Rompere gli schemi della depressione

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Messaggio  Lucedamore Sab Ott 30, 2010 3:03 pm

ciao a tutti,
tempo fa una donna del forum ha detto di aver letto questo libro. Lo sto leggendo anche io.
Volevo chiedere alla stessa, ed eventualmente ad altri che l'avessero letto, non già se il libro sia utile o inutile, bensì se sia riuscita, concretamente, a mettere in pratica qualcuno dei numerosi consigli proposti dall'autore.
E se sì quali sono stati, concretamente, gli effetti positivi.

Notate che l'autore, un terapeuta (non psichiatra) di fama mondiale e con migliaia di casi di depressione trattati, non definisce la depressione una malattia, se non nei casi più gravi. La definisce una condizione, un disturbo, che può avere infinite cause e spesso son rappresentate da schemi di pensiero dannosi, convinzioni erronee, ecc. Solo nel 15%-20% dei casi la depressione ha una causa biologica (scompensi chimici..)

Invero non demonizza l'uso dei farmaci che possono essere importanti nella fase acuta, ma ribadisce che tra la sola cura farmacologica e la sola cura psicoterapeutica va data maggior valenza a quest'ultima, in quanto difende molto meglio da successive ricadute.
Nel 50% dei casi di depressione trattati coi soli farmaci, si assiste ad una ricaduta nell'anno successivo.
fine prima parte...

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SECONDA PARTE
In questi giorni sto pensando alla mia psicoterapeuta. Temo di sentirmi attratto da lei, penso fisicamente. O forse è solo transfert? Cmq, non parlatemi di Freud che.......non stimo per nulla. Razionalizzo, che cosa mi piace di lei? Boh..non lo so, e anzi, in certi momenti l'ho percepita fredda e antipatica.
Se almeno le avessi visto l'anello al dito, bloccherei queste fantasie sul nascere. Ma pensarla libera complica tutto.
Però questa cosa mi impedisce di riprendere la terapia con lei.
Beh, comunque non butto via nulla, ho decine di fogli di schemi, analisi cognitive fatte in 30 sedute, ho 3 libri di terapia cognitivo comportamentale uno dei quali prescrittomi da lei laddove si ripetono i concetti di cui discutevamo in terapia. La tanta teoria svolta a tavolino non andrà perduta. Certo, qualcuno obietterà che la relazione terapeutica è un'altra cosa. Il confronto, il sostegno, che si ha con un professionista è altra cosa che leggere dei libri. Vero.
Allora sapete che farò? Coi soldi risparmiati dalla terapia, la prossima primavera prendo lezioni di cavallo. Ho sperimentato giorni fa, la piacevole sensazione di avere il muso di un cavallo (forse era femmina ma stupidamente non ho pensato di verificare) che ti alita sul collo. Penso che nell'ippoterapia ci sia del vero.
Accetto qualsiasi commento, anche forte, purché intelligente.
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Messaggio  merla Sab Ott 30, 2010 4:47 pm

Lucedamore ha scritto:

Notate che l'autore, un terapeuta (non psichiatra) di fama mondiale e con migliaia di casi di depressione trattati, non definisce la depressione una malattia, se non nei casi più gravi. La definisce una condizione, un disturbo, che può avere infinite cause e spesso son rappresentate da schemi di pensiero dannosi, convinzioni erronee, ecc. Solo nel 15%-20% dei casi la depressione ha una causa biologica (scompensi chimici..)

Invero non demonizza l'uso dei farmaci che possono essere importanti nella fase acuta, ma ribadisce che tra la sola cura farmacologica e la sola cura psicoterapeutica va data maggior valenza a quest'ultima, in quanto difende molto meglio da successive ricadute.
Nel 50% dei casi di depressione trattati coi soli farmaci, si assiste ad una ricaduta nell'anno successivo.
fine prima parte...

