Aiuto - Mio fratello è depresso

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Messaggio  Blank Gio Gen 08, 2015 5:54 pm

Ciao a tutti, ho scoperto da poco questo forum. Scrivo per chiedervi un aiuto o sostegno. Mio fratello è caduto nuovamente in depressione ed io temo di non potercela fare a stargli accanto. Lo so, sono un mostro, ma la sua malattia trascina anche me nel baratro. Non sono una persona forte e anche la mia famiglia è impreparata rispetto alla 'prova' che ci si è presentata nuovamente davanti.

Ho cercato informazioni su Internet, ho letto le frasi da dire e quelle da non dire ad un depresso, ma la depressione è richiede ai familiari un'energia, forza d'animo, una sicurezza che non mi appartiene.

Mio fratello ha iniziato a prendere dei mediciali prima di Natale, ma la situazione non migliora: sta tutto il giorno a letto, non mangia quasi nulla e la sera fuma e beve. Sono terrorizzata, temo che non finirà mai... La cosa più brutta è che io sono entrata nel tunnel del panico: stargli vicino mi fa davvero male e cerco scuse per non stare a casa con lui.
Quando è depresso, mio fratello mi fa delle domande che mi fanno capire quanto anch'io sia sola e inutile al mondo (a 40 anno non ho amici e sono sola). Quando sono con lui non so cosa dire e sto zitta tutto il tempo, soffrendo in silenzio (cercando di trattenere le lacrime). Invece i depressi hanno bisogno di persone positive affianco e che trasmettano la forza di andare avanti: forza che ancora di più in questi periodi mi manca.

Piango durante il giorno al solo pensiero del suo stato d'animo e mi sento in colpa. In ufficio non riesco a concentrarmi, il pensiero che io possa stare bene mentre lui sta nel baratro mi fa sentire un verme.

Ho letto i vostri post, e vedo che molti di voi hanno la forza di reagire, ma per mio fratello non è così e la cosa peggiore è che nemmeno noi (la sua famiglia) siamo in grado di aiutarlo. Spesso penso che se noi fossimo stati diversi lui ne sarebbe già uscito. Mi viene da piangere.

Voi avete una persona in famiglia depressa? Come vi comportate? Di cosa parlate? Conoscete un centro che assista i familiari dei depressi a Roma? Come affrontate la situazione di un familiare depresso?
Ho bisogno di voi.




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Messaggio  madotsuki Gio Gen 08, 2015 7:07 pm

Blank ha scritto:Ciao a tutti, ho scoperto da poco questo forum. Scrivo per chiedervi un aiuto o sostegno. Mio fratello è caduto nuovamente in depressione ed io temo di non potercela fare a stargli accanto. Lo so, sono un mostro, ma la sua malattia trascina anche me nel baratro. Non sono una persona forte e anche la mia famiglia è impreparata rispetto alla 'prova' che ci si è presentata nuovamente davanti.

Ho cercato informazioni su Internet, ho letto le frasi da dire e quelle da non dire ad un depresso, ma la depressione è richiede ai familiari un'energia, forza d'animo, una sicurezza che non mi appartiene.

Mio fratello ha iniziato a prendere dei mediciali prima di Natale, ma la situazione non migliora: sta tutto il giorno a letto, non mangia quasi nulla e la sera fuma e beve. Sono terrorizzata, temo che non finirà mai... La cosa più brutta è che io sono entrata nel tunnel del panico: stargli vicino mi fa davvero male e cerco scuse per non stare a casa con lui.
Quando è depresso, mio fratello mi fa delle domande che mi fanno capire quanto anch'io sia sola e inutile al mondo (a 40 anno non ho amici e sono sola). Quando sono con lui non so cosa dire e sto zitta tutto il tempo, soffrendo in silenzio (cercando di trattenere le lacrime). Invece i depressi hanno bisogno di persone positive affianco e che trasmettano la forza di andare avanti: forza che ancora di più in questi periodi mi manca.

Piango durante il giorno al solo pensiero del suo stato d'animo e mi sento in colpa. In ufficio non riesco a concentrarmi, il pensiero che io possa stare bene mentre lui sta nel baratro mi fa sentire un verme.

Ho letto i vostri post, e vedo che molti di voi hanno la forza di reagire, ma per mio fratello non è così e la cosa peggiore è che nemmeno noi (la sua famiglia) siamo in grado di aiutarlo. Spesso penso che se noi fossimo stati diversi lui ne sarebbe già uscito. Mi viene da piangere.

Voi avete una persona in famiglia depressa? Come vi comportate? Di cosa parlate? Conoscete un centro che assista i familiari dei depressi a Roma? Come affrontate la situazione di un familiare depresso?
Ho bisogno di voi.



