi alimentari (inizialmente anoressia nervosa sfociata recentemente in bulimia nervosa), accompagnati da stati depressivi sempre più opprimenti. In questo ultimo anno in particolare ho iniziato a perdere completamente la voglia di vivere e di lottare. Passo le giornate a piangere o riempirmi di cibo e stare poi male sia fisicamente che psicologicamente. non riesco a seguire le lezioni universitarie e a studiare per gli esami, non riesco a essere felice con gli amici, non riesco a voler bene alla mia famiglia. Mi sento completamente amorfa e penso costantemente che se non fosse per il dispiacere che darei ai miei genitori vorrei togliermi la vita. La domanda è la seguente, come hai fatto a trovare la forza? L'aiuto dei dottori fa qualcosa?

Grazie mille in anticipo della risposta

Ciao Claire! Allora innanzitutto sappi che ti sono vicina, dato che l'apatia mi ha accompagnato per un po' e tutt'oggi ho i miei momenti di estraneità dalla vita. Non uso questo termine a caso dato che l'apatia di fatto questo è. Ti dico che il circolo vizioso in cui sei entrata è sicuramente difficile da gestire da sola, e non voglio mentirti, non esiste una ricetta magica. Io mi sfogai e feci di tutto, ma ero seguita e anche a tratti ricoverata. Dopo varie vicissitudini, e la costante presenza di famiglia, amici, psicologi e psichiatri la svolta è arrivata quando io dentro di me ho sentito la forza di reagire, una forza che non sentivo da molto. A step, ho visto che pian piano un evento ne scaturiva un altro fino a sentirmi di nuovo viva, non più sedata e controllata. La mia indipendenza oggi è la cosa migliore che ho. E me la sono guadagnata superando me stessa e dimostrando che posso fare tantissimo, che posso essere soddisfatta di me stessa e facendomi davvero forza anche da sola.
E come ce l'ho fatta io, ce la puoi fare pure tu. Ne sono sicura.