condiderazioni sull'avvicinamente a un gruppo di persone

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Messaggio  mmm Sab Lug 02, 2011 4:09 pm

Riporto, anonimizzandolo, uno stralcio del mio diario riferito alla notte passata, magari qualcuno di voi nota qualche stortura nella mia analisi / nel mio pensiero che a me invece sfugge.

La serata al #0 è andata maluccio. Ormai è una regola, il venerdì è una me**a. Perché loro si conoscono tutti e io conosco solo #1. #2 a volte mi invita, credo per fare un favore a #1, altre volte sembra evitarmi. E io non sto a correre appresso alle persone, anzi reagisco a queste situazioni facendomi da parte.

Ho ballato due volte con #2 (con lei riesco a ballare discretamente ma soprattutto è piacevole farlo), una con un'amica di #1 (lui gliel'ha chiesto), che non era affatto entusiasta della cosa, anzi ha ballato di malavoglia e la cosa mi ha buttato proprio il morale sotto i tacchi, tanto che poi non sono riuscito a ballare decentemente nemmeno con #3, che è bravissima e simpaticissima, a quel punto ero io che ero vuoto di passione, di voglia, senz'anima, volevo solo che finisse tutto.

A un certo punto ho deciso di battere in ritirata, ho salutato #1, #2, #3, e chi altro ha deciso di salutarmi e quindi più che altro io ho ricambiato. La serata è durata per me circa due ore e mezza.

Le considerazioni sono queste. Non è facile entrare in un gruppo di persone già formato, ovvero fare amicizia con delle persone che già sono amiche tra di loro. Non è facile soprattutto partendo da una situazione di valore zero, ovvero non sono uno strafigo, non sono un simpaticone, e non so ballare bene, quindi il mio valore in quel contesto è zero.

Le strategie possono essere due. Una serebbe rinunciare, e questa prospettiva ieri sembrava particolarmente attraente. L'altra sarebbe perseverare, ed è quella che ho scelto, l'ho scelta perchè il premio sarà ricco (poter ballare con delle belle ragazze), e il costo è sostenibile (rinunciare alla noia esponendosi però alla frustrazione).

Nel perseverare dovrei continuare con la mia linea defilata, perchè, a valore zero, fare la cozza o correrre appresso a uno o all'altro, sarebbe patetico oltre a non essere per me sostenibile ne' nemmeno accennabile, per come sono fatto. Quindi, dovrei sviluppare valore, ovvero diventare un bravo ballerino, guadagnare l'abitudine di quelle persone a me e la fiducia e la simpatia di alcuni di loro.

Un'altra cosa che voglio fare è questa. Adesso le mie interazioni in quel gruppo passano tutte per #1 da una parte (#2, #4, #5, #6), e da #3 per la parte restante. Quello che devo fare è creare delle relazioni (amicali) dirette con altre persone del gruppo, come ad esempio #2, in modo da non dipendere totalmente da #1 o da #3 per avere parte al gruppo. Stretta amicizia con altre tre o quattro persone (magari dame) a quel punto sarei radicato nel gruppo e nessuno mi potrebbe più far desistere.

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Messaggio  merla Sab Lug 02, 2011 4:22 pm

Storture in sé nel ragionamento non ce ne sono, però sembra un business plan, piuttosto che una serata più o meno bella per il piacere di ballare e di conoscere persone nuove.

Poi magari, per te lo schema o la strategia sono necessari in questo contesto, e sono io ad essere fatta diversamente.
Però lascerei un po' più alla spontaneità e al piacere momentaneo di ballare e di interagire, senza tenere sempre il pallino sull'obiettivo e sull'analisi.
Mi sembra che così, si perdano un sacco di cose


PS: Una stortura c'è... in realtà visto che non credo che tu vada a ballare a casa di nessuna di questa persone, ma in un locale, c'è anche il fatto che frequentando posti dove si balla uno non necessariamente deve restare vincolato a questa o quella compagnia.
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Messaggio  canterel II Sab Lug 02, 2011 5:15 pm

effettivamente anche io fatico un po' a far mio il sincretismo tra filosofia aziendale e coltivazione di situazioni ludiche o amicali. peraltro una sua logica questa sintesi ce l'ha, e certo risponde ad un clichè sociologico riconoscere che viviamo da diverso tempo in un ambito civile ed economico ove riecheggia l'imperativo "godi!". Perciò non sarà cosa sorprendente se andare a ballare diventa una mission.

Faccio un'osservazione semiseria (fatalmente, poiché penso con un semicervello): personalmente opterei per il romitaggio perpetuo e la conversazione con i miei acufeni, piuttosto che frequentare bar o compagnie dove si conviene di "ballare bene" o "ballare decentemente". pale

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Messaggio  elisabetta5656 Sab Lug 02, 2011 8:17 pm

Come comprendo questi dilemmi e queste situazioni un pò alla Woody Allen(non ti arrabbiare lo dico con moltissima simpatia ed empatia) che anch'io ho vissuto da sempre nei gruppi.Da una parte la giustissima esigenza di voler stare con gli altri, così come sono loro tra loro e dall'altra la grandissima difficoltà e sofferenza di starci qualche volta bene,qualche volta discretamente, qualche volta male (come capita a loro vedendoli non in modo idealizzato).Anche io ho tentato tante volte,ma non poi così tante,di fare strategie sulle dinamiche di gruppo e sulle mie di dinamiche:ma la sofferenza o il fastidio raramente mi abbandonavano e quindi con il tempo,tranne le situazioni forzate di grossa tensione anche al lavoro, ho mollato con i gruppi amicali, con tutto quello che ne è conseguito.Molto vuoto, molta solitudine e grosso senso di inadeguatezza.Ho fatto bene, ho sbagliato? o meglio faccio bene o continuo a sbagliare, perchè certi bisogni non cambiano con l'età.A posteriori devo dire che la forzatura nel lavoro ha giovato,ha eliminato tanta timidezza e tanta insicurezza.Ma tanta ne ha lasciato.Partivo,cmq, da molto lontano rispetto ai partecipanti alla gara.Riguardo al tuo ragionamento, concordo con gli altri sulla sua eccessiva rigorosità.Penso che non sia possibile fare tanti calcoli e riuscire al tempo stesso ad essere spontaneo e quindi a divertirsi.Però forse hai ragione a voler insistere nel cercare di stare discretamente con gli altri, se solo avessi il coraggio di essere te stesso, così come credi di essere, (questo non conterà niente ma a me sei molto simpatico,spesso mi fai ridere e credimi non è una dote da poco l'autoironia ed è indizio sicuro di intelligenza)in mezzo agli altri,sicuramente troverai delle persone che ti apprezzeranno come le ho trovate io.Certo non tutti, forse pochi, ma sicuramente li troverai e quando ne avrai trovati un pò forse comincerai a stare meglio. Quanti forse.Purtroppo non ho certezze in questo campo.Insisti per un certo periodo con questi poi se continuano ad essere così chiusi e poco accoglienti cambia ambiente,cerca altre persone, più affini a te. Ma senza ossessioni nè tantomeno formule matematiche che non funzionano con gli esseri umani. Scusa la prolissità. flower
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Messaggio  mmm Dom Lug 03, 2011 12:21 am

Inizio ringraziandovi per i commenti, e suggerendo che forse ho fatto apparire loro peggiori di quello che sono, e me stesso più freddo di quello che in realtà sono.

merla ha scritto:Storture in sé nel ragionamento non ce ne sono, però sembra un business plan, piuttosto che una serata più o meno bella per il piacere di ballare e di conoscere persone nuove.

