questa non è depressione!

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Messaggio  markrebus Mer Mar 07, 2012 10:58 am

Salve a tutti, scusate per l'entrata a gamba tesa, non voglio irridere lo star male degli altri però leggendo diversi topic mi rendo conto che

voi fortunatamente non siete depressi, o perlomeno lo stato di tristezza, io lo vedo così, è dato dalle vicissitudini della vita.

Il vero depresso è colui che è depresso a prescindere, potrebbe avere anche 10 milioni di euro in banca e deprimersi per lo stato attuale dell'economia e pensare di non riuscirvi a sopravvivere; mistificando la realtà, non riuscendo a coglierla vede con i suoi occhi una situazione non reale o comunque esagerata.

Essendo depresso è chiaro che tale stato si manifesta poi su tutte le relazioni affettive e/o lavorative che ha la persona.


Mi sembra troppo superficiale dire "sono depresso perché mi ha lasciato la ragazza" oppure "sono depresso perché non ho ancora trovato un compagno per la vita".

La depressione non è mai una conseguenza, ma una premessa, fidatevi che molti di voi non solo fortunatamente depressi, ma semplicemente vivono un momento "no".
Ve lo dice uno che in famiglia ha avuto un familiare suicida per depressione.
Ragazzi la depressione è un'altra cosa.
In bocca al lupo

markrebus

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Messaggio  SonoSola Mer Mar 07, 2012 12:13 pm

Grazie. Io sono contenta se quello che mi dici è vero, visto che tutti stanno cercando di diagnosticarmi depressione, questo o quell'altro, se il mio stato è naturale conseguenza di accadimenti di vita (come ritengo che io sia) tanto meglio. Grazie!

SonoSola

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Messaggio  merla Mer Mar 07, 2012 2:48 pm

markrebus ha scritto:


Mi sembra troppo superficiale dire "sono depresso perché mi ha lasciato la ragazza" oppure "sono depresso perché non ho ancora trovato un compagno per la vita".

Forse per qualcuno potrebbe essere vero, ma certo non spetta a un utente del forum stabilire chi è depresso e chi no. :-)

Mi spiace per il tuo familiare e mi rendo conto che un lutto del genere è una sofferenza enorme.

Resta che la depressione è una malattia e certamente non è questa la sede per fare diagnosi, né in un senso né nell'altro.
Quindi magari entra un po' meno a gamba tesa la prossima volta e soprattutto prima di fare l'entrata leggi un po' meglio (o un po' di più) le storie degli altri. :-)

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Messaggio  piquemal Mer Mar 07, 2012 3:12 pm

Capisco quello che dici, markrebus. Anch'io ho avuto un familiare suicida e la mia depressione è stata diagnosticata come ereditaria. I parenti che sopravvivono ad un lutto del genere sono chiamati survivors, sopravvissuti, e devono attraversare delle difficoltà diverse da chi si definisce depresso perché gli manca qualcosa, fosse un lavoro o un compagno di vita. Però la depressione non opera su discriminazione e, secondo me, può colpire indistintamente tutti, senza bisogno che presentino un curriculum che li renda più degni di portarsi addosso il nome di tale malattia.

Come te, leggendo varie storie del forum, ogni tanto mi capita di notare storie più lievi della mia, che mi appaiono più facilmente risolvibili con l'aiuto di un terapeuta e magari di una cura farmacologica. C'è chi fieramente si considera depresso e ha parecchi pregiudizi sull'uso degli psicofarmaci. Insomma, anch'io penso che qualcuno dopotutto ha la fortuna di dare solo un'occhiata in un girone infernale che per altri è una stazione di residenza. Però non penso che le altrui manifestazioni di dolore vadano sottovalutate, e se a qualcuno basta uno sfogo sul forum per riprendere forza ben venga.

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Messaggio  markrebus Mer Mar 07, 2012 4:54 pm

FidoDido ha scritto:Capisco quello che dici, markrebus. Anch'io ho avuto un familiare suicida e la mia depressione è stata diagnosticata come ereditaria. I parenti che sopravvivono ad un lutto del genere sono chiamati survivors, sopravvissuti, e devono attraversare delle difficoltà diverse da chi si definisce depresso perché gli manca qualcosa, fosse un lavoro o un compagno di vita. Però la depressione non opera su discriminazione e, secondo me, può colpire indistintamente tutti, senza bisogno che presentino un curriculum che li renda più degni di portarsi addosso il nome di tale malattia.

siamo d'accordo, noi statisticamente abbiamo il 50% delle possibilità in più di un altro essere umano di compiere lo stesso gesto del nostro familiare.
E' una sopravvivenza, dici bene, è come avere un countdown della vita accelerato.

