Sono caduta in buco nero

..in questi giorni ho cercato online diversi forum, avevo bisogno di trovare una community che potesse capire il mio stato attuale. Ho bisogno di confrontarmi, di sentirmi meno sola in questa maledetta battaglia.
Ho 33 anni, sono felicemente sposata e da un anno e 3 mesi non un lavoro fisso. Scrivo articoli saltuariamente, non riesco comunque ad avere uno stipendio. Non so quando sia cominciato tutto, non riesco a risalire all'inizio di tutto. Sono sempre stata una ragazza solare, piena di sogni e passioni, la classica iperattiva che fa mille cose. Ho alle spalle una famiglia disastrosa dal punto di vista emotivo. I miei genitori non si sono mai curati di me e delle mie sorelle, esisteva soltanto la loro coppia. A noi figlie ciò che hanno donato erano i soldi. Stop. Ho avuto in passato disturbi dell'alimentazione, ne sono uscita da sola. Chiedendo aiuto da sola. Poi però, finita la psicoterapia gratuita presso l'asl i miei non si sono affatto preoccupati di trovare un'altra strada. Io a 16 anni non avrei nemmeno saputo come pagarmi le terapie. Ho frequentato un'università che non mi piaceva, quando ho provato a cambiare mi è stato impedito. Io dovevo per forza concludere quel percorso iniziato e non potevo fare come le mie sorelle. Ho avuto in quegli anni diverse ricadute ma non ho mai fatto terapia. Dopo la laurea ho vissuto un bellissimo periodo. Potevo finalmente fare ciò che desideravo, così mi sono pagata un master. Le cose andavano piuttosto bene, non guadagnavo tanto.. 300 euro al mese, ma andava bene così. Ero comunque felice, vivevo dei miei sogni e da poco era cominciata la convivenza con il mio attuale marito. L'esperienza bellissima di stage e lavoro finisce dopo un anno, mandata a casa senza motivo. Non c'erano soldi. Ciao. Mi rimbocco le maniche e cerco un altro master nel web marketing. Supero tutto alla grande e alla fine del master trovo lavoro nella mia città. Sposata da qualche settimana, con un contratto a tempo determinato. Tutto filava liscio. Poi il licenziamento, un altro lavoro e un altro licenziamento. Mesi di buio totale e di nuovo disturbi dell'alimentazione. Mi salvo con un altro lavoro. Per niente nelle mie corde, ma accetto e tutto fila liscio. Non mi piaceva, ma almeno guadagnavo ed ero autonoma. Ma arriva aprile 2018, la fine del contratto e di nuovo a casa. Da quel momento è stato tutto in salita. Mancanza di lavoro, paura di riprendere a fare colloqui, alcuni fatti e andati anche bene ma con proposte allucinanti. Scopro la demenza senile di mia madre, l'infertilità di mio marito. Comincio il percorso di fecondazione assistita: iniezioni, controlli continui, intervento e trasferimento. Ma niente, i due embrioni non restano con me. Mi dicono di aspettare altri due mesi. Son quasi trascorsi, ma qualcosa dentro di me ormai non funziona più. Nel frattempo è arrivata la depressione, gli attacchi di panico.. ed io non sono più padrona di me stessa. Non riesco più a scrivere nemmeno un articolo, non appena arrivo al pc nausea e cuore all'impazzata.. i pensieri si affollano e la mente si blocca completamente.. non riesco nemmeno più a seguire le lezioni dell'ennesimo master.. più tosto degli altri.. non ho la forza di fare niente.. ci provo, ogni giorno a dire che "oggi sarà diverso, scriverò. Sarò produttiva" ma poi non si smuove nulla. Sono qui per chiedere supporto da chi può realmente capirmi.. che non mi risponda con " è soltanto un problema di volontà".. io non so più cosa fare, come reagire.. da dove ripartire.. mi verrebbe da mollare tutto.. articoli, master e continuare soltanto la psicoterapia che ho ripreso dopo due anni di stop.. Se avete qualche consiglio, scrivete. Ve ne sarei davvero grata.

Ciao, io ti consiglio di non insistere nel voler essere per forza produttiva, di prendere un po' di tempo per dedicarti solo a stare meglio senza sensi di colpa.

