Dove sono finito? Fatemi luce...

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Messaggio  nessuno Gio Dic 31, 2009 1:31 am

... su chi siete per piacere... non so, una presentazione...

mi presento e vi racconto un po (sarò un po freddo e meschino): sono poco più che maggiorenne e da più d'un anno soffro gia di questo male che tormenta. Dapprima, come penso anche tutti, l'ho presa come un periodo stupido, che sarebbe passato, ma più andavo avanti, più stavo nella fogna, più cadevo giu... Fino a finire in un inferno dalla quale penso, sia inutile chiamare aiuto per essere salvato.
L'inizio, riguarda il fine 2008: è stata una botta, come se m'avessero investito fisicamente... emotivamente, come se invece avessi avuto una bestia dentro me, formatasi non so come, che mi faceva stare giu. Risultato? L'inferno.
Dopo fine 2008, l'inizio della primavera mi fece rinascere, così mi diedi da fare con gli studi e arrivai a dei buoni risultati. Dopo scuola, mi trovai un lavoretto estivo: lavoravo con piacere, avevo trovato la forza, quella bestia se n'era tornata da dov'era venuta... "BENE! - pensai - E' stato un piccolo periodo, anche se pur pesante, di sfogo!"
Che successe? Come non detto... ricominciata la scuola, ricrollai. Tutto per 3 settimane o 4 o 5 (avevo perso la condizione del tempo). Ora, da qualche giorno, ci sono di nuovo dentro... Mi fermo qui: sapete gia molto più di quanto sappiano i miei amici... si, dalla quale mi nascondo (ovviamente). Questo perchè? Non lo so... avrò fatto qualcosa di male per meritarmi ciò... da piccolo avrò sbattuto la testa... non lo so proprio. Quel che so è che non so quanto ancora posso sopportare.
Tra l'altro, so anche che quel che ho, solo pochissimi possono capirlo: perfino io, quando sono stato bene DOPO la caduta, mi ritenevo uno stupido quasi ironizzavo anche... cosa che rifarei volentieri adesso. La gente comune, normale, non compatisce chi sta male quando "sta bene". Solo in casi disperati di malattie mentali allora provano pietà, anche se molti invece paura e diffidenza, con qualche goccetto d'ironia, per colmare il tutto. La gente ama e prova compassione solo per chi sta per morire, pur non conoscendolo, piuttosto che per uno che conoscono bene e che da di matto. Tutto questo, personalmente mi fa schifo...

Ho scritto abbastanza... che mi dite di voi?

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Messaggio  merla Gio Dic 31, 2009 12:38 pm

mi presento sono merla. :-)

Per quanto riguarda la depressione (che in realtà non ritengo prorpio un aspetto così fondamentale della mia presentazione, ma suppongo intendessi quello), nonostante qualche avvisaglia precedente, il primo episodio grave l'ho avuto quasi 5 anni fa, si è trattato di un'ansia prolungata e fortissima protrattasi per alcune settimane, risolta con i farmaci, ma che mi ha lasciato in uno stato abs simile a un'ameba per un altro ben po'. In autunno di quell'anno la prima ricaduta, con un senso di stanchezza estremo, zero risposta a stimoli esterni, tristezza, insonnia e ho cominciato a prendere anche antidepressivi che hanno migliorato la situazione.
Poi in seguito alle varie dismissioni dei farmaci finora ho sempre avuto ricadute, ho iniziato un psicoterapia ed ora sono seguita da un medico che, per la prima volta, non mi ha prospettato farmaci a vita, ma un programma preciso e a lungo termine.
Nel mio caso particolare nessun medico esclude ricadute, le cause sono svariate, sommando periodi difficili, fragilità mie personali e una certa predisposizione familiare diciamo.

Passando alla parte più fondamentale: ho 34 anni, faccio la traduttrice da 10 e sono iscritta all'università, convivo, ed ho un cane e un gatto.
Collateralmente soffro di depressione maggiore con disturbo d'ansia generalizzato, le ricadute mi fanno sempre meno paura perchè so come affrontarle, e i miei amici (chiaramente quelli stretti, ma perchè non metterei in generale i cartelli sul mio stato di salute), ovviamente il mio compagno, i miei familiari, e anche qualche agenzia mia cliente con un cui collaboro da tempo lo sanno.
Proprio il fatto di essermi trovata in situazioni in cui sono stata costretta a parlarne con alcuni clienti stretti, magari perché per certi periodi non sono stata in grado di lavorare ai ritmi soliti, mi ha dimostrato che non è come dici tu. Quando si parla di depressione, ansia e panico, sono talmente tante le persone ad averne sofferto/soffrirne o ad avere vicino qualcuno che ne soffre, che tutti capiscono e si dimostrano anche comprensivi. Tanto più dovrebbe valere per gli amici e le persone che ci stanno vicino.
Poi ci sono anche quelli che non capiscono, forse per ignoranza, forse per paura della malattia, ma credo che si possa dire lo stesso di qualsiasi altra situazione problematica, non solo dei disturbi psichici.

A parte questo, dici che nn sai quanto ancora potrai sopportare, beh non è che sei tenuto a sopportare ciclicamente la depressione (o quel che è, visto che non ci hai parlato di diagnosi) senza fare nulla, puoi fare qualcosa. Puoi rivolgerti a uno psicologo o a un medico, magari meglio il primo data la giovane età, o magari seguire anche altre strade, ma in ogni caso affrontare il problema. Qui in questo forum ci sono persone che tendenzialmente preferiscono non affrontare la questione con i farmaci e gli psicologi, e possono anche darti altri suggerimenti.
In fondo è anche il senso di questo forum: se fossimo condannati a vita a sopportare senza poter far nulla, sicuramente sarebbe meno frequentato e ci sarebbero meno persone, sarebbe unicamente uno spazio di sfogo, invece il suo intento è anche e principalmente costruttivo, per scambiarsi esperienze e forse anche per aiutare qualcuno a trovare la sua strada per uscire da disturbi psichici (chiamarli malattie mentali a me personalmene suona un po' peggio di quel che sono in realtà), sia che si riesca a guarire sia che si riesca a conviverci in modo più che discreto se non si riesce a guarire completamente.

mi permetto un predicozzo: dal modo in cui scrivi e in cui ne parli, mi sembra che tu stesso abbia un po' i pregiudizi, che dici trovare nelle persone intorno in te, da cui non ne parli con nessuno, ti chiedi se hai delle colpe (?) e, logicamente conseguente, non tenti di affrontare la questione come se ti trovassi davanti a una malattia, cioè non la curi, aspetti che passi o magari di trovare la ragione e uscirne da solo.
io chiaramente auguro a tutti coloro che non accettano di avere un disagio psichico da curare in qualche modo, che magicamente com'è venuto passi tipo l'influenza, ma purtroppo nella maggior parte dei casi questo non capita: occorre essere veramente consapevoli del problema e accettarlo, e quindi cercare il modo di uscirne. Alla tua età hai un sacco di risorse psichiche e fisiche, che noi altri sicuramente non abbiamo più, quindi non perdere tempo prima di chiedere aiuto. Quando si è giovani ci si cura meglio (in qualsiasi modo tu scelga di curarti) e soprattutto questo tipo di problemi, se trascurati, frequentemente si cronicizzano. Magari per te è ancora sufficiente un buon supporto psicologico, senza neanche dover prendere farmaci, e potresti guarire completamente. Quindi non star lì a perdere altro tempo a tentare di nuovo di farci dell'ironia sopra, ok? Se ti fossi rotto una gamba o simili non minimizzeresti parlandone come di un periodo stupido, diresti che te la sei rotta, ingessata, e sei guarito. Sarebbe stupido continuare a camminarci sopra anche se rotta no? Very Happy

Buon anno
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Messaggio  nessuno Gio Dic 31, 2009 2:21 pm

E' un po uno sfogo merla... ti ringrazio dei suggerimenti...
Beh, si, non ci sarebbe da fare ironia, ma a me non resta che quello. Ho provato a "pensare positivo",a pensare ad altro, a pensare le vie più alternative: ho preso delle valeriana, camomille, ho fumato... ma niente! Niente riesce a darmi pace. Sono distrutto. Anche se dovessi andare da psicologo o psichiatra che sia, so che tornerà e non è mai una soluzione difinitiva. E poi, tra l'altro, sai quanti "stupendi" consigli dovrei subire se molti sapessero della mia situazione? Certo, un incoraggiamento non è una cattiva intenzione, anzi... però da parte mia, e penso anche di molti altri, non è che un altro modo per torturarsi di sensi di colpa: Sono io che ho qualcosa che non va? Sono io a fare i capricci? Sono un bambino cresciuto che necessita d'attenzioni? No, semplicemente, sto male e la cosa peggiore è che si soffre, maledettamente. Non ho più il piacere di sdraiarmi su di una sdraio e sognare con la mente sgombra, guardare il sole levarsi e proseguire all'alba, compiacendomene, dedicarmi alle mie passioni... tutto ciò non mi è più possibile, alla tenera età di ormai 19 anni.
Sapete (o sai) in che modo altri casi di depressione nella famiglia possono influenzare la prole? Dalla parte paterna, mia nonna ne ha sofferto, alcuni dei miei zii e anche mio padre. Poi ci sarebbe un mio cugino che... lasciamo perdere.
Che ci sia un componente genetico che causi tutto ciò? Perchè io so che la depressione può attaccare chiunque, anche con motivazione, ma non così insistentemente...

