Come la posso aiutare??

beh però se tua sorella sta male da qualche mese e si è già rivolta a psichiatra e psicoterapeuta, in ogni caso ha già fatto moltissimo.

curare una depressione è una cosa lunga (e del resto se consideri per quanto tempo si sono sedimentate quelle che anche tu ritieni le cause di fondo, è inevitabile che per risolverle ci voglia parecchio tempo, non si cambia un atteggiamento nei confronti della vita in quattro e quattr'otto) e già che ne se sia consapevole e abbia iniziato il percorso più validato per affrontare il questo problema, non è per niente poco.

magari è una sciocchezza, ma potresti inondarla di stima per questo e lasciare che sia lei a prendere l'iniziativa (o a chiederti compagnia) quando se la sentirà. immagino che sia doloroso vederla apatica e sofferente, ma il fatto che abbia iniziato una terapia farmalogica e psicologica, sta a significare che ha fatto già un passo enorme per questo e che lei certamente sa cosa le serve e come occuparsi di se stessa. magari potrebbe farle bene sentire che chi le è vicino si fida della sua capacità di muoversi in autonomia.

anche perché, onestamente, un conto è quello che si dice (e ci sono possono essere mille ragioni per dirlo)e un conto è quello che si fa. se davvero non avesse nessuna fiducia in se stessa e nel futuro, perché andrebbe a fare psicoterapia? è un percorso spesso lungo e quasi sempre estremamente faticoso, se sei senza speranza, credo, non lo cominci neanche.

merla

merla ha scritto:
curare una depressione è una cosa lunga (e del resto se consideri per quanto tempo si sono sedimentate quelle che anche tu ritieni le cause di fondo, è inevitabile che per risolverle ci voglia parecchio tempo, non si cambia un atteggiamento nei confronti della vita in quattro e quattr'otto) e già che ne se sia consapevole e abbia iniziato il percorso più validato per affrontare il questo problema, non è per niente poco.

Condivido in pieno quanto detto da merla
E aggiungerei anche, che tanto dipende da noi
Non è come un'influenza che basta mettere 2 pastiglie in bocca e starsene a letto qualche giornata perche tutto passi

Tu e kate mi avete fatto qualche complimento sul mio modo di agire, parlano di orgoglio e di essere fiero di mestesso
E vi ringrazio mi ha fatto piacere
Pero, mi sembra di essere solamente la persona niente di piu e niente di meno, che cerca di fare il possibile per star meglio o di contrastare il piu possibile questa malattia
Non la accetto, so che se la subisco prima o poi capita l'irreparabile, allora non mi resta che cercare di combatterla, è solo un ragionamento logico, o di autoconservazione, e forse anche paura
Ho conosciuto piu sconfitte che conquiste credetemi ( e questo tu kate e tanti altri, magari lo sapete già com'è )
Ma quante volte è caduta una pattinatrice su ghiaccio prima di riuscire a fare una piroetta perfetta ?
Noi purtroppo cadiamo spesso per cercare di fare una vita normale
E questo lo possiamo anche dire, di persone invalide o ammalate che cercano anche loro di fare una vita normale, forse magari un po piu fortunati di noi, perche la loro difficolta si vede, è tangibile, mente la nostra è nascosta o la teniamo nascosta noi per vergogna o per paura di non essere capiti o peggio

kate91 ha scritto: Se riesco a comprendere meglio in che modo io stia riuscendo a fare passi avanti te lo faccio sapere, al momento è tutto un gran casino nella mia testa.

