perchè la depressione

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Messaggio  alfredo Mer Nov 26, 2008 10:46 am

Dalla lettura dei libri di Cesare Giacobbe " alla ricerca delle coccole perdute " e di Raffaello Rossi " piccoli genitori grandi figli " ho formulato queste ipotesi sui motivi per cui si sviluppano la depressione e le altre malattie psichiche.
Comune a tutte le patologie vi è una autoimmagine debole e negativa che si riscontra nella personalità INFANTILE : dipendenza affettiva, senso di inadeguatezza, incapacità di gestire i disagi o le difficoltà nell'ambiente in cui si vive.
Tutto questo a causa della non strutturazione o trasformazione della personalità ADULTA.
Negli animali questo passaggio avviene naturalmente quando i genitori insegnano ai cuccioli come dominare l'ambiente : difendersi dalle aggressioni , procacciarsi il nutrimento , riprodursi.
Nell'uomo queste trasformazioni sono piu' complicate perchè avvengono mediate dagli affetti .IL mondo moderno inoltre rende ancora piu' difficile queste aquisizioni.
La struttura fondamentale sulla quale si basa la personalità adulta è l'autonomia che deriva dall'autostima ,che a sua volta si basa su 2 convinzioni e 1 capacità :
convinzione di essere degni di amore; convinzione di essere competenti ; avere il senso della realtà( saper adottare la filosofia positiva )
Senza queste 2 convinzioni e 1 capacità l'autostima e la stima altrui non possono "decollare " senza di esse non parte l'autonomia .

Alfredo

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Messaggio  anthea Mar Dic 02, 2008 9:12 am

sicuramente i nostri vissuti infantili sono molto importanti. Ancora di più i traumi che ad alcuni la vita impone.
Però ho conosciuto persone con caratteri forti e su cui avrei scommesso i miei averi, crollare anche loro a 60 anni per i problemi di un figlio ecc.

Sicuramente le persone più egoiste e meno sensibili sono molto meno soggetti a questa malattia. Come pure chi ha una visione della vita terra terra e non si preoccupa del futuro.
Oppure chi è stato provato sin da piccolo da handicap e sofferenze fisiche che l'hanno costretto ad accettare la vita così com'è.

Ma non credo ci sia una ricetta.
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Messaggio  alfredo Mer Dic 03, 2008 3:12 pm

sicuramente non c'è una ricetta, ma la psicologia ha fatto passi da gigante e su molte cose si è riusciti a verificare le cause e gli effetti di molti comportamenti. Io ho riassunto con concetti estremamente sintetici , che andrebbero comunque sviluppati e resi più comprensibili .

Non basta, non aver subito traumi in età infantile per ritrovarsi in età adulta non attrezzati ad affrontare delle difficoltà. Basta anche solo non aver ricevuto gli imput necessari o averne ricevuti di sbagliati.
A volte i genitori, pur dispensando affetto, comunicano a livello non evidente , scarsa fiducia nel figlio, come incapace di "farcela da solo" in certe situazioni e spesso si sostituisce a lui, perchè appunto ritenuto incapace.
In questo modo si consolida nel bambino un'idea di non poter cavarsela da solo ( incompetenza e incapacità di analisi della realtà ).

In un post precedente , accennavi all'ansia che ti saliva quando dovevi decidere in base al lavoro . Continuamente nella vita siamo posti di fronte a delle scelte che comportano anche la possibilità di sbagliare.
A questo punto cosa provi e cosa dici a te stessa quando ti accorgi di aver fatto una scelta sbagliata?

Dalle risposte che uno si dà , si può dedurre quanto riusciamo ad accettare di sbagliare, quanta fiducia abbiamo in noi stessi per correggere la situazione che si è venuta a creare .
Prendiamo in considerazione che gli sbagli ci permettono di imparare e a non fare lo stesso errore in una situazione analoga in futuro , o per lo meno non della stesa gravità ? o riteniamo di aver commesso un errore inaccettabile? e ci torturiamo con il senso di colpa per un tempo esagerato?
Quanto confidiamo nella possibilità di incontrare altre possibilità ugualmente convenienti in futuro?
Le risposte che ci diamo possono farci conoscere quanta fiducia abbiamo in noi stessi , in definitiva quanto ci stimiamo.

A riguardo delle persone che per gran parte della vita hanno manifestato un "carattere forte" e poi crollano per qualcosa , equivale a quelle persone che di punto in bianco commettono omicidi di familiari e si dice di loro : " era una cosi' brava persona ! "
Secondo me , non si erano verificate fino ad allora quelle situazioni che non avevano imparato ad affrontare.

Ciao
Alfredo

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Messaggio  merla Mer Dic 03, 2008 7:09 pm

alfredo ha scritto:
Secondo me , non si erano verificate fino ad allora quelle situazioni che non avevano imparato ad affrontare.


Ma quanti sono al mondo quelli per cui si può affermare che non esistono situazioni che non hanno mai imparato ad affrontare?


