POESIE...
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Margherita Guidacci.
Davanti a te la mia anima è aperta
come un atlante: puoi seguire con un dito
dal monte al mare azzurre vene di fiumi, numerare città,
traversare deserti.
Ma dai miei fiumi nessuna piena ti minaccia,
le mie città non ti assordano con il loro clamore,
il mio deserto non è la tua solitudine.
E dunque cosa conosci?
come un atlante: puoi seguire con un dito
dal monte al mare azzurre vene di fiumi, numerare città,
traversare deserti.
Ma dai miei fiumi nessuna piena ti minaccia,
le mie città non ti assordano con il loro clamore,
il mio deserto non è la tua solitudine.
E dunque cosa conosci?
Re: POESIE...
"Il tredicesimo invitato"
di Fernanda Romagnoli.
Grazie - ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano - lui ascolta.
Fra tante risa - cerca di sorridere.
Inetto, benché arda,
a sostenere quel peso di splendori,
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito "Sto per piangere!".
E all'improvviso capisce
che siede un'ombra al suo posto:
che - entrando - lui è rimasto chiuso fuori.
di Fernanda Romagnoli.
Grazie - ma qui che aspetto?
Io qui non mi trovo. Io fra voi
sto come il tredicesimo invitato,
per cui viene aggiunto un panchetto
e mangia nel piatto scompagnato.
E fra tutti che parlano - lui ascolta.
Fra tante risa - cerca di sorridere.
Inetto, benché arda,
a sostenere quel peso di splendori,
si sente grato se alcuno casualmente
lo guarda. Quando in cuore
si smarrisce atterrito "Sto per piangere!".
E all'improvviso capisce
che siede un'ombra al suo posto:
che - entrando - lui è rimasto chiuso fuori.
José Maria àlvarez
Se la notte recasse al contempo
l'immagine e il corpo di quel giorno,
e il desiderio che ora sento
potesse essere lo stesso
con cui la mia memoria celebra
in versi la sua carne.
Poiché solo alla sua bocca e alla sua lingua
io questa notte rendo conto.
Solo innanzi a te gli occhi chiari,
che la spada e il tempo non umiliarono,
si arrendono.
Voglia la vita che il ricordo delle tue carezze mai mi abbandoni,
che la mia pelle ancora serbi
davanti alla morte quel bagliore,
e che le tracce del piacere
sul tuo corpo, trionfino.
l'immagine e il corpo di quel giorno,
e il desiderio che ora sento
potesse essere lo stesso
con cui la mia memoria celebra
in versi la sua carne.
Poiché solo alla sua bocca e alla sua lingua
io questa notte rendo conto.
Solo innanzi a te gli occhi chiari,
che la spada e il tempo non umiliarono,
si arrendono.
Voglia la vita che il ricordo delle tue carezze mai mi abbandoni,
che la mia pelle ancora serbi
davanti alla morte quel bagliore,
e che le tracce del piacere
sul tuo corpo, trionfino.
Re: POESIE...
Blues dell'acqua pesante -Bob Kaufman
La radio insegna il jujitsu al mio pesce rosso
Sono innamorato di una pescatrice-sub che vive sott'acqua,
I miei vicini sono linguisti ubriachi & io parlo farfalla,
La compagnia elettrica minaccia di scollegarmi il cervello,
Il postino continua a ficcarmi dei porno nella buca,
Mi è morto lo specchio, & non so se faccio ancora riflesso,
Gli occhi li ho messi a dieta, le mie lacrime stanno prendendo troppo peso.
Ho attraversato il deserto in taxi
solo per essere chiuso in una piramide
Con la faccia di un cane
sul mio fiato
Sono andato a un ballo in maschera
Travestito da me stesso
Riconosciuto
Da nessuno dei miei amici
Ho sognato di andare a un party poetico di John Mitchell
col mio cervello in forma virginale
Metti l'argento nel fornello del barbecue
I cinesi ci bombardano di atomici
Ristoranti
La radio insegna il jujitsu al mio pesce rosso
La mia vecchia si è messa a far la sub & dorme sottacqua
Vado in giro con un linguista ubriaco, che parla la farfalla
E rappresenta l'industria dei bruchi cingolati a Washington D.C.
Non capisco mai i desideri o le speranza degli altri,
finchè non coincidono coi miei, poi ci scontriamo.
Ho la prova schiacciante che la cultura dei cavernicoli
sia scomparsa per la loro incapacità di produrre riviste
distribuibili da un ragazzino in bici.
Non leggere tutti questi libroni sulla vita di Dio,
si dovrebbe osservare che sono stati scritti da uomini.
E' giustissimo scagliare la prima pietra,
se ne hai qualche altra nelle tasche.
Televisione, ultima consolazione americana dal cruccio degli indiani.
