Sera e consiglio

Salve a tutti, 27 anni.
Sara (martina secondo nome, prima era già in uso ;( )

Sono laureata in farmacia ed in corso per la seconda laurea in Medicina, nel frattempo lavoro in farmacia con contratti part-time.

Sono sempre stata una macina esami, non mi ha mai fatto paura buttarmi su quello che amavo ed i risultati hanno ampiamente esaudito le mie aspettative...
A dicembre dopo un esame non andato come volevo (passato poi pure bene) l'ho presa malissimo....sono già stata stampata, ma non ne ho mai fatto un dramma..
Ho passato giornate a dormire vestita, nessuna voglia di fare nulla; ho provato a prendere in mano un altro testo (esame scoglio), ma nonostante i ritmi che cercavo di autoimpormi non sono riuscita a concludere nulla....intanto a detta dei miei peggioravo sia come pensieri (vedevo tutto come una tragedia da cui non ci fosse uscita), sia nel vestire (smesso di truccarmi e di lavarmi come prima) ed anche nel dormire (dormirei sempre).

Idee per fare chiarezza (due pareri diversi mi danno da pensare, lo specializzando è un caro amico), la dott.ssa no.

Ne ho parlato con un amico specializzando in psichiatria secondo cui non ho niente, un altro vede una depressione e vorrebbe intervenire.....io sto pensando di voler fuggire da questa realtà fino a simulare inconsciamente e non ho nulla.

Non so che pesci pigliare, ho paura di essermi stufata di questa facoltà e di usare la depressione come scusa; ne ho fatto presente la cosa sia ad amici che al medico, il quale la vede come un autocolpevolizzarsi.

Onestamente non mi capisco più, ho lasciato perdere esami, cane, ecc...non ho problemi a mollare l'uni (non vegeterai mai, se è troppo dura lo ammetterei a me stessa), anzi lo vorrei fare; quello che mi da da pensare e se ho qualcosa o se la sto usando oppure non voglia ammettere questa cosa...non mi alzerei dal letto ora e di cose prima importanti mi lasciano indifferente.

ciao, martina- (o sara)
è da dicembre che hai questi dubbi?

No.
Prima pensavo fosse un periodo no.

Poi sono andata peggiorando fisicamente.....poi i pensieri sono peggiorati, non riesco con esame, non riesco con altri, non riesco sessione; sono un'imbecille....smesso occuparmi cane e altre mille cose.

Ce da dire che da quell'esame sono entrata in un modo ed uscita in un altro; l'attenzione e la motivazione che avevo sono sepolte, non rendo più seppure cerco di impegnarmi, ci sto male, mi alzo alla mattina pensando come sia riuscita a rovinarmi da sola, ero in una situazione perfetta, prendevo di punta gli esami, preparandone di più assieme e ricevendo i complimenti della commissione...ora la ferrari si è rotta, credo che forse sono io che non voglia più guidare, ma non comprendo il calo d'interesse verso tutto (qualche spazio prima lo tenevo cmq).

Non voglio perdere tempo e l'ammetterei a me stessa e ho paura di impersonare la malattia come paravento.
Alcuni sintomi ci sono oggettivamente comunque; i due pareri mi hanno buttata in confusione; ho dato l'anima per arrivare dove sono arrivata e non capisco perchè ormai di tutte i testi che amavo e del mio studio sia sceso il gelo.

Se ho perso interesse...benissimo, non intendo continuare così sia per me, sia per rispetto alla medicina.
Se è altro sono pronta ad intervenire....ho paura però di fingere, mia madre dice che non mi riconosce più...non voglio perdere tempo.