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Messaggio  merla Gio Dic 31, 2009 7:38 pm

nessuno ha scritto:
Beh, si, non ci sarebbe da fare ironia, ma a me non resta che quello. Ho provato a "pensare positivo",a pensare ad altro, a pensare le vie più alternative: ho preso delle valeriana, camomille, ho fumato... ma niente! Niente riesce a darmi pace. Sono distrutto. Anche se dovessi andare da psicologo o psichiatra che sia, so che tornerà e non è mai una soluzione difinitiva.

Ma...questo non puoi saperlo finché non provi: per ora sai che la valeriana, la camomilla e le canne (che cmq al max hanno leggere proprietà ansiolitiche, ma sicuramente non antidepressive) non funzionano, ok. Se non hai provato altre vie non puoi sapere se siano risolutive o no. Rimane chiaramente una tua scelta.... ma faccio fatica a capire questo genere di atteggiamento: vero è che spesso è lo stesso disagio psichico che ti fa vedere tutto male per cui non si crede in possibili soluzioni, ed è anche per questo che serve chiedere aiuto o parlare con altri. TI posso assicurare che in questo forum ci sono persone che la depressione/l'ansia o cmq il loro disturbo l'hanno curato e guarito, altre che l'hanno curato, magari non sono riusciti a guarirne, ma in ogni caso hanno trovato un modo di conviverci quantomeno accettabile. E sono in linea di massima la max parte delle persone che continuano a scrivere, perché gli sfoghi se limitati a sé stessi non portano a niente.
Quindi non capisco perché proprio tu, sei sicuro di non poter trarre giovamento dall'affrontare il problema. Sinceramente spero che leggere qui le esperienze degli altri ti aiuti a cambiare questa convinzione.
FOrse nella tua famiglia nessuno è riuscito a risolvere? è questa la ragione della tua convinzione?
In ogni caso, valuta anche che ora rispetto a una volta ci sono cure migliori, tecniche di psicoterapia più adatte, farmaci più leggeri ed efficaci, quindi non si deve perdere la speranza.

A parte quello per quanto riguarda la predisposizione posso solo dirti quello che mi hanno detto i medici: la depressione non si eredita, al max si eredita una certa predisposizione, come si può dire per un sacco di altre malattie. Di per sé una predisposizione non implica che si sviluppi poi la malattia, la predisposizione per ora è certa soltanto in termini statistici ed empirici, cioè: se il figlio di genitori depressi ha un tot di possibilità di ammalarsi di depressione, un figlio di non depressi ha mano probabilità, niente altro.
Che poi se anche fosse ereditaria, tanto meno capisco perché non andare da un medico: visto che ereditaria che fai? te la tieni perchè tanto ti è capitata tra capo e collo e bona? scusami se sono un po' brutale, ma che senso ha? allora visto che c'ho una malattia ereditaria me la tengo e sto male. Geniale!....e qui l'ironia me la permetto io

Per quanto riguarda l'insistenza, che dirti, la depressione può benissimo tornare così insistentemente: di per sè un episodio depressivo non è eterno, ma se non trattato in alcun modo è più probabile che torni: c'è la depressione stagionale, di per sé cmq la depressione maggiore si caratterizza (a differenza della distimia) proprio per il carattere, magari più intenso, ma sicuramente episodico.
non so ecco...sia l'insistenza della malattia, sia la sua gravità io le ho risolte proprio solo con i farmaci e con il medico, quindi più che dirti che la mia esperienza è esattamente l'opposto rispetto alle tue convinzioni, non saprei.

In bocca al lupo per tutto
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Messaggio  nessuno Gio Dic 31, 2009 8:04 pm

No non intendevo le canne, ma sigarette: so da molti che rilassano... sembrerà stupido ma, quando si è disperati, si prova di tutto... io infatti prima dell'accaduto, odiavo il fumo.
E comunque si, so che si tratta solo di predisposizione. Nella mia famiglia ci sono stai dei casi: chi l'ha avuta, tra i parenti, ci convive ed ogni tanto hanno la ricaduta. Io però, ho solo 18 anni e non credo che la cosa sia il massimo alla mia età. Ho lo spirito a terra... Quel che ho scritto precedentemente era per di più uno sfogo, nient'altro... ho letto molte storie in questo e in altri forum e dicono tutti due cose: c'è chi dice d'essere ottimista e che riesce a venirne fuori ed invece chi è più pessimista e dice che tutto non gli serve a nulla.

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Messaggio  canterel II Gio Dic 31, 2009 9:27 pm

ciao nessuno.

il fumo non è terapeutico in alcun caso. Diventa rilassante solo nella misura in cui il fumatore sviluppa dipendenza. e con ciò intendo dire che diventa rilassante nel momento in cui io, tabagista dalle vie respiratorie ostruite di neri catarri, mi accendo una sigaretta per calmare il mio sangue bramoso di nicotina.
quando invece alle tre del mattino mi sveglio e scopro che il pacchetto è vuoto,
l'abitudine al fumo si trasforma in un fattore niente affatto rilassante. per cui mi vesto ed esco bestemmiando nelle tenebre per cercare le sigarette alle tre del mattino. effetti del tabagismo: diarrea, insonnia, inappetenza, problemi erettili, danni ai denti e alla pelle, al gusto e all'olfatto. senza contare i danni a lungo termine.

sull'ereditarietà. quoto merla. discutere se la depressione possa o meno trasmettersi con il corredo genetico potrebbe essere un problema interessante per chi fa il ricercatore. dal punto di vista del malato, la priorità non è delineare la filogenesi del male, ma ricevere una diagnosi e una terapia. Io cercherei di inquadrare le cose in una dimensione pratica e soggettiva, lasciando sullo sfondo queste domande un po' metafisiche.
Se empiricamente si riscontra una percentuale maggiore di depressi tra i parenti di altri depressi, questo non dimostra che ci sia una trasmissione genetica. le cause della maggiore incidenza potrebbero essere anche legate a fattori ambientali persistenti nella famiglia di origine. Un genitore depresso ad esempio potrebbe
influenzare i figli semplicemente abituandoli ai suoi comportamenti patologici e al suo stile di vita.
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Messaggio  nessuno Ven Gen 01, 2010 4:32 am

Per le sigarette hai ragione ma a volte è un modo per scaricare l'ansia, anche se non serve proprio a molto.

Per quanto riguarda la genetica: no, la famiglia non c'entra proprio. La domanda era posta più a fine curiosità: per via delle coincidenze che ho riportato, mi chiedevo se c'entrasse qualcosa il corredo genetico, tutto qui.
Non so proprio darmi pace. E' inconcepibile razionalmente che un uomo debba soffrire di mali del genere così facilmente: molti, se non tutti, almeno una volta nella vita, sperimentano la depressione. A che serve alla fine? Non è producente e non è mai un bene per chi la sperimenta (basti pensare ai preziosi regalini che lascia, quli tic nervosi e fisse incredibili talvolta). Per di più, aggiungerei che non è tanto un bene anche per chi ti sta vicino, che deve sopportare di vederti in quello stato pietoso. Se veramente esiste un inferno, penso sia fatto di questo.
Comunque sia, penso sia pressochè inutile piangere e darsi colpe. E' così e basta. C'est la vie. Non si può sempre avere ciò che si vuole dicono molti con filosofia, ma è anche vero che con la forza e determinazione, ci si può anche arrivare vicino... forza e determinazione che la depressione porta via.