Spero che quando vinceranno le macchine,
non costruiranno uomini che si rompano,
subito dopo essere stati pagati.
rifiuterò di andare sulla luna,
a meno che mi vaccinino, contro
i pericoli dell'amore indiscriminato.
Dopo aver traversato il deserto in taxi,
si scoprì chiuso dentro una piramide
con la faccia di un cane sul suo fiato.
La ricerca del termine cerchio,
costante occupazione dei quadrati.
Perchè non smettono di lanciare simboli,
l'aria è abbastanza affollata di echi.
Proprio quando ho pulito la mangiatoia per i maghi
si sono presentati i toporagni dirimpetto.
La voce della radio gridava, alzati
fai qualcosa a qualcuno, ma io & mio figlio
ridevamo nella stanza ammobiliata.
La radio insegna il jujitsu al mio pesce rosso
Sono innamorato di una pescatrice-sub che vive sott'acqua,
I miei vicini sono linguisti ubriachi & io parlo farfalla,
La compagnia elettrica minaccia di scollegarmi il cervello,
Il postino continua a ficcarmi dei porno nella buca,
Mi è morto lo specchio, & non so se faccio ancora riflesso,
Gli occhi li ho messi a dieta, le mie lacrime stanno prendendo troppo peso.
Ho attraversato il deserto in taxi
solo per essere chiuso in una piramide
Con la faccia di un cane
sul mio fiato
Sono andato a un ballo in maschera
Travestito da me stesso
Riconosciuto
Da nessuno dei miei amici
Ho sognato di andare a un party poetico di John Mitchell
col mio cervello in forma virginale
Metti l'argento nel fornello del barbecue
I cinesi ci bombardano di atomici
Ristoranti
La radio insegna il jujitsu al mio pesce rosso
La mia vecchia si è messa a far la sub & dorme sottacqua
Vado in giro con un linguista ubriaco, che parla la farfalla
E rappresenta l'industria dei bruchi cingolati a Washington D.C.
Non capisco mai i desideri o le speranza degli altri,
finchè non coincidono coi miei, poi ci scontriamo.
Ho la prova schiacciante che la cultura dei cavernicoli
sia scomparsa per la loro incapacità di produrre riviste
distribuibili da un ragazzino in bici.
Non leggere tutti questi libroni sulla vita di Dio,
si dovrebbe osservare che sono stati scritti da uomini.
E' giustissimo scagliare la prima pietra,
se ne hai qualche altra nelle tasche.
Televisione, ultima consolazione americana dal cruccio degli indiani.
Spero che quando vinceranno le macchine,
non costruiranno uomini che si rompano,
subito dopo essere stati pagati.
rifiuterò di andare sulla luna,
a meno che mi vaccinino, contro
i pericoli dell'amore indiscriminato.
Dopo aver traversato il deserto in taxi,
si scoprì chiuso dentro una piramide
con la faccia di un cane sul suo fiato.
La ricerca del termine cerchio,
costante occupazione dei quadrati.
Perchè non smettono di lanciare simboli,
l'aria è abbastanza affollata di echi.
Proprio quando ho pulito la mangiatoia per i maghi
si sono presentati i toporagni dirimpetto.
La voce della radio gridava, alzati
fai qualcosa a qualcuno, ma io & mio figlio
ridevamo nella stanza ammobiliata.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
(Paul Eluard)
Non verremo alla meta ad uno ad uno,
ma a due a due. Se ci conosceremo
a due a due, noi ci conosceremo
tutti, noi ci ameremo tutti e i figli
un giorno rideranno
della leggenda nera dove un uomo
lacrima in solitudine.
ma a due a due. Se ci conosceremo
a due a due, noi ci conosceremo
tutti, noi ci ameremo tutti e i figli
un giorno rideranno
della leggenda nera dove un uomo
lacrima in solitudine.
"Acqua" di Pau Donés...
(((Questa poesia è una dedica)))
…O DONDE ESTA’ LA FRONTERA
ENTRE LA AMISTAD VERDADERA Y EL AMOR,
SI ES QUE LA HAY
Como quieres ser mi amiga
Si por ti daria la via
Si confundo tu sonrisa
Por camelo si me miras
Razòn y piel, dificil mezcla
Agua y sed, serio problema
Como quieres ser mi amiga
Si por ti me perderia
Si confundo tus caricias
Por camelo si me mimas
Pasion y ley, dificil mezcla
Agua y sed, serio problema
Cuando uno tiene sed
pero el agua no està cerca
Cuando uno quiere beber
Pero el agua no està cerca
Que hacer, tu lo sabes
conservar la distancia
renunciar a lo natural
y dejar que el agua corra
Como quieres ser mi amiga
Cuando esta carta recibas
Un mensaje hay entre lineas
Como quieres ser mi amiga
(((Traduco)))
…O DOVE STA LA FRONTIERA
TRA LA VERA AMICIZIA E L’ AMORE,
SE C’E’
Come puoi essere mia amica
Se per te darei la vita
Se confondo il tuo sorriso
Come un corteggiamento, se mi guardi
Ragione e pelle, miscela difficile
Acqua e sete, serio problema
Come puoi essere mia amica
Se per te mi perderei
Se confondo le tue carezze
Come un corteggiamento se mi coccoli
Passione e legge, miscela difficile
Acqua e sete, serio problema
Quando uno ha sete
però l’ acqua non è vicina
Quando uno vuole bere
però l’ acqua non è vicina
Che fare, tu lo sai
Mantenere le distanze
Rinunciare a quello che è naturale
E lasciare che l’ acqua scorra
Come puoi essere mia amica
Quando riceverai questa lettera
C’è un messaggio tra le righe
Come puoi essere mia amica
Pablo Neruda
Chino sulle sere tiro le mie tristi reti
ai tuoi occhi oceanici.
