Consiglio, volontariato

ciao regaz,

vi chiedo un consiglio, soprattutto a chi di voi ha già esperienza di volontariato o simili.

è parecchio tempo che mi sollazzo con l'idea di partecipare a forme volontariato: ho già avuto occasione di lavorare gratuitamente (nel mio lavoro) per associazioni non governative (con grande soddisfazione), in un certo senso anche moderare qui è un modo di condividere aiutando e facendosi aiutare, ma penso a qualcosa di più diretto.
Mi manca in questo genere di attività la relazione umana de vivo, che secondo me è sempre di scambio e mi manca la sensazione di "partecipazione" e di comunità.
Non vorrei entrare in un discorso "spinoso" ma mi manca anche in un certo senso quella che io ritengo una dimensione spirituale: credo che sia una dimensione che si trova nelle relazione con gli altri, molto più che in chiesa, meditando ecc. ecc.

Quest'introduzione per spiegare i miei motivi. In generale escluderei certi settori: il volontariato in ospedale, o croce verde e simili, gli anziani, i disabili, perché mi sembrano problematiche troppo pesanti per la mia sensibilità.
Quindi pensavo ad attività più tipo mense per i poveri (anche se in genere, almeno qui a Torino, l'impronta cattolica temo sia un pelo eccessiva per me), attività orientate ai senza tetto e al reinserimento sociale (pensavo alla Bartolomeo & C., per chi la conosce) o nelle carceri piuttosto che in comunità per donne straniere che usufruiscono del permesso di soggiorno per protezione sociale (prostitute che hanno denunciato, per capirsi).
Da una parte c'è ovviamente il problema che per operare in modo sensato in tali realtà, anche come volontari occorre una buona formazione e preparazione, e vabbè in questo senso qualsiasi consiglio è ben accetto, ma in ogni caso cercherei organizzazioni serie e già ben strutturate che predispongno periodi di formazione e affiancamento.

Dall'altra c'è l'aspetto in merito al quale vi chiedo consiglio: non sono certa di avere l'equilibrio per dedicarmici seriamente. Non credo che il volontariato sia mosso esclusivamente da motivazione altruistiche, ma che invece ci siano sempre delle spinte individuali, quand'anche nobili, e fin qui ok. D'altro canto non vorrei trovarmi di fronte a problemi che manderebbero del tutto a farsi friggere il mio scarso e traballante equilibrio.
Quindi non so se per una persona più o meno depressa come me, che la sua quadra la sta ancora cercando, sia il caso o meno. Da una parte temo che confrontarsi con certe problematiche sia troppo destabilizzante, d'altra parte se inizio a fare a una cosa, vorrei essere nelle condizioni di farla.
Non solo per il fatto che se ci si prende un impegno, lo si dovrebbe mantenere, ma soprattutto perché alla fine dei conti si tratta - appunto - di rapporti umani, e quindi per me, in teoria, di qualcosa che sarebbe meglio non prendere e lasciare con tanta facilità.

Opinioni?

merla, tutto ciò che ti posso dire è la seguente cosa: prima di intraprendere qualsiasi attività di volontariato o attività similari, è bene che ti informi da chi sia composto il gruppo....i membri della associazione di cui andrai a fare parte.
Sì sicuramente aiutare qualcuno è cosa assai nobile e che fa onore, ma se il gruppo è composto da gente che con te non c'entra nulla prima o poi scoppierai.
Io l'ho provato, non era associazione di volontariato, era cosa assai diversa, ma era pur sempre una associazione...diciamo....culturale...ho trovato gente che invece di indottrinare e indottrinarsi era ben peggiore della "peggio specie" che puoi incontrare per strada.
Considera anche che conosco gente che fa volontariato e penso.........lui si....lo farà per farsi perdonare dal Dio in cui lui stesso dice di credere...e lo fa per farsi perdonare dalle sue pessime azioni..........
merla ti ho espresso il mio pensiero

non so merla,
forse se provi a chiedere lumi presso qualche ufficio o sito del tuo comune, ti possono fornire un elenco di enti che cercano volontari. dopo di che, starà all'ente o all'associazione che contatti presentarti con chiarezza il genere di interventi e di progetti che vogliono realizzare, affinché tu possa valutare l'intensità dell'impegno richiesto.
io ai tempi ho fatto volontariato per aiutare ciechi e ipovedenti. ma si trattava di un lavoro per lo più a distanza, e quindi l'esempio non soddisfa la tua propensione a cercare un contatto diretto.

@Marco: grazie. in ogni caso sono aspetti che ho ben presenti per conoscenze dirette o indirette. Credo che le persone siano belle e meno belle un po' da tutte la parti, se il numero dei partecipanti all'associazione non è eccessivamente risicato e se l'associazione è (veramente) laica, apartitica, ecc. ecc., il rischio di incontrare persone con cui non si quaglia sia più o meno lo stesso di qualsiasi altra situazione sociale.

