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Messaggio  oscar00 Sab Nov 07, 2015 3:33 pm

Ciao a tutti, mi sono iscritto su questo forum per cercare la risposta ad una domanda che mi attanaglia da anni: cosa fare contro la depressione? Mi spiego meglio. È da anni che faccio i conti con una situazione familiare assurda, i miei sono separati e mia madre ha problemi di alcolismo, il che mi ha inevitabilmente portato a vivere una spiacevole altalena emozionale. Vivendo con mia madre sono spesso costretto ad assistere a scene che non auguro a nessuno, oltre che a convivere con la frustrazione di avere davanti una persona che sta rovinando due vite: la mia e la sua. Mio padre, come si dice a Roma, si fa "i cazzi suoi". Riduce sempre di meno gli alimenti che dovrebbe darmi e spesso fa il furbo, prendendo soldi che non gli spettano (ad esempio rimborsi universitari dalle tasse). In tutto questo ci sono io, che a 26 anni cerco di realizzare le mie aspirazioni professionali per le quali ho combattuto per anni, nonostante una famiglia incapace di stimolarmi e di sostenermi. Tralasciando che a questa età, un momento decisivo direi, il sostegno dei propri genitori è cruciale (mentre adesso sono impegnati a farsi la guerra per il divorzio), non riesco a trovare una tranquillità personale. Spesso sono vittima di momenti di totale apatia innescati anche da piccolezze. In quei momenti mi verrebbe solo da piangere e non riesco più a vedere il buono in nessuna delle situazioni che mi circondano.

So che la soluzione migliore sarebbe quella di staccarmi dai miei, ma per adesso non è semplice, soprattutto perché non voglio buttare tutto ciò che ho costruito fino ad ora.
Ma cosa posso fare? Come si affronta una cosa del genere quando non c'è praticamente nessuno su cui poter contare?

Grazie e buon weekend

oscar00

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Messaggio  merla Sab Nov 07, 2015 4:08 pm

Ciao Oscar,

TI scrivo perché ho vissuto una situazione in parte simile, mamma alcolista e tutta una sequenza di problemi familiari, economici, lavorativi nonché poi alla fine di salute, che è inutile descrivere.
Più o meno alla tua età anche i miei si son separati, sia per finire l'università, sia perché probabilmente non mi sentivo in grado, io sono andata a stare con mio padre, e la mia vita è sicuramente migliorata (con lui andavo molto d'accordo) ma in realtà per ragioni economiche dopo poco mi son trovata a vivere da sola e, se da una parte mi è esplosa la depressione, dall'altra ho iniziato a prendermi piano piano in mano la mia vita, anche solo per curarmi.
FInché stavo in famiglia, comunque sia, i problemi erano gli stessi che poi sono venuti fuori con la depressione, tuttavia a botte di nervi e rimozione, tiravo avanti. Paradossalmente la depressione è stato un miglioramento perché è stata l'occasione di tirare fuori e guardare tante cose.

Comunque, il consiglio migliore che posso darti è di rivolgerti a un gruppo dei 12 passi, tipo il CODA (codipendenti anonimi) o ALANON (parenti non alcolisti di alcolisti anonimi). Al di là del metodo dei 12 passi, che funziona, sia per gli alcolisti, sia per gli strascichi che  l'alcolismo lascia inevitabilmente su tutti i familiari, in ogni caso si tratta di gruppi di persone con problematiche simili (non ci crederai, lo si capisce con il tempo, ma i figli degli alcolisti hanno TUTTI le stesse dinamiche) che potranno darti linee di comportamento e interpretazioni nuove ed efficaci, oltre che un supporto, anche emotivo Smile.
Sono gratuiti, salvo un piccolo contribuito volontario a seconda delle possibilità (anche pochi centesimi :-)) e si riuniscono una volta alla settimana.