L'importante è il risultato.. kate continua cosi !!!!! se riesci ad essere spensierata, tante volte ci vuole anche un po di menegreghismo nella vita

Grazie a tutti, ragazzi! Prendo spunto da tutti i vs messaggi! Non voglio passare x adulatrice, ma ho capito che il fatto di essermi iscritta a questo forum è stata una delle cose migliori che ho fatto, e non solo x mia sorella ma anche x me... Infatti io e mia sorella abbiamo tanti lati del carattere molto simili, a volte mi ritrovo a preoccuparmi un po' xchè ho l'impressione di capire fin troppo bene certi stati d'animo di mia sorella, quindi credo che potrebbe prima o poi capitare anche a me (credo anzi che nessuno è escluso da questa possibilità). Spero perciò di far tesoro nel modo migliore di ciò che 'imparo' qui...
Una considerazione: tu merla dici che mia sorella in realtà probabilmente ha interesse e fiducia in se stessa... Altrimenti non avrebbe nemmeno cominc la psicoterapia... Ma questa non è semplice autoconservazione?... Cioè: a lei non sta bene la sua situaz, questo me l'ha sempre detto, vorrebbe che le cose cambiassero, ma non pensa che ciò possa accadere se deve dipendere da lei, semplicemente xchè lei è nata così... Quindi cerca un aiuto esterno come tentativo di far camb le cose, ma pensa che sicuramente le cose non cambieranno neanche con questo aiuto ( questo è il suo modo di vedere le cose dopo quasi un anno di psicoterapia). Non so se sono riusc a spieg... Si riallaccia un po' a quello che diceva Roberto: combatte la malattia x fare in modo che non abbia la meglio su di lui, x non soccombere, x evitare il peggio, ma ciò non significa ( almeno nel caso di mia sorella) che abbia fiducia di riuscire a spuntarla sulla malattia. Mia sorella da questo punto di vista sembra rassegnata, pensa che niente mai cambierà... Non so se questo è il modo di vederla 'tipico' di un depresso ( mi rendo conto che ognuno di noi è diverso dall'altro), ma lei in questa sua convinzione è, diciamo così, irremovibile, xchè pensa che il problema di base è in lei...
Anche x voi è così?..
Infine ringrazio Roberto che si 'ostina' a insegnarmi ad usare il quote...niente da fare, non mi riesce, penso che continuerò così, l'importante è che riesca a farmi capire... Di un po': ne hai mai viste di più imbranate???!?!!!

Beh io nella testa di tua sorella nn ci sono e insomma quello che pensa esattamente non lo so.

Però la mia esperienza di psicoterapia è che la terapia è faticosa, dolorosa e molto spesso anche costosa, per cui mi sembra evidente che un briciolo tocca crederci per farla, anche se magari non lo si ammette, no? Altrimenti uno farebbe altro con quel tempo, quella fatica e quei soldi.

In ogni caso, che lei ci creda o no (o che lo ammetta o no) è sostanzialmente indifferente, se tu dall'esterno consideri la questione di cosa sta facendo (e non di cosa sta dicendo). Ora come ora segue il percorso che universalmente è considerato il migliore per guarire dalla depressione, vale a dire terapia farmacologica e psicoterapia. E in questo è molto in gamba perché iniziare consapevolmente con un percorso solido non è da tutti.

Il fatto che dica di non credere di poter portare dei cambiamenti nella sua vita, in realtà, non è così fondamentale e non è neanche vero: il fatto di provare a curarsi è in sé un tentativo di provare a cambiare, anche se lei non lo ammette. Anche solo leggendo questo forum, puoi renderti conto che sono poche le persone così consapevoli da accettare subito di aver bisogno di aiuto e da cercare fin dall'inizio un percorso così solido.
Prova a darle fiducia e tieni presente che 'qualche mese' è un tempo decisamente breve per risolvere certi problemi, tanto più a 45 anni, dove ci sono energia e prospettive diverse che magari a 20.

Xmiasorella ha scritto:quello che diceva Roberto: combatte la malattia x fare in modo che non abbia la meglio su di lui, x non soccombere, x evitare il peggio, ma ciò non significa ( almeno nel caso di mia sorella) che abbia fiducia di riuscire a spuntarla sulla malattia.