@cant: sì ok. però in questa sede, io cerco più che altro di fare una valutazione del peso psicologico che può avere il volontariato. Non che nessuno di voi possa entrare nella mia testa, ovvio, però non so se (e neanche come a dir la verità) porre questo aspetto nell'andare a informarmi. Riesco a escludere alcuni ambiti che non credo affronterei (anche se poi in realtà è tutto da vedere) però è un impegno psicologico che non so valutare, e ad andare a tentare di parlare presso associazioni e/o volontari per capire se è un'attività che psicologicamente reggerei, mi sembra di far perdere del tempo.
Insomma, un'esaurita o mezza esaurita che fa volontariato, serve o fa più che altro danno a se stessa e agli altri?

Non conoscendoti ti darei il consiglio di provarci, che mi costa?, e scoprendo che sei mia concittadina condividerei con te i nomi di Sermig e Gruppo Abele, cattolici entrambi, sulla cui fama non saprei pronunciarmi.

Io ho scartato l'idea tempo addietro proprio rispondendo affermativamente ai dubbi che prospetti tu. Ho la dote di incasinarmi facilmente dove si richiede fermezza, serietà e velocità di esecuzione. E' un peccato perché penso che mi ricongiungerebbe con una parte di mondo, diciamo che non lo escludo per il futuro però al momento ho la certezza che mi farebbe più male che bene. Dico questo conoscendo la mia reazione a un certo tipo di socialità, quindi non mi sbilancio affatto nel generalizzare la mia situazione. Facendo psicodrammi ho incrociato una ragazza depressa che faceva volontariato per il Gruppo Abele e sebbene avesse altri leitmotiv ogni tanto portava in scena piccoli conflitti vissuti in tale gruppo. Insomma si può fare, ma è anche facile che sia un'esperienza emotiva di non poco conto.

psicodramma? ti scrivo in pvt

PS: Sai che il Sermig io non sono mai riuscita a capire cosa faccia? giuro che ci ho provato e le mie capacità intellettive sono nella media, ma dal sito non si comprende, la parola "preghiera" è usata come le virgole

Ciao Merluz... Pensavo a te qualche giorno fa. Quando un amico, parlandomi del figlio, anche lui separato , quindi ci si confronta-sostiene-consiglia e cose così...mi ha dato una dritta parlandomi dei viaggi fatti dal figlio già in giovane età in America, Svezia, Svizzera...con una associazione specializzata. La quale affida, in questi viaggi lunghi nn meno di venti giorni, a dei counselor, dei ragazzi che vivono assieme ma devono pensare a cucinare, lavarsi gli indumenti...e nel frattempo imparare una lingua...Il counselor deve conoscere una lingua e affiancarli durante il viaggio di istruzione. A me è piaciuta molto l'idea...Va un pò fuori dei canali college e co. Insomma è più figo!!! La cosa mi aveva attirata nn solo per mio figlio ma anche per me...Come tu ben sai, sarò counselor...ma nn conosco una lingua oltre l'italiano. Mi rimane da chiedere se questa associazione opera anche sul territorio italiano... Perchè diversamente, non credo serva un diploma di counselor ma di certo la conoscenza di una lingua....In questo modo, ti troveresti accanto ad una situazione che rientra in un range di "benessere" senza doverti sobbarcare situazioni stressanti di sofferenza alle quali consiglierei sempre di affiancare personale specializzato...proprio per rispettare l'umanità perchè di tale rapporto si tratta...L'umanità dell'utente e dell'operatore . Quest'ultimo nel percorso formativo avrà acquisito quegli strumenti che gli permettono la conoscenza dei suoi limiti (( quindi che tipo di sofferenze/invalidità può e si sente d'affrontare)) e le difese. Appena ne so qualcosa in più ti faccio sapere.... Ciauuuuu

Grazie Viola,

se hai informazioni volentieri. Tendezialmente dei ragazzini però io li strangolerei, quindi ho i miei dubbi. :-)

merla ha scritto:Non che nessuno di voi possa entrare nella mia testa, ovvio, però non so se (e neanche come a dir la verità) porre questo aspetto nell'andare a informarmi. Riesco a escludere alcuni ambiti che non credo affronterei (anche se poi in realtà è tutto da vedere) però è un impegno psicologico che non so valutare, e ad andare a tentare di parlare presso associazioni e/o volontari per capire se è un'attività che psicologicamente reggerei, mi sembra di far perdere del tempo.
Insomma, un'esaurita o mezza esaurita che fa volontariato, serve o fa più che altro danno a se stessa e agli altri?

