Depressione, società, gioventù....

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Messaggio  merla Mer Mar 10, 2010 12:27 pm

Apro questo thread perchè ho discusso più o meno di questo argomento con alcuni utenti in pvt e persino con l'admin.
Negli ultimi tempi il foum ha moltissimi nuovi iscritti, con una percentuale di giovani intorno ai 20 anni quasi impressionante.
Ora, è ovvio che non c'è un età per ammalarsi di depressione, è anche evidente che molte persone che hanno iniziato a soffrire di depressione possono riportare le cause e il vero inizio del malessere a un età ben inferiore ai 20 anni.
Ma penso a me, al subcomandante, al mio compagno.....noi a 20 ci divertivamo da morire, eravamo entusiasti e anche, ad esempio il mio compagno, chi aveva già sofferto di disturbi psichici, e magari aveva preso psicofarmaci, cmq nel complesso affrontatamo la vita in un altro modo....
Ora...è vero da una parte che questo forum non è lo specchio del mondo, né che le mie esperienze sono lo specchio del mondo, però mi colpisce come io prima dei 29/30 abbia conosciuto solo una persona con disagi psichici, e cmq una persona sì con crisi depressive forti e gravi, ma allo stesso tempo una combattente, una che non ha mai ceduto alla depressione, né si è arresa davanti ad altri punti di vista...
Secondo voi, è così? La società nei ventenni di oggi/in voi (è un discorso generale) ha tolto qualcosa, in termini di speranze ed entusiasmo, che solo dieci anni prima erano molto più forti?
CIoè a vent'anni di fatto, a parte qualche trauma, io avevo già tutte le fragilità di cui ora pago le conseguenze...ma vedevo solo possibilità davanti a me. Adesso vedo molti ventenni arresti,lo notate anche voi? perchè?
Magari sto scrivendo una marea di c**ate...nel caso ditemelo.

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Messaggio  anthea Ven Mar 12, 2010 12:31 pm

questo tema, ma deserto a quanto vedo! Shocked

In effetti chi maggiormente è coinvolto in questa domanda, non si è fatto sentire.
GIOVANI DEL FORUM.... DOVE SIETE?!?

Da vecchiaccia qual sono, faccio alcune considerazioni:
Alla nostra età c'erano ancora varie sicurezze (almeno qui al nord):
1) Posto fisso e comunque lavoro
2) Famiglia
3) Gruppo e amicizia facile.
4) Meno "bali" (in dialetto: meno balle)
5) Più ideali e meno soldi in tasca.
6) Meno competitività sociale

Cose che la sfavorevole congiuntura economica e la società odierna hanno spazzato via nel giro di pochi anni.

Una volta essere laureati era un trampolino di lancio, oggi è il minimo sindacale. Chi fatica sui libri e poi si trova a lavorare in un call center viene messo davanti ad una sorta di fallimento.
Almeno se uno era un capoccione e aveva finito le medie per sfinimento dei prof., non aveva perso tutto quel tempo per nulla! Twisted Evil

Una volta (almeno per molti) c'era il sogno dell'amore eterno e dell'unità della famiglia. Oggi arrivare al decimo anniversario di matrimonio è quasi da sfigati: Ma come fai a resistere sempre con la stessa persona!?! Ti guardano e sembrano tutti domandarsi....
Ed i figli imparano presto che non c'è nulla di "per sempre" e di sicuro nella vita.

Una volta c'era il gruppone dove ognuno aveva il suo piccolo spazio, sfigato o rampante che fosse. Ci si prendeva per i fondelli, ma raramente la cosa andava oltre qualche pugno o calcio.
Ora per stabilire qualche relazione sociale, ti tocca iscriverti a danza, palestra, canto, teatro, perchè nessuno ha più tempo di uscire e se esci non combini gli orari con gli altri.
E poi devi vestirti come si comanda, altrimenti diventi l'escluso poveraccio pezzente da evitare come la peste.
E poi vieni tirato su a forza di Maria de Filippi e Grande fratello, dove tutti urlano e si azzuffano per niente, l'importante è chi urla più forte.

Una volta se l'insegnante o un vicino ti sgridava, ti beccavi anche la lavata di testa dai genitori. Oggi i genitori danno ragione ai figli e si spaccano la faccia fra loro.

Una volta i giovanissimi si rifacevano ai Pooh, a Eather Parisi che alzava la gamba, Pippo Baudo ed il massimo della trasgressione era andare a vedere "Il tempo delle mele", sentire le canzoni erotiche di Lucio Dalla e guardarsi Colpo Grosso di Smaila.
Oggi ci sono programmi TV dove fanno sesso in diretta, dove per soldi si manda a f....lo anche la mammina, dove ci si insulta e ci si picchia e le donne (alla faccia delle pari opportunità) o sono strafigone col seno rifatto alla 6a misura e la balconata in mostra, oppure fanno la fine della povera Rosi Bindi.
Mentre le donne si devono accontentare di Cucuzza e Magalli.

L'importante è quanti soldi hai.