Guarda...tre giorni fa l'attuale psichiatra praticamente la stessa cosa, benché nel mio caso ci sia sicuramente un fattore di predisposizione familiare, è cioè che gestendo e dismettendo bene la cura farmacologica, imparando a conoscersi, modificando lo stile di vita e sicuramente accrescendo la propria consapevolezza in merito, c'è anche la possibilità che io riesca a non avere più ricadute o ad averne di entità più lieve in modo da non dover far ricorso ai farmaci.
In ogni caso a tutto questo discorso era sotteso il fatto che, se uno non fa un lavoro su stesso e non cambia qualcosa nella propria vita, non agisce in nessun modo su quello che può essere modificato e che può aver contribuito alla depressione.
Voglio dire che, anche nel caso degli scompensi chimici e biologici, ho sempre incontrato persone a cui qualcosa aveva fatto scattare la depressione. Magari eventi a cui persone senza questa predisposizione avrebbero reagito senza ammalarsi.
Quindi che ognuno possa imparare a conoscersi un po' meglio e a gestire un po' meglio la propria emotività e che questo venga a vantaggio della depressione, mi pare abbastanza banale.
Come dire che son soggetta ai raffreddori e quindi in inverno prendo la vitamina C o mangio un sacco di arance biologiche.
In ogni caso il libro non l'ho letto.


Lucedamore ha scritto: In questi giorni sto pensando alla mia psicoterapeuta. Temo di sentirmi attratto da lei, penso fisicamente. O forse è solo transfert? Cmq, non parlatemi di Freud che.......non stimo per nulla. Razionalizzo, che cosa mi piace di lei? Boh..non lo so, e anzi, in certi momenti l'ho percepita fredda e antipatica.
Se almeno le avessi visto l'anello al dito, bloccherei queste fantasie sul nascere. Ma pensarla libera complica tutto.

Se decidi di riprendere la terapia, a questo punto cercati un terapeuta uomo, così ti eviti un problema.


Lucedamore ha scritto:Beh, comunque non butto via nulla, ho decine di fogli di schemi, analisi cognitive fatte in 30 sedute, ho 3 libri di terapia cognitivo comportamentale uno dei quali prescrittomi da lei laddove si ripetono i concetti di cui discutevamo in terapia. La tanta teoria svolta a tavolino non andrà perduta. Certo, qualcuno obietterà che la relazione terapeutica è un'altra cosa. Il confronto, il sostegno, che si ha con un professionista è altra cosa che leggere dei libri. Vero.
Allora sapete che farò? Coi soldi risparmiati dalla terapia, la prossima primavera prendo lezioni di cavallo. Ho sperimentato giorni fa, la piacevole sensazione di avere il muso di un cavallo (forse era femmina ma stupidamente non ho pensato di verificare) che ti alita sul collo. Penso che nell'ippoterapia ci sia del vero.
Accetto qualsiasi commento, anche forte, purché intelligente.
Luce

Più che il sostegno e il conforto, il fatto della psicoterapia si basa molto sulla "relazione" che si crea, relazione che può essere di tanti tipi. Io non so fino a che punto tu abbia già sviscerato questo aspetto con la terapeuta di turno, però mi pare ovvio che se uno si pone nei confronti di un terapeuta cercando gioco forza un riscontro di quanto ha letto, con la max fiducia nella teoria e pochissima nella persona che ha davanti, la relazione è un po' difficile da instaurarsi.
Sinceramente, ma pare che tu vada alle tue sedute con in testa il pensiero "il metodo funziona perché l'ho letto, vediamo se tu terapeuta sei abbastanza bravo da attuarla?"
Non è proprio il modo più adatto di porsi, tanto onestamente, essere diffidente con già il metodo in testa o essere fiducioso, lasciando che ognuno faccia il suo lavoro (lei/lui il terapeuta, tu il paziente) non mi pare che per te faccia una grossa differenza. Nel senso, hai fatto 30 sedute nell'ottica che la terapia funziona il terapeuta forse no, e pare che tu non abbia avuto riscontri. Se intendi fare altre XX sedute con questa o un'altra, prova ad andarci affidandoti al terapeuta ed impegnandoti e non vivisezionando tutto in funzione delle tue conoscenze in merito. Tanto alla peggio ti va come è andata ponendoti nel primo modo.

Dev'essere molto bello andare a cavallo...magari non passarti i mesi invernali a leggerti tutto sull'ippoterapia. Non sia mai che poi il cavallo di deluda. ;-)
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Messaggio  Lucedamore Sab Ott 30, 2010 6:03 pm

Sottoscrivo tutto...son d'accordo su quel che dici ma vorrei precisare alcune cose.
Quando ho iniziato la terapia cognitivo-comportamentale non avevo letto alcun libro al riguardo. Sapevo solo che nelle problematiche di ansia era un approccio che aveva dato risultati efficaci. Sapevo che era un approccio pragmatico e relativamente breve.
Ma nessun professionista ti dice mai, all'inizio della terapia, quanto tempo occorre concedersi per arrivare a dei risultati. Questo secondo me è una pecca, a tutto vantaggio del terapeuta.

