Invidia

Non sopporto gli altri, il loro buonumore, la loro vita, il fatto che non hanno nulla da nascondere, vergognarsi o esserne tristi. Voi come fate a sopportarli? Come fate quando vi accorgete che li state invidiando da morire?

Ciao Anonimo7,

il buonumore degli altri, in generale, non mi disturba.
Mi sembra che tutte le persone intorno mi somiglino e che siano soggette agli stessi pericoli e allo stesso rischio di essere offese, spaventate, deluse o affrante da se stesse, dal prossimo, dalle piante, dagli animali, dall'atmosfera, dal crepuscolo che avanza e dagli accidenti dell'esistenza.
Sono stato contento in molti momenti della mia vita e ne ho ricavato l'impressione che le cose e i momenti più cari possono diventare cenere, presto e facilmente. Quando sono stanco e provo astio, non riesco più a convertirlo in invidia (un sentimento faticoso che forse ha anche i suoi aspetti di utilità) e cerco di rivolgerlo piuttosto all'universo, perché gli altri individui che camminano in questo universo mi sembrano in ogni caso fragili come me.

Grazie canterel II, potresti dirmi cosa ti fa credere che gli altri siano fragili come te? Vorrei qualche esempio "pratico", di vita vissuta, se possibile.
Grazie

Anonimo7 ha scritto:Grazie canterel II, potresti dirmi cosa ti fa credere che gli altri siano fragili come te? Vorrei qualche esempio "pratico", di vita vissuta, se possibile.
Grazie

la morte, la malattia, le statistiche sulla diffusione delle dipendenze e del disagio psichico. Il facile collasso di strutture di sostegno anche informale come la famiglia, modelli di vita e di inserimento sociale basati sulla solitudine e sul nomadismo (i servizi stanno provano a correre ai ripari ma vedono un'espansione della solitudine nelle società come la nostra), instabilità lavorativa ed economica diffuse. Appiattimento dei consumi culturali e smantellamento dei servizi alla persona. A me bastano questi fatti per immaginare che anche le persone contente che posso incontrare sono fragili, e da un momento all'altro affrontano il trauma. Questa percezione di trovarmi sempre comunque di fronte a persone che camminano su un filo mi basta per non provare invidia, di solito.

Scusa se faccio il puntiglioso, ma le statistiche dicono che i depressi o i malati mentali in generale sono una minoranza, mi pare che siamo sempre sotto il 20%. Sarò anche un fesso, ma se sono in una piccola minoranza di persone, faccio fatica a sentirmi come gli altri.

Anonimo7 ha scritto:Scusa se faccio il puntiglioso, ma le statistiche dicono che i depressi o i malati mentali in generale sono una minoranza, mi pare che siamo sempre sotto il 20%. Sarò anche un fesso, ma se sono in una piccola minoranza di persone, faccio fatica a sentirmi come gli altri.

Non ho guardato le statistiche, ma quando hai aperto il thread hai fatto riferimento agli altri e al "loro buonumore". Io ti ho risposto presentandoti il mio atteggiamento su queste categorie e non sul confronto tra malati di mente e sani di mente. Il mio atteggiamento poi non è un modello da prescrivere ma solo una risposta alla tua domanda. Penso anche che malattia e salute mentale non siano nettamente separabili e che nell'arco della vita una persona sana possa ammalarsi (se prendi un lungo arco di tempo, anche il dato statistico cambia) e una persona malata possa curarsi o comunque stare meglio. Quando osservi il buonumore di qualcun altro dall'esterno, considera che potresti osservare il buonumore di una persona depressa (le due cose non sono incompatibili) o di una persona altrimenti malata e sofferente.
Infine, la depressione e la malattia mentale non sono le uniche forme di fragilità che vengono a guastare il buonumore, quindi a me anche chi è sano e allegro sembra comunque un equilibrista su un filo, per tutta la vita. Non prentendo certamente che la mia visione sia modellata perfettamente sui dati di un campione, è più un atteggiamento di massima.

Grazie