Lì si distende e arde nel più alto fuoco
la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.
Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro.
Conservi solo tenebre, donna distante e mia,
dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore.
Chino sulle sere getto le mie tristi reti
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.
Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che scintillano come la mia anima quando ti amo.
Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
spargendo spighe azzurre sul prato.
ai tuoi occhi oceanici.
Lì si distende e arde nel più alto fuoco
la mia solitudine che fa girare le braccia come un naufrago.
Faccio rossi segnali ai tuoi occhi assenti
che ondeggiano come il mare sulla riva di una faro.
Conservi solo tenebre, donna distante e mia,
dal tuo sguardo emerge a volte la costa del terrore.
Chino sulle sere getto le mie tristi reti
in quel mare che scuote i tuoi occhi oceanici.
Gli uccelli notturni beccano le prime stelle
che scintillano come la mia anima quando ti amo.
Galoppa la notte sulla sua cavalla cupa
spargendo spighe azzurre sul prato.
Re: POESIE...
I giusti-Borges
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
Re: POESIE...
Il terzo uomo.Borges
Invio questo poema
(per ora accettiamo tale parola)
al terzo uomo che s'incrocio' con me l'altra notte,
non meno misterioso di quello di Aristotele.
Il sabato uscii.
La notte era piena di gente;
ci fu certamente un terzo uomo,
come ce ne fu un quarto ed un primo.
Non so se ci guardammo;
andava verso Paraguay, io verso Cordova.
Forse lo hanno generato queste parole;
non saprò mai il suo nome.
So che c'e' un sapore che predilige.
So che ha guardato lentamente la luna.
Non e' impossibile che sia morto.
Leggerà ciò che scrivo e non saprà
che mi rivolgo a lui.
Nell'oscuro avvenire
possiamo essere rivali e rispettarci
o amici e volerci bene.
Ho eseguito un gesto irreparabile,
ho stabilito un legame.
In questo mondo quotidiano,
che somiglia tanto
al libro delle Mille e Una Notte,
non c'e' un solo gesto che non corra il rischio
di essere un'operazione di magia,
non c'e' un solo fatto che non possa essere il primo
di una serie infinita.
Mi domando che ombre getteranno
questi oziosi versi.
Invio questo poema
(per ora accettiamo tale parola)
al terzo uomo che s'incrocio' con me l'altra notte,
non meno misterioso di quello di Aristotele.
Il sabato uscii.
La notte era piena di gente;
ci fu certamente un terzo uomo,
come ce ne fu un quarto ed un primo.
Non so se ci guardammo;
andava verso Paraguay, io verso Cordova.
Forse lo hanno generato queste parole;
non saprò mai il suo nome.
So che c'e' un sapore che predilige.
So che ha guardato lentamente la luna.
Non e' impossibile che sia morto.
Leggerà ciò che scrivo e non saprà
che mi rivolgo a lui.
Nell'oscuro avvenire
possiamo essere rivali e rispettarci
o amici e volerci bene.
Ho eseguito un gesto irreparabile,
ho stabilito un legame.
In questo mondo quotidiano,
che somiglia tanto
al libro delle Mille e Una Notte,
non c'e' un solo gesto che non corra il rischio
di essere un'operazione di magia,
non c'e' un solo fatto che non possa essere il primo
di una serie infinita.
Mi domando che ombre getteranno
questi oziosi versi.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
Re: POESIE...
Brecht
Sul muro c'era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l'ha scritto
è già caduto.
Sul muro c'era scritto col gesso:
vogliono la guerra.
Chi l'ha scritto
è già caduto.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
Re: POESIE...
Arrivederci fratello mare-Hikmet
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dir molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' più di speranza
eccoci con un po' più di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti
arrivederci fratello mare.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
Re: POESIE...
