Una proposta filosofica nell'analisi della Depressione.

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Messaggio  Pavely Mer Apr 09, 2008 8:40 pm

Oggi ho pensato ad una tesi filosofica sulla Depressione.

Vorrei condividerla con voi.

Io credo che la Depressione vada inclusa nell'alveo della Psichiatria e come tale essere descritta come "malattia".

Oggi, si tende ad avere paura di questa parola e si tende a disprezzarla nella sua importanza e pure, se mi fermo un attimo ad osservarla, essa mi appare chiarissima, pura, perfetta. Malattia nella Psichiatria. Malattia della Psiche. Malattia della Medicina della psiche.

Guardo in modo filosofico a questa Malattia. Ed essa mi sembra composta di tre pulsioni. A loro dò un nome preciso e più che posso tecnico: Depressione clinica, Suicidio, Tossicodipendenza.

Io credo che la Depressione sia costituita, in primo luogo, da una pulsione depressiva contestualizzata in un ambiente che si afferma come "Clinica". Cioè, come luogo deputato all'espressione, la cura, lo studio, il miglioramento, la lettura della malattia. I luoghi dove vive un depresso sono manifesta presenza costante di disordine, a volte sporcizia, oggetti rotti. Questi luoghi sono un vocabolario intimo e chiaro della malattia della psiche depressiva e la sua lettura è sempre necessaria a chi voglia accostarsi allo studio del nostro universo interiore. Una sedia rotta, la vernice sulla finestra scrostata dal vento e dalle intemperie, la vasca da bagno da pulire, la posta da leggere accumulata in due settimane e il pavimento dell'appartamento da lucidare... o anche i piatti nel lavabo della cucina... quei piatti, quei piatti che sono lì. Un errore di chi studia la depressione, ne sono fermamente convinto, è, spesso, troppo spesso, quello di non recarsi nel luogo dove vive il depresso, è quello di non vedere, con i propri occhi, con il proprio cuore, con quello che sente dentro, con la propria intimità, il vocabolario muto della dolorosa solitudine che non dà anima e tempo ad un'esistenza che si vuole simbolicamente ospedalizzata.

La seconda pulsione è data dal Suicidio. Non può darsi depressione senza un'espressione di sucidio. La prima cosa che appare, in tutta la sua forza e in tutta la sua chiarezza, è che l'idea stessa di suicidio è voluta dalla nozione stessa di malattia. La malattia non è aggressione dall'esterno, non è un agente esteriore. E' qualcosa che è nel corpo ed è, parallelamente, qualcosa che agisce contro il corpo. Allora, si sarebbe portati a "identificare" l'elemento "patogeno" della depressione e questo sfugge. Qual'è l'agente "infettivo" o "oncogeno" simbolicamente della malattia-depressione? Chi, (e quì questa parola, "chi", è davvero preziosa), provoca la Depressione? Una cura efficace deve portare a spiegare il programma patogeno della depressione e lo deve fare, innazitutto, per risolvere il significato stesso di Suicidio. Se il paziente non sente l'origine della Depressione come qualcosa di esterno a Sé, sarà sempre portato a percepire ciò che stà accadendo come un Istinto suicidario. Il compito del medico, dunque, viene ad essere un passo importantissimo nell'alveo della conoscenza dell'identità e della personalità del paziente.

La terza pulsione è data da una giusta lettura della Tossicodipendenza. La depressione può essere descritta come una Tossicità dell'anima. E' qualcosa che spinge alla morte, è qualcosa che fà male e in questo dolore trova il primo significato del termine "Tossicità". Il Depresso, nel suo aspetto Tossico, alimenta la sua vita da una fonte che ci appare, in modo chiarissimo, inquinata. La Depressione, nel suo senso classico, non accede a centro esatto della vita il quale, nella sua purezza, può essere simbolizzato come una fontana d'acqua pura. La Depressione può essere paragonata ad un'acqua sporca, di pozzanghera, di strada. E questo dolore però viene ad essere l'elemento primario della vita. Non si può sopravvivere senz'acqua e l'unica acqua disponibile al depresso è un acqua tossica. Dunque, per comprendere questa pulsione bisogna portare la persona depressa a comprendere com'è l'acqua vita e brillante e fresca della vera vita. E in quella purezza, certo, bisogna dare una lettura della felicità.

La mia tesi, dunque, è questa: la Depressione si manifesta su tre pulsioni conseguenti. La prima pulsione è legata ai luoghi. E' la scrittura dei luoghi, il disordine, la ospedalizzazione, il caos depresso dei luoghi di vita. Se questo muto vocabolario violento non viene ascoltato subentra la pulsione suicidaria. Il paziente non capisce il suo dolore è crede che la depressione sia un'istinto di morte verso di sé. In un certo qualmodo è il passaggio del disordine esteriore ad un disordine interiore. Se anche l'istinto suicidario viene ignorato si perviene alla terza pulsione, ossia, la tossicodipendenza simbolica dalla Depressione. Cioè, il rischio che la Depressione riveli un programma vitale di sopravvivenza dallo stesso agente patogeno che ha causato la malattia.

Quest'approccio quindi ci aiuta ad avvicinarsi ad una nuova terapia psicologica della Depressione (che non può discostarsi da un giusto approccio iatrico) basata su di una nuova analisi psichica del mondo che ci appartiene.
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Una proposta filosofica nell'analisi della Depressione. Empty la tossicita'......

Messaggio  alfredo Mer Apr 09, 2008 9:47 pm

Tutto quanto accade, sia a noi che agli altri , lo sottoponiamo a un giudizio, che puo' andare dal massimo del positivo al massimo del negativo.E possiamo immaginare quanto le emozioni positive , siano legate a stati di piacere e di serenita', mentre quelle negative a tristezza, rabbia , delusione, dolore , disperazione.
Chi ha costituzionalmente una personalita' tendente a giudicare negativamente se stesso e gli avvenimenti e' piu' esposto a soffrire di depressione.
Soffrire di depressione e' non riuscire a vedere in modo differente un avvenimento da punti di vista positivi, o se non possibile meno distruttivi, o meno coinvolgenti.
Sul sito neuropsy , ho letto una cosa cui sono daccordo. IL depresso adotta schemi di giudizio stereotipati, poco adattivi alle diverse situazioni.
Purtroppo , la depressione non e' una colpa, perche' non c'e' una scelta volontaria dei giudizi che portano alla malattia. Questi giudizi negativi si presentano alla mente , in modo spontaneo, spesso automatici. Semplicemente non sono stati imparati modelli positivi , per cui uno si trova sguarnito di questi pensieri.
A mio parere attraverso l'intervento psicoterapeutico, si puo' fare molto per disimparare i modelli di giudizio "tossici" ,e impararne di nuovi , e se anche non sara' possibile debellare la malattia del tutto, si puo' attenuarla .

alfredo

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Una proposta filosofica nell'analisi della Depressione. Empty MALATO E' CHI NN E'DEPRESSO appena me la sento SPIEGO XRCHE'

Messaggio  Depressissimo Sab Nov 14, 2015 3:55 pm

malato E' CHI NON E' DEPRESSO

Depressissimo

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http://regoledisumane.jimdo.com/autobiografia-autore-sito/

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