perchè la depressione

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Messaggio  alfredo Lun Dic 08, 2008 12:30 pm

Cant
e' bello leggere i tuoi messaggi , anche se devo andare a volte su vikipedia per conoscere il significato di alcune parole del tipo "perplime"......
Ma , capisco sempe male?? Shocked Smile , dici : "secondo voi può esistere una terza posizione tra disistima e stima? no, eh? perché a me a volte sembra di occupare questa nicchia impossibile " .
Certo che si .Tutti viviamo in nichie che ci permettono di non farci capitolare . Infatti credo che non ci sia chi si stima come chi non si stima , in assoluto .
Non mi riferisco poi a quei valori di conformismo per avene una sana autostima. Dato che i valori morali non sono più granitici e sempre in cambiamento. Anzi spesso si deve fare un grosso lavoro per sostenere dei valori che non sono quelli ritenuti validi dalla maggioranza.
Come , i criteri per stabilire rapporti con gli altri , sono molto personali.
Anche in un criminale ci possono essere qualità che apprezziamo, e cosa più importante può ritrovarsi un sano benessere psicologico se le sue aspirazioni collimano con i risultati. I mafiosi credo abbiano un buon concetto di sè stessi.

Suggestione
Obiettivamente gli atti che compie l'umanità è più volta all'egoismo e a quello che comporta : ingiustizie, guerre , distruzione dell'ambiente che non al benessere di tutti e al rispetto per l'ambiente.
Purtroppo la vita è cosi' .
Tuttavia ci sono anche tante persone che si adoperano in senso contrario . Non sono da prendere in considerazione?

Ciao
Alfredo

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Messaggio  alfredo Lun Dic 08, 2008 3:06 pm

a dire la verità anche questo libro è davvero speciale, di Maria Miceli , sempre sull'autostima , naturalmente Smile
la recensione:
In modo esplicito o implicito, siamo continuamente sotto esame: rispetto al nostro giudizio o a quello degli altri, a canoni ideali o a un compito specifico. Per questo una corretta e serena valutazione di sé è una componente essenziale del nostro benessere psicologico, oltre che una bussola per agire e raggiungere i nostri scopi. Ma cosa determina un'alta o una bassa autostima? E' meglio (o peggio) essere megalomani e sognatori che realisti e senza illusioni? E' possibile avere successo e tuttavia avvertire un senso di insoddisfazione se non, addirittura, di disistima verso se stessi? O, al contrario, si può essere persone modeste, eppure sentirsi sereni e fiduciosi del proprio valore? Questo libro fa il punto sulle conoscenze sociopsicologiche acquisite sull'argomento: conoscere e capire se stessi e gli altri è anche una condizione essenziale per imparare a vivere meglio.

...." noi abbiamo un gran bisogno di piacerci, rispettarci e di amarci perchè altrimenti soffriamo. Molte emozioni negative ( ansia, vergogna, senso di colpa) sono strettamente connesse alla frustrazione dello scopo dell'autostima . La depressione, la solitudine , il suicidio sono spesso ricondotti , o comunque associati , a una bassa autostima" .

...."perchè soffriamo se non ci stimiamo? A che serve valutarci positivamente? Valutarci positivamente serve ad avere fiducia in se stessi , cioè a confidare nelle nostre capacità di successo . E' questa fiducia che ci dà la "spinta" , l'incoraggiamento a rischiare l'insuccesso di fronte alle iniziative dall'esito incerto.

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Messaggio  suggestione Lun Dic 08, 2008 6:31 pm

La vita non è così, l'uomo è così, e mi ci metto pure io.
Quando non hai stima del uomo in generale, anche se non tutti sono così, ma forse solamente per casualità, credo che influisca anche sulla propria autostima.
Per quanto possa raggiungere uno stato di autostima dato dal essermi realizzato nel mondo, comunque sarei solamente un uomo che appartiene a questa stato di cose.
E' difficile comprendermi?