Concordo anche sul fatto che è una malattia democratica, colpisce indistintamente, però poiché come per tutte le sindromi che rivestono l'area cerebrale se ne conosce talmente poco che è facile buttare tutto dentro al calderone della depressione, quando in realtà forse bisognerebbe valutare più a 360 gradi l'intera vita del soggetto.


FidoDido ha scritto: Come te, leggendo varie storie del forum, ogni tanto mi capita di notare storie più lievi della mia, che mi appaiono più facilmente risolvibili con l'aiuto di un terapeuta e magari di una cura farmacologica. C'è chi fieramente si considera depresso e ha parecchi pregiudizi sull'uso degli psicofarmaci. Insomma, anch'io penso che qualcuno dopotutto ha la fortuna di dare solo un'occhiata in un girone infernale che per altri è una stazione di residenza. Però non penso che le altrui manifestazioni di dolore vadano sottovalutate, e se a qualcuno basta uno sfogo sul forum per riprendere forza ben venga.

Putroppo il grande errore dell'uomo moderno è voler avere sempre una risposta a tutto, anche nel fornire o autofornirsi una diagnosi.
Secondo me non è così, l'essere infelici per separazioni di genitori, il sentirsi soli al mondo, la perdita di lavoro e via dicendo possono essere tutto al più delle concause, però ripeto, è la persona stessa nel come si pone davanti agli eventi che denota anche la predisposizione a cadere in questa malattia.
Poniamo il caso che A è depressa perché ha 40 anni e non ha ancora trovato il compagno della sua vita (mentre tutte le sue amiche sono sposate con figli e si sente triste) secondo voi anche se lei dice "sono depressa" voi siete propensi a crederle? Riflettiamo un secondo perché il termine "depressione" è troppo inflazionato se ne compie un abuso, con l'effetto anche di tediare dai malati veri chi siede dall'altra parte del tavolo, sia psicoterapeuta o psichiatra, correndo il rischio di non riuscire a fare una cernita ed a concentrarsi sui malati veri.
Per gli altri basterebbe solo che questa società fosse più equa, che si avesse ancora il tempo per trascorrere con amici e familiari, che il mondo andasse meno di corsa.
L'esito più infausto, il suicidio, ce ne fosse uno che fosse preventivato e fermato in tempo.
Per la mia esperienza familiare vi riporto la mia impressione di perplessità sul confidare esclusivamente nell'uso dei farmaci, non curano, ma coprono una situazione che il minuto dopo la fine degli effetti riemerge.
In tutto ciò altera i comportamenti, snatura la persona.


Riguardo a voi utenti del forum, non era mia intenzione sminuire il vostro dolore, non è una gara a chi soffre di più, ma un invito a riflettere semmai che forse semplicemente cambiando terapeuta, cercando di aprirsi con chi ci è vicino potrebbe farci ripartire verso la tanta decantata normalità.

Un depresso è una persona che ha una ferita che sanguina sempre senza mai rimarginare, anche se vincesse al superenalotto tanto per portare un esempio.





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Messaggio  merla Mer Mar 07, 2012 5:24 pm

Ciao makrebus,

è una visione un po' estrema la tua. È normale che ci siano situazioni più o meno lievi e può accadere, tanto più in virtù della depressione, che una persona che ha un malessere anche lieve, si veda peggio, più grave e senza speranza. È parte dei problemi psichici.

Del resto anche tu ti vedi senza speranza nel parlare di countdown accelerato. Anche se è un dato statistico il fatto che i familiari di suicidi siano più a rischio, non è detto che accada. E soprattutto non è assolutamente detto che si possa fare nulla. Significa che bisogna stare più attenti, curarsi meglio e conoscersi meglio. È statistica però, solo matematica. Ognuno ha la sua vita e i suoi strumenti, nessuno è solo matematica.

