Risolvibilifá del problema e intensitá del dolore vissuto.

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Messaggio  Goya Lun Dic 08, 2014 12:58 pm

Non capisco perchè la mia psiche è impostata in una maniera tale da non stabilire una proporzione tra la risolvibilifá del mio problema e l'intensitá del dolore vissuto a causa di esso. Il mio problema sono i capelli. I capelli ricrescono, dicono tutti. Ma io vivo questi mesi di ''attesa'' come se mi avessero diagnosticato un tumore. Cosa bisogna fare per far reagire la mente con coerenza rispetto ai problemi che gli vengono sottoposti?

Goya

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Messaggio  mefistio Gio Dic 11, 2014 5:20 pm

Mi spiace non ho una risposta e mi spiace che nessuno ti sappia rispondere ma la tua domanda è molto lucida e tutt'altro che ridicola .

mefistio

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Messaggio  madotsuki Gio Dic 11, 2014 5:41 pm

Goya ha scritto:Non capisco perchè la mia psiche è impostata in una maniera tale da non stabilire una proporzione tra la risolvibilifá del mio problema e l'intensitá del dolore vissuto a causa di esso. Il mio problema sono i capelli. I capelli ricrescono, dicono tutti. Ma io vivo questi mesi di ''attesa'' come se mi avessero diagnosticato un tumore. Cosa bisogna fare per far reagire la mente con coerenza rispetto ai problemi che gli vengono sottoposti?
Ciao! Anche io ti ho detto poco tempo fa che i capelli ricrescono, e mi dispiace di avertelo detto perché per ogni persona i propri problemi sono grandi.. Non so come aiutarti, però ti dico solo che devi aspettare, essere paziente, ce la puoi fare, davvero.. I capelli crescono, lentamente, molto lentamente, è dura, perché per te sono importanti.. è come se a me che soffrivo di ansia mi venisse detto che devo stare tranquilla.. è facile dirlo, ma metterlo in pratica è molto difficile. Quindi ti chiedo di nuovo scusa per averti detto che "tanto i capelli crescono".. Non so quanto vorresti farli crescere, e non so nemmeno quanto li hai lunghi ora. Comunque, il fatto di avere i capelli così come ce li hai adesso come ti fa sentire? Ti mette tristezza o rabbia? O è il fatto che tu non possa fare nulla per velocizzare la crescita che ti butta giù? Perché comunque tu puoi aiutare i capelli rendendoli più forti.. potresti prendere integratori alimentari, lavarti i capelli con l'acqua fredda e fare dei massaggi con l'olio..uhm..mi pare quello di ricino, che ha proprietà nutrienti, almeno credo.. Chiediti sempre "c'è qualcosa che posso fare?".. Ti abbraccio forte!
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Messaggio  Goya Gio Dic 11, 2014 6:42 pm

madotsuki ha scritto:
Goya ha scritto:Non capisco perchè la mia psiche è impostata in una maniera tale da non stabilire una proporzione tra la risolvibilifá del mio problema e l'intensitá del dolore vissuto a causa di esso. Il mio problema sono i capelli. I capelli ricrescono, dicono tutti. Ma io vivo questi mesi di ''attesa'' come se mi avessero diagnosticato un tumore. Cosa bisogna fare per far reagire la mente con coerenza rispetto ai problemi che gli vengono sottoposti?
Ciao! Anche io ti ho detto poco tempo fa che i capelli ricrescono, e mi dispiace di avertelo detto perché per ogni persona i propri problemi sono grandi..  Non so come aiutarti, però ti dico solo che devi aspettare, essere paziente, ce la puoi fare, davvero.. I capelli crescono, lentamente, molto lentamente, è dura, perché per te sono importanti.. è come se a me che soffrivo di ansia mi venisse detto che devo stare tranquilla.. è facile dirlo, ma metterlo in pratica è molto difficile. Quindi ti chiedo di nuovo scusa per averti detto che "tanto i capelli crescono".. Non so quanto vorresti farli crescere, e non so nemmeno quanto li hai lunghi ora. Comunque, il fatto di avere i capelli così come ce li hai adesso come ti fa sentire? Ti mette tristezza o rabbia? O è il fatto che tu non possa fare nulla per velocizzare la crescita che ti butta giù? Perché comunque tu puoi aiutare i capelli rendendoli più forti.. potresti prendere integratori alimentari, lavarti i capelli con l'acqua fredda e fare dei massaggi con l'olio..uhm..mi pare quello di ricino, che ha proprietà nutrienti, almeno credo.. Chiediti sempre "c'è qualcosa che posso fare?".. Ti abbraccio forte!
Mi provoca molta rabbia vedermi allo specchio con i capelli ora, vorrei spaccare lo specchio. E in generale mi danno fastidio tutte le persone. È come se mi avessero sfregiato e dovessi farmi vedere in giro cosí. Tra l'altro i miei genitori sono l'AntiEstetica in persona, mi hanno sempre dato consigli sbagliati mettendomi pressione e provocandomi esaurimenti nervosi. Per esempio ultimamente ho provato a farmi crescere il pizzetto e i baffi e sono abbruttito ancora di più. Io continuavo a chiedere se fossero sicuri che stessi bene cosí e loro ''si, si, stai meglio'' ma allo specchio ero sempre più brutto cosí mi sono fatto la barba ed ero totalmente un'altra persona. Ho fondamentalmente passato un mese con quella peluria orrida sul viso facendomi ridere dietro e morendo dentro. Lo stesso ragionamento vale per i capelli: ancora oggi sono convinti che sto meglio con i capelli corti e per anni ho dovuto combattere per tenerli grossi. Senza contare poi i continui interventi sul modo di vestire. È uno stress continuo, alla fine riesco a fare quello che voglio ma devo ''letteralmente'' mangiarmi il fegato. Senza contare che la gente che mi conosce, incattivita com'è, quando vede che miglioro mi guarda ''storto'' o serio. Loro vorrebbero che affondassi.

