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Messaggio  sono troppo solo Ven Mar 09, 2012 9:45 am

........sovente sono solito "peregrinare in altri lidi" ma vorrei porre una domanda,o più domande (a seconda delle possibilità di ognuno di noi) è possibile che la "depressione" sia anche il fallimento esemplare di un epoca che non possiede un ponte che riconosca un attraversamento con i crismi necessari secondo giusta e degna misura ? e che in definitiva non riconosca dunque neanche uno scopo? perchè si è depressi ? .....nell’uomo si può amare che egli sia una transizione oppure un esemplare tramonto? la catabasi esplicativa di uno stato di insoddisfazione perenne,avviene per natura individuale ? per suggestione collettiva ? perchè la colpa è sempre di qualcun altro ? perchè non riusciamo più a combattere con il "proteoforme" manifestarsi degli eventi ? pensiamo tutto quello che dobbiamo pensare ? abbiamo ancora una domanda da porci ? il mondo è come lo vorremmo ? non riusciamo ad orientarci perchè non abbiamo più orizzonti ? abbiamo perso "l'essere" che passa e si allontana perchè non riusciamo più a trattenerlo vicino a noi ? temiamo il passaggio stesso ? abbiamo paura di rimembrare il luogo dove vigila l'essere di colui che passa ?. anche la depressione contempla una gerarchia di "cause e concause" ergo, perchè quello che causa implicita insofferenze ad alcuni, per altri "invece" sono solo sottigliezze ? esiste dunque uno zenit individuale anche per la depressione ? siamo stati abituati troppo bene e dunque non possediamo più la capacità di sostenere sforzi etici e tensioni spirituali ? scusate se sono stato prolisso, vi ringrazio per l'attenzione e per le possibili risposte. ... Ciao !

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Messaggio  merla Ven Mar 09, 2012 9:47 am

prendi in giro?
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Messaggio  sono troppo solo Ven Mar 09, 2012 9:56 am

no, nel modo più assoluto ! mi spiace se ho dato questa impressione !

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Messaggio  merla Ven Mar 09, 2012 10:05 am

sembrava...

però secondo me hai sbagliato contesto. magari a qualcuno interessa, ma in linea di massima questo non è uno spazio dedicato alle speculazioni filosofiche.

ciao

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Messaggio  sono troppo solo Ven Mar 09, 2012 10:57 am

comprendo il "diniego" l'argomento è assai vasto, però io cercavo risposte che magari mi aiutassero a comprendere quello stato di profonda delusione verso il divenire che accompagna la mia esistenza da molto molto tempo ,perchè comunque quale "soggetto fisico individuale" la mia sofferenza ,la definirei più "coalescenza" vale o "dovrebbe" valere quanto quella degli altri utenti,solamente che la mia coabita altri piani dell'esperire umano ! comunque non dispero, magari a qualcuno può interessare ! comunque grazie !

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Messaggio  merla Ven Mar 09, 2012 11:38 am

non era un diniego, ma solo considerazioni sul contesto.

personalmente credo che spiegazioni filosofiche non ce ne siano purtroppo, ma solo ragioni soggettive. magari parlare di quelle, ti serve di più. :-)
merla
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Messaggio  SonoSola Mar Mar 13, 2012 1:24 am

Hai centrato molto bene ciò a cui il mondo di oggi ci mette davanti.
L'epoca è totalmente fallimentare e non ci sono più ponti e uomini di esempio che ci possano aiutare a superare questa fase (o se ci sono non sono esistenti e le loro memorie seguite e conosciute da pochi).
Attualmente sono sempre di più le persone senza scopo nella vita, perchè ormai il semplice sopravvivere è diventato quasi un lusso e il non avere uno scopo nella vita è più pesante della fame. Non amo nè la transizione, nè il tramonto, vorrei vedere determinate cose ma so che non potrò vederle mai e questo mi atterrisce.
Chi riesce a scindere l'insoddisfazione cosmica (peraltro alimentata dal periodo storico in cui viviamo) dalla vita è fortunato e molto maturo.
Pensiamo veramente molto molto poco, l'era attuale porta a pensare poco se non alle cose elementari e primarie e all'isolamento perchè si punta alla sopravvivenza e non al bene comune.
Le uniche domande che sento porre, soprattutto ai giovani, sono sulla mera sopravvivenza.
Il mondo non è come lo vorremmo perchè fa schifo e nessuno ha gli attributi per cambiarlo perchè ormai siamo meno di niente.
Credo che esista uno zenit individuale per la depressione come tu dici, perchè le domande che tu hai fatto sono domande che io mi pongo spesso (ogni giorno) ma non le ho mai espresse così chiaramente come hai fatto tu, perchè oberata da domande più "impellenti" e "pratiche" che mi distolgono, ma in effetti se tutti i giorni pensassi a tutto ciò penso che sarei ancora più depressa di come sono, quindi forse è meglio la paura della fame che la certezza di un mondo che va a rotoli.

