Abituato alla solitudine

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Messaggio  Kruskal91 Gio Mag 12, 2016 7:48 pm

Salve a tutti, mi sono appena registrato al forum. Ho 24 anni e in questo periodo della mia vita non ho letteralmente alcun amico. Sono sempre stato un ragazzo molto silenzioso e riservato fin da piccolo, ma solo in situazioni dove non mi trovo a mio agio: ad esempio in 5 anni di liceo non ho praticamente mai parlato con i miei compagni di classe e non mi son fatto alcun amico, perché li vedevo come persone diverse da me e con passioni completamente opposte alle mie. Avevo un gruppo di 4 amici negli anni del liceo e ci vedevamo quasi tutti i giorni dopo scuola. Erano persone con cui condividevo le stesse passioni (le solite cose da nerd, ma anche la musica) ed ero una persona completamente opposta rispetto alla personalità che assumevo a scuola, molto più espansivo, allegro e felice (tanto che a volte dei miei compagni di classe si stupivano quando mi vedevano fuori da scuola). Insomma, nonostante tutto, mi sono divertito negli anni del liceo. Comincio l'università e inizio a perdere di vista i miei vecchi amici, ognuno prende una strada diversa. Penso che sia il momento perfetto per cercare di ricominciare la mia vita e per conoscere nuove persone. Effettivamente riesco a trovare un paio di amici all'università ma praticamente abbandono l'università dopo un anno. I successivi anni sono un disastro totale ma almeno 2 anni fa ho ricominciato da capo l'università e dovrei riuscire a finire il prossimo anno.

Il punto è che sono completamente solo ormai e mi sembra una cosa normale: mi ci sono abituato, vado all'università da solo, studio da solo, a casa sono da solo tutto il tempo. Spesso parlo da solo ed è diventata un'abitudine: non lo faccio perché son fuori di testa (credo) ma per tenermi compagnia, per "dichiarare" a voce alta cosa voglio fare. Certo, ho molto più tempo da dedicare sia all'università che ad altri miei hobby, come la musica, ma sono solo qualunque cosa io faccia. Non ho neanche amici online.
Mi sento come se mi fossi perso qualcosa dalla vita, le esperienze che si fanno con gli amici dopo i 20 anni, i viaggi, il divertimento.
Ho pochissime esperienze, non esco quasi mai di casa, non ho mai viaggiato all'estero e da nessun'altra parte, anche se mi piacerebbe tantissimo ma non ho il coraggio di andare da solo.
Nonostante mi piaccia molto, non ho nessuno con cui suonare e mi ritrovo semplicemente a suonare da solo in camera mia ogni giorno.

No, non ho il coraggio di andare fuori e cercare persone con le mie stesse passioni, ecc. O almeno, ci proverei se fossi in compagnia di qualcuno dall'inizio.

Questo dover fare tutto completamente da solo mi sta distruggendo.
E quando penso che ho 24, presto 25, anni e sono ancora così, non capisco se sia proprio il mio carattere e se sia normale o se devo iniziare a preoccuparmi e a cercare di risolvere la situazione

Kruskal91

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Messaggio  newnew Gio Mag 12, 2016 11:41 pm

non sei strano vai tranquillo.

sarebbe peggio se tu avessi bisogno sempre del gruppo.

magari trovati solo un paio di amici per non romperti le pa**e nei weekend.

ciao

newnew

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Messaggio  Pavely II Ven Mag 13, 2016 11:14 am

Prima di tutto, complimenti per la tua laurea.

Io ho 40 anni e vorrei dirti questo: alla tua età, ugualmente, non avevo amici.

Ho resistito fino a che ho potuto... poi a 36 anni ho fatto un percorso di terapia per capire le ragioni per cui "non socializzo".

Nel 2014 sono arrivato alla diagnosti di autismo.

Come te, adoravo la musica, suonavo a casa da solo e mi sparavo in cuffia musica tutto il giorno.

§

Prova ad approfondire il tema dell'Asperger.

E prova a vedere se il profilo che ne esce corrisponde al tuo.

Magari, chissà, se è valso per me, può dire qualcosa anche a te.

Pavely II

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Messaggio  newnew Mer Mag 18, 2016 8:54 pm

OK hai trovato il nome del tuo disagio, ma oltre a questo che hai fatto?

Hai accettato il fatto che "non socializzo", hai mitigato la tua situazione, trovando modo di socializzare un pochino, una via di mezzo?

newnew

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Messaggio  Bad Trip Gio Mag 19, 2016 3:39 am

Non è affatto normale. Sembra che hai il disturbo evitante di personalità o al peggio puoi essere schizoide. Teoricamente, se non avverti in questo tipo di solitudine (protratta negli anni, senza mezzi per uscirne) un senso opprimemente e asfissiante ma anzi la vivi come una normale consuetudine con conseguente accettazione, allora stai andando contro i processi biologici dell'uomo inteso come animale sociale. Praticamente vuol dire che se stai lì ad auto-accettarti, ad accoglierla (la solitudine) come una parte unica e imprescindibile del tuo carattere invece che come una disfunzionalità da decifrare attentamente, rischi di andare avanti per il resto della vita a pippe.
Secondo me ti conviene fare un giro al tuo medico curante, digli che credi di avere il disturbo evitante i personalità, così potrà indirizzarti da uno specialista con cui potrai parlare e capirci qualcosa.
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Messaggio  canterel II Gio Mag 19, 2016 3:48 pm


rispondo con riferimento simultaneo agli intervenuti e al messaggio di Kruskal91 che apre il thread. Spero che la risposta non risulti perciò incomprensibile.

