Stasera mi devasto, la vita a volte e' una grossa cacchina

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Messaggio  biancanera77 Ven Giu 10, 2016 10:08 pm

Ragazzi....sono al terzo Negroski....prima birra....poi vino....oggi e' stata una giornata difficilissima....sul lavoro e su tutto quanto il resto...uno schifo....la mia unica preoccupazione ora e' devastarmi e poi andarmene a letto....Che schifo.....

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Messaggio  richarson Ven Giu 10, 2016 10:11 pm

Che lavoro fai, se è lecito chiedertelo?

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Messaggio  biancanera77 Ven Giu 10, 2016 10:27 pm

Responsabile Ufficio Gare

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Messaggio  lorenzobg75 Ven Giu 10, 2016 10:43 pm

Ciao..
Perché invece non ti guardi un bel film che ti distrae un po?
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Messaggio  biancanera77 Ven Giu 10, 2016 11:04 pm

Scusa....anche se guadassi un film lo farei con un cocktail perennemente rabboccato davanti.... E poi sono stanchissima....ultimamente la mia vita è massacrante.... Comunque si, rimpiango i tempi in cui potevo semplicemente guardarmi un film...ora la TV è colonnizzata da due bimbi piccoli che tra poco andranno a dormire....e meno male che ci sono loro...almeno non sono ancora crollata...ma è tutto così faticoso

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Messaggio  lorenzobg75 Ven Giu 10, 2016 11:24 pm

ma scusa,posso chiederti perchè soffri di depressione e se i sintomi sono forti?
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Messaggio  biancanera77 Ven Giu 10, 2016 11:34 pm

Ma no....soffrivo di disturbi della personalità...ovviamente in certi momenti ero super depressa....poi dal 2006 - 2006 dopo 5 anni di terapia è un ricovero ho iniziato una difficile risalita...fino a stare bene...ho avuto due bimbi tra 2011 e 2013...poi nel 2015 mi sono capitate cose bruttissime...da li una ricaduta...specialmente nell'alcol, che prima d'ora non era mai stato un problema 😓 Comunque mi tengo...cerco di essere normale....oltretutto il mio terapeuta, Che e' stata una figura importantissima x me..e' morto nel 2012....

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Messaggio  richarson Ven Giu 10, 2016 11:38 pm

Ufficio gare? Edili? Capisco perché bevi

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Messaggio  Lost_in_a_moment Sab Giu 11, 2016 5:03 am

tutti quanti, se amiamo bere ed affogare i dispiaceri nell'alcol, troveremo sempre un valido motivo per ubriacarci... per non pensare, per un dispiacere dal quale distogliere la mente, per festeggiare addirittura... secondo me anche se non è bello sapere di cedere anche se ci abbiamo provato, se succede meno di prima, non tutti i giorni ed ogni tanto non si riesce a non caderci non dovresti colpevolizzarti così tanto... è vero che non avresti voluto ma alla fine ormai è successo, capita anche a chi non ha una dipendenza. Non ci pensare troppo e riparti di nuovo fiduciosa nei prossimi eventi

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Messaggio  biancanera77 Sab Giu 11, 2016 12:03 pm

Si richarson , hai capito bene, edilizia, ufficio gare....a me piace anche come lavoro, ma per dirti, stamattina ho avuto una riunione che mi ha fatta così infuriare che ora sto furiosamente riordinando casa per togliermi lo stress...io ho solo la fortuna che il mio corpo rifiuta l'alcool di giorno, altrimenti sarei rovinata

Grazie Lost, hai ragione su tutto....ed io continuo a credere di poter uscire da questo momento difficile.....

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Messaggio  richarson Sab Giu 11, 2016 1:39 pm

Biancanera nel tuo post c'è una sorta di esaltazione e di autocompiacimento nel bere che francamente non condivido. Bevo anch'io, spesso mi ubriaco, ma io mi faccio schifo e mi faccio schifo da subito, appena il mio cervello mi dice di andare al bar invece di proseguire dritto. Il bere, per una persona con problemi psichici, è una forma di debolezza per me insopportabile. Giornata stressante e bevo. Giornata noiosa e bevo. Non si finisce mai di trovare scuse.