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Messaggio  merla Ven Gen 01, 2010 3:38 pm

nessuno ha scritto: A che serve alla fine? Non è producente e non è mai un bene per chi la sperimenta (basti pensare ai preziosi regalini che lascia, quli tic nervosi e fisse incredibili talvolta). Per di più, aggiungerei che non è tanto un bene anche per chi ti sta vicino, che deve sopportare di vederti in quello stato pietoso. Se veramente esiste un inferno, penso sia fatto di questo.
.

Questa domande, lecita ma metafisica, si può applicare a qualsiasi difficoltà che si può incontrare nella vita, a qualsiasi malattia, a qualsiasi disgrazia.
A che serve l'influenza, il mal di testa, o la tosse? A che serve il male nel mondo?
Ognuno può trovarci o non trovarci la sua personale risposta (anch'essa metafisica), spesso molto legata al suo approccio alla spiritualità o alla vita nel suo senso più generale, e cmq a volte soddisfacente e a volte no.
Personalmente, ragionandoci a mente fredda, la posso considerare un'esperienza che cmq mi insegna qualcosa, su me stessa e anche sugli altri. Poi, in base alla mia personale concezione della vita, posso pensare che a prescindere facesse parte del mio destino (come altre cose brutte e anche tante altre cose belle) e che da qualche inevitabilmente mi porterà.
Non credo che questa mia interpretazione possa in realtà essere utile praticamente a nessuno, al max può essere un'interpretazione non particolarmente originale, comune a tante persone che nella vita hanno avuto un qualsivoglia problema.

Sono però abbastanza sicura che per fare certe considerazioni (a che serve? perchè è capitato a me? etc. etc.) sia necessario avere una serenità che probabilmente in questo momento tu non hai perché sei in crisi. Non sminuisco la tua capacità di analisi a priori, però è quasi un dato di fatto che nei periodi di crisi psichica si abbia una percezione delle cose diversa da quella che si ha nei momenti di benessere, alterata proprio dal periodo di crisi. Se ci fai caso descrivi la depressione come l'inferno. Per te sicuramente adesso lo è, ma è una forte soggettivizzazione probabilmente dovuta proprio alla depressione; sicuramente esistono molte persone che stanno meglio, ma è indubbio che ce ne siano anche molte che stanno peggio di un depresso medio: ci sono malattie davvero incurabili, situazioni difficili e pesanti di vario genere senza via d'uscita etc etc....senza arrivare all'estrema banalità dei bambini che muoiono di fame.
Banale, ma cmq poco discutibile, il fatto che in linea di massima un bambino che muore di fame o malato incurabile sia più ""infernale"" di un depresso, anche se la percezione del depresso non è tale (e non è per farti sentire in colpa, sia chiaro, è solo un cercare di posizionarsi in una scala più ampia della propria scala personale, che spesso aiuta anche a vivere diversamente i disagi. Io sono una che quando sta male, si sfonda una marea di libri/documentari sull'olocausto, pulizia etniche, bidonville, et similia, perchè paradossalmente il ridimensionamento a me serve molto, altri magari a leggere certe cose si demoralizzano ancora di più)
Poi chiaramente ognuno ha il suo personale inferno e non è il caso di fare gare a chi sta messo peggio.

A parte questo, ribadisco come cant, che queste riflessioni sono abbastanza inutili e alterate in questo momento. Se proprio non ritieni di voler chiedere un qualsivoglia aiuto, cerca almeno di star bene nei limiti del possibile. Non ci hai parlato esattamente dei tuoi sintomi, ma in linea di massima quando si è in crisi, cercare di non sforzarsi troppo senza cadere nella completa apatia, quindi fare il giusto, possibilmente fare qualche attività piacevole quando te la senti, evitare di stare chiusi in casa, evitare di star troppo da soli, il tutto sempre senza forzarsi sono piccole cose che possono aiutare. La depressioene toglie la spinta di fare, ma si tratta cmq di attimi, e se uno riesce a cogliere quell'attimo in cui si ha un minimo di desiderio di far qualcosa di paicevole, a volte ci si distrae per un po' e il momento più brutto passa.
A me ha aiutato il lavoro (ma giusto perchè mi piace) e m'imponevo di farlo e gli amici che si sono dati il cambio per portarmi fuori di tanto in tanto, altri sono stati aiutati da attività come lo yoga, il giardinaggio o altre attività manuali. Il mio compagno stacca la mente nei momentacci ascoltanto musica o cercando video sugli animali.
Sono piccole cose, ma aiutano a staccare la mente dai brutti pensieri, che forse nei momenti più difficili è la cosa più importante.
Se ti aiuta o hai piacere di scrivere qui, sappi che, cmq sei il benvenuto e, anche se adesso sotto le feste c'è poca frequentazione, sicuramente ci saranno altre persone a scriverti, presentarsi e c'è un'atmosfera abbastanza accogliente e, se vuoi, disponibille all'ascolto e al confronto.

a presto
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Messaggio  nessuno Sab Gen 02, 2010 1:59 am

Ringrazio moltissimo te e chiunque s'unisca a questa discussione.
Il fatto del mio sfogo è che ho rabbia: è difficile per me assistere alla mia vita, dove non dico tutti nella complementarità, ma moltissimi, riescono a vivere la loro gioventù senza grossi problemi.
Da quando sono caduto, come molti penso del resto, mi son sempre dato delle colpe, ma adesso capisco che di colpe, in casi simili, difficilmente è da attribuire all'individuo che la sviluppa.
Te magari cerchi di rimidensionare il tuo problema mettendolo a confronto con quelli degli altri e se il tutto ti riesce bene, significa che c'è un certo grado di lucidità in te: riconoscere altri mali al di fuori della depressione, vuol dire aver fatto molti passi avanti. Per me non è così però...
Una volta m'interessavo d'astronomia: mi piaceva guardare documentari su stelle, galassie, teorie in generale sull'Universo... come si presenta attualmente la questione? Non provo più nulla. Sembrerà stupido ma guardare il cielo non è più la mia più grande passione. Così come le moto, anche se per quest'ultime, in momenti meno bui, provo ancora qualcosa.
Comunque sia, ho deciso di parlare coi miei e presto inizierò a frequentare uno psicologo o psichiatra... ecco, qui volevo che mi aiutaste: che differenza c'è tra i due? Io avrei bisogno di una spinta molto forte... Grazie.

(continuerò sicuramente a frequentare il forum e a dare una mano, nel caso ce ne fosse di bisogno, se posso)

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Messaggio  merla Sab Gen 02, 2010 8:29 am

Beh in realtà sono due aspetti complementari nella cura della depressione: approcci diversi ma che in realtà, per quanto riguarda la medicina classica, in linea di massima dovrebbero andare affiancati per dare i migliori risultati.

La psichiatria si occupa di più delle reazioni fisiche del nostro cervello alla depressione, mentre la psicoterapia si basa per lo più su colloqui, singoli o di gruppo, ma ci sono vari tipi di psicoterapeuti che applicano anche altri metodi. Conta che ci sono anche terapie come il metodo Tomatis (io non lo conosco ma una partecipante al forum che ora non si vede da qualche giorno, ne ha tratto giovamento, o la terapia della luce molto diffusa nei paesi nordici, dove il clima e la mancanza di luce naturale pare che sia una delle cause della depressione, a me avevano consigliato l'EMDR, che è un metodo vagamente (ma molto vagamente) riconducibile all'ipnosi per curare alcune ossessioni o problemi legati ad eventi traumatici). Quindi ci sono moltissime opzioni. C'è anche da dire che la psicoterapia dipende molto dal rapporto che si instaura tra terapeuta e paziente, rapporto che non è sempre immediato, e che a volte non si instaura mai per mancanza di empatia, al che diventa fondamentale cercare un altro terapeuta. In ogni caso spesso le prime sedute sembrano inutili perchè servono soltanto a conoscersi e a inquadrare il problema, dopo un po' inizia a essere un supporto vero e proprio. Insomma ci vuole pazienza e, in caso di scoraggiamento, occorre parlarne chiarametne con il terapeuta e, in assenza di feedback, piuttosto cambiarlo. L'empatia non s'impara all'università purtroppo. Very Happy

Invece la psichiatria è quella a cui compete la diagnosi (una diagnosi è cmq fondamentale, anche perchè tu possa comprendere al meglio il problema), e che poi in genere si occupa dell'aspetto farmacologico o ti indirizza verso la psicoterapia. La cura farmacologica ha degli effetti relativamente rapidi anche se in certi casi va proseguita per un periodo abbastanza lungo, anche se è sempre soggettiva sia la reazione, sia il fatto di azzeccare al primo colpo il farmaco più adatto. La psicoterapia è una cosa più lunga, ma ti aiuta a modificare schemi di comportamento depressivi o ansiogeni o, ma forse non è il tuo caso, a fare una vera e propria analisi che tiri fuori le ragione più intime, se ci sono, che portano alla depressione.