Ciao cara Blank, io da piccola ho dovuto badare a mia madre che era depressa, crescendo sia io che mio fratello ci siamo ammalati, e vedere lui e mia madre stare così mi faceva sentire peggio, e lo capisco.. Io amo mio fratello, ma cercavo di evitarlo, avevo paura, poi piano piano ci siamo avvicinati..
Una persona depressa è una persona come tutte le altre, solo che i problemi piccoli li vede come insormontabili, non vede in modo nitido, digli quello che sinceramente pensi, chiedigli cosa lo fa stare male, prova a capire, dagli il tuo punto di vista, ma ferma lo stereotipo, dire che devi darsi una mossa o cose del genere può farlo solo stare peggio... Non sono di Roma, quindi non saprei.. Parlare con qualcuno potrebbe essere comunque d'aiuto, prova a sentire anche il medico di base... scusa se non sono d'aiuto, dicci come procede, ti abbraccio forte I love you
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Messaggio  lorenzobg75 Gio Gen 08, 2015 11:33 pm

ciao blank,
situazione molto delicata la tua...essendo io stesso un soggetto depresso quello che posso consigliarti è prima di tutto cercare di eliminare l'eccessiva emotività tua,dovresti cercare di essere più razionale,nel senso che quando lo vedi e parli assieme,cerca di farlo come se fosse una persona normalissima,non farlo sentire malato e non compatirlo,se riesci invitalo a fare 4 passi o prendersi un caffè al bar,giusto una mezz'ora,poi se ne può tornare a letto,tanto per toglierli un p'ò di apatia che sicuramente ha...inoltre sii sempre comunque gentile e affettuosa al punto giusto e senza esagerare...io ti posso dire questo,perchè so cosa vuol dire avere la morte addosso ed andare al lavoro con un sorriso stretto mentre sono pieno di sconforto ed angoscia...quindi a me personalmente andrebbe di essere trattato così come ti ho detto,gentilmente ma con normalità...ed ogni tanto facci anche qualche battuta,magari gli scappa una risata...che è una delle armi migliori....
potrei sapere gentilmente da quanto soffre di depressione tuo fratello e da quanto in maniera così forte?...
ti saluto e ti abbraccio...facci sapere come va tra qualche giorno ok?
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Messaggio  Blank Ven Gen 09, 2015 5:30 pm

Innanzitutto grazie madotsuki e lorenzobg75 per avermi risposto.
Cercherò di farmi forza e di seguire i vostri consigli. Ovviamente quando mi sentirò giù di corda chiederò di nuovo il vostro sostegno, mi fate sentire meno sola.

Mio fratello ha incominciato a sentirsi giù da settembre, ma ora è in una fase più acuta. Già in passato ha avuto episodi di depressione, l'ultimo che mi ricordo risale a circa 3 anni fa (sembra assurdo, ma ho quasi rimosso i particolari dei precedenti episodi, forse la mente vuole rimuovere la sofferenza vissuta).

Le medicine le prende dal 22 Dicembre circa, il problema che la sera ha incominciato a bere ed ho letto che l'alcol riduce l'effetto dei medicinali, oltre a mettere a dura prova il fegato.

Ho la fortuna di avere un altro fratello che è più forte di me e che sto riscoprendo in questa fase.

Vi terrò sicuramente aggiornati, ora che vi ho scoperto non potrò fare a meno di voi.
GRAZIE!

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Messaggio  madotsuki Ven Gen 09, 2015 5:37 pm

Blank ha scritto:Innanzitutto grazie madotsuki e lorenzobg75 per avermi risposto.
Cercherò di farmi forza e di seguire i vostri consigli. Ovviamente quando mi sentirò giù di corda chiederò di nuovo il vostro sostegno, mi fate sentire meno sola.

Mio fratello ha incominciato a sentirsi giù da settembre, ma ora è in una fase più acuta. Già in passato ha avuto episodi di depressione, l'ultimo che mi ricordo risale a circa 3 anni fa (sembra assurdo, ma ho quasi rimosso i particolari dei precedenti episodi, forse la mente vuole rimuovere la sofferenza vissuta).

Le medicine le prende dal 22 Dicembre circa, il problema che la sera ha incominciato a bere ed ho letto che l'alcol riduce l'effetto dei medicinali, oltre a mettere a dura prova il fegato.

Ho la fortuna di avere un altro fratello che è più forte di me e che sto riscoprendo in questa fase.

Vi terrò sicuramente aggiornati, ora che vi ho scoperto non potrò fare a meno di voi.
GRAZIE!
Tranquilla Blank, scrivimi quando vuoi, cercherò di darti una mano.. un bacione I love you
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Messaggio  merla Ven Gen 09, 2015 6:54 pm

Ciao Blank,
non so se la cosa può tranquillizzarti, ma in ogni caso forse è un po' presto per vedere l'effetto dei farmaci: dipende un po' da cosa prende, ma l'effetto degli antidepressivi più usati in genere si vede dopo un lasso di tempo di circa 4 settimane e si stabilizza nel corso dei mesi. E, oltretutto, è possibile che la terapia vada ritarata, ma in genere lo psichiatra aspetta appunto un periodo adeguato per valutare se e quanto la terapia è efficace.
Insomma, se ha iniziato a prenderli il 22 dicembre, per il momento non mi preoccuperei, perché potrebbe essere tutto nella norma nell'ambito della cura della depressione.
Un po' più preoccupante, magari, potrebbe essere la questione del bere, che, al di là del fegato, ha delle interazione con gli psicofarmaci. Però, boh, cioè è chiaro che il bere può essere transitoriamente compensativo per una persona che sta male e può trattarsi soltanto di un'abitudine non tanto felice di questo momento. Poi, insomma, gli è già successo, ne è già uscito...forse pur nel malessere, sa quello che fa o fa quello che riesce.

