Una causa scatenante

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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:37 pm

La depressione, anche se una predisposizione, a volte arriva per una causa (che però è solo scatenante). Voglio raccontarvene una. Lo scritto è lunghissimo, veramente lunghissimo in maniera estrema. Però è importante per la persona che lo ha vissuto. Farò così, lo riporterò a pezzi con post e sottopost. Tanto non è obbligatorio leggere.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:37 pm

Questo documento è di un padre di un bambino vittima di bullismo. Mi ha pregato di pubblicarlo ove ritenessi opportuno (lui non ha ancora il collegamento internet per motivi tecnici). Ha ritrovato (scartando fra vecchie carte da buttar via) una denuncia alla Procura della Repubblica mai inviata di circa otto anni fa. Voleva portare a conoscenza della Procura della Repubblica dei Minori della sua città (Napoli) quello che poi leggerete, ma un suo amico (marito di un magistrato all'epoca di quella Procura Minorile) glielo sconsigliò vivamente perché non avrebbe sortito alcun effetto. All'epoca il fenomeno del bullismo, infatti, non era ancora molto sentito come in America, e quindi non molto preso in considerazione in Italia, né a livello giudiziario, né a livello socio-educativo. Anche un altro amico allora GUP e GIP del Tribunale di Napoli, gli confidò che lui stesso, nei confronti di un insegnante del figlio, insieme al consiglio di classe con gli altri genitori, non era riuscito a prendere provvedimenti efficaci per fermarlo.
Questa lettera oggi non è solo un puro sfogo del genitore, ma una denuncia contro la scuola, di come certi comportamenti passino sotto silenzio e dell'ingiustizia di come non si prenda in piena considerazione prioritaria ciò che la vittima subisce, ma solo di come prendere, trattare, rieducare, coinvolgere, i bulli. Quei pochi professori che vedono certi comportamenti evitano di intervenire perché la legge non li aiuta, non è dalla loro parte. Ma qualcuno, a onor del vero, ha avuto il coraggio di intervenire pagando in prima persona con 15 giorni di condanna penale: Giuseppina V. insegnante di una scuola media di Palermo.
Grazie Giuseppina V. del tuo gesto, a nome di tutti i genitori e delle vittime dell'infame fenomeno del bullismo.
Ecco il testo della denuncia:
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:38 pm

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA PER I MINORI DI NAPOLI

Il sottoscritto rende noto che dall’inizio dell’anno scolastico 2004-2005, il proprio figlio ha riferito nel tempo di episodi di cui è stato vittima da parte di alcuni compagni di classe.
Egli riferisce che è stato oggetto di bullismo con molestie, beffeggiamenti, offese personali e offese sui genitori, derisione, umiliazioni, accuse inventate da compagni nei suoi confronti verso i professori, nonché di schiaffettoni sulla nuca, starnuti in faccia con forti emissioni di saliva, strattonamenti, spintonamenti, calci e forti tirate di orecchie.
Poiché tali episodi hanno portato ad uno stato di sfiducia e di abbattimento tanto da indurlo a desiderare di non andare più a scuola (intorno al 10 ottobre scorso) e poiché gli episodi si sono susseguiti ogni giorno partendo dal primo (16 settembre), lo scrivente padre, nell’interesse e per la tutela del bambino, si vede costretto a segnalarlo a Codesta Autorità Giudiziaria.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:39 pm