Poi magari, per te lo schema o la strategia sono necessari in questo contesto, e sono io ad essere fatta diversamente.
Però lascerei un po' più alla spontaneità e al piacere momentaneo di ballare e di interagire, senza tenere sempre il pallino sull'obiettivo e sull'analisi.
Mi sembra che così, si perdano un sacco di cose

Il fatto è che io ci soffro a essere marginale, quindi magari in una serata mi diverto un quarto d'ora e mi scoccio per due ore. Se non mi ponessi nella prospettiva di ribaltare questo rapporto, credo che rinuncierei al quarto d'ora buono per liberarmi delle due ore cattive.

E' interessante il fatto che tu e cantarel troviate nel mio modo di pensare un'impronta "business", io non ci avevo nemmeno pensato, tra l'altro ho studiato materie tecniche, non economiche, quindi non credo che quella sia un'impostazione culturale che mi appartenga :-)

merla ha scritto:PS: Una stortura c'è... in realtà visto che non credo che tu vada a ballare a casa di nessuna di questa persone, ma in un locale, c'è anche il fatto che frequentando posti dove si balla uno non necessariamente deve restare vincolato a questa o quella compagnia.

Sarà, ma, per come l'ho capita io, essendo in Italia, se non hai dietro una compagnia, se non sei conosciuto, almeno per vie traverse, o sei davvero qualcosa di straordinario, o sei out.

canterel II ha scritto:effettivamente anche io fatico un po' a far mio il sincretismo tra filosofia aziendale e coltivazione di situazioni ludiche o amicali. peraltro una sua logica questa sintesi ce l'ha, e certo risponde ad un clichè sociologico riconoscere che viviamo da diverso tempo in un ambito civile ed economico ove riecheggia l'imperativo "godi!". Perciò non sarà cosa sorprendente se andare a ballare diventa una mission.

la filosofia aziendale ce l'avete messa voi, non io :-p

io non sto che cercando di costruire alcune relazioni con alcune di quelle persone, non perchè mi interessi il gruppo in se, ma mi interessa quello che fanno e lo voglio fare anch'io, inoltre mi sembra un modo piacevole di condividere del tempo con qualcuno e un buon modo per conoscere persone nuove.

poi, il politico vedrà manovre politiche, il militare tattiche militari, e voi ... mission aziendali :-p

canterel II ha scritto:Faccio un'osservazione semiseria (fatalmente, poiché penso con un semicervello): personalmente opterei per il romitaggio perpetuo e la conversazione con i miei acufeni, piuttosto che frequentare bar o compagnie dove si conviene di "ballare bene" o "ballare decentemente". pale

perchè? lo scopo di quelle persone, in quell'ambito, è ballare, poi in diversi avranno fini secondari e accessori, ma il fulcro è quello, e ballare con uno scarso come me non gli permette di esprimere il loro potenziale, e la cosa rovina il divertimento.

così come giocando a calcetto o a pallavolo quello scarso è l'ultimo a venire scelto.

sarà triste per il malcapitato, ma funziona così da che mondo e mondo.

su quali altri parametri si dovrebbero basare? e perchè sarebbe più giusto basarsi su questi altri parametri?

scusa se il tono ti può sembrare aggressivo, non è così, sono solo interessato a capire le basi della tua preferenza :-)

vorrei capire se si basa su qualcosa che ancora non ho considerato (quindi nuovo) o su qualcosa di cui ho deciso di privarmi/liberarmi (quindi abbandonato o "superato" a seconda dei punti di vista).

elisabetta5656 ha scritto:Come comprendo questi dilemmi e queste situazioni un pò alla Woody Allen(non ti arrabbiare lo dico con moltissima simpatia ed empatia)

Tranquilla mi ha fatto piacere leggere la tua risposta, come le altre del resto.

elisabetta5656 ha scritto:che anch'io ho vissuto da sempre nei gruppi.Da una parte la giustissima esigenza di voler stare con gli altri, così come sono loro tra loro e dall'altra la grandissima difficoltà e sofferenza di starci qualche volta bene,qualche volta discretamente, qualche volta male (come capita a loro vedendoli non in modo idealizzato).Anche io ho tentato tante volte,ma non poi così tante,di fare strategie sulle dinamiche di gruppo e sulle mie di dinamiche:ma la sofferenza o il fastidio raramente mi abbandonavano e quindi con il tempo,tranne le situazioni forzate di grossa tensione anche al lavoro, ho mollato con i gruppi amicali, con tutto quello che ne è conseguito.Molto vuoto, molta solitudine e grosso senso di inadeguatezza.Ho fatto bene, ho sbagliato? o meglio faccio bene o continuo a sbagliare, perchè certi bisogni non cambiano con l'età.A posteriori devo dire che la forzatura nel lavoro ha giovato,ha eliminato tanta timidezza e tanta insicurezza.Ma tanta ne ha lasciato.Partivo,cmq, da molto lontano rispetto ai partecipanti alla gara.

Grazie per avermi raccontato di te.

elisabetta5656 ha scritto:Riguardo al tuo ragionamento, concordo con gli altri sulla sua eccessiva rigorosità.Penso che non sia possibile fare tanti calcoli e riuscire al tempo stesso ad essere spontaneo e quindi a divertirsi.

OK ma i calcoli li ho fatti il giorno dopo, per cercare di comprendere a fondo la situazione, le mie reazioni, e insomma per decidere come pormi, che linea adottare quando mi si porranno davanti delle opportunità o delle scelte.

elisabetta5656 ha scritto:Però forse hai ragione a voler insistere nel cercare di stare discretamente con gli altri, se solo avessi il coraggio di essere te stesso, così come credi di essere, (questo non conterà niente ma a me sei molto simpatico,spesso mi fai ridere e credimi non è una dote da poco l'autoironia ed è indizio sicuro di intelligenza)in mezzo agli altri,sicuramente troverai delle persone che ti apprezzeranno come le ho trovate io.Certo non tutti, forse pochi, ma sicuramente li troverai e quando ne avrai trovati un pò forse comincerai a stare meglio.