Passando però alla tua domanda e correndo il rischio di sembrare un'egoista, tu mi sembri veramente molto destabilizzata per poter dare una mano a una persona in una fase depressiva. Credo che se senti la necessità di sganciarti un po' dalla situazione, fai bene a farlo nei limiti del possibile (vivete tutti insieme?) perché il tuo panico e la tua ansia (che non sono colpe e non sei un mostro) si percepisce anche solo leggendoti. Ti sembrerà paradossale, ma non è detto che dedicarsi a un depresso sia sempre la scelta migliore.
Se si riesce a conciliare la presenza nei confronti della persona che sta male con le proprie esigenze, allora ha un senso. Ma se non riesce e diventa uno sforzo, un dovere familiare o un obbligo alle volte si fa più danno, perché il malessere creato dallo stare insieme viene in ogni caso percepito. E allora è meglio dedicarsi a se stessi e basta.

Inoltre, non sono di Roma e non ho idea di cosa tu possa trovare (magari in rete c'è qualcosa, chi lo sa), però se questa situazione ti crea così tanta sofferenza, forse potresti essere tu a fare due chiacchiere con uno psicologo, non per una terapia magari, ma per un sostegno più breve. Essere nel panico ed essere ansiosi è più che comprensibile con un parente stretto che non sta bene, però se questo panico e questa ansia, ti portano a sentirti sola e senza amici, addirittura a rimuovere gli episodi precedenti, a non concentrarti sul lavoro ecc. ecc. forse non hai gli strumenti per gestirli e potrebbe essere un'idea chiedere per te un aiuto in questo senso.

Ciao
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Messaggio  elisabetta5656 Ven Gen 09, 2015 7:35 pm

Ciao Blank,benvenuta.Perdona la mia durezza ma non vedo proprio come tu,nella situazione che ci hai illustrato,sola,senza amicizie,senza relazioni importanti,con così tanti sensi di colpa nei confronti di tuo fratello possa aiutarlo.Non è che due persone fragili,insieme,diventano due persone forti.Tu rischi di giocarti,e probabilmente in parte l'hai già fatto,la tua vita,la tua libertà,e la possibilità di crearti una vita decente.Gli anni passano in fretta ed è arrivato il momento di aiutare te stessa e di liberarti,almeno in parte, dai sensi di colpa.La tua ambivalente voglia di aiutare tuo tratello rischia di trasformarsi in una trappola senza via d'uscita e piena di dolore per entrambi.Salvati finchè sei in tempo e cercati un bravo psicologo.Per il resto concordo pienamente con Merla.Ti parla una persona che potrebbe scrivere un trattato su questo argomento...credimi
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Messaggio  mmm Ven Gen 09, 2015 10:06 pm

Blank: non puoi salvarlo.

Qualsiasi cosa tu dica o faccia, non lo salverà, è solo lui che può salvarsi.

Accetta il fatto che tuo fratello è depresso e tu non puoi farci niente e non ne hai nessuna responsabilità.

Viviti la tua vita.

Fagli pure sentire la tua vicinanza e il tuo affetto quando ti va, e invece quando hai da pensare a te stessa pensa a te stessa.

Cerca di avere compassione di lui, di fargli capire che gli vuoi bene, ma non rovinarti la vita per lui.

Ognuno ha una sola vita da vivere, per quanto ne sappiamo, e nessuno ha diritto a disporne di due (la sua e la tua ad esempio).

In bocca al lupo. Sii amorevole quando non ti costa troppo, per il resto pensa prima di tutto a te stessa, e non sentirti in colpa per questo.

Ciao

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Messaggio  lorenzobg75 Dom Gen 11, 2015 11:42 pm

replico soltanto per evidenziare il mio parziale disaccordo con merla ed elisabetta...
blank,nella tua delicata situazione rischi pure tu un tracollo psicofisico dato che la tua situazione andrebbe salvaguardata,quindi concordo sul fatto che tu abbia bisogno di sostegno morale e magari di uno psicologo...
però trovo non giusto dire:"tu non puoi salvarlo,lascia stare"...care merla ed elisabetta,allora chiudete questo forum e facciamo che ognuno si fa i cazzi suoi...PUNTO!! tanto non serve a niente giusto??...quindi non perdete nemmeno il tempo per rispondere a questi post...tanto nessuno può salvare nessuno!!...giusto!!??...
affidatevi alle droghe legalizzate che chiamano psicofarmaci...quelli si che fanno miracoli!!...
INFATTI SI VEDE...IL CONSUMO DI PSICOFARMACI AUMENTA E AUMENTA ANCHE IL NUMERO DI DEPRESSI E SUICIDI VARI!!
infatti vedo quanti di voi sono guariti con i farmaci...siete ancora tutti qui con i vostri alti e bassi...a sto punto fatevi una bella sniffatina di cocaina che starete meglio per un p'ò...dato che,non so se avete capito ma non è che ci sia sta gran differenza...tra una droga legalizzata o meno...comunque ognuno faccia quello che ritengo più corretto...io non dico che i farmaci non possono aiutare,dico che se ti va di culo ti aiutano,altrimenti ti riempi il corpo di chimica con gli effetti collaterali che ne conseguono....
ragazzi...senza amore non si va da nessuna parte...cerchiamo di starci vicino,altrimenti siamo rovinati...
BLANK:in sostanza ti dico questo: stai vicino a tuo fratello se te la senti,ma con il dovuto distacco e senza farti coinvolgere troppo emotivamente...se invece stai male,prenditi pure delle pause,che è sacrosanto...
ultima cosa: quando sento che bisogna avere COMPASSIONE per una persona depressa mi va il sangue al cervello...possibile che non si possa usare una parola più idonea,come COMPRENSIONE O CONSIDERAZIONE,O AFFETTO??...