Credo che ti sia ben chiaro coma le convinzioni influenzino la nostra vita, per cui posso pensare che l'autostima possa essere solo una convinzione e anche una convenzione della società.
Se invece misurassi con altre modalità il rapporto con il mondo e con me stesso, in altri termini, cambiassi convinzione, l'autostima avrebbe un senso, continuerebbe ad esistere?
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Messaggio  alfredo Mar Dic 09, 2008 2:26 pm

anch'io partecipo con tristezza a quanto di brutto succede nel mondo , con la conseguenza di intristirmi , quando poi mi i convinco che non avverranno cambiamenti in meglio.
Ma poi mi chiedo : serve che io stia male ? fa cambiare qualcosa? E allora cerco di pensare all'accettazione di ciò che non cambierà .
Per vivere ci si deve nutrire per forza di stimoli positivi che si possono trovare in diversi ambiti e se nel proprio piccolo contesto si fa qualcosa , penso sia già il massimo che ci è consentito. Caricandosi di troppa negatività non si fa altro che aggiunfere sofferenza e passività.
Essere sensibili alle sorti dell'ambiente e al benessere dell'umanità è indice di grande altruismo ; stare male oltre misura diventa autodistruttivo ( detto un pò cinicamente).
Ciao
Alfredo

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Messaggio  anthea Mar Dic 09, 2008 3:11 pm

Più le nostre aspettative sul mondo, sulla gente e su noi stessi sono alte e più credo che ci intristiamo. Il mondo è un letamaio, la nostra vita non si sa che senso ha, cerchiamo tutti qualcosa che non c'è.
Ho notato che le persone più "leggere", egoiste e secondo i nostri standard meno intelligenti, vivono meglio di noi pur avendo le nostre stesse tribolazioni.
Questo perchè vivono e non si chiedono costantemente il perchè.
Altri si ammazzano di lavoro, badano ai soldi o al potere, sempre per riempire il tempo e non pensare.

Anch'io sono pessimista sul mondo. Sono convinta che non cambierà mai.
Ora ho capito che un po' è vero e un po' dipende dalla visione che voglio avere. Chi vuol vedere solo il peggio nelle persone lo trova, perchè si sa che tutti siamo imperfetti. Ma anche chi vuol vedere il bello ne trova a bizzeffe.

Ho un'amica dai tempi delle superiori che ha la fibrosi cistica. Gliel'hanno diagnosticata solamente a 22 anni quando era lì lì per andarsene.
La sua vita è un calvario diviso fra ospedale e cure quotidiane, eppure è una combattente nata. Ha trovato un uomo che la ama e si sono sposati. Essendo una persona che conosce i suoi limiti, ha deciso di adottare (avere un figlio metteva a rischio la sua vita) una ragazzina. Dopo molte peripezie in tribunale e un'adozione mancata, ora finalmente ha la sua ragazza. Una polacca di 14 anni che ha vissuto storie di abbandono e soprusi e che aveva quasi perso le speranze di essere adottata data l'età. Invece ora sono una famiglia e fra loro c'è un amore bellissimo. Non posso dire altrettanto di amiche apparentemente di successo, sane e con i soldi che vivono un matrimonio finto, i figli sono zavorre e tutta la loro vita è sostenuta da mattoni di carta, non si fermano mai a guardarsi indietro e forse è una fortuna.

Penso che abbiamo bisogno di queste storie nei TG. Abbiamo bisogno di queste eroine ed eroi silenziosi che lottano e vincono con la vita.