E un dubbio che permane anche dentro di me.... pero intanto faccio il possibile per tenere la testa fuori.... finche, o cambia qualcosa, o arriva il momento in qui non c'è la faccio più ( speriamo la prima... perche col passare del tempo è dura )

X quel poco che ne so, Roby, ho notato che le persone come voi hanno una ricchezza interiore e una sensibilità non comuni... Sono qualità che dovrebbero inorgoglire una persona, e invece spesso mi sembra di capire che contribuiscono a peggiorare le cose... X quello che può valere, ( e te lo dico da 'esterna' anche se coinvolta da vicino) sapoi che chi 'ne è fuori' ma ha modo di avvicinarsi in qualche modo a voi e alla vostra sofferenza , non può che avere ammirazione x voi...

Che siamo accomunati da sensibilità maggiore degli altri, l'ho scoperto anch'io parlando con le persone di questo forum
Per questa qualità, forse, non sò, sarà il prezzo da pagare ( ed è salato )
Non parlarei però di orgoglio, l'orgoglio è un vizio capitale... e non ho mai visto nessuno andare fiero della sua sensibilita

Ma non farei a cambio con il "carattere" di tanti meschini, subdoli, ipocriti, ecc...ecc...per non dire di peggio, forse loro staranno meglio di me
Anche se nascondono il loro "carattere" precedentemente elencato, dietro facciate rispettabili, ma sempre meschini, subdoli, ipocriti, ecc...ecc..rimangono agli occhi di chi li conosce
Di questo si che sono orgoglioso, di non essere come loro

Magari noi verremo ripagati da qualche altra parte, spero almeno in quello

Xmiasorella ha scritto: non può che avere ammirazione x voi...

Grazie......Porta un saluto da uno sconosciuto anche a tua sorella, e dirle che è fortunata ad averti come sorella
Ciao

roberto stai diventando una mia fonte di ispirazione... condivido pienamente lettera per lettera.. parola per parola quanto hai scritto... grazie!

Ciao! sono molto d'accordo con Xmiasorella sul fatto che parlare qui è veramente utile, per tutti.
Capisco come ti possa sentire quando tua sorella viene a cena dicendo che tanto non sarebbe andata meglio altrimenti, quell'apatia senza uscita che coinvolge tutto ciò che sta intorno, il "non mi va di fare nulla tanto sono incapace in tutto" e le frasi come "sono una persona inutile, nessuno può amarmi". Per chi vuole bene ad una persone depressa è tanto faticoso a volte non lasciarsi coinvolgere nella tristezza, o esplodere rabbiosamente... Ma sono reazioni inconcludenti e credo che se non si è capaci di stare accanto ad un depresso, meglio starne lontani, che sennò si fa peggio a lui e a se stessi.
D'altra parte leggere questo post mi ha fatto riflettere su qualcosa che avevo notato anche io: la grande sensibilità di chi è depresso. Mi rendo conto che tante volte il fuggire dalle persone cui si vuole bene è un po' come volerle preservare da qualcosa di brutto. E' come se quella sensazione di non essere capaci di amare abbastanza, di non riuscire a dare quello che l'altro meriterebbe, accentuasse la propria inadeguatezza. Quello che mi viene da dire è che non è mancanza di sensibilità per il prossimo, ma è il contrario: si provano sentimenti d'amore molto forti, ma non ci si sente adeguati e per evitare di fare del male si preferisce rimanere da soli, almeno si fa male solo a se stessi. Spesso questo è scambiato per egoismo, ma ora sto mettendo in discussione il significato di questa parola... a volta forse gli egoisti sono quelli che stanno intorno, che pretendono qualcosa di impossibile, in certi momenti, come chiedere ad uno che si è appena rotto un braccio di sollevare un peso.
Come mi hanno suggerito tanti su questo forum, bisogna prendere le piccole conquiste come delle conquiste, senza cercare di arrivare subito alla guarigione.
mando un abbraccio edun ringraziamento a tutti!