Devo continuare??..
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Messaggio  merla Ven Mar 12, 2010 12:58 pm

anthea ha scritto:

Da vecchiaccia qual sono, faccio alcune considerazioni:

In sostanza, cara la mia vecchietta, avete costruito una società di m..? Razz
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Messaggio  canterel II Ven Mar 12, 2010 1:13 pm

ho letto l'apertura del thread, ma faccio fatica a intervenire perché l'argomento è spinoso, ed è molto facile finire a elencare una serie di banalità sul gap generazionale e salcazzo. per cui, accogliendo diverse delle annotazioni di anthea, non tento di approfondirle perché sento un pizzicorino alle dita sulla tastiera che mi avverte dell'impellente caduta nello stereotipo, se ci provo. le annotazioni di anthea registrano più che altro dei fenomeni, ma le cause restano nel cielo empireo. penso molte delle cause efficienti trascendano i confini geografici dell'italia e debbano emergere con una tridimensionalità storica che noi, i ragazzi di oggi noi, fieri della nostra cultura e della nostra religione, figli di quest'italia un po' paesana, in questo mondo di ladri noi, figli delle stelle, eroi di un sogno, pronipoti di sua maestà il denaro, atomi galleggianti nello specchio dell'attuale, fatichiamo a cogliere.
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Messaggio  anthea Ven Mar 12, 2010 2:47 pm

Vedi che quando si provoca, qualcuno riemerge dal sonno letargico?? Laughing

In effetti, mi son definita vecchiaccia non a caso. Rileggendomi, mi sembrava proprio di ascoltare mia nonna! Twisted Evil

Al di là delle facili generalizzazioni, porto alcuni casi concreti del mio paesotto:

Alle elementari il regalo per me più ambito erano le bambole di Sandokan e Marianna. Un compagno di classe di mia figlia, in terza elementare, ha chiesto ai suoi genitori come regalo di compleanno una bella plastica alle orecchie.
Il tapino aveva due orecchie un po' a sventola e veniva deriso dai compagni. Ma la cosa più bella è che i genitori, invece di fare i soliti predicozzi circa l'importanza dell'interiorità, del fatto che tutti abbiamo difetti perchè siamo umani (tranne Brad Pitt, ovvio!), di come bisogna reagire alle prese in giro fregandosene e deridendoli a tua volta ecc. gliel'hanno prontamente fatta fare.

Una ragazzina di 16anni che conosco, non vede l'ora di compiere 18anni.... "per avere la patente" direte voi... Eh, no! Per farsi regalare la plastica alle tette, che sono troppo piccole.

Alle medie, in classe con mio figlio, un poveraccio è venuto in classe tutto felice con le sue Converse All Star nuove di zecca, ma è stato dileggiato dalle femmine e si è beccato del poveraccio perchè era il modello dello scorso anno!! Twisted Evil

Cantarel... sei sicuro che vuoi che continui?? Fermami tu, dai!! Razz
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Messaggio  merla Ven Mar 12, 2010 3:42 pm

io ho due minuti per approfondire...eq uindi ora non approfondisco.

Anche io ho avvertito l'imminente caduta sai?

Un po' come dire che il bullissimo una volta non c'era. Sbagliato, non c'era youtube e quindi non andava al tg nazionale.
Cioè insomm, sarà miac tutta colpa della televisione?
Prima non si divorziava, ma l'amante era una figura quasi ufficiale, non c'era sesso in tv, ma non c'era manco la legge merlin e tutti gli uomini imparavano nei bordelli (e non mi dire che la prostituta dei bordelli fosse una figura rispettata, istituzionalizzata sì ma rispettata no), io magari volevo il Dolceforno a differenza di mio babbo che alla stessa età avrebbe gradito che ne so....molto meno cmq.
Non so...


Più tardi approfondisco....Very Happy
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Messaggio  tchocky Ven Mar 12, 2010 5:26 pm

premesso che non faccio molto testo, perché praticamente odio il 90% dei così detti "coetanei" con cui sono venuta a contatto,
io, da 21enne studentessa, posso dire che i 20enni di oggi sono un po' svogliati.
non sono studenti appassionati/entusiasti perché OVUNQUE si sentono solo notizie negative su giovani disoccupati, ricercatori che si fanno il mazzo per 10 anni per poi guadagnare mille euro al mese se tutto va bene..roba che se a un povero pazzo incosciente gli viene la malsana idea di affrontare lo studio con ENTUSIASMO, basta accendere rai 1 o parlare coi genitori affinché gli venga voglia piuttosto di scolarsi una tennents e semplicemente non pensarci più.contemporaneamente si ritrovano quel tizio che faceva gli scherzi al telefono pubblicando i video su youtube (lamentecontorta) che ora lavora a Le Iene Suspect ..della serie "lo studio e il sacrificio portano a risultati"..sì, come no. Neutral
insomma, siamo circondati da gente che ha fatto più o meno successo perché non sa fare niente.

sei un incapace? sei un buffone? hai poco senso del pudore? hai vinto.
nel caso delle ragazzine, il messaggio che passa è: devi essere un po' tr*** e vedrai che Papi poserà il suo sguardo anche su di te..e chissà, magari ti ritrovi pure a sanremo tra due anni! proprio perché non sai fare niente e sei brava a non fare niente!
i ventenni di oggi sono sicuramente più nichilisti di come lo era, chessò, mia madre a 20 anni..non lottano. siamo un po' degli zombi.

"Una ragazzina di 16anni che conosco, non vede l'ora di compiere 18anni.... "per avere la patente" direte voi... Eh, no! Per farsi regalare la plastica alle tette, che sono troppo piccole.

Alle medie, in classe con mio figlio, un poveraccio è venuto in classe tutto felice con le sue Converse All Star nuove di zecca, ma è stato dileggiato dalle femmine e si è beccato del poveraccio perchè era il modello dello scorso anno!!"

io sta gente la spedirei nei territori più sperduti e ostici dell'Africa a morire di fame per due/tre settimane (anche se sono sicura che gli basterebbero due/tre ore per cambiare binario).
il problema è che la colpa è dei genitori, incapaci e deboli..che siccome fare il genitore è troppo difficile viziano i figli.