Alfredo per me ha ragione sulla depressione, ma forse cita troppo e teorizza. Ovvio che non esiste una ricetta. Non c’è neppure nei farmaci, perché anche quelli vanno dati in base alla persona.
Ma il male è il medesimo, anche se le cause sono diverse. I sintomi sono quasi sempre gli stessi. Ci siamo mai chiesti il perché? Le persone colpite sono sempre quelle più sensibili o che lo diventano dopo lunghe tribolazioni.
Ognuno ha strade diverse che lo portano alla sofferenza, eppure siamo tutti fratelli in essa. Come un alcolizzato fra gli alcolizzati.
Quindi ognuno avrà strade diverse che lo portano ad uscire dal ciclo vizioso della depressione, ma certi passi sono i medesimi.

L'autostima forse significa accettazione e nello stesso tempo reazione. La prima cosa è accettare di avere un problema e di poter stare male, la seconda è fare di tutto per reagire e credere che nonostante tutto ce la possiamo fare.

Forza Armida, non so che malattia tu abbia, ma non sei da buttare. Ogni persona, soprattutto una sensibile come te, ha tanto da dare.
Non parlare di fallimento personale, quando tutti noi siamo dei falliti. Quando il mondo è un fallimento.
Ma ci sono anche tante cose belle per cui vale la pena vivere.
La mia amica ha scoperto le sue, tu devi scoprire le tue. Non stancarti di cercare e di provare, troverai persone vere anche vicino a te che sanno cosa vuol dire l'amicizia e l'amore.

Grazie a tutti voi. Anche se ho dovuto iniziare i farmaci mi ritengo fortunata perchè so che ce la posso fare anche se continuo a non stare bene fisicamente.
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Messaggio  alfredo Mar Dic 09, 2008 4:50 pm

Convengo in parte con te quando dici che cito o teorizzo troppo sul modo per uscire dalla depressione .
Il motivo credo sia perchè essendo cresciuto con molte insicurezze ho dovuto ricostruirmi . Come fare questo lavoro? O andare da uno psicologo che propone nuovi modi di pensare e che dovranno essere interiorizzati e messi in pratica in seguito , oppure come nel mio caso , ho scelto di fare da solo con l'aiuto dei libri.
Se a volte le mie citazioni sanno di teorico , è perchè sono tratte dai libri , tuttavia mi sono serviti tanto quei suggerimenti . Non avendoli mai imparati nel passato non sapevo nemmeno esistessero forme diverse di pensiero.

Ho rilevato ,dalla mia esperienza e altrui , che quando si è inclini alla depressione , ci si concentra molto sulle disgazie specie a livello mondiale e si pensa che le persone che non pensano a queste cose siano solo leggere o egoiste.
Secondo me c'e del vero ma non completamente.
Immagino anche che se si partecipa troppo , qualcosa non è andato nel verso giusto , parlo sempre nella formazione della personalità.
Essere stati indirizzati fin da piccoli a occuparsi di problemi altrui , dimenticando i propri o quando non si era in grado di accollarceli , spinga poi anche in età adulta a fare altretttanto , se non di più e a sentirsi in colpa anche verso quei problemi di vaste dimensioni , per i quali non è possibile un nostro intervento .
Non è detto che le persone siamo egoiste solo perchè non pensano a questi problemi con la stessa intensità.
Forse è anche esagerato pensarci troppo , perchè come dicevo a Sugge , soffrendo non è che cambi la situazione.
Ciao
Alfredo

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perchè la depressione - Pagina 2 Empty Alfredo

Messaggio  anthea Mer Dic 10, 2008 8:37 am

Forse non mi sono spiegata bene. Quando intendo che i depressi vedono il mondo e gli altri come una ruota negativa che gira in tondo, intendo che osservano il mondo da fuori e ne vedono solamente la schifezza e si lasciano andare perchè tanto non c'è nulla di buono. E questo lo so perchè l'ho pensato spesso anch'io. E da lì arrivano i pensieri suicidi: se il mondo è solamente bruttura e sofferenza senza scopo, allora perchè vivere.