Grazie per i complimenti e i suggerimenti. Comunque non è che io mi comporti in modo da "non essere me stesso", non interpreto una parte, non adulo e non dispenso falsi sorrisi. Però mi contengo, evito di dire e fare certe cose, decido di tollerarne altre, ecc... con chi mi sentirò a mio agio poi potrò comportarmi in maniera più spensierata.

elisabetta5656 ha scritto:Quanti forse.Purtroppo non ho certezze in questo campo.Insisti per un certo periodo con questi poi se continuano ad essere così chiusi e poco accoglienti cambia ambiente,cerca altre persone, più affini a te. Ma senza ossessioni nè tantomeno formule matematiche che non funzionano con gli esseri umani. Scusa la prolissità. flower

Ti scusi della prolissità proprio con me (che sono super-prolisso) non scherzare ;-)

Ricordo circa 10 anni fa ero entrato una compagnia in cui l'attività principale era fumare spinelli, e in un'occasione tirare di popper, un anno dopo la lasciai per passare ad un'altra in cui l'attività era andare per locali, bere e ascoltare musica rock/metal, poi circa un anno dopo passai a un'altra simile in cui la musica era diversa (elettronica) ma io ero stato attratto per lo più dalla presenza di una ragazza che mi interessava particolarmente, poi mentre in quest'ultima compagnia ci sono state molte questioni, nuovi ingressi, abbandoni e rimpasti, mi sono avvicinato (e successivamente allontanato) un gruppo politico online, poi uno tecnico sempre online, poi uno politico "dal vivo", quest'ultimo abbandonato circa quattro anni fa.. la mia durata in questi gruppi è stata all'incrica di un anno, poco più o poco meno, se ricordo bene, a parte il terzo gruppo di amici.

Ora è tipo quattro anni che faccio parte in via esclusiva solamente del terzo dei gruppi su citati, che però è praticamente disfatto, siamo rimasti io, l'amico che mi fece entrare, e un terzo amico comune che fui io a far entrare, e tutti e tre ci frequentavamo sporadicamente da diversi anni (per giocare) prima di ritrovarci in questo gruppo, e ormai saranno una quindicina d'anni.

Io forse non avendo volontà/interessi particolarmente forti o decisi da affermare sugli altri sono abbastanza accondiscente, quindi facciamo sempre le solite cose (playstation, pub, cinema) che magari soddisfano le esigenze degli altri due, uno fidanzato e l'altro che non sembra interessato a trovare una compagna, ma non le mie, che tendenzialmente ho voglia di conoscere persone nuove.

probabilmente questo mese avrà fine anche quest'ultima amicizia, perchè uno dei due miei amici probabilmente si aspetta che organizzerò le mie prossime ferie insieme a lui, e invece io, memore della pessima esperienza precedente (abbiamo fatto una vacanza assieme), mi sono organizzato con #1 e #2 di cui sopra (più un'altra persona portata da #2 e una portata da me) e non so bene se e che balla inventarmi :-)

Con quei due vecchi amici non mi diverto poi nemmeno più, e sono sempre a chiedermi di condividere più tempo di quello che io alla fine decido di concedergli, però un po' mi dispiace perderli, sarà che forse un cuore ce l'ho anch'io e un po' gli voglio bene :-)

Va beh questo per dirti che non credo che mi fossilizzerò su questa compagnia, però diamogli un po' di tempo prima :-)

(giusto per chiarire: gli ultimi tre smile non esprimono quello che esprimono di solito, io sorrido anche quando sono nervoso - che risate che mi faccio quando mi fanno un prelievo - o quando penso a cose tristi da un lato ma da ridere da un altro - forse un po' cinico/maligno - )

Ciao e grazie a tutti.

mmm

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Messaggio  merla Dom Lug 03, 2011 3:56 am

mmm ha scritto:

merla ha scritto:Storture in sé nel ragionamento non ce ne sono, però sembra un business plan, piuttosto che una serata più o meno bella per il piacere di ballare e di conoscere persone nuove.

Poi magari, per te lo schema o la strategia sono necessari in questo contesto, e sono io ad essere fatta diversamente.
Però lascerei un po' più alla spontaneità e al piacere momentaneo di ballare e di interagire, senza tenere sempre il pallino sull'obiettivo e sull'analisi.
Mi sembra che così, si perdano un sacco di cose

Il fatto è che io ci soffro a essere marginale, quindi magari in una serata mi diverto un quarto d'ora e mi scoccio per due ore. Se non mi ponessi nella prospettiva di ribaltare questo rapporto, credo che rinuncierei al quarto d'ora buono per liberarmi delle due ore cattive.

Beh questa non era una critica una cmq. È il mio modo di vedere le cose e concepire i rapporti umani. Premesso che gli "Amici" nella vita sono pochi e si incontrano per culo, per il resto la mia vita sociale è sostanzialmente un piacere per me. e per come la vivo io, così dev'essere.
Se dovessi farmi altrettante riflessioni in merito e soprattutto altrettante strategie, penso che rinuncerei e preferirei il romitaggio come cant.
Insomma se stare con le persone è arricchente o quantomeno divertente/svagante, sennò vaff..
È possibile che io sia particolarmente socievole e abbia - quando esco - particolare piacere dalla compagnia degli altri, e forse questa è la differenza.

mmm ha scritto:

merla ha scritto:PS: Una stortura c'è... in realtà visto che non credo che tu vada a ballare a casa di nessuna di questa persone, ma in un locale, c'è anche il fatto che frequentando posti dove si balla uno non necessariamente deve restare vincolato a questa o quella compagnia.

Sarà, ma, per come l'ho capita io, essendo in Italia, se non hai dietro una compagnia, se non sei conosciuto, almeno per vie traverse, o sei davvero qualcosa di straordinario, o sei out.

No, "sarà" lo dico io. :-)
Personalmente non sono figa e non ho mai avuto la fila,non so se so ballare perché non me lo sono mai chiesto, forse sono molto socievole e probabilmente riesco a essere brillante, ma sicuramente solo se/quando e soprattutto con chi voglio, l'ultima compagnia l'ho salutata quando avevo 17 anni perché le "cumpe" mi avevano già stancato, ma se capita esco da sola, vado anche in vacanza da sola, e ciononostante italia o estero quando ho cercato compagnia l'ho sempre trovata. (non faccio neanche la zo.. per intenderci, non è una banale questione di essere donne o uomini). Poi se sono "in" o "out" sinceramente non lo so e non intendo chiedermelo. :-)

Hai mai provato ad andare a ballare, vedere se ti sembrava ci fosse in giro qualche ragazza simpatica e/o gradevole e semplicemente dirle "senti son da solo e non son tanto bravo a ballare, sto imparando. Balli con me?"
Mi rendo conto che per una persona timida possa essere difficile, ma la paura in sé fa 90,nessuno è nato imparato, e tutti sono nei locali per ballare e anche per conoscere persone, sennò si comprerebbero un paio di dischi, ballerebbero con gli amici in soggiorno e risparmierebbero tempo, soldi, benzina, trucco e sbatti (almeno.. io farei così se non mi interessasse anche la possibilità di aver a che fare con persone nuove che stuzzicano la mia curiosità).
Si tratta solo di ridimensionare un attimo i propri timori.
Poi puoi anche trovare la tipa che vuole ballare solo con il Banderas della serata... però insomma, di scema ce ne sarà una, magari due/tre, il locale potrà mica essere pieno di sceme no?