Poi potresti anche provare a cercarti uno psicologo che ti dia un supporto, caso mai ti accorgessi che il gruppo non basta o che cmq hai bisogno di qualcosa di più. Anche lì puoi trovarlo anche a prezzi accettabili.
Aggiungo, non come indicazione ma a titolo squisitamente personale, per anni io ho preso psicofarmaci, e mi sono serviti. La depressione mi è esplosa piuttosto seriamente e l'unico modo di continuare a lavorare e tirare avanti sono stati gli psicofarmaci, per cui assolutamente non li demonizzo. Ma con il senno di poi, mi sento di affermare con certezza che i miei problemi, nonostante anche una discreta predisposizioni, stavano tutti in dinamiche e trascuratezze sperimentate nella mia famiglia e li ho risolti soltanto affrontando il problema in un altro modo, con la psicoterapia. Insomma, se mi ricapitasse e non mi trovassi, come mi sono trovata, molto in emergenza, non credo li riprenderei e percorrerei un'altra strada.

TI consiglio i gruppi, perché mi sembri più consapevole di quanto non fossi io alla tua età, e perché, se intendi vivere in famiglia ancora per un po', potresti davvero trovare ottime indicazioni anche pratiche e concrete per gestire la quotidianità e imparare a sganciarti da situazioni che sono troppo pesanti da gestire. Le impareresti anche con un psicologo, per carità, ma seguendo una via un po' più lunga, almeno questa è la mia esperienza.

Scrivimi pure, sia qui, sia in pvt

Merla
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Messaggio  oscar00 Sab Nov 07, 2015 4:53 pm

Ciao Merla, grazie per la risposta.
Ho provato i gruppi da te citati anni fa, ma ero rimasto abbastanza shockato dalla componente religiosa che c'è in essi (insomma, non sono come nei film ahah). La verità è che il problema di mia madre è irrisolvibile, dato che lei rifiuta qualsiasi tipo di aiuto, anche dopo fatti "eclatanti" tipo cadute e come simili. Per adesso ho deciso di vivere la mia vita come posso, fortunatamente non abbiamo problemi economici (non è che siamo Donald Trump eh ahah) e riesco ancora a ritagliarmi i miei spazi. Certo, ogni tanto ripiombo nella realtà casalinga e familiare, ed è lì che magari mi faccio più male.


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Messaggio  merla Sab Nov 07, 2015 7:28 pm

Ti rispondo domani. ;-)
Buona serata
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Messaggio  merla Dom Nov 08, 2015 9:57 am

Eccomi.

Dicevamo, sì indubbiamente la componente religiosa o meglio pseudoreligiosa, visto che cmq aconfessionale, c'è.

Però, diventa anche comprensibile, alla luce del fatto che, in ogni caso, i problemi di dipendenza e i problemi correlati (e con questo intendo anche problematiche dei familiari) sono in linea di massima strettamente connessi a problemi di "controllo".
Sostanzialmente, una dipendenza è il risultato di un tentativo spesso inconsapevole e sempre disfunzionale di controllare la realtà e soprattutto le proprie emozioni: bevo e provo sensazioni/emozioni piacevoli, quindi continuo a bere in modo da provare sempre quelle sensazioni/emozioni. Al di là delle conseguenze, anche fisiche, è il principio stesso a essere surreale, perché nella realtà le emozioni non si possono controllare, si può al massimo imparare ad attraversale in modo da non esserne del tutto in balia.
Questo approccio alla realtà e alle proprie emozioni, inevitabilmente, si disperde poi su altri aspetti della vita, tra cui soprattutto le relazioni umane: per questo poi le famiglie dove ci sono problemi di dipendenza sono immerse in rapporti umani fondati alla fin fine su manipolazione, ricatti morali ecc. ecc.