Cmq in generale il mio consiglio è di rivolgersi a uno psichiatra in prima battuta che poi una volta fatta la diagnosi e considerati vari fattori, dovrebbe indicarti la terapia psicologica o farmacologica o entrambe, più adatta. Nel tuo caso però, se ne hai la possibilità, io ti consiglierei di sentirne più d'uno di psichiatri, perchè ci sono medici più o meno diffidenti verso la psicoterapia e con il farmaco più o meno facile, e di scegliere quello con cui ti trovi meglio. Considera che anche le cure farmacologiche sono lunghe (benché abbiano effetti più rapidi) e che in ogni caso vista la tua età, a meno che non sia strettamente necessario, sarebbe meglio evitare psicofarmaci e armarsi di santa pazienza con una psicoterapia ben fatta. I recettori del nostro cervello bene o male si abituano agli psicofarmaci di qualsiasi tipo, e quindi boh, finché si possono evitare, io li eviterei.

In ogni caso i miei consigli sono solo dettati dalla mia esperienza, perchè quella della medicina classica è stata la strada che ho percorso/percorro io e che mi ha aiutato. Come già detto, qui ci sono persone che hanno seguito strade del tutto o in parte diverse, e che, quando riappariranno dai bagordi natalizi e capodanneschi, certamente potranno raccontarti la loro esperienza e raccontarti altri modi o percorsi per venirne fuori.
Fa piacere in ogni caso che tu abbia parlato con i tuoi e preso questa decisione. Adesso armati di pazienza e vedrai che riuscirai a risolvere.

A presto
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Messaggio  JulianRoss981 Sab Gen 02, 2010 1:04 pm

Ciao Nessuno e benvenuto sul forum da un utente poco meno recente di te.
Non ho esperienze di terapie di nessun tipo quindi non ti posso essere assolutamente di aiuto, però magari così hai una testimonianza in più.
Io sto attraversando in questo periodo il momento peggiore della mia vita. Ho 28 anni e sto andando avanti per inerzia. Avvisaglie ne avevo avute anche in passato ma la situazione è nettamente peggiorata nelle ultime settimane. Come te ho perso interesse per le cose in generale e ancora peggio per quelle cose che un tempo riuscivano in qualche modo a darmi "piacere" e benessere. Esco pochissimo, ho pensieri fissi e ho iniziato ad avere problemi sul lavoro a causa del mio comportamento e talvolta della mancanza di concentrazione e di motivazioni.
Ho molti difetti, tra questi quello di non riuscire a prendere decisioni importanti ed è per questo che ancora non mi sono deciso a rivolgermi a nessuno di competenza che mi aiuti a recuperare un pò di serenità e a scoprire quali sono i motivi che si celano dietro a un disagio, troppo grande per spiagarsi con le motivazioni che gli attribuisco io.
Qualche giorno fa però ho contattato uno psicologo via internet, ho iniziato a muovermi diciamo. Lo so che è soltanto un piccolo passo, ma spero che sia il preludio ad uno più grande.

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Messaggio  nessuno Sab Gen 02, 2010 8:14 pm

Grazie tantissime merla, sempre d'utile supporto e consiglio. Sinceramente, so su per giu da cosa è causata la depressione... Comunque sia andrò sicuramente, sperando sperando e sperando. Oggi sono stato nella mia campagna: il tempo sereno, silenzio e un po di lavoro hanno contribuito ad alleviare un po le mie sofferenze... Dovrei farlo sicuramente più spesso.

Ciao JulianRoss. E' un inferno, so a cosa riferisci. Panico, spirito a terra, pessimismo... Il peggio è che devi sempre portartelo dietro, costringendoti a sforzarti talvolta, dipendentemente dalle situazioni, per tirar fuori un mezzo sorriso ipocrita e qualche parolina. Un totale schifo insomma. Comunque, inutile piangere, prendersela, arrabbiarsi con se stessi e gli altri: secondo me bisogna non pensarci molto (una delle principali caratteristiche sono proprio la ruota di pensieri che attanaglia la testa) e accettare il fatto che si abbia qualcosa che non va e soprattutto trovare la forza di combatterla, anche se difficile e soprattutto distrarsi e cercare d'euilibrare al meglio se stessi. Non ci sono altre soluzioni.

Voglio farvi una domanda: anche a voi la depressione porta un panico anche talvolta per ciò che ritenete, nella vostra razionalità, essere positivo? Io sono sensibilissimo e anche sentire certe grida (a volte mi capita sentirle, provenienti da un po ovunque) mi viene il panico. Non posso più nemmeno guardare la TV senza che mi venga da pensare... Gli unici programmi che riesco a guardare sono (su Sky) L'ultimo sopravvissuto, Top Gear e altri simili (trattasi di documentari)... poi mi viene da pensare anche alle ingiustizie, prime tra tutti la morte. Mi sforzo di vivere nella semplicità, ma molte volte non riesco: io sono uno di quei tipi che si creano una propria filosofia, purtroppo realista e pessimista, tanto è vero che adoro guardare il Dr House, che un po d'altra parte ci rappresenta. Oggi star in campagna a fare qualche lavoretto ha giovato sul mio spirito, come se il pensiero librasse dopo molto tempo di rimanere attaccato a terra. Inizio a pensare che sia la società moderna il male dell'uomo più grande. Richiamiamo come esempio gli animali: hanno anche loro dei sentimenti e anche se talvolta non si rendono conto di quanto accade, s'affidano all'istinto e alla natura, che gli da tutto ciò che gli serve. Cosa siamo noi? Abbiamo la fortuna/sfortuna d'essere intelligenti, ma alla fine, cosa abbiamo ottenuto in cambio? Il cibo? L'acqua? Un riparo? Questi gli animali li trovano in natura. Noi otteniamo invece solo infelicità. Non vi pare sarebbe bello vivere nella semplicità, in uno stato naturale? Ovvio che per fare ciò non avremmo dovuto evolverci (sono credente in Dio, anche se non ho un colore religioso preciso, grazie appunto alla depressione).

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Messaggio  anthea Lun Gen 04, 2010 12:31 am

ciao "qualcuno" (così il tuo nick mi piace di più.. Smile )

Io ho iniziato a diciott'anni come te. Ora ne ho 40.
Come te tutto mi è crollato addosso e le speranze di una vita sono morte in pochi giorni.
Pensavo che non ce l'avrei fatta. Guardavo le mie amiche e mi vergognavo, e poi mi arrabbiavo perchè loro stavano bene ed io ero disperata.
Mi chiedevo perchè doveva succedere proprio a me e ho dato la colpa persino a Dio perchè non avevo pace!

Basta che ti guardi intorno con più attenzione e vedrai che ce ne sono altri 1000 come te, che non parlano e cercano di tenere nascosto.
A Pisa c'è un'ala dell'Università tutta dedicata alle depressioni infantili.

Il problema è che a 18 anni non si accetta di stare male senza vedere in fondo la guarigione. Hai il terrore di rimanere menomato per sempre e pensi che non potrai avere una vita. E' anche la depressione che porta questi pensieri.

In realtà più si va avanti con l'età e più ci si rende conto che anche i mali che un tempo passavano in una settimana, ora te li tiri dietro per sempre a cicli: cervicale, mal di testa, mal di stomaco, intestino irritabile, lombalgie ecc..
Alla fine si impara a conviverci e si capisce che l'importante è non soffrire troppo e badare alle cose belle che ci capitano.