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Messaggio  merla Lun Gen 12, 2015 7:04 am

lorenzobg75 ha scritto:
però trovo non giusto dire:"tu non puoi salvarlo,lascia stare"...care merla ed elisabetta,allora chiudete questo forum e facciamo che ognuno si fa i cazzi suoi...PUNTO!! tanto non serve a niente giusto??...quindi non perdete nemmeno il tempo per rispondere a questi post...tanto nessuno può salvare nessuno!!...giusto!!??...


Ciao Lorenzo,
eh no, non è giusto e non era questo il senso dei nostri interventi (almeno fin qui mi prendo la libertà di parlare anche per elisabetta, da ora in avanti continuo solo per me).

Innanzitutto questo forum non ha la pretesa di salvare né curare nessuno, è un discorso fatto e rifatto molto volte. È solo uno spazio dove ci si può confrontare ma per "salvarsi", tocca fare altro. Sicuramente il confronto con gli altri e l'incontro con persone più o meno empatiche può essere d'aiuto, ma i propri problemi si affrontano da soli, tenendo ben fisso davanti a sé l'obiettivo centrato su se stessi.

Se da una parte è certo che una situazione con delle relazioni importanti amorevoli sia più "favorevole" alla cura della depressione rispetto a una situazione di solitudine e isolamento (e grazie al caxxo), ciononostante non basta in sé a curare la depressione. L'unico (e in questo senso sono anche in parte d'accordo con te sui farmaci) che veramente può curare la depressione, servendosi certamente dell'aiuto che ritiene più adatto, è il depresso, se e quando (e con i suoi tempi) riesce a mettere in atto i cambiamenti di vita, schemi di pensiero e relazioni che possono portare la sua vita su un binario, appunto, di vita e crescita personale.
Oltretutto, queste relazioni d'aiuto che nascono nell'ambito della famiglia o della coppia, sono quasi sempre malsane: o chi aiuta è un mezzo guru (ma scriverebbe qui?) che è veramente talmente tanto autonomo e in pace con se stesso da poter davvero impostare una relazione d'aiuto, oppure in genere nascondono altro, spesso dipendenza, controllo, senso del dovere distorto e, soprattutto, mancata accettazione dell'impotenza. Pensare davvero di poter "salvare" qualcun altro significa in un certo senso non accettare la vita stessa, che è fatta anche di depressione, di malattie, di imperfezione, infelicità e solitudine, mentre per amare qualcuno in modo autentico è indispensabile accettare tutti i limiti, di se stessi e dell'altro, depressione in tutte le sue sfaccettature compresa.L'amore prima che aiuto è scambio, e può diventare "aiuto" soltanto se chi aiuta ha raggiunto un grado di maturità personale che le persone molto fragili in genere non hanno, se non dopo aver fatto un lavoro personale su se stessi molto profondo. Inoltre, quando ci sono famiglie sprofondate nel disagio (e una depressione ricorrente di un membro della famiglia è un sintomo evidente) o ci si fa aiutare tutti insieme (e t'assicuro che non è per nulla semplice che 2, 3 o 4 persone siano pronte a mettere contestualmente se stesse e i propri rapporti in discussione) oppure è molto più efficace che ognuno vada per la sua strada. Egoista, forse, certamente concreto e salutare però.