Sin dal primo giorno alcuni compagni di classe (Francesco Esposito, Alberto Salzano e, in diversa misura, Giorgio Citarelli e Giuseppe Toffi) avrebbero preso di mira mio figlio, ognuno di loro in diverso modo. Nei colloqui a casa egli ha riferito di:
 essere stato spintonato da Alberto, anche violentemente, sulle scale quando si esce da scuola;
 essere stato stretto al braccio in una morsa senza possibilità di divincolarsi da Giorgio mentre stavano seduti in palestra;
 Giorgio gli tirava forte l’orecchio stando dietro la fila per l’uscita, mentre il Giuseppe gli rompeva la riga nella cartella.
 Giorgio, a causa di un lieve ritardo di mio figlio nel restituire in classe una matita, lo spintonava violentemente all’uscita di scuola contro il muro, fra il portone e le scale, in maniera crescente senza che mio figlio potesse (visto e constatato personalmente dallo scrivente);
 gli adesivi facenti parte del diario della Ferrari a cui lui teneva tanto, sono stati sottratti di nascosto da Alberto e Giuseppe;
 in un altro caso mio figlio ha dato un adesivo a Francesco, ma non del tutto serenamente: Francesco lo infastidiva ed insisteva ripetutamente nell’averlo: è stato a tal punto intenso ed invadente operando una vera e propria pressione psicologica (da quanto mi riferiva mio figlio) tanto che mio figlio si è visto costretto a darglielo;
 veniva continuamente distolto dall’Francesco (per almeno il primo mese, finquando era suo compagno di banco) nel seguire le lezioni, non avendo poi la possibilità di fare per es. il riassunto di un brano come compito a casa, con conseguenze sull’apprendimento e sul rendimento scolastico;
 ha ricevuto una nota sul quaderno di francese per “disattenzione” (sia lui che Francesco) quando era il compagno di banco Francesco che lo molestava, e lui non rispondeva ma cercava solo di dissuaderlo.
 il compagno di banco Francesco rifiuta di fargli copiare l’assegno che non è riuscito a prendere per tempo, solo per spregio, quasi con cattiveria;
 non appena arrivava e metteva lo zainetto sulla sedia, il compagno di banco Francesco gli buttava per terra la sedia con lo zaino, e quando tentava di rimetterlo al suo posto, egli gli toglieva la sedia da sotto;
 da circa inizio-metà ottobre Francesco lo sputa in faccia con la scusa di pronunciare fortemente la “s” del suo nome, nonché starnutisce in piena faccia bagnandolo di proposito con i muchi;
 Alberto, deridendolo con tono sarcastico davanti ad altri, diceva “tuo padre fa il monnezzaio!”;
 Francesco diceva “tuo padre la sera si ubriaca e picchia tua madre”, “hai delle scarpe vecchie che fanno schifo”, “non sei buono a nulla”, “non sai fare niente”, “non sai nemmeno nuotare” (questa cosa l’Francesco l’ha probabilmente conosciuta tramite una amichetta di Mario abitante nello stesso suo parco), “sei una schifezza”, “hai le orecchie deformi”, “sei un handicappato”;
 Francesco ha rotto le sue penne, anche quella particolare della Ferrari a cui teneva;
 Alberto gli ha spuntato le matite, gli ha gettato un temperamatite ed una gomma nuovi dalla finestra;
 è stato accusato ingiustamente da Alberto di aver dato calci alla cartella. Il professore d’inglese, credendo a quest’ultimo gli ha anche messo una nota (venendo punito per un’azione mai commessa bensì riportata proprio dal compagno – per il massimo d’ingiustizia e di beffa – che lo molestava);
 Alberto riferiva falsamente al professore di tecnica, richiamando la sua attenzione una volta che erano in fila per uscire, per dirgli che mio figlio gli aveva dato la riga in testa (mentre addirittura Mario ha difficoltà ad estrarla a causa dello zaino sempre troppo pieno e della protezione in plastica). Il professore di tecnica, avendogli creduto, ha ripreso Mario;
 anche Francesco direbbe bugie ai professori contro Mario, questo è stato riferito dallo stesso Alberto il 23 ottobre;
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:40 pm