SonoSola

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Messaggio  sono troppo solo Mer Mar 14, 2012 9:19 pm

SonoSola ha scritto:Hai centrato molto bene ciò a cui il mondo di oggi ci mette davanti.
L'epoca è totalmente fallimentare e non ci sono più ponti e uomini di esempio che ci possano aiutare a superare questa fase (o se ci sono non sono esistenti e le loro memorie seguite e conosciute da pochi).
Attualmente sono sempre di più le persone senza scopo nella vita, perchè ormai il semplice sopravvivere è diventato quasi un lusso e il non avere uno scopo nella vita è più pesante della fame. Non amo nè la transizione, nè il tramonto, vorrei vedere determinate cose ma so che non potrò vederle mai e questo mi atterrisce.
Chi riesce a scindere l'insoddisfazione cosmica (peraltro alimentata dal periodo storico in cui viviamo) dalla vita è fortunato e molto maturo.
Pensiamo veramente molto molto poco, l'era attuale porta a pensare poco se non alle cose elementari e primarie e all'isolamento perchè si punta alla sopravvivenza e non al bene comune.
Le uniche domande che sento porre, soprattutto ai giovani, sono sulla mera sopravvivenza.
Il mondo non è come lo vorremmo perchè fa schifo e nessuno ha gli attributi per cambiarlo perchè ormai siamo meno di niente.
Credo che esista uno zenit individuale per la depressione come tu dici, perchè le domande che tu hai fatto sono domande che io mi pongo spesso (ogni giorno) ma non le ho mai espresse così chiaramente come hai fatto tu, perchè oberata da domande più "impellenti" e "pratiche" che mi distolgono, ma in effetti se tutti i giorni pensassi a tutto ciò penso che sarei ancora più depressa di come sono, quindi forse è meglio la paura della fame che la certezza di un mondo che va a rotoli.