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Messaggio  Goya Gio Dic 11, 2014 7:14 pm

Non posso inserire link o aprire discussioni con link comunque o forse proprio non posso aprire discussioni. Qualcuno mi ha limitato i poteri?

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Messaggio  canterel II Gio Dic 11, 2014 7:19 pm

non abbiamo preso alcun provvedimento, ma di default un account appena generato subisce delle restrizioni (messaggi privati etc) per qualche giorno.
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Messaggio  canterel II Gio Dic 11, 2014 8:05 pm

Goya ha scritto:Non capisco perchè la mia psiche è impostata in una maniera tale da non stabilire una proporzione tra la risolvibilifá del mio problema e l'intensitá del dolore vissuto a causa di esso. Il mio problema sono i capelli. I capelli ricrescono, dicono tutti. Ma io vivo questi mesi di ''attesa'' come se mi avessero diagnosticato un tumore. Cosa bisogna fare per far reagire la mente con coerenza rispetto ai problemi che gli vengono sottoposti?

per formulare risposte possibili a domande di questo genere occorre probabilmente riferirsi a dei modelli psicologici, cioè al genere di speculazioni che tu tendi a svalutare a priori. le teorie sulle emozioni sono abbastanza diverse e complesse: credo sussistano ancora dubbi sull'incidenza dei fattori strutturali (ad esempio nel definire il ruolo del sistema nervoso centrale e di quello autonomo), dubbi sulle funzioni delle emozioni nel quadro dell'evoluzione della specie, etc.
ci sono diversi studi e ipotesi sullo sviluppo emotivo (è infatti oggetto di comune esperienza che il modo di provare emozioni può cambiare sostanzialmente nel corso della vita di un individuo, a seguito della crescita, traumi, mutamenti di abitudini e di ambiente, etc).

in generale potrei dire che nessuna mente nasce "impostata" per una reazione equilibrata: i neonati sono egocentrici e sono capaci di manifestare continuamente emozioni esagerate, dalla rabbia omicida alla disperazione all'estasi di santa teresa. se un neonato avesse la forza e il controllo corporeo di un adulto sarebbe capace di farti a pezzi senza por tempo in mezzo, se solo ti ritenesse di ostacolo tra sé e la poppata.
poiché i neonati sono anche cognitivamente incapaci di decentramento e di prendere in considerazione l'esistenza di altri soggetti a parte se stessi, tendo a credere che una coscienza meno portata all'interfaccia e più immersa nella solitudine possa funzionare come amplificatore delle reazioni emotive, specialmente di quelle avversive (di fronte a stimoli sgradevoli).
le teorie cognitiviste danno anche importanza all'elaborazione e valutazione dello stimolo, contrariamente a quanto fa il senso comune nel momento in cui oppone nettamente l'emozione e la razionalità.
diciamo che, anche in una frazione di secondo, una certa attività cognitiva si esercita sull'oggetto che funziona da stimolo dell'emozione: una persona può vedere un serpente e restare terrorizzata, mentre un'altra lo inquadra rapidamente secondo coordinate più rassicuranti (magari riconosce a colpo d'occhio se è velenoso o meno).
perciò, in campo terapeutico, la gestione delle emozioni può anche passare per l'assunzione di abitudini e modi di pensare ai problemi più costruttivi o più analitici, che diano come risultato un'elaborazione della situazione meno ansiogena. si parla di coping, insomma.
se la risposta che ti dai in una situazione è spaventosa, può anche darsi insomma che la domanda fosse formulata in modo da spaventarti.
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Messaggio  canterel II Gio Dic 11, 2014 8:26 pm

