La solita depressione estiva

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Messaggio  corolla Lun Lug 06, 2020 3:55 pm

Buongiorno! Come al solito in questo periodo torna il mio disagio. Quando si allentano gli impegni di lavoro, complice il tanti tempo libero che non ho mai saputo impegnare adeguatamente, mi faccio sommergere da mille ansie e inizio a vedere tutto nero, anche il più piccolo problema si ingigantisce e diventa insormontabile. E ne avevo accumulati tanti rimandando la soluzione o per il lockdown o per mancanza di tempo. Quindi ora mi sento schiacciata. Non aiuta l'incertezza di questa epoca, in cui ci ha gettato la pandemia. Un po' perché alcuni svaghi che in qualche modo mi aiutavano (teatro, cinema, piscina) non sono praticabili, oppure lo sarebbero ma non so quanto siano sicuri, un po' perché se mi proietto nel futuro pensando che alla fine l'estate deve passare, non sono più sicura di ritrovare la stessa vita di prima. Anche le imminenti ferie saranno le stesse di sempre, che per tanto tempo mi hanno dato piacere, e allo stesso tempo non lo saranno. Praticamente vivo con la sensazione che accadrà qualcosa di brutto sia nella mia vita personale sia a un livello più generale, una sorta di paura continua. Come potrei uscirne?

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Messaggio  canterel II Lun Lug 06, 2020 8:36 pm

Ciao corolla,

non so come ti sei comportata tu in questi mesi, ma se ti sei abituata ad adottare comportamenti di astensione come risposta "prudente" da eseguire quasi in automatico (come è successo a me e a tanti) può darsi che l'ansia sia amplificata anche da questa nuova consuetudine a ridurre il rischio per mezzo di rinunce e ritiri. Adoperando in modo un po' estemporaneo una categoria sociologica, penso che riducendo lo spazio di esposizione personale al rischio (minacce prevedibili) si finisca con il tempo per delegare ad altri, o piuttosto a sistemi impersonali, la gestione di questi rischi, con l'effetto di patire l'ansia del pericolo (minacce imprevedibili e non determinate da nostre scelte intenzionali), simile all'ansia del passeggero che affida la sua vita ad un grosso aeroplano e alla scrupolosità della compagnia aerea che lo mette sulla pista di decollo. Se ti dispiace di aver rinunciato alla piscina o ad altre attività che non si possono etichettare come indispensabili alla sopravvivenza ma tuttavia ti mancano, io al posto tuo proverei a sospendere la rinuncia (senza sospendere la prudenza e l'attenzione). Se nel territorio dove vivi un'attività come il nuoto in piscina o l'ingresso ad una proiezione cinematografica (magari all'aperto) non è attualmente impedita da ordinanze e non è fortemente sconsigliata dalle autorità sanitarie, allora proverei con le cautele del caso ad andare una volta, vedere com'è, ed eventualmente decidere di non tornare una seconda volta oppure decidere di tornare. Assumendo qualche decisione in più ed esplorando un po' gli ambienti precedentemente abbandonati, forse il disagio ne sarebbe attenuato. Non so.
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Messaggio  corolla Lun Lug 06, 2020 10:04 pm

ciao Canterel, grazie.La mia ansia estiva nasce indipendentemente dalla pandemia, infatti si presenta ogni estate e scrivo in questo forum di essa solo in estate, tutte le estati. IN genere riesco ad attenuarla con qualche svago che in questo momento è meno agevole da procurarsi, questo la aggrava ma non ne è la causa.
In effetti sono stata molto attenta a seguire le regole nei mesi di reclusione proprio perché sono molto diligente per natura. Finito il periodo peggiore mi ero adattata abbastanza agevolmente alla vita quasi normale, sia per motivi di lavoro sia uscendo prudentemente per svago in situazioni tranquille. In effetti mi sono resa conto che al lavoro non era possibile rispettare i protocolli stabiliti ma non ho vissuto male la cosa, diciamo che avevo assunto un atteggiamento fatalista anche non essendo possibile sottrarsi. Poi finiti gli impegni di lavoro ho avuto un crollo. Avviene sempre. E' come se gli impegni quotidiani mi costringessero a mantenere i nervi saldi e quando vengono meno non riesco più a farlo e ci metto un po' a trovare un nuovo equilibrio. Ora mi preoccupo per cose che non c'entrano con la pandemia ma poi il pensiero di quest'ultima rende tutto più cupo.

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Messaggio  Oudeis Lun Lug 20, 2020 2:27 pm

La presunta pandemia non mi sfiora neppure e purtroppo la depressione nel mio caso mi perseguita e mi tortura 365 giorni l'anno e sei ore circa. Ne soffrissi solo d'estate sarebbe una grazia divina.