Concludo con un minimo di "superbia": molto spesso in questo forum torna il tema della solitudine, che forse è uno dei lati più tetri della società in cui viviamo, e tanto più torna tra persone molto giovani che faticano a creare relazioni autentiche con gli altri e sinceramente a me spiace molto, la trovo davvero una cosa molto triste. Al tempo stesso raramente intervengo in questo senso, perché sono convinta che finché le persone sole aspettano che l'altro vada verso di loro o attendono trepidanti l'incontro che li salverà, molto probabilmente resteranno sole, perché per costruire dei rapporti che diano effettivamente qualcosa a livello umano tocca darsi da fare, rischiare, fidarsi, affrontare le delusioni e i rifiuti e continuare a insistere e a offrire se stessi all'altro senza pretese e accettando la possibilità di non ricevere NIENTE in cambio, non c'è altro modo, ma prima di tutto bisogna imparare a starci da soli e a volersi e farsi del bene anche quando, apparentemente o effettivamente, per noi non c'è nessuno. Se sono arrivata a questa conclusione è perché la solitudine (e quello che io percepisco come rifiuto o trascuratezza o mancanza di considerazione da parte degli "altri") l'ho sofferta e la soffro in questo periodo in un modo estremo: non ho genitori, fratelli, sorelle, il parente affettivamente più "vicino" vive in Europa centrale, non ho compagno, lavoro (molto) da sola, da casa mia al pc, e dopo due anni di sconvolgimenti della mia vita sto ritarando la maggior parte delle mie amicizie che si stanno rivelando molto diverse da quello che in realtà vorrei. Per me il vuoto affettivo con cui sto facendo i conti è qualcosa di pesantissimo, non passa praticamente giorno senza che mi arrivi, anche in modo violento, la botta di quello che mi manca, che vorrei e che forse potrei non avere mai. Anche io a volte sguazzo nell'invidia verso "gli altri" che sembrano avere tutto l'amore, l'affetto, la stabilità e il supporto che io non ho e non ho avuto, mi sembra che tutto sia ingiusto, tutti insensibili e superficiali. Poi quando ho sguazzato abbastanza e inizio ad annaspare, mi prendo il mio egocentrismo, lo metto in tasca e cerco di sbattermi per diventare una persona migliore, innanzitutto per dare un senso alla mia giornata e crearmi dei bei momenti, e in secondo luogo per avere qualcosa da offrire a chi mi incontra che non sia soltanto una mera lamentazione di quanto sono sfigata (e mi ci sento davvero sfigata, parecchio, non credere) e della fatica quotidiana (tanta) che rappresenta per me vivere. Forse, visto che dalla depressione sono uscita (facendomi un culo a capanna, per inciso), so per esperienza personale che "guarire" non vuole dire non sentire più la fatica di vivere (che sentono tutti, anche i non depressi), ma vuol semplicemente dire mettersi in condizione di farla questa fatica, e visto che sto facendo il meglio possibile per uscire anche da questa situazione di solitudine, invece di inalberarsi quando faccio qualche affermazione che esula dal tema ricorrente "poveri noi depressi, abbiamo bisogno di amore, siamo tanto sensibili, profondi ed empatici", sarebbe il caso di ascoltarmi, e, per ragioni molto simili anche se declinate in modo diverso, sarebbe il caso di ascoltare anche elisabetta.



Ciao

PS: Gli psicofarmaci non sono la panacea di tutti i mali. Tuttavia, io li ho presi per anni, quantomeno mi hanno permesso di costruirmi una professione e di non finire in mezzo a una strada, ho iniziato e continuo la psicoterapia, ho smesso di prendere gli psicofarmaci (solo per dirti che qualcuno con i farmaci guarisce). Sono convinta che siano fondamentalmente compensativi (come anche le droghe e l'alcol, in effetti), ma in determinate situazioni sono necessari e persino utili, se presi in un contesto terapeutico. Non credo, nel mio caso personale, che sarebbe stato sensato rischiare di aggiungere problemi di sostentamento e più episodi di malessere più violenti (e ti assicuro che nel corso degli anni ce ne sono stati di molto violenti) con conseguenze difficilmente valutabili, pur di evitare il farmaco. Onestamente, qualche goccia di xanax (o anche una canna, se vogliamo) non mi sembrano sto dramma, quando l'alternativa sono settimane di insonnia, o gesti di autolesionismo (che non finiscono sempre bene), se non tentativi di suicidio (idem). Il problema del farmaco è che è sostanzialmente deresponsabilizzante, ma anche la tv o la palestra possono essere deresponsabilizzanti.
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Messaggio  Blank Lun Gen 12, 2015 6:15 pm

Vi ringrazio per tutte le risposte che mi avete dato, alcune mi hanno fatto un po' male perchè probabilmente hanno colto subito il punto: prima devo 'lavorare' tanto su me stessa per poter essere d'aiuto a qualcun altro (a mio fratello in primis).

La decisione di andare dallo psicologo da sempre la posticipo, ma è un passo che dovrò fare, una strada obbligata.

La situazione che sto vivendo è stata per me come una bruttissima scossa di terremoto: ho sempre vissuto in una campana di vetro in cui problemi venivano risolti da altri, ma ovviamente so che questa cosa non potrà essere più così.

Vedere il fratello maggiore così debole è davvero destabilizzante, soprattutto per una persona emotiva e fragile come me. In questi ultimi giorni faccio fatica ad addormentarmi e mi sveglio molto presto, il mio pensiero ovviamente ètutto facalizzato su questa situazione. Mi accorgo inoltre che non sorrido più da troppo tempo. Cmq ho deciso che stasera mi iscrivo in palestra, mi sento in colpa ma lo devo fare per distrami.

Passando a mio fratello, sta prendendo 2 tipi di farmaci: quelli per controllare l'ansia e i psicofarmaci veri e propri. I primi fanno subito effetto, mentre per i secondi dobbiamo attendere la fine del mese.

Vi tengo aggiornati. Grazie a tutti voi per il vostro importante sostegno.

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Messaggio  elisabetta5656 Lun Gen 12, 2015 9:32 pm