Mio figlio ha vissuto tali episodi come un’umiliazione ed una beffa per non essere stato lui l’artefice ma anzi la vittima del comportamento molesto; da tempo versa in un vero e proprio stato di soggezione psicologica con alunni e insegnanti. Ho notato una reticenza a parlare di questi episodi, sorta di vergogna o paura, riluttanza nel ricordare, quasi timore di suscitare dispiacere nei genitori ma anche con professori ed altri.
Questo stato di strana riservatezza mi preoccupa più degli episodi presi in se stessi, in quanto è subentrata in lui la convinzione che non ci sia niente da fare, e che è inutile riferire ai professori. Il 23 ottobre 2004 l’ho visto intimorito nel rispondermi davanti al padre di Alberto, all’uscita da scuola, tanto da dire “non ricordo” sul fatto che lui stesso mi aveva lamentato poco prima (e cioè che Alberto che gli aveva fatto prendere una nota in inglese ingiustamente); lo stesso Alberto assumeva un atteggiamento ambiguo di amicizia: per scagionarsi scaricava con scaltrezza la paternità di questi episodi sull’Francesco Esposito (che tra l’altro in quel momento non era presente per rispondere).
La situazione è diventata, per il bambino, così soffocante da avergli provocato anche qualche mal di stomaco, spossatezza pomeridiana (mai avuta prima), sfiducia ed abbattimento del morale nei confronti della scuola, risvegli al mattino presto intorno alle sei, mal di testa e considerazioni depressive del tipo “non sono mai felice”.
Tutto questo stato di cose sta influendo, oltre che sul morale, anche sulla concentrazione; non riesce a seguire le lezioni, talvolta non riesce nemmeno a prendersi l’assegno…. In seguito all’abbattimento morale provocato dai fatti descritti, lui dice frasi inusuali del tipo “papà, come si fa a togliere l’angoscia?”, oppure dice che non può portare cose nuove perché “io non sono sicuro di me”; stimolato ad ulteriori spiegazioni dice “non riesco ad impormi perché quando ha cercato di farli desistere loro continuano lo stesso, e non c’è nulla da fare”; oppure frasi in tono sommesso del tipo “sai, papà, ho capito, sono soggetto”, o ancora “sono come un pupazzo per loro”;
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:41 pm

Ha avuto uno strano mal di stomaco la mattina del 13 ottobre, e fino a sera, tranne che per alcuni orari nella giornata; sembrava in maniera evidente collegato alla resistenza ad andare a scuola; difatti saltuariamente è costretto per tali motivi ad assentarsi;
Lo stato quasi continuo di abbattimento e di sfiducia, di rassegnazione, ha creato anche in me uno stato di disagio e di frustrazione psicologica che come padre vFrancesco vani gli sforzi fatti fin’ora; anche mia moglie si sta facendo più ansiosa e stressata; l’equilibrio dei rapporti familiari si sta concentrando sul bambino, focalizzandoci su questi problemi e non facendoci vivere serenamente gli altri rapporti, a discapito anche dell’altra figlia più grande che ha perso evidentemente più attenzioni.
Intorno al 10 ottobre Mario ha iniziato a dire di non voler più andare a scuola.
Il 24 ottobre ha ribadito piangendo di non essere mai felice e ha dichiarato di “non voler vivere più”.
Il 26 ottobre ha ribadito di non voler più vivere; altre volte, occasionalmente, la frase è stata ripetuta.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:42 pm

Il 18/11/04 lo scrivente rendeva noto tale situazione al Preside della scuola con raccomandata A.R., ricevuta poi dallo stesso il giorno 22/11/04, chiedendo spiegazioni in merito (vedasi allegato “A”).
A seguito di questa raccomandata, il 23 novembre 2004 mio figlio veniva chiamato dal Preside; dopo questo colloquio venivano poi chiamati a parte gli alunni Alberto Salzano e Francesco Esposito. Al rientro in classe si è avuto uno strano comportamento di Alberto, evidentemente a scopo discolpatorio, che diceva alla professoressa di matematica che il papà di Mario gli aveva messo le mani addosso; l’insegnante di matematica però non gli ha creduto. Inoltre Alberto sottovoce chiedeva a Mario dove abitasse. Vedendo la perplessità di mio figlio a rispondere interveniva il Giuseppe Toffi che chiedeva a sua volta dove abitasse perché dopo lo avrebbe detto a Alberto. Mio figlio vedendo strane e pressanti queste richieste, ed avendo avuto timore, ha preferito non rispondere. Inoltre il pomeriggio del giorno dopo Alberto telefonava a Mario e nel corso della telefonata gli diceva che l’Francesco Esposito voleva sapere dove abitasse per spezzargli le ossa (o farle spezzare dal padre).
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:43 pm

