Stralci, citazioni e frasi dai film...

Capita a tutti di mangiare troppo, provare a dormirci sopra e sognare cose un po' strane. Ma quando tocca a David Cronenberg di coricarsi dopo la bagna cauda, il risultato potrebbe essere la sceneggiatura di Shivers (in italiano: Il demone sotto la pelle).

Il dottor Roger St. Luc (Paul Hampton) e l'infermiera Forsythe (Lynn Lowry) cercano scampo dall'apocalisse zombi in un sotterraneo.



Lynn Lawry: Roger, ho fatto un sogno sconvolgente la notte scorsa. In questo sogno io stavo facendo l'amore con uno sconosciuto, ma mi trovavo a disagio perché... era vecchio, morente, emanava un cattivo odore, ed era molto repellente.



Lynn Lawry: Ma, ad un certo punto, mi dice che ogni cosa è erotica, che ogni cosa è sessuale e può dare piacere; e aggiunge che perfino la pelle di un vecchio ha una carica erotica, che la malattia è l'amore di  due creature estranee e contrastanti che cercano di unirsi, che perfino la morte è un atto di erotismo, che la parola è erotica, che anche il respiro è erotico, che anche l'esistere fisicamente è erotico...



Lynn Lawry: ... e mi riesce a convincere, e facciamo l'amore in un modo meraviglioso... aahh! (dalla gola dell'infermiera Forsythe fa capolino un cicciolo parassita e il dottor St. Luc la tramortisce con uno sganassone).

Da La collectionneuse di  Éric Rohmer

Una sera d'estate in una villa a Saint Tropez. L’antiquario Adrien (Patrick Bauchau) è ospite del collezionista statunitense Sam (Eugene Archer), al quale ha venduto un antico vaso.



Patrick Bauchau (Adrien): … Sì, non far niente, e pensare non facendo niente, è estenuante. Senz’altro è più facile lavorare. Si segue un binario. Lavorare è una forma di pigrizia, una specie di fuga molto prudente, un modo per tacitare la coscienza.
Eugene Archer (Sam): Evidentemente lei è l’essere meno pigro che io abbia conosciuto.
Patrick Bauchau: Sono almeno dieci anni che non vado in vacanza.
Eugene Archer: Lo credo bene, la sua vita è una vacanza perpetua.
Patrick Bauchau: No… insomma, sì e no… non completamente.
Eugene Archer: Quello che mi diverte di più è che lei si vuole sempre giustificare.
Patrick Bauchau: No. Qualunque cosa lei pensi non ho niente di cui vergognarmi.



Eugene Archer: Lei è un gran bugiardo. Per esempio, si vergogna di non avere nemmeno un centesimo.
Patrick Bauchau: Mi ascolti bene. Lei ha mai sentito parlare dei Tarahumaras? Quando gli indiani Tarahumara attraversano la città, mendicano. Sostano davanti alle porte delle case e si mettono di profilo, con un’aria di sublime disprezzo. Che ottengano o no l’elemosina, si allontanano sempre dopo lo stesso lasso di tempo, senza dire mai grazie. Io, quando mendico, sto di profilo. Comunque si è tutti schiavi degli altri. (Si interrompe per bere un  amaro)

- segue

Da La collectionneuse di  Éric Rohmer.

Seconda parte del dialogo,
segue da https://depressione.forumattivo.com/t1458p25-stralci-citazioni-e-frasi-dai-film#29733

L’antiquario Adrien (Patrick Bauchau) e il collezionista statunitense Sam (Eugene Archer) ammazzano la cena con amari e sigarette. Insieme a loro c'è la bella e giovane Haydée (Haydée Politoff).



Patrick Bauchau: ... È vero, trovo meno disonorevole stare da un amico che essere mantenuto dallo stato. La maggior parte di chi lavora oggi, produce cose superflue. Tre quarti delle attività oggi prosperano grazie all’idiozia del prossimo. Il vero parassita non sono io: è il burocrate, e perfino il tecnico.
Eugene Archer: Se avessi due metri di altezza e un profilo da aquila mi sentirei anch’io una specie di semidio. Lei vive nel rimpianto di altri tempi. A me piace molto il mondo moderno.



Patrick Bauchau: Vede, io sono moderno quanto lei. Ma domani ciò che conterà non sarà il lavoro, sarà la pigrizia. Tutti proclamano che il lavoro è solo un mezzo. Si parla di civilizzazione dello svago: quando sarà compiuta, lo svago non avrà più senso. C’è chi lavora quarant’anni per potersi riposare, e quando arriva a quel momento si ammala per la noia, e muore. Sa cosa penso? Io servo meglio la causa dell’umanità poltrendo che lavorando. Le assicuro, ci vuole coraggio a non lavorare.
Eugene Archer: Più coraggio che ad andare sulla Luna?
Patrick Bauchau: Sì, certo, si può anche andare sulla Luna. È affascinante e riprovevole allo stesso tempo.



Eugene Archer: Se dovessi ascoltarla ancora un po’, stasera, mi addormenterei sulla poltrona. Si sta comportando come un bambino che si sente molto soddisfatto della sua vita insignificante. Vada sulla Luna, Adrien. Vada su Giove, se preferisce, ma alla svelta. E quando arriverà là, mi mandi almeno una cartolina, se avrà i soldi sufficienti per comprarla.
Patrick Bauchau: Listen here, you old villain! Ho sempre rimpianto di non essere ricco. Ma se io fossi ricco il mio dandismo, come lei lo chiama, sarebbe ovvio. Sarebbe del tutto privo di eroismo, e io non concepisco un dandy che non sia eroico.