Corolla grazie per aver risposto.. ora ti scrivo da una biblioteca.. ho pensato potesse aiutarmi venire qui, che per forza devo scrivere. Sarebbe bellissimo poter dedicarmi soltanto a me e a rimettermi in sesto. Mi manca tanto la vera me. "Macchina da guerra" questo era il mio soprannome.. vorrei mandare a quel paese il master, le scadenze degli articoli.. ma mi sa che non posso..

Ciao Sophia85,

per singolare sincronismo pochi giorni fa scrivevo in una specie di diario. "Il depresso è velleitario: in lui la volontà non è assente, ma è polverizzata in una molteplicità di scopi, nessuno dei quali è non solo perseguito, ma neppure messo a fuoco. Al mattino si sveglia con le migliori intenzioni: oggi sarà il giorno decisivo. Oggi scriverò un racconto per poi pubblicarlo in qualche modo. Oggi accetterò l’invito del collega a compiere un’escursione in montagna. Oggi leggerò il libro che mi è stato consigliato… Del racconto elabora, con sforzo immane, soltanto la sequenza iniziale e comunque non ha stampato i testi (pochi) che ha completato. Perché dunque scrivere? Al collega non risponde nemmeno. Il volume resta squadernato ad una pagina a caso, con il segnacolo che penzola: ha letto solo la quarta di copertina per poi gettare il blasonato tomo su un cuscino… Non è tanto l’inadeguatezza ad appassionarsi ad un’attività qualunque, ma la coscienza che tutto è vano a congelare ogni volizione".

Purtroppo, essendo affetto da una gravissima e cronica forma di iperdepressione, non saprei che consiglio darti. Speriamo che altri ti diano dei suggerimenti utili.

Ciao

Oudeis ha scritto:Ciao Sophia85,

per singolare sincronismo pochi giorni fa scrivevo in una specie di diario. "Il depresso è velleitario: in lui la volontà non è assente, ma è polverizzata in una molteplicità di scopi, nessuno dei quali è non solo perseguito, ma neppure messo a fuoco. Al mattino  si sveglia con le migliori intenzioni: oggi sarà il giorno decisivo. Oggi scriverò un racconto per poi pubblicarlo in qualche modo. Oggi accetterò l’invito del collega a compiere un’escursione in montagna. Oggi leggerò il libro che mi è stato consigliato… Del racconto elabora, con sforzo immane, soltanto la sequenza iniziale e comunque non ha stampato i testi (pochi) che ha completato. Perché dunque scrivere? Al collega non risponde nemmeno. Il volume resta squadernato ad una pagina a caso, con il segnacolo che penzola: ha letto solo la quarta di copertina per poi gettare il blasonato tomo su un cuscino… Non è tanto l’inadeguatezza ad appassionarsi ad un’attività qualunque, ma la coscienza che tutto è vano a congelare ogni volizione".

Purtroppo, essendo affetto da una gravissima e cronica forma di iperdepressione, non saprei che consiglio darti. Speriamo che altri ti diano dei suggerimenti utili.

Ciao  

mi spiace tanto Oudeis.. leggere di te e le tue parole se da un lato mi fanno sentire compresa e meno sola, dall'altro fanno male.. vorrei che nessuno fosse vittima di questo brutto cancro dell'anima.. Sai scrivere un diario è una cosa che ho sempre fatto fin da ragazzina e che ho ripreso a fare da qualche giorno.. non ho ancora riletto le pagine che ho scritto.. e forse non lo farò mai.. devo dire che scrivere aiuta comunque a trovare un minimo di serenità.. seppur momentanea.. il giorno che preferisco resta quello della terapia.. lì so che finalmente ci sarà qualcuno che capirà e mi darà degli strumenti per tornare a respirare normalmente.. questa è forse l'unica speranza che ho in questo periodo..

corolla ha scritto:Ciao, io ti consiglio di non insistere nel voler essere per forza produttiva, di prendere un po' di tempo per dedicarti solo a stare meglio senza sensi di colpa.

Ho già risposto.. ma stavo rileggendo ciò che hai scritto.. tu pensi dunque che sarebbe meglio "congelare" il master e riprenderlo non appena sto un po' meglio?!?

Ciao Sophia, sarebbe così bello essere liberi da questa pesante catena al collo che è la depressione. Ogni attimo per me è una tortura, anche se riconosco che molti sono più infelici di me, ma io sto comunque molto male. Che qualcuno ci aiuti.

Ciao

X sophia: se si può fare perché no?