La sera del 24/11/04 Mario a letto diceva di non riuscire ad addormentarsi. Alla richiesta di come si sentisse, rispondeva: «Sento un vuoto dentro».
Il pomeriggio di venerdì 25/11/04 la madre di Roberto, in un colloquio telefonico con mia moglie, riferiva preoccupata che il figlio era molto spaventato per certe telefonate di Alberto che, chiedendo l’assegno, diceva ad Roberto che se non glielo dava giusto gli avrebbe spezzato le ossa.
Ancora fino al 30/11/2004 il Francesco, tornando in classe dall’ora di educazione fisica prima di Mario, dà violenti calci alla cartella di Mario scaraventandola lontano. Chiedendo a mio figlio se avesse tentato di reagire a questa situazione, mi rispondeva che qualche volta ha tentato di dare anche lui i calci alla sua cartella ma il Francesco dopo ne dava di più, quindi ha deciso di rassegnarsi e non reagire più: tale è dunque lo svilimento di mio figlio che ha chiesto di non scrivere più lettere alla scuola, perché sennò peggiorano solo le cose.
Il 18/12/04 ricevo in risposta la raccomandata scritta il 16/12/04 dallo stesso Preside Prof. Sabino De Bellis (vedasi allegato “B”) ove asserisce che nella sua scuola non c’è bullismo, ma che comunque incaricava alla figura strumentale per l’assistenza agli alunni, Prof.ssa Vitale, di approfondire la questione.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:44 pm

A questo proposito cito un episodio accadutomi un giorno all’ingresso di scuola dove alcune mamme presenti parlavano dell’insicurezza dei bambini in questa scuola proprio a causa di altri bambini, e in particolare la testimonianza di un nonno di un bambino della 2^ D il quale riferiva che era costretto ad accompagnare sia all’andata che al ritorno il nipotino in quanto minacciato dai compagni di classe; questi lo avrebbero minacciato con un coltellino e gli avrebbero acceso un foglio di carta e poi glielo avrebbero messo in bocca. A detta di questo nonno, il Preside, saputo dell’accaduto, non ha provveduto.
Altre mamme mi hanno poi riferito di sapere che alcuni maschi mettevano le mani sul di dietro delle ragazzine nei bagni femminili.
Devo dire però che gli episodi peggiori che ho ascoltato riguardano una classe passata, e precisamente la 3^ X dell’anno 2003-2004. In questa classe venivano presi in considerazione dagli insegnanti solo pochissimi ragazzi, agli altri la professoressa di francese, per esempio, portava giocattoli o pupazzi per fargli passare il tempo senza disturbare la lezione per quei pochi che meritavano. Inoltre i ragazzi costringevano con le buone o con le cattive a far copiare i compiti a tutti da quei pochi ragazzi bravi che riuscivano a farli bene. Qualcuno che si oppose alle minacce veniva ferito con la fronte contro il bordo di un contenitore dell’immondizia all’esterno della scuola; e ho sentito dire su questo episodio che la madre di questo bambino venne il giorno dopo a “protestare come una pazza”. Un altro ragazzo che voleva riferire di questo clima di violenza fu diffidato da qualche compagno dal parlare mettendolo con la faccia a pochi centimetri da un grosso escremento di cane sul marciapiede, e intimandogli “se parli ti schiacceremo la testa dentro la cacchina, hai capito?”. Il ragazzo non ha parlato più.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:45 pm