Goya ha scritto:Non capisco perchè la mia psiche è impostata in una maniera tale da non stabilire una proporzione tra la risolvibilifá del mio problema e l'intensitá del dolore vissuto a causa di esso. Il mio problema sono i capelli. I capelli ricrescono, dicono tutti. Ma io vivo questi mesi di ''attesa'' come se mi avessero diagnosticato un tumore. Cosa bisogna fare per far reagire la mente con coerenza rispetto ai problemi che gli vengono sottoposti?

inoltre, dimenticavo un'altra ipotesi che per me è importante: meno ti riesce di diversificare e distribuire gli strumenti mediante i quali ti riconosci una qualche capacità di controllo e un qualche valore, più la tua emozione si concentra ed esplode intorno a tali elementi.
se la mia felicità e il controllo sulla mia vita dipendono pressoché esclusivamente dal partner, almeno nella mia percezione: ecco che un litigio con il partner, per quanto basato su presupposti che razionalmente riconosco come futili e non forieri di gravi conseguenze, è per me motivo di un'ansia pazzesca, che si spegne con grave ritardo e nonostante i miei migliori propositi e ragionamenti.
se i soldi simboleggiano l'unico mezzo di controllo sulla mia vita e l'unico segno percepibile del mio status, ecco l'angoscia che mi rende prono ad accettare le più miserabili condizioni di lavoro e una competizione degradante con i miei simili pur di garantirmi un reddito.
se i capelli etc etc
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Messaggio  Goya Gio Dic 11, 2014 11:29 pm

canterel II ha scritto:
Goya ha scritto:Non capisco perchè la mia psiche è impostata in una maniera tale da non stabilire una proporzione tra la risolvibilifá del mio problema e l'intensitá del dolore vissuto a causa di esso. Il mio problema sono i capelli. I capelli ricrescono, dicono tutti. Ma io vivo questi mesi di ''attesa'' come se mi avessero diagnosticato un tumore. Cosa bisogna fare per far reagire la mente con coerenza rispetto ai problemi che gli vengono sottoposti?

per formulare risposte possibili a domande di questo genere occorre probabilmente riferirsi a dei modelli psicologici, cioè al genere di speculazioni che tu tendi a svalutare a priori. le teorie sulle emozioni sono abbastanza diverse e complesse: credo sussistano ancora dubbi sull'incidenza dei fattori strutturali (ad esempio  nel definire il ruolo del sistema nervoso centrale e di quello autonomo), dubbi sulle funzioni delle emozioni nel quadro dell'evoluzione della specie, etc.
ci sono diversi studi e ipotesi sullo sviluppo emotivo (è infatti oggetto di comune esperienza che il modo di provare emozioni può cambiare sostanzialmente nel corso della vita di un individuo, a seguito della crescita, traumi, mutamenti di abitudini e di ambiente, etc).