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Messaggio  biancanera77 Sab Giu 11, 2016 2:08 pm

Credimi invece che non mi piaccio per niente in questa veste, il bere era proprio l'ultima cosa di cui avevo bisogno, e se dal post traspariva autocompiacimento.....be' non era mia intenzione.
In passato mi sono molto autocmpiaciuta dei miei atteggiamenti distruttivi, ma ho smesso da parecchio tempo di farmene un punto d'onore. Ciao

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Messaggio  merla Sab Giu 11, 2016 7:51 pm

Credo, come altri, che non sia il caso di colpevolizzarti (ma semplicemente perché colpevolizzarsi in assoluto è perfettamente inutile), al tempo stesso neanche di assolversi troppo facilmente, come non di buttarsi giù né di sfondare nell'autocompiacimento (non sto dicendo che lo fai).
Forse aiuta, al netto di un umore magari instabile che fa vedere tutto nero, o in alternativa "normale" qualcosa che in sé tanto salubre non è (sempre se capisco cosa intendi per normale, che non è detto), cercare almeno di trovare un'angolazione realistica,, e tenersela per buona nei momenti di confusione o di sconforto.
Tu ti sei lasciata alle spalle dei problemi di droga seri, un ricovero e problemi psichici che sicuramente ti hanno dato moltissime sofferenze: la maggior parte delle persone che si trovano a vivere situazioni del genere, ci rimangono, purtroppo. Pochi riescono ad avere una relazione seria e progettuale con una persona, pochi riescono a tenersi un lavoro, meno ancora riescono a sostenere il ruolo di genitori.
Certe vite sono difficili e sicuramente se hai risolto certe cose, hai delle belle risorse e sei già riuscita a metterle in campo. Io fossi in te, mi farei forza sulle risorse che hai e hai già dimostrato di poter usare. Non è veramente poco.

Però cercherei di tenere una visione realistica della situazione: a me sembra, nel leggerti nei vari post, che tu ci tenga molto a ribadire che la tua situazione sembra "normale". Mi viene da pensare (e da ricordare, parlo anche anche di me Smile) che nel vivere molte esperienze e nello stare male, soprattutto se ci si colpevolizza, uno inevitabilmente si sente "diverso" e mette un po' in dubbio con se stesso il fatto di meritare una vita come apparentemente appaiono quelle degli altri. A parte che nella vita una persona da un certo punto di vista si merita tutto, dall'altro in un certo senso non si merita niente, perché poi si rischia di cascare un po' facilmente in dinamiche di giustizia/ingiustizia, però più di tutto io depotenzierei il concetto di "normale": normale non vuole dire felice, non vuole dire sano, non vuol dire in contatto con se stessi, normale non vuol dire niente, almeno secondo me, magari potrebbe voler dire che il confronto con l'esterno spaventa un po', perché per un motivo o per l'altro si è in difficoltà.
Credo che potresti provare a trovare una visione delle cose onesta e realista: come sei stata (e l'hai fatto tu, sicuramente con l'aiuto di un terapeuta in gamba, ma non è mai il terapeuta che risolve, è sempre la persona che ci mette del suo) molto in gamba a sistemare tante cose, oggi puoi essere altrettanto in gamba a guardare le cose per come sono e ad affrontarle per quello che sono.

Premesso che normale non esiste, per quanto doloroso sia, bisogno prendere atto che le proprie difficoltà sono state quello che sono state, magari anche gravissime e lasciano cmq dei segni e delle fragilità, ed è necessario perché è l'unico modo anche per prendere atto della strada fatta e prendersene il merito. Agganciarsi ai concetti di normale, bel lavoro, bella famiglia, bella coppia ecc. ecc. che lasciano il tempo che trovano e che normalmente sono solo apparenza, diventa porsi un traguardo irrealistico e poi finisce solo per confondere: non importa se è normale o no, l'importante è se sei serena, se è sereno tuo marito e se sono sereni i tuoi bambini. Vista da fuori e considerato anche che scrivi qui, che ci sia una situazione veramente serena, è un po' surreale. Si tratta di ragionarci a bocce ferme, prenderne atto onestamente e affrontarla, magari facendosi aiutare, perché farsi aiutare vuol solo dire prendere atto lucidamente dei propri limiti, e non vuol dire assolutamente non essere normali, anzi. Smile
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Messaggio  biancanera77 Mar Giu 14, 2016 9:05 am

