Si può davvero uscirne per sempre?

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Messaggio  Yvlis80 Sab Gen 04, 2014 7:43 pm

Salve a tutti, mi sono appena iscritta perché vorrei porre una domanda solenne: si può davvero uscire dalla depressione una volta per sempre?

Non mi starò a dilungare sulla mia storia, che sarà simile a quella di tanti qui. Sono stata in depressione la prima volta intorno ai 20 anni, mi diedero delle medicine che mi ottenebravano, poi dopo 2 anni circa ho provato una bravissima psicologa che mi ha fatto smettere le medicine e riemsso al mondo. Credevo fosse finita, ho raggiunto grandi obiettivi, ma dopo alcuni anni sono caduta di nuovo, e stavolta ancora più in basso. Alla depressione si sono aggiunti tanti compagni come gli attacchi di panico, le manie ossessivo compulsive, ecc.
Ho provato a cambiare di nuovo la mia vita volando addirittura in un altro continente. La novità ha fatto da medicina per un pò, ma dopo un anno sono di nuovo sulla china della strada che so già dove porta.
Negli ultimi anni mi sono convinta che questa "cosa" non guarirà mai, che sarà con me per sempre, come un peso alla mia caviglia mentre sto annegando. Il massimo che posso fare è risalire ogni tanto a riprendere fiato a pelo d'acqua. Ma è una lotta estenuante, non so quanto resisterò ancora.
Quello che vorrei sapere è se qualcuno ne è mai uscito davvero, non dico con i fuochi d'artificio, ma almeno quel tanto da poter condurre una vita appena appena regolare. Esiste qualcuno che può dire con la certezza dell'esperienza che si può venirne fuori una volta per tutte?

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Messaggio  Sussurro Sab Gen 04, 2014 8:17 pm

Dipende dal tipo di depressione. ..
Purtroppo più ricadute si hanno avute più è alta la probabilità di avere un'ulteriore ricaduta. Per uscirne bisogna cambiare il metodo di pensiero che ci induce ad andare in depressione. Detto questo, solitamente non si sa neanche quale sia il meccanismo perverso che ci distrugge, a questo servono psicologi e psichiatri. Io ti consiglierei di andare di nuovo da uno specialista e non perdere mai la speranza. E anche se l'hai persa vacci lo stesso, tanto al massimo ci guadagni. Forza e coraggio, un bacio

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Messaggio  Sussurro Sab Gen 04, 2014 8:19 pm

Fatta tutta la pappardella alla fine non ti ho risposto. Nel senso, io sono appena uscita dalla depressione, il mio psichiatra dice che non ci ricadró, speriamo sia vero Smile

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Messaggio  Yvlis80 Sab Gen 04, 2014 8:30 pm

Grazie infinite per la tua risposta!
Prima di partire avevo riprovato ad andare dalla psicologa, ma non ne avevo tratto giovamento. Ho provato un altro psicologo, ma idem. Sono anche andata da una psichiatra "della mutua" rassegnata a tornare alle medicine, ma si limitava a darmi le medicine, senza un vero aiuto. Ho un'avversione per le medicine, dopo l'esperienza col Prozac che mi rendeva un automa. Ritengo che le medicine non curino il problema, si limitano a "sedarlo".
Sto valutando anche la medicina alternativa. A questo punto sarei disposta pure a rompermi un uovo in testa e fare il bagno nel fango se mi dicessero che funziona!

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Messaggio  Sfinito80 Sab Gen 04, 2014 9:31 pm

