alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica

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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty Con il mio psico e con lo yoga

Messaggio  merla Dom Feb 10, 2008 12:41 pm

io sto facendo un percorso che mi sembra diverso da quello da proponi tu. (e mi sta facendo bene, tra l'altro Smile)

Nel senso che di mio, riesco a essere abs lucida e razionale e quindi a distinguere bene tra la razionalità e le reazioni emotive. Però questo distacco, che di per sé non è né buono né cattivo, e in certi periodi per me è stato il modo di tirare avanti in certe situazioni senza uscirne troppo con le ossa rotte, ha avuto dall'altra parte il prezzo dello sclero, perché le reazioni emotive tornano sempre.
Quindi io sto facendo il percorso contrario, cioè imparando a convivere con ansia e depressione, che, entro certi limiti e con certe sfumature sono anche semplicemente emozioni umane, normali, dalle quali bisogna imparare a non farsi travolgere.
All'inizio della terapia , il mio psyco mi disse che dalla depressione non si guarisce, e inizialmente io non gradii questa frase, tutt'altro. Oggi mi rendo conto che intendeva altro, cioè che si può smettere di prendere medicine prima o poi, che si può smettere con la terapia, ma quando si ha imparato a vivere con ansia e depressione (o meglio con preoccupazioni, tristezza e stanchezza, per non usare termini che significano una patologia), senza rifiutarle a oltranza.
Lo yoga si basa in fondo sullo stesso principio, accettarsi nella propria interezza, comprese le emozioni negative, la paura, la rabbia, la delusione e la disperazione.

In questo periodo, anche io ho dei problemi sul lavoro e problemi economici, e ovviamente mi chiedo se sono adeguata o meno al lavoro che faccio, se non sarebbe il caso di cercare altro o chissà che. Da una parte razionalmente mi sono già risposta tempo fa, in quanto convinta che il mio lavoro mi piace così com'è e che sono sufficientemente brava a farlo da potermici mantenere dignitosamente.
Se però mi limitassi al ragionamento razionale, e mi trankillizzassi, mi limiterei a aspettare che qualcuno mi chiami, visto sono libera professionista e questo è soltanto un normalissimo periodo di poco lavoro.
Pormi dei dubbi, anche ingiustificati, sulla mia professionalità invece da una parte può portarmi all'ansia che di per sè è paralizzante, ma al tempo stesso potrebbe anche indurmi a tentare nuove strade, imparare cose nuove, fare nuovi lavori, e magari anche abbandonare il mio lavoro attuale per uno migliore...chissà.
Stesso discorso potrei fare relativamente al moroso.


Il cuore e la ragione discutevano. E il dubbio sedeva tra loro. (Nino salvaneschi)




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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty bene merla

Messaggio  alfredo Dom Feb 10, 2008 2:45 pm

[quote="merla"]io sto facendo un percorso che mi sembra diverso da quello da proponi tu. (e mi sta facendo bene, tra l'altro Smile)

Nel senso che di mio, riesco a essere abs lucida e razionale e quindi a distinguere bene tra la razionalità e le reazioni emotive. Però questo distacco, che di per sé non è né buono né cattivo, e in certi periodi per me è stato il modo di tirare avanti in certe situazioni senza uscirne troppo con le ossa rotte, ha avuto dall'altra parte il prezzo dello sclero, perché le reazioni emotive tornano sempre.
Quindi io sto facendo il percorso contrario, cioè imparando a convivere con ansia e depressione, che, entro certi limiti e con certe sfumature sono anche semplicemente emozioni umane, normali, dalle quali bisogna imparare a non farsi travolgere.
All'inizio della terapia , il mio psyco mi disse che dalla depressione non si guarisce, e inizialmente io non gradii questa frase, tutt'altro. Oggi mi rendo conto che intendeva altro, cioè che si può smettere di prendere medicine prima o poi, che si può smettere con la terapia, ma quando si ha imparato a vivere con ansia e depressione (o meglio con preoccupazioni, tristezza e stanchezza, per non usare termini che significano una patologia), senza rifiutarle a oltranza.
Lo yoga si basa in fondo sullo stesso principio, accettarsi nella propria interezza, comprese le emozioni negative, la paura, la rabbia, la delusione e la disperazione.

In questo periodo, anche io ho dei problemi sul lavoro e problemi economici, e ovviamente mi chiedo se sono adeguata o meno al lavoro che faccio, se non sarebbe il caso di cercare altro o chissà che. Da una parte razionalmente mi sono già risposta tempo fa, in quanto convinta che il mio lavoro mi piace così com'è e che sono sufficientemente brava a farlo da potermici mantenere dignitosamente.
Se però mi limitassi al ragionamento razionale, e mi trankillizzassi, mi limiterei a aspettare che qualcuno mi chiami, visto sono libera professionista e questo è soltanto un normalissimo periodo di poco lavoro.
Pormi dei dubbi, anche ingiustificati, sulla mia professionalità invece da una parte può portarmi all'ansia che di per sè è paralizzante, ma al tempo stesso potrebbe anche indurmi a tentare nuove strade, imparare cose nuove, fare nuovi lavori, e magari anche abbandonare il mio lavoro attuale per uno migliore...chissà.
Stesso discorso potrei fare relativamente al moroso.


Il cuore e la ragione discutevano. E il dubbio sedeva tra loro.

L'importante e' credere che il percoso che si intrapprende gli porti qualche risultato., perche ' si e' disposti a spenderci energie .e credo che ogni percorso valga, perche' l'azione e' vita, che tende anche per differenti vie al positivo.
Noto che anche l'incertezza degli esiti di esperienze future , non ti preoccupa piu' di tanto, anche questo e' un buon segno, cio' rivela che hai una buona dose di flessibilita' e consapevolezza delle tue capacita'.

