Appunti di una notte insonne

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Messaggio  Johnny91 Gio Gen 08, 2015 2:14 am

Salve a tutti, sono nuovo in questo forum, e sono molto contento di essermi iscritto Smile
due anni fa ho perso mio padre, soffriva di bipolarismo e dopo una vita di disastri, paure, confusione, atti maniacali, tradimenti e TSO, si è tolto la vita. È accaduto nel mio primo anno di università, sono uno studente e affronto già di mio tante difficoltà sia tecniche che sociali frequentando la facoltà di ingegneria.
Dopo la sua morte sono piombato nell'ansia e nella ruminazione, sentivo voci nella notte, deliravo e non dormivo più. Ho perso la borsa di studio e ora devo lavorare per mantenermi. Fortunatamente ci riesco, ma il lavoro rallenta fortemente la mia carriera universitaria mentre vedo i miei amici che si stanno laureando, ormai lontani in giro per l'italia e per l'europa. Io mi sento solo. Anche in famiglia, nonostante siamo molto numerosi, sento molta freddezza. Sono il figlio più grande e in totale siamo 4 figli. Siamo tutti presi con gli studi, le nostre vite, il lavoro ed è come se non essendoci più papà avessimo cominciato a fuggire dal vespaio. Così, invece di correre dietro alla mia vita, il più delle volte sento in me il bisogno di rimpiazzare mio padre, soprattutto col mio fratellino di 5 anni che ha sofferto molto per la sua perdita. Ma non ci riesco. Non riesco a manifestare la mia maturità, anzi sento che regredisce. Inoltre la mia ragazza, dopo 4 anni insieme e dopo la morte di mio padre, non è stata minimamente capace di darmi l'affetto di cui avevo bisogno perché si è sentita incapace di sorreggere tutto quel peso e improvvisamente ha iniziato a distaccarsi da me, facendo avance ad altri ragazzi, spudoratamente, per fuggire...
Alla fine ci siamo lasciati e provo ancora un'enorme rabbia nei suoi confronti e commetto sempre l'errore di vederla nelle altre per riscattarmi. Ho perso la fiducia in tutti e in tutto, compreso di me stesso. Provo cose mai provate in vita mia, come l'invidia, l'odio estremo verso chi sorride e sta bene e un grave senso di inermità quando ho di fronte a me belle persone. Inizio a vedere sporco il mio futuro e le mie scelte di vita che una volta brillavano. Mi sento privato della mia felicità, ho perso tutti i miei ricordi belli, non riesco a ricordare quello che voglio, quello che ero. Non riesco più a manifestarmi ad una donna per quello che sono, e il più delle volte le illudo fino a farle perdere la testa. Mi sento cattivo e sporco, insulso e disperato e non riesco più a fronteggiarmi. Ho perso la cognizione del tempo, non riesco a dormire quasi per restare in allerta o per fuggire, per poi addormentarmi stremato la mattina. Saranno mesi che non vivo più un mattino. Mi incolpo costantemente e provo colpa per tutte le cose brutte che capitano intorno a me. È come se debba riscattarmi costantemente su tutto e tutti e non faccio altro che analizzare ogni mia singola reazione e tutto questo accade come se fossi in una gabbia che mi sono costruito da solo. Pensavo che col tempo tutto si affievolisse, invece sono sempre più depresso mentre galleggio sulla mia realtà.
Ho affrontato la psicoterapia cognitiva per un anno e mi ha fatto capire molte cose di me, ma ho smesso perché non ho più denaro ne tempo. Volevo condividere con voi questa mia riflessione che ho rielaborato per la mia psicoterapista dagli appunti di una mia ruminazione notturna, che ho scritto l'anno scorso durante una notte insonne, perché è ricca di significato e ancora oggi quando la rileggo riesco a focalizzarmi e mi stupisco di come io sia dentro e di quello che una persona possa provare. Non voglio angosciarvi, non voglio farvi pena, voglio solo reagire, sfogarmi e fuggire dalla solitudine.