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Messaggio  alfredo Mer Dic 03, 2008 10:22 pm

Non saprei , ma si può comunque osservare che ogn'uno reagisce e supera in modo diverso le difficoltà a parità di gravità. Come mai?
Generalmente sono le perdite ( affettive per lo più ) , le situazioni che creano maggior stress , destabilizzano e richiedono capacità di rielaborazione .
Ma dal grado di fiducia che uno ha in se stesso, cioè quanto si stima, ne consegue la possibilità di fare fronte a queste destabilizzzazioni.
Credo che i guai peggiori risiedano nei conflitti che si generano nella mente , dovuti all'incapacità di stimarsi sufficientemente.
Ciao
Alfredo

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Messaggio  merla Gio Dic 04, 2008 8:59 am

alfredo ha scritto:Non saprei , ma si può comunque osservare che ogn'uno reagisce e supera in modo diverso le difficoltà a parità di gravità. Come mai?
Generalmente sono le perdite ( affettive per lo più ) , le situazioni che creano maggior stress , destabilizzano e richiedono capacità di rielaborazione .
Ma dal grado di fiducia che uno ha in se stesso, cioè quanto si stima, ne consegue la possibilità di fare fronte a queste destabilizzzazioni.
Credo che i guai peggiori risiedano nei conflitti che si generano nella mente , dovuti all'incapacità di stimarsi sufficientemente.
Ciao
Alfredo

Sicuramente per molte persone questo sarà vero.

Però non credo che questa sia LA causa della depressione, che ne può avere tantissime sia di carattere psichico, fisico, che nel proprio vissuto.
E credo che ci siano anche dei vissuti, che sono difficili da superare anche per una personalità adulta.
Ad esempio, magari io sono superba, ma una personalità adulta credo di averla. Quando sono sotto stress, mi viene il terrore di disgrazie che potrebbero capitare, per tante ragioni, ma soprattutto perchè ho vissuto almeno due eventi di vita improvvisi, che hanno cambiato drasticamente la mia situazione, tra cui un brutto incidente stradale (l'altro lo lasciamo stare perchè diventerebbe un post lunghissimo).

Ora, mi hanno stirato a 15 anni, con coma, due mesi di ospedale, interventi vari, annessi e connessi. Sono qui a raccontarlo per un pelo.
Se in un periodo di stress, mi capita di pensare che potrebbe risuccedere, con tanto che (ammesso e non concesso che sopravviva una seconda volta) non ho la mutua perchè libero professionista, vivo sola, mia madre è invalida e mio padre se ne occupa, e il mio ragazzo disoccupato, e mi viene di conseguenza un attacco di panico, o di ansia che dir si voglia...questo cosa significa?
Che ho una personalità infantile?

Dai su....non esageriamo! Very Happy
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Messaggio  anthea Gio Dic 04, 2008 10:51 am

Mi sento di spezzare una lancia in favore di Alfredo, perchè è vero che solitamente le insicurezze che ci portiamo dietro da piccoli, poi ce le tiriamo dietro per tutta la vita.

Però ne spezzo una anche in favore di Merla, perchè certi traumi che la vita ti fionda fra capo e collo ti segnano per sempre, anche in età adulta.
Purtroppo la sofferenza prolungata e il timore di non farcela o di ritrovarti menomato, possono cambiare un carattere profondamente.
Magari ognuno di noi ha una soglia diversa da ogni altro di sopportazione anche senza saperlo.

Magari quello che fa la differenza fra il lasciarsi andare e il reagire sta nella volontà di andare avanti, nelle persone che ti circondano e ti sostengono e nel trovare un pretesto per rinascere.
Se questo poi dipende dal bambino che siamo stati è difficile da stabilire.

Più ne parlo e più penso che non esista di per sè nessuno esente da questa patologia. Forse alcuni sono più forti e fortunati di altri. Magari alcuni sono stati talmente provati sin dall'infanzia da malattie che hanno già capito il senso della vita e si sono corazzati. Ma ognuno di noi credo abbia un punto di rottura.

Mi piacerebbe moltissimo avere torto.
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Messaggio  armida Gio Dic 04, 2008 12:23 pm

sono d'accordo con Alfredo.
Anzi, pienamente d'accordo.
E mi analizzo sono autonoma?
In fondo no, non solo perchè vivo ancora con mia madre, ma erchè qualunque cosa mi accada ho bisogno di parlarne, di sfogarmi, di trovare approvazione, insomma non so assumere decisioni autonomamente.

Ciò deriverebbe secondo Alfredo dalla mancanza di autostima...sulla mia mancanza di autostima potrei scrivere dei libri...io, spesso, non mi ritengo degna d'amore ( ma qui credo che abbiano avuto serie responsabilità i miei genitori, sia pure involontariamente, .

Non mi ritengo degna d'amore perchè non sono bella, perchè sono malata, perchè tante altre cose Rolling Eyes mi sento spesso inadeguata come se gli altri sapessero sempre più di me o fossero in grado di fare cose che io non sono in grado di fare.