I percorsi possono essere diversi, ma gli obiettivi da raggiungere sono gli stessi: maggiore consapevolezza e utilizzo delle proprie capacita', maggior conoscenza della realta', migliori rapporti interpersonali.
Le indicazioni che ho dato in alcuni miei post , tuttavia non si limitano solo a quelle, ...tanto per lanciare un'altro motivo di discussione, penso che i n eta' adulta i problemi nascano quando , il senso del "SE" non si sia ben consolidato.
Vissuti di rifuto , richieste di perfezionismo, abbandono, coercizione, ma anche eccessiva indulgenza, o remissivita' da parte dei genitori, possono portare a costruzioni del "SE" disfunzionali, rigidi ,che male analizzano le esperienze di vita e non creano le risposte adeguate.per affrontarle ....ma forse mi sto facendo troppo teorico.... Crying or Very sad Smile Wink

Ciao
ALfredo

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Messaggio  crash Lun Feb 11, 2008 3:08 pm

Alfredo:............ Sleep Sleep niente di personale....
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Messaggio  alfredo Lun Feb 11, 2008 5:52 pm

crash ha scritto:Alfredo:............ Sleep Sleep niente di personale....
Mi dispiace , ma non l'ho capita...... Sleep Sleep Sleep Very Happy Very Happy
insomma un ipnoinducente,,,,, Very Happy Very Happy Laughing Laughing


Ultima modifica di il Gio Feb 14, 2008 5:34 pm - modificato 1 volta.

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Messaggio  Stef Mar Feb 12, 2008 3:44 pm

alfredo stavolta non è stato tropo teorico. Dai, un po' di comprensione anche per lui.
In fondo mi sembra che cerchi di essere una persona positiva, che tenti di aiutarci in qualche modo.
Io mi ci ritrovo molto in quelle assolutizzazioni, e nel discorso dei genitori troppo remissivi (sia i miei, sia io con mio figlio).
Mi sembra di essere il peggio qua.
Sono triste e solo ma qual'è la mia via?
Stef
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Messaggio  alfredo Mar Feb 12, 2008 6:11 pm

Stef ha scritto:alfredo stavolta non è stato tropo teorico. Dai, un po' di comprensione anche per lui.
In fondo mi sembra che cerchi di essere una persona positiva, che tenti di aiutarci in qualche modo.
Io mi ci ritrovo molto in quelle assolutizzazioni, e nel discorso dei genitori troppo remissivi (sia i miei, sia io con mio figlio).
Mi sembra di essere il peggio qua.
Sono triste e solo ma qual'è la mia via?

per stare male non c'e' bisogno di fare niente, per stare bene invece, si dive fare qualcosa. Crying or Very sad Very Happy

Ho letto letto un libro interessante che tratta degli stili educativi genitoriali e i problemi che ne derivano una volta che si e' diventati adulti.Si chiama :"il bambino che sei stato ", e mi e' servito molto a capire diversi aspetti della mia vita passata e di ora.

Nel tuo caso Stef, (forse ne avrai risentito , dato che dici di esserti ritrovato,)... l'autore oltre ad analizzare le varie emozioni in base ai vissuti da' una serie di consigli per cercare di modificare , i comportamenti disfunzionali.
Se ti interessa, te ne parlo
Ciao
Alfredo

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Messaggio  Stef Mar Feb 12, 2008 8:43 pm

Parlane.
Grazie.
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Messaggio  alfredo Gio Feb 14, 2008 3:24 pm

Stef ha scritto:Parlane.
Grazie.
Stefano
ti ritrovi in questi "vissuti e agiti"?
ti capita di avere scoppi d'ira.
ti capita di dire con enfasi:ho il diritto di essere me stesso!
tendi ad agire seguendo l'impulso del momento
ti giustifichi di fronte a critiche dicendo:sono fatto cosi'
non ti senti amato se la gente non asseconda i tuoi desideri e richieste
tendi a pspendere troppo senza badare troppo all'importanza di cio' che stai acquistando
tendi a non portare a terminele cose o gli impegni
di te dicono spesso che sei affascinante
sei creativo
tendi a esssere generoso ma volubile, rispetto alla direzione dei sostegni che offri
tendi ad avere la smania di divertirti

Se oggi sei un tipo volubile, impulsivo, appassionato ma che non tiene nel tempo, le linee scelte ;se hai forti e improvvisi scoppi di collera , se sei affascinante , ma cambi spesso amicizie e divertimenti , tendi a dire cio' che pensi e vivi senza calcolare la situazione e le persone che hai davanti , se tendi a compensare mangiando bevendo , spendendo in modo eccessivo forse il tuo bambino interiore non e' stato abituato a conquistare cio' che voleva, forse uno dei tuoi genitori era sottomesso e remissivo di fronte alle tue richieste.

PER USCIRNE POSSIAMO:

Analizzare ed accogliere il meccanismo nascosto :la convinzione che a noi basta chiedere per ottenere , basta desiderare per avere.

Accettare questo bisogno e la sensazione di essere trattati ingiustamente quando gli altri si aspettano qualcosa da noi.

Imparare a compiere le "torte" di responsabilita' (parti ) per ogni episodio in cui abbiamo sofferto o altri in relazione con noi ti hanno detto di aver sofferto.

Convincerci che solo noi e non gli altri sono responsabili di cio che abbiamo o costruito nella vita

Comprendere che non abbiamo bisogno di cancellare gli impulsi , ma che possiamo riconoscerli, analizzare i bisogni sottostanti i desideri......decidere di volta in volta il da farsi e nel rispetto delle emozioni , valori, impulsi e affetti altrui.