Per ultimo: tu dici che la terapia si basa molto sulla "relazione" tra cliente e terapeuta. E' un concetto molto sottile e direi dall'equilibrio difficile. Al di là dell'attrazione che "penso" provare per questa terapeuta, (che probabilmente non ha basi concrete, e so benissimo di non conoscerla affatto come persona) credo di aver cercato, in modo onesto, di instaurare nel corso dell'anno un rapporto più empatico, se mi passi il termine di "complicità". Non nel senso sentimentale-sessuale, al punto di flirtare con lei, bensì un rapporto dove mi potevo sentire "accolto", "sostenuto", rassicurato, considerato come persona e non come paziente. Forse è anche colpa mia: la mia timidezza, la mia rigidità, non hanno creato le basi per arrivare ad un rapporto simile. Lei può avere rispecchiato la mia rigidità.

Ecco perché giorni fa vi chiedevo se voi date del lei o del tu ai vostri terapeuti.
Perché vedi, io in quel contesto non ho ricavato il massimo dell'efficacia da quel tipo d'esperienza. In quel corridoio di ospedale, laddove si apriva la porta della terapeuta e vedevi uscire il cliente che ti precedeva, dove tu entravi e salutavi; ti sedevi e cominciavi a raccontare. Davi tutto di te, mostravi le tue fragilità, le tue paure, ti fidavi, ma non sapevi nulla di lei. Della persona che ti ascolta non sai nulla. E' solo un dottore.
Mi dirai che son queste le regole, funziona così. Mica il terapeuta ti può parlare di sè. E' così o è pomì.

Ok, lo riconosco. E' così.
Ma a me questa cosa creava qualche problema. Dopo un'ora di seduta, al momento dei saluti, avevo una sensazione strana. Non mi faceva stare bene. Anzi, grazie al tuo post lo sto comprendendo ora. Quel salutarsi in modo formale, stringersi la mano e abbozzare un sorriso di circostanza ...ma come? Ti ho detto certe cose di me...cose che non ho il coraggio di dire a nessuno..e mi tratti come un numero. Ci stringevamo la mano, eravamo vicini, ma in quel momento io la sentivo lontanissima.
Sì ecco...questa è la mia chiave di lettura. Io avevo un'aspettativa diversa non tanto dall'approccio terapeutico in sé, ma dalla "relazione" come la chiami tu.
E forse non è sbagliata lei come terapeuta. E' sbagliato il contesto: l'ospedale.

Mi rendevo conto di come cambia il punto di vista del paziente e quello della psic. . Usciva un paziente e poi entravo io. Era il mio turno. Un'ora dopo uscivo ed ecco che dopo di me ne entrava un altro.
Per me, quell'ora era importante. Ci andavo ogni due, tre settimane. Io avevo solo lei. Lei era l'unica che sapeva.
l'unica con cui mi aprivo. questo era il mio punto di vista.
Il suo quale era? Quello di chi, in quel pomeriggio aveva 3, 4 clienti da vedere. Poi c'erano i pazienti dell'ospedale. Poi c'erano altri giorni, altri pazienti. Spesso mi domandavo quanti pazienti vedrà ogni settimana? 50? Io avevo solo lei; per lei io ero uno dei 50.

Non voglio essere patetico. Voglio solo chiarire a me stesso cosa non è piaciuto di questa esperienza.

Quella che ebbi precedentemente era diversa. Contesto di studio privato. Mi accoglieva in un salotto, su comode poltroncine. Mai, mai in 90 sedute, ho incrociato un altro paziente alla fine o all'inizio della mia seduta.
E ti dirò anche questo: quante volte quella terapeuta, premettendo sempre che lei non avrebbe dovuto raccontarmi fatti suoi personali, ebbene, quante volte mi ha invece raccontato esperienze sue. Lo faceva perché era convinta mi aiutassero ad assumere prospettive diverse. Io apprezzavo questa sua piccola trasgressione. Mi aiutavano ad indebolire i rispettivi ruoli. La umanizzavano. E ne conservo un bel ricordo.

E quell'unico incontro che ebbi, con una analista bionergetica, in una casetta di campagna, quando mi chiese di togliermi le scarpe entrando nello studio privato. Una signora deliziosa. Un'occasione mancata.
Gentilmente mi disse che, stava dismettendo i clienti, era ormai prossimo il suo ritiro dalla professione.