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Messaggio  suggestione Ven Mar 12, 2010 6:53 pm

Non la vedo così tragica la faccenda, in fondo ogni epoca ha le sue mode, atteggiamenti che si conformano con i costumi dell'epoca.
Ogni generazione è la clonazione di quella precedente per cui ritroviamo gli stessi copioni con altri attori e altri teatri.
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Messaggio  tchocky Ven Mar 12, 2010 6:58 pm

suggestione ha scritto:Non la vedo così tragica la faccenda, in fondo ogni epoca ha le sue mode, atteggiamenti che si conformano con i costumi dell'epoca.
Ogni generazione è la clonazione di quella precedente per cui ritroviamo gli stessi copioni con altri attori e altri teatri.

non credo.
non vedo perché il carattere di una persona possa dipendere in parte dalla famiglia in cui è cresciuto e l'atteggiamento di una generazione non debba dipendere dalla società in cui vive..a meno che non vedi la società come una cosa ferma e immutabile, secondo me non ha molto senso dire che "ogni generazione è uguale"..

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Messaggio  merla Ven Mar 12, 2010 7:16 pm

in realtà questa domanda mi è sorta non solo osservando il numero di partecipanti giovani al forum, ma anche dopo aver letto e riletto un libro di Benasayag, psicologo e filosofo, proprio in merito a disagi psichici nei giovani.
Ora lui è francese e certe problematiche le viveva nei sobborghi francesi come psicologo del servizio pubblico, però faceva un discorso a mio parere molto interessante e molto vasto che io qui cercherò di sintentizzare anche se chiaramente molti concetti andranno persi.

In pratica, anche se poi nel libri strasborda nella filosofia e non voglio addentrarmi, lui parla sottolineava due/tre aspetti:

- una volta i modelli forniti dalle famiglie erano positivi: ad esempio proprio banalizzando il figlio vedeva il padre che lavorava e aveva messo su casa dopo la guerra e patatim patapam e pensava "zio fa, che bravo" e di conseguenza seguiva il modello familiare (che nel mentre magari si era evoluto e i nvece di mandarlo a lavorare a 14 anni, lo mandava all'università). Oggi il figlio vede il padre che lavora 8/10 ora al giorno in fabbrica e fatica a arrivare alla 4° sett. del mese, e pensa "ma io devo studiare per fare quella fine lì?" e o va in depressione o spaccia

- invece dei modelli positivi, si sono sostituiti modelli negativi. cioè invece di dirti "se studi, ti farai una cultura, avrai una bella professione e (perchè no?) ti farai pure un pacco di soldi" oggi ti dicono "se non studi starai disoccupato o al massimo lavori del tubo". quindi, al di là del fatto che non dovrebbero esserci lavori considerati del tubo perchè il lavoro è lavoro e merita rispetto in quanto tale, invece di dare stimoli sulla base di prospettive, si danno stimoli sulla base della paura e del "rischio di fallire nella vita" (che per me è un concetto che non vuol dire nulla, ma in realtà è un concetto diffuso). E questo spingere a tavoletta sulla paura, inevitabilmente spegne gli entusiasmi giovanili, diventa una cultura del "no" (no prospettive, no sogni, no speranze, no ideali).

- si rifaceva anche al fatto che si è perso il senso dell'autorità, facendo un chiaro distinguo tra autorità ed autoritarismo. L'autorità la si concede a una persona che ci induce rispetto e stima, e questo soprattutto in giovane età. Se io considero mia madre o la mia insegnante un'emerita cretina, o una falita secondo i criteri in voga, lei non avrà mai autorità su me, al masismo potrà metterla su un rapporto di forza ed esercitare il suo autoritarismo. cosa che di nuovo non è bella e crea poi una serie di rapporti mal impostati, si impara a relazionarsi sulla base dei rapporti di forza e nulla più. di nuovo, il debole va in depressione, il forte va a spacciare o a ciulare il cellulare ai compagni di classe. Entrambi non sono sereni cmq.

In realtà c'è un po' tutto quello che hanno scritto anthea e tchocky, anche se espresso in modo diverso. Ma che ne pensate?
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Messaggio  suggestione Ven Mar 12, 2010 7:52 pm

tchocky ha scritto:
suggestione ha scritto:Non la vedo così tragica la faccenda, in fondo ogni epoca ha le sue mode, atteggiamenti che si conformano con i costumi dell'epoca.
Ogni generazione è la clonazione di quella precedente per cui ritroviamo gli stessi copioni con altri attori e altri teatri.

non credo.
non vedo perché il carattere di una persona possa dipendere in parte dalla famiglia in cui è cresciuto e l'atteggiamento di una generazione non debba dipendere dalla società in cui vive..a meno che non vedi la società come una cosa ferma e immutabile, secondo me non ha molto senso dire che "ogni generazione è uguale"..

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Messaggio  tchocky Ven Mar 12, 2010 8:36 pm

suggestione ha scritto:
tchocky ha scritto:
suggestione ha scritto:Non la vedo così tragica la faccenda, in fondo ogni epoca ha le sue mode, atteggiamenti che si conformano con i costumi dell'epoca.
Ogni generazione è la clonazione di quella precedente per cui ritroviamo gli stessi copioni con altri attori e altri teatri.

non credo.
non vedo perché il carattere di una persona possa dipendere in parte dalla famiglia in cui è cresciuto e l'atteggiamento di una generazione non debba dipendere dalla società in cui vive..a meno che non vedi la società come una cosa ferma e immutabile, secondo me non ha molto senso dire che "ogni generazione è uguale"..