SEmpre che tu ti sia ritrovato nei vissuti descritti nella prima parte,,,,,altrimenti ...e' inutile il resto.... Shocked Very Happy Very Happy

Ciao
Alfredo

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Messaggio  Stef Gio Feb 14, 2008 10:15 pm

Gli unici punti in cui non mi ritrovo o mi ritrovo poco sono:

tendi a spendere troppo senza badare troppo all'importanza di cio' che stai acquistando
tendi a esssere generoso ma volubile, rispetto alla direzione dei sostegni che offri
tendi ad avere la smania di divertirti
ma cambi spesso amicizie e divertimenti
spendere in modo eccessivo

Per il resto ci siamo.
Ciao
Stef
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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty Robokopppiano sta per....

Messaggio  Viola Gio Feb 14, 2008 10:45 pm

Dal film Robokop...un robot e snob sta per snob, dal film un uomo con la puzza sotto il naso,bwahahahah Very Happy E' molto interessante leggerti, ma se non ti scoccia io prima porro' le tue domande al mio psicologo.Ne discuto con lui poi se ne potra' parlare...Grazie.Ciao!
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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty Alfredo

Messaggio  merla Ven Feb 15, 2008 9:24 am

io credo che sarebbe intellettualmente più corretto se tu citassi le tue fonti un po' più dettagliatamente, e poi raccontassi il modo in cui, praticamente, i tuoi studi hanno influenzato il tuo affrontare e uscire dalla depressione. Il tuo modo, non un discorso generale.

Altrimenti certi post appaiono equivalenti ai Bignami che si usavano al liceo...molto comodi a scuola, ma dei riassunti obbrobriosi dal punto di vista culturale. Tanto culturalmente obbrobriosi quanto i cosiddetti manuali di self-help.

Oltretutto questo è un forum per scambiarsi esperienze, sicuramente anche relativamente ai percorsi terapeutici, ma NON è, anche se tu ne avessi davvero l'autorevolezza, il luogo per fare terapia. Sono convinta delle tue buone intenzioni, ma sono anche convinta che determinati input o aiuti, vadano forniti in un modo più serio.
In parole povere..

Fly down!

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Messaggio  canterel II Ven Feb 15, 2008 12:53 pm

considero anche io un'ottima abitudine quella di citare le fonti quando si riportano brani o abstract dai testi, specialmente quando le informazioni che forniamo hanno una qualche lata o manifesta ambizione di orientare in senso pratico il ragionamento degli altri. tecnicismi, astrazione, classificazioni, di per sé non mi dispiacciono come non mi dispiace la terza parte di gin diluita nel negroni. dove può sussistere solo uno scambio di parole e concetti, ben venga ogni fattispecie di idea, di lemma o di concetto, in linea di massima: però comprendo le osservazioni della merla sulla necessità di adottare un qualche senso di misura e di fornire un inquadramento chiaro delle cose che si scrivono, quando sono riportate. chiaro che dipende da ciascuno, e ciascuno usa e scambia le teorie che apprende secondo la propria sensibilità. già conforta il fatto che su un forum, se io nell'esporre dei contenuti adotto una pronuncia un po' assoluta e rendo opachi i miei riferimenti intertestuali, scatta poi il senso critico degli altri frequentatori per indicare la necessità di inquadramento o suggerire una quota di austerità che posso aver dimenticato di accompagnare alla lectioni magistrali.

spero sia chiaro che la mia idea non è che sia utile limitare i temi e i generi di discorso che si possono fare qui: sono a favore della piu sfrenata libertà di elocuzione. nello specifico e per quanto mi riguarda, trovo potenzialmente interessanti diverse delle osservazioni postate da alfredo in questo forum. però credo che la libertà di scegliere il tema e il genere debba accompagnarsi anche alla disponibilità ad adottare gli accorgimenti che ogni diverso genere di discorso implica. nella fattispecie, in effetti mi piacerebbe vedere un puntuale riferimento alle fonti e una ricostruzione sintetica della mappa concettuale dei testi di riferimento a cui si attinge. altrimenti è come far piovere una pagina estranea venuta da non si sa dove sulla testa delle persone che stanno discutendo. è un po' come voler indicare un tragitto dicendo: "proseguite lungo corso vittorio, svoltate a destra, attraversate piazza della repubblica e siete arrivati", senza chiarire se la meta è una pizzeria o il teatro comunale, e senza specificare che ci troviamo a chieti piuttosto che a rieti.
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https://www.youtube.com/watch?v=RIOiwg2iHio

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Messaggio  suggestione Ven Feb 15, 2008 1:37 pm

Il percorso di distruzione della psichiatria
Tratto da PSICHIATRIA del CCDU

E’ stato spesso detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Questo certamente vale per le Pratiche della psichiatria, le cui "cure" distruttive e le false soluzioni hanno portato alla rovina della società più e più volte. L'evoluzione della psichiatria non ha seguito basi scientifiche ma i soldi e, come strumento dello stato, le tendenze politiche del momento. Questo breve arco di tempo fa da cronaca alla storia che si sta ripetendo. Abbiamo iniziato con i primi praticanti, i cui trattamenti brutali e programmi sociali risultarono in sofferenza e dolore indicibili. Vedrai che nel caso della psichiatria, alcune cose non cambiano mai.