Son stato lungo.

Grazie merla. Mi hai permesso di capire che, non ho saputo creare una relazione terapeutica soddisfacente perché in quel contesto di ospedale, con ritmi di visite quasi da catena di montaggio, seriali, è venuto meno l'elemento umano. Il formalismo ha avuto la meglio.

Però adesso sono triste. Non la rivedrò più.

Ps: ok..prometto non farò studi sull'ippoterapia.
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Messaggio  Ospite Dom Ott 31, 2010 10:13 am

io non credo che dalla depressione se ne esca una volta per tuttte.

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Rompere gli schemi della depressione Empty libro

Messaggio  anthea Mer Nov 03, 2010 12:16 pm

Penso di essere stata io a parlarti di quel libro.
A me ha aiutato nel periodo di crisi nera che mi innesca l'inzio della terapia con i farmaci, proprio perchè è positivo e riporta pensieri in cui bene o male io mi sono vista.

Ora sono di nuovo in crisi. Ho ripreso in mano il libro e devo dire che prendere appunti sulle mie reazioni e pensieri distorti e poi usarli per parlarne con la terapista mi aiuta a far chiarezza e quindi a sentirmi meno in balia della malattia o stato depressivo.

Il problema è che dopo due ricadute curate farmacologicamente con successo, mi sono accorta che non risolvendo i miei problemi caratteriali, sono puntualmente soggetta ad altre crisi.
Questa volta sto tentando di gestirla senza farmaci, finchè riesco a tenere la situazione sotto controllo perchè voglio tentare di affinare le mie armi psichiche.
Quando ero incinta della mia seconda figlia, i primi tre mesi vomitavo anche 12 volte al giorno. Ogni giorno era una tortura persino bere un sorso d'acqua ed ogni sera non vedevo l'ora di andare a dormire per avere un po' di sollievo che puntualmente perdevo disperatamente la mattina. Mi sembrava una tortura infinita e dopo il primo ricovero in ospedale sono andata in tilt.
Ma il fatto che non potevo prendere farmaci a causa della gravidanza, mi ha spinta a tirar fuori risorse che non credevo neppure di possedere.
Un giorno mi sono riscossa e piano piano ho iniziato a reagire mentalmente. Ce l'ho fatta.

Quindi penso che se ci sono riuscita allora, forse posso farcela anche adesso ed in più posso arrivare a conoscermi bene e forse a gestire meglio la prossima crisi.
In verità concordo con "Ospite" che, per un soggetto che ha avuto crisi depressive, sia difficile guarire del tutto. Perciò io ora miro a cercare di modificare la mia paura della malattia.

Il tratto saliente della depressione per me è che mi fa sentire impotente di fronte al mondo intero. Le mie forze mi sembrano ridicole in confronto alle schifezze della vita. Ma in realtà se mi guardo indietro, io nella vita ho fatto e superato tante cose che altri non han mai avuto occasione di sperimentare. Quindi non sono una fallita e non mi voglio arrendere.
Vado avanti perchè sono stanca di piangermi addosso e dire che è uno schifo. E' vero! Spesso il mondo è uno schifo, ma io ho provato anche sensazioni fantastiche. Non voglio rinnegare la felicità e neppure il dolore.
Voglio imparare a gestire le mie crisi, voglio imparare a modificare un po' di me stessa.
Io ci voglio provare e quel libro me ne ha dato la spinta.
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Rompere gli schemi della depressione Empty grazie Anthea