ti ringrazio per la risposta "ut supra", vedi, se anche l'epoca che ci vede protagonisti in carne - intelletto- e spirito (più la prima che il secondo, del terzo abbiamo completamente perso oramai ogni traccia !) è un epoca fallimentare,preventivata a più riprese, da dettami copiosamente espressi secondo regole anastoriche e storiche (i dualismi cartesiani non ci toccano !) abbiamo un dovere da compiere (dato che ci è precluso sia il farci nascere che il farci tramontare) "essere presenti a noi stessi ed immagine per gli altri" (immago maiorum) lo scopo, il timone,l'orientamento,la tua postura interiore, non li puoi cercare secondo i dettami cari al "volgo" ai commedianti dell'istante,ai decaduti delle esperienze ,o al basso profilo dei mestieranti delle lamentele, alla tirannia della maggioranza, lo scopo non lo puoi percepire fuori, Ogni cosa esistente si manifesta in virtù della combinazione dei due princìpi 1 la forma, 2 l'essenza che costituiscono rispettivamente il "lato qualitativo" e il "lato quantitativo" della "manifestazione umana " la fase finale di questo passaggio, ovvero la mancanza di scopi et orientamenti si palesa con i caratteri di un vero e proprio movimento di caduta il cui effetto più evidente, ma anche più esteriore, è rappresentato dalla sensazione di accelerazione del tempo,di calcolo, di esteriorità, di superficie (cavolicchi ! in geometria la superficie non presenta profondità nevvero ?) di amore per il momento,per la velocità delle azioni, delle esperienze,delle nudità esistenziali, di tutto ciò che è un non valore, una vera mestruazione "etica" capace di determinare simultaneamente, e su tutto il piano della esistenza, la progressiva eclisse della qualità. del saper stare,del saper esistere perchè, si vuole che la capacità di comprendere il mondo venga circoscritta nei limiti della quantità, . delle situazioni momentanee dellè cosità (l'uno vale l'altro) Tra i connotati specifici di questa epoca figura il prevalere dell'uniformità, limite ultimo dell'oscuramento reale delle essenze. l'uniformità si rende manifesta con l'avanzare dell'egualitarismo, che altro non è che il tentativo di ridurre l'uomo ed il suo essere ad una comparsa da filmetto di infima categoria, un fumetto, una parodia, privandolo di qualsiasi qualità differenziante , vera panacea per le nullità, uniformità, intesa come condizione ultima e irreversibile del decadere umano, la completa anestesia dell'intelletto poiché la natura umana richiede un suo coefficiente minimo di differenziazione, in assenza del quale essa scompare del tutto. pertanto, 'in ordine'. Il prevalere del "polo quantitativo" della manifestazione comporta una perdita di conoscibilità del mondo stesso di ciò che vogliamo, di quello che realmente desideriamo esperire, tirar fuori e portare ad una forma indiata che ci sia congeniale per l'eternità, dal momento che la conoscenza è un atto dell'intelletto fondato sull'intuizione delle forme. La materia rappresenta, aristotelicamente, un limite di inconoscibilità, di oscurità esistenziale,su cui il sentimento superficiale "sposa" la lamentela del diseredato, di colui che vuole tutto, perchè ha vissuto tutto e cerca tutto,perchè in realtà non ha vissuto nulla, perchè dal nulla è pervaso e violentato ,ed il nulla avvolgente è mitopoieticamente l'insodisfazione per l'illusione eterna a cui anche la "depressione" deve essere opportunamente omologata, tutto deve appartenere allo stesso genere è questo l'assunto fondamentale, affinchè si possa fare su ogni cosa lo stesso discorso dare le stesse ricette e gli stessi consigli da chi è innestato nella borghesia delle esistenze fine a se stesse senza nulla a pretendere . Nulla può essere lasciato al di fuori, sopratutto se il fuori,in realtà è un centro, è colui che è dotato di un luogo,od è esplicitamente per sua natura orientato alla ricerca di un luogo su cui far riposare e ridestare l'essere, la triade esponenziale di ritorno (eterno ritorno !) Enea -Odisseo-Pinocchio - (Odisseo che si vuole sia l'eterno "nessuno" Enea che si vuole sia l'eterno viandante,Pinocchio che si vuole sia l'eterno burattino ) non è un caso l'inconsistenza in essere sul piano superficiale dello studio della persona. della psico-analisi di tutto ciò che circoscrive l'ambito delle possibili reazioni del singolo nell'insieme delle interrelazioni sociali non è il sub conscio, ma il "super io" non individuale ! (e quello appartiene ad altra "altera" disciplina!) signorina "sine memoria" parliamoci chiaro, bisogna essere inattuali, cavalcare le ostilità ed i problemi ,far trascendere lo spirito dalle giunture del nostro scheletro perchè il principio vitale non è la memoria della nostra esistenza in se (che può essere umanamente caduca o relativa alle singole esperienze) ma quella continuità, che comporta la scrematura di quel che è permanente da ciò che purtroppo inevitabilmente è destinato a passare ( per tutti !) è una lotta incessante nel nome dell'eternità contro il principio mortifero del tempo. la tradizione dell' essere non è solamente il filo che congiunge solo i presenti ai defunti ma i presenti- agli invisibili, in quanto non più vivi o (attenzione !) non ancora vivi. o mai ancora morti ......osserva una candela ! è una fonte di luce, che si illumina quanto più si avvicina al suo punto d'origine, e tanto più invece si opacizza allontanandosi, è un continuo approfondimento posto oltre l'io, un progredire attraverso la nostra vita per un fine che si realizza al di la della stessa storia. essere un degno esempio, cercare il degno esempio avere innato il senso dell' essere vuol significare anche trascendere il semplice ciclo vitale,in nuce il nostro punto di vista dalla singola foglia caduca, per poter arrivare ad inquadrare l'albero che non è eterno, ma che tuttavia trascende le esistenze dei suoi fiori,dei suoi frutti,o dei suoi stessi rami, vuol significare il potere di addomesticare la morte e la solitudine, il senso del tempo che inesorabilmente fugge o la solitudine radicale,per dischiudersi verso una reale prospettiva di continuità oltre il raggio della propria esistenza, a chi purtroppo è piegato solo su se stesso, l'essere nudo è una bussola che non ci garantisce sempre il bel tempo o la buona navigazione, ma ci fa conoscere dove siamo che tipo di marinai siamo e ci fa sapere di più sulle nostre origini o sul nostro approdo,diminuendo vistosamente i rischi di un naufragio, e se il mare continua a blandirci o a minacciarci, almeno noi sappiamo che stiamo seguendo una rotta. ..e se non sai le cose ! alla fine ........cercale !!! (più tutto è inutile- e più ti sembra vero. cit.Franco Battiato)........ciao

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Messaggio  stefy Gio Mar 15, 2012 6:24 am

Ciao,
Sinceramente credo che tutto il tuo discorso sia una lamentela su come il mondo va di questi tempi.
Ho sempre sostenuto l'ovvietà filosofica e che per la verità non aiutasse l'uomo in un bel niente.
Il mondo è così, più o meno veloce e giusto a seconda del contesto in cui si vive. La depressione è una condizione naturale dell' uomo. Il depresso si sente inadeguato al proprio tempo, qualunque esso sia.
Di conseguenza l' atteggiamento e i pensieri del depresso non riescono ad inserirsi in società che richiedono ottimismo e forza di volontà (e mi riferisco a tutti i periodi storici,non esiste uno migliore dell'altro). L'incapacità di vivere è tutta personale.

