Terapia psicologica

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Messaggio  anthea Mar Giu 23, 2009 2:48 pm

Ragazzi del forum, apro questo spazio per chiedervi, esperienze personali alla mano, secondo voi come deve intendersi una buona terapia psicologica.

Ho letto che, se una terapia funziona, dovrebbero vedersi risultati già dopo due o max tre mesi; che una buona terapia non si basa sul passato ma sulle emozioni presenti e future; che non dovrebbe durare anni ed anni ma svolgersi nell'arco di max 12 mesi; che si dovrebbero dare ai pazienti gli strumenti per cambiare e allenarsi nel gestire la vita quotidiana.

Voi vi trovate concordi con questi enunciati? Perchè io ho fatto molti passi avanti nella comprensione delle cause scatenanti la mia depressione, ma ora non so come fare per cambiare.
Pensavo di esserci riuscita, ma la recente ricaduta mi ha fatto capire che non è assolutamente vero.

Sarei tentata di contattare un altro psi, che magari utilizzi un approccio totalmente diverso da quello attuale; ma non vorrei offendere quello che ho ora che è una brava persona. Insomma come al solito non so che fare! scratch
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Messaggio  merla Mar Giu 23, 2009 7:41 pm

non sono tanto d'accordo.
Non sono favorevole alle terapie eterne perchè chiaramente uno deve porsi degli obiettivi raggiunti i quali secondo me è giusto che la terapia finisca (anche se ci sono casi in cui uno sente sempre la necessità del supporto terapeutico). però quanto tempo ci voglia per raggiungere questi obiettivi non credo che si possa definire.
Dipende dai problemi, dalla ricettività del paziente, dalla forza e dalla disponibilità dello stesso al cambiamento...chi può dirlo insomma?
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Messaggio  alfredo Mar Giu 23, 2009 10:51 pm

Ciao Anthea , scrivi :
Perchè io ho fatto molti passi avanti nella comprensione delle cause scatenanti la mia depressione, ma ora non so come fare per cambiare.
Io ho fatto 2 psicoterapie , ciascuna di alcuni mesi , 7, 8 , ed assieme alle letture , come te , penso di aver capito le cause scatenanti , dopo , quando si è supportati da un tono dell' umore accettabile , in grado di ideare reazioni di pensieri o di comportamenti , che suscitano emozioni positive o al massimo meno negative , credo che il cammino si debba farlo da soli .

Finchè agli eventi "caldi " la conseguenza è un abbassamento sensibile del tono dell'umore , vuol dire che ancora i nuovi schemi di pensiero , non hanno attecchito minimamente nella psiche e allora o psicoterapia o lettura continua .
Per fissarsi nella mente nuovi modi di pensiero , credo ci sia bisogno di diversi anni , prporzionali alla gravità .

Nelle situazioni a rischio , è molto facile che possano riemergere i "vecchi schemi mentali ", la personalità che si aveva prima non cambia completamente , tuttavia , come una goccia che cade di continuo sul pavimento , nel tempo , lascerà un segno ,cosi le letture , che funzionano come dei mantra , creeranno dei cambiamenti irreversibili .

Sarei stato fiducioso nella terapia ipnotica , di cui ho letto molto bene e penso sia il modo più efficace per arrivare all'inconscio e poterlo influenzare con meno lavoro personale , ma non sono riuscito a trovare un medico adatto al caso .

Piuttosto , hai letto anche altri libri , tra quelli che ti avevo consigliato ? o ne hai letti di tuoi che trovi interessanti , da consigliare?

Ciao
Alfredo

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Messaggio  merla Mer Giu 24, 2009 10:49 am

Scusa anthea, ma ieri non avevo pensato alla cosa più ovvia....

Ne hai parlato chiaramente con il tuo psi di questa cosa? Anche gli psi hanno approcci differenti e, almeno il mio, è pronto a cambiare approccio se c'è qualcosa che non va. In ogni caso il rapporto con lo psicoterapeuta è una relazione a due, per cui se hai dei dubbi, o se magari vuoi passare da un approccio più analitico a uno più terapeutico (ad esempio) credo che la prima cosa da fare sia parlarne con lui.

Almeno, io magari sarò fortunata, ma io il mio psy si/ci (ora sto partecipando a una terapia di gruppo, a parte momenti di crisi in cui mi vede individualmente) chiede sistematicamente se la terapia ci sta portando o meno dove vogliamo andare...
In ogni caso il discorso delle tempistiche dipende anche molto da quello: da quando l'approccio sia analitico piuttosto che terapeutico, o più spesso un mix di entrambi.

Ad esempio ricordo che una ragazza che partecipa al mio gruppo (da 7 anni.....) davanti alla mia obiezione sulle durata della terapia, mi disse che lei in questi anni 'aveva aperto tante porte dentro se stesso, che prima erano chiuse' e io le risposti 'ok, ma uno troverà sempre delle porte chiuse in se stesso perchè siamo esseri umani. Se facciamo terapia per aprire le porte e basta, non cambieremo mai niente' e il mio psy aveva una posizione intermedia tra le due, ma la questione lo ha portato a indirizzare un po' diversamente la terapia.
Non so, visto che ti fidi, io ne parlerei prima con lui.