Ciao yvlis io ho una storia analoga alla tua, ho 34 anni come te credo dal nick, sono caduto prima la prima volta verso i 18 anni poi verso i 23 poi negli in mezzo anche sempre mantenendo il mio pessimismo etc con psicologo e psichiatra ne ero venuto fuori facendo una vita diciamo quasi normale a parte qualche lieve indebolimento. Il mio problema diciamo è che mi sono fatto una mini cura di mantenimento da me in questi anni tipo mezza pasticca di cipralex 10mg tutti i giorni per 10 anni nei cui bevevo abbastanza non è che sono alcolizzato ma quando esco mi piace bere parecchio e poi aperitivi spesso etc e questo penso pure che abbia predisposto a ricadere in più negli anni ultimi la mia situazione a casa è peggiorata nettamente diciamo dalle stelle alle stalle, mio padre si è ammalato è diventato invalido per il diabete, lavoravo solo io è dovevo mantenere mia madre mio padre e mio fratello vabbè mio padre prendeva una minima ma immagina 4 persone cmq da mantenere, adesso abbiamo parecchi debiti, io non lavoro da un anno e sto in cassa integrazione in più 3 mesi ho lasciato la mia ragazza dopo quasi un anno e spero veramente non sia stato perché ricominciava la grande bestia nera, e da li il nero profondo di tutto e di più. Sono già quasi 4 mesi che vado dalla psichiatra e dallo psicologo ma questa volta non riesco proprio a venirne fuori. E mi faccio tutti i giorno la domanda che ti fai tu, sto perdendo le speranze e ho paura anche di non avere più la forza di reagire ma se c'è una cosa che sto imparando in questo forum è che sio veramente in tanti e tutti soffrono come noi e nonostante questo tutti mi dicono di non mollare e continuare a combattere perché ne vale sempre la pena! Ecco é questo che dobbiamo imprimerci dentro di noi, io sto cercando di farlo e spero di riuscire a uscirne anche questa volta e una volta uscito di imparare a gestire per sempre la mia fragile persona per non ricaderci più! Ecco è questa la mia sfida! ...e prego dio tutte le sere di darmi la forza per farlo.

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Messaggio  Yvlis80 Dom Gen 05, 2014 12:10 am

Grazie Sfinito80 per la tua risposta e per aver condiviso la tua storia. Ti auguro di farcela!

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Messaggio  Sfinito80 Dom Gen 05, 2014 2:07 am

Prego quando vuoi! Fa bene anche a me parlarne 😉

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Messaggio  Stef Dom Gen 05, 2014 4:04 am

ALTOLÀ, la faccenda del “poterne uscire”, cioè se sia “possibile”, è un conto, sul “come” ne è un altro, e non semplice, e non facile.
Sì, si può uscirne.
Farmaci spersonalizzanti e che peggiorano la situazione, lo sono solo per poche settimane, nemmeno due o tre. Ciò è normale, così funzionano. Ma questo può provocare l’avvilimento del paziente per cui può decidere di abbandonare per disperazione (non crede più alle cure).
La terapia mista, cioè psicoterapia più psichiatria per i farmaci, è ottima, ma… la psicoterapia si può fare solo quando si sta un po’ meglio, nel pieno della bestia nera, del burrone, dal fondo del pozzo, no. Cioè difficile perché si recepisce poco, dato il malessere estremo tipo incendio. Se vuoi ricostruire una personalità mentre sta bruciando la sua linfa vitale… no, meglio spegnere prima l’incendio o l’infiammazione, poi la cura e la ricostruzione. Per questo i farmaci. Ciò detto, la cosa è molto personale. La cura farmacologica direi che è essenziale, la psicoterapia è utile, o meglio, utilissima. Stiamo parlando di depressione vera (ma ce ne sono tanti tipi, io sto un po’ sul generico).
Ma la questione dei farmaci, e la questione della psicoterapia, sono entrambe molto, ma molto complesse e delicate. In genere funziona così.
Taluni psicofarmaci hanno effetto su una categoria di persone ma non su altre, per cui a te possono risultare inefficaci o negativi, ma ce ne saranno altri buoni per te. Ma gli stessi psicofarmaci funzionano e occorrono in quantità diversa da soggetto a soggetto, e a periodi diversi. Ma a volte (e non raramente) non bastano, ci vuole una “combinazione” di più farmaci con dosaggi che potranno cambiare nel corso del tempo. Le combinazioni non uguali per tutti allo stesso modo, cioè la combinazione che funziona per me, per te potrebbe non funzionare o essere deleteria. Per i farmaci, lo specialista d’elezione è lo psichiatra, ma anche un neuropsichiatra (e a volte il neurologo se è esperto o di alto livello). Ma non sono tutti uguali, io ho trovato beneficio al quarto psichiatra che ho cambiato.
Per la depressione arriveranno nuove molecole, nuovi farmaci con azioni diverse sul cervello rispetto ai precedenti, inoltre per alcuni tipi di depressione esiste già, ma si diffonderà in futuro, una sorta di pacemaker, ma qui parliamo di futuro.
Stranamente lo stesso discorso, o analogo, vale per la psicoterapia. Se non ti senti a tuo agio nella prima seduta (al massimo due) devi cambiare psicologo o psicoterapeuta. Esistono anche alcuni psichiatri che fanno anche psicoterapia (cioè un’ora a settimana, tutte le settimane). Inoltre esistono varie scuole di psicoterapia di cui, quella che va per la maggiore ed è più famosa, è quella cognitiva (sempre un’ora a settimana, ma per due anni), ma potrebbe non essere quella più giusta per te.
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Messaggio  Yvlis80 Dom Gen 05, 2014 6:19 am