Ti amo come se-Hikmet
Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
Ti amo come se mangiassi il pane spruzzandolo di sale
come se alzandomi la notte bruciante di febbre
bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto
ti amo come guardo il pesante sacco della posta
non so che cosa contenga e da chi
pieno di gioia pieno di sospetto agitato
ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo
ti amo come qualche cosa che si muove in me
quando il crepuscolo scende su Istanbul poco a poco
ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
Re: POESIE...
Non vorrei crepare-Boris Vian
Non vorrei crepare
Prima di aver conosciuto
I cani neri del Messico
Che dormono senza sognare
Le scimmie del culo pelato
Divoratrici di fiori tropicali
i ragni d'argento
Dal nido pieno di bolle
Non vorrei crepare
Senza sapere se la luna
Dietro la faccia di vecchia moneta
Abbia una faccia puntuta
Se il sole sia freddo
Se le quattro stagioni
Siano poi davvero quattro
Senza aver tentato
Di sfoggiare un vestito
Lungo i grandi viali alberati
Senza aver contemplato
la bocca delle fogne
Senza aver ficcato il cazzo
In certi angoli bizzarri
Non vorrei crepare
Senza conoscere la lebbra
O le sette malattie
Che si prendono laggiù
Il buono e il cattivo
Non mi tormenterebbero
Se sapessi
Che ci sarà una prima volta
E troverò pure
Tutto ciò che conosco
Tutto ciò che apprezzo
E sono sicuro mi piace
Il fondo verde del mare
dove ballano i filamenti delle alghe
Sulla sabbia ondulata
La terra bruciata di giugno
La terra che si screpola
L'odore delle conifere
Ed i baci di colei
Che mi fa stravedere
La bella per essenza
Il mio orsacchiotto, l'Orsola
Non vorrei crepare
Prima di aver consumato
La sua bocca con la mia bocca
Il suo corpo con le mie mani
Il resto con i miei occhi
Non dico altro bisogna
Restare umili
Non vorrei crepare
Prima che abbiano inventato
Le rose eterne
La giornata di due ore
Il mare in montagna
La montagna al mare
La fine della sofferenza
I giornali a colori
La felicità dei ragazzi
E tante cose ancora
Che dormono nella testa
Degli ingegneri geniali
Degli allegri giardinieri
Di socievoli socialisti
Di urbani urbanisti
E di pensierosi pensatori
Tante cose da vedere
Da vedere e da sentire
Tanto tempo ad aspettare
Da cercare nel nero
E io vedo la fine
Che brulica e che arriva
Con la sua gola schifosa
E che m'apre le braccia
Da rana sciancata
Non vorrei crepare
Nossignore nossignora
Prima di aver assaporato
Il piacere che tormenta
Il gusto più intenso
Non vorrei crepare
Prima di aver goduto
Il sapore della morte
Non vorrei crepare
Prima di aver conosciuto
I cani neri del Messico
Che dormono senza sognare
Le scimmie del culo pelato
Divoratrici di fiori tropicali
i ragni d'argento
Dal nido pieno di bolle
Non vorrei crepare
Senza sapere se la luna
Dietro la faccia di vecchia moneta
Abbia una faccia puntuta
Se il sole sia freddo
Se le quattro stagioni
Siano poi davvero quattro
Senza aver tentato
Di sfoggiare un vestito
Lungo i grandi viali alberati
Senza aver contemplato
la bocca delle fogne
Senza aver ficcato il cazzo
In certi angoli bizzarri
Non vorrei crepare
Senza conoscere la lebbra
O le sette malattie
Che si prendono laggiù
Il buono e il cattivo
Non mi tormenterebbero
Se sapessi
Che ci sarà una prima volta
E troverò pure
Tutto ciò che conosco
Tutto ciò che apprezzo
E sono sicuro mi piace
Il fondo verde del mare
dove ballano i filamenti delle alghe
Sulla sabbia ondulata
La terra bruciata di giugno
La terra che si screpola
L'odore delle conifere
Ed i baci di colei
Che mi fa stravedere
La bella per essenza
Il mio orsacchiotto, l'Orsola
Non vorrei crepare
Prima di aver consumato
La sua bocca con la mia bocca
Il suo corpo con le mie mani
Il resto con i miei occhi
Non dico altro bisogna
Restare umili
Non vorrei crepare
Prima che abbiano inventato
Le rose eterne
La giornata di due ore
Il mare in montagna
La montagna al mare
La fine della sofferenza
I giornali a colori
La felicità dei ragazzi
E tante cose ancora
Che dormono nella testa
Degli ingegneri geniali
Degli allegri giardinieri
Di socievoli socialisti
Di urbani urbanisti
E di pensierosi pensatori
Tante cose da vedere
Da vedere e da sentire
Tanto tempo ad aspettare
Da cercare nel nero
E io vedo la fine
Che brulica e che arriva
Con la sua gola schifosa
E che m'apre le braccia
Da rana sciancata
Non vorrei crepare
Nossignore nossignora
Prima di aver assaporato
Il piacere che tormenta
Il gusto più intenso
Non vorrei crepare
Prima di aver goduto
Il sapore della morte
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
(Un passo dalle "Argonautiche" di Apollonio Rodio)
Velocemente nell'ingresso, accanto allo stipite, tese il suo arco e prese una freccia intatta,
apportatrice di pene. Poi, senza farsi notare,
varcò la soglia ammiccando con passo leggero,
facendosi invisibile scivolò ai piedi di Giasone;
adattò la cocca in mezzo alla corda e tendendo l'arco con le braccia,
scagliò il dardo verso Medea, e sùbito un muto stupore le prese l'anima.
