Come gestire "il senso di colpa"?

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Messaggio  Pavely Lun Feb 16, 2009 10:45 pm

Oggi ho riflettuto su di una cosa.

Io provo un senso di colpa grandissimo per tutti i miei errori.

Sento che tutte le mie scelte, le mie debolezze, i miei sbagli hanno avuto una eco dolorosissima anche per mio padre.

Ad esempio, ieri, lo vedevo oltre il vetro del reparto Rianimazione.

Così, mi chiedo: come affrontare i miei sensi di colpa?

(Non ho una risposta).
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Messaggio  Viola Lun Feb 16, 2009 11:30 pm

Ciao, questa domanda potresti portarla allo psicologo....Puoi svilupparla meglio...e ci vuole tempo perchè Tu risponda. Poi, mi chiedevo, ma di quante cose ti vuoi occupare in questo difficile e particolare momento? Farti venire anche i sensi di colpa mi sembrerebbe troppo no? Vediti con lo psicologo tutto ciò...Vedi dove ti portano i sensi di colpa, vedi se li provi o li subisci...e quando sei al capezzale di tuo padre stai lì vicino a lui e al tuo dolore,alla tua paura....Non ficcarci anche i sensi di colpa... La metà di quello che stai passando basta. Scusami se ti posso sembrare un pò dura ma anche io in questo momento sto subendo gli effetti dei sensi di colpa delle persone a me care...sono produttrici di piaghe...sia provarli che subirli crea delle piaghe autoalimentanti. Un abbraccio anche da parte mia.
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Messaggio  alfredo Mar Feb 17, 2009 2:33 pm

Il senso di colpa , eccessivo , basta da solo a paralizzare , e far cadere nella depressione . Spesso sono pensieri che martellano la mente e tutti gli sforzi per cacciarli non servono .
Proviamo a esaminarli e a vedere come uscirne .
Si prova il senso di colpa quando si ritiene di aver prodotto sofferenza ad altri con il proprio comportamento .
Come dicevo in un altro post , le scelte degli altri , familiari compresi , non provengono esclusivamente dalle nostre azioni , in parte forse , ma non del tutto . E già qui si può limitare quella responsabilità assoluta che si pensa di avere avuto nel determinare gli eventi .
Inoltre quanto si era consapevoli di fare del male con le prprie azioni? Spesso ci si è accorti in seguito , non prima , quindi non essendo consapevoli non puù esservi nemmeno eccessivo biasimo per se stessi .

Anche ammettendo di avere avuto una parte di responsabilità , si può considerare che siamo esseri fallibili , non siamo perfetti , e quindi si può sbagliare , fare errori . Si può ipotizzare qualcuno che non ha mai fatto errori? Impossibile !
Comprendere se stessi , come persone che sbagliano anche , senza tuttavia perdere la dignità , possiamo limitare gli effetti devastanti di questo sentimento .

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Messaggio  Pavely Mar Feb 17, 2009 7:58 pm

Grazie Viola, grazie Alfredo.

Certo è una guerra... posso capirlo.

Però, è vero... ci vuole più leggerezza.
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Messaggio  suggestione Mar Feb 17, 2009 10:08 pm

C'è da distinguere la vergogna con i sensi di colpa.
A volte la vergogna è più dolorosa e invalidante del senso di colpa.
Nella vergogna, credo c'entri molto le ripercussioni che il giudizi degli altri, potrebbero avere sull'andamento della nostra vita.
Il senso di colpa è sottile , personale, crea incertezza e conflitto, un dolore mascherabile.
Forse il senso di colpa non tocca tutta l'itera identità come la vergogna.