in generale potrei dire che nessuna mente nasce "impostata" per una reazione equilibrata: i neonati sono egocentrici e sono capaci di manifestare continuamente emozioni esagerate, dalla rabbia omicida alla disperazione all'estasi di santa teresa. se un neonato avesse la forza e il controllo corporeo di un adulto sarebbe capace di farti a pezzi senza por tempo in mezzo, se solo ti ritenesse di ostacolo tra sé e la poppata.
poiché i neonati sono anche cognitivamente incapaci di decentramento e di prendere in considerazione l'esistenza di altri soggetti a parte se stessi, tendo a credere che una coscienza meno portata all'interfaccia e più immersa nella solitudine possa funzionare come amplificatore delle reazioni emotive, specialmente di quelle avversive (di fronte a stimoli sgradevoli).
le teorie cognitiviste danno anche importanza all'elaborazione e valutazione dello stimolo, contrariamente a quanto fa il senso comune nel momento in cui oppone nettamente l'emozione e la razionalità.
diciamo che, anche in una frazione di secondo, una certa attività cognitiva si esercita sull'oggetto che funziona da stimolo dell'emozione: una persona può vedere un serpente e restare terrorizzata, mentre un'altra lo inquadra rapidamente secondo coordinate più rassicuranti (magari riconosce a colpo d'occhio se è velenoso o meno).
perciò, in campo terapeutico, la gestione delle emozioni può anche passare per l'assunzione di abitudini e modi di pensare ai problemi più costruttivi o più analitici, che diano come risultato un'elaborazione della situazione meno ansiogena. si parla di coping, insomma.
se la risposta che ti dai in una situazione è spaventosa, può anche darsi insomma che la domanda fosse formulata in modo da spaventarti.
Interessantissimo l'esempio del neonato, è una cosa a cui non avevo mai pensato. Tirando le somme dici che dovrei dare valore ad altre cose a parte i capelli nell'ultimo commento e in quello precedente purtroppo dici qualcosa su cui non sono d'accordo. Quando infatti capisco che il serpente non è velenoso, per la mia capacitá analitica, ho concluso. Il serpente non mi fa male. Ma a che mi serve razionalizzare che prima o poi uscirò dal carcere? Sto male lo stesso, fino a quando non esco dalla prigione. Quindi, l'approccio più giusto è quello che scrivi per ultimo, dare valore ad altro. Potrei dare valore al piatto del carcere più buono della settimana. Funziona? No, non funziona perchè  prima o poi ripenso che sono un fallito che sta mangiando una minestra
in una cella e spacco tutto, lancio i piatti per terra e insulto Canterel. E allora che si fa? I farmaci, eccoli qui i nostri migliori amici, i farmaci. Funzionano i farmaci? No, diciamo che aiutano a spaccare meno piatti per terra e roderti meno il fegato. Ecco, se la depressione è momentanea e ha una causa ben precisa allora è proprio un buon motivo per assumere farmaci, tanto per non vivere troppo male i mesi di attesa. Invece se la depressione è psicotica e cronica, non servono a nulla se non a rovinarti la salute. Quindi le due vie del Depresso per Cause Momentanee:

1. Aspettare e rodersi il fegato come sto facendo io.
2. Aspettare e rodersi il fegato un pò meno con l'aiuto di qualche pillolina.


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Messaggio  merla Ven Dic 12, 2014 7:12 am

Goya ha scritto:Quindi, l'approccio più giusto è quello che scrivi per ultimo, dare valore ad altro. Potrei dare valore al piatto del carcere più buono della settimana. Funziona? No, non funziona perchè  prima o poi ripenso che sono un fallito che sta mangiando una minestra

In questi termini questo non funziona perché non hai in realtà attribuito alcun valore alla minestra e non ti sei spostato dalla questione del carcere.

Oltretutto l'esempio del carcere non fila con il ragionamento di cant perché tu non daresti valore al carcere, ma alla libertà.

Tornando all'esempio di cant: se io do un grande valore ai fini della mia felicità al partner (ai capelli lunghi, alla libertà) l'assenza transitoria/definitiva (i capelli corti, il carcere) del partner o la paura di tale assenza mi fa stare malissimo, mentre se attribuisco parte della mia felicità/benessere ad altre cose, il lavoro, gli hobby o gli amici (la minestra) anche in assenza del partner, quella sofferenza in parte si mitiga.