Poi corse fuori, ridendo, dall'altissima sala,
ma la freccia ardeva profonda nel cuore della fanciulla
come una fiamma; e lei sempre gettava il lampo degli occhi
in fronte al figlio di Esone, e il cuore, che pure era saggio,
le usciva per l'affanno dal petto; non pensava ad altro
e consumava il suo animo in un dolore dolcissimo (Glìkeri àniì).
Come una filatrice, che vive lavorando la lana,
getta rami sopra il tizzone ardente, e nella notte
brilla la luce sotto il suo tetto (si è alzata prestissimo)
e la fiamma si leva immensa da quel piccolo legno,
e riduce ben presto in cenere tutta la legna; così in questo modo
il terribile (tétrichòs) Eros, insinuatosi dentro il cuore,
ardeva in segreto; e, smarrita la mente,
le morbide guance diventavano pallide e rosse.
apportatrice di pene. Poi, senza farsi notare,
varcò la soglia ammiccando con passo leggero,
facendosi invisibile scivolò ai piedi di Giasone;
adattò la cocca in mezzo alla corda e tendendo l'arco con le braccia,
scagliò il dardo verso Medea, e sùbito un muto stupore le prese l'anima.
Poi corse fuori, ridendo, dall'altissima sala,
ma la freccia ardeva profonda nel cuore della fanciulla
come una fiamma; e lei sempre gettava il lampo degli occhi
in fronte al figlio di Esone, e il cuore, che pure era saggio,
le usciva per l'affanno dal petto; non pensava ad altro
e consumava il suo animo in un dolore dolcissimo (Glìkeri àniì).
Come una filatrice, che vive lavorando la lana,
getta rami sopra il tizzone ardente, e nella notte
brilla la luce sotto il suo tetto (si è alzata prestissimo)
e la fiamma si leva immensa da quel piccolo legno,
e riduce ben presto in cenere tutta la legna; così in questo modo
il terribile (tétrichòs) Eros, insinuatosi dentro il cuore,
ardeva in segreto; e, smarrita la mente,
le morbide guance diventavano pallide e rosse.
Re: POESIE...
L'INDOVINO CIECO-da Blues in sedici di Stefano Benni
Per quali prodigi e qual disegno
un albero cresca ramo dopo ramo
prendendosi il cielo,non so
nè so perchè i miei occhi di bambino
guardino ora dal volto di un vecchio.
Forse so la data della fine del mondo
e il primo palpito dell'inizio.
Ma non so cosa unisce il Padre al Figlio
e il Figlio alla ragazza dei profumi
e quella all'Assassino,al Teschio
e a Raiden il luminoso
e cosa li tiene sospesi sul filo
tra il primo e l'ultimo giorno
della loro vita preziosa.
Quando morirò io posso saperlo:
morirò un giorno come tutti gli altri
ma perchè tanta pietà io sento
per la morte di ognuno non so.
Non so perchè un bambino a me uguale
dà nome agli alberi del giardino
e ad amici immaginari parla
mentre gli eserciti muovono
e lenzuola avvolgono i morti.
Non lo so,e sanguino.
Io non ho paura della città
nè delle sue mille voci
ho imparato tra loro a conoscere
quella che chiama il mio nome.
Io non posso chiudere gli occhi
e le storie vengono a me
come odori dal dal giardino
o il ramo spinoso che trascina
il fiume da lontano.
Rane,grilli e fumo di ciminiere
rottami d'auto bagnati di luna
gente che riempie le strade
e sola si riaddormenta
cecità che accende i sogni
il cuore indifeso il segreto fiorire.
Io che leggi non cerco
ma l'anima mia ascolto.
Io vedo un uomo che si prepara ad uccidere
e un altro che cerca lavoro
un ragazzo innamorato,una ragazza fiera
un teschio tatuato su un braccio
un burattino di luce su un monitor
e una donna in riva a un mare
così chiaro da sembrare invisibile.
Io vecchio e cieco,vedo
che i destini si muovono
sento che sto sulla terra
come una foglia,volando
e gli universi precipitano
nel mio bicchiere vuoto,che trema.