Messaggio  Lucedamore Mer Nov 03, 2010 1:52 pm

preziosa la tua risposta. Io ho avuto esperienza di depressione post-partum. Ops, frase sbagliata, io son maschio, voglio dire che ho visto una persona a me cara avere la prima crisi forte in seguito alla gravidanza.
Forse non è il tuo caso, però tu scrivi di ricadute, anche gravi.
Non voglio essere presuntuoso nel sostenere, voler credere che la depressione può essere sconfitta. Nel mio caso poi so bene che è ancora lieve e secondaria. Ma visto che non si paga nulla nello scegliere certe convinzioni piuttosto che altre, io scelgo di crederci che si può guarire.
Mi ha colpito la tua frase quando dici che dopo due cadute risolte farmacologicamente hai compreso che dovevi tentare una strategia diversa. Lavorare su certi schemi mentali, per evitare le cadute. Mi piace questa tua frase che rispecchia le mie convinzioni in materia. Visto tu stai rileggendo il libro, ti dico per ora che ieri sera stavo analizzando "il caso di Donna", nel capitolo 3. Normalmente quando in questi libri vengono proposti degli esercizi, si ha poca voglia di farli! E' ben più facile leggere dei vari casi trattati, leggere la soluzione, il buon esito finale.E poi dirsi, bhe questa donna c'è riuscita quindi ho speranza anche io! Sì ma, questo non è cambiamento! Questo non è sforzo personale!
L'autore insiste sull'impegno personale, di sviluppare abilità precise che possano portare al conseguimento di risultati "possibili". Ti dico questo perché ieri sera, stimolato dall'autore a trovare almeno 5 elementi su cui questa donna aveva lavorato, all'inizio ero in crisi! Non sapevo cosa scrivere. Da lì ho capito però quanto possa essere prezioso un manuale di auto-aiuto del genere. L'invito ad analizzare questi casi, a ricavarne precisi insegnamenti che aiutino A CAMBIARE LE PERCEZIONI, i propri punti di vista, credimi, penso possano valere le vere sedute di terapia con un professionista. E incredibilmente ieri sera, mi son uscite le risposte che cercavo. Il
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Rompere gli schemi della depressione Empty per anthe (continuo..)

Messaggio  Lucedamore Mer Nov 03, 2010 1:58 pm

Il fatto di analizzare, i casi trattati, cercando di estrapolare le strategie, i cambiamenti operati da quelle persone, permette di interiorizzarli. Ha l' effetto di imprimere nella mente questi concetti; è un pò come quando nel corso della terapia, ti ritrovi spesso a sentirti dire le stese cose. Perché non basta sentirle una volta, occorre che il cervello venga riprogrammato rompendo schemi automatici che durano da decenni. E la terapia per fare questo impiega anni.
Questo corposo manuale, che secondo me ha contaminazioni di terapia cognitivo comportamentale e un pò di terapia strategica, lo trvo veramente prezioso.
Spero potremo parlarne ancora, visto che tutti e due lo stiamo applicando.
Spero oggi tu ti senta bene.

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Rompere gli schemi della depressione Empty Re: Rompere gli schemi della depressione

Messaggio  crisalide Ven Ago 24, 2012 7:06 pm

Riesumo queto vecchio thread per sapere se qualcun altro ha provato questo libro di cui si parla (e di cui mi sono già fatto ordinare una copia).

crisalide

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Rompere gli schemi della depressione Empty rieccomi...

Messaggio  anthea Mar Ago 28, 2012 12:29 pm

Per molto tempo non mi son fatta sentire e forse è buon segno! Twisted Evil

Ma insomma volevo precisare che, come giustamente ha detto lucedamore, le cose non basta sentirsele dire, ma si devono "capire" nel senso più profondo del termine.
Le nostre debolezze, i nostri difetti penso ci siano noti quasi totalmente, ma una cosa è saperlo ed un'altra prenderne coscienza profondamente in modo da porvi rimedio.

Non mi ritengo guarita dalla depressione, ma negli ultimi due anni la vita mi ha messo di fronte a sconvolgimenti enormi. Quello che pensavo di essere è stato completamente rivoluzionato; ho dovuto lottare con le unghie e con i denti per riemergere e affermare la mia volontà nei confronti di tutti quelli che mi circondavano.
Tutte le mie certezze si sono rovesciate nell'arco di pochi mesi e ora mi sento un'altra persona!
Continuamente lotto contro i pregiudizi di chi mi circonda per affermare la mia identità e le mie esigenze. Ma mi sento viva! E questo è più di quanto potessi mai chiedere dalla vita.
Prendo quello che viene ora e poi in futuro vedrò cosa fare. Se c'è una cosa che ho capito, è che pensare tanto al futuro e programmare è quasi totalmente inutile.
Basta pochissimo per rovesciare il nostro piccolo mondo e l'unica cosa da fare è assaporare fino in fondo quel poco che riusciamo a strappare per noi, per la nostra soddisfazione. In più essere fiduciosi nelle nostre possibilità e risorse. A volte proprio nei momenti più terribili troviamo la scintilla per combattere e riemergere da buchi molto profondi!
Non stancatevi mai di combattere! Un abbraccio a tutti!
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