E poi ...a te ballare latino americano piace?
e prima le canne, il popper, il rock-metal, l'elettronica... ti piacevano?
Perchè in fondo è questo il punto delle conoscenze.. un interesse comune e poi i rapporti si sviluppano come devono/possono svilupparsi.

ale

PS: io reitero la mia posizione dell'altro thread. Ad adultare e dispensare falsi sorrisi non c'è nulla di male. Non si tratta mica di sposare o fare un figlio con nessuno. Si tratta di essere carini e di comportarsi come se conoscere l'altro/a ci interessasse/importasse, che, en passant, è vero. Si ti capita di fronte la madonna che ti sorride e ti considera, la aduli e sorridi qualsiasi cretinata dica, o fai questioni di principio? cheers
Allora adula pure quelle brutte, che apprezzeranno, tanto adulare e sorridere non costa nulla, che ti frega?
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Messaggio  suggestione Dom Lug 03, 2011 7:33 am

Da anni ballo il tango, oramai dalle mie parti ogni sera c'è una milonga.
La figata di questo ballo è che non devi avere per forza una compagna, non devi avere amici, basta saper ballare, e meglio se lo balli bene.

Quindi questo ti permette di non avere vincoli per accedere al gruppo, non c'è 1, 2, 3, e 4 che possono minare la tua autostima.

Puoi essere un uomo misterioso di poche parole, ballare con qualsiasi donna che ti pare, perchè il tango Argentino è strutturato in modo da poterlo fare.

Ieri sera camminavo per città, c'era una milonga all'aperto, non conoscevo nessuno, mi ci sono infilato, ho scelto una dama, e ho fatto due giri e due chiacchiere, poi via... senza l'amaro in bocca, senza brutti pensieri........ A volte può succedere di entrare in simpatia con qualcuna...e poi......

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Messaggio  canterel II Dom Lug 03, 2011 3:19 pm

mmm ha scritto:

Il fatto è che io ci soffro a essere marginale, quindi magari in una serata mi diverto un quarto d'ora e mi scoccio per due ore. Se non mi ponessi nella prospettiva di ribaltare questo rapporto, credo che rinuncierei al quarto d'ora buono per liberarmi delle due ore cattive.

E' interessante il fatto che tu e cantarel troviate nel mio modo di pensare un'impronta "business", io non ci avevo nemmeno pensato, tra l'altro ho studiato materie tecniche, non economiche, quindi non credo che quella sia un'impostazione culturale che mi appartenga :-)

Sarà, ma, per come l'ho capita io, essendo in Italia, se non hai dietro una compagnia, se non sei conosciuto, almeno per vie traverse, o sei davvero qualcosa di straordinario, o sei out.


la filosofia aziendale ce l'avete messa voi, non io :-p

io non sto che cercando di costruire alcune relazioni con alcune di quelle persone, non perchè mi interessi il gruppo in se, ma mi interessa quello che fanno e lo voglio fare anch'io, inoltre mi sembra un modo piacevole di condividere del tempo con qualcuno e un buon modo per conoscere persone nuove.

poi, il politico vedrà manovre politiche, il militare tattiche militari, e voi ... mission aziendali :-p

lo scopo di quelle persone, in quell'ambito, è ballare, poi in diversi avranno fini secondari e accessori, ma il fulcro è quello, e ballare con uno scarso come me non gli permette di esprimere il loro potenziale, e la cosa rovina il divertimento.

così come giocando a calcetto o a pallavolo quello scarso è l'ultimo a venire scelto.

sarà triste per il malcapitato, ma funziona così da che mondo e mondo.

su quali altri parametri si dovrebbero basare? e perchè sarebbe più giusto basarsi su questi altri parametri?

sono solo interessato a capire le basi della tua preferenza :-)

vorrei capire se si basa su qualcosa che ancora non ho considerato (quindi nuovo) o su qualcosa di cui ho deciso di privarmi/liberarmi (quindi abbandonato o "superato" a seconda dei punti di vista).

il nocciolo del mio intervento un po' ellittico di ieri sta nella distinzione (moderna) tra tempo libero e tempo di lavoro. penso che se io o merla abbiamo fatto ricorso ad esempi legati alla finanza e all'azienda, questo non derivi da una nostra impostazione professionale. non ho mai lavorato in una grande azienda. ho desunto dai fatti (dal tuo resoconto dei fatti) gli elementi per introdurre il paragone: parli di obiettivi primari, secondari e accessori, costi e benefici, quantifichi ove possibile aspetti qualitativi dell'esperienza (io ad esempio non sono sicuro che abbandonerei la prospettiva di un quarto d'ora piacevole se dovessi pagarla con due ore di marginalità: dipende dallo specifico qualitativo del piacere e del dispiacere. potrei passare due ore piacevoli ma rimanere disgustato da un quarto d'ora molto spiacevole, magari). analizzi fattori e variabili per capire come puoi, in una dinamica di competizione e di apprezzamento (valutazione delle tue competenze e delle prestazioni che puoi erogare), collocarti in una sorta di mercato, cioè nella gerarchia mobile della compa e di quel contesto. se non sei convinto dall'accostamento peculiare con finanza ed azienda, forse però puoi concedere che nelle tue considerazioni c'è un taglo economicistico e strategico.

in modo ellittico e sciocchino, ripeto, straparlando con citazioni lacaniane (l'imperativo del super io: godi!), volevo dire a margine del discorso più coerente di merla che la confusione degli aspetti lavorativi e degli aspetti ludici della vita non è un tema nuovo. sociologi, psicanalisti, filosofi che hanno studiato lo sviluppo delle società occidentali, hanno costruito ed aggiornato, dagli anni '60 del secolo scorso ad oggi, una quantità di teorie dell'alienazione che insistono su questo punto. quindi volevo avanzare l'idea che la confusione tra lavoro e non lavoro non l'abbiamo messa io o merla, né l'hai introdotta tu, ma in certo senso è talvolta nell'ordine delle cose e può investire ciascuno di noi quando finisce il tempo di lavoro-produzione e comincia il lavoro-consumo: il divertimento, la ricerca di affetto e riconoscimento, l'esplorazione di spazi sociali.