I furbi i ladri, i buoni i cattivi, i religiosi, gli studenti etc etc gli ritroviamo in ogni momento storico, ciò che muta sono i costumi.

esatto.
i costumi di "una volta" (10,20, 30 anni fa) sono necessariamente diversi da quelli di adesso, dato che le società stesse sono diverse.
gli studenti del '68 non possono essere gli stessi del 2010, ad esempio..

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Messaggio  Viola Ven Mar 12, 2010 9:33 pm

Siamo nell'era della complessità...ci stiamo dentro...Dicono che le risposte ancora non ci sono...Risposte alle nuove domande...Siamo nel caos, senza strumenti. Mai come ora tocca ai giovani...!!! E tocca i giovani così da vicino!! pirat
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Messaggio  canterel II Sab Mar 13, 2010 1:43 am

l'altro rischio connesso al tema, oltre a quello degli stereotipi, è quello di allargare il campo fino a farci rientrare qualunque cosa e avere una serie di fenomeni i cui legami sono deboli, privi di necessità, basati su torbide analogie.

la mia idea comunque è che il fenomeno dei giovani depressi non sia soprattutto in espansione, ma soprattutto in evidenza.
un senior che si deprime pare cosa domestica e comprensibile, per cui non registriamo con altrettanta attenzione il fenomeno.
ragazzi che si deprimono e vedono nero, o adottano comportamenti bizzarri (cfr discorso di merla su youtube, studio aperto e i ggiovani) fanno impressione e gonfiano le puntate di vespa e di tv7 con profluvio di blabla psicanalitico e stanchi orgasmi di un crepet ormai trucemente paonazzo dopo anni di carriera da pornostar.
io invece, più di una volta mi sono chiesto che tipo di anziani verranno fuori dalla mia generazione e dalle seguenti, anzi già da quella dei miei genitori, avviati biologicamente alla terza età, eppure spiritualmente indeterminati proprio come adolescenti. sul serio, più ancora che guardare al presente dei giovani, mi sembra interessante immaginarmeli senza denti e megaloprostatici, cybernauti con la cataratta. i miei genitori mi sembrano credibili come futuri nonni tanto quanto io mi considero un credibile futuro padre.
non sto dietro ai benasayang e ai galimberti che in libreria e sulle terze pagine sfornano pensosi epitaffi per la civiltà occidentale come fossero quattro stagioni e salsiccia e friarielli. il tramonto è un genere letterario.
non si sbaglia credo se si fa caso al tanfo di carogna della famiglia patriarcale o anche agli scricchiolii di quella con nucleo a doppio reddito - ma siamo in italia, farlo notare è peggio che ruttare al ristorante. il lavoro non è più il vestito civile che si indossa quando si diventa adulti e si porta fino al cimitero, ma un gadget piccolo piccolo, un calzino, un tanga che domani è già sporco e se ne va in lavatrice, lasciandomi nudo con in mano una copia de l'ospite inquietante autografata da galimberti. anche le religioni risentono dello scarso, svanito sentimento di progresso che ci attornia (se è silenziata la risonanza di eroismo e di destino nella posizione terrestre dell'uomo, la beatitudine nei cieli appare poco congruente, assurda: come l'improvvisa apparizione di peter greenaway nella scena finale di un film di renato pozzetto), prendono un odore di varecchina dei popoli e ormai sono diventate agenzie di riscossione prebende o assemblee di anziani vestiti con buffi piviali e cappelli stilosi, che discutono con angoscia di problemi dottrinali legati al sesso anale. scrutano quel buco, lo maledicono, cadono in trance e non se ne stancano mai.
sparo l'ultimo luogo comune, poi vado.
le tecnologie delle comunicazioni accelerate non solo hanno favorito l'autoanalisi e il narcisismo dell'umanità, non solo hanno messo in evidenza tare prima nascoste o elaborate diversamente, non solo hanno sorretto l'accelerazione irrazionale del mercato prima del collasso economico, ma hanno anche servito la disseminazione e la perdita di significato degli spazi sociali e delle occasioni di comunione. così, ad esempio, si fatica a trovare un sostituto della piazza, nessuno vede più realmente il senso e l'incidenza delle manifestazioni sindacali e politiche - un milione per gli organizzatori, una cazzata per la questura - e, come il ruolo di padre o di madre, anche quello di cittadino è soggetto a una brusca, talora grottesca metamorfosi dagli esiti incerti. è un tempo stimolante, un po' indigesto. l'incertezza fa paura, le attese senza sbocchi facilmente visibili generano anche depressione, e la sambuca proprio non mi piace.
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Messaggio  suggestione Sab Mar 13, 2010 5:14 am

Inquinamento, sopratutto di metalli pesanti, alimentazioni priva di nutrienti, vita troppo agiata , fumo alcol, zuccheri raffinati, aumentano i fattori di rischio nel contrarre malattie metaboliche e psichiatriche.
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Messaggio  suggestione Sab Mar 13, 2010 5:18 am

tchocky ha scritto:
suggestione ha scritto:
tchocky ha scritto:
suggestione ha scritto:Non la vedo così tragica la faccenda, in fondo ogni epoca ha le sue mode, atteggiamenti che si conformano con i costumi dell'epoca.
Ogni generazione è la clonazione di quella precedente per cui ritroviamo gli stessi copioni con altri attori e altri teatri.

non credo.
non vedo perché il carattere di una persona possa dipendere in parte dalla famiglia in cui è cresciuto e l'atteggiamento di una generazione non debba dipendere dalla società in cui vive..a meno che non vedi la società come una cosa ferma e immutabile, secondo me non ha molto senso dire che "ogni generazione è uguale"..