Io ci ho messo anni ad uscire da sola dalla depressione e ce l'ho fatta con un farmaco e tanta volontà. Poi è ritornata dopo anni, e poi ancora poco tempo fa.
Nel frattempo ho gioito, mi sono sposata, ho fatto due figli e lavoro.
Purtroppo quando sei depresso, ti sembra di essere entrato in un tunnel buio senza uscita; davanti e intorno a te vedi solo le cose negative e dolorose. La vita stessa ti sembra inutile ed un continuo di sofferenze.
Ed è così. La vita è anche questo. Però c'è molto di più! C'è la gioia, l'allegria, l'affetto, la serenità...

Tutta quella vita perfetta che ti fanno vedere in TV è finzione assoluta! Non aver paura di ammettere che hai un problema e affrontalo.
Io ora ho capito che anche se ci ricadrò, ho le armi per combatterla, e poi mi conosco anche di più, per cui penso di poterla affrontare meglio.

Adesso non pensare a cosa ti potrà succedere fra cinque o dieci anni... pensa a cosa fare subito per stare meglio.
I problemi è meglio affrontarli così quando si presentano e senza viaggi mentali sul futuro, fidati! (Da una che ha le piste di atterraggio in testa, dal gran viaggiare che si è fatta! Laughing )
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Messaggio  nessuno Mar Gen 05, 2010 12:23 am

Ti ringrazio anthea, tantissimo, anche se mi sembra difficile prendere un qualche tipo di spunto da chiunque tenti di darmi dei consigli in questo periodo.

E' inconcepibile che un uomo o quello che sia, debba vivere una vita soffrendo per un nulla. Alcuni sono davvero così fragili? Non riesco a capacitarmi di come mai questo male, senza senso, possa distruggerti vita e sogni. Riesce molto difficile mantenere viva la speranza e la fede in casi del genere. Ti senti morto prima di morire e nel mio caso, morto ancora prima di vivere, visto la mia età. So che chi entra in queste fasi, riesce si ad uscirne, ma se poi tornano? Sono un tipo che si butta giu troppo facilmente. Prima di cadere, avevo progetti, come forse gia ho detto, ma adesso sono via, finiti, bruciati insieme alla mia voglia di fare. Mi sembra di vivere un sogno, via via sempre più brutto... e tutto questo senza un perchè! Perchè dev'essere così difficile per noi? Di certo non insinuo che la vita può essere qualcosa di semplice da affrontare, ma a questo punto, potrebbe definirsi sola sofferenza. Non riesco più a trovare piacere in nulla. Quelle che erano le mie passioni, come la musica, le moto e quant'altro, non le penso nemmeno più. Sento sempre più il distacco dal mondo... L'unica cosa che mi da un po di pace forse è la speranza che un giorno le sofferenze possano essere ripagate, in un modo o nell'altro, e che scompaiano.

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Messaggio  anthea Mar Gen 05, 2010 9:49 am

Io, come madre, avendo sperimentato quanto è terribile la depressione e come riesca ad annullare in un sol colpo la vita di una persona, se fossi mio figlio ti prenderei di peso e ti porterei subito da uno psicoterapeuta prima e, in caso non fosse sufficiente, da uno psichiatra poi!

Perchè soffrire se esistono le cure? Quello che capiterà nel futuro non lo possiamo sapere, e comunque a cosa giova pensare al futuro se non abbiamo un presente?

Smettila di piangerti addosso e di aspettare il miracolo di chissà quale santo... e prendi in mano la tua vita!

Sei giovane, ma sei pure maggiorenne e quindi uomo a tutti gli effetti. Non sperare che qualcuno o qualcos'altro faccia le cose per te. Se vuoi stare bene, devi lottare. La lotta fa male e certe volte sembra che sia tutto inutile, ma è meglio che guardare la propria vita andare a ramengo con le mani lungo i fianchi!

Cerca uno specialista e parlane con i tuoi. Vedrai che ti aiuteranno. E smettila di piangerti addosso!!
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Messaggio  merla Mer Gen 06, 2010 10:04 am

senti nessuno...scusa la franchezza ma quello che tu definisci inconcepibile, nn è inconcepibile per niente.

è comprensibile che tu, proprio perchè non hai ancora tentato nessuna strada terapeutica, in questo momento veda le cose in questo modo: essere d'improvviso depressi "sembra" inconcepibile per il semplice motivo che è la tua psiche, la tua volontà e la percezione delle cose ad essere minate da questo problema.
per il resto è concepibile come qualsiasi altra patologia o difficoltà nella vita: a me hanno investito a 14 anni, con pericolo di vita e coma, due mesi di allettamento etc etc. Le conseguenze fisiche (piccole per fortuna) e psichiche le pago ancora adesso (e come dice anthea alle piccole conseguenza fisiche ormai mi sono abituata e non me le toglierò più anzi con il passar degli anni inevitabilmente si aggravano), i miei progetti, per quel che potevano essere a 14 anni, sono stati sicuramente devastati e in ogni caso anche una volta guarita il mio modo di pensare ai progetti e alla vita non è ovviamente stato lo stesso, le persone che mi erano vicine hanno sofferto e molto, e la certezza che non avrò più incidenti nella vita non la posso avere. Rimane la questione del perché? stringi stringi perchè non mi sono fermata sul ciglio o perchè il conducente invece di frenare ha accelelerato pensando di passare. Non mi pare possibile, oltre che decisamente insensato, tentare di ricondurre tutto ciò a un ideale di Giustizia che mi spieghi se era giusto o sbagliato. o chiedermi se me lo meritavo, decisamente no, non me lo meritavano, ma non sono la prima a cui capita qualcosa di immeritato e certamente non sarò l'ultima.

Allora, tornando al punto, è normale che a 18 anni, una persona in salute, si senta il padrone del mondo e guardi alla vita come a una marea di prospettive e nulla più, a 18 anni si ha il mondo in mano, per cui è comprensibile come questo improvviso cambiamento dovuto a un supposto stato depressivo abs improvviso e forte, ribalti completamente la tua concezione di vita e ti invogli ad arrovelarti su quesiti che in questo momento non sei in grado di affrontare.
Tanto più è comprensibile proprio perché finora non l'hai mai curata.
Vedi, la paura fa 90, e questo è ora come ora il tuo pensare alle ricadute. Le ricadute depressive, se la depressione la si cura o cmq se si affronta il problema, possono essere più o meno gravi, ma certamente non fanno paura come la prima volta, perchè uno è cosciente o consapevole che se ne esce. Ammesso che poi le ricadute ci siano, perché non è detto. E oltretutto, curandola, a prescindere dalle ricadute uno riesce a costruirsi la vita che vorrebbe (sempre nei limiti del possibile, perchè se tu vuoi una vita senza nessun problema di salute fino a tarda età, è un progetto su cui non puoi far conto. Very Happy).
Potremmo aprire un bel post filosofico leopardiano su quello che volevamo, speravamo a 18-20 anni e su come poi sono andate le cose, per una serie di problemi, limitazioni, piccoli guai che ci ha imposto la vita. Oppure potremmo aprirne un altro su quante cose belle e insperate ci sono capitate da quando avevamo 18, quante porte si sono aperte etc. etc. è solo questione di come guardi il bicchiere, mezzo pieno o mezzo vuoto, e un depresso in genere lo vede mezzo vuoto. In ogni caso sarebbero due post che andrebbero nell'OT, perchè stringi stringi centrano con la depressione come con qualsiasi altro evento.

Francamente, dai retta a chi ci è passato prima di te e ci passa da più tempo di te: questi pensieri sul perché e sul per come proprio a me, non per sminuirli, ma li abbiamo fatti tutti prima o poi e a un certo punto abbiamo smesso di farli perchè inutili ai fini di quello che poi è importante. Anzi ti dico, questo arrovellarsi su un'"ingiustizia" che ci è capitata è normale a prescindere dallo stato depressivo (anche se probabilmente acuita da quest'ultimo): è normale alla tua età, poi s'impara che le cose non vanno necessariamente come vorremmo, e che l'importante è affrontare i problemi, e, se c'è, trarne l'insegnamento che se ne può trarre e andare avanti. Bona.
è una delle normali fasi di passaggio all'età adulta: a te è capitato in sorte a 18 anni, a me a 14, agli zingarelli per strada molto molto prima, e di per sé è una cosa naturale.