merla ha scritto:Credo, come altri, che non sia il caso di colpevolizzarti (ma semplicemente perché colpevolizzarsi in assoluto è perfettamente inutile), al tempo stesso neanche di assolversi troppo facilmente, come non di buttarsi giù né di sfondare nell'autocompiacimento (non sto dicendo che lo fai).
Forse aiuta, al netto di un umore magari instabile che fa vedere tutto nero, o in alternativa "normale" qualcosa che in sé tanto salubre non è (sempre se capisco cosa intendi per normale, che non è detto), cercare almeno di trovare un'angolazione realistica,, e tenersela per buona nei momenti di confusione o di sconforto.
Tu ti sei lasciata alle spalle dei problemi di droga seri, un ricovero e problemi psichici che sicuramente ti hanno dato moltissime sofferenze: la maggior parte delle persone che si trovano a vivere situazioni del genere, ci rimangono, purtroppo. Pochi riescono ad avere una relazione seria e progettuale con una persona, pochi riescono a tenersi un lavoro, meno ancora riescono a sostenere il ruolo di genitori.
Certe vite sono difficili e sicuramente se hai risolto certe cose, hai delle belle risorse e sei già riuscita a metterle in campo. Io fossi in te, mi farei forza sulle risorse che hai e hai già dimostrato di poter usare. Non è veramente poco.

Però cercherei di tenere una visione realistica della situazione: a me sembra, nel leggerti nei vari post, che tu ci tenga molto a ribadire che la tua situazione sembra "normale". Mi viene da pensare (e da ricordare, parlo anche anche di me Smile) che nel vivere molte esperienze e nello stare male, soprattutto se ci si colpevolizza, uno inevitabilmente si sente "diverso" e mette un po' in dubbio con se stesso il fatto di meritare una vita come apparentemente appaiono quelle degli altri. A parte che nella vita una persona da un certo punto di vista si merita tutto, dall'altro in un certo senso non si merita niente, perché poi si rischia di cascare un po' facilmente in dinamiche di giustizia/ingiustizia, però più di tutto io depotenzierei il concetto di "normale": normale non vuole dire felice, non vuole dire sano, non vuol dire in contatto con se stessi, normale non vuol dire niente, almeno secondo me, magari potrebbe voler dire che il confronto con l'esterno spaventa un po', perché per un motivo o per l'altro si è in difficoltà.
Credo che potresti provare a trovare una visione delle cose onesta e realista: come sei stata (e l'hai fatto tu, sicuramente con l'aiuto di un terapeuta in gamba, ma non è mai il terapeuta che risolve, è sempre la persona che ci mette del suo) molto in gamba a sistemare tante cose, oggi puoi essere altrettanto in gamba a guardare le cose per come sono e ad affrontarle per quello che sono.

Premesso che normale non esiste, per quanto doloroso sia, bisogno prendere atto che le proprie difficoltà sono state quello che sono state, magari anche gravissime e lasciano cmq dei segni e delle fragilità, ed è necessario perché è l'unico modo anche per prendere atto della strada fatta e prendersene il merito. Agganciarsi ai concetti di normale, bel lavoro, bella famiglia, bella coppia ecc. ecc. che lasciano il tempo che trovano e che normalmente sono solo apparenza, diventa porsi un traguardo irrealistico e poi finisce solo per confondere: non importa se è normale o no, l'importante è se sei serena, se è sereno tuo marito e se sono sereni i tuoi bambini. Vista da fuori e considerato anche che scrivi qui, che ci sia una situazione veramente serena, è un po' surreale. Si tratta di ragionarci a bocce ferme, prenderne atto onestamente e affrontarla, magari facendosi aiutare, perché farsi aiutare vuol solo dire prendere atto lucidamente dei propri limiti, e non vuol dire assolutamente non essere normali, anzi. Smile