Corri,corri,piccola mano
che sposti il sipario dei giorni
fino alla scena dove più non vedo
e dove tutti mi vedono.
Amore che hai sulla bocca
un segno amaro di lotta
io vedo vite che la speranza tocca
pulsare,vibrare,rivivere
come fa il pesce
restituito all'acqua.
Per quali prodigi e qual disegno
un albero cresca ramo dopo ramo
prendendosi il cielo,non so
nè so perchè i miei occhi di bambino
guardino ora dal volto di un vecchio.
Forse so la data della fine del mondo
e il primo palpito dell'inizio.
Ma non so cosa unisce il Padre al Figlio
e il Figlio alla ragazza dei profumi
e quella all'Assassino,al Teschio
e a Raiden il luminoso
e cosa li tiene sospesi sul filo
tra il primo e l'ultimo giorno
della loro vita preziosa.
Quando morirò io posso saperlo:
morirò un giorno come tutti gli altri
ma perchè tanta pietà io sento
per la morte di ognuno non so.
Non so perchè un bambino a me uguale
dà nome agli alberi del giardino
e ad amici immaginari parla
mentre gli eserciti muovono
e lenzuola avvolgono i morti.
Non lo so,e sanguino.
Io non ho paura della città
nè delle sue mille voci
ho imparato tra loro a conoscere
quella che chiama il mio nome.
Io non posso chiudere gli occhi
e le storie vengono a me
come odori dal dal giardino
o il ramo spinoso che trascina
il fiume da lontano.
Rane,grilli e fumo di ciminiere
rottami d'auto bagnati di luna
gente che riempie le strade
e sola si riaddormenta
cecità che accende i sogni
il cuore indifeso il segreto fiorire.
Io che leggi non cerco
ma l'anima mia ascolto.
Io vedo un uomo che si prepara ad uccidere
e un altro che cerca lavoro
un ragazzo innamorato,una ragazza fiera
un teschio tatuato su un braccio
un burattino di luce su un monitor
e una donna in riva a un mare
così chiaro da sembrare invisibile.
Io vecchio e cieco,vedo
che i destini si muovono
sento che sto sulla terra
come una foglia,volando
e gli universi precipitano
nel mio bicchiere vuoto,che trema.
Corri,corri,piccola mano
che sposti il sipario dei giorni
fino alla scena dove più non vedo
e dove tutti mi vedono.
Amore che hai sulla bocca
un segno amaro di lotta
io vedo vite che la speranza tocca
pulsare,vibrare,rivivere
come fa il pesce
restituito all'acqua.
lunatica- Numero di messaggi : 925
Data d'iscrizione : 29.01.09
Località : profondo sud
Vasco Graça Moura...
"Quando non ci sei, non mi esci di mente",
mormorava il guerriero ed aggiunse
"e quando ci sei, io non riesco a distogliere gli occhi da te né ho bisogno
di dirtelo perché lo sai molto bene".
Lei assentì in un cenno impercettibile.
Entrambi sentivano voluttà e timidezza
e paura che il tempo non bastasse.
Una corda vibrava, intima e fonda
al suono di quel che dicevano o tacevano,
ancor più se tacevano. Tutto era così urgente
ed è così breve la vita, breve vita
che mezze parole arrivavano a sconvolgere.
Dal mondo li preservava un pudore insperato
come il cavo della mano protegge la fiamma
d'un fiammifero sfregato contro il vento
ed era forse tutto in bianco e nero,
leggermente sfocato nella nebbia che saliva
dalle acque, come la gioventù oziosa, quando,
perduta la vita per delicatezza, con Rimbaud,
si espone al soprassalto insperato.
Neppure prolungata la vita si risolve.
Restano soavi malinconie sfumate.
Egli andava costruendo così la sua torre più alta,
per respirare senza distogliere gli occhi da lei
e senza che lei gli uscisse di mente,
ma non sapendo con certezza che fare:
erano forse per sempre sventurati,
e cercavano forse dolci complicità,
come se il desiderio fosse un gioco fatto
di azzardo e di disperazione a fine notte. Qui starebbe la radice della loro infelicità
e per delicatezza si sarebbero rovinati la vita.
Questa sarebbe la gromma dell'interdetto,
fatto di cui non dissero né osarono,
che più avrebbe giovato se non fosse stato così,
anche se Pentesilea si allontanava dalle ombre, anche se il figlio di Peleo oltrepassava la morte,
anche se il sole incendiava le pietre
che incorporarono per sempre il loro mito alle parole.
mormorava il guerriero ed aggiunse
"e quando ci sei, io non riesco a distogliere gli occhi da te né ho bisogno
di dirtelo perché lo sai molto bene".
Lei assentì in un cenno impercettibile.
Entrambi sentivano voluttà e timidezza
e paura che il tempo non bastasse.