mi hai fatto venire in mente che qualche estate fa, una sera, con un'amica mi sono imbucato ad una delle feste di paese che si tengono con la bella stagione. il paese era propriamente l'incrocio di due strade provinciali, due case e un municipio. lumache, grilli, rane & anziani. la festa si articolava in tombolate, furenti mazurke in cortile con l'orchestra del lisssio, un tendone e tavoli di plastica adibiti a ristorante. lo scopo principale nostro era mangiare, quello accessorio prender fresco e chiacchierare. nonostante il ristorante fosse pressoché vuoto (il grosso dei vecchietti convenuti doveva aver cenato, secondo il prisco uso contadino, nel pomeriggio) ci fecero accomodare accanto a un'altra coppia di tardivi avventori, naturalmente anch'essi anziani. in breve, durante il pasto fraternizzammo con i due commensali. i vecchietti, specie la signora, erano molto più allegri ed energici di noi. mangiavano e bevevano di più. la signora insisteva per convincerci a raggiungerli dopo cena nel cortile dell'orchestra, ed io le risposi che non conoscevo i passi (della polka, della mazurka e delle altre coreografie orgiastiche che i vecchietti del paese eseguivano ad occhi chiusi). la signora (mi spiace non ricordare le sue parole, era molto convincente ed ispirata) mi guardava con uno sguardo lampeggiante e notai che aveva gli occhi lucidi. per lei i miei argomenti erano scuse, dovevo capire che non si conosce la gioia della vita se non si balla. rievocava i tempi in cui i giovani di quelle campagne si conoscevano tutti, e nella stagione del raccolto si radunavano per lavorare insieme. si spaccavano la schiena, si affiatavano, e la sera nel fienile ballavano.
il mio impedimento a ballare con i vecchi era solo apparentemente tecnico. il problema era la comunità. questa gente non aveva per lo più dovuto capitalizzare ed investire tempo o denaro per imparare i codici della danza e per produrre le giustificazioni dello stare insieme. li avevano imparati per osmosi, a forza di stare insieme. il lavoro poneva le condizioni per creare una comunità, perché l'organizzazione del lavoro forniva lo spazio dove costruire dei legami e dei saperi condivisi.
(((non è neppure il caso di ricordare che sto generalizzando: sanzioni sociali e meccanismi di esclusione esistono ovunque e in ogni epoca. ma non sono gli stessi ovunque e in ogni epoca. i meccanismi della competizione e dell'alienazione possono essere più o meno pervasivi, profondi, espliciti, vincolanti. né ho portato un esempio per sostenere che sarebbe auspicabile o anche solo possibile per noi riconvertci tutti a una cultura agricola pre-industriale e comunitaria. uno comincia interessandosi alla mazurka e si ritrova a vagheggiare l'ideale di un incubo sul modello della kampuchea democratica))).

insomma:
non ho inteso criticare in sé il tuo atteggiamento, né avrei l'intenzione di convincerti a desistere dai tuoi tentativi (in definitiva, l'intuizione di cosa ti piace o cosa ti serve puoi averla o modificarla solo tu);
come gli altri commentatori, avverto solo la possibilità che tu, in ragione dell'obiettivo e del metodo per conseguirlo, possa perdere l'opportunità di divertirti, o anche l'opportunità di raggiungere uno status di integrazione in un gruppo o in contesto che sia davvero appagante;
il punto saliente del mio intervento, e di quello di merla, mi sembrava un po' liquidato, più che discusso, nella tua replica.

la chiusura del mio primo commento intendeva:
1. allacciarsi all'apertura (non riuscirei a coltivare, per il mio piacere, una situazione in cui la mia capacità tecnica di fare qualcosa come ballare determina la mia accettazione e la mia posizione in una specie di gerarchia, e apre o chiude le mie possibilità di interagire in modo piacevole con gli altri #n partecipanti alla situazione)
2. riferirsi alle mie imbarazzanti doti coreutiche (per cui, immaginarmi proiettato in una situazione come quella che hai descritto, o anche solo nella vorticosa polka dei vecchi, mi fa sbiancare pale , e tanto di cappello se tu invece sai di poter "ballare decentemente")

quanto alla tua domanda:
sulla base della mia esperienza (oltre che del pistolotto a cui mi accingo a metter capo) non credo però si possa dire che "in italia" ci siano condizioni univoche per essere "in" o "out" uscendo la sera, né che "da che mondo è mondo" lo scopo principale di tutti coloro che vanno a ballare sia: ballare.
nella generale varianza di codici e culture, la situazione può essere diversa. per assurdo, mi sono trovato a frequentare serate formalmente danzanti e musicali, con il pubblico sulla pista e l'orchestra a suonare, nelle quali era mal tollerato dagli astanti il fatto che qualcuno si mettesse davvero a ballare!
io non sono molto socievole, non mi curo della mia eventuale marginalità e non vado spesso a ballare (questa frase da sola può benissimo convincerti a non considerare niente di quello che ho detto, magari non afferro proprio il senso della cosa). quando vado, la qualità della mia performance danzereccia non è mai una mia preoccupazione.
frequento luoghi dove non c'è un dress code, e dove la musica è per me ascoltabile, prima che ballabile (altrimenti forse declino l'invito, o vado via presto). non esco quasi mai con una compagnia di persone, e mai con una compagnia della quale direttamente faccio parte, da quando ho smesso di andare a scuola. mi è capitato di uscire da solo (sapendo o sperando di incontrare qualcuno che conosco nel locale) e di solito esco con una o due persone, e magari sul posto incontriamo altri conoscenti dell'uno o dell'altro, inoltre capita di avere scambi (in genere, certo, non troppo significativi) con ignoti avventori. tra le persone con cui vado a ballare, ce n'è almeno una per cui so (o auspico) che la mia compagnia è un valore aggiunto a prescindere da quello che si fa. non duro molto a frequentare persone, se dopo qualche occasione insieme non mi sembra che ci sia uno scambio che va un poco oltre l'occasione (e questo mi ha fatto preferire anche di maturare il distacco da tanta gente, anche se significava perdere un po' di contatti, o tenere i contatti ma non riporre in essi speranze di altra gratificazione che non il cazzeggiare fuori di casa mia) questo significa che spesso separo l'uscita serale e la performance ludica dai miei ragionamenti e dalle mie speranze riguardo lo sviluppo di rapporti di affetto o di amicizia (tale sviluppo passa per lo più per altri canali e altre occasioni). i motivi piacevoli per risolvermi ad andare a ballare sono tanti: rivedere qualcuno, bere qualcosa, ascoltare musica, eventualmente scalmanarmi senza vergogna e sudare, fare due chiacchiere, accompagnare qualcuno che tiene particolarmente alla serata, prendere aria.
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Messaggio  mmm Lun Lug 04, 2011 3:54 pm

divergo su diversi punti e su alcuni principi da cui credo partano alcune vostre considerazioni, ma almeno ora è tutto chiaro :-)

grazie per il tempo e lo energie che mi avete dedicato.

mmm

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Messaggio  merla Lun Lug 04, 2011 5:23 pm

mmm ha scritto:divergo su diversi punti e su alcuni principi da cui credo partano alcune vostre considerazioni, ma almeno ora è tutto chiaro :-)


Ci illumini sui punti e sui principi? COsì come tu hai capito noi, magari noi capiamo te? cheers
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Messaggio  mmm Lun Lug 04, 2011 8:57 pm

Oddio è più un'impressione che una cosa evidente, vediamo se riesco a darle forma.