Grazie per le molte informazioni, Stef.
Nel mio primo incontro con la depressione, ho preso il prozac per più di due anni, e di quegli anni non ricordo praticamente nulla, un buco di memoria, come fossi stata in coma. Poi ho finalmente beccato la psicologa giusta (dopo averne provati diversi) che mi ha aiutato tantissimo. Ho raggiunto grandi obiettivi. Quando sono caduta di nuovo, ho provato a tornare da lei, ma non funzionava più. Ho provato anche un altro terapista. Ho provato anche la terapia di gruppo. Nulla di tutto questo ha funzionato. Forse non ero ancora pronta, nel mezzo dell'incendio come dici tu. Di certo so che sarei disposta a tutto ora, anche a tornare alle medicine se necessario. Ma non posso ricaderci ancora. Sono stata troppo vicina a farla finita.

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Messaggio  Stef Lun Gen 06, 2014 7:20 am

Capisco, cara, ma ricaderci, e cambiare cure-terapie e ricaderci, purtroppo è perfettamente normale.
Io già nell'ultima parte del 2003 stavo male in maniera eclatante, stavo in cura da una psichiatra che faceva anche psicoterapia, ma non mi trovai bene e la lasciai.
L'8 dicembre 2004 iniziai a prendere 7 psicofarmaci (ordinatimi il giorno prima da un neurologo di fama). La diagnosi fu ciclotimia (un tipo leggero di depresione bipolare). Ma... nell'estate del 2004 io ero stato bene in maniera straordinaria come tranquillità e lucidità mentale, questo perché andai da un naturopata moltissimo bravo che mi fece varie cose a vari livelli. Ma durò solo due mesi, perché il fatto mio evidenetmente era più grave del previsto, ed era malattia, non uno stare giù, o essere estremamente nervosi o semplicemente ansiosi e basta.
Da allora ho cambiato neurologo finendo da psichiatri, neuropsichiatri, psicologi (uomini e donne).
Alla fine del 2006 andai di nuovo dalla psichiatra, ma non mi sentivo bene come ansia e malessere generale, purtuttavia ero "normale" per gli altri. Alla fine del 2006 decisi di non andare più e furbescamente continuai a prendere le pillole da solo, ma... senza mai cambiarle come tipo e dosaggio.
Ad aprile 2007 ebbi un periodo esaltante in cui facevo mille cose insieme e bene, freneticamente, molto creativo sul lato artistico (io scrivo libri) e anche sul lato pratico delle cose quotidiane. Da prima (febbraio) stavo con una psicologa,e... alla fine di giugno ebbi una discesa dell'umore, depressione sempre di più, fino a ché il 15 luglio mi ridussi in uno stato tale da essere accompagnato da mia sorella da un neuropsichiatra. Da allora ho lui. Contemporaneamente ho continuato ad andare dalla psicologa.
Col neuropsichiatra ci sto tuttora, con la psicologa andavo tutte le settimane, poi dopo anni ogni 15 giorni fino a diradare molto. Oggi non ci vado più anche a causa di un gravissimo problema di salute del fratello che solo lei può aiutare. Ma facciamo un passo indietro, al 2007.
Qunado sono andato a pezzi superdepresso dal neuropsichiatra il 15 luglio, dopo non sono stato bene ma peggio. Nell'agosto stavo a letto e mi alzavo solo per i bisogni, lavandomi quasi mai. Nulla doveva essere sposato nella mia stanza, nemmeno le tapparelle e le carte, i suoi di cellulare e treni in arrivo erano una vera tortura. Pensieri di tumori a moglie e figli e a me, erano continui e mi facevano paura e soffrire da pazzi secondo per secondo. Soffrivo da pazzi e mi rigiravo continuamente nel letto come fossi su una graticola ardente. Non mi si poteva cambiare le lenzuola, non una doccia, nulla. Dolore, dolore, dolore. A fine agosto il neuropsichiatra mi diede altri 20 giorni di malattia per il lavoro, e mi sentii meglio. Stavo meglio nel senso di poter uscire, ma stavo male ancora parecchio, però vivevo.
L'8 marzo 2008 alle ore 8,10, sono guarito.
Cos'è che non ha funzionato per quasi otto mesi? E cosa ha funzionato dopo questi mesi?
Oggi ho degli strascichi, di cui due importanti. Un ingrassamento soprattutto della pancia tipo donna incinta (non scesa) e da diverso tempo il dormire: non riesco a svegliarmi normalmente, pensa che se non devo lavorare posso stare (raramente) anche fino alle 19,30 a letto. Questo però solo negli ultimissimi mesi, prima arrivavo massimo fino a ora di pranzo. Se lavoro è tutto normale (perché sono costretto). La sera posso fare anche fino alle quattro del mattino, o anche le cinque sei, se sto in gruppo o dolce compagnia.
Ti faccio notare però "che non sto giù", depresso, né minimamente ansioso, gli strascichi mi provocano solo probleimi di tipo sociale, importanti, ma dentro sto bene. Soffro di questa situazione ma solo in modo normale come una persona sana si preoccupa di una cosa che non va, ma sono tranquillo.
Vabbe', non so se hai capito, la morale è che ho girato tantissimo, e alla fine sto bene, con problemi, ma benissimo. Soffro come gli altri per esempio per un amore finito. Però dalla malattia vera e propria direi proprio che sono guarito da cinque sei anni. Sono stato male in manera decisa da perlomeno il 2003.
Fatti i conti.
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Messaggio  Yvlis80 Lun Gen 06, 2014 9:04 am