Come tutte le emozioni, anche il senso di colpa resta comunque un elemento che fa parte della vita del uomo, utile fin tanto che non lo incatena in comportamenti limitanti e estremamente penosi.
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Messaggio  Stef Mer Feb 18, 2009 2:21 am

Non credo che la vergogna sia identificabile col senso di colpa - e infatti non è questo che si diceva - ma è vero che anch'essa ha un ruolo invalidante, molto invalidante. E' un senso di inadeguatezza, di inferiortà, di insicurezza-incertezza da compromettere qualsiasi relazione umana, anche col fruttivendolo.
Ma passiamo al senso di colpa.
Vado dalla psicologa da due anni, da un neuropsichiatra da un anno e mezzo e precedentemente sono stato da psicologi, psichiatri, neurologi, psicoterapeuti vari e altre figure di tipo social-psicologico.
Ho fatto anche Tai-Chi Chuan, Dinamica Mentale e altro ancora che non sto a raccontare. Tutto questo durante molti anni. Per me questa storia è iniziata nel 1971.
Non sono mai uscito dai sensi di colpa.
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Messaggio  suggestione Mer Feb 18, 2009 5:40 am

Personalmente, per comprendere qualche cosa, ho bisogno di sapere anche che cosa non è.
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Messaggio  Pavely Mer Feb 18, 2009 9:16 am

Io credo che Suggestione abbia una grandissima cultura filosofica.

Per lui, il pensiero conta enormemente. Ad esempio, sarei certo che lui ami moltissimo le lunghe escursioni di Trekking nei parchi naturali.

Stefano, invece, ama tantissimo la creatività.

Canterel è più disincantato e Viola ha un grande carattere pratico.

Vorrei dire che i sensi di colpa si adattano in maniera differente all'immagine della nostra personalità.

Ad esempio: il mio Dottore dice che io sento moltissimo i sensi di colpa per via di una mia sensibilità evidente. Sono, secondo lui, contraddittorio.

Cioè: sono tidimo e aggressivo nello stesso istante.

Tendo a imitare le persone a cui voglio bene.
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Messaggio  fiorellino Mer Feb 18, 2009 10:02 pm

Io per stare bene devo necessariamente entrare in conflitto con i miei doveri e con le persone che amo. O sto male e non mi sento in colpa...o sto bene e mi sento in colpa...
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Messaggio  Viola Gio Feb 19, 2009 10:28 am

Sto leggendo un libro che mi ha dato lo psicologo martedì....Come dissi a Pavely, il senso di colpa subito o fatto subire, lo sto vivendo....L'ho portato come tema centrale nella mia seduta psicoterapica. Il senso di colpa è come una nebbia che avvolge tutti, il ricattatore e il ricattato morale. Si è in due. Basta cedere una sola volta al ricatto per innescare il meccanismo. Per lo più, il ricattatore è un manipolatore e non lo sa. Idem per il ricattato, che cede, inconsapevole di innescare il vortice. la nostra complicità è la ricompensa del ricattatore. Passare dal vederci vittime a evolverci ,trovando il coraggio di prendersi la responsabilità della nostra vita e dei propri problemi, cosa questa che in nessun altro luogo è così importante come nell'arena del ricatto morale. Il prezzo da pagare quando si cede ripetutamente al ricatto morale è enorme. I commenti ed il comportamento del ricattatore ci fanno sentire privi di equilibrio, pieni di vergogna e di colpa. Certo, il ricatto morale non è una violenza fisica ed evidente, ma non per questo le sue ferite sono meno profonde. Quando si convive con il ricatto morale, questo cresce e ci consuma fino al punto di mettere in grave pericolo le nostre relazioni più importanti e il nostro rispetto per noi stessi....Quindi nulla cambierà nella nostra vita finchè non cambieremo il nostro comportamento. Non basta guardare dentro di noi e comprenderci. Comprendere perchè ci comportiamo in modo da essere sempre sconfitti non ci aiuterà a smettere di farlo. E' necessario agire. Dobbiamo fare il primo passo lungo una nuova strada. Per questo dicevo che bisogna farsi aiutare dallo psicologo....perchè queste dinamiche manipolatrici avvengono spesso in ambiti come la famiglia , l'amicizia, il lavoro...In ambiti relazionali per noi importanti....Farsi aiutare a cambiare noi e non gli altri...
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Messaggio  Viola Gio Feb 19, 2009 11:37 am