Miei cari amici è giunta per me l'ora della piena consapevolezza ( che a dire il vero ho sempre avuto ) del mio fallimento come persona...ormai sono su una strada di non ritorno, sono tanto stanca di vivere una vita assolutamente inutile...

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Messaggio  alfredo Gio Dic 04, 2008 3:38 pm

Le situazioni di perdita o la paura della perdita i (in seguito a incidenti) dell'incolumità fisica , richiedono un intervento particolarmente attrezzato della personalità adulta . Tutti , credo soccombano in seguito a questi eventi.
La capacità di ripresa però è affidata alla personalità adulta. L'ansia da stress post-traumatico che ne consegue, si basa sulla convinzione di non saper più gestire gli eventi. A tutti sarà capitato in seguito a un incidente di non voler più usare la macchina nei mesi successivi.Tuttavia dopo un certo tempo , ci si convince che i pericoli si possono comunque evitare prestando attenzione.

Sul modo di affrontare gli esiti o il pericolo della perdita dell'icolumità fisica, può valere lo stesso discorso della stima di sè .
Chi confida nella capacità di ripresa o dà una spiegazione relativamente negativa agli eventi non cade in depressione. Ho visto in tele un uomo sottoposto a un intervento chirurgico che dialogava del più e del meno con i medici, Due miei conoscenti in seguito a incidenti e relativi interventi chirurgici, pensano a progetti vari: impegno in politica e ripresa del lavoro, benchè menomati nel fisico .
Ora , ritrovarsi una personalità cosi' positiva , e' una fortuna impensabile di possedere , ma quando simili eventi creano sofferenze insopportabili, sicuramente è intervenuta in modo eccessivo la personalità infantile che interpreta i vissuti creando immagini più negative di quello che sono. Sono i pensieri che terrorizzano , non tanto gli eventi in se'.
A Merla dico che:
siamo sempre un misto di personalità infantile e adulta e non credo sia il caso di allarmarsi . Accettando i propri punti deboli ci si incammina verso la strada della consapevolezza e del cambiamento. E' nel non accettare le proprie insicurezze che si dimostra disistima, non nell'accettarle.
A Armida dico che:
Le analisi di chi ha poca autostima , peccano di essere poco obiettive , considerarsi brutti e incapaci non significa non piacere e non essere in grado di svolgere determinati compiti .

Ciao
Alfredo

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Messaggio  merla Gio Dic 04, 2008 5:55 pm

alfredo ha scritto:
A Merla dico che:
siamo sempre un misto di personalità infantile e adulta e non credo sia il caso di allarmarsi . Accettando i propri punti deboli ci si incammina verso la strada della consapevolezza e del cambiamento. E' nel non accettare le proprie insicurezze che si dimostra disistima, non nell'accettarle.

No, alfredo, forse mi sono spiegata male....sicuramente il proprio vissuto nell'infanzia, la mancanza di autostima e l'insicurezza, possono essere la causa di depressione, è innegabile.

Ma, può anche darsi, che una persona equilibrata, con le fragilità che tutti abbiamo, ma che riesce a gestirsi, in un particolare momento della sua vita si ammali di depressione, e quando è ammalata crolla la sua autostima, la sua capacità di gestire le situazioni etc. etc.
Voglio dire che quello che possono essere cause per alcuni, per altri possono essere invece i sintomi.

Altrimenti non mi spiego perchè io quando sto/stavo bene (senza farmaci) non ho mai avuto paura del futuro (e neanche di andare in bicicletta, nonostante la brutta esperienza) proprio perchè consapevole che oggi ci siamo, domani forse no, e quindi mi son sempre goduta il presente e gestita i problemi, anche grossi e seri quando si presentavano senza alcuna ansia nè tantomeno depressione, e poi di punto in bianco da quando mi sono ammalata capita che certi giorni tutto va bene come prima, e certi giorni ho paura di tutto e va tutto male.
Cioè ieri ero terrorizzata dalla recessione tanto paventata dai media, oggi ci rifletto sopra e sono trankillissima. MAgari domani mi viene un attacco di panico.
Se fosse il problema strutturale della mia psiche che tu descrivi, bambina o adulta che sia, perchè i giorni di totale tranquillità?

Non è per polemica fine a stessa, ma come tu ben sai non mi piacciono le semplificazioni, perchè spesso semplificando (e cercare LA causa della depressione vuol dire semplificare) si finisce per affibbiare alle persone delle etichette, tu bambino, tu adulto, tu genitore, quando poi nella realtà ognuno ha la sua storia, il suo malessere e le sua soluzioni, e le ricette preconfezionate non esistono.
Mio ha trovato una soluzione nello yoga, viola nella psicoterapia e nell'omeopatia, altri nei farmaci....altri purtroppo la soluzione la stanno ancora cercando. Ognuno in un modo diverso, probabilmente perchè è una persona diversa con un problema diverso.