Farsi carico dei problemi del mondo è un'altra cosa.... intende qualcosa di più attivo che i depressi non fanno, perchè chi è depresso si lascia vivere, non agisce.
Ovviamente nessuno può prendere su di sè troppa zozzura, ma chi ci vive in mezzo per vocazione ha una forza che di certo un depresso non ha.

Non ho detto che le persone che non pensano ai problemi mondiali siano per forza egoiste. Altrimenti lo saremmo tutti.
Ho detto che le persone egoiste hanno meno probabilità di cadere in depressione, perchè tagliano fuori una buona fetta di problemi concentrandosi solamente su di loro!

Ho iniziato uno dei tuoi libri (rompere gli schemi della depressione) e mi pare veramente buono. Ci sto lavorando.

Un bacio a tutti e soprattutto ad Armida che deve tenere duro. sunny
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Messaggio  massimo Mer Gen 07, 2009 1:56 am

Salve
Sono un nuovo arrivato. Soffro di depressione da decenni e, prendendo spunto da quanto affermato da Alfredo per portare la mia testimonianza.
Mi riconosco in colui il quale si è assunto ben poche responsabilità nella vita e non si è mai affrancato, reso autonomo rispetto alla propria famiglia. Sono rimasto un fanciullo triste; la mia personalità non si è mai sviluppata del tutto. Ho superato da molto i quaranta e sono depresso anche perchè constato che la mia vita, improntata sulla filosofia del non disturbare e del cercare sempre e comunque di compiacere il prossimo come principio ispiratore di tutte le mie scelte (tanto c'era chi pensava a me e mi copriva le spalle) è come non esser mai vissuti.
Da qui alla assertività c'è di mezzo la depressione e tutto il mio vissuto.
Per ora ho imtrapreso ad andare in analisi da 4 mesi. Mi sto accorgendo, però, che ho bisogno di una mano farmacologica perchè ho seri problemi di concentrazione sul lavoro e nelle relazioni sociali e non riesco a prendere le più semplici decisioni; pertanto ho deciso di ricorrere da poco di nuovo all'aiuto degli anti depressivi, per ora in dosi assai blande, che avevo drasticamente e senza controllo medico smesso un anno fa. Non avrei mai più voluto prenderli ma davvero non ce la faccio più ad andare avanti a tranquillanti.
Mi propongo di fare molto sport con regolarità e di non rinchiudermi in casa a far nulla ma a muovermi, viaggiare e fare esperienze anche se non mi va. Spero che imparerò presto a dire i primi no.
Però, sotto sotto, sono contento perchè sto vivendo sulla mia pelle quanto male mi sono fatto e quanto poco mi sono amato nel vivere col solo scopo di non disturbare la bestia che era in me. In fondo la mia depressione è e deve esser presa come un'opportunità di cambiamento e di maturazione, nonostante lo schifo di vita che mi fa fare.

massimo

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Messaggio  Viola Mer Gen 07, 2009 10:54 am

Ben arrivato massimo nel forum! Sto passando un momento di crisi che sto cercando di guardare da diversi punti di vista perchè sono ben intenzionata a dare una svolta...la tua riflessione mi ha colpita là dove scrivi e giungerà il momento di dire no...beh in quel punto la mia mente s'è impantanata obbligandomi alla mia trasformazione...quando arrivo in quel rigo...non faccio altro che ripetere invece che il no il "si". Per me è arrivato il momento di un bel si....Grazie! spero che tu ti ritrovi a scrivere altro...ciao ciao.

