Intrappolato nei miei ruoli

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Messaggio  mmm Lun Set 30, 2013 6:11 pm

Episodio 1

Poco fa hanno suonato alla mia porta, ho bloccato la sessione del PC, sono andato ad aprire: erano mio fratello e mio cugino piccolo.  Sono rimasto con loro in cucina a godermi la scena, e a partecipare agli scambi con qualche battuta. Tutto bene.

Poi arrivano gli adulti. I nonni del bambino, miei zii. Come si approcciano a me? Mi chiedono se oggi lavoro. Cosa che mi da un fastidio tremendo perché sono rientrato dal lavoro alle 7 di mattina ed ero sveglio solo da due ore, e loro di nuovo che mi parlano di lavoro.

Poi mia zia mi ha chiesto quanto costa far pulire il PC e dove farlo ripulire, sperando che mi proponessi di farlo io. Però lei non capisce che i PC dopo un po' di anni diventano lenti perché il software diventa sempre più complesso, i contenuti pure, e l'hardware va cambiato, punto. Non vale la pena fare tabula rasa, per poi farsi lo sbattone a reinstallare tutto, e in un paio di mesi essere punto e a capo. Comunque, siccome queste cose le ho già spiegate tante volte a tutti quelli che mi hanno chiesto di fare quel lavoraccio inutile che non farei nemmeno dietro lauto pagamento, le dico che non ho idea di quanto costi, le indico il negozio che aveva "pulito" il PC a un altro mio zio, e amen.

Quindi me ne sono andato nell'altra camera dove c'è il PC e ho accostato la porta. Questa gente ormai non ti chiede nemmeno più lo scontatissimo "come stai", direttamente ti chiede come mai non sei al lavoro, e anzi visto che non stai lavorando te lo trovano loro qualcosa da fare, come se ti mancasse. Non sono una persona, per loro sono:
* lavoratore turnista
* informatico
* nipote
poi il primo approccio di lei quale è stato? come posso condividere un po' di tempo con mio nipote? no! come posso rendermi utile a mio nipote? no! in cosa può essermi utile mio nipote? si!

Episodio 2

Ieri ho fatto gli auguri a una ragazza conosciuta nel giro della scuola di ballo che ho lasciato. Ballavamo tanto. Ma oltre quello, non si è sviluppato nessun rapporto inter-PERSONALE, lei è andata in ferie per un mese, non si è fatta sentire se non postando foto e frasi su facebook, ora è tornata. Comunque, le faccio gli auguri, lei mi chiede che fine ho fatto, io rispondo con una battuta (è uscito GTA V - un videogioco), lei risponde che non capisce di cosa io stia parlando, le rispondo scherzosamente lamentandomi che non mi capisce, lei mi dice che le mancano le mie figure (sequenze di movimenti a tempo, nel ballo). io con uno smile chiudo la conversazione.

Ecco, anche lei non dimostra nessun interesse nella mia persona, io per lei sono un ballerino, e di me le manca solo la mia funzione di ballerino.

Episodio 3

l'altra sera ero andato a ballare, avevo incontrato una ragazza del corso, dopo un paio di balli però mi sono ributtato in mezzo alla folla e non ci siamo più visti.

lei poi mi scrive, chiamandomi per ruolo invece che per nome ("Ballerino"), dicendomi che non mi sono fermato un attimo.

Anche qui, ci si approccia a me non come persona, ma tramite un ruolo.

Episodio 4

Io rispondo che c'erano troppe DAME da conoscere. Non troppe ragazze. Non tropper persone. Troppe dame. Anche io mi sono riferito a quelle persone tramite il loro ruolo in quel frangente. Due di quelle dame che ho conosciuto l'altra sera hanno anche un nome, me lo sono segnato, e le chiamerò per nome. Non per provarci, perché sincermante sono stanco di prendere sportellate in faccia, inoltre ho notato che se ho l'interesse ad approfondire la conoscenza vengo tenuto a distanza, mentre se non ho nessuno scopo, chi mi tiene a distanza non mi urta e c'è una generale predisposizione a non allontanarmi.