Con simpatia (davvero)
Ale
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Messaggio  suggestione Gio Dic 04, 2008 9:17 pm

Sono più orientato verso una causa biologica.
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Messaggio  suggestione Gio Dic 04, 2008 9:28 pm

o forse il mondo è come tu lo crei!!!!!!!!!!!!!!
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Messaggio  alfredo Gio Dic 04, 2008 10:14 pm

Gli ambiti dell'autostima sono tre : convinzione di essere degni di amore, convinzione di essere competenti, sapere analizzare la realtà. Pur interdipendenti possono essere anche separati. Le persone che vivono con un discreto equilibrio per tanto tempo e poi crollano in seguito a un evento, probabilmente non avevano sviluppato tutte e 3 gli ambiti.
Ci sono persone realizzate nel lavoro ( competenza ) e quindi "equilibrate" che appena perdono il compagno ,crollano in delle crisi mostruose , quando poi non commettono gesti estremi. In pratica non sanno gestire la perdita di affetto, perchè non hanno mai maturato un sufficiente grado di autonomia ( degni di amore ), che gli permetterebbe di trovarne un altro.
Non credo assolutamente che chi ha un buon grado di autonomia, poi la perde nelle situazioni difficili. Potrà vacillare ma non cadere in stati penosi .Semmai c'e' da pensare che nemmeno prima ne aveva abbastanza in ogni ambito e purtroppo non ne era consapevole.
Cosa sono le "fragilità " se non delle convinzioni di incapacità?

Le semplificazioni di cui parla Giacobbe , che trae poi da un grande studioso della psiche ( E. Berne ) sono schemi che riescono a dare una spiegazione molto efficace del nostro universo psichico.Non sono etichette a compartimenti stagni.
Il bambino , in positivo e' l'aspetto della gioia per la vita , in negativo l'insicurezza , dipendenza dall'amore degli altri ; l'adulto analizza la realtà, sa prendere decisioni , è autonomo ; il genitore sa dedicarsi agli altri .
Anche nello spazio di tempo di una giornata , ogn'uno assume comportamenti che derivano da uno stato o da un altro .
La mancata strutturazione o la sua non attivazione della personalità adulta pone la persona in balia degli eventi senza attivarsi a trovare soluzioni o a crearsene di peggiori.

Ogni cura della depressione non può prescindere da un innalzamento dell'autostima attraverso le psicoterapie.
I farmaci possono tenere a bada gli effetti , ma non possono costituire la cura , il cambiamento.

Sia Mio che Viola , che praticano delle attività , non sono altro che dimostrazioni a se stessi di " volersi bene", inoltre parlano di cambiamenti dei modi di ragionare , più positivi ......cosa sono se non maggiore autostima?
Lo yoga, o altre attività di supporto non fanno altro che innalzarla ulteriormente.

Lo so che non c'è polemica in questi dialoghi, da parte tua e neanche da parte mia , altrimenti se qualcuno volesse avere ragione a tutti i costi denoterebbe poca autostima!!!! Smile
Ciao
Alfredo

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Messaggio  merla Ven Dic 05, 2008 7:43 pm

alfredo ha scritto:

Le semplificazioni di cui parla Giacobbe , che trae poi da un grande studioso della psiche ( E. Berne ) sono schemi che riescono a dare una spiegazione molto efficace del nostro universo psichico.Non sono etichette a compartimenti stagni.

Mah...io non mi permetterei mai di dubitare che le teorie di Berne e di Giacobbe siano valide, anche perchè troppo profana.
Ma tu ben sai la medicina e la psicologia non sono scienze esatte come la matematica, quindi tra la validità di una teoria e il fatto che sia vera per tutti gli ammalati di depressione c'è di mezzo il mare.

Senza sforare nella filosofia, e per semplificare all'osso il discorso io sono abbastanza convinta che se Berne e Giacobbe e seguaci vari avessero trovato LA causa (e quindi la terapia/cura) per la depressione per tutti, tutti si curerebbero e tutti guarirebbero. Invece depressione e ansia sono in crescita in tutto il mondo occidentale, quando invece dovrebbero diminuire, visto che hanno scoperto causa e cura.

Probabilmente resteremo di opinioni diverse, ma io continuo questo discorso per diverse ragioni:

- da una parte sentire affermare che la depressione è dovuta a una personalità non strutturata adeguatamente, sinceramente mi scoccia perchè implica che la mia personalità non è ben strutturata. E questo lo lascerei affermare a medici o psicologi, che nel mio caso non hanno mai fatto un'affermazione del genere, quanto piuttosto hanno fatto riferimento a una qualche forma di familiarità e a traumi più o meno profondi etc. etc.. Che persone menomate o che hanno avuto ad esempio un incidente, parlino del futuri e facciano progetti, è un'ottima reazione, ma ti assicuro che l'ho fatto anche io e il fatto di avere una reazione buona, di per sè significa solo che incassano bene. Di per sè, come dice anthea (e anche armida, anche se con parole diverse) ci sono esperienze che lasciano dei segni che purtroppo rimangono, anche se si riesce a trarne il miglior insegnamento possibile

- poi io generalmente ci tengo (e ci tengo per la mia storia familiare, con una nonna con crisi depressive cicliche durante le quali collezionava i tentativi di suicidio, finchè non c'è riuscita, e non si alzava dal letto, a periodi in cui era una persona allegrissima, piena di forza di volontà e gioia di vivere) a distinguere tra un carattere depresso e/o ansioso, e l'ansia e la depressione che sono vere e proprie malattie, e vanno affrontate in modo diverso. Ti ripeto la domanda di prima: se la mia personalità è strutturata in modo non adeguato alle situazioni, perchè a prescindere dalle situazioni e senza farmaci, ci sono periodi in cui non sono per nulla ansiosa e altri in cui invece qualunque cosa mi fa paura?