secondo me, idealmente almeno, non è affatto tempo perso per le associazioni che cercano volontari esaminare prima le competenze, le aspettative e le possibilità di chi gli si presenta. se assumessero qualcuno, del resto, colloqui e selezione sarebbero necessari.
tu offri gratuitamente il tuo impegno, in cambio loro dovrebbero garantire un minimo di orientamento. e soprattutto, il volontariato è denominazione che ha senso se l'attività svolta è scelta da chi si offre, nei tempi e con le energie disponibili. altrimenti è lavoro che dovrebbe essere compensato con un salario e i contributi.
sono un po' troppe le variabili esterne e psicologiche per arrivare a dire se la tua sensibilità al momento può essere di ostacolo ad un progetto di volontariato. dipende certamente dal tipo di attività e dall'ambiente in cui la svolgerersti. dipende anche da cosa intendi per "mezza esaurita", e anche da come, in base alle esperienze del tuo passato, sai di poter reagire quando in una situazione di stress è in gioco anche una tua responsabilità nei confronti di altre persone, necessitose del tuo aiuto. se per esempio dovessi rispondere per me, direi che di solito, quando mi sono trovato nel ruolo di tutore o di figura parzialmente responsabile del benessere altrui, non ho combinato particolari sfracelli neppure quando ero un po' stanco o teso, e ne ho tratto qualche gratificazione, in cambio di un poco di attenzione e magari di ansia in più. mi sembra di trovare riserve di pazienza e di energia maggiori, se devo contribuire a risolvere i problemi di una persona di cui mi son fatto carico, mentre piuttosto il mio equilibrio ha potuto vacillare in circostanze di totale indipendenza (chi poteva costringermi infatti ad essere responsabie nei miei stessi riguardi?).

canterel II ha scritto:

secondo me, idealmente almeno, non è affatto tempo perso per le associazioni che cercano volontari esaminare prima le competenze, le aspettative e le possibilità di chi gli si presenta. se assumessero qualcuno, del resto, colloqui e selezione sarebbero necessari.
tu offri gratuitamente il tuo impegno, in cambio loro dovrebbero garantire un minimo di orientamento. e soprattutto, il volontariato è denominazione che ha senso se l'attività svolta è scelta da chi si offre, nei tempi e con le energie disponibili.

In effetti è come dici, forse io mi faccio troppi problemi in questo senso e del resto il panorama del volontariato è talmente vasto che si può trovare di tutto: da associazioni poco organizzate e con poca esperienza a organizzazioni che lavorano sul campo da anni e hanno ben presenti sia le problematiche degli "utenti" (che in questi contesti non piace come termine) sia quelle appunto dei volontario. E quindi non lo lanciano allo sbaraglio in situazioni insostenibili.
Ho i miei timori per alcuni racconti di esperienze di conoscenti o conoscenti di conoscenti (purtroppo anche nell'ambito di organizzazioni grandi): molte positive, alcune no, persone mandate allo sbaraglio in situazioni che non erano in grado di gestire (questo però più che nel volontariato, nel vecchio servizio civile), o di persone che non hanno retto lo stress o hanno avuto problemi di burnout, se non addirittura persone a cui non era esattamente chiaro cosa stavano facendo e ciononostante ""gestivano"" situazioni di estremi disagio.


Poi insomma, la principale resta sempre la variabile soggettiva, che giustamente posso in parte conoscere soltanto io, e in parte posso solo "testarla". Mi fa piacere sentire pareri diversi anche dal punto di vista di chi ha/ha avuto difficoltà simili alle mie, così tutto concorre a prendere una decisione, o a rimandarla ancora un po'.

merla

Ciao Merla,
Io più che volontariato ho preso parte alle attività gratuite del mio paese, ma direi che alla fine si tratta sempre di prestare il proprio tempo e le proprie capacità gratuitamente e per gli altri, quindi lo paragono.

Sai anche tu che quando si sta male molto, non si hanno le energie per fare assolutamente nulla, però è anche vero che quando stai così così, avere un impegno e stare in mezzo alla gente è cosa che fa bene.
Per questo ti suggerirei di provare. Magari puoi anticipare, come fece una mia amica, che tu non hai idea di quanto riuscirai a fare e quindi non vuoi prenderti impegni gravosi e decisivi. Puoi semplicemente dare la tua disponibilità a tentare. Vedrai che comunque sarai ben accetta.

Di associazioni ce ne sono di tantissimi tipi. Io vaglierei la serietà, perchè alcune arricchiscono veramente chi le amministra e sono farlocche. Da noi ce ne sono anche a livello culturale (gestione teatri, ecc.). Se fossi in te partirei da qualcosa che non abbia a che fare con le miserie ed i dolori umani, perchè fartene carico potrebbe essere deleterio.
Alla fine penso dovresti tentare. Se poi va male, vedrai che nessuno te ne farà una colpa. Basta essere sinceri fin dall'inizio.

Ciao.