I furbi i ladri, i buoni i cattivi, i religiosi, gli studenti etc etc gli ritroviamo in ogni momento storico, ciò che muta sono i costumi.

esatto.
i costumi di "una volta" (10,20, 30 anni fa) sono necessariamente diversi da quelli di adesso, dato che le società stesse sono diverse.
gli studenti del '68 non possono essere gli stessi del 2010, ad esempio..

Fammi chiarezza, ciò che ho scritto è comprensibile? Causa i farmaci ho sempre più difficoltà a concentrarmi.
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Messaggio  merla Sab Mar 13, 2010 11:24 am

canterel II ha scritto:

la mia idea comunque è che il fenomeno dei giovani depressi non sia soprattutto in espansione, ma soprattutto in evidenza.
.....
io invece, più di una volta mi sono chiesto che tipo di anziani verranno fuori dalla mia generazione e dalle seguenti, anzi già da quella dei miei genitori, avviati biologicamente alla terza età, eppure spiritualmente indeterminati proprio come adolescenti. sul serio, più ancora che guardare al presente dei giovani, mi sembra interessante immaginarmeli senza denti e megaloprostatici, cybernauti con la cataratta. i miei genitori mi sembrano credibili come futuri nonni tanto quanto io mi considero un credibile futuro padre.

e però cant gira e rigira è la stessa cosa....

Che sia messo in evidenza, e sovrastimato è fortemente possibile....anche per tutta una serie di ragioni molto più serie del fare audience, tipo il fenomeno del ritalin negli USA.
Potrei porre la questione in modo diverso: l'OMS parla della depressione come 2° malattia più invalidante al mondo nel 2020. Spaventoso in una certa ottica e follia pura dall'altra.
Il ricorso sempre più frequente (e sempre più in giovane età) a psicologi e psichiatri, è sempre davvero il sintomo di un'epidemia di depressione, o siamo di fronte a un mondo che fatti i conti in termini di costi produttivi di episodi o momenti depressivi, sceglie di affibbiare la pilloletta o lo psicologo al primo comportamento fuori dalla norma, in modo da risolvere il problema a breve termine?
Con il risultato, a livello sociale, di creare una società di eterni adolescenti? Che poi si riproducono e via dicendo....
Divago eh e dò libero sfogo a quello che mi passa per la testa....ma adesso sto leggendo "e liberaci dal male oscuro" che da una parte fu probabilmente davvero una rivoluzione quado uscì e permise/permette a molti malati di prendere coscienza e di pretendere e poi di ottenere le cure, ma dall'altra dà una descrizione dei disagi psichici, totalmente neurobiologica, ineluttabile, e soprattutto dà una connotazione lievemente patologica (e geneticamente determinata) praticamente a qualsiasi comportamento...

La responsabilità individuale e sociale, a quel punto, di fatto non esiste più, tutto è determinato dai geni e tutto si risolve con la pillola giusta: a parte che è diseducativo, ma questo significa anche dire che se non sei "così" sei malato e devi farti curare. ma non c'è nessuno che è "così".
Cioè alla fine, mi viene da pensare che lo stesso thread iniziale mio, non fosse tanto un "dio mio quanti ventenni depressi", ma piuttosto un "ma li vogliamo (e si vogliono) vedere davvero tutti depressi questi ventenni?"

merla

PS chiaramente è un'opinione personale...ma mettermi benasayag e galimberti nella stessa frase, e a poche righe da crepet...a me spiace un po'. :-)
PPS in sto periodo ho poca voglia di fare ragionamenti troppo elaborati su quanto scrivo (forse perchè ho bisogno di ferie) quindi scrivo proprio a ruota libera mischiando banalità con vaghe intuizioni che non riesco a esprimere al meglio perchè la mia facoltà di elaborare i pensieri è limitata. Prendete ste righe per quel che sono. neanche a me piace la sambuca
merla
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Messaggio  canterel II Sab Mar 13, 2010 12:17 pm

@ merla
come l'esergo del mio post suggeriva, ho confezionato senza troppa cura una ghirlanda di torbide e malferme analogie, come mero pretesto per divertirmi e suscitare nella mia fantasia immagini turpi e scatologiche, condividendole generosamente con tutti voi. come ammettevo nell'excipit, ho scritto sotto l'influenza di un pessimo liquore.
certo l'industria farmaceutica sfrutta in modo pesante il bisogno di assimilare tra loro i caratteri e i comportamenti. osservazioni simili sono la base storica dell'antipsichiatria, o delle indagini sulle cliniche condotte da intellettuali come foucault in tempi più gloriosi di questo, e mi sembrano sempre interessanti.
io intendevo dire che il fenomeno dei giovani depressi è più in evidenza, mentre l'espansione del disagio e delle malattie nervose tocca forse nella stessa misura giovani e vecchi, nella contingenza di aporie irrisolte del sistema economico e sociale che mettono in crisi sia il destino dell'individuo che quello delle comunità. si può ben rovesciare l'assunto e dire che in generale c'è un'attenzione interessata ed eccessiva alla medicalizzazione dei comportamenti più disparati: del resto se questo sfruttamento industriale funziona, ciò avviene anche perché spesso è realmente difficile rendersi duttili, accettare le condizioni e rendersi bene accetti, nei molteplici e fluidi contesti in cui siamo chiamati a partecipare, a lavorare, a performare qualche ruolo. ho detto sopra che la geografia degli spazi sociali e comunitari mi sembra confusa, instabile e disseminata, illeggibile secondo gli orientamenti classici che le epoche passate ci hanno potuto tramandare, e quindi generatrice di stress. se dovessi attribuire una priorità deterministica a una delle mie osservazioni, seriamente credo che punterei su questa, riconoscendo uno spirito storico che sostituisce l'idea di trasformazione a quella di progresso, la vettorializzazione del presente al progetto del futuro, e la disseminazione di informazioni alla cultura.