Infine ti chiedo una cosa, ma senza malizia: questa tua posizione assoluta, per cui ritieni che ci sia un motivo e una ricetta uguale per tutti, non è forse un modo per tentare di controllare qualcosa che, forse, non è così controllabile, come il disagio psichico? in parole povere, non è solo una (normalissima) paura di ritrovarti nuovamente in una situazione di malessere, che non sei sicuro di riuscire di nuovo a gestire?...in parole povere, non è banalissima ansia? Very Happy

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Messaggio  suggestione Ven Dic 05, 2008 9:02 pm

La parola depressione è un nome molto generico,riproduce un larghissimo spettro di sintomi, nessuno riconducibile ad un unica causa.
La bassa autostima può essere una causa o un sintomo di un tipo di disturbo dell'umore, psicologico etc che potrebbe sottostare al termine generico di depressione.
Personalmente ho molta autostima eppure soffro di "depressione", di stati di tristezza e apatia, stanchezza con varie somatizzazioni, etc etc etc.


Ultima modifica di sugge il Dom Dic 07, 2008 1:29 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  alfredo Ven Dic 05, 2008 9:52 pm

merla ha scritto:
alfredo ha scritto:

Le semplificazioni di cui parla Giacobbe , che trae poi da un grande studioso della psiche ( E. Berne ) sono schemi che riescono a dare una spiegazione molto efficace del nostro universo psichico.Non sono etichette a compartimenti stagni.

Mah...io non mi permetterei mai di dubitare che le teorie di Berne e di Giacobbe siano valide, anche perchè troppo profana.
Ma tu ben sai la medicina e la psicologia non sono scienze esatte come la matematica, quindi tra la validità di una teoria e il fatto che sia vera per tutti gli ammalati di depressione c'è di mezzo il mare.

Senza sforare nella filosofia, e per semplificare all'osso il discorso io sono abbastanza convinta che se Berne e Giacobbe e seguaci vari avessero trovato LA causa (e quindi la terapia/cura) per la depressione per tutti, tutti si curerebbero e tutti guarirebbero. Invece depressione e ansia sono in crescita in tutto il mondo occidentale, quando invece dovrebbero diminuire, visto che hanno scoperto causa e cura.

Probabilmente resteremo di opinioni diverse, ma io continuo questo discorso per diverse ragioni:

- da una parte sentire affermare che la depressione è dovuta a una personalità non strutturata adeguatamente, sinceramente mi scoccia perchè implica che la mia personalità non è ben strutturata. E questo lo lascerei affermare a medici o psicologi, che nel mio caso non hanno mai fatto un'affermazione del genere, quanto piuttosto hanno fatto riferimento a una qualche forma di familiarità e a traumi più o meno profondi etc. etc.. Che persone menomate o che hanno avuto ad esempio un incidente, parlino del futuri e facciano progetti, è un'ottima reazione, ma ti assicuro che l'ho fatto anche io e il fatto di avere una reazione buona, di per sè significa solo che incassano bene. Di per sè, come dice anthea (e anche armida, anche se con parole diverse) ci sono esperienze che lasciano dei segni che purtroppo rimangono, anche se si riesce a trarne il miglior insegnamento possibile

- poi io generalmente ci tengo (e ci tengo per la mia storia familiare, con una nonna con crisi depressive cicliche durante le quali collezionava i tentativi di suicidio, finchè non c'è riuscita, e non si alzava dal letto, a periodi in cui era una persona allegrissima, piena di forza di volontà e gioia di vivere) a distinguere tra un carattere depresso e/o ansioso, e l'ansia e la depressione che sono vere e proprie malattie, e vanno affrontate in modo diverso. Ti ripeto la domanda di prima: se la mia personalità è strutturata in modo non adeguato alle situazioni, perchè a prescindere dalle situazioni e senza farmaci, ci sono periodi in cui non sono per nulla ansiosa e altri in cui invece qualunque cosa mi fa paura?

Infine ti chiedo una cosa, ma senza malizia: questa tua posizione assoluta, per cui ritieni che ci sia un motivo e una ricetta uguale per tutti, non è forse un modo per tentare di controllare qualcosa che, forse, non è così controllabile, come il disagio psichico? in parole povere, non è solo una (normalissima) paura di ritrovarti nuovamente in una situazione di malessere, che non sei sicuro di riuscire di nuovo a gestire?...in parole povere, non è banalissima ansia? Very Happy

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tutte le spicoterapie hanno in comune l'analisi degli schemi mentali che ogn'uno ha di se' , degli altri, della realtà.
Ogn'una con tecniche diverse cerca di modificare questi schemi negativi , perchè generatori di paura , ansie e altre emozioni simili , che portano poi quando aumentano di intensità alle malattie vere e proprie.
Questi schemi hanno di base la disistima di sè e delle proprie capacità.

