Caratteristiche in comune alla mia depressione?

Salve a tutti, mi presento molto brevemente: sono Edo e ho 37 anni. Come tutti voi (o quasi) ho una lunga storia di depressione, anche grave, che sto curando con farmacoterapia e Terapia Cognitivo-comportamentale.
Ho scoperto, nel tempo, che la mia depressione ha (tra molte altre) le seguenti caratteristiche:

1) Tende ad “opporsi” a qualunque cambiamento in positivo della mia mente. Quando provo a migliorare la mia percezione del mondo, di me stesso e degli altri la mia depressione cerca di farmi tornare a una visione negativa della realtà. Anche quando ho cominciato la terapia farmacologica sentivo che all’inizio reagivo malamente, sia fisicamente che psicologicamente, al punto che la voglia di interrompere il trattamento era fortissima. Sentivo come se il mio corpo e la mia mente si “ribellavano” al cambiamento. Questo mi è accaduto con tutti i farmaci che ho provato, e sono davvero tanti.
2) Tende ad autoalimentarsi: il mio continuo rimuginare, che mi causa un continuo e forte dispendio di energie mentali, era ( e in parte è) alimentato dalla stessa impellente necessità di trovare LA SOLUZIONE ultima per uscire dalla depressione stessa. Cercare una via di uscita al dolore mi causa un circolo vizioso di una miriade di pensieri incontrollati che mi logorano.

Volevo sapere quanti di voi condividono queste carattristiche. Grazie.

Ciao Edo! mi sono ritrovata in parte in ciò che dici di provare. premetto che non so nemmeno se mi si possa definire depressa, in quanto non vado da uno specialista, nè ne ho mai parlato con un medico...ma come te ho la sensazione che la mia mente si rifiuti di pensare in positivo...i miei (pochi) amici ridono sul mio essere tremendamente pessimista e rassegnata alla vita, io per prima ci rido sù, ma so che c'è ben poco da ridere! penso che il mio sia un vero problema. sono una grande rimuginatrice, sin da quando ero una bambina, e ciò mi ha sempre portato ad essere molto riflessiva, molto matura rispetto alla mia età, e non sempre serena. ma ora è diventato un gran peso da sopportare! il pensare in continuazione sulla mia vita, mi ha permesso di individuare quali sono le cause del mio malessere, ma nonostante tutto, non riesco a superarle. so ciò che mi fa star male, ma non faccio nulla, o cmq faccio poco, per cambiare lo stato delle cose. so che dovrei uscire di più, so che dovrei frequentare di più persone della mia età, gente nuova con cui fare conoscenza...ma quando poi ne ho la possibilità, non lo faccio. cerco scuse con me stessa per non cambiare, ma dentro di me so perfettamente che sono scuse, e ciò è ancora più frustrante. il non avere le forze per cambiare, mi avvilisce ulteriormente. come dici tu, la ricerca incessante delle cause del mio malessere, mi pone in un circolo vizioso deleterio. anche le poche volte che decido di uscire con altri amici, di passare del tempo come tutte le ragazze della mia età, mi sento terribilmente triste...osservo gli altri che, nonostante tutti i loro problemi (anche parecchio seri) riescono ad essere sereni e spensierati...mentre io, anche in quelle occasioni, rimugino su ciò che "ho di sbagliato", su ciò che non ho, ma che vorrei, su ciò che ai miei occhi mi rende diversa da tutti loro...
non voglio pensare che questo debba essere il destino di chi, come noi, rimugina molto. non posso credere che questa debba essere la mia vita, ma non so come cambiare...è più forte di me...non riesco a non pensare, anche se sono in mezzo ad altre persone!

Grazie per il tuo intervento Euridice
Io sto affrontando i miei problemi con la Psicoterapia Cognitivo-comportamentale, che trovo molto utile, e con la Mindfulness, oltre che con la terapia farmacologica. Con la prima cerco di correggere gli elementi irrazionali del mio modo di pensare, la seconda (particolarmente utile per il rimuginare) invece serve per indirizzare la propria attenzione sul presente e sulla consapevolezza delle proprie azioni, in modo da focalizzarsi su queste anziche' disperdersi in mille rivoli di pensiero. Spero di esserti stato di qualche utilità. Ciao

Grazie per i consigli! mi documenterò sulla mindfulness... grazie ancora! Ciao

Grazie a te! Ci tengo a precisare che la Mindfulness, che ha chiare origini nella filosofia buddista, la ritengo valida anche spogliata della sua componente religiosa o spirituale: io non credo in nulla e sono molto scettico nei confronti di certe forme di spiritualità facilona tipo "New Age".
Credo però che focalizzare la propria attenzione in cio' che si fa istante per istante nel presente, e allenare la propria mente in questo senso, sia un valido e concreto aiuto per chi come me (o noi) si ritrovi impantanato nel fango viscoso della rimuginazione.

La rimuginazione è un processo di tipo ossessivo. A farla da padrone è l'insicurezza e la paura di sbagliare nelle scelte. Fortunatamente errare ci fa capire che siamo umani e che può capitare. Sarebbe innaturale se non lo fosse.

I pensieri influenzano la nostra visione del mondo! ... l'ho sperimentato più e più volte ...
étutto un discorso Filosofico/psicobuddhista ma funziona ... un pochino si dai!!

Triste pagliaccio ha scritto:psicobuddhista

Ah Ah! Questa non l'avevo ancora sentita! Grazie per il tuo intervento.

Edo75 ha scritto:

Triste pagliaccio ha scritto:psicobuddhista

Ah Ah! Questa non l'avevo ancora sentita! Grazie per il tuo intervento.

sempre felice di essere (in)utile!!

quando sbaglio devo mettere apposto quindi, no problem, solo che a volte ci sono cose che non si possono sistemare e quindi restano solo i rimpianti e meglio contrentarsi sul presente, sarà per questo che per me il passato non esiste, cancello le prove... che poi vengono fuori nei ricordi quando meno te l'aspetti...

Anche per me, Devis, è difficile affrontare il passato. Perchè ogni volta che ci faccio un tuffo, trovo letture nuove e più dolorose di cose successe, e forse il nostro problema è anche un po' questo: non ci perdoniamo mai, e a volte adirittura ci incolpiamo di cose in cui in verità c'entriamo poco, ma nella nostra visione invece diventano connesse a noi, e diventano quindi fonte di ulteriore sofferenza. Insomma, non so se riesco a spiegarmi, ma la questione è questa: non è giusto che noi ad esempio riguardiamo ad eventi di sofferenza anche solo di 15 anni fa (magari eventi in cui abbiamo preso decisioni errate o abbiamo vissuto momenti di forte imbarazzo e disagio) e li valutiamo con la nostra testa di oggi. Perchè seppure nella nostra visione sofferente, anche noi cresciamo, cambiamo, e magari le cose che sappiamo adesso, allora non le sapevamo. Non è giusto darci delle colpe, insomma, dobbiamo imparare ad essere più indulgenti verso noi stessi, a perdonarci e a guardarci con affetto, perchè lo meritiamo.