Mi chiamo Adriano

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Messaggio  Adri1984 Mar Nov 16, 2010 11:30 am

Mi chiamo Adriano, ho 26 anni e da qualche anno sono depresso.....
Dicono che il primo passo per uscirne sia ammetterlo, ma più ci penso e lo ammetto, più cado in basso.
Nel corso della mia vita ho avuto quasi sempre delusioni, dalla scuola agli amici,al lavoro, alle ragazze.
Vivere con una sensazione di vuoto perenne dentro, di tristezza, di poca fiducia in se stessi è davvero molto molto difficile, anche perchè come ben sapete, le difficoltà della vita spesso si sommano e vengono tutte assieme.
Ho sempre avuto amici "usa e getta", forse anche per colpa mia, dato che ho un carattere molto chiuso e restio alla socializzazione; un tempo avevo amici attorno a me, ma li ho tutti allontanati col mio comportamento chiuso e rinunciatario.
Io rinuncio spesso e volentieri alle cose, perchè penso che non valga la pena provare una cosa se si sa già che andrà male, quindi a volte perdo delle occasioni irripetibili, restando sempre indietro.
Devo dire che da un paio d'anni detesto anche guardarmi allo specchio, perchè vedo solamente l'immagine di un fallito che non fa altro che piangersi addosso e tirare avanti in quella m.erda inutile che chiama ancora "vita".
Ammetto di aver pensato moltissime volte al suicidio, e anche in che modo farlo, ossia col monossido di carbono chiuso in macchina, ma non ne ho mai avuto realmente in coraggio, solamente perchè penso a quanto potrebbe piangere mia madre, e visto che già ho dato profonde delusioni alla mia famiglia, di fare anche questo non me la sento proprio....sono un fallito anche in questo senso, manco a farla finita sono capace.
Non so perchè sto scrivendo su questo forum, e se mai qualcuno leggerà queste parole.
A voi che leggete, saluti.
Adriano

Adri1984

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Messaggio  canterel II Mar Nov 16, 2010 5:56 pm

ciao adriano e benvenuto.
non conoscendoti, non so bene cosa consigliarti, ma leggendoti mi viene da pensare che forse, effettivamente, hai preso atto di una certa tua "chiusura": con ciò però non mi riferisco a tratti del carattere che in qualche modo sono naturali e spontanei, ma a una tua tendenza un po' autarchica. mi spiego: noto che tu per primo riconosci che le tue aspettative troppo alte, o il timore di una delusione, ti portano a privarti di qualche opportunità. però sei tu che rinunci, e sei sempre tu che poi sanzioni il tuo stesso comportamento: è una dinamica chiusa, in cui tu giudichi e sei giudicato. il fatto di riconoscere, come fai, di non essere appagato dalla tua situazione e di non sentirti bene è certamente un bel passo, ma che rischia di annullarsi se lo sottoponi allo stesso meccanismo di "chiusura". non so se hai cercato un aiuto terapeutico, forse è il caso, anche solo per avere un parere su quali possano essere le cause del tuo dispiacere.
io ho vissuto situazioni di chiusura, e so che non sono facili da rovesciare, né credo che per modificarle uno debba rinnegare il proprio carattere e la propria sensibilità, ritendendola in blocco "sbagliata". possono bastare, per cominciare a mutare la propria percezione delle cose, anche piccoli passi, ma concreti. avere poche amicizie non è necessariamente una situazione sterile, ma a suo tempo, per dire, ho cercato di tenere viva la mia curiosità per le cose e anche di sperimentare nuovi modi di interazione con il prossimo (volontariato, oppure attività ricreative, ecc). nessuna delle piccole attività o nuove abitudini che ho provato a introdurre nella mia vita aveva un valore di per sé assoluto, alcune mi hanno poi deluso o semplicemente hanno esaurito la mia curiosità, ma nell'insieme sono state esperienze utili a rafforzarmi e tenermi sveglio. ho dovuto imparare (e continuo a imparare) a gestire gli entusiasmi (che sono pericolosi come e più delle delusioni, a cui anzi lastricano la via per irrompere nella nostra vita), i sentimenti, le paure, i sensi di colpa: tutti gli agenti insomma che favoriscono la mia chiusura. per prima cosa ho dovuto accettare di essere fragile, di essere capace di fare grossi errori, che poi suscitano la repulsione della mia coscienza. per accettare e addomesticare queste cose, trovo che sia importante imparare a riconoscerle e a rispettarle negli altri. percepire la comunanza nella fragilità umana è anch'esso un passo oltre la dinamica autarchica per cui mi giudico e sconto la pena per conto mio.
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Messaggio  mmm Mar Nov 16, 2010 7:00 pm

Ciao Adriano, un consiglio, visto che hai analizzato la situazione, ne hai tratto delle osservazioni rilevanti, non fermarti al giudizio, trova il modo di imparare e migliorare.