grazie Merla, la tua risposta mi ha fatto veramente riflettere su quanto "normale" sia una parola vuota e usata, anzi, abusata, perlopiù a sproposito. Io credo che nella mia famiglia nel complesso ci sia serenità, ma che questa serenità oggi sia anche a rischio per il malessere di noi genitori. abbiamo entrambi perso il lavoro, io l'ho ritrovato ma mi porta a stare fuori casa e a stancarmi parecchio, lui ancora non l'ha ritrovato, io ho avuto un 2015 disastroso, mia madre che peggiora, noi impotenti, il sogno di un terzo figlio farsi sempre più lontano....e quindi beviamo. Oppure, cancelliamo tutte queste giustificazioni (non è così automatico che i problemi della vita debbano per forza sfociare nel bere) e diciamo solo che beviamo. Lo so che non va bene. Devo assolutamente tornare dal mio dottore, il neurologo che mi segue, perché un terapeuta non ce l'ho più avuto...in compenso mi capitano delle cose abbastanza strane, non so neanche come descriverle e comunque no, a parte giorni in cui riusciamo a essere noi stessi e ad essere davvero sereni, le cose vorrei che andassero meglio.
sul fatto di essere riuscita a rifarmi una vita dopo i gravi problemi....il fatto è che quando mi hanno ricoverata ovviamente c'erano altre persone...donne 50enni bipolari, ragazze più o meno della mia età, alcuni con disturbi alimentari, altre con altri disturbi, un ragazzo credo appena ventenne che mi aveva raccontato che era molto aggressivo ecc. Ebbene, nessuno e dico nessuno di loro era al primo ricovero e io ho giurato a me stessa che non avrei passato la vita dentro e fuori da un reparto di psichiatria, che avrei preso la situazione in mano e che non sarei più rientrata lì dentro (dove, tra l'altro, stavo benissimo, mi sentivo protetta e ascoltata)...a metà luglio uscivo dalla clinica e a novembre ho discusso la tesi, credo fosse un venerdì, il lunedì ero già al lavoro.

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Messaggio  merla Mar Giu 14, 2016 10:26 am

Tu pensa...io son un po' più vecchia di te, non ho figli, non ho una relazione stabile, non ho familiari, non sono manco riuscita a laurearmi, e magari non avrò mai nessuna di queste cose, non lo so.
Eppure mi sembra di aver aver fatto chissà che perché in pochi mesi mi son comprata un'auto (piccola) e un divano. cheers
Coraggio!!!
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Messaggio  richarson Mar Giu 14, 2016 11:13 am

Ognuno di noi Biancanera porta la sua croce. La mia si chiama fallimento sociale. In tre anni ho perso la mia tranquillità economica; il mio lavoro che prima era redditizio, ora è precario e sono più i soldi che pago di tasse e contributi, di quelli che incasso. In tre anni ho speso circa 40.000 euro per non fare niente, solo per pagare lo Stato. Ho 56 anni e so soltanto fare il tecnico. Manualmente sono una frana in tutto e per tutto. Vedo un futuro da barbone (che non farò mai perché mi butto sotto un treno prima). Non riesco più a soddisfare le esigenze minime di mio figlio adolescente. Sono distante da tutti e tutto. Mia moglie non mi regge più. E' difficile vivere con un depresso bipolare. Ho grossi problemi intestinali e paradossalmente tutti gli esami, anche i più invasivi, non hanno evidenziato nulla di clinico. Mi esplode la pancia, sono stanchissimo, non digerisco più nulla, ma non ho nulla che la medicina tradizionale riconosca. Tutti i giorni la stessa cacchina; lo stesso peso che mi piomba sulla testa. Bevo anch'io ed ogni volta che lo faccio mi sento sempre più carogna. Possono le persone ridursi così?

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Messaggio  biancanera77 Mar Giu 14, 2016 11:40 am

merla ha scritto:Tu pensa...io son un po' più vecchia di te, non ho figli, non ho una relazione stabile, non ho familiari, non sono manco riuscita a laurearmi, e magari non avrò mai nessuna di queste cose, non lo so.
Eppure mi sembra di aver aver fatto chissà che perché in pochi mesi mi son comprata un'auto (piccola) e un divano.  cheers
Coraggio!!!

hai ragione Merla, ci vuole coraggio e tu ce l'hai, si vede. Io ne ho avuto molto, oggi mi manca un po'...in molti post ho letto "non avrei nessun motivo valido per stare così, eppure sono infelice e questo mi fa sentire ancora peggio..".... ecco, prima ho detto un po' di cose brutte che mi han colpita e che non sto a ripetere, però sono cose che capitano, se non proprio a tutti, almeno a molti... e quindi sentendomi a volte questo peso addosso, lo sento ancora più forte proprio perché non è motivato, se non dalla mia debolezza...ok, basta commiserarsi! cercherò di avere coraggio Merla, devo farlo.