Ciao Blank
Mi dispiace se alcune delle risposte,tra cui la mia,ti abbiano provocato dolore.E mi scuso per questo anche se ovviamente  nessuno aveva l'intento di ferirti.Come tu stessa hai riconosciuto sai benissimo che tu,in primis,dovresti farti aiutare e che non sei,come spessissimo accade nelle famiglie multiproblematiche e fragili,in questo momento, in grado di far star meglio tuo fratello.E che a nulla valgono i terribili sensi di colpa che provi,anche a nome della tua famiglia,per non riuscire a guarirlo.A lungo andare questi sensi di colpa potrebbero,perfino,far nascere una forte aggressività nei suoi confronti.Questo non significa che lo devi prendere a calci,ignorarlo del tutto o non cercare di farlo sfogare un pò,ma solo se ci riesci.Una cosa che però non devi assolutamente accettare è l'aggressività qualora ci fosse anche quella.Ma spero vivamente di no.Come Merla ti ha detto i farmaci hanno bisogno,per lenire il dolore ed il senso di inutilità profonda per tutto, di almeno 3 o 4 settimane di tempo.Purtroppo se non funzionano occorre cambiare molecole o dosaggio.Ma auguriamoci che non sia il caso di tuo fratello.Il tempo,comunque, è dalla sua parte.La crisi,a questi livelli,tende a risolversi anche da sola ma in un periodo molto più lungo.Con tutti i rischi che ne derivano però.Anche se datato e fortemente ideologizzato (il presupposto fondamentale, infatti,è che la depressione dipenda esclusivamente da fattori biologici il che non credo corrisponda per la maggior parte dei casi a verità) trovo ancora utile la lettura del libro"E liberaci dal male oscuro" perchè fornisce,comunque,una panoramica generale sulla malattia depressione.Per quanto riguarda eventuali aiuti ai familiari potresti rivolgerti alla A.S.L di zona o meglio al C.S.M della A.S.L.di zona perchè qualcuna,quella di Roma E,per esempio, era affiancata da un gruppo di auto-aiuto impostato su questa specifica problematica.Se vuoi il numero di telefono scrivimi in privato. Cari auguri a te e a tuo fratello.


Ultima modifica di elisabetta5656 il Lun Gen 12, 2015 9:39 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  elisabetta5656 Lun Gen 12, 2015 9:35 pm

In Off Topic risponderò anche a LorenzoBg75.
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Messaggio  Blank Mer Gen 14, 2015 11:31 pm

mi sta crollando il mondo addosso...
speravo di potervi scrivere che la situazione stava migliorando o almeno non peggiorando, ma stasera ho avuto il colpo di grazia.

Per farvela breve ho scoperto che mio fratello è anche alcolista.
Pensavo (o forse semplicemente speravo) che il problema del bere fosse solo legato a questi periodi di crisi e che dopo l'ultimo episodio di depressione avesse smesso, ma oggi ho scoperto che non ha mai smesso di bere e per questo è stato lasciato dalle ultime 2 ragazze.

Ho appena preso consapevolezza del motivo di quella strana sudorazione (la fronte spesso bagnata) e tremore che aveva quando eravamo seduti vicino.

Ho la nausea, vorrei morire, so che non finirà mai.... lo sto odiando per tutto il male che ci sta facendo e si sta facendo a se stesso.

Non so cosa aggiungere, davanti a me vedo solo il buio.

Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.

Blank

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Messaggio  merla Gio Gen 15, 2015 8:38 am

Blank ha scritto:mi sta crollando il mondo addosso...
speravo di potervi scrivere che la situazione stava migliorando o almeno non peggiorando, ma stasera ho avuto il colpo di grazia.

Per farvela breve ho scoperto che mio fratello è anche alcolista.
Pensavo (o forse semplicemente speravo) che il problema del bere fosse solo legato a questi periodi di crisi e che dopo l'ultimo episodio di depressione avesse smesso, ma oggi ho scoperto che non ha mai smesso di bere e per questo è stato lasciato dalle ultime 2 ragazze.

Ho appena preso consapevolezza del motivo di quella strana sudorazione (la fronte spesso bagnata) e tremore che aveva quando eravamo seduti vicino.

Ho la nausea, vorrei morire, so che non finirà mai.... lo sto odiando per tutto il male che ci sta facendo e si sta facendo a se stesso.

Non so cosa aggiungere, davanti a me vedo solo il buio.

Vi ringrazio per il tempo che mi avete dedicato.

Ciao Blank,

innanzitutto io spero che tu sia riuscita o riesca in breve tempo a considerare la situazione con un filo più di distacco.

Dati di realtà alla mano, il mondo non ti è realmente crollato addosso: se tu stavi prendendo atto della situazione e della tua esigenza di chiedere aiuto, messa davanti a questa esigenza dall'esacerbarsi delle difficoltà di tuo fratello, adesso hai solo messo a fuoco meglio quale sia la difficoltà di tuo fratello (le crisi depressive sono una delle fasi in cui si declina l'alcolismo, io non lo vedrei come un problema in più, ma come un punto di vista più agganciato alla realtà dello stesso problema. Quello che mi urterebbe molto, al posto tuo, è il fatto che l'abuso di alcol non è una rarità, dovrebbe risultare chiaramente da un esame del sangue, e allora forse c'è stata un po' di superficialità o di fretta da parte del medico nel prescrivere i farmaci e nel fare una diagnosi, no? Poi magari tuo fratello ha cercato appositamente un medico che non indagasse troppo, può anche essere. Resta che la diagnosi è responsabilità del medico e si dovrebbe indagare a fondo prima di prescrivere psicofarmaci.), ma la tua situazione è immutata.