Spero di non essere stata troppo brutale: a 14 anni, quando chiesi perché a me? mi fu data una risposta ancora più brutale da mio papà, e cioè "volevi che investissero la tua amica che era con te?" e non una parola di più.
Per il tuo bene, cerca di non pensarci più in questi termini, al max cerca proprio di non pensare più, ma cercare nei limiti del possibile di agire.
Che ti han detto i tuoi?

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Messaggio  Viola Mer Gen 06, 2010 5:58 pm

Ciao nessuno, ben arrivato su questo forum che malgrado tutto è un sacco figo!!! Very Happy Io sono viola, ho 46 anni e a 42 circa(già comincio a dimenticare ;-) ) quasi alla fine della psicoterapia, ho accusato alcuni sintomi tipici della depressione...Ma la cosa che mi ha colpito maggiormente fu lo stare a casa sul divano a dondolare ad occhi chiusi per 15 giorni senza poter mandare giù alcun cibo, dopo un anno infernale di crisi di panico che perlopiù accadevano quando ero in macchina.Non una volta mi soccorse il 118 in strada. Un inferno come dici tu. Dovevo lavorare, ho un figlio. Mi sono preoccupata e chiesi allo psicoterapeuta di parlare con una neurologa...Lui mi chiese perchè...ed io dissi: perchè sento che le emozioni mi stanno sovrastando...sento che così non posso andare avanti. E lui mi disse solo di non mettere a dormire, di nuovo, la bambina viola. Capimmo ed andai...la diagnosi fu certa e anche la cura. E qui iniziò il mio calvario...perchè scoprii di avere una forte resistenza ai farmaci. Che dovetti superare (un inferno interiore indimenticabile). Ce la feci anche grazie all'iscrizione al forum, la sera stessa della dignosi.Leggere gli altri del forum fu illuminante. Mi sentivo sola...e mi hanno spiegato e incoraggiato. Eccomi qui, guarita. Capisco il gira e rigira mentale che ti si è innescato...A me ci son voluti farmaci e proseguire la psicoterapia che oramai portavo avanti da circa 5 anni...Finita anche questa da circa un anno e mezzo. Ho temuto le ricadute , certo...Ma come si fa a temere le ricadute se mai ti sei curato? Forza e coraggio...Portati dallo psichiatra e da uno psicoterapeuta. La mia psicoterapia l'ho fatta con uno psicoterapeuta della Gestalt...Oggi, ho dei momenti depressivi...perlopiù legati a stress e paure....Ma sono atteggiamenti depressivi insiti in ognuno di noi e non più malattia depressiva. All'inizio, appena finito lo scalaggio dei farmaci...Non ti nascondo che questi atteggiamenti depressivi mi intimorivano non poco...Ma la psicoterapia mi ha sotenuta..........Eccomi qui...guarita! Questa è la mia testimonianza....prima cominci, prima ti conosci, prima ti ami, prima guarisci...Un depresso non è uno stupido. C'è la crisi depressiva ma non è SEMPRE. Quindi, appena puoi vai!!!!!Un abbraccio a Te e a TUTTI. cheers
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Messaggio  Stef Gio Gen 07, 2010 12:39 am

Ciao amico, sto leggendo il tuo messaggio verso di noi anzi, dovrei dire richiesta di aiuto o almeno di semplice comprensione, però di comprensione vera. Io non ho molta esperienza medica però sono un depreosso vero (che adesso sta bene ma sempre con possibilità di ricadere se non mi curo) e forse non so se potrà essere utile ciò che sto per scrivere.
Se non ti annoio ti parlo un po' di me.
Adesso sono vecchio, ho 56 anni. Quando ero piccolo ero molto timido, con le ragazze ero proprio... non so come dire... arrossivo, non facevo nessun approccio. Dall'adolescenza in poi sono diventato più espansivo e più entusiasta verso le nuove conoscenze di amici o di amiche, ero anche più intraprendente ma... o mi spingevo troppo in là con l'espansività (solo come discorsi profondi o tecnici anche sul sesso ma seri, non per fare qualcosa di male, anche scherzandoci sù ma non con volgarità) o ero troppo accondiscendente, remissivo (cioè ancora una volta timido).
Sto parlando di questo perché credo che sia collegato alla depressione, cioè la personalità forse era già depressiva o lo è diventata a seguito di delusioni.
A 18 anni fui lasciato dalla mia prima ragazza di cui ero innamorato. Lì è iniziato un discorso particolare della mia vita. Il pensiero non mi lasciava, il dolore era intenso, non passava col passare del tempo, avevo pensieri di fare del male, il pensiero e il sentimento erano fissi, ossessivi, non c'era nulla da fare. Per la prima volta in vita mia mi confidai con mio padre (mai parlavo delle cose intime con papà o mamma), alla fine, col passare del tempo, visto che la cosa non migliorava, mio padre mi fece conoscere un suo amico. Questo signore, a cui devo tanto, era un sociologo abbastanza importante, conosceva Muccioli, Umberto Galimberti e altri. Faceva fare iniziative a detenuti, portava a fare visite ai suoi allievi nelle nazioni straniere per mostrare le istituzioni culturali e sociali (di come funzionavano sul concreto), insomma un personaggio. Ma la cosa importante era un'altra, era una bella persona. Andavo da lui (non uno studio, ma una casa, la sua) dove parlavo liberamente, mi confidavo, domandavo su tutto, temi che oggi si definiscono sociali e psicologici e anche filosofici sul perché delle cose. Mi fece conscere Erich Fromm (con le letture) e mi citava tanti autori facendomi degli esempi concreti per farmi capire le loro scuole di pensiero e di terapia. Mi parlava, mi chiedeva, mi chiariva, non parlavo solo io.
Io oggi mi chiedo: ero normale o no? Dopo una delusione da innamoramento si può perdere la testa? E se sì, fino a che punto? Erano i primi segni di una "malattia"?
Da adulto ho avuto altre esperienze (positive) di percorsi di vita, conoscenze, amicizie, eppure tornavo sempre a un punto di male. Mi sentivo bruciare come se avessi un fuoco dentro, ero insoddisfatto della vita, a volte sentivo che tutto era inutile, quindi era inutile anche fare sforzi per migliorare (che tanto non sarebbero serviti a niente, pensavo). Le ragazze, pensavo, preferiscono sempre gli altri, i finti, i brillanti in società, i sicuri di sé, i misteriosi, i belli, i problematici con un passato oscuro o di droga... insomma tutti tranne me. Io ero problematico ma a modo mio sincero, aperto e fin troppo trasparente. Ero profondamente infelice, finì con l'odiare le donne.
Andai quindi in terapia. Per farla breve alla fine sono stato da neurologi, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri, terapeuti vari, una cartomante, ho fatto arti marziali tra cui il Tai Chi-Chuan molto "meditativa" e filosofica (filosofia cinese tipo Tao). Ho letto di psicologia, sociologia, psicanalisi, Budhismo e Zen. Veramente non ricordo bene tutto perché è come un vortice da cui non sono mai più uscito.
Ma... non sono MAI stato giudicato anormale, nemmeno sotto Pentotal (il cosiddetto "siero della verità" usato anche a scopi d'indagine psichica per arrivare al profondo).
La conclusione di tutti, esperti e non, è che io non avevo problemi patologici ma psicologici, normali. Cioè ero un tipo problematico, molto, con blocchi anche di maturità, ma risolvibili con la volontà. Ma... qui sta il punto! La volontà un cavolo! Io non ci sono riuscito a migliorare o cambiare con la volontà, ma SOLO CON GLI PSICOFARMACI!
Questa è la mia esperienza. Sì, è vero, oggi vado da un neuropsichiatra ma sto bene da tempo (qualcuno mi deve prescrivere le medicine) e anche da una psicologa che, dopo due anni, ha detto che ci possiamo vedere quando voglio, cioè NON PIU' CON APPUNTAMENTO FISSO ma quando ne sento l'esigenza, anche mai. Ma il merito è stato quello di un percorso terapeutico, di una cura farmacologica, di una combinazione delle due? Io ero così di natura, ero predisposto geneticamente e la delusione ha fatto scattare il meccanismo perverso? Forse ero troppo sensibile e quindi ho accusato il colpo in maniera così forte da ferirmi profondamente, rompermi l'equilibrio mentale, emotivo, cerebrale, o che?
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Messaggio  nessuno Gio Gen 07, 2010 2:34 am