Idea credo di essere impantanata in un grande No.... il no che chiude, che incastra e castra....voglio trovare una soluzione, basta spalle al muro....basta! basta NO ? SI.
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perchè la depressione - Pagina 2 Empty ciao Massimo

Messaggio  alfredo Mer Gen 07, 2009 5:00 pm

Mi fa piacere che il mio messaggio ti abbia dato lo spunto per capire meglio quanto ti è capitato in passato.
Nonostante debba prendere gli antidepressivi, vedo che sei già arrivato alla consapevolezza di vedere che l'esperienza della depressione , sia la fase obbligatoria per arrivare al benessere, il cambiamento e la crescita. Quindi la stai trasformando da evento negativo in positivo! E non è da poco!
E' accorgendosi dei motivi per cui si rimane bloccati nella formazione della propria autonomia , si possono poi trovare nuovi modi di pensiero e azione..
Anche a me capitava di dire "si " troppe volte alle richieste degli altri . Quali erano le conseguenze? Nel migliore dei casi , facevo cose che non avrei voluto fare provando solo del fastidio ; in altre situazioni invece il danno che mi provocavo era maggiore : soddisfavo le esigenze altrui , ma ci rimettevo di mio, e da qui il disprezzo verso me stesso.
Cosa ci sta dietro a questo schema mentale ?
Si dice " si ", quando invece si vorrebbe dire "no" , quando si teme di venire rifiutati e si temono conseguenze negative in seguito come perdita di affetto , o considerazione.
Come dici giustamente , può essere che non ci si è mai preso l'impegno di assumerci le proprie responsabilità ,o assertività , che a loro volta nascono da scarsa fiducia nelle proprie competenze .
Il pensiero sottostante , può essere : " Dato che mi sento inadeguato è meglio che non contraddica quello che dice o vuole un altro......almeno penso che in seguito mi appoggerà o non me lo troverò contro"! Spesso invece , oltre che aver constatato che si sono approfittati di noi , non ci stimano nemmeno.
A quel punto , stupiti di quanto accaduto , perchè non era cosi' che pensavamo andassero le cose , dovremo fare i conti con la nostra coscienza : il disprezzo di se stessi , è l'inevitabile conseguenza.
Quindi è giusto dire "no" quando non siamo daccordo , perchè spesso ci rimettiamo in prima persona.
Ci rimangono male? ci saranno delle discussioni ? Sicuramente , forse in previsione di quelle si cercava di evitarle per paura di uscirne sconfitti .
A quel punto , è il caso di accettare il conflitto , per difendere le proprie esigenze o punti di vista .
La controparte , (a seconda della sua personalità ,dai più antidemocratici a quelli più rispettosi) sarà costretta a mediare e a rispettare le nostre posizioni.
Dire "si" , quando si vorrebbe dire "no" , è il primo passo nel non venire rispettati dagli altri. Solo se noi per primi rispettiamo noi stessi e le nostre esigenze , gli altri ci rispetteranno.
Ciao, fai sapere
Alfredo

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Messaggio  merla Gio Gen 08, 2009 6:51 am

massimo ha scritto: pertanto ho deciso di ricorrere da poco di nuovo all'aiuto degli anti depressivi, per ora in dosi assai blande, che avevo drasticamente e senza controllo medico smesso un anno fa. Non avrei mai più voluto prenderli ma davvero non ce la faccio più ad andare avanti a tranquillanti.

Ciao Massimo,

ti scrivo due righe, brevemente perchè sono di frettissima, per raccontarti la recente esperienza con uno psichiatra, che mi ha decisamente sollevato.
Soffro di depressione maggiore, con una discreta componente ansiosa, da un po' di anni e circa un annetto fa, avevo smesso di prendere farmaci (sotto controllo medico ma con molte "perplessità" da parte del medico che sosteneva avrei dovuto farmi una ragione degli antidepressivi, come un diabetico si fa una ragione dell'insulina). Nel frattempo però ho continuato la psicoterapia.