Uno strumento molto forte secondo me è darsi delle regole generali e forzarsi di rispettarle. In seconda battuta bisognerà anche imparare a gestire le eccezioni.

Comunque, due regole per evitare di chiudersi:
* utilizza le risorse scarse
* sii capace di rinunciare al comfort: se il più grande motivo per non fare qualcosa è la pigrizia, forse andrebbe fatta!

Cosa sono le risorse scarse? Il tempo degli amici, ad esempio. Un esempio concreto. E' una mese che non ti ritrovi in situazioni conviviali. Poi, mercoledi ti invitano a un compleanno, giovedi a una partita di calcetto, venerdi a ballare. Ecco, seguendo la prima regola citata sopra, avresti accettato questi tre inviti. Un'ora prima di ogni appuntamento, magari tu sei in pantofole, al calduccio, hai un bel videogioco da continuare o un bel film da vedere, e magari qualcosa di goloso da mangiucchiare: a casa passeresti una serata ottima, comoda a confortante, e ti chiedi chi te l'abbia mai fatto fare di accettare quegli inviti, ora devi scegliere se tirare un pacco o vestirti, uscire al freddo, prendere la macchina, attraversare la città. Ecco che seguendo la prima regola, e facendole ulteriore forza con la seconda, vai a questi appuntamenti: il film e la serata da pantofolaio possono aspettare.

Un altro modo per analizzare la situazione. è ovvio (banale, "giusto", naturale) che tu pensando al presente voglia fare la cosa più comoda, e pensando al passato vorresti aver fatto la cosa più gratificante.

Come dire, voglio essere pagato senza lavorare, e grazie al ca**** Smile

E' molto più saggio, a posteriori, accettare le scelte che si sono fatte, e, quando è il momento di scegliere, pesare bene il benessere dell'io presente e quello dell'io futuro: mi rompo le palle ora per aumentare le possibilità di essere soddisfatto in futuro, oppure mi abbandono al cazzeggio ma poi non mi metto a torturarmi l'animo perché non ho fatto diversamente: se ho fatto in un modo è perché ne avevo motivo o volontà: se questo (guardando al passato) mi basta, allora (guardando al presente) mi basta avere un motivo valido o una volontà forte per garantirmi la pace da parte del me futuro...

Ovviamente ti devi trovare le tue regole, devi fare i tuoi patti tra la parte di te che guarda al passato e quella che guarda al presente, ti devi organizzare e scegliere quello che va bene per te.

mmm

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Messaggio  Adri1984 Mer Nov 17, 2010 9:47 am

Stanotte sono stato sveglio e ho pensato a lungo.
Non ha quasi piu senso stare qui, questo non è vivere.
l'agghiacciante monotonia della giornata, lavoro, casa, letto, lavoro, casa, letto....Senza amici, senza una ragazza....è dura.
Non ho proprio più lo stimolo di svegliarmi la mattina, perchè so che la giornata che verrà, sarà una copia di quella appena passata, lasciandomi un vuoto dentro sempre piu grande.
Devo solamente scegliere come farlo, ma aimè ho paura anche di questo, ho paura di non riuscirci bene. Leggendo su qualche libro e su internet ho capito che il modo meno "doloroso" è con il monossido di carbonio....un po' di sonniferi, un tubo sulla marmitta della macchina e in mezz'ora di addormenti per sempre, come se volessi sognare in eterno una vita migliore, delle situazioni meno imbarazzanti...
Non ho nessuno veramente vicino che mi possa capire, che mi possa far cambiare idea.....vedo la gente attorno a me sempre contenta, disponibile e felice....
Ultimamente sto anche diventando invidioso dei miei "amici" perchè li vedo sempre assieme a ridere e scherzare, magari mano nella mano con una bellissima ragazza...
Ha ragione il grande poeta de Andrè, quando dice queste parole: "Ho licenziato Dio,gettato via un amore, per costruirmi il vuoto, nell'anima e nel cuore."