Cara Sophia,

ho passato un periodo lungo e catastrofico, ciò nonostante ho compreso che ognuno vive le questioni, i drammi e le patologie a modo proprio.
Sono in psicoterapia da quattro anni e mezzo, per circa tre anni in affiancamento psichiatrico. In fase di disperazione da sola ho deciso di farmi seguire da uno specialista. Accettato di avviare cure farmacologiche perché in cuor mio sapevo che avrei potuto accedere facile a psicofarmaci che avrebbero reso più veloce la dipartita ma ho resistito.
Non ti dirò cose del tipo se non ci fosse stato l’appoggio familiare, dei miei cari ecc, non ce l’avrei fatta, poiché ancora oggi pensando a loro provo un profondo sentimento di rabbia. Ero un problema scomodo da coprire sotto il tappeto e anche chi mi è stato vicino ha colluso con la mia patologia affossandomi inconsapevolmente ulteriormente.
Non pretendere nulla ora, ogni giorno che passa forzati a vedere ogni piccolo aspetto positivo e tralascia il resto. So benissimo che è complesso ma lascia scorrere il pensiero che ti dice che non sei abbastanza e che non meriti nulla. Sono arrivata allo stadio per cui quando mi si intensificano i pensieri in realtà è solo un mio modo per deviare atteggiamento. Sto ripercorrendo atteggiamenti disfunzionali e il mio cervello cerva qualsiasi via per dirmelo. Perciò comprendi che non sei ciò che pensi e ciò che stai facendo, sei qualcosa di intermedio.
Sei tu quando riuscirai a percepire la quiete interiore. Una sensazione che riconoscerai r che con il tempo troverai ed intensificherai. La prima volta la rifiutai, poi pian piano ho compreso che non volevo emozioni forti ma solo prolungarr quell’attimo di benessere.

Molte volte non dipende dalle attività intraprese, bensì da proiezioni e collusioni che attivano processi disfunzionali.
Se comprendi l’oriGine puoi scollarti da quello e proseguire tutto il resto come prima. Perciò il mio suggerimento da depressa è non prendere decisioni affrettate, fatti seguire e ascoltata non i pensieri e le emozioni ma le sensazioni che provi ogni istante. Il malessere depressivo, benché lo detesti, non è il nemico. È la così detta spia di emergenza. Resisti, lavoraci, ascoltati etira avanti. Fede che si può tornare a respirare e a vedere i colori.

Cara Lila86, grazie per queste parole. Oggi è stata durissima.. a breve ritornerà mio marito e per la prima mi troverà in uno stato pietoso. Sono ancora in pigiama, non sono riuscita a fare nulla in casa. Non ho pranzato né fatto una doccia. Sono riuscita a seguire una sola lezione. E non ho scritto nulla dei 3 articoli che mi hanno assegnato stamattina. Ho trascorso la GG dal divano al letto. Senza pace. Senza dormire, almeno se ci riuscissi potrei staccare un po' la spina. Non so più cosa fare. Ho soltanto un forte desiderio di abbandonare tutto, di scomparire. Non riesco a trovare una sola motivazione per andare avanti. Se avessi un minimo di coraggio, avrei già messo fine a questo dolore atroce. Non so più cosa voglia dire vivere. Sono stanca.. di lottare, fare, dire.. vorrei soltanto starmene in un guscio tutto mio. Con gli amici mantengo una parvenza di felicità. Fingo che vada tutto bene. Ma dentro sono morta. Non so nemmeno più cosa trovano gli altri in me, mio marito compreso. So che dovrei resistere, che dovrei lottare ma non ce la faccio a muovere un singolo passo. Mi sento con l'acqua alla gola e nonostante tutto non riesco a salvarmi. Amavo la vita, anche quando è stata crudele. Ora no. Sto continuando la psicoterapia ma nulla mi pare sia migliorato. Mi chiedo se davvero possa aiutarmi o sono soltanto una pigra, una nullafacente e basta. E quindi non c'è nulla da fare. Vorrei urlare, fare a pezzi il mondo.. ed invece sto facendo a pezzi me.

