Sondaggio: la vostra esperienza con gli SSRI

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Messaggio  Lucedamore Mer Nov 10, 2010 11:09 am

Ciao a tutti,
volevo fare un piccolo sondaggio, sull'utilizzo di questi farmaci. E' una cosa del tutto personale: ho sempre odiato i farmaci, ma devo pensare a stare bene e non posso trascurare nessuna ipotesi.
Mi riferisco soprattutto allo zoloft. O anche al citalopram.

Vorrei chiedere a chi li assume alcune domande secche, mi piacerebbe rispondessero in molti, dove possibile utilizzando le risposte predefinite, cercando di avere un quadro sintetico. Ripeto, vuol essere un sondaggio personale, senza scopo di indagine statistica o per uso esterno (questo lo dico per rassicurare i gestori del forum) in primo luogo per capire se attuo un controproducente astio ideologico verso gli stessi, e secondo perché potrebbe essere d'aiuto anche ad altri che abbiano convinzioni simili alle mie in materia.
Comunque se la cosa prevaricasse le regole e lo statuto del forum, o se i gestori ritenessero la cosa fuori luogo, chiedo scusa in anticipo e accetterò che venga cancellato. So che informazioni simili si possono trovare su altri siti, tenuti anche da psichiatri ecc. o comuque da medici, (e credetemi son quasi un esperto su questo argomento) ma a me piacerebbe conoscere le risposte di chi, in tempo reale, oggi, sta assumendo questi farmaci. O li ha assunti in passato.

Ci sono tre principali aree di interesse al riguardo.

La prima: gli effetti collaterali al momento dell'assunzione e i segnali di efficacia o inefficacia

1)Come definereste gli effetti collaterali nelle prime settimane di assunzione?
Scegliere tra: trascurabili-fastidiosi ma accettabili-decisamente fastidiosi-invalidanti
2)Quale sintomo ha prevalso tra gli effetti collaterali?
3)Gli effetti collaterali come si sono evoluti nel tempo?
Scegliere tra: si sono ridotti quasi a zero-si sono ridotti a un livello accettabile-son rimasti fastidiosi sempre-invalidanti sempre)
3)Dopo quante settimane avete cominciato ad avvertire gli effetti positivi del farmaco?
(Indicare il numero delle settimane o in caso negativo scrivere "nessun effetto positivo")
4)Avete ottenuto effetti positivi con il primo farmaco prescrittovi, o avete dovuto sostituirlo?
(risposta secca. si, col primo-no, ho dovuto sostituirlo)
5)Oltre ad un farmaco srri avete dovuto assumere un altro tipo di farmaco?
Si-no

La seconda: qualora l'utilizzo di un farmaco srri abbia migliorato sensibilmente la vostra sintomalotogia

6)Su quale aspetto depressivo, avete avuto la percezione di un sensibile miglioramento?

a)Sul tono dell'umore: diminuiti o spariti del tutto i sentimenti di tristezza, di disperazione, di paura del futuro; diminuita l'ansia, l'angoscia.

b)Sull'aspetto cognitivo: diminuiti o spariti del tutto i pensieri di fallimento, di disistima, di perdita di fiducia nel futuro. Cambiati in modo sensibile i pensieri stessi riguardo al modo di vedere le cose, di considerare le difficoltà della vita o di problemi specifici.

c)Sull'aspetto fisiologico: recupero dell'energia fisica; recupero della voglia di fare, di lavorare, di uscire, di fare movimento, di portare avanti iniziative. Recupero di un sonno più regolare. Migliore sensazione di risveglio al mattino.

d)Su altri aspetti non considerati tra i precedenti.


La terza area: dismissione dei farmaci SRRI

7) Dopo quanti mesi avete sospeso l'assunzione del farmaco?
8)Avete avuto effetti collaterali nella fase di dismissione e successivamente dopo?
9)La letteratura psichiatrica sostiene che, a distanza di un anno dalla sospensione di un farmaco, un cliente su due ha una ricaduta (soprattutto se non è stata combinata parallelamente una psicoterapia).
La vostra esperienza personale al riguardo?

Una vocina interiore mi dice che questo mio post provocherà opposte reazioni.
Spero di no.




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Sondaggio: la vostra esperienza con gli SSRI Empty tranquillo...

Messaggio  anthea Mer Nov 10, 2010 3:26 pm

Questa tua curiosità è del tutto legittima e non penso aprirà alcuna reazione avversa.

Io sono pratica del Citalopram.

