psicoterapia

ciao, ho un adomanda....dopo qautno avevte smesso la spicoteraoia? che cosa vi a fatto prendere la decisione di sospendere.
Io penso di essere arrivata al punto in cui dovrei smettere ma adesso, avendo cambiato lavoro e nn trovandomi bene, ho molta ansia che mi mozza il fiato ...nn so che fare.
grazie

ciao ddd,

ti racconto la mia esperienza (visto che anch'io ad ansia sono messa decisamente bene :-)): avevo iniziato la psicoterapia individuale al centro di salute di mentale, e a me sembrava di trovarmi abbastanza bene e che mi servisse.
Con il senno di poi devo dire che si trattava, probabilmente per limiti strutturali del servizio pubblico, di una psicoterapia più che altro di supporto, con obiettivi poco definitivi, anche se oggettivamente mi aiutava e (a dire del mio compagno perché io non saprei esattamente definire in che termini) mi ha fatto bene. Certamente sono riuscita a individuare alcuni problemi anche se non ho avuto modo di andare a fondo.
Andavo circa due volte al mese e devo dire che lo psicologo del CSM a furia di cuccarsi 6/8 colloqui al giorno era sempre abs cotto e ogni tanto perdeva il filo.

Cmq, tagli di fondi e riorganizzazione della ASl hanno voluto che a un certo punto io potessi usufruire soltanto di una psicoterapia di gruppo con lo stesso psicoterapeuta per cui per un anno ho tentato con la psicoterapia di gruppo: un anno inutile che è servito soltanto a farmi comprendere che io in quel gruppo e con quelle dinamiche non c'entravo, proprio perché - di fatto - era sostanzialmente un'ora di supporto, senza finalità veramente terapeutiche. Forse lo psicoterapeuta aveva in merito delle responsabilità, in parte certamente era dovuto alla composizione del gruppo che andava sempre più riducendosi anche per le suddette questioni amministrative dell'ASL.

Tant'è, alla fine ho deciso di andare privatamente, e devo dire che la musica è cambiata: in base all'approccio della mia psy, difficilmente si può trattare di una psicoterapia troppo breve, e fin dall'inizio mi ha chiarito come non potesse durare meno di un anno, né più di 3/4 anni.
E soprattutto abbiamo definito degli obiettivi, alcuni raggiunti (tra cui non indifferente il fatto che nonostante un periodaccio io sia riuscita a scalare i farmaci fino a farne a meno, per ora per il periodo di tempo più lungo da 6 anni a questa parte, e non è poco). Questo autunno dovrei entrare nel gruppo di psicodramma che gestisce lei, e quindi anche lì vedremo. Ma anche questo per me è un piccolo obiettivo.

Tutto questo panegirico sui fatti miei per dirti che io credo che ogni psicoterapia e ogni psicoterapeuta abbia i suoi tempi, i suoi metodi come ogni paziente ha i suoi obiettivi e al tempo stesso una diversa volontà di andare più o meno a fondo delle cose e di se stessi. Quindi il primo criterio per stabilire se è tempo di smettere, sei tu, se credi di essere arrivata dove potevi e di aver raggiunto gli obiettivi che ti eri posta.
Poi dipende anche dallo psicoterapeuta a cui ti sei rivolta, dal suo approccio e dalla sua opinione se sia il caso o meno di smettere.

Nel caso particolare del nuovo lavoro e dell'ansia, io posso solo dirti che io l'ansia non riesco a sopportarla, né sinceramente vorrei trovare un modo di sopportarla. Quindi il mio obiettivo è, nei limiti del possibile e delle circostanze, e visto che l'ansia in ogni caso è uno stato malsano e (per me) patologico, trovare un modo di crearmi una vita e una quotidianità il più possibile senza ansia, semplicemente. Però l'obiettivo potrebbe anche essere semplicemente trovare un modo a breve termine per gestire l'ansia e così - credo - farsela passare, in attesa di periodi migliori.

Però in ogni caso credo che se la psicoterapia ti ha aiutato, forse non c'è fretta di volerla interrompere proprio ora che ti trovi ad affrontare la situazione del nuovo lavoro. Potresti proseguire per un po', magari chiarendo con lo psicoterapeuta che vuoi in ogni caso mettervi fine ma questo è un momento difficile, così da farti accompagnare dolcemente, sia per interrompere sia per abituarti o almeno prendere le misure al nuovo lavoro.
In ogni caso se la psicoterapia è stata lunga è un supporto che ti verrebbe a mancare e in contemporanea c'è la questione del lavoro che di per sé è una novità con tutto quello che le novità comportano, insomma, non sei obbligata a pretendere troppo da te stessa credo.

ciauz
merla

grazie per la tua risposta mi ha dato tanta fiducia!! anch'io cerco di ritagliarmi una quotidianità piu' tranquilla...ma con la crisi economica che c'è nn è facile trovare un lavoro che sia conciliabile con le mie esigenze di tranquillità. alle volte sn tanto arrab perkè dopo7 anni di terapia ancora ho le stesse difficoltà, meno frequenti ma le dinamiche sn identike quindi spesso penso di aver perso tempo. siuramente ne discutero con la mia terapista ma so anche ke lei insisterà per trattenermi senza capire la mia delusione.

Non posso dire quanti anni ci vogliano per stare meglio. Nessuno penso lo possa dire.
A mio parere però sette anni non sono pochi, soprattutto se tu non senti di aver raggiunto i traguardi sperati.

Penso che dovresti parlare di questo al tuo terapista e dargli una specie di time-out. Digli proprio fuori dai denti che non hai intenzione di passare la vita in terapia e che vuoi importi degli obiettivi e delle tempistiche massime.
Digli che ora a te serve vedere dei risultati convincenti. Chiedigli quanto tempo per lui tu devi passare ancora in terapia per guarire. Se ti vede determinata è più facile che ti prenda sul serio e si spieghi.

Secondo me, dato che lo paghi, hai il diritto di pretendere chiarimenti.

c'è gente cinquantenne che è in cura da quando ne aveva 20!!
Il traguardo è rappresentato da quando si giungerà ad una situazione di serenità interiore e di pace.....fin quando non accadrà ciò si ha bisogno di sedute..

Come ho detto, la cosa è soggettiva. E se una persona sente che è ora di tirare certe somme, significa che ne ha la necessità. Non è che i terapeuti hanno sempre ragione o sono infallibili!

Ma ritengo che sette anni sia un periodo di tempo ragionevolmente lungo per pretendere dei risultati tangibili.
Ovviamente ci sono abusi infantili e traumi talmente gravi che magari necessitano anche di vent'anni, ma se non è questo il caso, io non sono per le terapie "infinite".
Il terapeuta per me non deve diventare un amico di vecchia data, altrimenti non credo che possa definirsi tale.

Ci sta che poi uno possa ricorrervi nuovamente per brevi periodi di stress o difficoltà nel corso degli anni, ma non che una terapia sia costante in modo sempiterno.

Questo è ovviamente il mio parere.