Dopo qualche mese ho ricominciato a prendere degli ansiolitici sempre più spesso, perchè l'ansia non passava, finché non mi sono decisa a rivolgermi a uno psichiatra del CIM dove sono in terapia (prima lo psichiatra era privato) in modo da farmi seguire sia dal punto di vista farmacologico, che psicoterapeutico, nello stesso centro in modo parallelo.
Questo attuale psichiatra (che mi vede una volta al mese, a differenza del primo, che aveva dei costi per me improponibili) mi ha spiegato che secondo lui la mia attuale ricaduta, è, almeno in parte, dovuta a un effetto rebound dovuto alla sospensione poco graduale (1 mese di scalaggio) dell'ultimo antidepressivo che avevo preso. Quindi mi ha proposto una cura di un annetto, con una buona titolazione e dopo qualche mese di detitolazione del farmaco, con un altro antidepressivo, più leggero e con meno effetti collaterali, con la prospettiva di dover soltanto fare qualche mese di richiamo in caso delle probabili ricadute (che tutti i medici mi prospettano ormai come quasi certezza).

Senza nulla togliere all'autoanalisi e alla psicoterapia (in merito anche il medico è stato categorico, la psicoterapia mi serve), però questa cosa dell'effetto rebound e della detitolazione dei farmaci (che dovrebbe durare qualche mese almeno) e soprattutto il fatto non avere più come prospettiva di dover prendere farmaci a vita mi ha decisamente sollevato. E per adesso, a un mesetto dall'inizio della cura, inizia ad andare decisamente meglio.
Non è un post in antitesi alle risposte che mi hanno preceduto, semplicemente te l'ho scritto in quanto, almeno cronologicamente, di recente, abbiamo un'esperienza simile....

Ciao, in bocca al lupo

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Messaggio  anthea Gio Gen 08, 2009 8:39 am

qualcosa anch'io.
Come ho scritto in precedenza anche la mia storia depressiva è lunga. Ho iniziato a 18 anni. Anche se al'epoca l'antidepressivo l'ho preso per poco tempo e sono andata avanti per forza interiore e caparbietà.
Solamente nel 2004 ho avuto bisogno degli psicofarmaci ed ora. Ma questo perchè ormai sono mamma e ho la responsabilità di due figli. Non voglio che soffrano nel vedermi passiva e "morta dentro", così preferisco agire d'attacco per uscirne il più in fretta possibile.

Concordo con il nuovo arrivato che, riguardo agli psicofarmaci, è meglio rivolgersi ad una struttura pubblica psichiatrica. Sono molto più aggiornati e ti curano bene (almeno io ho avuto ogni volta esito positivo) e dopo un anno puoi richiedere l'esenzione da ticket che ti non ti fa spender nulla per le visite e altro.
In quanto all'uscita dai farmaci, deve essere fatta almeno dopo un anno di terapia e in più di due o tre mesi e quando veramente si sta bene. Non avendo fretta non ci si accorge quasi di nulla.

Ultimamente però ho capito che è necessaria anche la psicoterapia. Non so quanto peso avrà nel mio futuro, ma spero che alla lunga mi serva per prevenire le ricadute, o quantomeno a mitigarle.
I libri di Alfredo mi stanno aiutando molto. Grazie a loro sono riuscita a dare nuovi spunti al mio psicologo e a capire le mie "falle".
Comune a molti il desiderio di compiacere gli altri e quindi la scarsa fiducia in me stessa e poi ho l'illusione del controllo. Controllando tutto e pianificando la vita mi illudevo di.... non so neppure io di cosa: forse soffrire di meno. Invece soffro di più! Che pirla eh?!

Ora sto meglio e vi terrò aggiornati dei miei progressi mentali, perchè fisicamente sono ancora uno schifo totale.

Ciao
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Messaggio  merla Gio Gen 08, 2009 9:15 am

anthea ha scritto:

Concordo con il nuovo arrivato che, riguardo agli psicofarmaci, è meglio rivolgersi ad una struttura pubblica psichiatrica. Sono molto più aggiornati e ti curano bene (almeno io ho avuto ogni volta esito positivo) e dopo un anno puoi richiedere l'esenzione da ticket che ti non ti fa spender nulla per le visite e altro.