È davvero importante x me ritrovarmi nelle vs parole! Scoprire che gli stati d'animo che mia sorella si sforza di affrontare e che cerca di spiegarmi sono molto simili ai vs, nonostante bisogni sempre tener conto che ogni persona è diversa dalle altre... Mi aiuta a 'sentirmi parte' di un mondo... Prima di iscrivermi al forum avevo proposto a mia sorella di iscriversi ( ero,e ovviamente lo sono ancora, convinta che le avrebbe fatto bene 'ritrovarsi' nei vostri messaggi), ma lei non se l'è sentita, forse sempre x colpa di quell apatia che le rende gravoso tutto... Magari però un giorno o l'altro glielo ripropongo...
Tu va22le dici che x chi è al di fuori è facile scambiare x egoismo il negarsi al mondo di un depresso e forse hai ragione... Anche se, secondo me, chi arriva a pensare questo pecca di enorme superficialità.. È evidente infatti (almeno ai miei occhi) che un depresso l'egoismo non sa nemmeno cosa sia, se solo si pensa che spesso la loro sofferenza è nel continuo raffronto con l'altro, nell'esasperato desiderio di piacere e di gratificare l'altro, nel suo sentirsi continuamente non all'altezza dell altro.... Non so se mi spiego, ma x farla breve io mi sono ritrovata spesso a pensare (nei confronti di mia sorella): ' magari fosse un po' più egoista!!!... Dovrebbe concedersi un po' di sano egoismo!!!'...
Parlo ovviamente di un egoismo davvero sano, che non sminuisce il prossimo, ma che ti permette solo di mettere te stesso allo stesso piano, e non, come nel suo caso, di ritrovarsi sempre un gradino più in basso...
Oggi sono un po' a terra... Dopo una settimana abbastanza tranquilla, lei è ritornata ad essere profondamente triste... E dire che mi avevate avvisato che sarebbe potuto succedere ( e magari succederà ancora e ancora)... Ieri mi ha detto che nonostante lo psicologo, i farmaci, il ns appoggio la sua testa è più forte di tutto... E me l'ha detto con una rassegnazione che mi ha stretto il cuore... È come se la sua testa fosse indipendente da lei, dal suo animo, e la governasse.... Ci ritrovate anche voi in questo?... Grazie ancora delle vs risposte

Xmiasorella ha scritto:È davvero importante x me ritrovarmi nelle vs parole! Scoprire che gli stati d'animo che mia sorella si sforza di affrontare e che cerca di spiegarmi sono molto simili ai vs, nonostante bisogni sempre tener conto che ogni persona è diversa dalle altre... Mi aiuta a 'sentirmi parte' di un mondo... Prima di iscrivermi al forum avevo proposto a mia sorella di iscriversi ( ero,e ovviamente lo sono ancora, convinta che le avrebbe fatto bene 'ritrovarsi' nei vostri messaggi), ma lei non se l'è sentita, forse sempre x colpa di quell apatia che le rende gravoso tutto... Magari però un giorno o l'altro glielo ripropongo...
Tu va22le dici che x chi è al di fuori è facile scambiare x egoismo il negarsi al mondo di un depresso e forse hai ragione... Anche se, secondo me, chi arriva a pensare questo pecca di enorme superficialità.. È evidente infatti (almeno ai miei occhi) che un depresso l'egoismo non sa nemmeno cosa sia, se solo si pensa che spesso la loro sofferenza è nel continuo raffronto con l'altro, nell'esasperato desiderio di piacere e di gratificare l'altro, nel suo sentirsi continuamente non all'altezza dell altro.... Non so se mi spiego, ma x farla breve io mi sono ritrovata spesso a pensare (nei confronti di mia sorella): ' magari fosse un po' più egoista!!!... Dovrebbe concedersi un po' di sano egoismo!!!'...
Parlo ovviamente di un egoismo davvero sano, che non sminuisce il prossimo, ma che ti permette solo di mettere te stesso allo stesso piano, e non, come nel suo caso, di ritrovarsi sempre un gradino più in basso...
Oggi sono un po' a terra... Dopo una settimana abbastanza tranquilla, lei è ritornata ad essere profondamente triste... E dire che mi avevate avvisato che sarebbe potuto succedere ( e magari succederà ancora e ancora)... Ieri mi ha detto che nonostante lo psicologo, i farmaci, il ns appoggio la sua testa è più forte di tutto... E me l'ha detto con una rassegnazione che mi ha stretto il cuore... È come se la sua testa fosse indipendente da lei, dal suo animo, e la governasse.... Ci ritrovate anche voi in questo?... Grazie ancora delle vs risposte