I motivi per cui non hanno sempre gli effetti sperati, è perchè non è cosi' facile modificarli. Spesso risiedono nell'inconscio , la parte del cervello che si è formata prima di tutte.
In un altro libro , " la stima di sè ", C. Andre' , come conclusione dice che chi si ritrova da adulto con una bassa autostima per quanto cerchi di alzarla, avrà sempre di fondo una base di disistima. Il cambiamento per quanto possibile non è mai totale.
Da ciò le varie ricadute.

Come ti accennavo negli altri post, l'autostima ha diversi domini, in alcuni ci apprezziamo in altri meno e in altri forse per niente. Quelli che ci fanno soffrire sono quelli che riteniamo importanti e non ci sentiamo all'altezza.

Anche io quando non sono a contatto di quelle situazioni in cui non sono messo alla prova , cioè mi ritengo all'altezza , sono tranquillo , allegro come un grillo, in altre dove pretendo da me la competenza e invece mi accorgo di non essere all'altezza vado in ansia .
Certo che ce l'ho anch'io, l'ansia, ma ora ho trovato contro risposte e non sale mai a livelli inaccettabili.
Ho capito i motivi per cui mi viene. Pretendo da me competenza, e per quanto mi sia dato da fare , per alzarla non l'ho raggiunta come avrei voluto .

Ora però accetto di non avere il livello massimo di competenza , non mi fa soffrire più come prima perche' l'ho relativizzato , dicendomi che ho altre competenze che mi danno forza.
Ma è un lavoro che spesso devo fare perchè in fondo vorrei essere più competente e lo stress è li ad aspetarmi, è la reazione a questa idea.
Nella vita di adulti le resposabilità sono maggiori a mio avviso da quelle della giovinezza.

Certo. io sono ancora vulnerabile ai problemi di autostima, da molto bassa che l'avevo l'ho alzata , di quanto non so , posso solo dire che in diverse occasioni, ho assunto atteggiamenti diversi e non capitano più di frequente come prima : situazioni in cui mi crogiolavo in indecisioni interminabili dovute alla paura di sbagliare ; risultati che ritenevo inaccettabili ; situazioni in cui uscivo perdente o usato ;non affrontare delle situazioni pensando di prevederne l'esito negativo.....ecc..

Ciao
Alfredo

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Messaggio  merla Dom Dic 07, 2008 11:47 am

sugge ha scritto:La parola depressione è un aggettivo molto generico,riproduce un larghissimo spettro di sintomi, nessuno riconducibile ad un unica causa.
La bassa autostima può essere una causa o un sintomo di un tipo di disturbo dell'umore, psicologico etc che potrebbe sottostare al termine generico di depressione.
Personalmente ho molta autostima eppure soffro di "depressione", di stati di tristezza e apatia, stanchezza con varie somatizzazioni, etc etc etc.

Diciamo che io mi ritrovo molto in un quadro simile al tuo, mentre altri sicuramente rientreranno più o meno nella situazione di alfredo e forse per altri ancora sarà diverso.

Forse vado OT, nel caso poi apriamo un'altro post, però visto che sei molto più esperto di me, sugge, vorrei farti una domanda.
OGni volta che ho iniziato a praticamente seriamente e con costanza lo yoga (e stavolta di nuovo), dopo un paio di mesi sono ritornata sono ritornata in crisi...può essere una cosa circostanziale, ovviamente, ma a me inizia a venire il dubbio che ci sia una qualche attinenza e non lo capisco molto perchè in realtà le sedute di yoga mi danno nell'immediato un notevole stato di benessere.

Tu che ne pensi?

ALe
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Messaggio  suggestione Dom Dic 07, 2008 1:50 pm

Sono sicuro che la pratica dello Yoga in varie fasi, peggiori dei sintomi e delle patologie, ma sono cose che avvengono perchè il corpo finalmente ritrova le energie sufficienti per attivare l'autoguarigione.

Per questo non si dovrebbe mai mollare, cercando di alleggerire gli esercizi, magari concentrandosi di più sul rilassamento che sulle asanas.

Ricordati che la cosa più importante nello Yoga è la fase di rilassamento, con tutti gli annessi stati di visualizzazione e coscenza, che durante questa fase giocano un ruolo importantissimo per ottenere un risultato positivo.

Chi incomincia a praticare lo Yoga deve decidere di cambiare completamente modo di vivere, per quanto possibile.