Ora, il punto della mia ricerca fondamentalmente è: come fare a essere ed esprimere me stesso? come fare ad entrare in contatto con gli altri a livello personale, senza rimanere bloccato dietro l'interfaccia data dai ruoli?

Una cosa che ho imparato è che aggiungere ruoli non aiuta. Posso farmi carico di mille ruoli, e rimanervi comunque bloccato. La speranza era, dato che un ruolo permette una espressione limitata di se, un altro ruolo permette un'altra espressione limitata di se, a forza di sommare ruoli, avrei potuto esprimere un po' tutto me stesso, o comunque una gran parte. Però non funziona nemmeno cosi. Se a un* ballerin* parlassi di lavoro, si annoierebbe, idem se facessi il contrario. Se a uno con cui ho in comune la politica parlassi del ballo, non mi ascolterebbe con interesse, e pure il contrario.

Voglio capire come evadere dal ruolo, come trasformare una relazione mediata da ruoli in una relazione personale. Non per forza di stampo romantico, anche di stampo amicale. Il tempo non basta. E la volontà di una delle parti (la mia ad esempio) non basta.

Oppure come iniziare direttamente una relazione personale. Però non sapendo chi sono andrei incontro a muri elevatissimi di diffidenza.

Una conoscenza personale potrebbe arrivare tramite presentazione tra amici. Ma i miei amici di infanzia non mi hanno mai presentato nessuno, sono persone chiuse, mi sono dovuto allontanare da loro per conoscere un po' di persone nuove, anche se ho dovuto avvalermi dei ruoli e quindi sono bloccato all'iterazione tramite ruolo.

Sto prendendo una cantonata? Sto cercando una chimera? E' possibile che le iterazioni interpersonali siano sempre interfacciate da dei ruoli? La mia personalità dovrebbe star solo nel come decorare la maschera? Non posso togliermela 'sta diavolo di maschera? Come fare perché gli altri vedano me e non la maschera/il-ruolo?

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Messaggio  canterel II Lun Set 30, 2013 8:17 pm

può essere che sia l'importanza che proprio tu attribuisci alla costruzione dei ruoli e alla distinzione tra ruolo e personalità a rendere più saliente il ruolo nella percezione che di te hanno gli altri.
può anche essere che alcune delle esperienze che citi risentano dellla distorsione delle tue aspettative: siccome tu hai diagnosticato il problema dei ruoli, appena una ragazza ti rivolge un complimento riferito alle tue doti coreutiche, anziché riceverne gratificazione e magari interpretare questo riconoscimento come un fatto positivo, che potrebbe anche indurti ad un approccio più intraprendente e più informale (amicale o meno), ti ammosci perché ti senti definito in quanto ballerino.
inoltre esprimi diverse volte, nel testo del messaggio, la preoccupazione di annoiare gli altri (se piaci a una donna/ ad un uomo, ballerini o meno, saranno ben disposti anche a chiacchierare del tuo lavoro, una volta superata la tensione dell'approccio e creata una minima consuetudine). se putacaso dovessero annoiarsi: problema loro, facoltà loro di segnalarti la noia e magari di proporti altri argomenti di conversazione.
se comunque hai l'impressione che non siano riconosciuti i tuoi tratti personali, esponili di più anche nelle occasioni minime, metti in evidenza i tuoi difetti e le tue virtù, le preferenze e i vizi: si può segnalare queste cose con franchezza, attraverso osservazioni che non prendono tanto tempo a nessuno e che chi vuole potrà raccogliere e riconoscere (scherzare, prendersi in giro da soli, pensare a voce alta, usare i gesti -se escono spontanei). ad ogni modo, io consiglierei di non avere un atteggiamento troppo analitico e basato sulla previsione (se non la vigilanza "normale" che useresti anche in una situazione confortevole, con una persona della quale non temi il giudizio e che conosci già).
infine, non mi è chiaro se tu sei selettivo o meno, riguardo al carattere degli altri: hai un'idea del tipo di persone che ti fanno sangue e ti piacerebbe conoscere? (a prescindere dai loro ruoli o degli obiettivi funzionali che puoi astrattamente collegare ad esse: es, donna = erotismo, uomo = acquisizione di status, e minchiate simili)