A questo punto, senza entrare nel merito di religioni/pseudoreligioni, l'affidare a un'autorità superiore, quale essa sia, il controllo e la responsabilità di ciò che sfugge al nostro di controllo è in ogni caso un modo efficace di rompere questa dinamica (e nondimeno di riprendere il controllo quando invece in realtà ce l'abbiamo).
D'altro canto, credo, è sempre utile chiedersi anche perché questo aspetto sia in sé shockante: alle riunioni dei gruppi dei dodici passi vengono chieste poche cose: partecipare alle riunioni, dire due formulette di poche parole (che vengono intese come preghiere, ma sono veramente quattro parole di carattere totalmente generale), contribuire nella misura in cui si può (e insomma un minimo la disponibilità della sala costerà) e rispettare alcune regole se si decide di intervenire (parlare in prima persona, non interrompere, rispettare il tempo a disposizione). Nessuno chiede (o dovrebbe chiedere, a meno che tu sia capitato nel gruppo sbagliato) né di condividere la visione spirituale degli altri o di avere uno stile di vita che in qualche modo aderisca a quella o all'altra visione spirituale, né nient'altro. Neanche di intervenire né di fare il primo dei dodici passi, potresti andare per anni alle riunioni senza dire una parola e limitandoti ad ascoltare.
Personalmente, io avevo altri dubbi e altri aspetti che mi creavano delle resistenze: tuttavia a posteriori mi sono resa conto che il problema non erano i dubbi o gli aspetti, quanto piuttosto la mia tendenza a credere di dovermi conformare o in un certo senso compiacere (da brava figlia di alcolista) l'ambiente in cui mi trovavo e le persone con cui mi trovavo, quando in realtà nessuno mi stava chiedendo niente di tutto ciò. Non so se ho reso l'idea.

Comunque, io adesso non è che voglio a tutti i costi propagandare i gruppi dei dodici passi, tanto più che io in realtà li ho frequentati per pochi mesi e mi sono serviti molto, ma sostanzialmente per mettere a fuoco tanti meccanismi miei. Una cosa essenziale, e lo dico esplicitamente per quello che hai scritto, è che il tuo percorso dovrebbe esulare il più possibile dal fatto che tua madre risolva o meno: la tua famiglia c'entra nel tuo percorso personale esclusivamente perché è parte del contesto in cui ti trovi a vivere e sul quale tu hai un'influenza tutto considerato minima. Non è il contesto ideale, è ovvio, ma è il contesto reale che ti è toccato in sorte, come altri si son trovati a convivere con situazioni economiche e culturali drammatiche, problemi di disabilità, malattia ecc. ecc.. Quindi si tratta di andare avanti qui e ora con quello che è disponibile, dando il giusto peso alle situazioni e alle difficoltà, e investendo energie soltanto dove ha un senso, prioritariamente per se stessi. Che poi insomma, pare essere quello che già fai, ma Alanon o altre possibili soluzioni sarebbero percorsi che fai solo per te stesso, non per la tua famiglia. La tua famiglia farà quello che può, come può, se vuole.

Detto ciò, puoi anche chiedere ai SERT o persino negli ospedali: spesso organizzano gruppi per problematiche di dipendenza e a volte vengono affiancati anche da gruppi per famiglie e parenti che devono convivere con questi problemi. Cerca, anche se trovi gruppi apparentemente focalizzati su droga, o dipendenza affettiva o da cibo, puoi provare. Le dinamiche sono sempre le stesse e i problemi pratici pure.
Oppure puoi cercarti un supporto psicologico come si deve. Ci sono soluzioni a basso costo, ci sono terapeuti disponibili a venire incontro, oppure nel caso peggiore ti troverai applicato il tariffario dell'Ordine, dai 50 Euro in su a colloquio. Che detta così non sono pochissimi, però se vivi in casa, non vi sono grossi problemi economici e non hai responsabilità a tuo carico tipo figli, mutuo ecc. ecc., tagliando qui, tagliando là o cercandoti una piccola entrata, volendo si trovano. ;-)

Ciao
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