merla, io sono troppo una persona complicata. Troppo. Ho sempre pensato e riflettuto su tutto, cercando una spiegazione a tutto, arrovelandomi su tutto. La verità è che più penso e più mi sembra di perdermi per mare. Ormai ho perso di vista la costa e non so se riuscirò mai a raggiungerla... forse si, a patto che sbatto la testa su qualche muro magari. Sono cambiato col passare del tempo per questo mio incessante pensare e ripensare, il mio essere fatalista, assolutista, ma sono fatto così e non posso farci nulla. Il problema sta che quando sono caduto in depressione, ciò che osservavo e contemplavo e su cui riflettevo, m'è sbattuto contro e ciò mi ha ferito (a parte la ferita per la depressione che incombeva) e non poco. Tutto ciò che osservavo da pessimista, è divenuto il mio inferno. Inutile e sperare di farselo piacere, di farselo andare bene, d'accettarlo. Non lo accetterò mai, è questa la verità. Tutto è strano, assurdo, bizarro, ma soprattutto tanto imprevidente. Ogni evento della vita intendendo. La verità è che ho paura, paura di tutto, soprattutto dei cambiamenti. Di fatto ho sempre odiato le sorprese... e questo non cambierà sicuramente. Stasera parlavo di Giustizia assoluta con un mio amico evangelico. Io gli facevo notare, parlando della giustizia di Dio, che la vita è sempre difficile, ma per alcuni lo è di più. Che mi ha risposto? Questo è un fatto che riguarda te e Dio, non te e gli altri. Risposta che mi sarei dato da solo, nessuna sorpresa, ma l'avere ragione non m'ha fatto stare bene, in quanto io sia realista. D'altro canto, lui pensa che tutti abbiano una possibilità di redenzione in vita, di cambiamento, ma io no. Mi dispiace comunque per il tuo incidente... dev'essere stato un vero e proprio trauma, specie a quell'età...
Per quanto riguarda i miei? Adesso che le vacanze son finite mi cercherò un aiuto in ambito medico. Spero serva a qualcosa...

Grazie Stef per avermi reso partecipe della tua storia. Si, hai colto del segno: quel che ricerco è comprensione. Non chiedo aiuto, ma solo comprensione. Ho sempre timore di lamentarmi, perchè so che pecco nei confronti della sofferenza d'altri, che in certi casi stan peggio di me. Ho la fortuna d'avere la famiglia e una situazione alquanto stabile al momento. Tu hai 56 anni, sei anche più grande di mio padre. Di sicuro avrai molta moltissima esperienza alle tue spalle, anche più di me. Ammiro chi sa combattere e chi ha un animo forte, chi è dotato di forza di volontà... E' tutto quello che mi manca. Vorrei tanto rassegnarmi e vivere come meglio si può. Vedi, il mio non è un problema di timidezza e di sensibilità. Io sono sensibilissimo e sono anche timido e continuo (anche se molto meno) tutt'ora ad esserlo. Il mio è un problema comunque va aldilà di tutto ciò (leggere sopra per capire). Il fatto stesso della sofferenza non trova spiegazione in me e questo mi fa andare di matto. Poi la depressione mi ci fa sbattere contro e allora mi faccio davvero male.

Una parentesi: Sono un tipo concettualista: ad esempio, il mio concetto di perfezione sono la Libertà e l'Amore messi assieme su di un'unico piano, uno che completa l'altro negli aspetti positivi annullando quelli negativi. La sofferenza in questo concetto non esiste, ne tanto meno a prescindere costrizione. Sogno costantemente un concetto simile e al sol pensarci, spero che questo sia il nostro Paradiso, Eterno ed Infinito, una volta passati a miglior vita.

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Dove sono finito? Fatemi luce... Empty comprensione o...

Messaggio  anthea Gio Gen 07, 2010 2:39 pm

compatimento?

Credimi, fra i due il filo è molto sottile. E questo non da parte nostra, ma tua. Sei sicuro di cercare comprensione vera? Comprendere non significa poi non esprimere un parere e non significa tacere dando sempre ragione, ma bensì capire l'altro nella sua essenza, essere partecipi dei suoi problemi, ma anche dei suoi torti.

Alla tua età spesso si pecca di assolutismo. Le cose o sono bianche o nere, i grigi vengono visti come compromessi e quindi assolutamente impossibili da accettare.
Tu stesso dici:
"ma sono fatto così e non posso farci nulla".... "Inutile e sperare di farselo piacere, di farselo andare bene, d'accettarlo. Non lo accetterò mai, è questa la verità"......"Di fatto ho sempre odiato le sorprese... e questo non cambierà sicuramente.... "Sono un tipo concettualista: ad esempio, il mio concetto di perfezione sono la Libertà e l'Amore messi assieme su di un'unico piano, uno che completa l'altro negli aspetti positivi annullando quelli negativi"

Questi sono tutti assiomi fai-da-te che non hanno alcuna base realistica. Cosa significa è inutile? Cosa significa non lo accetterò mai? ecc..
Ognuno di noi, nell'età adulta viene messo in modo più o meno feroce, di fronte alle proprie debolezze umane e alla strana realtà della vita in tutta la sua tremenda difficoltà.
Il fatto che tu ora stia male, che sia un concettualista, che la realtà ti faccia schifo, penso sia una prerogativa di ogni essere pensante di questo mondo a periodi alterni.
Quando si sta male, non si può vedere nulla di bello e forse non lo si vuole neppure vedere.
La depressione poi acuisce questa visione delle cose. Ma non è una visione di comodo??
Voglio dire... non è più semplice affermare che la vita fa schifo, piuttosto che cercare un equilibrio ed una soddisfazione che costano enorme fatica?

Le speculazioni filosofiche durante una crisi, non portano che ad una crisi ancor più profonda, perchè non si è nello stato mentale utile per meditazioni ragionevoli. I pensieri errati si autoalimentano nella testa fino a che ti sembrano i soli giusti e per quanto cerchi, non arrivi mai ad una via d'uscita.

Magari ti manca uno scopo nella vita. Alle persone, soprattutto giovani, uno scopo aiuta ad affrontare le proprie paure. Forse questo vuoto di valori superiori dei giorni nostri, crea la mancanza di stimoli vitali.
Riprendersi questi valori magari rivolgendoti a chi ha bisogni concreti, potrebbe aiutarti a riscoprire il valore della vita e la sua semplice bellezza anche in mezzo alle brutture.

Anch'io ho sempre odiato le sorprese, perchè non ho mai avuto veramente fiducia in me e nelle mie capacità. Il controllo sulla mia vita è sempre stato il punto cardine per evitare di soffrire e di avere paura.
Poi, dopo più di vent'anni, ho scoperto che era il contrario. Questo mio assoluto bisogno di controllare e capire ogni cosa, anche ciò che alla fine spiegazione non ha, mi ha condotto a sperimentare troppi timori e troppa sfiducia.
E poi ho un esagerato terrore della sofferenza. Dentro di me non l'ho mai accettata. E questo mi ha portato solamente maggior dolore. Perchè la vita è piena di sofferenza come di allegria. E non sempre l'una annulla totalmente l'altra.

Ora che ho sperimentato la menomazione in prima persona, ti posso dire che non è una cosa bella e che ne farei volentieri a meno, però riesco a provare piacere e soddisfazione ugualmente.
Non sono riuscita ancora ad accettarla in pieno, se devo ammettere tutta la verità, però ci sto provando e sto andando avanti.
Finalmente sto sperimentando cosa significa godersi il presente senza farsi troppe paranoie riguardo al futuro. E questo grazie alla terapia farmacologica, ma soprattutto grazie ad un buon psicoterapeuta.

Ognuno poi ha i suoi modi e le sue proprie problematiche a sè stanti; con questo non desidero insegnarti nulla, ma solo darti qualche spunto, qualche spiraglio.