Quello che è notevole è che i professori dell’attuale 1^ X e quelli della 3^ X dell’anno scorso, sono gli stessi. Sembra che nessuno abbia visto nulla. I fatti della 3^ X mi sono stati riferiti l’anno scorso da un alunno di quella classe, di cui per il momento non vorrei rivelare il nome non essendo colpevole di nulla (non è tra quelli che hanno commesso i fatti esposti).
Tornando a mio figlio, faccio presente che il bambino non è del tipo che sa rispondere a tono o difendersi “adeguatamente” anzi, la cosa che in tutta questa vicenda mi addolora di più è, paradossalmente, il suo desiderio che questi ragazzi diventino amici. Egli non nutre alcun sentimento di ripicca o di “vendetta”. Ma proprio questo suo essere buono e ingenuo, e il non reagire adeguatamente, ha evidentemente attirato di più le attenzioni di alcuni suoi compagni.
È difficile valutare il danno psicologico e le conseguenze esistenziali che possono derivarne nella vita futura; verrebbe da ipotizzare l’odio per la scuola in generale, o una sua insicurezza nel rapporto con gli altri, con le prime ragazze, con nuovi amici alle superiori e, da adulto, nel mondo del lavoro, con colleghi, superiori, dipendenti o clienti. Non sappiamo di certo come evolverà ma sappiamo di certo che sarebbe stato meglio non avere “questo” tipo di impatto con la scuola che per lui ora rappresenta la società.
L’immobilismo delle persone coinvolte ed a cui mi sono rivolto, professori, operatore psicopedagogico, i genitori a cui è stato esposto la situazione, non ha contribuito a ridurre il disagio di mio figlio e mio. Poiché non si sono avuti risultati apprezzabili anche dopo aver parlato con le persone di cui sopra (ed anzi uno dei motivi di vero scoramento e rassegnazione di mio figlio è proprio questo vedere che nulla è servito a cambiare la situazione) mi sono finalmente deciso a riportare la vicenda all’Autorità Giudiziaria.
Il 18/02/05 mio figlio ha riferito di essere stato preso a calci da Giorgio Citarelli per il solo motivo che stava in fila davanti col suo amichetto Roberto con il quale parlava tranquillamente. Giorgio li avrebbe superati e avrebbe sferrato il calcio all’indietro nei confronti di mio figlio. Ancora all’uscita la gamba gli doleva; mi ha riferito anche che ciò avveniva spesso!
Ho chiesto a mio figlio se lo stesso Giorgio avesse addotto un qualche motivo al gesto, mio figlio riferiva che semplicemente questi gli rispondeva “perché mi dai fastidio”. Ma mio figlio ripetutamente mi chiede e si chiede che cosa ha fatto che abbia potuto dar fastidio ad Giorgio. La cosa triste, se non cattiva, è che mio figlio riferisce che l’Giorgio Citarelli gli mette le mani addosso praticamente ogni giorno!
Inoltre mio figlio viene continuamente preso in giro dallo Alberto Salzano che gli storpia il cognome in modo indecente, ben sapendo che nessuno gli dice nulla o prende qualche provvedimento, anche perché spesso lo fa scaltramente di nascosto dai professori. È così scaltro da fare praticamente la maggior parte delle malefatte sempre di nascosto dai professori, per esempio quando questi escono fuori la porta nel cambio d’ora o a parlare con i colleghi: spesso non se ne fa accorgere nemmeno dagli altri alunni. Quasi sempre, all’uscita, lo spinge per le scale interne della scuola tentando di farlo cadere.
Alberto sprona Giorgio dicendo “quelli li devi picchiare” (riferendosi alla volta di Mario e Roberto). Questo fatto fu riferito dallo stesso Roberto in un’uscita da scuola.
E ancora, un altro bambino, Carlo Fusco, lo spinge e gli fa sgambetti facendolo quasi cadere. Considerando che i bambini maschi sono solo sette, è davvero sconfortante come il Preside nella sua risposta comunichi di non aver rintracciato ombra di bullismo!
L’unica nota spiacevole per gli altri compagni e compagne è rappresentata dal disinteresse nell’assistere a tutto ciò, senza prender parte, senza prender difese, e nemmeno riferire ai professori.
Su questo spero di sbagliarmi, difatti la mentalità dell’omertà è la mentalità della camorra.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:46 pm

Gli episodi riportati sono stati raccontati quasi tutti da mio figlio; ribadisco che sin dal primo giorno di scuola ha riferito questo tipo di cose.
Si acclude alla presente:
1) Allegato “A”: racc. A.R. del 18/11/04 indirizzata al Preside della Scuola Media XXXX;
2) Allegato “B”: racc. di risposta del Preside, datata 16/12/04 e pervenuta allo scrivente il 18/12/04.



In seguito alla stesura di questa lettera, sono nel frattempo avvenuti altri episodi.

Nella settimana del 9 maggio 2005, Mario ha chiesto ad Francesco quando faceva la festa di compleanno, e lui rispondeva “ucciditi” in napoletano. Alla richiesta di chiarimenti di Mario, Francesco ha ripetuto per altre due-tre volte “ucciditi” (“accirete”).