Una corda vibrava, intima e fonda
al suono di quel che dicevano o tacevano,
ancor più se tacevano. Tutto era così urgente
ed è così breve la vita, breve vita
che mezze parole arrivavano a sconvolgere.
Dal mondo li preservava un pudore insperato
come il cavo della mano protegge la fiamma
d'un fiammifero sfregato contro il vento
ed era forse tutto in bianco e nero,
leggermente sfocato nella nebbia che saliva
dalle acque, come la gioventù oziosa, quando,
perduta la vita per delicatezza, con Rimbaud,
si espone al soprassalto insperato.
Neppure prolungata la vita si risolve.
Restano soavi malinconie sfumate.
Egli andava costruendo così la sua torre più alta,
per respirare senza distogliere gli occhi da lei
e senza che lei gli uscisse di mente,
ma non sapendo con certezza che fare:
erano forse per sempre sventurati,
e cercavano forse dolci complicità,
come se il desiderio fosse un gioco fatto
di azzardo e di disperazione a fine notte. Qui starebbe la radice della loro infelicità
e per delicatezza si sarebbero rovinati la vita.
Questa sarebbe la gromma dell'interdetto,
fatto di cui non dissero né osarono,
che più avrebbe giovato se non fosse stato così,
anche se Pentesilea si allontanava dalle ombre, anche se il figlio di Peleo oltrepassava la morte,
anche se il sole incendiava le pietre
che incorporarono per sempre il loro mito alle parole.
"Siamo tutto politici (e animali)" di Edoardo Sanguineti
Siamo tutti politici (e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di
[catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare,
ti aggiungo che, se è vero che, per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande
[politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane (come ciao,
pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi,
lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di
[catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare,
ti aggiungo che, se è vero che, per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande
[politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane (come ciao,
pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi,
lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali):
Re: POESIE...
SOLO PER OGGI
di Papa Giovanni XXIII
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi
della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
di Papa Giovanni XXIII
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi
della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
poesie
Odio le mie ore d'allucinazione e
Anche le mie ore di randagio,d'immaginario
perseguitato in esodo verso una terra promessa
G.Ungaretti (che però diceva "Amo")
Lasciatemi ridere:a nessuno è successo niente
P.Neruda
"...un pettirosso da combattimento..."
F.De Andrè
Anche le mie ore di randagio,d'immaginario
perseguitato in esodo verso una terra promessa
G.Ungaretti (che però diceva "Amo")
Lasciatemi ridere:a nessuno è successo niente
P.Neruda
"...un pettirosso da combattimento..."
F.De Andrè
elisabetta5656- Numero di messaggi : 295
Data d'iscrizione : 09.05.11
Solo per oggi
Grazie Pavely per questa splendida poesia!
elisabetta5656- Numero di messaggi : 295
Data d'iscrizione : 09.05.11
Poesie
Di Edgard Lee Masters (Antologia di Spoon River)
"...dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine
e del vano desiderio:è una barca che anela al mare eppur lo teme..."
"...dare un senso alla vita può condurre a follia
ma una vita senza senso è la tortura dell'inquietudine
e del vano desiderio:è una barca che anela al mare eppur lo teme..."
elisabetta5656- Numero di messaggi : 295
Data d'iscrizione : 09.05.11
Re: POESIE...
umberto saba
la capra
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi,prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
la capra
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d'erba, bagnata
dalla pioggia, belava.
Quell'uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi,prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.
In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
Re: POESIE...
alessandro manzoni
il cinque maggio
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
il cinque maggio
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avvïò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
IL VAMPIRO di C. Baudelaire
Tu che t'insinuasti come una lama
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare, folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato; come alla bottiglia
L'ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l'ostinato
Giocatore, - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M'han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! - una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
Tu faresti rivivere il cadavere
Del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
Nel mio cuore gemente; tu che forte
Come un branco di demoni venisti
A fare, folle e ornata, del mio spirito
Umiliato il tuo letto e il regno-infame
A cui, come il forzato alla catena,
Sono legato; come alla bottiglia
L'ubriacone; come alla carogna
I vermi; come al gioco l'ostinato
Giocatore, - che tu sia maledetta!
Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
Di conquistare la mia libertà;
Ed il veleno perfido ho pregato
Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
Ed il veleno, pieni di disprezzo,
M'han detto: "Non sei degno che alla tua
Schiavitù maledetta ti si tolga,
Imbecille! - una volta liberato
Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
Tu faresti rivivere il cadavere
Del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
Ospite- Ospite
Les litanies de Satan
deposito anche in questo thread un link alla celebre poesia di Baudelaire dedicata all'Avversario (nella sua versione del 1861)
a cui mi sono già richiamato qui
link:
Les litanies de Satan (1861), testo originale
Qui sotto segue la mia modestissima versione italiana del testo, cui mi sono dedicato questa sera come alternativa a interminabili sessioni di spider, campo minato e mahjong. Dando per scontate imprecisioni e rozzezza formale, ho deciso di tradurre con qualche libertà sforzandomi di seguire un metro uniforme e di creare qua e là effetti eufonici o rime corrispondenti allo schema del modello.