Credo che rivolgersi ad un buon (e dico buon) professionista sia il primo e necessario passo verso la rinascita e la guarigione.
Ma nella popolazione maschile pare sia più difficoltoso ammettere di avere problemi di natura psicologica e spesso si preferisce soffrire nel silenzio piuttosto che guarire. Non si sa mai.... la gente potrebbe venire a sapere! E allora...... Evil or Very Mad
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Messaggio  Viola Gio Gen 07, 2010 4:16 pm

Premetto che sono daccordo con tutti e soprattutto con ciò che ha evidenziato anthea, sul sottile filo che divide la comprensione e il compatimento. Una cosa per mister nessuno : inizi il tuo post con su, dai presentatevi....Bene, lo abbiamo fatto. Compresa me....Ma mi sono sentita snobbata!!! Forse stai così male che non ti interessa la prospettiva della guarigione? Cosa ne pensi del fatto che se ci si cura (diagnosi- farmaci-psicoterapia) si guarisce? Comincia a considerare anche la possibiltà di guarire. Cancellerei quel mai dopo la parola non lo accetterò...La malattia , dopo la diagnosi certa, va proprio accettata per iniziare a guarire. Altrimenti come si dice a Roma ti dai la zappa sui piedi. Attento alle controintenzioni. Altrimenti hai voglia a speculare!!!!!!!!! Un consiglio, cancella la parola mai dal tuo vocabolario, almeno per il momento....Poi, scoprirai anche che non esiste. pirat Dai, coraggio, comincia a curarti. Facci sapere.
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Messaggio  suggestione Gio Gen 07, 2010 6:12 pm

Concordo con Viola, mai dire................
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Dove sono finito? Fatemi luce... Empty Re: Dove sono finito? Fatemi luce...

Messaggio  nessuno Gio Gen 07, 2010 11:48 pm

Prverò, ma resta il fatto che è difficile, molti difficile tirare avanti. Ringrazio Dio di non essere solo e... provo. Non posso fare altro.

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Messaggio  Stef Ven Gen 08, 2010 2:02 am

Devi stare attento non ai fallimenti ma alle illusioni. Il discorso di Viola e Anthea, per esempio, non è illusione.
Quando io non ero depresso, in un periodo a cavallo tra il 1980 e il 1981, ebbi uno stato di tranquilla lucidità per un paio di mesi buoni. Non saprei raccontarlo bene a parole ma credo che l'importante siano gli effetti che esso produceva in me.
Tutto mi sembrava chiaro, tutto mi sembrava giusto (nel senso che le cose andavano come dovevano andare: la giornata di sole c'era perché così doveva essere, la domenica se stavo solo mi stava bene - in precedenza il sabato e la domenica da solo mi davano angoscia e tristezza). Non avevo paura di espormi con persone nuove, persone che precedentmente mi mettevano in soggezione, o persone che non mi avrebbero dovuto interessare come un ragazzo amico della mia ragazza (che andava appresso a lei): tutto era giusto ed io ne ero soddisfatto, sereno, felice. Vedevo cose che altri non vedevano come la meschinità di certi rapporti d'amicizia, di certe dipendenze fra persone che si disprezzavano. Voglio dire che mi accorgevo di fenomeni che regolavano le persone e il mondo, cioè i meccanismi fra le persone e all'interno dell'universo. Incontravo persone particolari (nel senso buono, di bello, di positivo) sia nuove che vecchie che non incontravo da dieci anni. Facevo cose incredibili che meravigliavano il mio amico di allora, un certo Antonio. Cose apparentemente semplici come cedere il posto ad un'altra auto in parcheggio quando io lo avevo già occupato, sconvolgendo il tipo nell'auto per qualcosa che era più che disponibilità! Ma è difficile spiegare, io "sapevo", io "vedevo". E allora lo dissi ad Antonio. Dissi che io mi ero accorto finalmente con certezza (per fatti concreti che succedevano a me e intorno a me) che le cose dell'universo (cioè persone, cose materiali, situazioni...) capitavano a seconda di come io ero. Cioè se io "ero bene" (stavo bene dentro e con l'esterno) avvenivano cose positive AL DI FUORI DI ME. Cioè fatti oggettivi che non dipendevano da me. Per essere più chiari io capii che "io facevo avvenire le cose" (quello che popolarmente viene detto "a furia di pensare alle disgrazie tu te le chiami").
Il mio amico non mi credette.
Poi quel periodo passò. Ma... avanti nel tempo avrei avuto periodi negativi e non solo mentalmente.
Negli anni '90 ebbi un periodo di tensione psichica in cui le cose elettriche si guastavano e non si riuscivano a riparare. Un telefono cordless si guastò dopo poco comprato. Cercai lo scontrino e non lo trovai, io però sono meticolosissimo e non poteva essere: non l'ho mai più trovato. L'ho portato comunque all'assistenza ufficiale a pagamento, dopodiché si guastò di nuovo. Poi all'assistenza della casa a cui si dà quando è finita la garanzia, e anche in questo caso dopo qualche giorno si guastò. Il guasto era nell'alimentazione. Disturbai un amico importante nel campo dell'imprenditoria in materiali elettrici ed elettronici che in passato fu elettricista appassionato, sin da piccolo il padre - grande elettricista di palazzi e di complessi industriali - lo portava con sé ad apprendere. Mi cambiò l'alimentazione (esiste la Corrente Continua e la Corrente Alternata, e lui me "la scambiò"). Funzionò bene ma dopo alcuni giorni si guastò. E' sempre stata l'alimentazione perché il guasto era che si spegneva del tutto. Andai da un altro amico esperto elettrauto... e poi dalla ditta dei citofoni e poi, e poi... non si poté mai riparare se non per poco tempo.
Ma in quel periodo me ne accaddero tante di cose simili, il fatto è che era un periodo che stavo male. Parlavo con le mie sorelle che le cose che mi accadevano erano come una maledizione, che non c'era niente da fare, che qualsiasi cosa facessi non cambiava nulla e che tutti i tentativi non sarebbero serviti a niente. Parlavo sempre, con chiunque.
Io capii, in quel periodo (ma non vedo perché rinnegarlo oggi) che IO provocavo quei fenomeni. Naturalmente non mi crederai.
Sai cosa? Io ti dò ragione quando dici che le cose stanno così, che non c'è niente da fare, i tuoi "mai"... so anche che è vero che questa è realtà, non solo puro pensiero.
Peccato che so anche che si può stare bene, e anche nelle cose materiali.
Qui come nella vita ci sono persone che hanno seguito i percorsi più svariati, non si riesce facilmente a beccare quello giusto la prima volta. Più spesso ci sono tantissime prime volte, a volte è un percorso continuo dove quello che conta è il viaggio e non la meta.
A volte è una semplice medicina.
Naturalmente è difficile crederlo.
Io non ci credevo.
Attualmente prendo circa sei psicofarmaci al giorno a più riprese e sto bene, o almeno mi arrangio. Vado sì dal neuropsichiatra ma anche da una psicologa per un percorso, lei dice che adesso sono pronto per camminare da solo e che possiamo vederci quando ne sento il bisogno o anche mai.
Appena passata questa settimana la chiamo per vederci...
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Dove sono finito? Fatemi luce... Empty le sfighe...

Messaggio  anthea Ven Gen 08, 2010 12:33 pm

Non dico che la sfiga non esista, anzi.... sono ancor più convinta però che molte volte la mancanza di un equilibrio interiore generi deficit fisici e mentali che comportano effetti negativi sull'esistenza.

Cioè è ovvio che se sono stressato, è molto più facile che compia azioni frettolose o mal ponderate e che alla fine possa incorrere in conseguenze spiacevoli... ecc.
Non è che in realtà il mondo mi si rivolti contro, ma sono io che non agisco correttamente e quindi sono più soggetto ai fallimenti.

Sappiamo benissimo tutti quanto sia potente la forza della nostra mente quando è convinta di qualcosa!
Ci sono persone che controllano le reazioni corporee e persino il battito cardiaco. Quindi anche il contrario. Perciò se uno è convinto di stare male, sta male e se è convinto di guarire spesso ce la fa a guarire o almeno attenua i sintomi della malattia.

Cambiando discorso... magari entro troppo nel personale, però la domanda te la faccio anche se poi deciderai di non rispondermi.
Da quello che ho capito vivi con i genitori. Cosa fai in casa? Cioè, che ruolo hai nella gestione domestica (pulizie, spesa, gestione finanziaria, riparazioni, ecc.)?
Il perchè te lo spiego in ogni caso dopo la tua risposta.

Ciao
anthea
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