Scusa, ma ieri ero un po' di corsa e non avevo sviluppato tanto la risposta. ciauz

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Messaggio  anthea Mer Giu 24, 2009 12:33 pm

Per Merla:
Con il mio psi ne ho parlato già da un po' e difatti lui ha cambiato un poco strategia con me in questi mesi e ritengo abbiamo fatto grossi passi avanti.
Ma non credo che sia specializzato verso un indirizzo più terapeutico altrimenti, a fronte delle mie sollecitazioni, l'avrebbe già fatto.
In effetti io le porte le voglio chiudere e non aprire! Very Happy

Va beh... sta di fatto che, dopo essermi documentata come suggeritomi da Alfredo, mi sono resa conto che esistono diversi approcci terapeutici e, probabilmente, essendo io una persona già di mio introspettiva ed autoanalitica, non ho difficoltà a guardarmi dentro e ad ammettere le mie debolezze e fisime.
La mia difficoltà quindi non è rendermi conto dei miei punti deboli, quanto riuscire a reagire e "combatterli".
Io credo nell'azione. Le parole vanno bene solamente se sono supportate dai fatti. Non ho intenzione di usare lo psicologo come una valvola di sfogo. Io lo vedo come un insegnante e quindi stare lì a parlare della mia vita e dei miei problemi quotidiani non mi interessa.

Sicuramente è giusto comunque che glielo faccia presente. In questo Merla hai ragione. Credo che lui oramai sappia come sono e perciò spero che non la prenda a male. Magari potrebbe sorprendermi... chissà.
Ammetto che in realtà sono anche curiosa di sapere come mi tratterebbe un altro. Certe volte venire a contatto con modi diversi di agire può rivelarsi utile. Si può prendere il buono da ognuno.

Per Alfredo.
In effetti ho bisogno di un mantra... qualcosa da ripetere tutti i giorni e che mi dia la carica quando sono a terra, che sbaragli i miei tristi e lugubri pensieri.
Ora sto rileggendo "Rompere gli schemi della depressione" perchè in effetti mi aiuta. Ho cercato di capire anche il perchè mi aiuta più di altri. Intanto penso sia per il messaggio di speranza che c'è in ogni riga.
E' come se l'autore ripetesse di continuo: "puoi guarire, puoi guarire".
E poi perchè riporta esempi concreti di vita vissuta; relaziona in modo diretto senza tanti paroloni; e ti dà spunti pratici utilissimi.

Dei libri che mi hai suggerito ho letto anche quelli di Andrè, ma non mi hanno dato nulla di nuovo; poi ho trovato il manualone sulla depressione con tutte le classificazioni ecc. interessante dal punto di vista medico.
In passato avevo letto quello di Hales: La salute della mente e quello di Cassano: liberaci dal male oscuro.

Ora vorrei leggere questi libri, se tu li hai già letti, sarei felice se mi dessi la tua opinione:
1) Uscire dalla depressione.Sentieri di luce nel buio dell'anima - Dahlke Rudiger
2) Guarire (Una nuova strada per curare lo stress, l'ansia e la depressione senza farmaci nè psicanalisi) - David Servan-Schreiber
3) Penso, dunque mi sento meglio. Esercizi cognitivi per problemi di ansia, depressione, colpa, vergogna e rabbia. - Greenberger Dennis - Padesky Christine A.
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Messaggio  alfredo Mer Giu 24, 2009 11:24 pm

Ciao Anthea
ho letto solo questo di quelli che hai indicato :
Penso, dunque mi sento meglio. Esercizi cognitivi per problemi di ansia, depressione, colpa, vergogna e rabbia. - Greenberger Dennis - Padesky Christine A.
mi era stato consigliato da uno psicoterapeuta , purtroppo , non sono riuscito a leggerlo da quanto lo sentivo tecnico e pieno di tabelle compilate o da compilare .
Dovrei rileggerlo per vedere se a distanza di tempo , lo avverto in modo diverso .

Dal racconto che hai fatto a proposito del cagnolino , mi sembra di capire che sei molto sensibile al senso di colpa .
Per questo c'è il libro agevole e non lungo e tuttavia profondo : " sentirsi in colpa " di roberta Vitali e Paola di Blasio ed. il mulino .
Un " gioiellino " rimane sempre " l'autostima " di M miceli , il mulino , te lo consiglio vivamente . Permette di capire diversi aspetti della propria autostima in varie situazioni e di fare il punto del grado e del tipo che si possiede o che posseggono gli altri , deducendolo dai comportamenti .Si possono inoltre capire quali sono i propri punti forza e far leva su quelli per risolvere i punti deboli .

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Messaggio  anthea Gio Giu 25, 2009 12:25 pm

No, non credo che sia il senso di colpa a scatenare il tutto, quanto una mia insicurezza insita circa l'affrontare problemi nuovi.

In pratica quando c'è qualcosa che sconvolge la mia routine quotidiana. Qualcosa di fisico: malattia, gravidanza, ecc. tutte cose che vanno fuori dal mio controllo: mania del controllo.
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