IL SENSO DELLA VITA (Testi, Poesie, Riflessioni filosofiche)

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Messaggio  Ospite Ven Mag 25, 2012 11:50 pm

"La teologia cristiana ritiene il demonio non solo un'allegoria del male, ma un reale spirito angelico che opera contro il bene, avendo scelto liberamente di non servire Dio e di usare contro di lui i suoi doni. Dio, secondo il Cristianesimo, è una potenza infinitamente superiore al demonio, in quanto suo creatore ed essere onnipotente, perciò fondamento del suo essere e della sua essenza (come per tutte le altre sue creature). Pertanto, la concezione cristiana di Satana non deve essere confusa, ad esempio, con lo Zoroastrismo o con qualsiasi altra concezione che opponga due principi equipotenti (cioè il bene e il male). Le ragioni che portano al rifiuto della possibilità di un doppio principio sono puramente teoretiche, come ebbe a dimostrare Sant'Agostino contro l'eresia del Manicheismo, che proponeva una visione dualistica della metafisica, divisa in parti uguali tra bene e male.

Il Cristianesimo non nega il male, ma vi vede la spiegazione del sacrificio di Cristo sulla croce: senza questo evento non sarebbe stato possibile nient'altro che il male, per l'uomo. Infatti ad un male apparentemente così vincitore è contrapposto un bene ancora più potente ("lì dove ha abbondato il peccato, è sovrabbondata la grazia" afferma San Paolo), il bene assoluto e vittorioso.

Con il Cristianesimo l'attenzione verso il male si sposta dai mali terreni, come cataclismi, terremoti e malattie, ai mali dell'anima, all'azione del demonio che non mira tanto a peggiorare l'esistenza terrena dell'uomo, quanto a farlo peccare e dannare in eterno, provocando la cosiddetta "morte secunda", com'è chiamata da San Francesco, ovvero la morte dell'anima.

Tuttavia sarebbe errato costringere per intero il Cristianesimo nella posizione unilaterale già sostenuta da Platone (il quale ebbe comunque il merito enorme della sua scoperta come dimensione fondante dell'uomo), e tuttavia enfatizzata (per via di fattori storici e intellettuali) dal Cristianesimo medievale: la cura dell'anima non prescinde dall'attenzione verso il mondo, non è una fuga, al contrario, è il compimento dell'uomo verso il mondo e nel mondo.

Radice di tale punto di vista è il passo biblico in cui a Mosè viene ordinato di innalzare il serpente di rame, affinché gli Israeliti morsi dalle serpi nel deserto non morissero: Dio non elimina il male (fisico o metafisico) nell'uomo, ma gli dà invece i mezzi con cui affrontarlo e superarlo. Addirittura nel libro di Giobbe Satana si rivolge a Dio istigandolo a mettere Giobbe (paradigma dell'uomo giusto), alla prova.

Satana, come tutti gli angeli e come l'uomo, possiede intelligenza e volontà, pertanto la possibilità di scegliere se porre come fine delle proprie azioni Dio (corrispondendo a Dio e quindi permettendo l'instaurazione di una relazione d'amore), oppure no. Nel caso di Lucifero si tratta della prima infrazione. Tenendo ben fermo che l'uomo non è in grado di esulare dal proprio contesto spazio temporale, e che quindi la riflessione verte su un tempo eternamente presente (ovvero: la caduta di Lucifero e dell'uomo non è interna alla creazione fisica, quindi un fatto; è bensì uno stato spirituale), 'prima' che Lucifero si ribellasse non esisteva il male.

Sant'Agostino si interrogò a lungo sul problema del male, sulla natura del male. Per quel che riguarda il male morale: non si tratta di scegliere tra un bene e un male, bensì di decidersi tra un bene inferiore e uno superiore, in quanto nulla di ciò che è stato creato da Dio può essere detto cattivo, a meno che non ci si voglia assurgere a giudici della creazione. Non si può scegliere il male: si può solo scegliere male. Il peccato è un disordine dell'anima che invece di rivolgersi a ciò che è migliore, più elevato, si abbassa."


Fonte: Wikipedia

ho evidenziato i punti che ritengo importanti, in sostanza : libero arbitrio.



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Messaggio  canterel II Sab Mag 26, 2012 4:01 am

penso si potrebbe dire che per risolvere il problema dell'alienazione del negativo la dottrina cattolica fa ricorso a un movimento dialettico.
l'infinità e la totalità del dio unico deve ammettere il negativo come antitesi, e superarlo con una sintesi che ricomprende tutto nel disegno di dio, alla fine dei tempi. con questa articolazione le cose si mettono a posto sul piano della logica e della cosmologia. purtroppo una grande religione monoteista universale non è solo cosmologia, ma anche educazione. sul piano dell'educazione e dell'esperienza umana, la conseguenza della logica dialettica è che l'essere umano vive il momento dell'antitesi (tra gli appellattivi del maligno c'è pure quello di signore di questo mondo). ricorrendo a qualche passo bliblico oscuro, ai nomi di satana o lucifero, al pervertimento di qualche culto orientale e all'importazione del "demone" socratico (a sua volta già una forma pervertita della demonologia tradizionale greca), si è costruito un bell'edificio che serve a ricordare all'uomo che la sua vita è sprofondata nell'errore, una parentesi di sfiga cosmica tra una perfezione delle origini e una dopo il giudizio, e che il compito assegnato alle creature non è scoprire, imparare e giocare, bensì esercitare il libero arbitrio (la libertà assegnata come compito è un bel paradosso, specie se è libertà di scegliere tra l'adesione a una norma etica e la dannazione infernale, e ancor di più se è libertà di fare questa scelta secondo un progetto che il dio unico ha già in sé compreso e realizzato).
sul piano dell'educazione inoltre è prevalso l'impiego dell'avversario o del maligno nella veste che proporrei di fustino malefico utile a segnalare per contrasto la bontà del dash clericale. il demonio è un marcatore del confine sociale della comunità, e quando viene impiegato in questo senso il suo aspetto, all'occorrenza, si avvicina a quello del potente supercriminale dotato di facoltà magiche (che in momenti più distesi e speculativi della sua propaganda l'stituzione stessa tende a rigettare come fonte di eresie dualistiche), in modo da poter diventare immagine paranoica ed imputabile delle religioni degli altri, dei costumi degli altri, dell'emarginazione degli altri. non per niente una buona parte della tradizione moderna e illuminista e molte espressioni polemiche dell'intellettuale eroico, da byron, a baudelaire a carducci, hanno rilevato quest'uso politico del satanismo e lo hanno rovesciato conservandone i termini, consegnandoci perle come les litanies de satan.

se il ruolo di satana nella cosmologia cristiana resta oggetto di discussione specialistica, tutti noi a corto di teologia e di sant'agostino siamo nutriti di immagini e riferimenti concernenti il satanismo grazie piuttosto all'uso e all'abuso politico di questo curioso simbolo promosso dall'istituzione religiosa per i suoi scopi politici e la sua ingegneria sociale.
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