Ciao

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Messaggio  Emma White Ven Ago 14, 2020 9:52 am

Ciao corolla. Leggendoti capisco che siamo complementari e che l'estate per me è un periodo più "solare" mentre in inverno mi scoccia fare la qualunque con il freddo e spesso il maltempo. Fatto sta che metereopatica o meno, svagarsi e lavorare aiutano ma la radice del malessere può rimanere lì ad attendere il momento propizio per uscire. Ora contrariamente a quanto ognuno di noi può pensare, noi siamo consapevoli ma non vogliamo esserlo per timore di far affiorare qualcosa che fa male e non sappiamo se possiamo gestire. Io non credo che la vita suoni questi campanelli d'allarme per spaventare o buttare giù, ma per aiutarci a vedere cosa ci fa soffrire. Guardarsi dentro è più difficile che guardare fuori. Ma la percezione del fuori è strettamente connessa alla percezione che abbiamo dentro. Il filtro siamo noi. Il mio consiglio è, sia con l'aiuto di una persona esterna, sia anche da sola, iniziare a prendere atto dell'origine di questo malessere: un trauma, un lutto, un pessimismo caratteriale. È difficile lo so, ma è un primo passo. Io non credo che chi scrive in questo forum non voglia minimamente reagire alla situazione che sta affrontando, o non scriverebbe e si arrenderebbe agli eventi senza chiedere un appoggio comprensivo.

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Messaggio  corolla Gio Ago 20, 2020 6:45 pm

Ciao Emma, ti ringrazio delle tue osservazioni. In effetti ho cercato di riflettere su me stessa per capire le cause del mio malessere. Penso che una tendenza innata al pessimismo sia stata amplificata da alcune condizioni, per esempio il fatto di essere cresciuta molto a contatto con persone anziane ( i miei nonni materni che vivevano con noi) che spesso parlavano di malattie, di morti. Stavo molto insieme ai grandi e ascoltavo i loro discorsi. A volte quando i miei genitori uscivano la sera in macchina piangevo finché non tornavano perché temevo che potessero avere un incidente. Dai discorsi dei grandi sapevo che le disgrazie possono capitare, per esempio i miei nonni paterni erano morti giovani lasciando mio padre e gli altri fratelli orfani, perciò questa esperienza la sentivo vicina. Poi purtroppo mio padre è morto veramente per un incidente domestico quando avevo 12 anni, confermando i miei timori. Tuttavia subito dopo questo lutto ho iniziato a essere meno paurosa e più assertiva, forse perché l'adolescenza mi spingeva in questa direzione. Anche i nonni materni sono morti durante la mia adolescenza ma ormai ero decisa a non farmi soppiantare dalle disgrazie. Da certi punti di vista sono stata e sono una persona molto intraprendente. Finito il liceo ho scelto di fare l'università molto lontano da casa. Nonostante per un certo periodo di tempo io abbia avuto paura dell'aereo, ho sempre viaggiato. Ho avuto successo in un campo difficile, e ho saputo sfruttare delle buone occasioni. Per lunghi periodi vivo nell'equilibrio, ma può sempre verificarsi un cambio di abitudini o un evento imprevisto che mi ributta nell'angoscia. Quest'anno è stata la pandemia. Non devi credere che queste paure mi paralizzino: nell'adolescenza ho imparato a sfidarle, quindi faccio cose anche se ho paura. Quest'estate infatti ho viaggiato, sono venuta a trovare mia madre nel mio luogo di origine, che è anche un luogo di mare molto bello. Sono stata al mare, approfittando delle spiagge poco affollate di questa zona, ho visto amici co prudenza. Da fuori sembro normale o solo un pochino compassata, riflessiva, ma dentro sono agitata. La pandemia scatena paure anche indipendenti dalla malattia, anche quella di un incidente in macchina, in aereo, che succeda qualcosa ai gatti che ho lasciato alla catsitter per le vacanze. Ho una paura costante ma faccio tutto lo stesso. Mi sono accorta anche che non vivo il momento ma tendo ad anticipare il futuro. Ad esempio se la mattina sono al mare penso a cosa farò la sera, anche se mancano ancora dei giorni al ritorno, penso già a cosa farò quando sarò rientrata. L'ultima angoscia insorta è che scattino delle restrizioni che non mi permettano di tornare a casa. So benissimo cosa dovrei fare per stare meglio: non leggere troppe notizie, spegnere il cellulare e concentrarmi su quello che sta accadendo adesso e non su quello che potrebbe accadere in futuro, ma non ci riesco. Avverto il bisogno di un aiuto e sto pensando a una cura farmacologica che mi dia una mano a mettere in atto queste strategie che so che mi sarebbero utili ma che non riesco ad applicare. Invece non penso che una terapia psicologica farebbe al mio caso perché credo di essere capace di autoanalizzarmi e di capire le soluzioni, anche se poi non le so mettere in pratica. Tu che ne pensi?