io eviterei di impostare la questione attorno all'alternativa secca tra comportamento "normale" e comportamento "strano".
eviterei anche di presentare un inquadramento clinico dei comportamenti: non abbiamo le competenze, non conosciamo bene Kruskal91, siamo su un forum, occorre sempre la pazienza di tarare ciò che si scrive sui propri limiti e sui limiti del mezzo.
quindi lascerei davvero perdere il rosario di disturbi evitanti, schizoidi, autistici ecc ecc, che alimenta solo confusione, e mi focalizzerei su un approccio ecologico e pragmatico ai problemi che Kruskal riferisce.

come si vede bene dalle diverse risposte, la "normalità" delle abitudini è un criterio inaffidabile, in parte soggettivo ed in parte storicamente e culturalmente determinato.
un criterio più sicuro è la limitazione del benessere e delle potenzialità di una persona, e in questo senso l'intervento di Kruskal91 contiene l'esplicito riconoscimento di questa limitazione.
voglio dire: si può essere più o meno socievoli, con tante gradazioni e sfumature normali tra gli estremi critici dell'eremita e di chi vive totalmente immerso nelle pubbliche relazioni senza riuscire a stare solo (è un problema anche questo).

ma il punto, secondo me, è quello di acquistare sicurezza nel fatto di essere in grado di adattarsi alle occasioni sociali e di poterle in parte modulare a piacimento o secondo le esigenze, senza per questo snaturare il proprio modo di essere - al limite, per poi scegliere di uscire poco, avere pochi amici intimi, ma sapendo a cosa si rinuncia e cosa si sceglie, perché lo si sceglie, e sapendo anche che, al mutare delle circostanze, si è capaci di usare le proprie abilità per adattarsi a una maggiore frequenza/varietà/intimità delle relazioni.
se invece una persona evita in blocco le occasioni sociali per timidezza, pregiudizio, diffidenza, per una paura a cui non sa dare spiegazione, e a causa di questo limite rinuncia a esperienze che vorrebbe fare, allora la persona non sceglie: per me questo non è indice di qualcosa di "strano" (anzi, è un problema abbastanza diffuso), ma certamente di un modo di fare che riduce il benessere e inibisce lo sviluppo di potenzialità della persona.

Per cui, rivolgendomi a Kruskal91:
al posto tuo cercherei di capire cosa mi determina a stare sempre solo (nel tuo messaggio parli di mancanza di "coraggio": hai provato a chiederti quali siano i timori a cui dovresti opporre così tanto coraggio?) e mi darei l'obiettivo generale di superare questa condizione e assumere abitudini più varie e più flessibili, provando a fissare sotto-obiettivi concreti (es. andare ad un concerto con qualcuno, ricontattare una vecchia conoscenza perduta, scambiare due chiacchiere con un collega dell'università e invitarlo a prendere un caffé, accogliere eventuali inviti a feste, cene, ecc da parte di conoscenti ed esplorare tali situazioni nuove con curiosità, quasi per gioco, senza sovraccaricarle di aspettative e di simboli).

se ti accorgi che da solo non riesci ad attivare le competenze per realizzare piccole occasioni sociali, se prevalgono sensazioni sgradevoli che ti impediscono, allora ne parlerei serenamente con uno psicologo (probabilmente esiste anche un servizio interno alla tua università, per fare una semplice chiacchierata ed esporre privatamente il tuo problema o chiedere consigli, orientamenti). allo psicologo proverei a spiegare in concreto cosa mi crea disagio e cosa vorrei. eventuali diagnosi di disturbi o altre cose non sono competenza né tua né dei tuoi interlocutori in questo forum.




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Messaggio  newnew Gio Mag 19, 2016 10:18 pm

Bad Trip ha scritto:Non è affatto normale. Sembra che hai il disturbo evitante di personalità o al peggio puoi essere schizoide. Teoricamente, se non avverti in questo tipo di solitudine (protratta negli anni, senza mezzi per uscirne) un senso opprimemente e asfissiante ma anzi la vivi come una normale consuetudine con conseguente accettazione, allora stai andando contro i processi biologici dell'uomo inteso come animale sociale.

se hai bisogno degli altri, verrai usato. è meglio non avere bisogno degli altri, mischiarsi si ad essi, frequentarli ecc... ma saper dire di no e saper far rispettare i limiti che si decide di porre.

bisogna essere disposti a stare soli per star bene con gli altri. altrimenti rischi di finire a essere lo schiavetto della situazione. schiavetto del/la compagna/o che non ti rispetta e ti umilia, degli amici che ti usano e ti maltrattano, ecc... schiavetto di tutti.

è peggio essere lo schiavetto timoroso senza dignità che essere fieramente soli.

è meglio essere in compagnia che soli, ma bisogna essere in grado di scegliere di star soli, bisogna avere questa facoltà.

meglio non avere un bisogno morboso di compagnia.

e poi sei hai sempre bisogno dell'orsacchiott* diventi troppo appiccoso e stufi. meglio non aver bisogno di star sempre in compagnia.

Bad Trip ha scritto:Praticamente vuol dire che se stai lì ad auto-accettarti, ad accoglierla (la solitudine) come una parte unica e imprescindibile del tuo carattere invece che come una disfunzionalità da decifrare attentamente, rischi di andare avanti per il resto della vita a pippe.

ritengo più dignitosa una vita di pippe che una da cagnolino. non che non esistano altre situazioni, però c'è di peggio che star soli.

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Messaggio  Pavely II Ven Mag 20, 2016 10:15 am

(Grazie Canterel II)

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