su galimberti, benasayang e crepet. non intendevo appiattirli nello stesso angolo, ma certo se parliamo del compito immane di narrare il presente, il salto di scala è così pauroso da rendere più tenui le differenze tra le teste pensanti e le teste loquenti. comunque, per galimberti e benasayang, ribadirei che il tramonto è un genere letterario. con riferimento a crepet direi che è un genere alimentare.
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Messaggio  merla Sab Mar 13, 2010 1:02 pm

poi la questione tocca anche in parte proprio la piega che sta prendendo il forum: più o meno tutti gli utenti che rispondono spesso hanno un passato terapeutico di un qualche tipo, che porta inevitabilmente a consigliare una via terapeutica a chiunque giunga a scrivere in queste pagine.
Del resto è un forum pubblico a cui può accedere giustamente chiunque con le sue percezioni personali, forse influenzate non si sa in che misura da questa ipotetica medicalizzazione generale.
ma è davvero sempre corretto indirizzare verso una generica terapia o una generica diagnosi?
a questo punto del mio vagheggiare in pensieri caotici, però mi piacerebbe sentire l'opinione un po' di tutti.
Non è che anche qui affibbiamo l'etichetta di depresso con la stessa facilità e grossolanità con cui si consulta Wikipedia?
cioè, ci sono situazioni in cui, se non diventa troppo soggettivamente invalidante, è anche giusto essere un po' depressi, no?
non voglio scendere nei singoli episodi, però a mio parere, entro limiti che non si possono definire nè dall'esterno né tantomeno a priori, una certa forma di depressione può essere un passaggio quasi fisiologico per una persona davanti a certi eventi/situazioni....senza che si debba ricorrere al terapeuta o alla pilloletta magica.
son sempre considerazioni buttate un po' lì a caso, pensieri che mi vengono di tanto in tanto sfogliando queste pagine.
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Messaggio  anthea Sab Mar 13, 2010 8:04 pm

In effetti non sempre uno che sta male ha bisogno di terapia farmacologica, ma penso che il tutto sia facilmente distinguibile grazie al tempo ed alla gravità.
Cioè uno può stare male in seguito ad un fatto particolare o altro, ma in un periodo di tempo limitato. Non può andare avanti così per anni ed anni.

Alla fine credo che si debba ricorrere ai farmaci e terapie quando capisci che senza non ce la puoi fare e la tua vita è talmente schifosa che non riesci neppure a viverla.

Altro caso è la terapia psicologica... quella può servire anche come aiuto nel superamento di un periodo passeggero.
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Messaggio  Viola Sab Mar 13, 2010 9:44 pm

Io son lessa cotta, perchè questo fine settimana sono stata a scuola...Mi sono iscritta alla scuola per diventare counselor (consulente) psicosociale...Sono al secondo anno appena iniziato...Quello che emerge dalle lezioni e dalle psicoterapie di gruppo che a scuola chiamano preparazione personale, è ciò che è venuto meno oggi è proprio la capacità di ascoltare...Bisogna andare a scuola per imparare ad ascoltare...Credo che anche il sorgere di questa nuova professione, sia il segno degli aumentati disagi psichici e relazionali. Capisci Cantarel, hai ragione quando dici che l'incontro e la comunione (la piazza) non è più usata...E' cambiato tutto...I tempi, i ritmi...le modalità di comunicazione e quindi le distanze (internet)Le piazze non ci sono più in molti quartieri nuovi ...L'ascolto attivo, ha necessità che ci sia uno spazio, un tempo, un ritmo, il contatto con l'altro che non prescinde dal contatto con me in primis...Uno spazio ed un tempo condiviso...Un calarmi nell'altro ,avendolo "osservato" senza giudizio...La relazione di ascolto è un processo che si fa in due , un processo in divenire....che si dovrebbe basare sulla autenticità , che dovrebbe far emergere nell'ascoltato i suoi punti di forza ...Ditemi voi dove sta più di casa una cosa così...Chessò, calandolo in un contesto scolastico o familiare...Chi si ferma più ad insegnare l'osservazione scevra da giudizio, chi ci insegna anche a stare nel silenzio, chi ci insegna a stare nel nostro respiro, chi ci insegna più a stare con le differenze e di genere e etniche...chi ci permette di essere autentici a qualunque costo, chi???? Chi sa accogliere i nostri stati emotivi...Da uno studio fatto tramite un progetto scolastico per le scuole medie, che nasceva per insegnare la meditazione, è emerso Primo: che il corso doveva essere prima indirizzato agli insegnanti e Secondo, che alla esortazione di gridare , in un esercizio, i giovani delle medie (terze medie) hanno avuto dei problemi a farlo.Anzi non lo hanno fatto. L'ascolto, presuppone una vicinanza, agli occhi, al corpo...Internet toglie tutto questo per esempio...Ma non lo demonizzo...Bisogna imparare ad ascoltare e imparare a dare risposte .Le risposte sono anche saper dare una informazione congrua e nelle modalità come nel contenuto , di ritorno, che non contenga per forza di cose il tragitto da fare, quanto la possibilità che l'altro "trovi" la sua strada. Ascolto è soprattutto far sentire accolto l'altro...Non so più cosa sto scrivendo...vado a nanna che son lessa al quadrato...A presto...
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Messaggio  anthea Dom Mar 14, 2010 3:18 pm

Riguardo a questa tematica ed ai vostri interventi, vorrei aggiungere qualche mia recente meditazione e chiedervene il parere.