Nelle mie due precedenti depressioni, mi sono affidata ad una Clinica psichiatrica che mi ha seguito nella cura passo dopo passo. Ho tenuto un diario, l'ultima volta, sull'andamento della cura, per cui posso darti risposte abbastanza precise.
So che tu hai chiesto diverse cose, ma la più importante credo che sia l'assoluta personalizzazione della cura e diversità di reazioni avverse nelle prime settimane; pur rimanendo comuni diversi effetti collaterali. Cioè gli antidepressivi, benzodiazepine ecc. sono da "aggiustare" in corso di cura sulla singola persona in base alle reazioni, come i farmaci per il controllo della pressione arteriosa. Ognuno ha proprie e personalissime esigenze che il medico deve tenere in alta considerazione perchè la terapia funzioni.

1) Nelle prime due settimane di assunzione gli effetti collaterali per me sono stati disastrosi. Sono piombata nell'apatia più assoluta, avevo difficoltà a gestire l'ansia e avevo costantemente la nausea e lo stomaco chiusi (ma questo è il mio tallone d'achille quando sono depressa anche senza farmaci). La disperazione più assoluta mi pervadeva e giravo per casa come un zombie. Per questo lo psichiatra mi ha prescritto in concomitanza il Lorazepam da prendere frazionato 3 volte al giorno e un altro antidepressivo di vecchia generazione chiamato Remeron che ti fa dormire e aumenta l'appetito (e con questo ho risposto anche alla n° 5).
2) L'aspetto per me più invalidante era la mancanza di appetito ed il conseguente indebolimento fisico quando stavo male. Appena sono stata bene era l'assoluta perdita della libido (effetto comune a tutti, credo).
3) L'effetto disastroso ha iniziato a diminuire giorno dopo giorno in maniera alterna. Alcuni giorni mi facevo forza e stavo meglio, altri ritornavo in crisi.
3) Il farmaco perchè inzi a fare effetto deve arrivare alla dose piena di almeno quindici gocce (o una pastiglia). E questo solitamente avviene dopo almeno due settimane. Poi ce ne vuole una terza perchè cominci a fare effetto e poi mi riallaccio a quanto detto al punto 3). Ho avuto la remissione completa dei sintomi dopo un mese e mezzo dall'inizio della terapia.
4) Sì il farmaco su di me ha sempre funzionato e non è mai stato sostituito.
6) Ho avuto la remissione di tutti i sintomi negativi associati alla depressione (quindi a-b-c-d ecc.)
Dismissione:
7) Non ho mai dismesso il farmaco prima di otto mesi- un anno dalla data dell'inizio della terapia. Smettere prima non è consigliabile perchè questi farmaci agiscono lentamente. Dopo due ricadute so che la cura dovrebbe durare almeno due anni per prevenirle (sono sempre deleterie).
Cool Non ho mai avuto nessun effetto collaterale. Per me è stato più semplice smettere gli antidepressivi che gli ansiolitici.
9) In linea di massima concordo con la letteratura psichiatrica (o psicologica?), perchè a me è successo.
In questo momento ho una ricaduta che sto cercando di gestire da sola, ma nel frattempo ho fatto psicoterapia e autoterapia e credo di aver acquisito una certa consapevolezza di me che mi aiuta a tirar fuori forze nei momenti più bui.

I farmaci ce li ho a portata di mano perchè quando si sta veramente male, penso sia da stupidi non tentare ogni soluzione possibile. L'obiettivo primario è sempre quello di stare meglio, non importa come lo si raggiunge. Ci sono persone che ritrovano la fede, altri si buttano sullo sport, altri cambiano vita... Ognuno deve cercare dentro di sè quella spinta che lo aiuta a reagire e dove la trova non ha importanza (tranne l'alcool, il gioco e le droghe ovviamente).
Una volta mi sentivo una perdente perchè ho avuto ricadute e non sono riuscita a guarire del tutto da questa malattia maledetta. Ora vedo che molte mie amicizie hanno situazioni peggiori della mia (cancro, malattie invalidanti, ecc.) e mi accontenterei di riuscire a gestirla meglio. Per me sarebbe già una vittoria diradare le ricadute e farcela senza farmaci.

Vi dirò poi come sarà andata la mia esperienza. Per il momento sto resistendo ed è da due mesi che sto male.
Spero di essere stata esaustiva, nel caso avessi altre curiosità puoi chiedere.
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Messaggio  Lucedamore Mer Nov 10, 2010 4:57 pm

ti ringrazio del tuo contributo prezioso. E son contento che tu abbia superato bene le crisi precedenti. Di sicuro supererai anche questa!
Il citalopram, sembra l'ultimo nato tra gli SRRI e quindi quello con meno effetti collaterali.