....Uno degli effetti più gravi del ricatto morale è la sua capacità di restringere il nostro mondo. Il ricatto morale ci lascia pieni di sentimenti inespressi che covano sotto la cenere.La maggior parte dei bersagli di un ricatto tende a nascondere questi sentimenti, ad accumularli dentro di sè, soltanto per poi doverli affrontare in forme più stressanti : depressione, ansia, bulimia, mal di testa, un intero spettro di manifestazioni fisiche ed emotive che si sostituiscono a quei sentimenti inespressi. Le persone bersaglio di ricatti morali si abituano a tal punto ai giudizi negativi, alla disapprovazione, alle pressioni e reazioni eccessive che, diventano riluttanti a condividere parti significative della loro vita. Ciò significa che smettiamo di parlare di : Cose stupide o imbarazzanti che abbiamo fatto.Il nostro ricattatore potrebbe usarle per metterci in ridicolo. Pensieri tristi, paure o insicurezze. Il ricattatore potrebbe usarle contro di noi per dimostrarci che sbagliamo a resistergli. Speranze, sogni, progetti, mete fantasie. Potrebbero essere calpestati o usati come prova di quanto siamo egoisti. Esperienze infelici o infanzia difficile.Potrebbero essere interpretate come ulteriore prova della nostra instabilità o inadeguatezza. Qualsiasi cosa possa mostrare che stiamo cambiando e crescendo. Ai ricattatori non piace quando minacciamo di capovolgere la barca. Che cosa resta quando una persona ci costringe a camminare sulle uova? Discorsi superficiali,silenzi tesi, molta tensione. Proprio sotto la calma artificiale che circonda un ricattatore appena placato e un bersaglio che ha ceduto, c'è una frattura che si va sempre più allargando tra loro.
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Messaggio  Viola Gio Feb 19, 2009 11:54 am

Il ricatto morale può non costituire una minaccia vitale, ma ci deruba di una delle nostre proprietà più importanti, la nostra integrità. L'integrità è un luogo dentro di noi dove risiedono i nostri valori e il nostro metro morale, ciò che ci permette di sapere che cosa è giusto e che cosa è sbagliato per noi. Sebbene si tenda a sovrapporre integrità e onestà, l'integrità significa molto di più. La parola stessa vuol dire " INTEREZZA" , e noi la sperimantiamo come la certezza che " Io sono così. Quello in cui credo. Quello che sono disposto a fare, e il limite che non sono disposto a oltrepassare". Molti di noi non hanno problemi a elencare i fare e i non fare, o meglio i "Fà", "Non fare" che ci guidano. Ma rendere queste convinzioni parte del tessuto della nostra vita e difenderle sotto la pressione di un ricatto emotivo è molto difficile. Spesso capitoliamo e compromettiamo la nostra integrità, non ci ricordiamo più come ci si sente a essere integri. E COME CI SI SENTE AD ESSERE INTEGRI?? Prendetevi un minuto per studiare la lista che segue, potete anche leggerla a voce alta. Immaginate che per voi ogni affermazione sia vera, e lo sia pressochè sempre. DIFENDO SEMPRE QUELLO IN CUI CREDO-- NON PERMETTO ALLA PAURA DI GOVERNARE LA MIA VITA-- AFFRONTO LE PERSONE CHE MI HANNO FERITO-- DEFINISCO IO CHI SONO, PIUTTOSTO CHE LASCIARMI DEFINIRE DAGLI ALTRI-- MANTENGO LE PROMESSE CHE FACCIO A ME STESSO-- PROTEGGO LA MIA SALUTE FISICA E PSICHICA-- NON TRADISCO GLI ALTRI--DICO LA VERITA'-- Applicate a noi stessi, se riflettono devvero il nostro modo di essere nel mondo, queste affermazioni hanno un potente effetto liberatorio, perchè ci forniscono un punto d'appoggio, un sicuro equilibrio che c'impedisce di perdere il nostro centro, di essere sballottati qua e là dalle tensioni e dalle pressioni che gravano costantemente su di noi. Quando cediamo ad un ricatto emotivo, cancelliamo a una a una le affermazioni della lista, dimenticando quello che è giusto per noi. E ogni volta che lo facciamo , sacrifichiamo un altro piccolo pezzo della nostra interezza. Quando violiamo questa dimensione essenziale di noi stessi, perdiamo una delle forze GUIDA più chiare della nostra vita. Andiamo alla deriva.
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Messaggio  alfredo Gio Feb 19, 2009 4:01 pm