1700 – 1800 : LE ORIGINI DELLA PSICHIATRIA
I primi trattamenti per i malati di mente non erano differenti dalla tortura. I pazienti venivano confinati in gabbie, celle o stalle per animali, incatenati nudi ai muri, picchiati e frustati. Benjamin Rush, autore del primo libro di testo di psichiatria americano, insegnava che il terrore ha effetti terapeutici, sosteneva terapie come il salasso, la repressione, il bruciare parti dei corpo, lo shock come ad esempio immergere a sorpresa il paziente in bagni di ghiaccio

1879: L’UOMO UN ANIMALE
Prima dello psicologo tedesco Wilhelm Wundt, la parola psicologia significava "logia - studio del" e “psiche - anima". Wundt si rifiutò di accettare lo spirito umano perché "non scientifico", dichiarando che l'Uomo era un animale e la sua nuova scienza, la psicologia sperimentale, il rimedio alle malattie dell'uomo. Le teorie di Wundt, che trovarono l'appoggio degli imperialisti tedeschi del 19° secolo, si diffusero rapidamente in tutto il mondo attraverso i suoi numerosi studenti che incominciarono a fare esperimenti con scimmie, cani, ratti, gatti e polli, tentando di risolvere l'enigma del comportamento umano.

1833: ELIMINARE GLI INADATTI
La parola eugenetica, che significa “la buon specie", fu coniata dallo psicologo inglese Francis Galton (cugino di Charles Darwin). Galton teorizzò che l'incrocio selettivo degli adatti poteva portare alla razza superiore, come l'aristocrazia inglese di cui faceva parte. Nella stessa epoca Herbert Spencer sviluppò “l’evoluzione della psicologia” teorizzando che molte persone nella società erano biologicamente imperfette e degne solo di una “morte veloce”.

1905: LA CRESCITA DELL'IGIENE MENTALE
Lo psichiatra Ernst Rudin e Alfred Ploetz fondarono la Società tedesca dell'igiene razziale per attuare il piano per la superiorità razziale promosso nel libro di Ploctz del 1895, “La sanità della nostra razza e la protezione del debole”. Ploetz propose che le cure mediche non fossero fornite ai "deboli" così che potessero morire. Rudin invece diventò uno dei principali architetti del programma di igiene razziale nazista per liberare la Germania dagli "inadatti".

1915: EUGENETICA NELLA SOCIETA’
Finanziati da potenti famiglie americane, gli psichiatri hanno promosso l'eugenetica come una "scienza". In breve tempo, leggi sulla sterilizzazione obbligatoria furono approvate in 24 stati americani ed in quasi tutte le nazioni non cattoliche dell'ovest, desiderose di "purificare i geni". Furono sterilizzati criminali, tossicodipendenti, folli ed idioti e, troppo spesso, poveri ed analfabeti. In Svezia, uno dei motivi della sterilizzazione erano “le caratteristiche inconfondibili degli zingari". Sotto l’egida di queste leggi, Stati Uniti, Giappone, Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia costrinsero alla sterilizzazione circa 164.500 persone.

1925: IL PRELUDIO DELL'ORRORE
Lo psichiatra Alfred Hoche e Karl Binding, Capo della Giustizia del Reich tedesco, scrissero il libro “Il permesso a distruggere la vita delle persone indegne di vivere”. La genetica umana e l'igiene razziale fu scritto da Erwin Bauer, Eugen Fischer e Fritz Lenz. Questi e altri libri e trattati di eugenetica formarono le basi ideologiche dell'opera razziale di Adolf Hitler, il “Mein Kampf” (La mia battaglia) e fornirono la giustificazione "scientifica" per l'uccisione di milioni di persone.

1933 – 1938: LA NASCITA DEI TRATTAMENTI A BASE DI SHOCK
Mentre la medicina ha continuato il suo cammino con la scoperta scientifica di importanti diagnosi e terapie per la cura delle malattie, la psichiatria ha sviluppato brutali trattamenti corre shock a base di Metrozol, shock insulinici ed elettroshock. Se da una parte i medici hanno fatto tutto il possibile per prevenire le crisi epilettiche ed altri tipi di attacchi nei pazienti, dall'altra la psichiatria inventava metodi debilitanti per procurarli.

1935: PSICOCHIRURGIA
Promossa come "cura miracolosa", la psicochirurgia fu sviluppata per distruggere tessuti sani del cervello e controllare il comportamento dell'uomo. Uno studio, durato 12 anni sui pazienti di Egas Moniz, ideatore della lobotomia, mostrò che ebbero ricadute, crisi epilettiche e morte. L'americano Walter J. Freeman promosse con l'uso di un punteruolo una lobotomia prefrontale meno complicata. Moniz eseguì e supervisionò migliaia di queste operazioni, lasciandosi alle spalle pazienti con cervelli danneggiati e vite distrutte.

1940: LE PRIME VITTIME
Gli psichiatri tedeschi iniziarono il loro sterminio sterilizzando i malati mentali e trovarono, nel regime nazista, un ben disposto collaboratore per i loro piani di eugenetica. Entro il 1941 il piano si completò con "successo" con lo sterminio di 300.000 persone considerate "inadatte".

1940: IL PIANO GENERALE DELLA PSICHIATRIA
Il 18 giugno 1940, lo psichiatra militare inglese J. R. Rees durante l'annuale assemblea generale del Consiglio Nazionale per l'Igiene Mentale del Regno Unito delineò le mete della psichiatria nei settori chiave della società, le quali comprendevano l'infiltrazione nella politica, nella legge, nella chiesa, nella medicina e nell'insegnamento. Gli anni della guerra furono il trampolino di lancio per l'espansione della psichiatria che si insinuò nei governi e nei posti chiave dei servizi segreti militari.

1941: L'OLOCAUSTO
Dopo aver messo a punto quella che si può definire una catena di montaggio per lo sterminio dei pazienti nei manicomi, gli psichiatri tedeschi esportarono le loro tecniche, completandole con le camere a gas e i forni crematori, ai campi di concentramento dando luogo all'annientamento di milioni di persone.