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Messaggio  biancanera77 Mar Giu 14, 2016 12:23 pm

richarson ha scritto:Ognuno di noi Biancanera porta la sua croce. La mia si chiama fallimento sociale. In tre anni ho perso la mia tranquillità economica; il mio lavoro che prima era redditizio, ora è precario e sono più i soldi che pago di tasse e contributi, di quelli che incasso. In tre anni ho speso circa 40.000 euro per non fare niente, solo per pagare lo Stato. Ho 56 anni e so soltanto fare il tecnico. Manualmente sono una frana in tutto e per tutto. Vedo un futuro da barbone (che non farò mai perché mi butto sotto un treno prima). Non riesco più a soddisfare le esigenze minime di mio figlio adolescente. Sono distante da tutti e tutto. Mia moglie non mi regge più. E' difficile vivere con un depresso bipolare. Ho grossi problemi intestinali e paradossalmente tutti gli esami, anche i più invasivi, non hanno evidenziato nulla di clinico. Mi esplode la pancia, sono stanchissimo, non digerisco più nulla, ma non ho nulla che la medicina tradizionale riconosca. Tutti i giorni la stessa cacchina; lo stesso peso che mi piomba sulla testa. Bevo anch'io ed ogni volta che lo faccio mi sento sempre più carogna.  Possono le persone ridursi così?

anche noi abbiamo perso la tranquillità economica....nel giro di un paio d'anni mio padre ha perso la sua azienda dopo 42 anni, non dopo averci messo dentro tutti i suoi soldi per cercare di risanarla....nel frattempo ha dato lavoro e aiuti vari a una pletora infinita di parenti, che gli sono stati attaccati, tutti a ciucciare dalla grossa t.... e ora che lui non c'ha più una lira e ha una moglie ammalata di Alzheimer? pensi che questi parenti stiano cercando di aiutarlo, ora che lui è in difficoltà? assolutamente no! anzi, sotto sotto ce l'hanno con lui, pensano che si sia nascosto i soldi chissà dove e, credimi, NON E' VERO, infatti a 70 anni si è messo a fare il dipendente, dopo che ha fatto per 50 anni l'imprenditore e non ha pressoché più nulla...e io con lui, e così mio fratello e mia sorella...guarda, scusa lo sfogo...
ti sono vicina.

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Messaggio  merla Mar Giu 14, 2016 12:44 pm

biancanera77 ha scritto:
hai ragione Merla, ci vuole coraggio e tu ce l'hai, si vede. Io ne ho avuto molto, oggi mi manca un po'...in molti post ho letto "non avrei nessun motivo valido per stare così, eppure sono infelice e questo mi fa sentire ancora peggio..".... ecco, prima ho detto un po' di cose brutte che mi han colpita e che non sto a ripetere, però sono cose che capitano, se non proprio a tutti, almeno a molti... e quindi sentendomi a volte questo peso addosso, lo sento ancora più forte proprio perché non è motivato, se non dalla mia debolezza...ok, basta commiserarsi! cercherò di avere coraggio Merla, devo farlo.

Guarda, il peso a volte semplicemente c'è, e non è davvero il caso di cazziarsi perché lo si sente.
Ognuno sta bene o sta male, per ragioni proprie, a volte non se la prende per cose terribili, a volte crolla per scemenze. A me è capitato di restare lucida e, magari triste, ma tutto considerato serena in frangenti molto dolorosi e poi di trasformarmi in una pecorella davanti a cose/persone per cui in sé non varrebbe la pena di farsi il sangue acido. E mi capita ancora. Mi capita anche di essere contenta per piccole cose, quindi la cosa è in un certo senso bilanciata.
Cmq, si tratta magari di non prendersi troppo sul serio, di darsi un tempo o un limite per la presa male, e poi di mettersi in condizione di osservarsi con un po' di distacco.
A me aiuta aver imparato (e me lo dimentico un po' troppo spesso) che certe sensazioni, come i sensi di colpa, sentirmi sotto giudizio e sentirmi sola in certi modi, e certi ragionamenti sono meccanismi che dipendono in massima parte da me, e molto meno dalla situazione reale. Questo non mi rende immune, per niente, però li depotenzia, cerco di ricordarmi di non prenderli sul serio e e di non agire in funzione di queste sensazioni, né per far passare queste sensazioni e aspettare semplicemente un momento migliore. Non è un invito alla sopportazione passiva, anzi, è solo un modo per cercare (almeno io sto cercando sul breve/medio termine) di non aggiungere cagate e le relative conseguenze a una sensazione di per sé non bella. Esattamente come, scusa se mi permetto ma ho premesso molti post fa di essere sensibile e perché, due o tre cocktail non cambiano niente alla tua situazione reale e in realtà neanche alle tue sensazioni, sono proprio solo una compensazione di un istante. ;-)
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Messaggio  richarson Mar Giu 14, 2016 1:59 pm