non capisco bene, dato che sei sicura che non nasconderesti a te stessa di essere in difficoltà, come mai hai comunque paura di fuggire dalla realtà e di impersonare un disagio.
al di là di questo, senza essere né psicologo né psichiatra (e se pure ce ne fossero sul forum, i pareri dati qui non possono essere dirimenti) ho l'impressione che in questa fase tu sia severa ed esigente verso te stessa, fino ad essere sospettosa: questo atteggiamento di per sé potrebbe generare ansia e confusione (almeno, io sarei confuso).
hai provato, proveresti ad essere autoindulgente per un periodo, attribuendo allo stress il tuo calo di prestazioni e di cura per la tua persona? al posto tuo avrei provato a rilassarmi (ma ognuno ha soglie di tolleranza diverse, io non ho nessun timore di essere improduttivo per un periodo, per esempio, e ho il senso dell'igiene di mickey rourke), lascerei stare l'inconscio e ci farei pace, controllando piuttosto ciò che rientra nella mia sfera consapevole (e comunque con morbidezza e indulgenza, se il problema è capire). oppure, se non puoi fare a meno di prendertela con l'inconscio, allora forse è meglio rivolgersi a un osservatore esterno e competente. da soli con l'inconscio ci si innervosisce senza efficacia.
(prendi con le pinze le mie osservazioni, non sono particolarmente acuto né istruito in questo campo).

non capisco bene, dato che sei sicura che non nasconderesti a te stessa di essere in difficoltà, come mai hai comunque paura di fuggire dalla realtà e di impersonare un disagio.

Lo so, ho voluto mettere bene a fuoco tutti i miei pensieri....quest'esame onestamente mi metteva una discreta ansia (mattonazzo), ho sempre avuto un po' la pressione addosso (gruppetto dei 30 primo appello)...sicuramente non è conscio, ma quel che temo è di essere entrata in un loop mentale inconscio: battosta (che poi era un 26, va beh, sono esigente, ma non pazza...mai presa così)-ansia-paura esame-fuga (conosco sintomi del); non avrei però buttato una sessione per nulla al mondo...domani avrei quest'esame, ma non mi tange assolutamente.
Per lo psichiatria con cui ho avuto un consulto (spiegato pari pari le stesse cose), mi sto autocolpevolizzando è la diagnosi e di depressione grave, io credo di fuggire; per l'altro mio amico (sentito telefono) ho bisogno di una vacanza.

finché ci basiamo su quello che racconti e sulla psicologia ingenua che è la mia unica interfaccia al problema, io potrei avvicinarmi a quel che dice lo psichiatra che hai consultato quando sostiene che ti autocolpevolizzi (ti ho scritto sopra che il tuo modo di inquadrare la faccenda mi è parso severo e sospettoso, e vedo che non hai preso in considerazione il mio passaggio sull'indulgenza). non saprei né potrei invece completare questa osservazione con indicazioni diagnostiche, che spettano a figure competenti come il professionista che hai consultato. se la proposta di quello psichiatra non ti convince, puoi consultare altre figure per avere più elementi.
anche il tuo amico, ovviamente, è più titolato di qualunque utente di questo forum a darti consigli, se non altro perché ti conosce.
ribadisco solo quanto ho scritto sull'inconscio: o fai a meno di produrre inferenze importanti sul tuo inconscio, oppure secondo me è meglio che non ti cimenti da sola, perché non credo che possa aiutarti a dipanare i dubbi in questo frangente.
in ultimo: come tu stessa riconosci ci sono precisi (e direi abbastanza recenti) eventi stressanti collegabili al tuo calo di attenzione, motivazione e riguardo. sei ancora molto giovane ma hai comunque 27 anni, lavori e contemporaneamente ti dedichi a studi molto impegnativi. tienilo presente, non puoi tirare per anni e anni senza cali fisiologici, e i risultati che hai ottenuto fin qui sono oggettivamente invidiabili.

off topic cretino ma doveroso (mi perdonerà sara/martina)

rettifico:
il senso dell'igiene di mickey rourke è molto più sviluppato del mio.

Anche io mi sono laureato (triennale in ingegneria, tre anni e col massimo dei voti)
ed ora al primo annodi spec. mi sono bloccato, mi colpevolizzo e sembra che non mi importi più di nulla.
Però dall'altra c'è anche la difficoltà degli esami, io forse che non mi sento all'altezza.
Non si che mi sia preso, ma non vedo le cose più come prima.

Frequento il secondo anno della facoltà di medicina all'università di pisa, e mi dispiace davvero dirlo, dato che hai già una laurea, ma da ciò che hai scritto mi dai l'impressione di essere, purtroppo, un'esemplare tipico di queste facoltà: quello che pensa che la misura della professionalità e della serietà delle persone sia dato da un numero scritto sul libretto.