Se ti va apriamo un titolo sullo Yoga, senza interrompere l'argomento attuale che merita molti approfondimenti.
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Messaggio  canterel II Dom Dic 07, 2008 2:42 pm

adesso straparlo in libertà, dunque non prendetemi troppo sul serio, però questa cosa della stima mi perplime sempre.
secondo voi può esistere una terza posizione tra disistima e stima? no, eh? perché a me a volte sembra di occupare questa nicchia impossibile. cioè, io non credo di valere un gran che, sotto molti profili. però credo anche che la maggior parte delle persone che conosco non valgano un gran che.
capisco che l'autostima gli serve per carburare, e non mi sognerei mai di fargli notare che secondo me è infondata. però non capisco a che cosa gli serve carburare, in fin dei conti. se vivessero un po' più slow non ci vedrei niente di male, ma evidentemente per loro carburare è importante. è che io in generale credo poco nella potenza degli individui: l'intelligenza, l'armonia, la possibilità che sussistano forme di amore, mi sembrano tutti fenomeni collettivi e dipendenti in larga misura da accidenti esterni, rispetto ai quali la variabile rappresentata dall'iniziativa e dalle qualità di un singolo è poco significante.
sono così poco abituato a orientarmi in base alla stima che, in generale, posso dire che i sentimenti che provo per il prossimo dipendono poco dalla stima. detto in altri termini, se per me valesse la dicotomia secca tra stima e disprezzo, allora disprezzerei quasi chiunque, a partire da me stesso: ma non credo che per me funzioni così. mi sono abituato a rispettare persone che non considero particolarmente intelligenti e a voler bene a delle persone che non mi sorprendono, che non mi fanno sentire bene e non mi fanno girare la testa. anche quando ho la vaga impressione di essere innamorato o emotivamente coinvolto, non mi pare che questo sentimento sia riconducibile ad una azione compiuta da chi suscita tale sentimento su di me. Non mi sento conquistato dai mezzi, dalle capacità o dall'intelligenza di qualcuno, quasi mai. Per poter essere commosso o affezionarmi, devo proprio evitare di entrare in un ordine di pensieri valutativo, che misura le capacità dell'altro in relazione agli esiti di tali capacità. Mi affeziono piuttosto alle peculiarità degli altri quando le osservo come fenomeni eccedenti la valutazione (stima vuol dire valutazione o no?). La sorgente dei miei sentimenti è più spesso in una dimensione estetica. Un grave difetto, se interpretato con naturalezza, può costituire un elemento di armonia nel comportamento di una persona e quindi colpirmi e commuovermi. Eh, beh, certo che in questo modo, lo devo riconoscere, mi sono affezionato anche a delle persone che secondo pareri esterni al mio potrebbero essere giudicate stronze. E forse sono indulgente con le mie stesse stronzate oltre il ragionevole. ma non so che farci se funziono così.


Ultima modifica di canterel II il Lun Dic 08, 2008 3:13 pm - modificato 4 volte.
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Messaggio  merla Dom Dic 07, 2008 4:38 pm

Quanto tempo cant!!!!

canterel II ha scritto:detto in altri termini, se per me valesse la dicotomia secca tra stima e disprezzo, allora disprezzerei quasi chiunque, a partire da me stesso: ma non credo che per me funzioni così. mi sono abituato a rispettare persone che non considero particolarmente intelligenti e a voler bene a delle persone che non mi sorprendono, che non mi fanno sentire bene e non mi fanno girare la testa. anche quando ho la vaga impressione di essere innamorato o emotivamente coinvolto, non mi pare che questo sentimento sia riconducibile ad una azione compiuta da chi suscita tale sentimento su di me.

Detta molto sintenticamente, il mio parere personale è che una dicotomia netta non esista mai (che poi è un altro modo per dire quello che sto dicendo lungo tutto il thread), tantomeno per quanto riguarda la percezione di se stessi e del mondo....quindi concepisco anche una terza, una quarta etc. etc. posizione oltre a disistima e stima.

Stai bene!
A presto
Ale
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Messaggio  suggestione Dom Dic 07, 2008 5:37 pm

Bè, caro cant, nemmeno io stravedo per il prossimo.
Tanto per farmi capire, per autostima intendo il non volersi male, il non fare cose che rechino danno, come bere, fumare, mangiare porcherie, passare il tempo con persone che non sopporto, ecc....
D'altra parte considero l'intelligenza umana in senso negativo perché tutto ciò che abbiamo fatto con l'uso della ragione, è costato molto a questo pianeta e a tutti i suoi abitanti, non solo umani.
Considero tutto questo modo di vivere come innaturale, privo di ogni senso, senza futuro. Che senso ha mettere al mondo un figlio se l'attuale sistema di vita sta portando il nostro pianeta verso la catastrofe ambientale. Nei supermercati, forse, solo l'1% del cibo è mangiabile, il resto è merda che si trasforma in altrettanta merda.
Siamo circondati di cose inutili, il cui massimo exploit è rappresentato dal Santo Natale. Compriamo cose che forse non useremo mai. La gente è compulsiva: acquista non per un reale bisogno, ma per un difetto emotivo. La gente invece di NUTRIRSI, mangia porcherie per ingordigia (vedi i dannosissimi dolci).
Adesso per il "Santo" Natale ci avvieremo verso l'inutile assassinio di milioni di animali che daranno la loro vita per qualche ora di un'inutile illusione che la nostra ragione considera d'obbligo.
C'è poca dignità nell'essere umano e nella sua intelligenza.
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Messaggio  canterel II Dom Dic 07, 2008 6:05 pm

@ merla

eh lo so, ma da un po' di tempo a questa parte l'idea di fare la rassegna stampa me se ripropone, non ce la faccio. e quindi ho smesso di postare quattro volte al giorno i link alle pessime notizie, e se devo quindi parlare di me e non del mondo vile e boja per forza di cose la frequenza dei miei interventi cala parecchio.

