Non ne posso più

Ciao a tutti, sono Ale e ho 25 anni. Da molti anni soffro di ansia cronica e attacchi di panico che seppur sporadici mi fanno stare malissimo.
Questo è attenuato da periodi in cui mi sento molto più allegro, ma in maniera esagerata e priva di un vero significato. In questi momenti ho preso spesso decisioni affrettate che mi hanno poi portato ad un inesorabile fallimento, che ha generato nuova depressione.
Negli ultimi 4-5 anni mi sono isolato sempre di più dalle persone che evidentemente non capendomi hanno pensato semplicemente di ignorarmi. Vivo con i miei genitori ma è difficile: sono a conoscenza dei miei problemi, sono in terapia da uno psichiatra da oltre un anno, ma invece di sostenermi non fanno altro che ossessionarmi con le loro piccole cose che ritengono importanti, mi fanno le stesse domande più volte al giorno (per esempio: hai fatto questo? hai fatto? hai fatto?), inoltre spesso mangio in maniera compulsiva e negli ultimi anni ho messo su un po' di kili di troppo e un po' di pancetta, e ogni giorno non fanno altro che farmelo notare in maniera ossessiva: "guarda che pancia! arriverai a 100 kg!" e quasi sempre quando torno a casa mi chiedono "cosa hai comprato?? dolci??".
Ho l'impressione che ci siano solo per ossessionarmi e mai quando si tratta di sostenere e dare un aiuto. Per ricevere un abbraccio devo trovarmi per terra ansimante dopo un attacco di panico. E mentre ricevevo questo abbraccio pensavo "ah ecco, solo ora lo merito?"
Poi si lamentano perché non sopporto più che mi si tocchi e che non sto mai con loro la sera. Sto sempre in camera, tanto appena scendo giù non faccio che sentire le solite cose che non fanno altro che mortificarmi ulteriormente.
In questi giorni devo affrontare degli esami e sono a terra, non ho più alcuno stimolo e andranno malissimo. Dovevo andare a vedere in un ristorante per fare uno stage, fare un giorno di prova. Ieri mi hanno chiesto per la centesima volta "domani ci vai???" e gli ho detto che preferivo rimandare a settimana prossima perché sono molto agitato per questo esame. La reazione? Mio padre che sorride e fa "no" con il capo e poi il silenzio. Sono andato in camera e non sono più uscito per tutta la sera. In questi casi, dove mi vedono evidentemente in difficoltà e depresso non mi aiutano, mi boicottano, sopratutto mio padre. Io non so più cosa fare, stavolta mi sento più in basso che mai. La terapia mia aiuta quando parlo col dottore, ma tornando a casa mi sembra tutto vano.
Sono solo, non ho nessuno con cui sfogarmi e penso che i miei genitori non mi stiano aiutando per niente. Cosa ve ne pare?

Ciao

i commenti e comportamenti dei tuoi genitori ti fanno male perché tu ti sottoponi ancora al loro giudizio, invece dovresti "emanciparti": hai visto quali sono i loro limiti, più il là non ci arrivano, allora togli loro la "supremazia" del giudizio su di te, concedi loro la tua pazienza.

ti faccio un esempio, se un bambino cercasse invano di ferirti, a parole o nei fatti, tu ci rideresti sopra, perché non saprebbe quello che farebbe, e magari ti ispirerebbe pure tenerezza.

lo stesso puoi fare con i tuoi. sapendo che lo fanno per il tuo bene, e che non sanno quello che fanno, abbi pazienza, non te la prendere, permetti loro di esserti utili (questo vuole un genitore), quindi vitto/alloggio/ecc..., e non permettere loro di danneggiarti (cosa che comunque non vogliono e che anzi si rammaricherebbero di aver fatto).

per fare questo devi anche costruirti una tua sicurezza, l'insicurezza purtroppo si vede e può spingere gli altri a intervenire, a cercare di spronarci, di colmare le nostre lacune, di toglierci il controllo (il potere) su noi stessi. invece, cerca di costruirti una sicurezza interiore, una volta che l'avrai potrai ribattere a ogni critica, spiegare ogni mancanza.

per il resto, evita di essere troppo severo verso i tuoi, evita di essere troppo crudele, non dire loro cose che poi rimpiangeresti di aver detto. ricorda, devi essere tu ad avere il controllo su te stesso e sui vostri rapporti, quindi non incrinarli, lasciati ispirare dalla pazienza, dall'affetto e dalla tenerezza, fai in modo che i loro attacchi non ti feriscano, cosa che non potranno più fare quando tu non riconoscerai più loro la capacità di giudicarti.

Coraggio, ti capisco e condivido, ma se nepuò uscire. La vita offre tante cose belle e solo se riusciamo a renderci liberi possiamo scoprirlo. Io ho appena cominciato, ma sono fiduciosa di riuscire. Te l'auguro anche a te.

Dallo psichiatra sei in terapia anche farmacologica o solo psicologica?

E poi se vivi con i tuoi, che non capiscono i problemi di un depresso perchè depressi non lo sono mai stati, è normale che parlino a sproposito. Quelle osservazioni che ti fanno, non le fanno per cattiveria, ma solamente perchè pensano di spronarti. Si interessano a te. Se tu avessi un figlio che sta male e su cui non hai nessun modo di intervenire, come ti comporteresti?
Si sentono anche loro impotenti nei tuoi riguardi. Soffrono a modo loro.

So che stai male, perchè un attacco di panico è una cosa veramente pesante da sopportare. Ma certe volte la depressione ci fa crogiolare nell'inerzia e nella più totale sfiducia nelle nostre possibilità. Così anche un colloquio diventa una prova impossibile da gestire e superare.
Prova a fare qualcosa che non ti va di fare (anche quotidiana, tipo spolverare, uscire a prendere il giornale, ecc.); violentati e imponiti di farla comunque anche se stai male e non te la senti. Questo ti aiuterà a far diminuire la paura e a reagire alla malattia. Spesso la depressione ci rende statici e timorosi, ci rende disperati per ogni minima cavolata che dobbiamo intraprendere.
Alzati, esci dalla camera, e vai ugualmente.

Ti dò questo consiglio perchè anche io, quando ero in piena crisi depressiva, continuavo a recarmi al lavoro, pur con delle facce impossibili e con una voglia matta di tornare a casa! Ci andavo perchè sapevo che mi avrebbe fatto bene.
E sforzati di fare tu i lavori di casa manuali. Pulire, lavare i piatti, apparecchiare... Anche quello mi ha sempre aiutato a distogliere la mente dai pensieri ossessivi che la occupavano.
Insomma, prova, se ce la fai...