1945: LA DISTRUZIONE DEI VALORI
Lo psichiatra G. Brock Chisholm fu sostenitore del piano generale di J.R. Rees del 1940, portando avanti uno degli scopi principali della psichiatria: la "reinterpretazione ed infine lo sradicamento del concetto di giusto e sbagliato”. Chisholm affermò che per prevenire una guerra era necessario che gli psichiatri eliminassero la "moralitá". Nel portare avanti questa missione la psichiatria ha creato un'escalation di violenza, crimine ed una società che abusa di psicofarmaci.

1948: LA FEDERAZIONE MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE
I piani della psichiatria furono favoriti dalla formazione di un'organizzazione mondiale chiamata la Federazione Mondiale della Salute Mentale (WFMH, World Federation for Mental Health), i cui co-fondatori furono Chisholm e Rees. Fin da allora la WFMH ha svolto funzioni di consulenza per i governi relativamente al soggetto delle politiche sulla salute mentale. Nello specifico, la necessità di un sempre maggior numero di psichiatri e di fondi.

1952: PSEUDOSCIENZA
In America alla fine degli anni' 40, con l'arrivo delle assicurazioni contro le malattie, fu necessario per la psichiatria trovare un nuovo modo per diagnosticare malattie mentali. Non essendo riuscita ad isolare una singola malattia mentale scientificamente dimostrabile la professione compilò una lista di sintomi comportamentali definiti “disturbi mentali” che approvò tramite votazione e pubblicò nel nuovo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali

1954: UN NUOVO PSICOFARMACO
La clorpromazina (Thorazine) fu scoperta dagli psichiatri francesi Jean Delay e Pierre Deniker, fu il primo farmaco “antipsicotico". Fu considerato come una lobotomia chimica e fu soltanto il primo di una lunga serie di “meravigliosi" psicofarmaci introdotti nel mercato come trattamento per la cosiddetta malattia mentale. Quando le cure promesse non si materializzarono, gli psichiatri e le case farmaceutiche cambiarono direzione ed incominciarono a promuovere il fatto che i disturbi mentali erano incurabili e che i loro farmaci potevano controllarne i sintomi. Raggirando i governi per ottenere l'approvazione di trattamenti farmacologici obbligatori sui pazienti si sono garantiti dei consumatori a vita.

1955: DROGARE I BAMBINI
Negli Stati Uniti viene approvato il Ritalin, un eccitante che possiede caratteristiche simili alla cocaina. Divenne il farmaco principale per trattare "l'iperattività" infantile o i disturbi di "deficit dell'attenzione", disturbi che non hanno una base scientifica e che vengono diagnosticati utilizzando un elenco di comportamenti dell'infanzia. A milioni di bambini viene somministrato il Ritalin. Viene promosso come sicuro dagli psichiatri, ma è stato dimostrato che provoca violenza, psicosi, suicidio e pericoli alla salute come per esempio attacchi cardiaci, ictus e morte.

1987: ANTIDEPRESSIVI
Nuovi tipi di antidepressivi, come per esempio il Prozac, furono reclamizzati conte psicofarmaci sicuri con meno effetti collaterali rispetto ai loro predecessori. Nel corso di 15 anni dalla loro scoperta, questi farmaci furono prescritti per ogni sintomo, dalla gelosia alla depressione. Ma nel 2004 furono rivelati un numero sempre maggiore di effetti collaterali su questo tipo di psicofarmaci rispetto a qualsiasi altro tipo. Questo indusse la FDA ed altre agenzie del farmaco ad avvertire i consumatori sul fatto che questi antidepressivi potevano provocare pensieri suicidi e non era consigliato prescriverli ai bambini e non si doveva abusare sugli adulti.

ANNI ’90: IL DECENNIO DEL CERVELLO
per ottenere nuovi finanziamenti governativi e diffondere un numero sempre maggiore di psicofarmaci, gli psichiatri dell'Istituto Nazionale della Salute Mentale concepirono una nuova manovra di marketing: "Il decennio del cervello". Questo fu il modo per giustificare maggiori finanziamenti per "effettuare ricerche su di una base biologica per la malattia mentale”. Furono promossi termini come il "disturbo cerebrale curabile”, la "malattia cerebrale omnicomprensiva" e lo "squilibrio biochimico" dando il via ad una nuova ondata di vendite di psicofarmaci che nel 2005 è arrivata a 76 miliardi all'anno in tutto il mondo.

DAL 2000: DANNEGGIARE NEL NOME DELL’AIUTO
Nel corso dei suoi 200 anni di storia la psichiatria non è riuscita a determinare la causa o a sviluppare una singola cura di nessun disturbo mentale. I suoi trattamenti causano dolori e sofferenze indicibili a coloro che cercano aiuto. Invece di migliorare la salute mentale nella società, la psichiatria ne trae enormi profitti. Oggi la psichiatria sta creando l'apparenza di un progresso scientifico nella cura della malattia mentale con nuovi trattamenti al cervello. Ma come la storia ha dimostrato, la nuova miracolosa cura di oggi è l'atrocità di domani. Con la psichiatria alcune cose non cambiano mai, i loro metodi continuano a danneggiare nel nome dell'aiuto.
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Messaggio  alfredo Ven Feb 15, 2008 2:29 pm

il testo da cui e' tratto il post e' "l'Autoterapia Razionale Emotiva di A.Ellis Erikson.