Tu:

1) dai per scontato che la spontaneità sia priva di fini e strategie, mentre secondo me questi semplicemente non sono esplicitati ovvero non se ne ha una piena coscienza (leggi: le persone fanno le cose e si comportano in un dato modo per un fine e un motivo, anche se non ne sono coscienti. secondo me la mia non è "inspontaneità" ma presa di coscienza :-D)
2) dai per scontato che un uomo venga trattato e accolto allo stesso modo di una donna
3) dai per scontato che gli altri debbano (e concedano spesso) un certo grado di pietà (umana) verso lo straniero (io), e che questo debba essere contento di venire accettato sulla base di questa pietà (che gli viene concessa solo in quanto essere umano non in quanto se stesso)

Cantarel:

a) vedi punto [3] di cui sopra

ad esempio quando scrive

1. allacciarsi all'apertura (non riuscirei a coltivare, per il mio piacere, una situazione in cui la mia capacità tecnica di fare qualcosa come ballare determina la mia accettazione e la mia posizione in una specie di gerarchia, e apre o chiude le mie possibilità di interagire in modo piacevole con gli altri #n partecipanti alla situazione)

la sua accettazione/considerazione dovrebbe venire determinata da cosa? dalla simpatia (che è sempre una capacità)? o solo dal fatto di appartenere a una determinata categoria (umano, contadino, compaesano, ecc...)?
nel primo caso cambiano i parametri di riferimento ma il meccanismo non cambia, nel secondo non sei tu che vieni accolto ma la tua categoria.


uscendo dal tema di questo messaggio (divergenza dei "principi" da cui deriviamo le nostre considerazioni), visto che ci sono aggiungo un paio di cosette.

tu mi hai chiesto se le attività comuni mi interessavano. forse marginalmente, temporaneamente, a volte si e a volte no, sicuramente alla lunga stancavano. però scusa, se non ho interessi fissi e duraturi, cosa dovrei fare? chiudermi nella solitudine? ecco, le altre persone mi interessano, forse per tempo limitato, però c'è sempre qualcuno che mi è interessato come amico o come donna. ho anche conosciuto alcune persone che avevano un tale ascendente su di me... maschi e femmine... da esser pronto, in alcuni momenti in cui questo ascendente era "massimo", a sacrificare tutto per loro... so che è sbagliato ma è così... una volta ero pronto ad andare incontro a un massacro, mi sarei preso tante di quelle legnate da rovinarmi... se solo il mio "socio" avesse deciso di fare altrettanto, invece fortuna lui è stato intelligente e ce la siamo filata come tutti gli altri.

cantarel invece alla fine del suo messaggio spiega i motivi per cui esce "vedere qualcuno, bere qualcosa, ascoltare musica, eventualmente scalmanarmi senza vergogna e sudare, fare due chiacchiere, accompagnare qualcuno che tiene particolarmente alla serata, prendere aria." ma ancora ignora che i suoi motivi non sono i miei perchè io non mi trovo bene con le persone che conosco e voglio conoscerne di nuove, quindi devo sottopormi allo scoglio iniziale che avvicinarsi a un nuovo gruppo di persone comporta: i nostri fini sono diversi e per questo io mi sottopongo a situazioni diverse.

Credo di avere almeno abbozzatto tutto quello che mi è venuto in mente, vado a mangè :-)

mmm

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Messaggio  merla Mar Lug 05, 2011 12:00 am

mmm ha scritto:
Tu:

1) dai per scontato che la spontaneità sia priva di fini e strategie, mentre secondo me questi semplicemente non sono esplicitati ovvero non se ne ha una piena coscienza (leggi: le persone fanno le cose e si comportano in un dato modo per un fine e un motivo, anche se non ne sono coscienti. secondo me la mia non è "inspontaneità" ma presa di coscienza :-D)
2) dai per scontato che un uomo venga trattato e accolto allo stesso modo di una donna
3) dai per scontato che gli altri debbano (e concedano spesso) un certo grado di pietà (umana) verso lo straniero (io), e che questo debba essere contento di venire accettato sulla base di questa pietà (che gli viene concessa solo in quanto essere umano non in quanto se stesso)

Beh no, nessuno dei 3).

1) ovvio che tutti si comportano per un fine e un motivo, mi pare evidente. però nelle conoscenze personali innanzitutto è sempre determinante il ruolo della controparte, che difficilmente rientra nelle nostre strategie, a meno che non siamo grandi manipolatori, ma non saremmo qui a fare questo discorso.
cmq io non sono una grande stratega da nessun punto di vista, per cui tanto meno riesco a studiarmi una strategia per allargare più o meno le mie relazioni.
diciamo che se invece di fare un discorso di dipendere da tizio piuttosto che da caio, se tu avessi detto "#14 mi è simpaticissima, gradevolissima ecc. ecc. e per questo vorrei approfondire la conoscenza" mi sarebbe stonato meno.

2) no, non sono un'imbecille. cheers ciò non toglie che uomini e donne, come del resto ogni persona, hanno proprio mezzi e modi di rapportarsi e stringere relazioni. Non credo che un uomo socievole abbia più difficoltà di una donna socievole, né soprattutto che una donna molto timida abbia meno difficoltà di un uomo molto timido a crearsi una rete di conoscenze/amicizie, ecc. ecc.

3) e secondo me qui c'è il punto. sembra che tu ritenga che per avere amicizie (forse anche una compagna, che il fattore ricerca della compagna sia un po' sotteso a tutto questo discorso è un'impressione che dai ma magari sbaglio) occorra avere, come dire, un minimo standard: ballare abs bene, o essere abs attraenti o essere abbastanza adulatori o essere abs brillanti. In questo senso sembra un po' la gestione delle risorse umane di una grande azienda: Pino fa X gg di assenza l'anno, fa in media Y ore di straordinario al mese, collabora con i colleghi un punteggio di Z su una scala da 1 a 6 ecc.... si fa la media pesata e poi si decide se ballare o no la salsa con Pino. O se licenziarlo o no. Sotto lo standard diventa un questione di pietà.

Ora assunta la premessa che si possa quantificare e incasellare tutto, il tuo ragionamento fila alla perfezione. Il fatto è che secondo me i rapporti umani e in generale il tempo libero non possono essere quantificati e incasellati in questo modo, anche perché il mio criterio è quello che piace a me e che fa stare bene me (che piace a te e che fa stare bene te), e questo è terribilmente soggettivo e aleatorio.
Insomma, per tornare a 3), non si tratta di pietà, si tratta del fatto che sicuramente tutti piacciamo a tot persone e non piacciamo ad altre persone. Possiamo, se lo riteniamo, migliorare il carattere, essere un po' più disponibili, anche più attraenti e ci permette di spostare un po' la bilancia verso le persone a cui piacciamo, ma resta che il motivo per cui piacciamo o meno a quelli a cui piaceremmo(non piaceremmo) lo stesso, raramente è incasellabile. Si tratta di sintonia, di chimica, di sensazioni che magari possono dare il via ad amicizie della vita, magari possono fermarsi a un caffè.
Quello su cui decisamente divergiamo (e qui hai ragione) ancora di più che sull'approccio alle relazioni umani, è il fatto che tu in queste classificazioni per primo ti ci metti, mentre invece la consapevolezza di essere classificata, archiviata in base a certi standard è uno dei primi criteri per cui forse io un rapporto lo chiudo.
Non so, ammetto che ovviamente ci sono aspetti di una persona che possono essere più o meno interessanti per gli altri, però sapere di dover arrivare almeno al 6/10 perché la gente mi consideri, mi fa venire i brividi e mi farebbe preferire l'eremitaggio, sicuramente.