Grazie ancora una volta per la tua risposta. Ne farò tesoro.
Credo di dover tornare a casa e farmi curare.

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Messaggio  Stef Lun Gen 06, 2014 4:05 pm

Yvlis80 ha scritto:Grazie ancora una volta per la tua risposta. Ne farò tesoro.
Credo di dover tornare a casa e farmi curare.

Com'è lo stato della medicina nel paese dove stai? E' un paese orientale? La medicina naturale o alternativa in genere non fa male. Potrebbe essere non sufficiente, però si può sempre provare. La prudenza è quella mentale, non per forza quella materiale. Se si è consci di fare dei passi che possono non avere effetti, se non ci si illude di guarire del tutto, beh, allora vuol dire che si è maturi, adulti e vaccinati.
Dimmi tu.
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Messaggio  piquemal Lun Gen 06, 2014 5:42 pm

Se ne uscirà? Non se ne uscirà? A un certo punto arriva questa domanda e la risposta non può essere che personale.
Mi sono sentito molto alleviato, liberato da un peso, paradossalmente, quando ho capito di dover sempre tenere a bada la bestia, di ricordarmela anche quando le cose vanno meglio. Perché qualche sprofondo può anche accadere, ma veder cambiare persone e situazioni, veder passare gli anni, e finire sempre in quella zona nerissima a un certo punto mi ha risolto il dilemma e ha risposto un po' per me. Poi ciascuno avrà le sue modalità di convivenza e, attraverso tentativi ed errori alcune saranno migliori di altre, ma di sicuro non presto quella attenzione che dedicavo, e che mi feriva, a chi riduce il malessere a una questione di volontà. Se anche la mia malattia avesse una fortissima base culturale, dovuta alla mia posizione nella rete familiare e al mio modo di pensare, arriva ad essere così sfumato il confine tra base biologica e culturale che provo ad ascoltarmi in base a quello che è sedimentato, quello che è già successo, non quello che verrà (su cui ho ancora meno margini). Non penso che la mia volontà si sia annullata in questo modo. Prendo delle decisioni e la curiosità di capirne qualcosa in più, di imparare, rimane. Smetto solo di sentirmi mancante, unico responsabile del mio malessere. In colpa, insomma. Neanche dovessi funzionare sempre bene e il sorriso non dovesse mai scomparire dal mio volto. In questo senso, come ogni tanto si scrive sul forum, la sofferenza è una ricchezza che chiede di essere ascoltata. E l'ascolto, la ricezione, è una dote che si può (deve?) sempre coltivare.
Ma ogni percorso è personale e mi piace pensare che una riflessiva volontà e una ricerca di benessere (e mettiamoci anche un pizzico di fortuna) possano approdare a modalità più serene di esistenza. Non mi pare né facile né impossibile.

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Messaggio  Yvlis80 Lun Gen 06, 2014 8:07 pm

Stef ha scritto:
Yvlis80 ha scritto:Grazie ancora una volta per la tua risposta. Ne farò tesoro.
Credo di dover tornare a casa e farmi curare.