La bibliografia da cui traggo gli spunti delle mie riflessioni :

"Il bambino che sei stato " di W.H. MIssildine
"rompere gli schemi della depressione" di M.D. Yapko
"guarire l'infelicita'" di Gianlorenzo Masaraki
"depressione , il male oscuro" di Sue Breton
"istruzioni per essere normali" di vittorino Andreoli
"la salute della mente" di D. R. hales
"l'autostima" di M. MIceli
"vivere felici " di C. Andre'
"la stima di se' " di C. Andre'
"vergogna e senso di colpa" di M. W.Battacchi
"sentirsi in colpa" di P. Di Blasio e R. Vitali
"la vergogna" di Anolli
"il se' a nudo " di M:Lewis
"capire i sentimenti" di V. Slepoj
"con te non parlo piu' " di W. Dryden
"alla ricerca delle coccole perdute " di C. Giacobbe.
Questi i piu' rappresentativi .....se interessano i titoli degli altri li comunichero'. Very Happy Very Happy
SAluti
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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty Per sugge

Messaggio  merla Ven Feb 15, 2008 2:46 pm

L'argomento è interessante, ma se apri un thread nuovo lo si riesce a seguire meglio, visto che qui stiamo entrando nei meandri dell'etica dell'informazione. Very Happy

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Messaggio  alfredo Ven Feb 15, 2008 2:50 pm

il contenuto del post e' stato preso da una rivista : "il consulente familiare " Organo d'informazione italiana consulenti coniugali e familiari (A.I.C.eF.) che ha riportato la terapia di Ellis.
Altri pensieri , valutazioni sono tutti relativi ai miei pensieri e ripeto , NON hanno ,dico ,NON HANNO MAI! un valore assoluto , per quanto l'abbia gia ' detto altre volte.

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Messaggio  merla Ven Feb 15, 2008 3:20 pm

alfredo ha scritto:il testo da cui e' tratto il post e' "l'Autoterapia Razionale Emotiva di A.Ellis Erikson.

La bibliografia da cui traggo gli spunti delle mie riflessioni :

"Il bambino che sei stato " di W.H. MIssildine
"rompere gli schemi della depressione" di M.D. Yapko
"guarire l'infelicita'" di Gianlorenzo Masaraki
"depressione , il male oscuro" di Sue Breton
"istruzioni per essere normali" di vittorino Andreoli
"la salute della mente" di D. R. hales
"l'autostima" di M. MIceli
"vivere felici " di C. Andre'
"la stima di se' " di C. Andre'
"vergogna e senso di colpa" di M. W.Battacchi
"sentirsi in colpa" di P. Di Blasio e R. Vitali
"la vergogna" di Anolli
"il se' a nudo " di M:Lewis
"capire i sentimenti" di V. Slepoj
"con te non parlo piu' " di W. Dryden
"alla ricerca delle coccole perdute " di C. Giacobbe.
Questi i piu' rappresentativi .....se interessano i titoli degli altri li comunichero'. Very Happy Very Happy
SAluti
Alfredo

Apprezzo la bibliografia...rimango dell'idea che se invece di fornirci degli estratti o dei riassunti, tu ci parlassi non tanto delle teorie in sè (tanto a leggere qui pare che siamo tutti capaci) ma piuttosto di come l'hai applicata e del modo in cui ti è tornata utile, i tuoi post guadagnerebbero molto in autorevolezza e in considerazione da parte tutti.

Resto anche dell'idea che proporre argomenti, esperienze e approcci possa essere molto utile, ma tentare di fare terapia on-line attraverso un forum invece sia del tutto fine a se stesso, oltre che un modo un po' superficiale di affrontare la questione: il tuo approccio nei confronti del problemi di stef è stato quello di proporre un modello, e delle soluzioni tout court caso mai si riconoscesse in quel modello. A parte la poca scientificità nel pretendere da una persona evidentemente in crisi una lucida valutazione di se stesso, è probabile che tale modello sia passato anche per la testa dei vari psicologhi che hanno avuto a che fare con lui, i quali però probabilmente conoscono meglio di noi la sua storia, i suoi periodi di alti e di bassi, i suoi rapporti affettivi e personali, i suoi atteggiamenti etc. etc., e probabilmente hanno anche una maggiore esperienza nell'affrontare certe dinamiche.
Possibile che un tale modello dai contorni netti, riassumibile in poche righe di un post, sia loro sfuggito? Saranno una massa di cretini?
E ancora di più...non pensi che sia giustappunto solo un modello, una classificazione, che di per sè però può essere valida per moltissime persone come per nessuno, in quanto ogni personalità ha le sue sfumature: ogni persona in una qualche momento si è sentita poco amata, perchè non otteneva quello che riteneva gli spettasse dagli altri, ma non necessariamente questo atteggiamento diventa un problema psichico.
Un modello per quanto valido, in medicina e anche in psicologia ha sostanzialmente l'utilità di creare ordine, di stabilire dei protocolli e delle terapie, che si possono tentare davanti a certe problematiche o che possono fornire nuovi spunti di studio. Nè medicina nè tanto meno la psicologia rientrano nelle scienze esatte.

Concludendo, alfredo, non ce l'ho con te e capisco le buone intenzioni, ma vuoi a causa del lavoro che faccio, vuoi perchè uso spesso internet, non amo certe forme di comunicazione, che invece di aprire la mente a idee nuove, la rinchiudono entro i limiti angusti dell'informazione e della cultura prêt à porter.


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Messaggio  alfredo Ven Feb 15, 2008 3:49 pm

merla ha scritto:io credo che sarebbe intellettualmente più corretto se tu citassi le tue fonti un po' più dettagliatamente, e poi raccontassi il modo in cui, praticamente, i tuoi studi hanno influenzato il tuo affrontare e uscire dalla depressione. Il tuo modo, non un discorso generale.