Ma certamente che ci ritroviamo in questo, per il depresso la realtà è nera. Voglio dire che "realmente" la realtà è così. Non è un'impressione, "è" così.
E' difficile spiegare questa cosa. E' un po' come una magia, una maledizione per cui la realtà cambia veramente (in negativo): tutto è inutile, quindi anche vivere. Ed è così (per il depresso), è una sensazione reale e concreta. Non c'è nulla da fare, provvedere, curare, confortare o da ragionarci sopra, perché veramente (per il depresso) ciò è inutile, non ha senso.
Capire questo, cioè mettersi nella testa del depresso, può aiutare a capire come comportarsi. In ultima analisi il depresso deve fare le cose tanto per farle, e basta. Quindi insistere, non demordere, deve continuare a prendere le medicine "anche se inutile", andare dallo psichiatra, dallo psicologo, e se non va, cambiarli.

Concordo con quanto detto da te Stef per quanto riguarda la nera realtà, cioè la nera realtà della vita che stiamo vivendo, meglio dire soppravivere a questa, piu che vivere
Ma un po di buona volontà per cercare di migliorare, cambiare, collaborare, c'è la dobbiamo mettere pure noi, o almeno sforzarci di provarci

Xmiasorella... piu che sano egoismo a me, una psicologa disse che nella vita bisognetrebbe essere piu menefreghisti...ma tante volte abbiamo pensieri negativi molto forti da rendere difficile ignorarli e fregarsene, in quei momenti è veramente ipossibile, si aspetta, e si spera solo che passino, impossibile contrastarli
Purtoppo gli stati d'animo dipendono tutti dalla nostra testa, originati dalla realta in qui siamo, cose, pensieri, circostanze, che ci circondano
Tengo però presente che io non sono in terapia con farmaci, dunque non so come possa sentirsi tua sorella con questi farmaci, e come hai giustamente detto tu, non siamo tutti uguali
Magari parlane con lo psicologo, purtoppo i psicologi non sono come i medici che hanno esami del sangue ecc.. su quali basare la loro diagnosi e terapia ...hanno solo la loro esperienza e la nostra testimonianza o dei nostri famigliari, dunque è fondamentale parlare con loro

roberto66 ha scritto:Concordo con quanto detto da te Stef per quanto riguarda la nera realtà, cioè la nera realtà della vita che stiamo vivendo, meglio dire soppravivere a questa, piu che vivere
Ma un po di buona volontà per cercare di migliorare, cambiare, collaborare, c'è la dobbiamo mettere pure noi, o almeno sforzarci di provarci

Un momento, il ragionamento della buona volontà riguarda persone tutto sommato normali, ma i malati di depressione hanno proprio la volontà come elemento mancante, malato, debilitato al 100%. Questo è proprio uno dei segni caratteristici della depressione: l'annullamento della volontà.

Che tante volte venga a mancare proprio la volonta, lo so, e sono d'accordo con te  ( questo fa parte della malattia )
Poi come detto, non siamo tutti uguali, carattere, forza d'animo, persone e mondo che ci circondano, modificano " l'agressività " della malattia ( il terreno + o - fertile della malattia ) e di conseguenza, la reazione del soggetto e di conseguenza l'efficacia e tempi della cura  
Ci puo essere chi sta peggio o meglio di me
Ma di una cosa sono sicuro, vedendo spesso persone che scrivono in questo forum che vanno al lavoro, o studiano, che hanno anche amici o fidanzato/a, famigliari che li aiutano
La mancanza di voglia di fare, di reagire, anullamento della volontà, non è una costante del 100% per 365 giorni all'anno
Si... ci sono periodi che và di sicuro al 100% e anche per parecchio tempo... ma non è sempre così, ed è in quei momenti di "tregua" che bisogna raccogliere le poche forze rimaste e cercare di reagire
Si...so anche che per quanti sforzi si fanno, spesso ci si ritrova al punto di  partenza, e questo non fa altro che scoraggiarci e toglierci la poca volontà rimasta, ma riproviamoci, ritentiamo !