In effetti non credo che la povertà o la mancanza di prospettive lavorative sia di per sè in assoluto un motivo di disagio psichico nelle nuove generazioni.
In epoche passate dove la povertà era di casa e dove un contadino rimaneva tale per tutta la vita, non è che ci fossero così grandi disagi psicologici. E non credo che sia solamente perchè oggi la gente lo dice e si cura e prima no.
Dai racconti di mia bisnonna che è vissuta con me fino a 15anni, ho tratto un quadro diverso dell'esistenza in passato e non è che prima tutti fossero più buoni o più sani, che non avessero problemi e che fossero sempre felici.. tutt'altro.
Allora perchè?? Io credo che il disagio psicologico sorge quando una parte della gente sta bene ed è ricca e l'altra precipita sempre più nella precarietà.
Credo sia questa sperequazione che una volta si dava per scontata per ragioni di nascita (nobiltà) ma che riguardava pochi elitari e che invece oggi ti viene sbattuta in faccia costantemente dai media e in ogni ambiente che genera frustrazione e senso di mancata realizzazione. Questa frustrazione viene a sua volta aumentata dalla riduzione dei legami sociali, dall'isolamento anche in mezzo a tanta gente; e per ultimo dalla disgregazione dei legami familiari e dell'interiorità.

Con questo non intendo condannare il divorzio che anzi è un'istituzione indispensabile per evitare tantissime sofferenze e soprusi, ma una banalizzazione e una certa superficialità con cui si intraprendono certi percorsi di vita.

Quelle che ho riportato in precedenza erano frasi che per me volevano esporre il grado di "esteriorismo" che colpisce la società odierna e le famiglie in primis.
Anche le culture orientali sanno da secoli che l'uomo per un corretto sviluppo psicofisico ha bisogno di entrare in contatto con la propria spiritualità e che questa necessita di essere stimolata per poter crescere.
Penso che l'interiorità, i principi morali e la ricchezza interiore vengano oggigiorno soppiantati da un esagerata attenzione verso il materialismo e l'aspetto esteriore.
Su queste basi, viene a mancare il nutrimento per quella cosa che noi occidentali chiamiamo anima, che gli orientali chiamano spirito o ki o altro, e questo vuoto che si crea, sommato a precarietà lavorativa, a scarso successo personale, a problemi in famiglia ecc. arriva a minare tutta l'esistenza di un individuo.

Infine ringrazio Merla perchè mi ha fatto accorgere che anch'io uso un linguaggio non idoneo con mio figlio riguardante la scuola. In pratica gli faccio del terrorismo e gli dico che se non studia va a finire per lavorare in un call center a vita..... in effetti mi son resa conto che non è corretto. Meglio metterla in positivo anche se il concetto è il medesimo!

Aspetto i vostri commenti.
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Messaggio  Viola Dom Mar 14, 2010 5:01 pm