Com'è lo stato della medicina nel paese dove stai? E' un paese orientale? La medicina naturale o alternativa in genere non fa male. Potrebbe essere non sufficiente, però si può sempre provare. La prudenza è quella mentale, non per forza quella materiale. Se si è consci di fare dei passi che possono non avere effetti, se non ci si illude di guarire del tutto, beh, allora vuol dire che si è maturi, adulti e vaccinati.
Dimmi tu.
Sono in Canada. Sono stata da una dottoressa che mi ha fatto una pessima impressione, nel senso di totale incompetenza.
Credo che tornerò in Italia, perché penso che avere vicino i miei cari possa aiutare piuttosto che affrontare la cosa da sola. Insomma negli ultimi anni mi sono chiusa sempre di più cercando di fare tutto da sola, e credo che sia stato un errore.

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Messaggio  Yvlis80 Lun Gen 06, 2014 8:11 pm

Grazie piquemal per la tua risposta.
Ho appena parlato con un amico che mi ha esposto un punto di vista simile al tuo credo. Quello che mi ha detto mi ha messo le cose sotto una luce diversa e voglio condividerla qui, con chi ne ha bisogno.
Mi ha detto che forse non si guarisce del tutto, ma si può imparare a gestirla come un raffreddore, che sai che ogni tanto ti viene, poi passa. Sta a me lavorare per far sì che sia un raffreddore di una settimana all'anno, che sai che purtroppo prima o poi arriva, ma passa anche.
Non è tanto male come prospettiva.

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Messaggio  piquemal Lun Gen 06, 2014 9:31 pm

Yvlis80 ha scritto:
Mi ha detto che forse non si guarisce del tutto, ma si può imparare a gestirla come un raffreddore, che sai che ogni tanto ti viene, poi passa.

Se riesci a gestirla come un raffreddore credo di sì. A seconda dell'intensità - che ha un metro di valutazione soggettivo - potrai valutare se più simile a un raffreddore o ad un diabete, per rimanere nelle metafore di ambito medico, e vedere fino a che punto far da sola od optare per un qualche tipo di sostegno.
Se le parole del tuo amico ti risuonano come sensate e non pensi che sottostimi la questione penso, pur privo di doti di preveggenza, che ci abbia preso e che l'influenza andrà via anche questa volta.

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Messaggio  Yvlis80 Lun Gen 06, 2014 11:36 pm

Non so se mai riuscirò in qualche modo a gestire la mia malattia. Le parole del mio amico non erano finalizzate a sminuire il mio problema e paragonarlo a qualcosa di effimero come un raffreddore. Il suo era solo un esempio banale per dire che ci saranno ricadute, ma si può imparare a gestirle, accettarle e forse limitarle nel tempo e nei danni.
Ovvio che tutto questo lavoro non sono in grado di farlo da sola. Col supporto di bravi medici e medicine non invasive forse una speranza c'è.
Quello che il mio amico voleva spronarmi a cambiare, è il mio punto di vista che la mia sia una malattia incurabile e letale come il cancro, di cui posso solo esserne succube.

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Messaggio  merla Mar Gen 07, 2014 12:15 am

però secondo me è proprio il concetto di "guarire del tutto" che è fraudolento. Smile
nella vita ci sono momenti ed eventi in cui la depressione (intesa come stato d'animo o come 'funzionamento' come anche la mania, o le reazioni borderline o forme di dissociazione e buona parte delle categorie del disagio psichico) sono di fatto fisiologici. allora forse non ha tanto senso parlare di "guarigione" semplicemente perché al di là di manuali diagnostici che servono sostanzialmente ai terapeuti forse non esiste un confine così netto tra salute e malattia.

in questo momento a me sembra più consono spostare il punto sul disagio individuale creato dal malessere psichico (mi impedisce di alzarmi dal letto? di andare a lavorare? di dedicarmi fattivamente ai miei progetti/attività/interessi? mi complica la vita di relazione?) e sulla distanza tra la realtà e la percezione della realtà (qui le domande sono meno dirette, e sarebbe un discorso un po' troppo fumoso).
Mettendo il punto lì credo che moltissime persone che soffrono di depressione abbiano la possibilità di realizzare i propri desideri/progetti, magari dedicando parecchio tempo ed energie a curarsi e a risistemare certe fragilità psichiche. O adottando uno stile o una filosofia di vita che si adatta di più alla loro indole.
E credo che tutti abbiamo la possibilità di trovare strategie più efficaci per fronteggiare certi stati d'animo e per, come dicevano diversi altri, imparare ogni volta qualcosa dalla sofferenza.

Nel mio caso, viverlo come un raffreddore, sarebbe ad esempio una gran fregatura: io mi ritengo ''guarita'' semplicemente perché le giornate passate a letto sono molto rarefatte, perché ho più spinta, più fiducia in me stessa e sicuramente modi di vedere le cose completamente nuovi.
Però ho imparato che per star meglio devo dare un senso anche ai giorni no, alle crisi di nervi, alla fiacchezza e all'ansia. Devo stare lì e capirle bene o usare le paure per andare avanti.