mmm ha scritto:la sua accettazione/considerazione dovrebbe venire determinata da cosa? dalla simpatia (che è sempre una capacità)? o solo dal fatto di appartenere a una determinata categoria (umano, contadino, compaesano, ecc...)?
nel primo caso cambiano i parametri di riferimento ma il meccanismo non cambia, nel secondo non sei tu che vieni accolto ma la tua categoria.

la simpatia non è una capacità, difatti tu puoi essere simpaticissimo a luisa ed apparire insostenibile a piera. La simpatia è una caratteristica della relazione, non tua o dell'altro.
Al massimo l'empatia è una capacità che possiamo anche apprendere e che aiuta sicuramente a relazionarci meglio, perché è determinante per capire come possono sentirsi gli altri.
In ogni caso accettazione/considerazione vengono determinate semplicemente da scelte o dal sentire di ogni individuo, che sicuramente ha dei criteri che sono gli sono proprio e individuali, e che raramente sono così ben definibili. Magari una ragazza ha piacere di ballare con te, perché 3 ore prima hai detto qualcosa che lei ha trovato assolutamente geniale per ragioni sue, o magari invece non ci ballerà mai perché tu, senza aver fatto qualcosa di male, magari hai detto una cosa che a lei è suonata terribilmente inopportuna, per ragioni tutte private e personali, ma che a lei sono sufficienti.




mmm ha scritto:tu mi hai chiesto se le attività comuni mi interessavano. forse marginalmente, temporaneamente, a volte si e a volte no, sicuramente alla lunga stancavano. però scusa, se non ho interessi fissi e duraturi, cosa dovrei fare? chiudermi nella solitudine? ecco, le altre persone mi interessano, forse per tempo limitato, però c'è sempre qualcuno che mi è interessato come amico o come donna. ho anche conosciuto alcune persone che avevano un tale ascendente su di me... maschi e femmine... da esser pronto, in alcuni momenti in cui questo ascendente era "massimo", a sacrificare tutto per loro... so che è sbagliato ma è così... una volta ero pronto ad andare incontro a un massacro, mi sarei preso tante di quelle legnate da rovinarmi... se solo il mio "socio" avesse deciso di fare altrettanto, invece fortuna lui è stato intelligente e ce la siamo filata come tutti gli altri.

Ma era semplicemente una considerazione mia, perché ovviamente più interessi si hanno, più si ha occasione di conoscere persone, da cui poi nasce un rapporto.
A volte l'interesse cambia, le persone restano, altre volte viceversa.
Mi colpiva il fatto che (sembra) per te siano intimamente correlate, mentre ad esempio nel mio caso non lo sono. È vero che ho una certa facilità a socializzare e parlare e che - fatte salve le debite eccezioni di oggettiva sgradevolezza - dove mi metti sto, ma generalmente a muovermi è l'interesse e il fatto di poter conoscere persone nuove tramite l'interesse è (per esprimermi in termini finanziario-aziendali) un valore aggiunto della cosa, spesso graditissimo, ma non è quello che mi muove.
Non so, al corso di russo vado perché sono curiosa di imparare il russo, se ho voglia di parlare con qualcuno invece vado al bar, per me son due cose distinte e mi incuriosiva.
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Messaggio  mmm Mar Lug 05, 2011 1:30 am

mah adesso che mi ci fai pensare forse soffro almeno leggermente di questa roba qua... http://www.aidas.it/dep_2.html - http://it.wikipedia.org/wiki/Disturbo_evitante_di_personalit%C3%A0 - sarà per questo che a me a volte sembra che tu scriva che 2+2=4 invece secondo me fa 5 :-) su certe divergenze c'è poco da discutere ;-)

so che non bisogna fare shopping di malanni su internet e bisognerebbe rivolgersi a un medico ma non ne sono capace, continuerò ad arrangiarmi.

mmm

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Messaggio  elisabetta5656 Mer Lug 06, 2011 8:29 pm

Penso che dal punto di vista emotivo il motore che ci permette di andare avanti oltre al primario istinto vitale, grazie al quale ognuno a suo modo e secondo le sue capacità di adattamento,si adopera con tutte le sue forze, a restare in vita ed a restarci nel migliore dei modi,sia la qualità delle relazioni umane e, tanto più quando si è giovani, anche di quella particolare sfera delle relazioni umane che è rappresentata dalla sessualità.Sto dicendo delle banalità ma se semplicemente piove perchè dovrei, per timore di dire ovvietà,negarlo oppure non ribadirlo?Il punto centrale,secondo me, dell'interessante conversazione sulla questione sollevata da mmm è questo.Le buone relazioni umane,intendo quelle connotate da intimità,affettività ed empatia sono la conditio sine qua non,ossia sono essenziali per un buon vivere e tanti di noi fanno moltissima fatica a instaurarle e mantenerle nel tempo.E questo, forse è sfuggito,anche per come è stato posto da mmm,sia a Merla che a Cantarel che ci avete, cmq, perchè anch'io ho sempre avuto grosse difficoltà e sofferenze in questo campo,fatto conoscere punti di vista, caratteri e sensibilità diversi dai nostri,magari su una problematica che maneggiate meglio, con più padronanza di noi.Merla dice di essere molto socievole e che "dove la metti sta" riesce a socializzare più o meno con tutti.Cantarel dice di essere meno socievole ma questo non rappresenta un particolare problema perchè le sue esigenze di buone relazioni umane trovano appagamento attraverso altri canali.E quindi le vostre problematiche maggiori sono, forse, di altro tipo, o semplicemente (?) la depressione e l'ansia come recita il titolo del forum.Nel mio caso, invece, e forse,dico, forse,anche nel caso di mmm, la difficoltà enorme è questo deficit di capacità relazionale e non è certo questa la sede per indagare sulle ragioni lontane della sua origine.Per esperienza personale dico che purtroppo,la cura migliore è proprio fare esperienza.Dico purtroppo perchè è dura e non sempre gli esiti sono buoni.Ossia non so se sempre il gioco vale la candela.Io,mmm,mi sono mossa sempre sui due fronti:quello dell'evitamento e della contemporanea coltivazione di altri interessi e responsabilità e quello della forzatura sociale anche,visti i vuoti che avevo dentro,senza distinzione di contesti,perchè dovevo assolutamente,fare esperienza e "allenamento" (scusate il brutto concetto) senza per questo usare nessuno.La razionalità, infatti,il capire come e perchè non aiuta più di tanto, quello che è determinante è l'esperienza dell'altro.Questo non lo sostengo solo io ma illustri filosi della mente.E con il tempo e la fatica il miglioramento si è visto.mmm,ti consiglio un libro divertente e ironico scritto anche su questo tema che è "istruzioni per rendersi infelici" di Paul Watzlawick...dai prendiamoci un pò in giro jocolor
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Messaggio  suggestione Mer Lug 06, 2011 8:47 pm

Very Happy Very Happy Very Happy

Io con voi non ci uscirei mai, dovete essere tutti delle pizze, che palle ragazzi.