biancanera77 ha scritto:
richarson ha scritto:Ognuno di noi Biancanera porta la sua croce. La mia si chiama fallimento sociale. In tre anni ho perso la mia tranquillità economica; il mio lavoro che prima era redditizio, ora è precario e sono più i soldi che pago di tasse e contributi, di quelli che incasso. In tre anni ho speso circa 40.000 euro per non fare niente, solo per pagare lo Stato. Ho 56 anni e so soltanto fare il tecnico. Manualmente sono una frana in tutto e per tutto. Vedo un futuro da barbone (che non farò mai perché mi butto sotto un treno prima). Non riesco più a soddisfare le esigenze minime di mio figlio adolescente. Sono distante da tutti e tutto. Mia moglie non mi regge più. E' difficile vivere con un depresso bipolare. Ho grossi problemi intestinali e paradossalmente tutti gli esami, anche i più invasivi, non hanno evidenziato nulla di clinico. Mi esplode la pancia, sono stanchissimo, non digerisco più nulla, ma non ho nulla che la medicina tradizionale riconosca. Tutti i giorni la stessa cacchina; lo stesso peso che mi piomba sulla testa. Bevo anch'io ed ogni volta che lo faccio mi sento sempre più carogna.  Possono le persone ridursi così?

anche noi abbiamo perso la tranquillità economica....nel giro di un paio d'anni mio padre ha perso la sua azienda dopo 42 anni, non dopo averci messo dentro tutti i suoi soldi per cercare di risanarla....nel frattempo ha dato lavoro e aiuti vari a una pletora infinita di parenti, che gli sono stati attaccati, tutti a ciucciare dalla grossa t.... e ora che lui non c'ha più una lira e ha una moglie ammalata di Alzheimer? pensi che questi parenti stiano cercando di aiutarlo, ora che lui è in difficoltà? assolutamente no! anzi, sotto sotto ce l'hanno con lui, pensano che si sia nascosto i soldi chissà dove e, credimi, NON E' VERO, infatti a 70 anni si è messo a fare il dipendente, dopo che ha fatto per 50 anni l'imprenditore e non ha pressoché più nulla...e io con lui, e così mio fratello e mia sorella...guarda, scusa lo sfogo...
ti sono vicina.

Pensa te che quando lavoravo al massimo e stavo bene, ho fatto assumere in vari posti decine di persone. Ci sono stati periodi che avevo 100 persone sotto di me e nessuno si è mai lamentato, anzi qualcuno ci ha guadagnato parecchio.
Nessuno che si sia ricordato di me! anzi alla prima occasione se ne sono approfittati e mi hanno fatto sgambetto. Poi qualcuno si lamenta se io ogni tanto parlo di rabbia e fucile di precisione. Ho troppi conti in sospeso che non ho mai digerito.

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Messaggio  Pavely II Mar Giu 14, 2016 2:05 pm

Io penso una cosa.

Mi ha molto colpito il passo in cui parli della morte del tuo terapeuta.

Aggiungi che, da allora, non ne hai pi uno di riferimento.

Questo io lo chiamo Lutto.

E mi chiedo: ma l'hai davvero elaborato questo lutto? Riesci a guardarlo questo dolore di questa mancanza?

Non so.

Per me, nel profondo del cuore, questa morte è stata per te una scintilla.

Quanto sia importante, non so dire.

§

Così vorrei chiederti: com'era lui?

Pavely II

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Messaggio  biancanera77 Mar Giu 14, 2016 4:27 pm

Pavely II ha scritto:Io penso una cosa.

Mi ha molto colpito il passo in cui parli della morte del tuo terapeuta.

Aggiungi che, da allora, non ne hai pi uno di riferimento.

Questo io lo chiamo Lutto.

E mi chiedo: ma l'hai davvero elaborato questo lutto? Riesci a guardarlo questo dolore di questa mancanza?

Non so.

Per me, nel profondo del cuore, questa morte è stata per te una scintilla.

Quanto sia importante, non so dire.