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Messaggio  piquemal Mar Gen 07, 2014 12:38 am

Non intendevo dire che il tuo amico sminuisse, con la metafora del raffreddore. Piuttosto che, forse, in base alla descrizione che gli hai fatto del tuo malessere, lui potrebbe aver trovata adatta questa similitudine. E, metafora per metafora, la depressione si potrebbe paragonare ora a un raffreddore (da cui si guarisce), a un diabete o persino a un cancro, che sono infinitamente più difficili da gestire e che, usati per analogia, come tentativo di afferrare un oggetto poco afferrabile, indicano un proprio indice di sopportazione della malattia.
In questo periodo posso benissimo ritenermi influenzato ma ci sono periodi in cui preferirei avere qualsiasi altra malattia fisica - nei flussi irrazionali e auto-devastanti di pensiero che mi prendono e che a posteriori, talvolta, non saprei giustificare - per cui, ben venga un raffreddore altroché. Da un raffreddore si guarisce, è già una briciola di ottimismo.
E con ciò non intendo neanche sminuire quello che provi verso la tua depressione attualmente, ma ribadire che la componente depressiva ha un forte grado di autovalutazione per la sua natura maledettamente sfuggente - da questo punto di vista amerei essere allietato dal considerarmi raffreddato quando sono fortemente depresso ma non mi riesce e ti auguro miglior fortuna. Smile

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Messaggio  Yvlis80 Mar Gen 07, 2014 1:45 am

Purtroppo, il fatto di essere molto consapevole della mia malattia e dei suoi aspetti, mi fa sembrare "sana" agli occhi altrui. Ad esempio mia mamma continua a dirmi perché non ricomincio a lavorare. Le ho dovuto dire "fai conto che sono un calciatore e ho una gamba rotta. Se non me la ingessano non potrò mai tornare a lavorare, e forse nemmeno dopo la saldatura della frattura potrò tornare a giocare da professionista".
Non mi piace lamentarmi o fare a gara a chi sta più male, per questo sono stata molto breve e distaccata del descrivere la mia storia. Solo io posso sapere quanto il dolore sia devastante dentro di me, quali sforzi devo fare anche solo per uscire a fare la spesa, e quanto io sia stata vicino a girare la manopola del gas. E un tempo, nella mia prima esperienza con la depressione, questo mi faceva sentire più umana, una martire, una persona dalla grande sensibilità. Calimero, come diceva la mia psicologa. Ora penso siano tutte stronzate, e che io in quel pozzo nero, in fondo in fondo ci sguazzavo, che una parte di me ci voleva rimanere. Ma stavolta il dolore è troppo immenso, assordante, che non lascia respirare. E la compassione delle persone che amo mi fa schifo, per questo prima mi sono chiusa e ho tagliato i ponti con tutti, e poi sono proprio volata via.
Ho vissuto gli ultimi 4 anni (con una pausa quando sono arrivata in questo paese) con solo negatività nel cuore. La vita non ha alcuno scopo, non ha più valore di quella di una mosca finita su una tela di un ragno. Il mondo fa schifo, le cose brutte e abominevoli sono di gran lunga più numerose di quelle belle. Non ha senso vivere una vita che non voglio, anzi non è giusto vivere una vita che disprezzo, quando ci sono persone che la perdono senza neppure volerlo.
Ma adesso sento di aver ritrovato una flebile voglia di lottare e mi ci sto aggrappando con le poche forze che ho. Sento che devo provarci almeno un'ultima volta. E quindi ogni piccola goccia di positività che mi arriva da chi mi ama, devo cercare di farla passare. Almeno provarci.

Il mio problema è stato a lungo quello di rifiutare questa malattia. E quindi il forte desiderio di debellarla, cancellarla. Ora sto iniziando a pensare che forse imparare ad accettare la malattia possa essere un modo per provare a gestirla, come si fa appunto col diabete per fare un esempio. Però è davvero difficile accettare tutto questo. L'idea di doverci convivere a vita...