Ti capisco credimi davvero, ma non pensare agli altri a come ti vedono e come credi fi arrivare. Pensa a te e solo a te. Hai detto che hai seguito una sola lezione ma ce l’hai fatta e oggi va benissimo così. Il vero coraggio è scegliere di vivere anche quando ti auguri con tutta te stessa di non risvegliarti mai. Non cedere. La terapia è difficile, perché ti fa entrare in risonanza continua con ciò che la tua mente affoga nell’inconscio.
Ora l’unica cosa importante sei tu, scadenze, incombenze possono passare in secondo piano perché devi entrare nell’ottica che se tu non esisti, non ti vedi e non ti vuoi bene, tutto il resto può e deve aspettare. Lavora e trasforma il messaggio in ciò che hai fatto e ciò che non dipende da te.
Oggi tu hai seguito una lezione, stai scrivendo su un forum, ti stai aprendo e ti stai lasciando uno spiraglio di speranza. Nonostante quello che stai affrontando, hai un marito che ti ama. Chiedigli di ricordarti le qualità che vede in te, e credici. Sono fasi, scava e scardina i pensieri nocivi, torna ad amare la vita. Sembra davvero impossibile, ma anche se ci vorranno mesi o anni è possibile.
Io ho fatto il salto quando a brutto muso, dopo l’ennesima Volta che mi esortavo al suicidio, ho compreso chi avrei voluto colpire con quell’atto estremo e invece di punire me ho rinunciato a quelle persone che puntualmente mi riattivavano i sensi di colpa e i pensieri ossessivi. Persone che ho amato profondamente ma che ho deciso di abbandonare in vita piuttosto che morire.
Per ovviare al senso di colpa successivo del dolore che ho inferto a mia volta ho compreso che non tutto dipende da me e che ognuno è in grado di risanare le proprie ferite. Dandomi fiducia nella rinascita ho dato di rimando fiducia nel risanamento autonome degli altri.

Il problema è che non riesco a reagire.. di questo master, il terzo non mi interessa nulla. Non so nemmeno io perché ho pagato per questo corso, anzi lo so.. speravo di formarmi e di trovare lavoro.. ma mi viene la nausea al sol pensiero di studiare quelle cose.. a scrivere non riesco più e non so nemmeno io il perché.. vorrei tanto capire da dove viene tutto questo dolore almeno saprei da dove iniziare.. è bello sapere che dopo tutto il tuo dolore sei riuscita a trovare la tua strada.. io non so più cosa fare della mia vita.. questo è il problema più grande.. grazie ancora per il supporto..

Non ti fossilizzare su ciò che non riesci e fai fluire il pensiero. L’ostinazione a cerca un perché a tutti i costi per me è stato forviante. La razionalità intrappola il tuo vero io che si nasconde. Il tuo problema può essere la scelta sbagliata del master come tutt’altro ma non è ora il momento di capirlo. Che una parte non ti piace può essere del tutto normale, non sempre facciamo per dovere ciò che ci piace, o non sempre per arrivare a ciò che vogliamo possiamo per tutto ciò che ci piace. Per ora il tuo pensiero ti dirotta sul nero delle cose, ma è una faccia della medaglia che hai davanti. Ascolta tutto ciò che arriva ma non identificarti totalmente. Il pensiero non sempre rappresenta il tuo vero sé. Nella disfunzionalità impedisce il tuo normale sviluppo. Il tuo istinto ora è offuscato, la terapia riuscirà a rischiararlo, nel frattempo stringi i denti e non colpevolizzarti per ciò che non fai e dovresti, lavora su ciò che fai, dall’aprire gli occhi, a muovere un muscolo, a mangiare un boccone a salutare qualcuno. A piccoli passi si orgogliosa di ogni singolo passo, qualunque esso sia.

Lila86 sai cosa? Sento la necessità di fermarmi, di non avere scadenze.. la scelta del master è stata sbagliata fin dall'inizio perché non l'ho mai sentita mia come cosa. Da un lato vorrei togliermi almeno questo peso, provare a capire se posso stopparlo come discorso. Non so nemmeno io se sua giusto o meno. Ma è quel che sento. Più scadenze ho, più ho l'ansia.. più mi ci metto sulle cose, più non riesco a farle, più sto male. Devo pur partire da qualcosa..

Se senti che ad ora è la cosa migliore fallo senza farti problemi. Nulla è indispensabile veramente se non l’essenziale di te stesso che puoi sapere solo tu. Io a malincuore ho interrotto per circa un anno lo studio frequentando ugualmente. Ho allentato, ho posticipato perché sentivo in fondo che era giusto. Poi spontaneamente ho ripreso. Solo tu sai cosa è meglio e qualsiasi cosa scegli andrà bene, basta che non ti arrendi dentro fino in fondo 😊
Per qualsiasi cosa non smettere di esprimerti! Diamo forti in realtà 😁