Chi ha come schemi mentali ricorrenti il sentirsi in colpa , si può cercare l'origine nella relazione con le figure di attaccamanto , nell'infanzia , quando la dipendenza da quelle figure significava la sopravvivenza emotiva.
Spesso il genitore , che non sa gestire i propri problemi , coinvolge il bambino in relazioni non chiare , malate di ricatti affettivi , e il bambino avendo estremo bisogno di affetto , si sovraccarica di responsabilità nella speranza di soddisfare il genitore e ricevere la tanto agognata ricompensa .
In età adulta , ogni avvenimento può essere interpretato includendoci una propria responsabilità .
Cioè può scattare sia in presenza di richieste o imposizioni di altri come dalla lettura personale delle proprie azioni .
Nelle relazioni affettive non è sempre chiaro il confine delle posizioni e il rispetto cede spesso il posto alla sopraffazione , che nasce a mio avviso dalla insicurezza che usa l'altro sperando di superarla .

Mi è capitato di sentirmi molto in colpa , dopo la morte di mia madre , quando pensavo di avere avuto comportamnenti sbagliati , nell'ultimo periodo della sua vita e non avevo poi più la possibilità di riparare .

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Come gestire "il senso di colpa"? Empty colpa, colpa, mia grandissima colpa...

Messaggio  anthea Gio Feb 19, 2009 4:34 pm

I sensi di colpa sono inutili.
Penso che chiunque abbia sentimenti e affetti, cerchi di fare del proprio meglio per i propri cari.
Se poi ci si sbaglia, se si sta male e per questo si sia dato poca importanza all'altro, concentrati sui propri guai, ecc.. è una cosa umana.
Come dice il proverbio "errare humanum est, perseverare autem diabolicum" quindi togliamoci di dosso le nostre colpe di poveri mortali, che ci fanno sprofondare in pensieri circolari e ossessivi, e rimbocchiamoci le maniche per migliorarci e migliorare così il ns. rapporto con gli altri.
Come dice Viola è meglio agire. Pensare e ripensare non cambia la realtà delle cose.

Queste razionali parole pronunciate da una pluridepressa hanno un chè di demagocico... Razz

Però, come dicono i preti: Fate quello che dico e non quello che faccio!! bom
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Messaggio  anthea Gio Feb 19, 2009 4:35 pm

scusate volevo dire demagicico.... no ehm, demagogicio... ehm allora....
demagogico! cheers
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Messaggio  alfredo Ven Feb 20, 2009 2:45 pm

L'origine e le dinamiche che generano ill senso di colpa sono talmente vaste e complicate che per liberarsene ci può essere bisogno dello psicologo . Come per la depressione , imporsi di mettere da parte i sensi di colpa non assicura un esito positivo .
Approfondire l'argomento per saperne di più e capire meglio cosa è successo nella propria storia personale può permettere di modificare tali schemi mentali . Il libro " sentirsi in colpa " delle autrici Paola Di Blasio e Roberta Vitali , ed il mulino , è a mio avviso molto valido .