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Messaggio  Yvlis80 Mar Gen 07, 2014 1:51 am

piquemal ha scritto:Non intendevo dire che il tuo amico sminuisse, con la metafora del raffreddore. Piuttosto che, forse, in base alla descrizione che gli hai fatto del tuo malessere, lui potrebbe aver trovata adatta questa similitudine. E, metafora per metafora, la depressione si potrebbe paragonare ora a un raffreddore (da cui si guarisce), a un diabete o persino a un cancro, che sono infinitamente più difficili da gestire e che, usati per analogia, come tentativo di afferrare un oggetto poco afferrabile, indicano un proprio indice di sopportazione della malattia.
In questo periodo posso benissimo ritenermi influenzato ma ci sono periodi in cui preferirei avere qualsiasi altra malattia fisica - nei flussi irrazionali e auto-devastanti di pensiero che mi prendono e che a posteriori, talvolta, non saprei giustificare - per cui, ben venga un raffreddore altroché. Da un raffreddore si guarisce, è già una briciola di ottimismo.
E con ciò non intendo neanche sminuire quello che provi verso la tua depressione attualmente, ma ribadire che la componente depressiva ha un forte grado di autovalutazione per la sua natura maledettamente sfuggente - da questo punto di vista amerei essere allietato dal considerarmi raffreddato quando sono fortemente depresso ma non mi riesce e ti auguro miglior fortuna. Smile
Beh forse allora il mio amico si sbaglia. Dopotutto non è un dottore. Non ne verrò mai fuori e dovrò accontentarmi di momenti in cui riesco a parlare con le persone e considerarli momenti positivi.

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Messaggio  Stef Mar Gen 07, 2014 3:09 am

Yvlis80 ha scritto:Grazie piquemal per la tua risposta.
Ho appena parlato con un amico che mi ha esposto un punto di vista simile al tuo credo. Quello che mi ha detto mi ha messo le cose sotto una luce diversa e voglio condividerla qui, con chi ne ha bisogno.
Mi ha detto che forse non si guarisce del tutto, ma si può imparare a gestirla come un raffreddore, che sai che ogni tanto ti viene, poi passa. Sta a me lavorare per far sì che sia un raffreddore di una settimana all'anno, che sai che purtroppo prima o poi arriva, ma passa anche.
Non è tanto male come prospettiva.

Uhm... non è esattissimo. Rispetto al raffreddore... no, è come il diabete e la pressione alta. Non puoi aspettare i sintomi, devi stare sotto cura (e poi sotto osservazione ) medica costante, periodica. Ai primissimi sintomi si corre dallo specialista, e la cura dovrebbe durare sempre circa un anno. Solo dopo 14 mesi, tra cura di 12 e convalescenza di 2, si può essere guariti, ma sempre poi sotto controllo e, ripeto, deve essere presa ai primissimi sintomi.
In Canada non so, ma negli USA, rispetto all'Europa, c'è un approccio un po' più rigido, sistematico, farmacologico. Il loro sistema di riferimento assoluto è il famigerato celeberrimo DSM. Nella versione precedente, il DSM, tanto per fare un esempio, dava definizioni matematiche:

Vuoi fare diagnosi di DEPRESSIONE MAGGIORE?
Cinque o più dei seguenti sintomi, devono essere presenti durante un periodo di almeno due settimane, devono caratterizzare la maggior parte della giornata ed esser presenti quasi quotidianamente:

1. Umore depresso;
2. Diminuzione di piacere o interesse per tutte le attività;
3. Perdita di peso (5% peso corporeo), diminuzione appetito;
4. Insonnia o ipersonnìa;
5. Agitazione o rallentamento psicomotorio;
6. Facile affaticabilità;
7. Autosvalutazione o sentimenti eccessivi di colpa;
8. Ridotta capacità di pensare o concentrarsi, indecisione;
9. Ricorrenti pensieri di morte.
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Messaggio  Yvlis80 Mar Gen 07, 2014 5:30 am

Mi spiace che stiate prendendo l'analogia sul raffreddore alla lettera. Il mio amico intendeva semplicemente dire che la si può gestire e non esserne succubi. Non so se ha ragione, probabilmente no se non ci è passato in prima persona.

La dottoressa a cui mi sono rivolta mi ha infatti sottoposto questo stesso questionario, compilandolo sul computer man mano che rispondevo (cioè non lo sai che se rispondo sì a tutte è depressione?? ma chi è il medico io o tu??)

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Messaggio  merla Mar Gen 07, 2014 8:47 am

Yvlis80 ha scritto: L'idea di doverci convivere a vita...

Yvlis80 ha scritto: Non ne verrò mai fuori e dovrò accontentarmi di momenti in cui riesco a parlare con le persone e considerarli momenti positivi.