Per il resto, io resto dell'idea che è un forse: la signora di 40 anni triste perché è sola, forse è soltanto triste e si vede senza speranza, forse ha problematiche sottese che magari sono una concausa dell'essere soli, forse ha una predisposizione che un giorno la porterà ad avere un disagio conclamato. In ogni caso manifesta un disagio che in quanto tale merita ascolto.
Come dire, io credo che in linea di massima lo stigma verso i problemi psichici eviti in linea di massima proprio la situazione che ti sembra di vedere (anche se probabilmente ci sono anche le situazioni che vedi tu). Nel senso che, in generale il fatto di dare un grosso peso a situazioni che tutto considerato fanno parte della vita (essere da soli in un determinato periodo, dover imparare a relazionarsi ecc. ecc.) e soprattutto un peso così grosso da rivolgersi in un forum di "depressi" forse già in sé può essere segno del fatto che il problema non è solo quello che vediamo. Nessuno ha piacere a dirsi depresso o altro e in generale si tratta di malesseri non capiti tanto facilmente dalle persone che si hanno attorno. Quindi il fatto di domandarselo o di ritenere di esserlo nella maggior parte dei casi secondo me vuol dire che il problema è più serio di quello che si riesce a vedere.

In merito al fatto che "basta solo cambiare terapeuta".. di nuovo forse e di nuovo forse vale anche per i survivors. Io non mi ritengo tale perché il familiare in questione a mala pena lo ricordo, ma ho avuto altre forme di disagio anche importanti in famiglia e con la depressione tutti i medici mi avevano detto di farci pace che mi toccava in sorte. Cionostante dopo aver cambiato terapeuta mi sento di poter dire che sono guarita. Quantomeno i farmaci non mi servono più, nonostante situazioni di vita tutto considerato non belle, per cui credo di aver risolto molto.
Io, dopo anni e dopo il mio malessere. Magari un altro utente con manifestazioni tutto considerato più leggere, dopo più anni di me a girare terapeuti, nonostante tutto il suo impegno, non riesce a risolvere. Non si può dire.

Mi sembra (magari sbaglio), che anche tu in un certo senso cerchi una risposta, forse a una domanda diversa. La depressione può colpire a caso e molte volte un motivo non c'è. Come la sofferenza e come la sfiga. Sicuro nessuno (o davvero pochissimi) se le meritano o sono predestinati. :-)

Mi ero dimenticata, credo per la gamba tesa, benvenuto. :-)
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Messaggio  piquemal Mer Mar 07, 2012 5:54 pm

Quindi, mi pare di capire, si tratta di un problema linguistico. Ed anche in questo mi trovi d'accordo. Sento tante persone dirsi in paranoia, in sclero, in depressione per riferirsi a turbe dell'umore momentanee e presto superate. E' come se prendessi un lieve pestone a un piede e andassi a dire che sono handicappato. La differenza è che le malattie mentali sono vaghe e confuse nella loro classificazione, nessuno al momento ti sa dire cosa siano veramente perché nessuno sa bene come funzioni la mente (e spero che arrivi un neurologo a dirmi che mi sto sbagliando). Il DSM IV, la Bibbia diagnostica sui disordini mentali, presenta tipologie in cui tutti possono rispecchiarsi almeno in parte. E' la questione dell'uovo e della gallina: sono nate prima le malattie mentali o i farmaci che hanno preteso di individuarle? Esiste una politicizzazione della malattia che cerca di estendere la concezione del malato fisico tanto quanto mentale, e se tanta più gente pensa di essere depressa o paranoica tanto meglio per il mercato pronto ad accoglierla. In un'opera teatrale degli anni '20 dello scorso secolo (Knock, ovvero il trionfo della medicina) già si parlava del meccanismo che porta gente sana a sentirsi malata. Non saprei dirti bene in cosa consista la differenza tra sanità e malattia, ed è talmente confusa questa distinzione che è facile l'utilizzo improprio della terminologia psichiatrica.

Non mi consola tutto questo, preferirei di gran lunga avere una diagnosi precisa che mi indica veramente in che cosa consista il mio malumore, da dove derivi e cosa debba fare per alleviarlo. Penso pure che se non lo so io, che sono entrato nel regno della psichiatria ben giovane senza esserne ancora uscito, è facile che non lo sappia chi affronta da poco tempo i suoi disturbi dell'umore e finisca col ricorrere ai termini più a portata di mano, nella speranza di padroneggiare questo male detto non a caso oscuro, dandogli un nome. Cercando di renderlo riconoscibile nella speranza forse superstiziosa di esorcizzarlo.

piquemal

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