Si tratta però di un processo non automatico, non è sufficiente condividere e capire questo ragionamento, perché ciò accada: le emozioni negative richiedono un tempo interno per essere gestite. Mi trovo senza partner, per tot tempo mi dispero, poi inizio a forzarmi a fare altro, a uscire magari prima da sola e poi frequentando persone nuove e pian piano mi trovo con altri tasselli che contribuiscono al mio benessere.
La mente umana è in ogni caso adattativa e quindi la sofferenza ha una fine, non è eterna, se si riesce a viverla senza combattere l'emozione. In senso lato, quello che in parte ti frega è il fatto che i capelli comunque sia ricresceranno e quindi tu rimani appeso a qualcosa che prima o poi succederà e questo ti alimenta l'ossessione e ti impedisce di trovare strade alternative. Se tu, per una qualche ragione, avessi dato tanto valore a qualcosa avessi che perso irrimediabilmente (un capo di abbigliamento particolarissimo, del tutto introvabile e irripetibile, per fare un esempio che ci possa stare nel contesto) saresti costretto ad affrontare il malessere e l'ansia che ti crea questa perdita e scopriresti a un certo punto che, per quanto grande sia il dolore che provi, questo rispetta cmq il tuo tempo interno e a un certo punto inizia a diminuire di intensità (magari con dei ritorni, ma con picchi mediante più tollerabili e frequenze inferiori).
Anche il bambino di cant ha la stessa difficoltà: non è solo perché è egocentrato che non è in grado di accettare qualcosa che si frapponga tra lui e la poppata. Il bambino non è neanche in grado di tollerare alcuna frustrazione o di rimandare il piacere, e questa è una funzione della mente ancora più evoluta, nel senso che arriva con gli anni e con una dose adeguata di frustrazioni, non troppe, non troppo poche.
La questione poi alla fine è imparare a stare dentro alla propria cacchina, senza distrazioni o razionalizzazioni e senza combatterla, finché questa diventa abs tollerabile da permettere di vedere altre alternative.
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Messaggio  Goya Ven Dic 12, 2014 12:12 pm

merla ha scritto:
Goya ha scritto:Quindi, l'approccio più giusto è quello che scrivi per ultimo, dare valore ad altro. Potrei dare valore al piatto del carcere più buono della settimana. Funziona? No, non funziona perchè  prima o poi ripenso che sono un fallito che sta mangiando una minestra

In questi termini questo non funziona perché non hai in realtà attribuito alcun valore alla minestra e non ti sei spostato dalla questione del carcere.

Oltretutto l'esempio del carcere non fila con il ragionamento di cant perché tu non daresti valore al carcere, ma alla libertà.

Tornando all'esempio di cant: se io do un grande valore ai fini della mia felicità al partner (ai capelli lunghi, alla libertà) l'assenza transitoria/definitiva (i capelli corti, il carcere) del partner o la paura di tale assenza mi fa stare malissimo, mentre se attribuisco parte della mia felicità/benessere ad altre cose, il lavoro, gli hobby o gli amici (la minestra) anche in assenza del partner, quella sofferenza in parte si mitiga.

Si tratta però di un processo non automatico, non è sufficiente condividere e capire questo ragionamento, perché ciò accada: le emozioni negative richiedono un tempo interno per essere gestite. Mi trovo senza partner, per tot tempo mi dispero, poi inizio a forzarmi a fare altro, a uscire magari prima da sola e poi frequentando persone nuove e pian piano mi trovo con altri tasselli che contribuiscono al mio benessere.
La mente umana è in ogni caso adattativa e quindi la sofferenza ha una fine, non è eterna, se si riesce a viverla senza combattere l'emozione. In senso lato, quello che in parte ti frega è il fatto che i capelli comunque sia ricresceranno e quindi tu rimani appeso a qualcosa che prima o poi succederà e questo ti alimenta l'ossessione e ti impedisce di trovare strade alternative. Se tu, per una qualche ragione, avessi dato tanto valore a qualcosa avessi che perso irrimediabilmente (un capo di abbigliamento particolarissimo, del tutto introvabile e irripetibile, per fare un esempio che ci possa stare nel contesto) saresti costretto ad affrontare il malessere e l'ansia che ti crea questa perdita e scopriresti a un certo punto che, per quanto grande sia il dolore che provi, questo rispetta cmq il tuo tempo interno e a un certo punto inizia a diminuire di intensità (magari con dei ritorni, ma con picchi mediante più tollerabili e frequenze inferiori).
Anche il bambino di cant ha la stessa difficoltà: non è solo perché è egocentrato che non è in grado di accettare qualcosa che si frapponga tra lui e la poppata. Il bambino non è neanche in grado di tollerare alcuna frustrazione o di rimandare il piacere, e questa è una funzione della mente ancora più evoluta, nel senso che arriva con gli anni e con una dose adeguata di frustrazioni, non troppe, non troppo poche.
La questione poi alla fine è imparare a stare dentro alla propria cacchina, senza distrazioni o razionalizzazioni e senza combatterla, finché questa diventa abs tollerabile da permettere di vedere altre alternative.
Si, il ragionamento è: devo aspettare che ricrescono i capelli (devo stare in carcere), intanto che aspetto che diventano grossi (aspetto di uscire, la libertá) dò valore ad altro (io alla musica, per esempio, l'ascolto tutto il giorno, quello in carcere alla minestra del giovedí che è più buona). Poi, dopo un pò, mi stufo della musica, mi nausea stare da solo ad ascoltare la musica e dico: che cazzo sto facendo? Sono un faliito che ascolta in continuazione musica e mi arrabbio e mi dispero perchè ancora non sono cresciuti i capelli. Il tipo in carcere che cerca di autoconvincersi della bontá della minestra pensa: ma che cosa me ne frega di una minestra del cavolo in questa cella, sono solo un testa di rapa, gli altri sono fuori a vivere la propria vita, io sto morendo qui. (è chiaro che il valore primario è sempre la libertá, ma sto cercando di spostare lo spettro dei valori). Questo succede perchè, come dici tu, è impossibile razionalmente dare valore ad altro solo perchè lo si desidera. L'emozione è incontrollabile. Chi è che può controllare? Il farmaco. Se invece succede quello che dici tu (ergastolo, calvizie) allora o uno si ammazza perchè non regge, o continua a soffrire tutta la vita oppure si mette l'anima in pace ma ho dei seri dubbi che si avveri l'ultima nel mio caso. (quarta possibilitá: sfondarsi di farmaci/droghe tutta la vita fino all'overdose)