Stef ha scritto: malato, debilitato al 100%..

Io non mi sento ancora un debilitato al 100% forse qualcun'altro in questo forum, si, e mi dispiace ( non vi conosco tantissimo )
Esagerando, non credo che basti starsene a letto e dire " riempitemi di farmaci, e quando sto meglio chiamatemi "
Sminuendo se ho un'influenza, non e che prendo un'aspirina e esco come niente fosse, ma prendo un'aspirina e me ne sto a letto al caldo
Oltre ai farmaci ( aspirina o antidepressivi ) devo fare anch'io la mia parte
Io la vedo così Stef, nulla di personale, nessuna polemica....ogni persona è libera di pensare e agire come meglio crede, o sia giusto fare

roberto66 ha scritto:Che tante volte venga a mancare proprio la volonta, lo so, e sono d'accordo con te  ( questo fa parte della malattia )
Poi come detto, non siamo tutti uguali, carattere, forza d'animo, persone e mondo che ci circondano, modificano " l'agressività " della malattia ( il terreno + o - fertile della malattia ) e di conseguenza, la reazione del soggetto e di conseguenza l'efficacia e tempi della cura  
Ci puo essere chi sta peggio o meglio di me
Ma di una cosa sono sicuro, vedendo spesso persone che scrivono in questo forum che vanno al lavoro, o studiano, che hanno anche amici o fidanzato/a, famigliari che li aiutano
La mancanza di voglia di fare, di reagire, anullamento della volontà, non è una costante del 100% per 365 giorni all'anno
Si... ci sono periodi che và di sicuro al 100% e anche per parecchio tempo... ma non è sempre così, ed è in quei momenti di "tregua" che bisogna raccogliere le poche forze rimaste e cercare di reagire
Si...so anche che per quanti sforzi si fanno, spesso ci si ritrova al punto di  partenza, e questo non fa altro che scoraggiarci e toglierci la poca volontà rimasta, ma riproviamoci, ritentiamo !

Stef ha scritto: malato, debilitato al 100%..

Io non mi sento ancora un debilitato al 100% forse qualcun'altro in questo forum, si, e mi dispiace ( non vi conosco tantissimo )
Esagerando, non credo che basti starsene a letto e dire " riempitemi di farmaci, e quando sto meglio chiamatemi "
Sminuendo se ho un'influenza, non e che prendo un'aspirina e esco come niente fosse, ma prendo un'aspirina e me ne sto a letto al caldo
Oltre ai farmaci ( aspirina o antidepressivi ) devo fare anch'io la mia parte
Io la vedo così Stef, nulla di personale, nessuna polemica....ogni persona è libera di pensare e agire come meglio crede, o sia giusto fare

Certamente l'approccio alla malattia (terapia) è diverso a seconda del grado, dello stadio in cui essa è. E quindi anche la reazione del paziente. Allo stato peggiore: non può fare ancora psicoterapia, ma solo farmacoterapia, e solo con uno psichiatra o neuropsichiatra. Al meglio: deve fare psicoterapia e, a secondo del grado di malessere, anche i farmaci. Chiaramente dopo la guarigione si possono smetere i farmaci (lo decide e lo dice lo specialista). Gli studi recenti se tutto va bene (quindi nel migliore dei casi) danno un tempo di circa dieci mesi di cura farmacologica minima, due di convalescenza in cui potrebbe essere necessario continuare la cura, e due di osservazione stretta, e solo allora (quindi 14 mesi) si può dichiarare la guarigione. Per tutta la vita si può ripetere l'episodio depressivo e quindi bisogna essere attenti e pronti a rivolgersi dallo specialista. Parliamo di vere depressioni, quelle che immobilizzano, che fanno soffrire moltissimo, fanno stare malissimo etc. etc.
Veramente per la precisione questo è stato detto da esperti pochi anni fa, quindi quanto detto è in realtà "relativamente" recente.