Non ho capito bene se l'assumere altri due farmaci fu dovuto agli effetti collaterali del citalopram, o piuttosto come dici tu, ti furono prescritti tutti e 3 contemporaneamente.

Non so se arriverò mai a prendere un farmaco, però quello che vorrei assolutamente evitare è la combinazione di più farmaci. Non è una paura personale. Gli stessi psichiatri asseriscono che più farmaci vengono somministrati e più probabilità si hanno di avere complicazioni di dismissione o di ricadute successive. La cosa ha una logica banale.
///////////////////////////////////////////


Aimè sto valutando di ritornare in terapia. E' strano. Ho sentimenti di rabbia verso la mia terapeuta. L'ho sentita fredda negli ultimi mesi. Da una parte la cosa era utile visto che tendevo a fantasticare su di lei, l'ho già detto, ma dall'altra sentivo la relazione terapeutica fragile. Un eccesso di formalismo, un qualcosa che stonava. I cambiamenti che desideravo non ci sono stati, cmq qualcosa è successo. Ho fatto outing con mia madre..(davvero non so se mio padre e mio fratello ne sono al corrente!)..e se fosse questo un cambiamento?

Non ho mai rinunciato a sostenere le mie idee, nel corso delle sedute. La mia avversione ai farmaci. Sono quasi un adepto della cosidetta antipsichiatria. Ho infamato il manuale DSM IV, la bibbia degli psichiatri, i quali sono per gran parte collusi con l'industria farmaceutica. Nell'ultima seduta le ho detto che dopo 30 incontri io ero ancora bloccato. Avendo problemi di assertività badavo bene a lodare le sue capacità professionali; il problema era il tipo di psicoterapia che aveva deluso le mie aspettative. E comunque potevo farlo, lei è psichiatra e anche psicoterapeuta: dicoticamente una sorta di dottor Jeckil e mister H. per me.

Lei ancora una volta dava la colpa alla mia poca motivazione. Ha ammesso che qualcosa è mancato. Molta analisi cognitiva, poca esperienza comportamentale. Mi ha anche ammonito di non andare alla ricerca di terapie magiche. Freddamente: << non molli tutto>>. Freddamente.
A sua favore, il fatto che abbia rispettato la mia libertà.

Bhe Anthea, proprio l'autore del libro che stiamo leggendo, nel secondo o terzo capitolo tratta questo punto. L'appioppare la colpa in modo univoco al cliente, quando la terapia non funziona. Il ché l'autore, ad un seminario di terapeuti utilizzò un elegante metafora situazionale ...ai terapeuti che istruiva fece portare a galla quelle difficoltà personali non risolte, protratte per anni nella loro vita..ohhh..dopo averli cotti ben bene...e costretti a vedere la loro incapacità di risolvere i vecchi problemi.....proruppe in modo laconico come una saetta: NON LI AVETE RISOLTI? LA COLPA E' DELLA VOSTRA POCA MOTIVAZIONE!
Al quale, quei terapeuti capirono subito cosa volesse dire il relatore e reagirono risentiti.

AVERE ASPETTATIVE REALISTICHE DAI TERAPEUTI.

Devo tornare da lei, sapendo che non sarà lei a cambiarmi la vita. Questo dipende da me. Devo tornare da lei con aspettative realistiche. Ho 4 esperienze di terapia alle spalle e ancora in questi giorni mi perdevo in rete alla ricerca di terapie diverse, alla ricerca di quella migliore. Una nuova terapia da iniziare. Ha ragione Merla. Io vado da un nuovo terapeuta con aria di sfida: quasi come se volessi misurarne le capacità. Sempre ne rimango deluso. E' come se dicessi: io ho fallito con me stesso, ho rinunciato a combattere, però tu fai questo di lavoro? Aiuti le persone in difficoltà? E sei bravo? Vediamo se sei capace di aiutarmi. Non funziona così.

Ma nemmeno l'opposto può essere la verità.

Cosa dire di quella donna anonima, di cui poco fa ho letto la storia su un sito: non ricordo il problema esatto ma si fece 3 anni di psicoanalisi con due sedute la settimana, più un 4 anno con incontri più sporadici. Ho preso in mano la calcolatrice. Ipotizzando 70 sedute all'anno per 3 anni più il 4, si superano le 200 sedute. Facciamo 40 euro a seduta? Fanno 8000 euro.
Cosa sconvolge di più? La disonestà della psicanalista nel portare avanti una terapia che si dimostrava inutile (come spesso lo è la psicoanalisi per problematiche di ansia e depressione e DOC ), o l'incapacità della cliente di rendersi conto che avrebbe dovuto spezzare quel rapporto sterile molto prima. Forse non poteva farlo, non ne aveva la forza, non avendo uno spirito critico si era abbandonata totalmente nelle mani della terap.