§

Così vorrei chiederti: com'era lui?

adoro parlare di lui. Premetto di non essermene mai innamorata, era solo un grande medico e un grande uomo, che oggi avrebbe 78 anni. Un giorno che ero veramente a terra, tipo che non mi alzavo dal letto da tre giorni, nel 2002, ho preso un post it lasciatomi da un mio amico con nome e numero di uno psichiatra; ho chiamato, c'era la segreteria, mi ha fatto schifo la voce, ho buttato giù. Poi ho chiamato Pronto Pagine Gialle (non scherzo) e ho chiesto nome e numero dello psichiatra più vicino ame in linea d'aria. Mi danno il suo nome enumero, chiamo e c'è la segreteria...ancora sento la voce, ricordo perfettamente le parole, la cadenza, tutto...lascio un messaggio. Mi richiama, prendiamo appuntamento, vado e gli racconto tutti i casini che avevo in ordine sparso (non ricordo bene), lui faceva le sedute facendomi stare con il viso rivolto al muro, e non faceva mai troppe domande, il che inizialmente mi lasciò perplessa perché io avrei voluto domande e conseguenti risposte, o meglio "soluzioni". Così mi immaginavo la terapia. E invece era difficile. Se non iniziavo io a parlare lui non iniziava, o lo faceva raramente e io me ne stavo lì. Comunque mi prescrive dei farmaci ma io comunque sono al degenero totale, e arriviamo al 2004, quando mi fa ricoverare, lui era il vice primario di un importante ospedale (io però ci andavo privatamente).
Dopo il ricovero piano piano ho iniziato a stare meglio (molto piano), così dopo altri due o tre anni, diciamo nel 2007 o 2008 ho iniziato ad andare ogni due settimane anziché ogni settimana e non parlavamo solo di problemi ecc. ma ci confrontavamo su un sacco di cose, per esempio ristoranti, politica, attrici, cose così. Puntualizzo che non si è mai permesso di essere poco professionale con me.
io lo chiamavo "Professore" e lui mi chiamava "Dottoressa" (dopo che mi sono laureata).
Lui mi parlava sempre del suo paese d'origine, dove stava facendo ristrutturare la casa di famiglia per fare un agriturismo; mi parlava dei suoi 3 figli maschi, che aveva avuto nella maturità...io gli parlavo dei difficili rapporti famigliari e lavorativi, della mia insicurezza ecc.
verso il 2011 ho capito che non stava bene, anche se non me l'ha mai detto, ma lo vedevo e lo capivo. Credo che non me lo avrebbe mai detto, ma aveva un tumore. Nel luglio 2011 ero incinta di 7 mesi e ci simao salutati, a inizio settembre ho avuto il piccolo....dopo circa un paio di mesi che era nato gliel'ho portato in studio...lui l'ha preso in braccio, abbiamo parlato del più e del meno...quando sono andata via è voluto scendere con me in ascensore (mai fatto in 9 anni) e aiutarmi col passeggino ecc. (ho le lacrime agli occhi se ci ripenso). E' stata l'ultima volta che l'ho visto.
nei mesi successivi ho pensato spesso a lui, ma ero completamente assorbita dal bimbo, poi una sera a luglio mia sorella mi dice "Ma come sta il Prof.? perché mi sembra che papà abbia letto qualcosa sul giornale..." io ho capito immediatamente che lui se n'era andato e ho chiamato in studio, mi ha risposto il figlio in lacrime. Il giorno dopo sono andata al suo funerale, non smettevo più di piangere.
L'anno dopo, a Pasqua, avevo scoperto da una settimana di essere incinta del secondo figlio, ho deciso di andare nell'agriturismo di cui mi parlava sempre, cioè la casa dove lui era nato e dove aveva vissuto.
Poi sono andata al cimitero di quel paese e ho girato finchè non ho trovato la sua tomba, e ho fatto la foto alla foto sulla lapide, una foto che lo ritraeva più giovane di quando l'avevo conosciuto io.
Credo di avere elaborato così il mio lutto.
un lutto che però oggi torna a pesarmi parecchio. Credo di aver detto un millesimo delle cose che avrei voluto dire, ma credo anche che forse ho scritto già troppo.
Il merito di tanti cambiamenti sarà stato anche mio, ma lui per me è stato un secondo padre.

biancanera77

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Stasera mi devasto, la vita a volte e' una grossa cacchina Empty Re: Stasera mi devasto, la vita a volte e' una grossa cacchina

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