Ragazzi, secondo me avete un po' ragione entrambi... Cioè, se consideriamo la depressione alla pari di un'altra malattia, ecco che ne troviamo i sintomi, che si possono definire tali proprio perché riscontrabili in più casi ( la mancanza di volontà, l'apatia, lo scoraggiamento,ecc ecc..), ed ecco che se ne fa una diagnosi e si imposta una posdibile cura. Ma come in ogni malattia, il decorso prevede una o più fasi acute ( dove la volontà in questo caso è annientata) e delle fasi più 'leggere' dove il paziente mostra dei segni di ripresa... Ma su tutto, come x le altre patologie, vige il fatto che ognuno di noi reagisce (o non reagisce) alla malattia e alle cure diversamente..
Tu Roberto mi accenni al fatto di poter parlare io stessa con lo psicologo... Ma normalmente i famigliari intervengono?? Io davvero non l'ho mai preso in considerazione, xchè ho l'impress che il rapp tra lo psicologo e il paziente sia estremamente privato e confidenziale, penso che il mio interessamento (anche se ovviam motivato) possa essere un'interferenza' nella terapia... Inoltre, se lo facessi dovrei dirlo a mia sorella (non lo farei mai senza dirglielo, forse esagero, ma non mi sentirei a posto..), e non credo che lei vorrebbe, penso che si chiederebbe: 'cosa devono dirsi quei 2 che io non possa sapere?' Infine se decidessi di entrare e fare la seduta con lei, penso che non mi sentirei a mio agio xchè so che la sto privando di uno spazio tutto suo. Penso infatti che con lo psicologo riesce a tirare fuori delle emozioni che a me, che sono sua sorella, non riesce a manifestare.. Spesso, x assurdo, ci si confida di più con un estraneo (o quasi) che con un famigliare.. E infatti non dimentichiamoci che lei ha cercato prima un aiuto esterno che il nostro...Ma mi considero fortunata xche lei comunque si confida tantissimo con me e con gli sltri miei fratelli... Però continuo a pens che in altre malattie è normale che i familiari si intromettano e dicano la loro, x cui continuo a chiedermi se devo o non devo fare questo passo...

Guarda Xmiasorella, secondo me, se proprio lo ritieni un passo necessario, puoi chiedere a tua sorella se lei desidera che tu o altri familiari siate maggiormente coinvolti nella sua terapia.
Se lei ti dice di no o magari tergiversa, lascerei decisamente perdere.
Da una parte nessun medico o psicologo è autorizzato a parlare con i parenti a meno che non sia autorizzato dal paziente e/o i parenti ne detengano la tutela legale: questo tanto più in ambito psicologico o psichiatrico, anzi, al di là di situazioni pericolose per se stessi e gli altri (e anche qui siamo in un ambito che non riguarda tua sorella) mi sembra ragionevole supporre che la riservatezza da parte dello psicologo sia ancora maggiore, cioè applicata anche a minori o persone con problemi psichiatrici gravi, per non intaccare il rapporto paziente-terapeuta, appunto.

Cerca magari di tenere come ultimo principio per regolarti in questa situazione, il rispetto per tua sorella. Forse sembro rigida su questo aspetto, ma a me sarebbe sembrata un'enorme mancanza di rispetto sapere che qualcuno dei miei cari o il mio compagno si fossero rivolti a un mio terapeuta o a un mio medico senza prima chiederlo a me. E se me l'avessero chiesto, quasi certamente avrei detto no.
Magari sbaglio, ma se lei ha scelto autonomamente di crearsi uno spazio terapeutico senza chiedervi anticipatamente aiuto, a me sembrerebbe giusto rispettare le sue scelte e lasciare che quello spazio se lo gestisca come desidera. Se vi volesse coinvolti fattivamente nella psicoterapia o nella terapia farmacologica, ve l'avrebbe chiesto.