Forse è quasi impossibile che qualcuno paghi una seduta meno di 60 euro. Io ne pago 80. Lo devo accettare.

E allora perché sento di dover riprendere la terapia se son così bastioncontrario?
Ho una nebulosa in testa...cerco di vedere nitidamente la risposta.

Stasera scriverò la mail di ritorno alla terapia. Torno ma non rinuncierò alle mie convinzioni. Rifiuto ancora i farmaci. Ma posso vedere nella terapia una cura altrettanto valida.
Ma devo mutare il modo di vedere le sedute.

Devo smettere di sfidare a scacchi la terapeuta.
Smettere di dimostrarle che non son un cretino, che ho letto decine di libri di psicologia e che mi aspetterei da lei le stesse capacità dei gegni...

Ma alla fine so che dipenderà tutto da me.

Quanta voglia ho di affrontare le mie paure?

Non c'entra niente ma, qualcuno si è mai buttato con l'elastico da un ponte? E' da pazzi lo so.
Provo ad informarmi.

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Messaggio  Lucedamore Mer Nov 10, 2010 5:10 pm

ho scritto rinuncierò. Embarassed
Very Happy
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Sondaggio: la vostra esperienza con gli SSRI Empty le mie risposte

Messaggio  merla Mer Nov 10, 2010 9:37 pm

Ho preso quattro diversi antidepressivi (tre SSRI e un SNRI), nelle risposte spiego anche come mai:

1) & 2) L'unico effetto collaterale per me è stato un calo del desiderio sessuale, effetto che è rimasto tale per tutta la durata dell'assunzione. Prendendo l'SNRI sono anche aumentata abbastanza di peso, non saprei però dire se era un questione di farmaco o di fame nervosa. Altri effetti collaterali mai avuti di nessun genere.

3) i primi effetti li ho sempre notati nel giro di 10-15 gg, in crescendo, come da bugiardino.

4) i farmaci su di me hanno sempre funzionato quando si trattava del primo ciclo. Finora ho sempre interrotto i farmaci, informandone il medico, ma mai con il suo completo avallo, li ho interrotti troppo presto, perché mi sentivo bene, perché mi scocciava prendere farmaci e perché sto meglio senza l'effetto collaterale, e li ho interrotti troppo in fretta (in genere io li ho sempr dismessi nell'arco di un mese di circa). Alla puntuale ricaduta, il farmaco non mi faceva più lo stesso effetto di prima, per cui si provato a cambiare le dosi e in seguito a cambiare farmaci (il quale essendo nuovo ha sempre funzionato). Adesso mi sto impegnando a seguire i tempi del medico (insomma prendo farmaci da mesi senza sentirne una vera esigenza) e a seguire delle tempistiche di dismissione corrette. Sperando che stavolta non arriva la benedetta ricaduta al trascorrere di un paio di mesi. L'unica volta che ho cambiato farmaco in corso di cura è stato un po' più di un anno fa per passare da citalopram a cipralex. Il primo mi aveva fatto stare decisamente meglio, ma mi sentivo ancora "fuori forma", quindi d'accordo con il medico abbiamo provato a cambiare in quanto si tratta di due molecole molto simili.

5) ansiolitici e sonniferi. In ogni caso ogni volta che ho interrotto gli antidepressivi, avevo già smesso di prendere anche occasionalmente sia i primi che i secondi. Ansiolitici e sonniferi ne ho cambiati molto perché dopo un po' mi davano assuefazione e non avrebbe avuto senso continuare ad aumentare anche le dosi.

6) remissione dei sintomi da tutti i punti di vista

7) la prima volta presi per pochi mesi, dopo la ricaduta, l'aumento di dosaggio, il cambio di farmaco, la seconda volta direi un più di un anno (sicuramente, prima son stata bene per un po' di mesi, poi ho impiegato circa 6 mesi per togliere tutte le benzodiazepine e dopo qualche mese senza, ho deciso di dismetterlo), dopo la terza dismissione, citalopram per un bel po' di mesi, e adesso più di un anno cipralex.