Può darsi che tu sia depressa, come può essere semplicemente che tu ti stia eccessivamente colpevolizzando per niente, perché di questo si tratta: un'esame che va peggio del previsto non è niente di anormale, e affrontare una facoltà lunga e impegnativa come quella di medicina senza uscirne pronti per il ricovero in psichiatria richiede l'atteggiamento giusto.

Quando parli di rispetto per la medicina credi davvero che un buon medico si distingua da un 26 o da un 30 sul libretto?

Sarebbe più onesto parlare di un salutare "giramento di palle", cosa peraltro più che comprensibile quando si affrontano esami lunghi e impegnativi che si giocano poi su poche domande.

Mi scuso perché con ogni probabilità sono stato molto diretto, però ho il "dente avvelenato" nei confronti di questo modo di vivere la facoltà di medicina; non trovo coerente questo attaccamento ai "voti" con lo scopo ultimo della facoltà, che è quello di educare e crescere delle persone all'assistenza di persone malate, trovo che la presunzione dei dottoroni da 110 e lode sia l'ultima cosa che un malato ha bisogno di trovarsi davanti.

Frequento il secondo anno della facoltà di medicina all'università di pisa, e mi dispiace davvero dirlo, dato che hai già una laurea, ma da ciò che hai scritto mi dai l'impressione di essere, purtroppo, un'esemplare tipico di queste facoltà: quello che pensa che la misura della professionalità e della serietà delle persone sia dato da un numero scritto sul libretto.

Vero, non ho tralasciato nulla infatti; il fatto di essere nel gruppetto dei 30, probabilmente ha caricato la cosa; però è anche vero, che seppur la medicina è anche pratica, la storia accademica di una persona è comunque uno specchio della serietà con la quale affronta gli studi...capitano esami in cui si prende meno/più di quello per cui si era preparati, ma quello che si impara, a mio parere, influisce poi nell'approccio al paziente (personalmente lo vedo con la farmacologia; quante fisiologiche e diuretici date assieme...se una cosa non la si sa non la si applica...poco da fare).


Mi scuso perché con ogni probabilità sono stato molto diretto, però ho il "dente avvelenato" nei confronti di questo modo di vivere la facoltà di medicina; non trovo coerente questo attaccamento ai "voti" con lo scopo ultimo della facoltà, che è quello di educare e crescere delle persone all'assistenza di persone malate, trovo che la presunzione dei dottoroni da 110 e lode sia l'ultima cosa che un malato ha bisogno di trovarsi davanti.

La vedo diversamente, bisogna puntare al massimo mantendo un equilibrio....sono la stessa a dire che razionalmente la mia reazione non è stata sensata, ma sono fatta di carne; sono stata stampata (non a med onestamente) e sono ripartita con una scrollata quando non ero preparata, giramento quando lo ero...
Pure io la vedo come blocco;rispetto alla medicina intendo fare tutto il possibile per apprendere il massimo e traslare questo nel contesto clinico...purtroppo non mi sento più le energie per farlo.


e verso la quale il tuo disagio (che personalmente non mi appare come una vera e propria Depressione,
quanto piuttosto come una "crisi esistenziale-spia", ma ovviamente è solo il mio punto di vista)
sta cercando di metterti in guardia (e questo non vuol dire, a parer mio, che sia una tua volontaria scelta manifesta!)...


La vedo più come te; scusate non so quotare ;(

Sono contento che non te la sia presa per quello che ho detto, io la vedo diversamente però non credo ci sia nulla di male nell'avere opinioni differenti

Se posso, vorrei solo consigliarti di prenderti un minimo di respiro prima di decidere cosa fare della facoltà: è del tutto fisiologico avere delle flessioni nel rendimento o nella motivazione, ma dalla dedizione che hai manifestato finora, potrebbe trattarsi di una cosa passeggera, tira il fiato e schiarisciti le idee Tieni conto che le eventuali cause di un principio di stato depressivo possono essere così svariate che trovo sia difficile dire da cosa dipenda così su due piedi, datti un po' di tempo, e in bocca al lupo per qualsiasi decisione tu prenda!