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Messaggio  canterel II Mer Nov 17, 2010 12:30 pm

non voglio tirare per la giacchetta lo spirito di de andré,
ma credo, adriano, che pure lui, anche se me lo immagino affettuosamente avvinazzato, se fosse lì a risponderti direbbe come me di farti forza, recuperare un po' di lucidità e spirito analitico, una manata d'acqua in faccia, un caffé e ripartire.
adriano, mannaggia, due utenti ti han risposto ieri, ma tu parli come se non li avessi manco letti. a che pro fare monologhi?
sai che quello che affermi qui non risolve i tuoi dispiaceri. sfogati, pensa nero, siamo tutti in grado di farlo e lo facciamo, ma a un certo punto dovrai decidere se vuoi un aiuto, se vuoi analizzare la tua situazione o no. analizzare la tua situazione significa scomporla in una serie di problemi concreti, definiti, con delle cause e degli esiti differenziati, e gestirli uno alla volta, e non come un complesso ansiogeno, misterioso e indefinito.
se non ti senti di superare da solo un momento critico, puoi facilmente ottenere indicazioni per ricevere un aiuto terapeutico, cosa perfettamente normale e accessibile. ci sono i cim, puoi farti indirizzare anche dal tuo medico di base direi, e se hai domande in proposito gli utenti del forum possono consigliarti.
però cerca di rispondere nel merito di ciò che gli altri utenti dicono. abbi cura di te, del tuo lavoro (avercelo) e della tua casa, e fidati, so cosa vuol dire sentirsi soli e lontani dalle ragazze. ti garantisco che si può stare anche senza, molto dignitosamente e pure bene, per molto tempo. lo fanno tante persone. e il modo migliore, secondo me, per riuscire a gestire meglio la propria vita sociale e affettiva, quindi anche eventuali bellissime o normalissime ragazze, è anzi tutto aver cura della propria serenità e lucidità. viceversa, se non hai cura del tuo equilibrio autonomo, senza neanche rendertene conto sarai proprio tu a mantenere situazioni sfavorevoli al buon accoglimento dei tuoi desideri. purtroppo non ho molto tempo adesso, e forse un forum come questo non è uno spazio ideale per rispondere a esigenze immediate, ma fatti forza. cerca di venire qui per informarti e condividere esperienze, informazioni. ciao
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Messaggio  Adri1984 Mer Nov 17, 2010 1:30 pm

io ho paura di chiedere aiuto Sad
non so a chi chiederlo, mi blocco non so...chiedere aiuto sarebbe un'ennesima sconfitta, un'altro piccolo passo nell'arrendersi....sicuramente mi sbaglio ma io sento questo.

Adri1984

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Messaggio  merla Mer Nov 17, 2010 2:28 pm

Ciao Adriano e benvenuto anche da me,

iniziamo dalle cose buone: sicuramente essere riuscito ad ammettere che sei depresso e quindi che c'è un problema ben definito è un gran bel passo di consapevolezza e un gran passo in avanti, anche se forse non ne sei cosciente in questo momento, è anche il fatto di aver scritto qui.

In questo momento, credo, tu probabilmente stai troppo male per riuscire ad analizzare la tua situazione con lucidità e passo passo: la sofferenza ti attanaglia la vista e vedi la sola cosa che ti sembra essere una via d'uscita, e purtroppo non sei in grado di vedere tutte le possibilità e le opportunità che ci sono tra la situazione di adesso e il suicidio. Il punto è che in realtà ce ne sono tantissime, ma la sofferenza è ingannatrice e non te le fa vedere.
Lo scrivo non per fare la maestrina ma semplicemente perché credo di capire in parte quello che senti.

Cmq, dopo l'ammissione del problema, è importante cercare di definirlo il problema: la depressione (e qualsiasi altro disturbo dell'umore dall'ansia alla fobia sociale, ecc. ecc.) sono cose che si curano e molto spesso guariscono del tutto se affrontate bene. Ci sono un sacco di strade e di approcci sia farmacologici che psicologici, che hanno tutti un comune denominatore: la guarigione totale o parziale, che significa sostanzialmente benessere.
Quindi, anche se in questo momento non ti pare possibile e ti sembra una cretinata, prova a prendere atto che la depressione e i propositi suicidi rientrano in una malattia, malattia che si ripercuote ovviamente su tutti gli aspetti della vita.
Ora io non conosco la tua storia, però è ragionevole che quando una persona è depressa questo si ripercuota negativamente su tutta la sua vita: si è depressi e non si cercano gli amici, non si riesce a socializzare, ma è normale. Siamo presi dal turbinio dei nostri pensieri, non riusciamo a condividerli e ci sentiamo terribilmente soli. Ma non siamo noi a essere fatti male, siamo semplicemente un po' ammalati (senza giudizi di valore). In questo forum più o meno è capitato a tutti, di diverse estrazioni sociali, culturali, con diverse capacità intellettive e di relazione.
Insomma, non c'entra tanto come sei tu (e sicuramente non è in questo posto che troverai critiche o giudizi) quanto il problema che hai, che come conseguenze ha tutto quello che scrivi: difficoltà nei rapporti sociali, difficoltà sul lavoro, difficoltà a trovare una fidanzata.