Cool colleziono dismissioni inappropriate e conseguenti ricadute. In coscienza non mi sento di dire che i farmaci non funzionano, quanto piuttosto che io ho avuto ripetutamente la testa dura.

9) nessun effetto collaterale, escludendo la ricaduta rebound per la dismissione troppo veloce. Effetti collaterali nel dismettere le benzodiazepine, sì, per questo ci son voluti 6 mesi.

Due osservazioni:
- i farmaci li prescrive il medico. questi scambi di opinioni sono utili, ma non ci sarebbero per un antibiotico (né nessuno si stupirebbe se prendendo l'amoxillicina per 3 giorni invece che per 6 in caso di tonsillite, ci fosse poi una ricaduta che non risponde a più all'amoxicillina. né nessuno sosterebbe che l'augmentin è un antibiotico che non funziona)
- l'antipsichiatria è nata nell'ambito di pratiche molto invasive (e inutili) e di farmaci molto meno tollerati di quelli di adesso. paradossalmente proprio i farmaci che ora vengono sviluppati sradicano le ragioni che hanno dato fondamento all'antipsichiatria. (sempre parlando di una depressione media, in altri casi è un discorso più delicato, ma non vorrei dare il via a un'affermazione che poi qualcun altro dovrebbe moderare, quindi mi fermo)

Termino dicendo che in ogni caso la mia esperienza è di una depressione a carattere ansioso insinuatasi su un carattere che tanto depresso o ansioso non è.
Nel senso io son sempre stata una persona con tanti interessi, tante attività e quando sto bene l'ansia non so cosa sia. Sicuramente ci sono e ci sono stati dei meccanismi psicologici miei che mi hanno in un certo instradato verso la depressione, ma io mi ricordo quasi la data in cui questa malattia è cominciata, so benissimo qual è stato l'evento scatenante (una ca**ta) e non ho remore a dire che io sono cascata dal pero davanti al primo sclero serio, perché non conoscevo certe sensazioni e mi hanno spaventata da morire. Ora, forse proprio il fatto che certi modi di sentire non mi siano propri neanche in misura minore, fa sì che su di me i farmaci siano molto efficaci.

Luce...mi risponderesti a una domanda diretta? Tu hai raccontato di, se non erro, ansia sociale, giusto? a parte quest'etichetta l'unica cosa di cui hai parlato che vivi in modo problematico è il fatto di non trovare lavoro. E la terapia.
Sarebbe carino che tu raccontassi perché vai in terapia. Cioè in cosa si estrinseca il tuo star male. Visto che certezze ce ne sono poche, ma una di queste è che la terapia non ti troverà un lavoro, forse scrivere perché fai una terapia e/o quali sintomi si dovrebbe sistemare in caso di uso di farmaci, oltre che togliere una curiosità a me, aiuterebbe te a fare un attimino il punto della situazione, e a presentarti con delle aspettative chiare da un eventuale terapeuta, no?
Magari prendo una cantonata paurosa, ma la mia impressione è che tu sappia benissimo in teoria a cosa serve una terapia, ma non sappia tanto bene invece a cosa tu vuoi che serva a te.
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Messaggio  Lucedamore Mer Nov 10, 2010 10:15 pm

del tuo contributo. In effetti ho avuto la forte impressione che tu hai un fisico pazzesco!! Nel senso che, reagisci bene ad ogni farmaco, hai effetti collaterali minimi. Aggiungo anche che...davvero, se tu fossi stata disciplinata nel continuare ad assumere i farmaci, forse adesso ci saluteresti da qualche isola tropicale.
Cavoli Merla...dopo un mese sospendevi i farmaci? Capisco dopo 3 o 4...ma dopo 1 mese!!!

Aggiungo anche che, se ipotizzassi di avere effetti collaterali così minimi, andrei di corsa dalla mia psi con la lista della spesa... Very Happy scherzo...uhm...ma neanche tanto!

Soffro di ansia sociale...è più di una timidezza.
In verità, e credimi, l'ho quasi scoperto nell'ultima seduta, in determinate situazioni sociali con schemi d'interazione ben precisi, ho reazioni d'ansia simili ad attacchi di panico.
Non ho mai pensato si trattassero di attacchi di panico veri e propri, mi sono documentato e so che chi soffre di questi problemi descrive gli attacchi come se avesse la sensazione fisica di morire. Oltre a ciò, queste persone non sanno mai quando l'attacco di panico potrà comparire.
Rimane il fatto che gli attacchi di panico appartengono alla categoria dei disturbi d'ansia.