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Messaggio  merla Ven Dic 12, 2014 12:42 pm

Ma il carcerato non tenta di autoconvincersi della bontà della minestra.
La minestra è buona o non è buona, dentro e fuori dal carcere.

In realtà, di fatto, se il carcerato non apprezza un buon pasto perché è in carcere, quello che gli crea infelicità è proprio il controllo che vuole esercitare sulle proprie emozioni se non addirittura, in questo esempio, sui propri sensi. Visto che è in carcere, lascia che questo pensiero influisca sulla sua capacità di gustare una minestra. L'atteggiamento "integrato" sarebbe essere infelice per la propria condizione di carcerato e soddisfatto della minestra. L'uno non esclude l'altro.
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Messaggio  Goya Ven Dic 12, 2014 1:06 pm

merla ha scritto:Ma il carcerato non tenta di autoconvincersi della bontà della minestra.
La minestra è buona o non è buona, dentro e fuori dal carcere.

In realtà, di fatto, se il carcerato non apprezza un buon pasto perché è in carcere, quello che gli crea infelicità è proprio il controllo che vuole esercitare sulle proprie emozioni se non addirittura, in questo esempio, sui propri sensi. Visto che è in carcere, lascia che questo pensiero influisca sulla sua capacità di gustare una minestra. L'atteggiamento "integrato" sarebbe essere infelice per la propria condizione di carcerato e soddisfatto della minestra. L'uno non esclude l'altro.
Non è detto, cioè può capitare che ci sia questo conflitto di emozioni (a me succede personalmente, credo che sia un principiante del controllo emozionale). Per esempio, quando sto male per qualcosa anche mangiare la pizza con le patatine, il mio piatto preferito, mi fa schifo ma nel caso delle droghe è molto più invadente l'influsso ormonale generato da queste ultime. Non è un caso infatti che un depresso cronico riesca comunque ancora a masturbarsi e provare piacere anche se ha perso la voglia di fare qualsiasi cosa perchè l'orgasmo manda sostanze chemio-rilassanti in circolo nel corpo. Separare gli stati di felicitá e infelicitá è davvero molto difficile se non impossibile ed è il senso di questo topic. Perchè la masturbazione è l'ultima cosa che a un depresso gli rimane? Perchè non gli rimane, chenneso, la passione dei film? Perchè la masturbazione agisce a livello ormonale in maniera piuttosto forte.

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Messaggio  merla Ven Dic 12, 2014 1:22 pm

Mah...in realtà droghe, masturbazione (che poi non funziona per tutti i depressi, è una generalizzazione) non controllano le emozioni.
Permettono solo alle emozioni di non giungere alla coscienza, di non essere elaborate e non mettono in condizione la persona di risolvere/superare l'eventuale problema.

Se mi faccio male a un piede, mi imbottisco di antidolorifici per non sentire in alcun modo il dolore e continuare a camminare su quel piede come niente fosse (o come credo che camminino tutti gli altri), corro il forte rischio di farmi danni permanenti e di restare definitivamente zoppa. Le emozioni servono.
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