Credo che questi pensieri e frasi siano comuni a molte persone con queste problematiche (anche la percezione di una 'sensibilità Calimero').
Ci ricadono la paura e la delusione dovute alla ricaduta, e la depressione stessa che fa vedere le situazioni come immutabili. Però ovviamente la realtà è estremamente mutevole, la difficoltà sta appunto nel conciliare un po' meglio il proprio mondo interno e quello esterno (ci sono persone che si alzano la mattina, a prescindere dalla loro situazione, e se c'è il sole sono allegri. Certamente non per questo sono superficiali o devono essere particolarmente baciati dalla fortuna. Probabilmente per loro natura o per un percorso con se stessi molto ben fatto, riescono a sfruttare per il loro mondo interno meglio di altri le occasioni di essere di buon umore).

Durante la psicoterapia, io molto volte ho parlato di 'accontentarmi': nel mio caso nasceva da un'esigenza di controllo di situazioni che non riuscivo ad accettare (compreso il mio malessere) e (l'altra faccia della medaglia) da un certo senso di impotenza. Conviene, invece, spostare l'attenzione dall'idea di "doverci convivere a vita" al fatto che "ora ci stai convivendo". La prima è una proiezione sul futuro che non serve a nessuno, la seconda invece ridimensiona, anche perché oltre a conviverci oggi, ti stai anche muovendo attivamente per trovare delle soluzioni.

Mi piace (e mi risuona perché anche io ho fatto paragoni simili) il paragone con la gamba rotta. Oggi hai la gamba ingessata e non puoi giocare. Forse non potrai giocare più da professionista. Però ad esempio niente ti impedirebbe, se scoprissi di volerlo, di darti da fare per diventare ct della nazionale. Smile

Questa primavera, per tornare alla questione se "se ne esce", ho vissuto un doppio lutto in pochi giorni, sono stata costretta a fare un trasloco poco dopo e mi sono trovata del tutto completamente sola. Al di là delle circostanze un po' particolari, si tratta cmq di una situazione di vita 'normale' (i genitori muoiono prima o poi, soprattutto se sono più o meno gravemente malati da anni e un fidanzato con un equilibrio psichico fragile può darsi alla macchia in una situazione emotivamente molto forte) in seguito alla quale però i famosi sintomi del DMS li ho avuti tutti (ovviamente) per qualche mese. E ciononostante non ero 'depressa'.
Una delle grosse differenze (oltre agli anni di terapia che sto ancora portando avanti) è stata che la realtà è stata per me talmente forte e incontrollabile che qualsiasi mio tentativo di controllarla mi avrebbe portato diretta al repartino. È l'unica soluzione è stata vivere giorno per giorno, piangendo quello che dovevo piangere e facendo quello che dovevo/volevo/potevo fare nei limiti che la mia situazione emotiva mi imponeva.
Però ho imparato cosa vuol dire accettare davvero e oggi se/quando mi vengono momenti di sconforto, spossatezza o di ansia, li vivo in un altro modo e li attraverso in un altro modo. So che passano e so che la mia emotività dipende dalla mia volontà più o meno quanto la situazione meteorologica. Dalla mia volontà dipende solo il modo di viverla.

In questo senso, ti assicuro che è possibile venirne fuori, ma non credo aiuti ragionare in termini di sani/malati (gli altri lasciali dove sono, ognuno ha bisogno anche della sua quota di autoinganno, soltanto tu sai come ti senti). Più che altro credo convenga porsi nell'ottica di avere reazioni, a volte anche fisiche, sregolate di fronte a stati emotivi che sono quello che sono e in sé non hanno niente di sano o di malato. Insomma, è possibile guarire nel senso di avere una vita serena e felice anche convivendo con dolori e paure molto intensi, non è possibile guarire escludendo stati d'animo che cmq fanno parte del nostro repertorio di stati d'animo.

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Messaggio  Yvlis80 Mar Gen 07, 2014 6:05 pm

Grazie di cuore per la tua risposta merla . Quello che scrivi suona lucido e realistico, oltre che positivo.
Anche io ho subito il lutto di un carissimo amico, questo ha datto una bella mazzata ai miei pensieri negativi: che mondo di melma è un mondo dove un rgazzo amato da tutti, una persona davvero speciale, muore per una stupidaggine, e una ragazza stufa della vita, che già pensa di morire, invece vive ancora? Non so se riuscirò mai a fare i conti con questa cosa, per ora, visto anche che sono lontana dall'Italia, l'ho messa da parte, ho cercato di non pensarci. Ma prima o poi dovrò affrontarla e non mi capacito davvero come potrò conviverci.
Ma devo provarci. Anche lui avrebbe voluto che io ci provassi.

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