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Messaggio  mmm Mer Ott 02, 2013 6:41 pm

Non cerco coscientemente un tipo di persona piuttosto che un'altra, però guardandomi attorno e guardando al passato, tendo a evitare le persone che ritengo arroganti, aggressive, o che si sforzano di dimostrare qualcosa, tendo ad avvicinarmi a chi si prende meno sul serio, è capace di autoironia, di scherzare, non devono essere per forza persone allegre, hanno i loro problemi però sono più aperte di altre, non si mettono in posa per sembrare ciò che non sono... ovvio seguono le varie convenzioni sociali però non vi sono completamente ingessati...

Ho riflettuto e preso altri spunti pescando qua e la in questi giorni, sono arrivato a questo: fondamentalmente il mio problema e la mia crisi d'identità credo fossero dovute a cercare all'esterno quello che avrei invece dovuto trovare dentro di me. Solo io posso accettarmi e amarmi per quello che sono. Anche Dio se vogliamo può farlo. Ma non posso chiedere questa cosa agli altri.

Uno stralcio dei miei appunti, dove fisso i miei punti fermi: "Dio mi ama per quello che sono. Non posso chiedere agli altri quello che può darmi solo Dio. Dio mi ama. Gli altri tengono a me nella misura in cui io, mediate il ruolo tramite cui è in essere la nostra relazione, sono piacevole e funzionale per loro, i loro scopi e la loro immagine."

Non posso chiedere agli altri di colmare quel particolare vuoto d'amore. Loro possono amarmi ma in un altro modo. Ad esempio nessun amico può apprezzarmi/amarmi per quello che sono, può apprezzarmi/amarmi come amico. E via discorrendo per altri tipi di relazione.

Credo che cerchrò di riappropriarmi della Fede per aiutarmi a colmare quel vuoto, però non starò a seguire tutte le regole e i dogmi che le religioni ci hanno messo dentro. Li studierò per cercare di trarne i principi, però non obbedirò a regole che non sentirò mie. Magari in mezzo 1000 istruzioni giuste, ce ne sono tre o quattro infilate li nei secoli in modo da rendere funzionale la religione alla società, magari a discapito dell'individuo. Ecco senza troppa foga farò delle ricerche in questo senso, prendere quello che mi può essere utile e lasciar stare quello che non lo è, come cerco di fare in ogni contesto.

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Messaggio  mazzonrocky Lun Ott 07, 2013 6:44 pm

Se tii sembra che la Fede sia la tua strada, ok. Ma se invece fosse una fuga dal tuo senso di inadeguatezza, un chiuderti al mondo con la scusa di aprirti al tuo Dio, una mancanza di coraggio nell'affrontare quelle difficoltà che gran parte di noi umani deve affrontare? Il mio imprinting cattolico (ora sono un non-credente, ma non posso e non voglio cancellare le cose buone in cui continuo a credere...) mi dice che chi ha fede dovrebbe esporsi, mettersi in gioco, sacrificarsi, migliorarsi. E anche fare i propri interessi, nel senso di avere cura di sè stesso nello spirito e nel corpo, mantenersi in salute fisica e mentale. Non scappare, esponiti, imponiti di fare ogni giorno una brutta figura, non temere di sbaglare, tutti sbagliano, tu non sei migliore degli altri, non sei peggiore degli altri, sei come gli altri. Quante volte mel lo sono detto anch'io, ma ancora non ne sono convinto. Ma in questa direzione continuo a lavorare.

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