...questa sera esco...da solo, che bello, mi sparo un bel gelatone in riva al mare, e poi a nanna.

Se qualche fortunata si avvicina, le chiedo 25 euro ogni 15 minuti di conversazione, con carata prepagata!! Very Happy
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Messaggio  merla Mer Lug 06, 2011 9:59 pm

elisabetta5656 ha scritto:La razionalità, infatti,il capire come e perchè non aiuta più di tanto, quello che è determinante è l'esperienza dell'altro.

Grazie elisabetta, per avere espresso in poche parole, quello che alla fin fine volevo dire io e forse pure cant.
Effettivamente certe problematiche non mi appartengono, almeno non adesso e sicuramente non sono mai state il mio problema principale, resta che se - forse - sono apparsa un po' brutale la mi curiosità era sincera ed era di capire. :-)


Se poi mi si liquida, non potrò capire mai, ma tant'è Very Happy

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Messaggio  anthea Gio Lug 07, 2011 11:35 am

suggestione ha scritto: Very Happy Very Happy Very Happy

Io con voi non ci uscirei mai, dovete essere tutti delle pizze, che palle ragazzi.

Very Happy

Io sto con Sugge.
Ma ragazz*!! Io mi son persa al terzo post di questa discussione... Rolling Eyes

MMM non puoi pensare che amici che conosci da una vita siano più stimolanti di nuove conoscenze. E' ovvio che dopo anni di frequentazione subentri un po' la noia.
Io ho amiche di vecchissima data, ma non ci esco spesso. Non è necessario. Ci vediamo ogni tanto. Sarebbe diverso se avessimo in comune un interesse od una passione (foto, ballo, ecc,), altrimenti dopo un po' ci si stufa.

Riguardo al tuo modo di approcciarti, farti tutte queste domande implica da parte tua un continuo mettersi in discussione. Non puoi razionalizzare ciò che viene dall'emotività. Se ci provi, rischi di perdere spontaneità, che è quella caratteristica che piace a chi ci sta intorno.
A volte non serve interrogarsi sempre sul perchè e percome sentiamo cose o ci comportiamo in un determinato modo; se lo facciamo c'è un motivo.
Anzi, il bello del divertimento è proprio lasciarsi andare alle emozioni, essere liberi...
Se tu esci per divertirti e poi sei controllato e passi il tempo a "eviscerare la rana", secondo me ti perdi il succo ed il fine ultimo dello stare insieme in allegria.

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Messaggio  mmm Sab Lug 09, 2011 3:46 pm

ok ma io se seguissi la mia emotività avrei mandato tutti a quel paese già in N occasioni.

anche se poi sarà la cosa che farò, anche se in maniera meno ecclatante, lascerò semplicemente cadere i contatti.

la mia più recente conclusione è questa: non posso determinare il comportamento degli altri ma posso sottrarmi alla loro influenza.

è l'escluso che da' agli inclusi la possibilità di escluderlo. cessata la sua volontà di essere incluso, finisce il loro potere di escluderlo.

così come sono gli sfruttati a dare la possibilità agli sfruttatori di sfruttarli. così come sono i poveri a permettere l'esistenza dei ricchi.

chi è causa del suo male pianga se stesso. chi si fa pecora arriva il lupo e se la mangia.

è stato un bel sogno, ma oggi è finito e sono di nuovo senza.

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Messaggio  elisabetta5656 Sab Lug 09, 2011 8:24 pm

Per suggestione:quando uno non capisce un problema non significa che quel problema non esista.Semplicemente non esiste,e quindi non sei in grado di capirlo,per te.Questo non ti autorizza a insultare anche se scherzosamente coloro che ,invece, il problema ce l'hanno e tentano, anche ingenuamente, di parlarne su un forum non politico, non di barzellette, o di amenità varie(io stessa ho aperto uno spazio dedicato alla satira e alla comicità) ma su un forum che tratta di depressione...e le nostre saranno anche masturbazioni mentali per chi così le ha definite ma per noi sono solo tentativi di capire,risolvere o semplicemente accettare dei limiti che causano una solitudine molto forte.Grazie Merla.
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Messaggio  mmm Sab Lug 09, 2011 9:24 pm

Non te la prendere Elisabetta quello è fatto strano :-P

mmm

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Messaggio  suggestione Sab Lug 09, 2011 10:05 pm

Ahhhh, Very Happy Very Happy Very Happy

Il problema lo capisco molto bene, però ogni tanto mi va di punzecchiare.

E tu giustamente mi mandi a quel paese......ve bene così!!!!

Grazie per il strano MMM. Very Happy Very Happy Very Happy

IN un posto di gente strana essere considerato strano è parecchio strano.
Ma strano in che misura, in quale modalità, in che circostanze?
Potrei definirmi uno che assume atteggiamenti e comportamenti inabituali, in un conteso come questo, dove le persone cercano di risolvere i loro comportamenti inabituali?





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Messaggio  mmm Sab Lug 09, 2011 10:29 pm

sugge più che altro volevo punzecchiarti pure io Smile

ovviamente ognuno qua dentro è strano a modo suo e diverso dagli altri Wink

mmm

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Messaggio  suggestione Dom Lug 10, 2011 7:48 am

Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy Wink Wink
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Messaggio  elisabetta5656 Dom Lug 10, 2011 12:05 pm

Per Suggestione .si dice lo " strano non il strano". Anche a me andava di punzecchiarti!!! sunny sunny sunny sunny e poi non vuoi uscire con me.Ma guarda che sono anche una persona molto spiritosa e divertente Laughing Laughing Laughing Razz
elisabetta5656
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Messaggio  suggestione Dom Lug 10, 2011 12:25 pm

Non esco con gli sconosciuti, poi io sono un solitario antipatico, permaloso, meglio perdermi che trovarmi Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

Oramai le mie abitudini si sono radicate profondamente, esco solo sotto minaccia armata. Very Happy

Elisabetta sei simpatica e sorridente, non ho dubbi, la verità è che la pizza sono io, e con me non esce nessuno, nemmeno io ci esco con me!!!

A volte per uscire, mi chiudo in un armadio e poi esco. Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy

Ho dovuto anche truccare gli specchi, per non specchiarmi, in questo modo riesco solo a vedere i capelli e i denti. Sad Sad

Che tragedia, l'ultima volta che una persona si è avvicinata per parlarmi, era la mia capa, per consegnarmi una lettera di demerito. Rolling Eyes

Oggi tutti al mare, che tristezza l'estate
Very Happy
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