@ sugge

ecco sugge, precisamente quello che voglio rappresentare con la mia posizione tra stima e disistima è che per me c'è abbastanza dignità nell'essere umano e nella sua intelligenza, anche se raramente l'essere umano e la sua intelligenza mi sembrano capaci di svoltare. cioè per me se manca la stima non necessariamente vien meno la dignità.
e comunque, io bevo , fumo, mangio porcherie, passo il tempo anche con persone che non sopporto.

sugge, anche questo avatar di caspar david friedrich è fighissimo, li scegli sempre bene.
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Messaggio  alfredo Dom Dic 07, 2008 9:14 pm

che peccato che il mio messaggio non sia stato capito......
Merla e Cant dite : " il mio parere personale è che una dicotomia netta non esista mai "
Dove l'ho scritto?
Infatti non c'è mai una dicotomia e se ci fosse le persone si dividerebbero in modo netto , cosa che non succede mai.
Non c'e' mai perche' i domini sono più di uno : essere degni di amore, essere competenti , che poi sono convinzioni , non oggettivamente dimostrabili , ma sufficienti per formulare pensieri e la capacità di conocere la realtà , che si basa piu' su dati oggettivi.
Un buon grado di autostima porta alla soddisfazione dei bisogni .

Gli ambiti nei quali ci sottoponiamo a valutazioni, nostre o altrui o valutiamo gli altri sono svariati. : la bellezza, la prestanza fisica, l'intelletto, la moralità ,la sensibilità , la praticità , la furbizia, l'altruismo , tante quante sono le manifestazioni che necessitano di un pensiero o azioni .
Nostre valutazioni possono influenzare gli altri ma anche il giudizio degli altri ci può influenzare nella costruzione di una convinzione .
In tanti ambiti possiamo valutarci bene , in altri meno , in altri per niente e l'impatto che queste valutazioni hanno sui nostri pensieri deriva dall'importanza che vi attribuiamo a ogn'una.
C'è una autostima globale e ce ne sono di specifiche ( una generale visione positiva di se stessi pur con inadeguatezze e competenze in qualche particolare settore specifico.
Può esere stabile o instabile;
L'universo dell'autostima è particolarmente ampio e oggetto di studio e non è possibile ridurrlo a si e no.
Ciao
Alfredo

alfredo

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Messaggio  suggestione Lun Dic 08, 2008 6:15 am

Alfredo almeno da parte mia sei capito, e comunque sappi che questo è un argomento molto interessante che va approfondito.
Concordo sul fatto che le convinzioni poi alla fine danno il responso definitivo sul agire ma anche sul proprio stato psicologico, però l'argomento deve essere per forza discusso e messo in dubbio, acciocché poi sia possibile una giusta comprensione a tutti.
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Messaggio  canterel II Lun Dic 08, 2008 10:25 am

alfredo ha scritto:che peccato che il mio messaggio non sia stato capito......
Merla e Cant dite : " il mio parere personale è che una dicotomia netta non esista mai "
Dove l'ho scritto?

Per quanto mi riguarda, alfredo,
neppure io ho mai scritto la frase che mi attribuisci. Come ho indicato in testa al mio intervento, ho colto alcuni spunti in questa discussione per straparlare. non era mia intenzione polemizzare con il tuo messaggio. Il mio contributo all'argomento, carsico e paradossale rispetto alla discussione principale, non può essere generalizzato e non ambisce a farsi teoria perché riguarda me e la mia esperienza con l'autostima. non intendo perciò minare l'edificio teorico di berne o di giacobbe. mi chiedo anzi se la mia posizione sia localizzabile nel sistema a cui fai riferimento, perché, come ho scritto, mi sento drop out rispetto a una classificazione fondata sul concetto di stima, che adopero pochissimo, apperendomi l'essere umano come una voragine su dimensioni aperte alla durata, e non una forma definita. da parte mia c'è una quota di nichilismo, direi, quindi non intendo convincere nessuno a sentirsi o a pensare come me. è che per me l'atto di stimarsi o di stimare qualcuno è intrinsecamente assurdo, forse perché ho una considerazione sacra dell'essere umano e ho delle riserve anche quando provo a giudicare i peggiori criminali: non mi sembrano mai troppo diversi da una persona realizzata e per bene. sarà una forma di daltonismo morale.
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