Nel mio caso io so esattamente quale situazione sociale scatenerà la mia ansia devastante. Ma saperlo, non mi aiuta per nulla. Nella descrizione che ho fatto alla mia terap. ho usato l'espressione: io in quel momento mi sento morire. Ma non un morire fisico, non ho la sensazione di avere un infarto; piuttosto è una scarica devastante di ansia che mi porta a perdere il controllo della situazione, del linguaggio, dei gesti. Una morte dell'anima.

Quello che "questa cosa!" ha significato sulla mia vita sociale è pazzesco.
Il tentativo razionale per gestire l'ansia in queste situazioni è inutile. In quei momenti mi sento un guerriero in mutande con un bastoncino di legna in mano che deve affrontare una schiera di soldati a cavallo armati di spade.
Il lavoro della terapia cognitiva dovrebbe servire ma sarà lungo, costoso, e doloroso. Perchè analizzare i pensieri, le immagini, che io vedo in una frazione di secondo prima che succedano queste scariche d'ansia, non è semplice. E non è detto che capire cosa penso, cosa vedo, un istante prima che succeda, possa modificare il tutto. E soprattutto, la sfida più grande: affrontare queste situazioni che ho sempre evitato.
La mia frustrazione, la mia rabbia, proiettata anche sulla terapeuta era dovuta al mio senso d'impotenza nel gestire in modo normale certe situazioni sociali. Dalla terapia volevo risolvere questo specifico problema. Mi sto rendendo conto che l'unica cosa che potrò ottenere è la spinta ad affrontare volontariamente la mia paura.
Mi piace Nardone perché, utilizza degli stratagemmi per gli attacchi di panico e di ansia che sono paradossali.
In sostanza, se fino ad ora cercare di non avere l'ansia, cercare di impedirla, è stato un fallimento totale perchè essa esplode come una reazione fobica, allora si cambia strategia. L'ansia va volutamente intensificata. Esasperata. Per me questo può voler dire, in quelle situazioni, accettare l'idea di morire. Per non morire davvero.

Stratagemma cinese: spegnere il fuoco aggiungendo la legna.
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Messaggio  merla Mer Nov 10, 2010 11:02 pm

noooo...magari dopo un mese. Li sospendevo IN un mese. Very Happy

Ma secondo me è più che altro perché abitualmente e perché sono splenectomizzata ho sempre preso il minor numero di farmaci possibile.
Questo magari li rende più efficaci.
Pensa che ho scoperto l'esistenza dell'aulin 2 anni fa. Very Happy

L'isola tropicale...magari. Ho una predisposizione familiare non indifferente e quindi difficilmente potrei immunizzarmi del tutto dalle crisi, anche con la disciplina.


Cmq io credo che il senso del capire cosa ti succede, non sia avere un effetto bacchetta magica per cui appena capisci, passano gli attacchi di panico. Capire serve a diventare consapevoli di ciò che ti accade e a comprenderne le ragioni, per cui poi se uno mette in atto quella consapevolezza mano a mano si accorge prima di quanto sta per accadere e riesce a gestirlo. A volte la consapevolezza serve a darsi pace anche sulla problematica di base.

Però in ogni caso luce, se ne senti la necessità, ricomincia giustamente. Ma è anche possibile che la terapia non sia la tua strada.
La consapevolezza delle proprie emozioni e delle proprie reazioni fisiche si può raggiungere in altri modi, a me viene in mente lo yoga, ma sicuramente ce ne sono altri. Non voglio scoraggiarti, ma qualunque terapia può solo accompagnarti, poi la soluzione e il cambiamento li devi mettere in atto tu.
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Messaggio  Lucedamore Gio Nov 11, 2010 11:43 am

Lo so Merla, la vita la devo affrontare io alla fine.
Ma quando la paura diventa grande come una montagna, è difficile.

Leggevo due sere fa su un manuale il passaggio inerente "l'esposizione" alle situazioni temute. Non si va tanto per il sottile: <Siete disposti ad accettare di provare l'ansia in determinate situazioni? Siete disposti ad accettare di sudare, arrossire, mostrarsi goffi in circostanze dove l'attenzione è posta su di voi? Di mettere in atto quindi delle "performance" mediocri, forse non del tutto, ma quando l'ansia è così forte è normale che condizioni il comportamento. Per superare questo tipo di problema occorre affrontare ripetutamente questi contesti. Deve essere una ginnastica continua.>

Io finora mi son rifiutato.
Ma la vita passa, e il senso di buttarla via, e relativa depressione aumentano.