Ieri parlavo della pratica dell'ascolto attivo...verso l'altro. Oggi anthea ha introdotto il tema dell'anima, chi, spirito...Le religioni orientali intanto non dividono il corpo la mente e lo spirito. E riconoscono questa unione anche nell'altro diverso da me. Diciamo spesso che una persona si rivolge alle religioni in quanto rappresenterebbero il gancio in mezzo al cielo nei momenti bui...Quindi diciamo che si comincia a ricercare tramite la religione un beneficio. Quando per esempio meditiamo o preghiamo...cosa succede in realtà? Ci accostiamo, tramite il silenzio, la ripetitività di una preghiera, o di un mantra a qualcosa che ci porta , coscienti o meno, dentro di noi. Il silenzio, la ripetitività, scollegano per alcuni attimi la mente....e contattiamo il dentro....Cosa c'è dentro? Eh...e qui si aprono i misteri...C'è chi contatta la propria rabbia, chi l'avidità, chi la propria paura, chi la collera, chi la presunzione,chi la violenza, chi l'indifferenza, chi le ferite, chi la melma...poi però sono attimi che durano flashate di tempo. Chi, con la pratica continua e costante comincia (importante per i primi tempi una guida) a contattare anche i meccanismi di difesa che attua e succedono le illuminazioni...che altro non sono che le prese di coscienza o consapevolezza di noi interi...Corpo o anima feriti, la mente che protegge in automatico con i meccanismi di difesa, lo spirito che mettiamo a tacere perchè ci evitiamo di contattarlo (quante schifezze mi fa vedere). Evitando L'ASCOLTO ATTIVO SU DI ME e quindi di rispondermi, alla lunga il corpo si ammala....Ecco , che la malattia diventa la nostra ulteriore possibilità di guarire. Sto male, cerco il gancio in mezzo al cielo...ricontatto il mio spirito che in silenzio mi parla...e a questo punto mi occorre un udito attivo, attento...A volte, l'altro anche mi rappresenta il mezzo....mi rispecchio nell'altro...ma anche qui devo avere la vista vigile e attenta...Se mi riconosco una sofferenza e questa non la riesco a debellare...mi devo far aiutare....perchè voglio stare bene, voglio il beneficio...voglio poter tirare fuori da sotto le sofferenze anche la felicità che è dentro e sotto una marea di melma, sotto l'oscurità....Ecco perchè, nello spirito siamo uguali. L'occidente per cultura e anche cultura religiosa perlopiù, tende a dividere il corpo dalla mente e dallo spirito...tra l'altro mi dice anche di cercare un dio fuori di me....della serie dividi et impera....Siamo divisi di fatto ...divisi da noi stessi cerchiamo esternamente....l'esteriorità...Non so più contattare me stesso, come potrò mai contattare l'altro? Ecco perchè è importante uno psicoterapeuta e una pratica religiosa...Cercare per trovare, chi può guidarci a far parlare la nostra anima...Si è in salute quando il corpo, la mente e lo spirito sono in equilibrio. Io ero un'atea convinta e ferma...Quando ho cominciato a guardarmi dentro perchè amo conoscere, è arrivato per i miei dolori psichici lo psicoterapeuta, e la malattia (depressione)anche ...E' arrivata la cura ed ora anche la mia spiritualità sta brillando dal centro di me stessa...ho trovato finalmente la mia casa....Nessuna religione è sbagliata...Ce ne sono tante ...Non smettete di cercare, fate esperienze...Non date per scontato nulla...non rifiutate nulla di quello che troverete dentro di voi...Accettare quello che siamo dentro ci permetterà di cambiare. Se ci apriamo a noi stessi potremmo aprirci all'altro...altrimenti le piazze caro Cantarel rimarranno vuote...le chiese saranno dei bei monumenti, e la sambuca è quello che ci rimane. Prendo Cantarel come spunto, ma ognuno di voi, noi, riflettiamo... Tu scrivi da dio...ti esprimi da dio...(almeno qui nel forum)...ma tu credi veramente di riuscire ad utilizzare il tuo linguaggio e a farti capire nelle piazze? Quello che mi comunichi qui nel forum è una grossa abilità a scrivere che viene dalla tua capacità di conoscere...ma la sambuca a che ti serve? Ora , mi fermo...rifletterò su di me e su quello che ho scritto fin ora...
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Messaggio  merla Dom Mar 14, 2010 10:07 pm

@ anthea: pochi giorni fa riflettevo su una cosa simile con un'amica, sul disagio oggi e sul disaggio in passato e quello che è venuto fuori dalla discussione è sicuramente il fatto che il tessuto sociale si è sgretolato. Mentre una volta la famiglia era molto più allargata, adesso il nucle familiare è composto da 3/4 persone. Ciò significa che quando uno dei familiari ha un disagio (io pensavo sostanzialmente all'alcolismo) gli altri si trovano da soli e privi di quella che era una struttura familiare che in qualche modo assorbiva il problema.
Questo mi è venuto in mente parlando con una signora del marocco, che ha un marito un po' testa di c... (tipo che lavora solo se ha voglia, gestisce i soldi di lei e se li spende a c..., e poi magari non ci sono i soldi per comprare gli occhiali a una delle bimbe). Proprio di fronte alla questione occhiali e soldi in generale, in rpatica si è riunito un consiglio di famiglia (non so quanto di persona e quanto per tel dal marocco) a cui partecipavano parenti di lei e parenti di lui che hanno ricondotto il marito a più miti consigli.
Una volta una situazione simile c'era anche in italia, che non c'è più (e non è necessariamente uno svantaggio ma una semplice evoluzione) che però non è stata sostituita per ora da alcuna struttura in grado di assorbire le conseguenze di certi disagi.

per quanto riguarda la spiritualità....non sono del tutto d'accordo con voi, neanche sulle premesse.....ma per rimanere nel discorso iniziale, la spiritualità e una qualsiasi pratica religiosa sono armi a doppio taglio. Se da una parte ho molto rispetto e magari anche condivido le posizioni di persone equilibrate che hanno coltivato in una direzione o nell'altra la propria spiritualità, al tempo stesso trovo che in una mente fragile una pratica religiosa, un eccessivo fervore possa fare dei danni impensabili. può essere semplicemente un passaggio da una gabbia all'altra. rischio che io, cattolica poco osservante e molto peccatrice, ho intravisto in me stessa, ma visto in modo estremamente limpido in un paio di amiche.
Qualsiasi religione offre una sua spiegazione e un suo modo di accettare la sofferenza, e per questo può avere molta presa in certi momenti della vita e in presenza di un disagio psichico. Ma non necessariamente lo risolve, anzi spesso lo accentua.
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Messaggio  Viola Dom Mar 14, 2010 11:13 pm

Sono daccordo con merla per quanto riguarda la famiglia grande che accorre e che comunica ...e sulle pratiche meditative, che possono accentuare i problemi psichici...Per questo serve una guida...La quale, premette questo. Un qulasiasi corso di meditazione serio...premette questo. Il problema non è la meditazione il problema è il disagio psichico...va curato. Se la meditazione lo accentua è perchè ti mette in contatto col disagio...è la prova che funziona!! Ma non cura le malattie psichiche. Poi, la mia esperienza è la MIA esperienza...non è l'universo intero...Ma ne ho fatto esperienza, non ho letto libri nè per sentito dire...E' un pezzo della mia storia. Per alcuni potrebbe sembrare new age....e come al solito c'è chi ama parlare della carta dei cioccolatini e chi se li mangia. La strada per guarire è prendere CONTATTO col disagio...qualsiasi strada che favorisce questo va bene per guarire. La meditazione sei tu.....
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