Altrimenti certi post appaiono equivalenti ai Bignami che si usavano al liceo...molto comodi a scuola, ma dei riassunti obbrobriosi dal punto di vista culturale. Tanto culturalmente obbrobriosi quanto i cosiddetti manuali di self-help.

Oltretutto questo è un forum per scambiarsi esperienze, sicuramente anche relativamente ai percorsi terapeutici, ma NON è, anche se tu ne avessi davvero l'autorevolezza, il luogo per fare terapia. Sono convinta delle tue buone intenzioni, ma sono anche convinta che determinati input o aiuti, vadano forniti in un modo più serio.
In parole povere..

Fly down!

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dalla lettura dei libri, arrivano degli imput, dei modi diversi di considerare gli eventi. Non li leggo , pensando solo in astratto , ma li sento , li collego al concreto, si modifica spesso la mia convinzione errata (depressiva).....certo a volte la mia emozione non riesce ad adeguarsi a quello che ho letto e a cambiarla subito, ma tenendo in considerazione che c'e' un diverso modo di valutarla ,anche se al momento non riesco a farla completamente mia, non mi faccio appunto , travolgere da una valanga di emozioni negative.
Questo credo basti per non cadere in depressione , semmai al massimo in uno stato solo un po triste.

Precedentemente , nei miei post avevo parlato delle mie difficolta' di autostima , e ogni tanto quando qualcosa non e' riuscita come volevo , sono particolarmente critico con me stesso , sento che mi sottopongo a questo genere di giudizi negativi.
Ora pero' , attraverso pensieri nuovi, riesco a non far prendere il sopravvento a quelli negativi, perche ' sono veramente convinto , che ho una serie di valutazioni positive da considerare, nelle quali ci credo .
Stare bene , non equivale a non provare emozioni negative , ma a non provarne di eccessiva intensita'.


Trovi che i miei imput siano stati poco seri? per aver omesso i titoli e gli autori? concordo e ora ho rimediato.
Da parte di Stef non mi e' giunta questa impressione.....
Alfredo

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Messaggio  alfredo Ven Feb 15, 2008 4:44 pm

merla ha scritto:
alfredo ha scritto:il testo da cui e' tratto il post e' "l'Autoterapia Razionale Emotiva di A.Ellis Erikson.

La bibliografia da cui traggo gli spunti delle mie riflessioni :

"Il bambino che sei stato " di W.H. MIssildine
"rompere gli schemi della depressione" di M.D. Yapko
"guarire l'infelicita'" di Gianlorenzo Masaraki
"depressione , il male oscuro" di Sue Breton
"istruzioni per essere normali" di vittorino Andreoli
"la salute della mente" di D. R. hales
"l'autostima" di M. MIceli
"vivere felici " di C. Andre'
"la stima di se' " di C. Andre'
"vergogna e senso di colpa" di M. W.Battacchi
"sentirsi in colpa" di P. Di Blasio e R. Vitali
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"il se' a nudo " di M:Lewis
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"con te non parlo piu' " di W. Dryden
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Questi i piu' rappresentativi .....se interessano i titoli degli altri li comunichero'. Very Happy Very Happy
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Apprezzo la bibliografia...rimango dell'idea che se invece di fornirci degli estratti o dei riassunti, tu ci parlassi non tanto delle teorie in sè (tanto a leggere qui pare che siamo tutti capaci) ma piuttosto di come l'hai applicata e del modo in cui ti è tornata utile, i tuoi post guadagnerebbero molto in autorevolezza e in considerazione da parte tutti.

Resto anche dell'idea che proporre argomenti, esperienze e approcci possa essere molto utile, ma tentare di fare terapia on-line attraverso un forum invece sia del tutto fine a se stesso, oltre che un modo un po' superficiale di affrontare la questione: il tuo approccio nei confronti del problemi di stef è stato quello di proporre un modello, e delle soluzioni tout court caso mai si riconoscesse in quel modello. A parte la poca scientificità nel pretendere da una persona evidentemente in crisi una lucida valutazione di se stesso, è probabile che tale modello sia passato anche per la testa dei vari psicologhi che hanno avuto a che fare con lui, i quali però probabilmente conoscono meglio di noi la sua storia, i suoi periodi di alti e di bassi, i suoi rapporti affettivi e personali, i suoi atteggiamenti etc. etc., e probabilmente hanno anche una maggiore esperienza nell'affrontare certe dinamiche.
Possibile che un tale modello dai contorni netti, riassumibile in poche righe di un post, sia loro sfuggito? Saranno una massa di cretini?
E ancora di più...non pensi che sia giustappunto solo un modello, una classificazione, che di per sè però può essere valida per moltissime persone come per nessuno, in quanto ogni personalità ha le sue sfumature: ogni persona in una qualche momento si è sentita poco amata, perchè non otteneva quello che riteneva gli spettasse dagli altri, ma non necessariamente questo atteggiamento diventa un problema psichico.
Un modello per quanto valido, in medicina e anche in psicologia ha sostanzialmente l'utilità di creare ordine, di stabilire dei protocolli e delle terapie, che si possono tentare davanti a certe problematiche o che possono fornire nuovi spunti di studio. Nè medicina nè tanto meno la psicologia rientrano nelle scienze esatte.

Concludendo, alfredo, non ce l'ho con te e capisco le buone intenzioni, ma vuoi a causa del lavoro che faccio, vuoi perchè uso spesso internet, non amo certe forme di comunicazione, che invece di aprire la mente a idee nuove, la rinchiudono entro i limiti angusti dell'informazione e della cultura prêt à porter.