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Messaggio  sono troppo solo Gio Mar 15, 2012 8:31 pm

stefy ha scritto:Ciao,
Sinceramente credo che tutto il tuo discorso sia una lamentela su come il mondo va di questi tempi.
Ho sempre sostenuto l'ovvietà filosofica e che per la verità non aiutasse l'uomo in un bel niente.
Il mondo è così, più o meno veloce e giusto a seconda del contesto in cui si vive. La depressione è una condizione naturale dell' uomo. Il depresso si sente inadeguato al proprio tempo, qualunque esso sia.
Di conseguenza l' atteggiamento e i pensieri del depresso non riescono ad inserirsi in società che richiedono ottimismo e forza di volontà (e mi riferisco a tutti i periodi storici,non esiste uno migliore dell'altro). L'incapacità di vivere è tutta personale.

immagino che la filosofia essendo stata "musa ispiratrice" di centinaia di intelletti tra i più dotati della storia (da Platone e Pitagora da Epitteto da Anassimandro da Marco Aurelio al divo Giuliano da Empedocle ad heidegger e jaspers) non sia solamente per una casualità no ? non comprendo il significato di depressione quale condizione umana naturale (?) il contesto non ha mai scelto un bel nulla , semmai è l'esatto contrario ,una colonna di termiti rimarrà " implicitamente speculare alla sua natura" ovunque essa si trovi ! l'organismo di qualsiasi società sana si sviluppa da se stesso,per una sosta di necessità naturale,ciò che si sviluppa secondo leggi di natura,non solo è come è,ma non può e non poteva essere che altrimenti" (cit. Momsen Ròmische Geschischte....) la depressione è uno stato "alterato" dell'equilibrio psico-fisico ma non è trasmissibile da persona a persona, è orizzontale, e dunque vive di "attimi" anche se sconnessi o profondi, ma resta sempre aduggiato in superficie, in quanto è una scottatura dell'animo ..... è deflagrazione "umana troppo umana" e va combattuta con ciò che trascende l'umano, l'intuizione e l'intelletto ... è dimostrato che l'istinto di apprendimento e l'elaborazione concettuale di un avvenimento entra in condizione attiva già da un anno di vita corrispondente ad elaborazione somestetica compiuta,elaborazione in senso percettivo e culturalmente e geneticamente orientata,quì lo spazio percettivo dell'uomo possiede già uno schema di struttura codificata, ergo la gran parte dell' istinto di psicosintassi "comskyana" si apprende da fattori ereditari,gli studi diacronici analizzano una realtà bio-psichica altamente differente nel senso di archetipo culturalmente determinato ed orientato secondo una natura storica che ne determina anche la possibilità genetica (e viceversa) , una validità si collettiva, ma limitata ad un determinato nucleo umano,non so se mi spiego....la manifestazione,l'archetipo diviene una costruzione mentale dell'uomo,che ne rimane anche storicamente condizionato,gli archetipi e le percezioni per l'umana comprensione fondono i miti esclusivamente per come devono realmente essere.....per storicamente condizionato intendo precisamente ad oggi , il vorticare incessante dei tempi moderni che minano le sicurezze acquisite da millenni in cui noi tutti ci siamo trovati di colpo dal "saper stare" al dover per forza andare,all'ignoto multiforme delle esistenze che determina l'impossibilità dell'auto-individuazione, provocando insofferenza perenne (anche per le cose più insignificanti) e non è un caso la citazione di tre archetipi "perenni" e presenti nel nostro immaginario collettivo (direbbe jung!) Enea non esiste, se non riconosce la sua patria (l'essere incontra lo stare) Odisseo rimane sempre "nessuno" sino a quando terminerà il suo vagabondaggio, Pinocchio diverrà un bimbo in carne ed ossa, solo et esclusivamente nel momento in cui cesserà di compiacersi del paese dei balocchi, per entrare nel "ventre" della balena ( il ventre circoscrive l'ombelico,il mundus, la casa ! ) al sol fine di ritrovare il nonno !dunque l'intuizione è parte integrante di un codice genetico,e da grecisti potremmo chiamarla anche physis... che le epoche poi siano state tutte eguali poi lo affermi tu, con una semplicità talmente disarmante .... che non fa altro che confermare quanto ivi esposto ! ciao .





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Messaggio  canterel II Gio Mar 15, 2012 9:28 pm

sono troppo solo ha scritto: Pinocchio diverrà un bimbo in carne ed ossa, solo et esclusivamente nel momento in cui cesserà di compiacersi del paese dei balocchi, per entrare nel "ventre" della balena ( il ventre circoscrive l'ombelico,il mundus, la casa ! ) al sol fine di ritrovare il nonno !

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povero geppetto,
ma come, il nonno?
piuttosto il babbo!
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Messaggio  sono troppo solo Gio Mar 15, 2012 9:39 pm

vero il babbo !

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