Giorgio, oltre a mettergli le mani addosso (facendolo male con strette e calci) ripetutamente, lo offende dicendogli che sembra uno “scartellato” (un gobbo).

Il giorno 19/05/05 all’ultima ora una compagna lo ha deriso perché non sapeva fischiare, riferendolo a tutti i compagni e in questo modo facendolo deridere da tutta la classe. Chi diceva “ma che fai, soffi?” chi diceva “Ehi, sembri proprio un gatto” ed altri epiteti. È tornato a casa stravolto e dando calci ad ogni cosa, piangendo e urlando perché nessuno lo ascoltava (professori) in classe.

Il giorno 20/05/05 Alberto Salzano, sapendo che Mario si era fatto male ad una gamba (sinistra) per un incidente col monopattino, spingeva violentemente come un birillo Francesco che, compiacente, andava addosso a Mario e procurandogli dolore alla gamba (sinistra).
Tornato a casa gli doleva ancora.

Alberto, negli ultimi giorni di scuola di Mario (che non ha retto più la situazione e noi genitori abbiamo dovuto farlo lasciare già a metà maggio) gli ripeteva spesso “tu si’ ‘nu bucchino”.
Mario in auto considerava sconsolato che “ la vita è troppo lunga”.
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Messaggio  Stef Ven Set 14, 2012 5:55 pm

Il padre di quel disgraziato bambino, oggi 18enne, il 7 dicembre del 2004 andò a finire dal neurologo per uno stato di eccitazione nervosa, ansia che non gli permetteva di dormire oltre le 4,00 e gli provocava eccessi di ira nei confronti della famiglia e dei colleghi in ufficio rischiando di compromettere la sua vita familiare e relazionare (nonché lavorativa). Dopo anni di cure è caduto in depressione nell'estate del 2007. Attualmente sta bene ma è sempre in cura e sotto osservazione.
Il bambino oggi ragazzo non esce più di casa per timore di essere preso in giro e di aggressioni verbali. Difatti dopo la prima media ha cambiato scuola ma negli anni seguenti delle superiori, per strada, c'erano ragazzi della vecchia scuola che quando lo incontravano da solo, da lontano e senza farsi riconoscere, lo insultavano gridando a squarciagola il suo cognome. Questo ragazzo non sa andare in bicicletta, non sa nuotare, non sa giocare a pallone e altre cose che oggi si sa sviluppano alcuni tipi di intelligenza. La mente per stare a posto. è stato scoperto, ha bisogno di almeno 400 relazioni di vario grado e tipo. E' finito recentemente dal neurologo che gli ha dato tre psicofarmaci in dosaggi blandi, e gli ha consigliato una psicoterapia cognitivo comportamentale. La diagnosi è stata di instabilità emotiva e incertezza. Non ha più amici e quindi amiche, perché se fino a un anno fa usciva, con questa "Fobia sociale" (che è una patologia invalidante perché non fa uscire di casa) gli amici lo chiamavano ma lui non usciva con loro. Questi si sono scocciati e ora non lo chiamano più. Lui non ha Messenger, non frequenta forum, social network e nessuna chat o forma di comunicazione. Nemmeno sms.
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Messaggio  natalia80 Sab Set 15, 2012 7:03 pm

che tristezza...

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Messaggio  anthea Lun Set 17, 2012 3:19 pm

Se fossi stata la madre di quel bambino, credo che sarei finita davanti al giudice o peggio in galera.
Questa gente sa solamente rispettare la legge del più forte e pertanto non mi sarei fatta scrupolo di farla pagare ai suddetti bulli e poi di far cambiare scuola a mio figlio, bypassando i genitori che sicuramente avrebbero dato ragione ai propri insolenti pargoli.
Perchè il problema sta sempre alla radice. Una mela non cade mai molto lontano dall'albero.
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Una causa scatenante Empty A proposito, una nota importante

Messaggio  Stef Lun Set 17, 2012 4:50 pm

I nomi della lettera li ho riportati diversi, sono tutti di fantasia per ovvi motivi di privacy. Scusate se non l'ho specificato prima.
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