Ciao

Solo per precisazione....quando io mi sono rivolta al CIM, solo per il fatto di aver già avuto in passato episodi di depressione, l'esenzione totale mi è stata accordata subito. Non tutti i curanti sono aggiornati in merito, ma una diagnosi di depressione maggiore ricorrente (che significa solo che non è il primo episodio, a prescindere da chi può averti seguito precendemente) dà diritto all'esenzione totale.
Forse (non so sicura) basta anche solo la diagnosi di depressione maggiore, senza la ricorrenza.
Io non ho pagato mai nulla fin dall'inizio...

Era solo a titolo informativo, perchè la burocrazia è sempre un po' misteriosa, e uno a volte non sa di avere certi diritti.

Ciao Anthea

Ale
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Messaggio  massimo Gio Gen 08, 2009 1:21 pm

merla ha scritto:
massimo ha scritto: pertanto ho deciso di ricorrere da poco di nuovo all'aiuto degli anti depressivi, per ora in dosi assai blande, che avevo drasticamente e senza controllo medico smesso un anno fa. Non avrei mai più voluto prenderli ma davvero non ce la faccio più ad andare avanti a tranquillanti.

Ciao Massimo,

ti scrivo due righe, brevemente perchè sono di frettissima, per raccontarti la recente esperienza con uno psichiatra, che mi ha decisamente sollevato.
Soffro di depressione maggiore, con una discreta componente ansiosa, da un po' di anni e circa un annetto fa, avevo smesso di prendere farmaci (sotto controllo medico ma con molte "perplessità" da parte del medico che sosteneva avrei dovuto farmi una ragione degli antidepressivi, come un diabetico si fa una ragione dell'insulina). Nel frattempo però ho continuato la psicoterapia.

Dopo qualche mese ho ricominciato a prendere degli ansiolitici sempre più spesso, perchè l'ansia non passava, finché non mi sono decisa a rivolgermi a uno psichiatra del CIM dove sono in terapia (prima lo psichiatra era privato) in modo da farmi seguire sia dal punto di vista farmacologico, che psicoterapeutico, nello stesso centro in modo parallelo.
Questo attuale psichiatra (che mi vede una volta al mese, a differenza del primo, che aveva dei costi per me improponibili) mi ha spiegato che secondo lui la mia attuale ricaduta, è, almeno in parte, dovuta a un effetto rebound dovuto alla sospensione poco graduale (1 mese di scalaggio) dell'ultimo antidepressivo che avevo preso. Quindi mi ha proposto una cura di un annetto, con una buona titolazione e dopo qualche mese di detitolazione del farmaco, con un altro antidepressivo, più leggero e con meno effetti collaterali, con la prospettiva di dover soltanto fare qualche mese di richiamo in caso delle probabili ricadute (che tutti i medici mi prospettano ormai come quasi certezza).

Senza nulla togliere all'autoanalisi e alla psicoterapia (in merito anche il medico è stato categorico, la psicoterapia mi serve), però questa cosa dell'effetto rebound e della detitolazione dei farmaci (che dovrebbe durare qualche mese almeno) e soprattutto il fatto non avere più come prospettiva di dover prendere farmaci a vita mi ha decisamente sollevato. E per adesso, a un mesetto dall'inizio della cura, inizia ad andare decisamente meglio.
Non è un post in antitesi alle risposte che mi hanno preceduto, semplicemente te l'ho scritto in quanto, almeno cronologicamente, di recente, abbiamo un'esperienza simile....