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Messaggio  Pavely Ven Feb 20, 2009 5:04 pm

Viola ha scritto:Sto leggendo un libro che mi ha dato lo psicologo martedì....Come dissi a Pavely, il senso di colpa subito o fatto subire, lo sto vivendo....L'ho portato come tema centrale nella mia seduta psicoterapica. Il senso di colpa è come una nebbia che avvolge tutti, il ricattatore e il ricattato morale. Si è in due. Basta cedere una sola volta al ricatto per innescare il meccanismo. Per lo più, il ricattatore è un manipolatore e non lo sa. Idem per il ricattato, che cede, inconsapevole di innescare il vortice. la nostra complicità è la ricompensa del ricattatore. Passare dal vederci vittime a evolverci ,trovando il coraggio di prendersi la responsabilità della nostra vita e dei propri problemi, cosa questa che in nessun altro luogo è così importante come nell'arena del ricatto morale. Il prezzo da pagare quando si cede ripetutamente al ricatto morale è enorme. I commenti ed il comportamento del ricattatore ci fanno sentire privi di equilibrio, pieni di vergogna e di colpa. Certo, il ricatto morale non è una violenza fisica ed evidente, ma non per questo le sue ferite sono meno profonde. Quando si convive con il ricatto morale, questo cresce e ci consuma fino al punto di mettere in grave pericolo le nostre relazioni più importanti e il nostro rispetto per noi stessi....Quindi nulla cambierà nella nostra vita finchè non cambieremo il nostro comportamento. Non basta guardare dentro di noi e comprenderci. Comprendere perchè ci comportiamo in modo da essere sempre sconfitti non ci aiuterà a smettere di farlo. E' necessario agire. Dobbiamo fare il primo passo lungo una nuova strada. Per questo dicevo che bisogna farsi aiutare dallo psicologo....perchè queste dinamiche manipolatrici avvengono spesso in ambiti come la famiglia , l'amicizia, il lavoro...In ambiti relazionali per noi importanti....Farsi aiutare a cambiare noi e non gli altri...


Hai sottolineato in modo bellissimo il valore della Dignità.
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Messaggio  sergio Mar Feb 24, 2009 4:52 pm

Ciao a tutti, sono nuovo del forum e l'ho trovato molto interessante. Sono molto appassionato di psicologia anche se non sono laureato in chissà quale campo. Avete scritto tutti cose veramente interessanti. I miei complimenti. E' senz'altro un forum ricco di persone intelligenti, solo perché secondo me chi si interessa della mente umana è automaticamente "più avanti" rispetto a persone che alcune domande non se le pongono nemmeno. Spero che mi accettiate tra di voi, dopo questa leccata gratuita!!!! Very Happy

Qualcuno mi ha detto che il senso di colpa è il male del secolo....probabilmente perché forse è una delle cause della depressione, del non sentirsi bene con se stessi, dello stare male con gli altri....
Beh, senz'altro qualcosa di vero c'è, intendo dire che se non avessimo nessun senso di colpa sicuramente alcune emozioni negative non le proveremmo nemmeno...
Sono andato dallo psicologo solo una volta nella mia vita, e questo è servito a farmi dire che alcuni dei miei problemi erano dovuti al mio periodo adolescenziale....ma grazie....basta leggersi un po' Freud!!! E poi continuava a dirmi che capire il perché si provano determinate sensazioni o emozioni serve a poterle gestire meglio....per la serie: "se sai perché sei nervoso e ne sei cosciente, allora puoi controllare il tuo nervosismo".

Sinceramente credo che alla fine di qualsiasi percorso psicoterapeutico la soluzione sia sempre e unicamente una: "ACCETTARSI".
Non pensate che molti, e io penso tutti o quasi tutti, i problemi della mente umana siano in qualche modo legati al fatto che vorremmo essere sempre meglio di come siamo?
Cioè: il senso di colpa lo si ha quando, come ha detto Alfredo, si ritiene di aver prodotto sofferenza ad altri con il proprio comportamento, quindi quando secondo noi non siamo stati in grado di comportarci "bene" con una persona.....già......pensiamo di non essere stati in grado.....

E' tutto dentro di noi.........come dice ingenuamente un mio amico: "L'importante è essere convinto!!!"
Se sei convinto di essere depresso...sarai depresso....
Se sei convinto di aver fatto del male ad una persona.....le farai sicuramente male col tuo senso di colpa....