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Messaggio  Emma White Mer Ago 26, 2020 3:18 am

corolla ha scritto:Ciao Emma, ti ringrazio delle tue osservazioni. In effetti ho cercato di riflettere su me stessa per capire le cause del mio malessere. Penso che una tendenza innata al pessimismo sia stata amplificata da alcune condizioni, per esempio il fatto di essere cresciuta molto a contatto con persone anziane ( i miei nonni materni che vivevano con noi) che spesso parlavano di malattie, di morti. Stavo molto insieme ai grandi e ascoltavo i loro discorsi. A volte quando i miei genitori uscivano la sera in macchina piangevo finché non tornavano perché temevo che potessero avere un incidente. Dai discorsi dei grandi sapevo che le disgrazie possono capitare, per esempio i miei nonni paterni erano morti giovani lasciando mio padre e gli altri fratelli orfani, perciò questa esperienza la sentivo vicina. Poi purtroppo mio padre è morto veramente per un incidente domestico quando avevo 12 anni, confermando i miei timori. Tuttavia subito dopo questo lutto ho iniziato a essere meno paurosa e più assertiva, forse perché l'adolescenza mi spingeva in questa direzione. Anche i nonni materni sono morti durante la mia adolescenza ma ormai ero decisa a non farmi soppiantare dalle disgrazie. Da certi punti di vista sono stata e sono una persona molto intraprendente. Finito il liceo ho scelto di fare l'università molto lontano da casa. Nonostante per un certo periodo di tempo io abbia avuto paura dell'aereo, ho sempre viaggiato. Ho avuto successo in un campo difficile, e ho saputo sfruttare delle buone occasioni. Per lunghi periodi vivo nell'equilibrio, ma può sempre verificarsi un cambio di abitudini o un evento imprevisto che mi ributta nell'angoscia. Quest'anno è stata la pandemia. Non devi credere che queste paure mi paralizzino: nell'adolescenza ho imparato a sfidarle, quindi faccio cose anche se ho paura. Quest'estate infatti ho viaggiato, sono venuta a trovare mia madre nel mio luogo di origine, che è anche un luogo di mare molto bello. Sono stata al mare, approfittando delle spiagge poco affollate di questa zona, ho visto amici co prudenza. Da fuori sembro normale o solo un pochino compassata, riflessiva, ma dentro sono agitata. La pandemia scatena paure anche indipendenti dalla malattia, anche quella di un incidente in macchina, in aereo, che succeda qualcosa ai gatti che ho lasciato alla catsitter per le vacanze. Ho una paura costante ma faccio tutto lo stesso. Mi sono accorta anche che non vivo il momento ma tendo ad anticipare il futuro. Ad esempio se la mattina sono al mare penso a cosa farò la sera, anche se mancano ancora dei giorni al ritorno, penso già a cosa farò quando sarò rientrata. L'ultima angoscia insorta è che scattino delle restrizioni che non mi permettano di tornare a casa. So benissimo cosa dovrei fare per stare meglio: non leggere troppe notizie, spegnere il cellulare e concentrarmi su quello che sta accadendo adesso e non su quello che potrebbe accadere in futuro, ma non ci riesco. Avverto il bisogno di un aiuto e sto pensando a una cura farmacologica che mi dia una mano a mettere in atto queste strategie che so che mi sarebbero utili ma che non riesco ad applicare. Invece non penso che una terapia psicologica farebbe al mio caso perché credo di essere capace di autoanalizzarmi e di capire le soluzioni, anche se poi non le so mettere in pratica. Tu che ne pensi?

Io penso che le cure farmacologiche tendano a farti stare ancor meno nel presente, quindi non sono una soluzione ottimale.

Psicologi e limitrofi sono una risorsa se sei ben disposta altrimenti non servono a nulla.

Esistono altre vie, più inusuali e più naturali per lavorare su se stessi.

A me non sembra che tu abbia bisogno di storditi, sei in grado di affrontare la vita con le sue sfide, ma non necessariamente questo ti rende invincibile anzi. La tua angoscia potrebbe aver radici che tu sai e non sai quali siano. E lo stare bene con se stessi è una priorità, per cui se vuoi qualche suggerimento per la mia esperienza io sono qui.

Ho fatto di tutto a parte psicologi e limitrofi, ritiri spirituali e meditazione, reiki e numerologia. Apri la mente e scoprirai un mondo sconfinato di possibilità genuine e pure.

Emma White

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Messaggio  diamanda Ven Set 04, 2020 4:58 pm

Io non sono depressa ma ansiosa. Comunque nei mesi del lockdown sono stata malissimo. Perchè non riuscivo più a fare cose che prima facevo. Inoltre dopo 2 mesi mi è passata la voglia. Ho perso persino appetito. Io odio stare nel liogo dove vivo e la pandemia ha peggiorato tutto. Mi son ritrovata stanca di tutto, dei film dei libri delle passeggiate della musica... nulla piu mi da emozione. Inoltre non avendo amici qui e neanche amiche alla fine del lockdown non è cambiato nulla. Stavo a casa e mi ritrovo a casa. Ho pensato pure di esser depressa ma son andata da una psichiatra e mi ha detto che non lo sono. Ho solo problemi a trovare amicizie. Insomma. La cosa è peggiorata e ho avuto attacchi d'angoscia perchè vedo il futuro con altri disastri. Secondo me la pandemia è stata solo l'inizio. Voglio andar via ma faccio delle terapie e non saprei come fare all'estero. Adesso mi sento molto male e sto aspettando di vedere una nuova psicologa.

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