Ciao, in bocca al lupo

Ale

Cara Ale

Grazie del tuo tempo e di avermi descritto la tua ultima personale esperienza con la depressione che ho letto con estrema attenzione. Da un anno ho abbandonato i farmaci senza controllo medico e drasticamente, (già da un anno avevo smesso di fumare quasi 2 pacchetti al giorno e di questo sono felice ma ha avuto il suo peso). Questo 2008 è stato un lento ed inosorabile scivolamento verso la depressione, ma ha anche messo a nudo tutte le illusioni e tutte manipolazioni della realtà su cui era e, purtroppo, è basata la mia vita.
Detto ciò, già avevo intenzione di contattare un cim perchè le strutture pubbliche mi danno più garanzia di affidabilità ed etica professionale rispetto ai privati,; la tua testimonianza aggiunge un ulteriore stimolo nel mio proposito; aggiungo che il precedente psichiatra privato mi avrebbe continuato a dare farmaci a vita ed era piuttosto scettico sulle psicoterapie; per la verità anch'io avevo relegato la mia depressione al rango di semplice squilibrio biologico ed avevo delegato ai farmaci la risoluzione di tutti i miei problemi; in definitiva mi ero arreso. Oggi sono convinto che non è così, che il mio disagio deriva anche, e forse, soprattutto da un disagio esistenziale che io devo indagare ed affrontare; nel frattempo io ora ho bisogno di una mano farmacologica perchè da solo NON CE LA FACCIO, pur continuando con convinzione la psicoanalsi. A questo mi propongo di aggiungere molto sport (che fa bene e mi piace), viaggi e più vita sociale, violentandomi magari un pò, almeno all'inizio, con la speranza che la mia vita si rimetta in moto piano pianoe mi permetta accumulare maggiore energia positiva che non dovrei disperdere nella falsa credenza che la pace raggiunta significa che ho risolto tutti i miei problemi (come è successo finora) ma utilizzare per affrontare con dolore ma anche con forza i veri nodi della mia vita.
A presto ed in bocca al lupo anche a te
Massimo

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Messaggio  massimo Dom Gen 11, 2009 1:21 am

Caro Alfredo


Arrivare a dire dei no non perchè fino ad allora si è detto si ma perchè ci si è interrogati prima e si è deciso che la risposta più rispettosa delle proprie istanze era no, costi quel che costi, significherebbe per me un grosso traguardo. Ma tu sicuramente sai che la depressione è definita anche come "la malattia della volontà"; pertanto quali no puoi dire se magari la mattina non riesci a decidere neanche di che colore metterti i calzini, se quando la gente ti parla fai fatica a stargli dietro, se hai una percezione distorta e limitata della realtà (tu mi dovresti capire)!!!; Bisognerebbe non arrivare a questo punto ed aver lottato di più per se stessi prima; (forse nel mio caso si potrebbe dire che "chi semina vento raccoglie tempesta"). Però, al punto in cui sono intanto dovrò curarmi e, nel frattempo, cercare di ripartire piano piano facendo di nuovo i primi passi sperando stavolta di aver imparato finalmente la lezione.
Poi ci sarebbe da aprire un capitolo a parte importantissimo del perchè ci sia questo smodato bisogno di affetto e considerazione da parte degli altri, di questo nevrotico e malato bisogno di approvazione, di questo sentirsi continuamente, diversi, sbagliati, inadeguati, difettosi; ma qui, penso, ognuno avrebbe una propria storia personale da raccontare.

A presto
Massimo

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Messaggio  Viola Dom Gen 11, 2009 4:33 pm

Si Massimo, ognuno di noi ha una neverending story....Hai cominciato a lottare per te stesso....Sei in analisi....ora , se vorrai, puoi arrivare a tutti o quasi tutti i tuoi perchè. Ai " perchè" non ci si può arrivare da soli. Come hai scritto tu, la depressione colpisce la volontà...quindi i no e i si indistintamente...come la scelta dei calzini...Il depresso per lo più non esce senza calzini, semmai non esce proprio....Credo che tu abbia fatto un'ottima scelta per Te...e in questa scelta rientra anche il confrontarti in questo forum... Se e quando il forum viene considerato un pezzo della comunicazione priva di un suo 70% fondamentale perchè si compia; quello per cui la comunicazione è deputata :conoscersi e crescere.
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