(Silenzio. Nella notte, fuori dalla casa, risuonano degli ululati. Haydée Politoff, che è rimasta seduta in silenzio accanto ai due, si versa da bere).

Da Walkower di Jerzy Skolimowski.



Il pugile Andrzej (Jerzy Skolimowski), in procinto di ritirarsi da un torneo di boxe prima di disputare l'incontro finale, trascorre una notte in compagnia di Teresa (Aleksandra Zawieruszanka), ex compagna di studi che fu responsabile della sua espulsione dal politecnico.

Jerzy Skolimowski (parlando a bordo ring): Ho sempre avuto problemi ad alzarmi la mattina. Quando smisi con il pugilato, dopo l'esercito, chiedevo a mia madre di svegliarmi contando come un arbitro di boxe. Uno, due, tre... E per me era diventato un riflesso condizionato alzarmi prima che lei arrivasse a dieci.
Aleksandra Zawieruszanka: E allora?
Jerzy Skolimowski: Niente.

Andrzej spegne la luce e i due se ne vanno.

(Laissez bronzer les cadavres, Hélène Cattet e Bruno Forzani, 2017)

A tutte e tutti buona Pasqua.



(Perceval le Gallois, Éric Rohmer, 1978)

Da Leonor di Juan Luis Buñuel, tratto da un racconto di Ludwig Tieck.

Il castellano Richard (Michel Piccoli) ha appena stabilito di risposarsi con la giovane Caterina dopo aver tumulato la prima moglie Leonor, morta per le conseguenze di una rovinosa caduta da cavallo, ma è ossessionato dal perdurante legame con l'amatissima defunta.



Michel Piccoli (cavalcando da solo nel crepuscolo): È qui che cadesti, Leonor. Il vento ha cancellato anche le tracce del tuo sangue. No, Caterina non ha occupato il tuo posto, e tu lo sai. Il mio cuore sarà sempre davanti a quel muro della cripta che ci divide...

(Il cavallo di Michel Piccoli fende l’aria della sera con un nitrito acuto come un grido di dolore, poi si lancia al galoppo)



Michel Piccoli (arrestando la corsa davanti ad un ponte di pietra gettato su un precipizio): …quel muro di sassi ci separa, così come potrebbe riunirci, come quando Satana costruì questo ponte di sassi, per riunire il Bene dal Male, che Dio aveva diviso con questa fenditura nel monte.

(Michel Piccoli scende da cavallo e si avventura a piedi sul ponte di pietra)



Michel Piccoli: O Satana! Io la rivoglio! E se la tua potenza è uguale a quella di Dio, io voglio che tu me lo dimostri. Io sono pronto a donarti tutto me stesso, se tu mi ridai la mia Leonor. Io ti aspetto, Satana!

Da Let's Scare Jessica to Death di John Hancock.

Jessica (Zohra Lampert) e Duncan (Barton Heyman), una coppia di artisti fricchettoni di New York, hanno deciso di trasferirsi in una vecchia casa di campagna con l’obiettivo di avviare una piccola azienda agricola aiutati dall’amico Woody (Kevin O’Connor), dopo la remissione di Jessica da un periodo di ricovero in una clinica psichiatrica. La sera del loro trasloco trovano all’interno della casa Emily (Grechen Corbett), una giovane vagabonda che vi dimorava abusivamente. Jessica invita Emily a restare ospite per la notte, prima che questa abbia fatto i bagagli per andarsene. Dopo aver cenato insieme a lei, i tre amici appena trasferitisi accolgono il suo suggerimento di fare tutti insieme una seduta spiritica.



Grechen Corbett: Facciamo una seduta spiritica! (Gli altri la guardano con imbarazzo)
Grechen Corbett: Perché no? Non credete negli spiriti? Nulla è mai completamente morto.
Kevin O’Connor: Giusto, ho sentito dire che sta ritornando anche il twist! (Ridono)



Formano la catena.
Grechen Corbett: Shh! Sto chiamando gli spiriti di chiunque sia morto in questa casa. Se ci siete, dateci un segno.

Silenzio.

Grechen Corbett: Dateci un segno! Tutti i morti vengano da noi.



Silenzio. Emily invita Jessica con un cenno del capo.
Zohra Lampert: Chi, io? Oh, non sono capace…
Grechen Corbett: Chiamali!
Zohra Lampert: Sto chiamando gli spiriti di chiunque sia morto in questa casa. Dateci un segno…



Gli acufeni nella mente di Jessica: Sono qui, Jessica…. Jessica, sono qui…
Zohra Lampert (commossa): Venite da noi!
Gli acufeni nella mente di Jessica (parlando con la voce del defunto proprietario della casa): Un brindisi a mia moglie, Abigail, e a tutti i Bishop! (alle voci si mescolano suoni di campane e dei bicchieri alzati per il brindisi).
Gli acufeni nella mente di Jessica: …Abigail, mia Abigail… (alla voce si sovrappongono i gemiti di una donna)



L’orologio a muro nella stanza batte le dieci.
Zohra Lampert (asciugandosi le lacrime): Oddio, è triste…
Kevin O’Connor: Abbiamo fatto la seduta e non è arrivato nessuno.
Barton Heyman: Credo che sia il momento di augurarvi la buona notte.

L'estratto è senza audio, ma sottotitolato




(La Salamandre, Alain Tanner, 1971)