Insomma, secondo me ACCETTARSI è la soluzione di molti problemi.....
Non farsi troppe seghe mentali.......................tanti amici mi dicono spesso che tante volte sto male perché penso troppo...mi dicono di svagarmi e farmi meno domande......e loro sono felici, o almeno sembrano esserlo....

Bisogna scherzare su noi stessi, accettarsi per come si è, rendersi conto soprattutto che solo il tempo cambia e ci farà cambiare...
Una volta che ci accettiamo, senza porci troppe domande, non avremo più sensi di colpa o altre sensazioni che la psicologia tramuta facilmente in patologie....col tempo non potremo,o far altro che migliorare noi stessi e il rapporto che abbiamo con gli altri....

Un abbraccio a tutti..

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Messaggio  lunatica Mar Feb 24, 2009 5:10 pm

Insomma, secondo me ACCETTARSI è la soluzione di molti problemi.....
Non farsi troppe seghe mentali.......................tanti amici mi dicono spesso che tante volte sto male perché penso troppo...mi dicono di svagarmi e farmi meno domande......e loro sono felici, o almeno sembrano esserlo....

Bisogna scherzare su noi stessi, accettarsi per come si è, rendersi conto soprattutto che solo il tempo cambia e ci farà cambiare...
Una volta che ci accettiamo, senza porci troppe domande, non avremo più sensi di colpa o altre sensazioni che la psicologia tramuta facilmente in patologie....col tempo non potremo,o far altro che migliorare noi stessi e il rapporto che abbiamo con gli altri....

Un abbraccio a tutti..[/quote]

Ciao Sergio flower Benvenuto su questo forum di picchiatelli.Anche secondo me la parola chiave è accettarsi.E prendere la vita alla leggera e pensare di meno,si...ahimè,se solo fosse più facile... Very Happy
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Messaggio  Viola Mar Feb 24, 2009 8:32 pm

Non sapevo che accettare la depressione bastasse a guarire.
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Messaggio  suggestione Mar Feb 24, 2009 10:05 pm

Bene a questo punto c'è da fare chiarezza.
Il modo in cui agiamo e le reazioni che si hanno nella vita nella maggior parte delle volte sono inconsce.
Accettarsi, presuppone conoscere i meccanismi delle nostre azioni.............perché faccio ciò che faccio? perché sto male invece di stare bene? perché vedo certe opportunità e mi precludo altre? perché invece di andarmene in giro per il mondo, mi rinchiudo in una camera al buio? etc etc.

Un depresso, uno schizofrenico, un paranoico, un ansioso etc etc, può accettare la sua condizione, ma sopratutto può essere accettato dalla comunità?

La mia risposta è NO.

Gli stati alterati, non precludono l'intelligenza e la sensibilità nei confronti della vita e del mondo, anzi possono essere accentuati.

Voglio ricordare che il termine depressione è un termine immensamente generico,per cui ognuno ha una propria forma di depressione, che ha cause diverse quindi hanno bisogno di approcci terapeutici differenti.

Le strade che si possono intraprendere sono molte, però non sempre conducono all'obbiettivo desiderato.

Rendere COLLABORATIVO L'INCONSCIO, questo è secondo me un concetto sul quale si potrebbe lavorare.
Quindi non solo la ricerca della causa, ma rieducare l'inconscio affinché si possano assumere nuovi comportamenti.

C'è un momento in cui il pensiero diventa fisico, a seconda delle sue modalità può cambiare la chimica del nostro organismo, in positivo oppure in negativo.
Nella depressione, i pensieri inconsci sono tali da produrre una chimica negativa.

Accettarsi quindi non cura nessuna malattia, in quanto è un pensiero conscio, che non sortisce nessun cambiamento biochimico rilevante.
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Messaggio  lunatica Mar Feb 24, 2009 11:20 pm

Io intendevo l'accettare se stessi,non la patologia.Noi non siamo un tutt'uno con la patologia.Non siamo solo depressione.
E poi a volte la depressione può essere causata dal non accettare qualcosa di sè stessi o della propria vita,della propria personalità,ecc.
E comunque si tendeva a sdrammatizzare...a non appesantire ulteriormente l'argomento,che credo sia già abbastanza pesante e doloroso di per sè.
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Messaggio  suggestione Mer Feb 25, 2009 5:49 am

Very Happy Very Happy Very Happy
La mia risposta non era rivolta a te in particolare, per cui riponi la spada.

