Oggi devo dirlo

Ciao a tutti,

purtroppo ultimamente la malattia mi sta impedendo di svolgere il mio lavoro. Sono una dottoranda e questo mi dovrebbe portare a stare molte ore da sola, nella mia stanza, a provare e riprovare su un foglio bianco i "compiti" che mi vengono dati. Spesso non si arriva a nulla, e nel silenzio questo mi fa stare ancora peggio. Visto che vengo pagata, ho deciso che è necessario parlare del mio stato col mio professore. Sarà piuttosto difficile, più che altro perché non vorrei che pensasse che voglio mollare tutto. Qualcuno di voi ha avuto esperienze simili?

Ciao

VVale

Ciao vale. U.u questione delicatissima. Io, quando sono andato in depressione mi sono messo in malattia...dopo 8 mesi di malattia e cmq. Prima di rientrare al lavoro e un Po incitato dai terapeuti ho fatto un colloquio,con il mio capo reparto e al di fuori dell'azienda...diciamo su campo neutrale.
E' stata una chiaccherata abbastanza onesta, anche se poi gli ho raccontato il minimo indispensabile...
Il Problema Mio alla fine era alla fine che 1.) avevo mancato troppo 2.) non era stato possibile spostarmi di reparto
In poche parole o sarei andato per vie legali o avrei dovuto cercarmi una nuova realtà. Alla fine ho optato per l'ultima opzione, anche perché appena lasciato la depressione alle spalle non me la sentivo di iniziare subìto una,nuova "guerra"
Penso che forse sviscerare questa cosacon ul tuo terapeuta sarebbe la cosa più logica.

Grazie per la tua risposta!
Per fortuna il rapporto tra dottorando e professore è un po' più intimo...Gli ho detto brutalmente cosa ho. Ha capito bene, probabilmente per esperienze personali anche, l'ho capito da cosa mi ha detto. Da parte sua mi aiuterà nel lavoro permettendomi di lavorare con lui di persona più spesso, in modo da non dover stare sola chiusa in una stanza...
Ora devo sforzarmi di prendere le parti positive da questa "rivelazione" che ho fatto. Mi è costato tanto, non è mai bello mettersi così a nudo davanti ad una persona con cui sì, ho rapporti che vanno oltre l'ambito lavorativo, ma che resta comunque un estraneo...

Ma per agevolarti, non puoi trovare anche ogni tanto delle vie di mezzo?
Non so, biblioteche, sale studio, posti così?

merla

PS: ti dico, io lavoro a casa al pc e capisco la fatica dello stare sempre da soli. quando stavo molto peggio di adesso, in realtà a lavorare in biblioteca non sono mai riuscita ad andare, perché mi pesava molto l'organizzazione, le tempistiche ecc. ecc. Però a posteriori credo di aver fatto malissimo.

Grazie anche a te, Merla, per la risposta!
Il problema non è tanto il luogo. Piuttosto, tentare di fare un po' di ricerca come si richiede nel mio ambito significa stare parecchio tempo a pensare e pensare da soli; soprattutto durante il dottorato, quando mi stanno formando a diventare un ricercatore.
Una persona "sana" (concedetemi il termine) riesce per poco tempo a mantenere la concentrazione e, finita quella, inizia a pensare a cosa farà la sera, quale film vedere al cinema, cosa mangiare a pranzo, ecc...Una persona come me, come noi tutti direi, inizia a pensare alla frustrazione che prova nel lavoro che sta svolgendo, e poi ci attacca tutto il resto, tutti i pensieri negativi che possono venirci in mente.
Vivo con i miei genitori per sei mesi l'anno, quindi non sono del tutto sola, non lo sono fisicamente. Mentalmente sono troppo fragile per poter fare del tutto in solitaria un lavoro che impiega strettamente il pensiero. Certo è il pensiero creativo che impiego, ma in questo stato viene schiacciato da tutto il resto.
Ora vedo come va con l'aiuto del mio "capo"... Spero di riuscire a trovare nuovi stimoli da quello che mi ha sempre appassionato, con una guida più vicina dovrei riuscire a riprendermi almeno sul luogo di lavoro...
Accipicchia quanto è difficile, è la mia seconda ricaduta, ma è la peggiore tra tutte! E dire che sto facendo per bene tutto quello che mi è stato consigliato dalla psicoterapeuta...!

Guarda ne parlavo ieri sera con una mia amica, che tra l'altro è psicologa, ma non c'entra.

Lei mi diceva che proprio per recuperare la stanchezza mentale e staccare dalle situazioni che le causano stress, tutte le sere dopo il lavoro, quando il marito si mette a giocare con la figlia, lei prende e pulisce la casa, passa l'aspirapolvere, ecc. ecc. e quest'attività le permette per un'ora di staccare e pertanto di riposare. Mi diceva che, appunto, se non staccasse (ha una vita professionale e familiare che la tiene impegnata su molti fronti) con una attività pratica e (per lei) gratificante, probabilmente andrebbe a dormire nervosissima e non prenderebbe sonno.

Ovviamente se già con l'aiuto del tuo capo la situazione migliorerà, sarà ottimo, però magari puoi cercare qualche strategia alternativa per staccare. TI dico, io faccio una fatica tremenda a farla e a non arrivare al mio limite mentale anche adesso che sto abbastanza bene, però mi rendo conto che per me per esempio sarebbe fondamentale (faccio la traduttrice, quindi pensieri creativo totalmente impegnato per n ore al giorno, da sola. insomma, capisco benissimo perché la situazioner è molto simile).

Magari non concentrarti tanto sulle difficoltà dovute alla depressione, altrimenti oltre allo star male diventa una doppia zavorra. Se hai ricominciato con la terapia o stai affrontando il problema in qualche modo, stai facendo del tuo meglio, per cui magari cerca di considerare separatamente il problema del lavoro. Magari non è il tuo caso, ma a volte ho l'impressione che considerare troppi problemi assieme confonda e non aiuti a focalizzarsi sulle possibili soluzioni, anzi faccia perdere decisamente il senso della prospettiva.

Grazie per i tuoi consigli. Hai ragione: devo provare a vedere il lavoro come qualcosa a parte. Forse, come tante persone, tendo a pensare a me stessa come al mio lavoro, ovvero come se io fossi caratterizzata solo dal mio lavoro.
Ne ho parlato con chi di dovere, ora il mio obiettivo è riprendere in mano la mia vita, vivendola nel migliore dei modi. Il lavoro lo svolgerò come si deve, cercando di evitare che possa aggravare il mio stato.

Per quanto riguarda le attività per staccare, da qualche mese mi dedico al podismo, tiene la mente sgombra per quell'ora o due che corro e mi aiuta a dormire tutta la notte. Sembra una sciocchezza, ma se non avessi la corsa con cui faticare non so proprio come sarei ridotta adesso...

sei fortunata ad avere un professore comprensivo. purtroppo non sempre superiori o colleghi di lavoro capiscono una depressione e magari dicono che è qualcuno che non vuol lavorare e se la prende comoda.

Sicuramente sono fortunata, anche per il buon rapporto che ho con lui...
Però devo dire che nessuno può dire che non ho voglia di lavorare, perché mi sono sempre impegnata al massimo. Forse le opinioni degli altri le svegliano con nostri atteggiamenti. Ho dovuto dire della malattia proprio perché non stavo più svolgendo i miei compiti in modo ottimale...