La tua esigenza di chiedere aiuto per te stessa, rimane uguale, e la luce/il buio che potrai vedere davanti a te, nel momento in cui hai gli strumenti e le informazioni per diventarne consapevole, dipendono in buona parte da quanto sei disposta a metterti in discussione.
Un consiglio spassionato (ed essendo io figlia di un'alcolista, ti assicuro che è a ragion veduta) è di darti modo di leggerti qualcosa di o meglio ancora frequentare, anche solo per informarti, qualche gruppo di auto aiuto di CODA e/o ALANON. Si tratta rispettivamente dei Codipendenti Anonimi e di Familiari non alcolisti degli alcolisti anonimi, a Roma sicuramente si riuniscono un sacco di gruppi (Al-Anon ha anche un numero verde per chiedere informazioni), la loro frequentazione è sostanzialmente gratuita (viene richiesto un contributo volontario al termine di ogni riunione, ma può essere 1 euro o qualche decina di centesimo) e pubblicano un sacco di materiale che aiuta sia a comprendere il problema, sia a risolverlo.
Sono entrambe associazioni sorte dall'esperienza di Alcolisti anonimi, che si fondano sull'adozione del relativo programma di autoaiuto, che è un programma in uso dagli anni '30 e sostanzialmente è una definizione, sulla base dell'esperienza diretta di tante persone, della strada per uscire dalla dipendenza. In ogni caso è un programma che funziona e i tutti i percorsi di cura della dipendenza, se ridotti all'essenza, passano da lì.

Immagino che la tua prima reazione a leggere questo possa essere di stupore e in un certo senso di rifiuto, perché è abbastanza naturale che tu ti chieda "Se è lui a bere, perché devo andare io a Coda o Al-Anon? Cosa c'entro?". In linea di massima, un problema di dipendenza in una famiglia è quasi sempre sintomatico di un problema relazionale di tutta la famiglia che ha delle connotazioni specifiche che risuonano tantissimo nel leggerti. La prima connotazione di uno schema relazionale di dipendenza è la negazione. Non è realistico che una persona (tu) non si accorga che un suo parente abusa regolarmente di alcol, a meno che non metta in atto dei meccanismi di rimozione e di negazione particolarmente profondi e radicati. Il fatto che il mondo ti sia cascato addosso, non è logico imputarlo esclusivamente a tuo fratello (il quale a sua volta negherà il problema, ma è evidente che si tratta sempre della stessa fregatura del non riuscire a vedere la situazione per quel che è), perché alla lunga attribuire colpe è deresponsabilizzante e relega te nell'impotenza. A prescindere da dove tu abbia appreso questo meccanismo, datti qualche giorno di tempo ma cerca di focalizzarti sul fatto che il mondo ti è cascato addosso sostanzialmente a causa della negazione, perché prima tu non riuscivi a vedere una situazione che in ogni caso è reale e presente e purtroppo impattare sulla realtà molto spesso fa male, soprattutto se per anni non si è riusciti a prenderne atto. Questo della negazione è solo uno dei tanti meccanismi difensivi delle relazioni segnate dalla dipendenza, che si innescano talmente profondamente da diventare i meccanismi con cui gli appartenenti alla famiglia regolano normalmente tutte le loro relazioni, con le persone, con il lavoro, con i soldi, con la gestione della casa e in generale con la vita, molto spesso rovinandosela la vita.

Quindi se tu provassi (non in alternativa, ma piuttosto in abbinamento con uno psicologo) a frequentare un po' questi gruppi avresti modo di confrontarti con altre persone in situazioni simili il che ti potrà aiutare a mettere a fuoco quello che puoi migliorare del tuo modo di relazionarti. Non è facile, la prima volta, tanti anni fa in cui sono andata a un gruppo Al-Anon, ero troppo fragile e non sono riuscita a sopportare la lettura della realtà che mi è stata data. Non mi colpevolizzo per questo, ma sicuramente se fossi riuscita a stare e a sopportare la realtà a quel tempo, la mia strada sarebbe stata in seguito molto meno tortuosa e avrei risparmiato, a me e ad altri, un po' di sofferenza. Anni dopo sono tornata al Coda, molto rinforzata dalla psicoterapia e, anche se ora non sento più la necessità di frequentarlo, mi è servito molto e mi è stato utile perché ho messo a fuoco un sacco di cose di me stessa, che erano solo un'inutile zavorra.

Concludendo, per quanto comprenda che sia molto difficile da fare, cerca adesso un gancio saldo alla realtà e cerca di fare riferimento a quello: tuo fratello ha un problema e potrebbe anche non riuscire a risolverlo, e questa realtà è in sé molto dolorosa, MA questo non significa in alcun modo che davanti a te ci sia soltanto il buio e che il tuo mondo sia crollato. Il mondo è pieno di fratelli e sorelle di alcolisti che, più faticosamente di chi ha la fortuna di crescere nella famiglia del Mulino Bianco, riescono ciononostante a costruirsi una vita serena e soddisfacente, accettando, pur senza giustificare, ciò che gli è toccato in sorte, quindi ce la puoi fare anche tu. Non provarci, e scusami la franchezza (sembra crudele, ci sono passata, ma è utile), significa far dipendere la tua vita dall'alcolismo di tuo fratello, come lui probabilmente fa dipendere la sua dal bere. Usa la tua rabbia per fare qualcosa di buono per te.

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Messaggio  Blank Ven Gen 16, 2015 2:38 pm

Grazie per le tue parole, sto cercando di informarmi il più possibile sui Gruppi Familiari Al-Anon e sui Gruppi Alcolisti Anonimi. Ho appena telefonato a mio fratello e la sua voce sembrava venire dall'oltretomba.