"Vado a dormire tardi perché non voglio svegliarmi presto...
Voglio scappare dalla realtà... Oggi ho passato 15 ore al computer. Dimentico le cose per creare la mia realtà... Mi racconto bugie. Mi faccio del male.
Tutto questo non è giusto.. Vivo in una continua lotta con me stesso. Non riesco ad essere qualcuno, sono sempre davanti ad uno schermo. A volte mi chiedo se ho bisogno d'altro e la risposta è sempre implicita quanto diretta: No.
Ma sto male, perché sogno una vita, un futuro. Sogno di essere una persona, un uomo che ha capito la società e che ha soggiogato le sue paure. Sogno di essere un uomo vero, di quelli che si vedono nei film, uomini che non si vedono in giro. Un uomo libero, forte, carismatico, circondato da consapevolezze. Ma nessun uomo è così. E allora la paura mi sovviene, come un'onda che mi travolge composta da riflessioni pessimistiche. E divento inerme, insicuro, nudo come un verme.
Cosa sto vivendo io? Chi sono e qual'è il mio ruolo in questa partita truccata? Qual'è il mio destino? Non sono padrone del mio destino. E improvvisamente sento di non essere più me stesso. Sento che posso elevarmi e che posso uscire da questo guscio. Poi mi guardo e capisco che in queste sembianze sono diverso da tutti, e mi sento solo, incompreso, dilaniato. Quindi torno dentro al mio guscio, il mio adorato guscio che è cresciuto con me, addobbato, lavato e tosato costantemente, con la ripromessa di non uscirne mai più. Ma tutte le notti dopo avere vissuto il mio orrore giornaliero, inevitabilmente esco e compiango i sofferenti che mi sono accanto. Compiango il male, provo pietà e tenerezza per lui, che come un sottile lenzuolo ci avvolge e ci riscalda, mentre dall'interno ci uccide. Come una mamma, che anche se è lontana, in realtà è sempre li che ti scalda il cuore.  Compiango chi non sa uscire dal suo ventre perché così non riesco a vedere come è realmente. Come compiango quelle volte in cui non sono riuscito a mostrarmi fuori dal guscio, perché mi sono sentito vulnerabile. Compiango ogni creatura di questo mondo che soffre e che come me non trova una via di uscita.
È una triste danza la vita. Balliamo e recitiamo inconsapevoli che siamo circondati da copioni, da sceneggiature, e da un pubblico. Noi conosciamo solo la coreografia e ci muoviamo come anguille nel fango, cechi e goffi in una ricerca della luce invano. A volte, capiamo che non la troveremo mai, così nuotiamo più forte, quasi per raggiungerla di fronte a noi, illusi. E a volte, nel caos ci tocchiamo, perché entrambi forsennati, e per un istante ci fermiamo, timidi e bambini, perché ci accorgiamo del calore dell'altro. Ma poi cambiamo direzione, voltiamo lo sguardo, amareggiati, violati, interrotti. Riprendiamo così il viaggio oscuro.
Siamo finti, falsi, taroccati. Questo è il male. Queste sono le nostre catene, le mie catene di cristallo. Ingombrano la mia esistenza eppure basterebbe fracassarle per terra, ma sono troppo preziose.
E c'è chi mi dice che la vita va presa poco sul serio. Ah quanto li invidio. Quanto li ammiro. Io mi riservo sempre, mentre loro giocano tutto, assetati di gloria. Invece io resto li, a contare le fisches, consapevole che prima o poi finiranno.
Mi faccio schifo. Sono dipendente dal mio male, quello che mi faccio. Sono così abituato a rinunciare che ho abbracciato la sofferenza, che a sua volta è diventata il costo della mia vita. Vedo la mia essenza distorta, brutta, mutilata e solitaria, quell'essenza che esce ogni notte dal suo amato e odiato guscio. Zampillo tristezza, so di non trattenerla, e gli altri lo vedono, so che la vedono e me ne vergogno.
A vent'anni mi guardo allo specchio e cerco quel bambino felice che c'era in me. E so che è la fuori, nella vita e negli eventi della mia giornata, ma non riesco a trovarlo perché non riesco ad uscire dalle mie mura. Rivoglio indietro la mia anima pura e asettica, vuota e da riempire di cose belle. Cerco di eliminare ogni mia privazione e violazione. Cerco di diventare informe e imprevedibile, ma forte e strabiliante, quello che dovrei essere davvero, ciò che in cuor mio sono sempre stato: una apparizione unica. Voglio smussare le mie punte acuminate, voglio scolpire la mia vita, voglio smettere di essere un fantasma perché voglio restare nei cuori delle persone. Voglio rimodellare la mia architettura che ora ha le sembianze di un appartamento monolocale."
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Messaggio  mmm Ven Gen 09, 2015 10:51 pm

mi sembri un ragazzo in gamba anche se disorientato.

è capitato anche me di odiare gli altri. anche solo perché felici. il ragionamento era: se loro sono felici, mentre io sono triste, allora loro sono indifferenti alla mia tristezza, anzi magari la mia tristezza rende ancora più godibile la loro felicità. quindi io, che li invidio e li disprezzo per il loro egoismo, li odio e gli auguro di stare come me e anzi peggio.

ho smesso. non per considerazioni di carattere etico. ma perché era stupido. non mi portava alcun vantaggio. anzi mi portava svantaggi. ho smesso per il mio bene, non per il loro.

quindi un primo suggerimento è di pensare maggiormente ai fatti tuoi, e meno a quelli degli altri.

secondo, prendere gli ideali che stridono contro la realtà, e buttarli via. gli esseri umani non sono come vorresti che fossero? bene accettali e osservali per come essi sono. idem per la vita, non è come vorresti? bene, accettala per come essa è.

butta via i perfezionismi e le aspettative.

smetti di giudicare. te stesso come gli altri. cerca di limitarti a osservare e basta.

in ogni caso, quando non ti riesce, cerca di non essere severo.

cerca di capire cosa vuoi combinare nella vita, ma non farne un'ossessione. non farlo diventare fonte di frustrazione. non deve essere un ideale, deve essere una direzione.

l'umanità è così vasta che non sarà molto influenzata dalle tue azioni come dalle mie.

la tua vita è solo tua, è un dono che hai ricevuto, è un giro in giostra. fanne quello che meglio credi, ma da un punto di vista globale non fa alcuna differenza, questo non è per sminuire le nostre vite, ma per togliere un po' di ansia.

il mondo non dipende da te, non c'è alcuna cosa che devi fare assolutamente.

sei vivo, è un dono, è il tuo dono, la tua vita, non hai vincoli, non hai obblighi, non hai obbiettivi minimi, fai che quello che ti va, quello che ti fa sentire meglio, quello che riesci.

insomma, la vita non è un lunedi in cui devi correre al lavoro e fare N-mila cose, oddio che ansia, no, la vita è una domenica, hai il pomeriggio libero, puoi passarlo a dormicchiare, a leggere un libro, a stare in compagnia con delle persone care, va bene qualsiasi cosa insomma, puoi rilassarti.

mmm

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