Sui due piatti della bilancia: da una parte la depressione, il senso di sconfitta, la rinuncia. Dall'altra parte una paura enorme di affrontare situazioni sociali che pur desidero. Come un corso di lingua. (penso a te che fai russo Very Happy )

Mi chiedo se non sia "stupido" nel mio essere eroico e rifiutare un farmaco. Un farmaco non tanto per curare la depressione (che seppur lieve c'è) ma proprio per gestire l'ansia che mi blocca. Paradossalmente potrei chiedere il farmaco pensandolo esclusivamente per l'ansia sociale. La voglia di agire concretamente ce l'ho. L'energie fisiche ce le ho. Mi blocca la paura.

Non ho ancora deciso se ritornare in terapia. Da una parte l'idea di fare altre decine di sedute mi infastidisce. Dall'altra verifico la sofferenza della mia immobilità. Potrei tornare e stabilire obiettivi diversi, più definiti. Uno o due obiettivi concreti che ancora non riesco a raggiungere.
Un'altra cosa. Lo chiedo a te ma lo posterò anche nel forum come tema singolo.
Credi sia possibile o "normale" assumere un farmaco SSRI senza dirlo a nessuno? Non alla famiglia. E se proprio al medico curante. Insomma, io ho la patente e ho sentito che "dichiarare" di assumere certi farmaci comporta delle visite annuali (?) . Tutte cose che io sinceramente vorrei evitare.
Per inciso la psi mi ha detto che un farmaco come lo zoloft non crea nessun problema per la guida della macchina. Quindi il mio essere omertoso non mi metterebbe in una situazione di potenzilae pericolo per me e per gli altri.
Lucedamore
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Messaggio  merla Gio Nov 11, 2010 2:56 pm

Lucedamore ha scritto:
Credi sia possibile o "normale" assumere un farmaco SSRI senza dirlo a nessuno? Non alla famiglia. E se proprio al medico curante. Insomma, io ho la patente e ho sentito che "dichiarare" di assumere certi farmaci comporta delle visite annuali (?) . Tutte cose che io sinceramente vorrei evitare.
Per inciso la psi mi ha detto che un farmaco come lo zoloft non crea nessun problema per la guida della macchina. Quindi il mio essere omertoso non mi metterebbe in una situazione di potenzilae pericolo per me e per gli altri.

"normale" non vuol dir nulla, quindi se ti va ne parli se non ti va no.

Gli antidepressivi non richiedono né visite né esami del sangue. Chiaro che se iniziassi ad avere degli effetti collaterali strani magari una visita te la fanno fare. Ma gli antidepressivi (quindi SSRI, SRNI, e altri che stanno uscendo adesso) non danno problemi tali da richiedere una visita medica o problemi in termini di patente.

Altri discorso sarebbe per le benzodiazepine, che oltre a dare un oggettivo calo dell'attenzione, in teoria non si possono assumere prima di guidare. In merito la legge è totalmente inadeguata e oscura, per cui "volendo" potrebbero sospenderti la patente perché la sera prima di guidare hai preso un tavor, in quanto le benzodiazepine sono nella stessa tabella delle sostanze stupefacenti.
Poi nella realtà spetta ai singoli istituti (vedi sert) cercare o meno la presenza delle benzodiazepine e in genere non le cercano (a meno che il problema di dipendenza e di abuso non sia proprio inerente a quelle sostanze. Ma in genere dal momento che la legge è oscura e che mezzo mondo si piglia il tavor o il lexotan prima di dormire se è agitato, non le cercano)

A parte questo excursus sulla legge sugli stupefacenti, puoi benissimo farti scrivere gli antidepressivi al CSM che può fare la ricetta rossa, senza neanche passare dal medico di base. Solo che devi essere in carico al CSM e se invece vai privatamente per avere la ricetta rossa devi passare dal tuo dottore (che in ogni caso ha vincoli di riservatezza anche se è il dottore di tutta la famiglia, basta che gli dici che non vuoi che ne parli con i tuoi familiari).
Oppure con la ricetta del medico privato vai in farmacia e prendi le medicine a pagamento. Credo che gli antidepressivi non costino molto di più del ticket, ma questo probabilmente cambia da farmaco a farmaco e da quando è stato brevettato (ad esempio io prendevo il cymbalta che era in commercio relativamente da poco tempo e quindi senza ricetta rossa era più costoso, altri farmaci giri intorno ai 7-8 euro credo).

Aggiungo che gli antidepressivi si chiamano così per convenzione, ma sono farmaci che si usano sia per curare la depressione, che l'ansia che il panico.
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Messaggio  Lucedamore Gio Nov 11, 2010 7:41 pm

Grazie. Si, sapevo che gli Srri vanno bene per la depressione che per problematiche d'ansia.