Devo essere sincera, per quanto leggo che se ne possa uscire, sono davvero scoraggiata, sto cercando di raccogliere tutte le mie forze, ma quando gli sto vicino perdo ogni speranza.

Lo so, sono in tanti quelli che affrontano un problema come il mio, ma io mi sento davvero debole. Potrebbe sembrare una scusa per non prendere di petto la situazione, mah... sarà una scusa forse, ma io non so quanto potrò durare.

Un abbraccio a tutti voi.

Blank

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Messaggio  elisabetta5656 Ven Gen 16, 2015 8:02 pm

Blank a questo punto cerca un serio aiuto per te non in quanto familiare di ma in quanto Blank che ha anche un familiare depresso....poi vedrai.Penso che sia la cosa più urgente da fare ora......E non avere pregiudizi neanche sui farmaci:quando servono veramente,secondo un bravo specialista,ringraziamo che sono stati inventati
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Messaggio  merla Sab Gen 17, 2015 1:40 am

Blank ha scritto:
Lo so, sono in tanti quelli che affrontano un problema come il mio, ma io mi sento davvero debole. Potrebbe sembrare una scusa per non prendere di petto la situazione, mah... sarà una scusa forse, ma io non so quanto potrò durare.

Un abbraccio a tutti voi.

Ciao Blank,

certe situazioni sono inevitabilmente dolorose, però sembrano molto faticose perché spesso si veicolano male le proprie energie. Un altro meccanismo decisamente canonico nell'ambito di una relazione con un familiare/un partner con un problema di dipendenza, soprattutto quando di base ci sono delle fragilità personale, è sentirsi stanchi, deboli e impotenti, perché ci si concentra su scopi sui quali non si ha margine d'azione e invece non si utilizzano le proprie energie nei campi in cui invece si potrebbe fare molto.

Il punto, in realtà, è che nei confronti della dipendenza di un'altro si è realmente terribilmente impotenti perché il raggiungimento dell'autonomia personale (fondamentalmente è questo il traguardo, anche se molte persone alcoliste o dipendenti da qualche sostanza sembrano (soprattutto a chi è loro vicino) molto forti e molto autonome) è un percorso che inevitabilmente ognuno può fare soltanto per sé e da sé, se vuole e se riesce, ma comunque da solo. Per definizione se in qualche modo tenta di farlo qualcun altro, non si va verso l'autonomia.
Psicoterapia e gruppi di auto aiuto come Al-Anon, servono tra le altre cose ad aiutarti ad arrivare alla consapevolezza che tu non solo non devi farci niente, ma soprattutto non puoi farci niente. In particolare non puoi fare nulla di quello che pensavi di potere o dover fare. Per quanto possa sembrarti spaventosa in questo momento la consapevolezza di non poter intervenire nel senso in cui vorresti (o in cui credi di dovere), ti posso assicurare che questa consapevolezza ti renderà tutto molto più lieve.
E, forse, solo nel momento in cui diventa lieve si riesce veramente a fare qualcosa di utile per una persona dipendente, vale a dire mettere dei limiti sani, dire dei no quando vanno detti e sottrarsi se e quando ci si sente invasi. Sembra paradossale, ma per una persona con un problema di alcolismo o comunque di dipendenza un confine chiaro o un no detto in modo consapevole e con equilibrio è molto spesso un'opportunità decisamente più utile di un'eccessiva disponibilità (se la persona che mette il confine o dice il no è in grado di lasciare all'altro la libertà di non cogliere questa opportunità, non so se ho reso l'idea). La dipendenza si estrinseca nell'illusione che l'alcol, la droga (anche il farmaco se usato male), il cibo o le relazioni affettive siano sempre a disposizione per potersi sottrarre dalle emozioni negative e nell'illusione di avere il controllo sulla rispettiva sostanza o sulla rispettiva relazione affettiva. Qui forse sta il nodo più grosso da superare, vale a dire nell'imparare che la realtà, le persone e la vita (e le nostre emozioni, a differenza delle nostre azioni) non sono quasi mai sotto il nostro controllo, se non entro limiti molto stretti, ed è questa la ragione per cui essere sempre disponibili (o arrabbiati, imputando alle presunte colpe dell'altro la responsabilità del proprio stato emotivo e ricascando involontariamente nella stessa dinamica) con una persona dipendente normalmente ha l'effetto di rinsaldare l'apparente equilibrio della dipendenza, perché alimenta questa illusione di controllo (nessuno è responsabile dello stato emotivo di un altro, se parliamo di adulti), mentre un no detto per delle ragioni centrate su se stessi può aprire molte possibilità.

La mia esperienza (identica praticamente all'esperienza di tutti quelli che hanno uno stretto parente alcolista) è che la prospettiva da dentro certe situazioni è terribilmente falsata: l'utilità del gruppo sta più di tutto nel rispecchiarsi negli altri e nella loro prospettiva identica alla propria e avere modo di vedere, spesso per la prima volta in certe dinamiche familiari, quanto quella prospettiva sia alterata. Prova ad andare un paio di volte, magari vai in più di un gruppo  e cerca di "sentire" a livello emotivo l'effetto che ti fanno e come ti trovi.
In bocca al lupo
merla
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