merla

Concordo in pieno quanto detto da merla
E' forse magari mi sono fatto trasportare un po

roberto66 ha scritto:Tengo però presente che io non sono in terapia con farmaci, dunque non so come possa sentirsi tua sorella con questi farmaci,

Ma non intendevo, di dover interagire tra il medico e tua sorella
Ma.... io mi sono rivolto ad una psicologa un paio di anni fa, e conversando, mi ha detto, che molto spesso accade, che i famigliari, ma piu spesso i genitori, si rivolgono a lei, non per sapere, intervenire, interagire ecc...  ma solo per metterla al corrente, se succedono fatti chiamiamoli gravi, che noi crediamo che il medico debba assere messo a conoscenza
Poi sta al medico sapere cosa puo dire e non dire ai famigliari per rispettare il segreto professionale
E tante volte il primo approccio con il psicologo e proprio dei famigliari

Tante volte io ho telefonato al medico quando uno dei miei genitori quando vedevo che qualcosa non andava, avevano tanti acciacchi e io ero un po l'infermiere di casa, preoccupato senza sapere cosa fare e non smetterero mai di ringraziare il mio medico di base che mi rispondeva anche la domenica
E tante volte sono proprio i medici a voler parlare con i famigliari

Capisco che l'argomento è molto, molto delicato come giustamente detto da merla ( e dipende tanto dal rapporto che avete voi 2 )
Ma vorrei cautamente aggiungere, che tanti medici consigliano di avvisare quando vediamo cose di un certo peso, con nostri famigliari, o anche informarci con altri medici sugli effetti collaterali di certi farmaci e sulle reazioni piu o meno normali del loro utilizzo

Si, certo, un conto è se c'è motivo di credere che il paziente possa farsi del male o possa diventare pericoloso x se o x gli altri... Comunque nel mio caso, ora che ho avuto anche il vs parere, la risposta è semplice: lascerò le cose come stanno..
Secondo me, merla, quando si parla di rispetto non si è mai abbastanza 'rigidi' come ti definivi tu nella tua risposta. Il rispetto è veramente alla base di tutto, prima dell'affetto, della tenerezza... Puoi infatti rispettare una persona senza necessariamente volerle bene, ma non puoi volerle bene senza prima provare rispetto x lei...
Non mi sognerei mai di parl con lo psicologo senza dirlo prima a mia sorella... Basta x un attimo mettersi nei suoi panni e chiedersi: 'cosa penserei se lei senza contattasse il mio psicologo alle mie spalle?'. La risposta è ovvia e immediata.
E comunque, x quanti dubbi possa avere io nel tentativo di aiutarla il più possibile, hai di nuovo ragione tu: se volesse in ns intervento lo chiederebbe, magari lei stessa sarebbe dubbiosa ma alla fine lo farebbe...
E in fondo, non intervenendo, spero di farle capire (xchè così è!) che mi fido della sua capacità di curarsi autonomamente e spero che questo contribuisca in minima parte a farle ritrov quella stima in se stessa che s'è persa tanto tempo fa...

Xmiasorella ha scritto:
E in fondo, non intervenendo, spero di farle capire (xchè così è!) che mi fido della sua capacità di curarsi autonomamente e spero che questo contribuisca in minima parte a farle ritrov quella stima in se stessa che s'è persa tanto tempo fa...

Beh però questo può anche essere un grosso contributo, sai?
Delle volte a me capita di pensare che per aiutare molto occorra fare molto, e invece non è necessariamente così. A volte qualcosa che ci sembra minimo dal punto di vista dello sforzo, ha invece una grande importanza per l'altra persona.

La mia ottica in questo ambito è certamente un po' falsata dalla mia esperienza, non conosco bene la situazione però mi viene da pensare a una persona adulta che teme di essere così poco efficace da non poter sopravvivere alla morte dei genitori (che insomma, è un'idea in sé contro natura) e magari a un certo punto si accorge che i suoi cari invece la ritengono abs efficace da potersi gestire in autonomia la cura di una patologia problematica. Potrebbe essere molto di più di una "minima parte". ;-)