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come hai descritto tu,che le cose scritte sui libri possono risultare un po' standard o fredde ,in ogni caso condivisibili o meno ....come pure il metodo . ma come fai a sapere cosa ha percepito Stef ? solo lui puo dirlo.
Rimane una tua opinione , pur condivisibile.
IO penso che cio' che non toglie , aggiunge .

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Messaggio  merla Ven Feb 15, 2008 4:50 pm

nel penultimo post, in cui hai parlato un attimo di più di te stesso, probabilmente sei riuscito a raggiungere molta più gente.

Per il resto...non credo di aver omesso nelle mie risposte i 'secondo me', si tratta ovviamente della mia opinione personale relativa a determinati modi di comunicare e di informare...opinione che, in quanto tale, non togliendo nulla, aggiunge.
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Messaggio  alfredo Ven Feb 15, 2008 8:54 pm

merla ha scritto:nel penultimo post, in cui hai parlato un attimo di più di te stesso, probabilmente sei riuscito a raggiungere molta più gente.

Per il resto...non credo di aver omesso nelle mie risposte i 'secondo me', si tratta ovviamente della mia opinione personale relativa a determinati modi di comunicare e di informare...opinione che, in quanto tale, non togliendo nulla, aggiunge.
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Messaggio  suggestione Ven Feb 15, 2008 10:52 pm

Non credo più, che l'uso dei farmaci e di una psicoterapia aiuti l'uomo ad uscire dal suo stato di malessere.
Credo invece che sia di fondamentale importanza costruire una socità che non permetta più il generarsi di tali stati, che io definsco, stati di eccessiva autodifesa.
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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty con cautela!

Messaggio  canterel II Sab Feb 16, 2008 1:31 am

suggestione ha scritto:Non credo più, che l'uso dei farmaci e di una psicoterapia aiuti l'uomo ad uscire dal suo stato di malessere.
Credo invece che sia di fondamentale importanza costruire una socità che non permetta più il generarsi di tali stati, che io definsco, stati di eccessiva autodifesa.


anche l'intervento che hai scritto oggi, con la cronologia delle vessazioni cliniche, stava bene nella categoria agitprop. ormai devo averti sfondato gli zebedei con questo suggerimento,ma proprio non mi rassegno a lasciare quel thread vuoto, e allo stesso tempo io purtroppo non ho una particolare vocazione allo scontro ideologico e ultimamente tendo a ragionare solo all'interno di prospettive parziali e personali, intorno ai miei problemucci, a misura di fungo. non so agitproppare No , ma leggo te con attenzione study .

riguardo questa tua ultima affermazione, ho due cose da dire. la prima è che comunque sarei prudente e cercherei di non ridurre tutta la medicina e tutta la terapia a inutile zavorra o peggio a strumento di oppressione. cioè, io non vedo la "medicina", la "psichiatria" e la "psicoterapia" come un unico blocco sistemico oppressivo, così come tutti coloro che affrontano percorsi terapeutici non possono essere ridotti ad un solo "uomo". fatta la debita precisazione, tanto piu necessaria in un forum come questo, l'idea di una definizione sociale delle patologie, o della società patogena, è certamente affascinante e a volte non peregrina. a volte.
diciamo che una prospettiva storica e sociologica permette una ricognizione integrativa di determinati sviluppi della scienza, della medicina, etc: questo non significa che la scienza, la medicina, etc sono chimere che non possono fare del bene alle persone e portarle alla guarigione. inoltre, posto che molte volte la definizione di ciò che è patologico è anche il negativo di una definizione della scarsa capacità di accoglienza e della scarsa libertà che si manifestano in una determinata struttura sociale, resta vero che quando una persona sta male, ha piu probabilità di migliorare la propria situazione intervenendo in qualche modo sul suo disagio che non aspettando una rivoluzione e una ricostruzione sociale Exclamation

mi permetto di consigliarti la lettura di qualche saggio di michel foucault, se il tema ti avvince.
ad esempio la trilogia che raccoglie la sua "storia della sessualità"; "nascita della clinica"...

la considerazione di questi temi, lo ribadisco, richiede una buona dose di distacco e obiettività. lanciare qui l'argomento con piglio militante non va bene: non vorrei che qualcuno cominciasse a scrivere che qui si esortano le persone a non fare terapia. cerchiamo di non polemizzare assumendo posizioni generali ed estreme tipo " i farmaci non servono ".
almeno, io mi dissocio completamente da argomentazioni del genere, se tu vorrai o se chiunque vorrà porle in questi termini. ciao. Smile


Ultima modifica di il Sab Feb 16, 2008 10:49 am - modificato 1 volta.
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alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica - Pagina 2 Empty Re: alcune riflessioni per un'autoterapia psicologica

Messaggio  suggestione Sab Feb 16, 2008 6:27 am

Parole Sante Cant.
La mia visione eccessivamente negativa di questo nostro stile di vita, inevitabilmente mi porta all'estremizzazione.
In questo momento sto passando una profonda crisi, se posso chimarla intelettuale, culturale, non saprei ben definirla.
Ho bisogno di scambiare opinioni al riguardo, tutto qui.

Non prendete per oro colato le mie affermazioni, sono viziate da esperienze negative.
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Messaggio  canterel II Sab Feb 16, 2008 10:52 am

suggestione ha scritto:Ho bisogno di scambiare opinioni al riguardo, tutto qui.

Non prendete per oro colato le mie affermazioni, sono viziate da esperienze negative.

anche le mie!

ti ringrazio sugge, ero sicuro che avresti capito la necessità della mia precisazione, che non voleva essere polemica.
ti ringrazio per avermi letto. buona giornata. Smile
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