Ogni qual volta aprite un nuovo argomento ricordate di aggiungere, MODALITÀ D'USO, tanto per orientarsi e non infastidire qualcuno.

Buona giornata!!

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Messaggio  anthea Mer Feb 25, 2009 8:52 am

Sugge ha risposto in maniera sicuramente profonda.
Vorrei aggiungere che accettarsi è sicuramente il primo passo da fare per aumentare la stima di sè e quindi migliorare i propri schemi mentali, ma da sola l'accettazione non basta.
Ci sono eventi traumatici gravi, malattie, disagi infantili e altro ancora che in un individuo scatenano la depressione.
Dato che, come dici tu, in questo forum ci sono tante persone intelligenti e che si rivolgono a professionisti seri, non credi che se fosse così semplice sarebbero già tutti guariti?

Tu ragioni da persona non depressa. Sono d'accordo che alleggerire la tensione sul nostro vissuto e sorridere dei propri limiti serva ad allentare la tensione, ma un depresso è tale proprio perchè non riesce più a sorridere.

Quello che sappiamo tutti a livello razionale, nella depressione viene sommerso dal proprio vissuto negativo con una forza da tsunami. Tutto viene spazzato via da un vortice che ti trascina giù, sempre più giù... a nulla valgono i pensieri razionali.

E' come se all'improvviso ti trovassi di fronte ad un orso inferocito. La ragione dice che dovresti stenderti a terra e fingerti morto, invece terrorizzato inizi a correre e sei finito!

Imparare a risollevarsi dalle cadute della vita è un percorso lungo e doloroso che richiede moltissime risorse e tanta fatica. Per ognuno è un cammino simile ma assai differente....

Benvenuto nel FORUM. Con questo intervento ci hai permesso di chiarire alcuni punti.
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Come gestire "il senso di colpa"? Empty Re: Come gestire "il senso di colpa"?

Messaggio  Viola Mer Feb 25, 2009 9:22 am

Il senso di colpa non ha nulla di leggero. Fare una parodia sulla leggerezza, nell'ambito di un thread sul senso di colpa , sembrerebbe come spostare l'attenzione da A a B . La leggerezza arriva senza tante parole e teorie, quando ci si libera dai meccanismi che minano la nostra integrità. Quando devi ATTUARE il comportamento diverso in risposta ad un ricatto morale , purtroppo non c'è leggerezza....E' pesantissimo invece!!! Provare per credere. Si cede al ricattatore morale per non sentire la paura di essere rifiutati, allontanati, di perdere (magari un figlio).Ed i sensi di colpa accadono perlopiù in casa , tra i familiari, gli amici, il lavoro. Se un'emerito sconosciuto dovesse farti sentire in colpa allora si che puoi dire con leggerezza chissenefrega! Quando si va in psicoterapia ad AFFRONTARE un problema , le teorie lasciano il tempo che trovano....Bisogna agire...Andate in terapia e poi parliamo della leggerezza ok? Affrontiamo cosa vuol dire accettare se stessi....Accettare di essere depresso significa , andarsi a curare. E' l'inizio di un processo , forse, alla fine arriverà la leggerezza. Accettare di essere nelle maglie di un ricatto morale è FARE un COMPORTAMENTO DIVERSO e di solito non si sa COME FARE. Da soli , a questi livelli, non si arriva da nessuna parte...Fare una sedutina di psicoterapia, o entrare in un forum sulla depressione per la prima volta e far sentire con un post, deficiente chi legge, della serie, ma non avete capito nulla...basta accettarsi e credere in se stessi...beh non solo si esce fuori tema del thread, ma non si tiene conto del contesto del forum...L'ho letto come una sputazza , lasciata qui...con una certa leggerezza. Questa è l'unica leggerezza che ho capito.
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