Les litanies de Satan feat Canterel II
O tu, sapientissimo e splendido tra gli Angeli,
Dio tradito dal destino e privato di lodi,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
O Principe dell’esilio, che hai patito il torto,
E che, vinto, più forte ogni volta sei risorto,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che sai tutto, gran re delle cose abissali,
Guaritore familiare delle angosce umane,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che anche ai lebbrosi, ai paria maledetti
Spieghi con l’amore il gusto del Paradiso,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che con la Morte, la tua amante vecchia e forte,
La Speranza hai generato – folle affascinante!
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che doni al proscritto lo sguardo calmo e fiero,
Che davanti al capestro danna un popolo intero.
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che sai in quali anfratti le pietre preziose
Il Dio geloso nell’avida terra nascose,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu, il cui occhio terso scruta i profondi arsenali,
Dove dorme sepolta la genìa dei metalli,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu, la cui larga mano allontana i precipizi
Al sonnambulo errante ai bordi degli edifizi,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che, per magia, le vecchie ossa rendi molli
Al tardo ubriacone travolto dai cavalli,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che, per consolazione all’uomo sofferente,
Ci insegnasti a mescolare lo zolfo ed il salnitro,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che poni il tuo marchio, o complice sottile,
Sopra la fronte di Creso, impietoso e vile,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che infondi negli occhi e nei cuori alle ragazze
Il culto della piaga e l’amore per gli stracci,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Bastone degli esuli, lume degli inventori,
Confessore di impiccati e di cospiratori,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Padre adottivo di chi nella sua nera ira
Il Dio Padre cacciò dal Paradiso terrestre,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Preghiera
Gloria e lode a te, Satana, nell’alto
Dei Cieli, dove tu hai regnato, e nel profondo
Degli Inferni, dove, sconfitto, tu sogni nel silenzio!
Fa che la mia anima, un giorno, sotto l’Albero della Conoscenza,
riposi accanto a te, nell’ora in cui sulla tua fronte
Come un Tempio nuovo i suoi rami si spanderanno!
a cui mi sono già richiamato qui
link:
Les litanies de Satan (1861), testo originale
Qui sotto segue la mia modestissima versione italiana del testo, cui mi sono dedicato questa sera come alternativa a interminabili sessioni di spider, campo minato e mahjong. Dando per scontate imprecisioni e rozzezza formale, ho deciso di tradurre con qualche libertà sforzandomi di seguire un metro uniforme e di creare qua e là effetti eufonici o rime corrispondenti allo schema del modello.
Les litanies de Satan feat Canterel II
O tu, sapientissimo e splendido tra gli Angeli,
Dio tradito dal destino e privato di lodi,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
O Principe dell’esilio, che hai patito il torto,
E che, vinto, più forte ogni volta sei risorto,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che sai tutto, gran re delle cose abissali,
Guaritore familiare delle angosce umane,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che anche ai lebbrosi, ai paria maledetti
Spieghi con l’amore il gusto del Paradiso,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che con la Morte, la tua amante vecchia e forte,
La Speranza hai generato – folle affascinante!
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che doni al proscritto lo sguardo calmo e fiero,
Che davanti al capestro danna un popolo intero.
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che sai in quali anfratti le pietre preziose
Il Dio geloso nell’avida terra nascose,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu, il cui occhio terso scruta i profondi arsenali,
Dove dorme sepolta la genìa dei metalli,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu, la cui larga mano allontana i precipizi
Al sonnambulo errante ai bordi degli edifizi,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che, per magia, le vecchie ossa rendi molli
Al tardo ubriacone travolto dai cavalli,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che, per consolazione all’uomo sofferente,
Ci insegnasti a mescolare lo zolfo ed il salnitro,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che poni il tuo marchio, o complice sottile,
Sopra la fronte di Creso, impietoso e vile,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Tu che infondi negli occhi e nei cuori alle ragazze
Il culto della piaga e l’amore per gli stracci,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Bastone degli esuli, lume degli inventori,
Confessore di impiccati e di cospiratori,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Padre adottivo di chi nella sua nera ira
Il Dio Padre cacciò dal Paradiso terrestre,
Satana, compatisci la mia lunga miseria!
Preghiera
Gloria e lode a te, Satana, nell’alto
Dei Cieli, dove tu hai regnato, e nel profondo
Degli Inferni, dove, sconfitto, tu sogni nel silenzio!
Fa che la mia anima, un giorno, sotto l’Albero della Conoscenza,
riposi accanto a te, nell’ora in cui sulla tua fronte
Come un Tempio nuovo i suoi rami si spanderanno!
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