Oggi ho scritto un' e-mail alla mia psi. Abbiamo sempre comunicato via mail. Le ho scritto che son disposto a riprovare ma impostando la terapia sul raggiungimento di due risultati ben precisi. Due situazioni "reali" ben misurabili e verificabili. Le ho anche detto che non intendo fare altre decine di sedute ma che non le "impongo" un numero massimo di sedute. Un pò contradditoria la cosa in effetti.(il ché potrebbe voler dire fare altre 15 sedute da qui a Giugno)
Le ho anche detto che, se dopo qualche seduta io non affronto le mie paure, la autorizzo a "darmi" la dose di zoloft Surprised (usando altre parole)

Merla: mentre mangiavo la minestra coi fagioli mi è venuta questa idea. Vorrei chiedere alla mia psi (se mi riprende ovvio) di simulare nel corso della seduta una situazione simile a quella che dovrò affrontare.
Mi spiego meglio: mettiamo io dovessi fare una relazione davanti a delle persone. Ne sono terrorizzato.
Normalmente la terapeuta mi chiederebbe, di soffermarmi a pensare che cosa penserei in quella situazione, o che cosa ho pensato in passato in situazioni simili. E individuati quei pensieri analizzare le emozioni collegate. ecc..e quindi discuteremmo la validità assoluta dei miei pensieri ecc..le distorsioni cognitive, le dicotomie ecc..le attribuzioni di significato..
Ma questo procedimento, oltre che lungo è anche impreciso. Dovrei ricostruire una situazione ansiosa cercando di ricordare cosa ho pensato prima che mi partisse l'ansia. Ma se riuscissi a ricreare nello studio, insieme a lei, una situazione potenzialmente ansiogena, potrei avere delle risposte molto più precise.

Beh, mi son detto poco fa. E se io chiedessi alla mia psi, nel corso della seduta, di calarmi nella situazione in cui sono di fronte a dei colleghi o a un pubblico e devo tenere un discorso. Una situazione in cui sono al centro dell'attenzione. Lei farebbe il pubblico.
Sai che solo al pensiero di fare questa simulazione un pò d'ansia mi è venuta? Laddove non ho quasi mai avuto ansia o timidezza a parlare a 4 occhi con lei. Anzi.

So che alcune scuole di terapia prevedono questo "gioco" di ruolo. La cognitivo comportamentale no.
la verità è che già chiedere di fare questa cosa mi mette in imbarazzo. In qualche modo spezza quella rigidità che abbiam sempre avuto. Quel formalismo eccessivo.

Quindi vorrei chiederti se secondo te ha senso questa cosa. E se ha senso proporla alla terapeuta senza passare per quello che vuole insegnarle il mestiere. Di sicuro, smettere i panni rassicuranti del paziente per indossare quello che "in un certo qual modo deve fare una performance" (nel significato di banalissima prestazione in situazione sociale) mi farebbe provare di sicuro un'ansia molto evidente già nello studio di terapia. Surprised
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Messaggio  merla Gio Nov 11, 2010 11:35 pm

Lucedamore ha scritto:

Quindi vorrei chiederti se secondo te ha senso questa cosa.

E io che ne so? cheers
Chiedele, alla peggio ti dice no.
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Messaggio  Lucedamore Ven Nov 12, 2010 2:14 pm

E' ufficiale. Si ricomincia. Fra due giovedì reiprendo la terapia.
Avrei preferito prima, ma si sa, questo è un mercato fiorente: la domanda è forte, l'offerta è scarsa.

E' la mia ultima possibilità. Dovrò violentarmi.
E' vero che esiste un mondo con possibilità infinite.

Mi ha appena chiamato un ragazzo, proponendomi un corso di trading o di immobili.
Lui ha cambiato la sua vita. Guadagna decine di migliaia di euro l'anno.
Non sono balle. Però c'è da dire che gli ho fatto confessare che lui è una persona molto ambiziosa.

Voglio cambiare la mia "mappa" del mondo. La mappa non è il territorio. Limiti, convinzioni limitanti, paure, tutte cose che ci frenano.
Adesso mi iscrivo nel casting per fare la comparsa in un film hard! Sì..come inizio non sarebbe male...una bella scossa...

Uhm...rifletto che per fare questa cosa occorre avere un requisito fisico ben preciso... Embarassed Uffa!!

E va bhe...andrò al corso d'inglese...


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