Faccio un inciso: avere una persona accanto è sicuramente una cosa bellissima se considerata a livello generale. Ma poi se avessi modo di entrare nel dettaglio, vedresti anche quanto sia quasi sempre anche una cosa molto impegnativa e non necessariamente qualcosa che rende felici. Capita di sentirsi soli e incompresi, anche in coppia, e forse è peggio che da soli, perché si è coscienti che non dovrebbe essere così, tante volte il peso che si porta non è solo il proprio ma è un peso doppio, si ha meno tempo, meno libertà, per vivere in coppia si rinuncia a un sacco di cose (e fidati che sono stata da sola per un sacco di tempo) e ti parlo delle difficoltà normali che ci sono in una coppia "felice". Se poi la coppia si dovesse rilevare "infelice", puoi avere accanto la persona migliore del mondo, ma da soli si sta meglio. Quindi non concetrarti su questo, perché non è tutto oro quello che luccica.

Tornando a te, a nome di tutto il forum (perché non credere che solo chi ti ha risposto si sia interessato, ma molti avrebbero voluto scrivere ma non sapevano cosa), ti chiedo un piccolo sforzo e un piccola lotta, visto che sei arrivato ad ammettere e a scrivere qui: vai da un medico.
Puoi andare privatamente da uno psichiatra se ne hai la possibilità (magari se ci scrivi di dove sei, qualcuno potrà darti in pvt qualche recapito), oppure puoi passare dal medico della mutua e farti indirizzare ai vari servizi pubblici.
Se non vuoi parlarne con il medico della mutua, puoi telefonare e rivolgerti direttamente al CIM o CSM (Centri di Salute/Igiene Mentale), ce ne sono in ogni ASL e sono ad accesso diretto (non serve l'impegnativa, devi solo chiamare, spiegare come stai e ti fissano l'appuntamento). Anche lì può essere che ci voglia qualche giorno ma in ogni caso non c'è bisogno di ricette o altro.

L'altra alternativa è passare direttamente dal pronto soccorso. In genere ci sono psichiatri e psicologhi di turno. Qualche settimana fa, in un momento di delirio, in cui spaccavo cose e piangevo, a un certo punto ho chiamato un taxi e mi son fatta portare.
In testa avevo il pensiero che in ogni caso non mi avrebbe cagato nessuno ed anche un po' la paura che non trattassero molto bene, in quanto i miei problemi magari non sono così importanti e non meritano tutta sta considerazione.
Invece no, ho fatto un errore di valutazione, son stata un'ora a parlare con un dottore gentilissimo, che oltre ad avermi ascoltata e ad avermi dato qualche dritta, si è anche raccomandato perché, qualora accadesse di nuovo, tornassi a chiedere aiuto. Sono lì per quello. Non mi ha dato grosse indicazioni o altro, semplicemente perché ho già un medico di riferimento e già una cura, ma prima si è sincerato che fossi, come dire, coperta.

Quindi fai questo sforzo, per te, e per tutti gli anni che hai davanti a te che, anche se adesso non ci credi, potrebbero essere splendidi e carichi di soddisfazioni che ora neanche riesci a immaginare, e per la tua famiglia, cioè chiedi un aiuto specialistico. Ora forse ti sembra uno sforzo immenso, ma fidati che questo genere di malessere una volta curato è meno terribile di quanto non sembrasse prima della cura. E fidati che parlare con qualcuno dal vivo e soprattutto con qualcuno addetto che è lì per te e capisce le varie sfumature del problema, aiuta molto più di quanto credi.

E niente ca**ate ok? Se non sono stata convincente, concentrati almeno sul dolore inconsolabile e inimmaginabile che può creare in una madre il suidicio di un figlio. Già i genitori è contronatura che sopravvivano ai figli, poi un gesto simile la condannerebbe per il resto della vita a chiedersi dove ha sbagliato, quando e perché non s'è accorta. Ci sono cose che non si superano mai, e questa è una di quelle.
So che è un deterrente del tubo, ma se non ne trovi altri, usa questo almeno per il tempo necessario a iniziare a curarti. ok?
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Messaggio  merla Mer Nov 17, 2010 2:34 pm

PS: Ho letto ora il tuo ultimo intervento, stavo scrivendo il mio...
Beh, non è una sconfitta e non è arrendersi, chiedere aiuto. Statisticamente nelle nostre società 1 persona su 5 nella vita si ammala di depressione, pensa a quanti probabilmente ne conosci già e non lo sai (perché la gente normalmente tende a non parlare dei propri problemi di questo genere). Come spesso scrive un'altra utente i farmaci che non mancano mai nelle farmacia sono gli psicofarmaci.
In ogni caso, chiedere aiuto quando da soli non ce la si fa, non è arrendersi, ma vuol dire combattere e combattere nel modo giusto.
Le stampelle quando hai un piede rotto sono una sconfitta?
Curarsi è sempre e comunque una vittoria, solo il suicidio è una sconfitta definitiva.
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