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Messaggio  elisa0000 Lun Ott 12, 2009 6:52 pm

Ciao. Non sono qui per facili consigli e scusate se questo può sembrare arrogante. Lo dico nel senso che io so bene che dovrei rivolgermi a qualcuno, un medico, uno psicologo, ma non ci riesco, sono totalmente bloccata. In un momento di crisi l’ho anche detto a mia madre, lei mi ha risposto che mi avrebbe aiutato a trovare qualcuno ma il tempo passa e lei non fa niente, e neanche io.
Sono qui solo per sfogarmi, per sapere che ci sono altri che stanno come me e per capire cosa mi sta succedendo.
Ho sofferto di depressione più volte nella vita, so bene di cose si tratta. La prima volta sono riuscita ad uscirne da sola, con la sola forza d’animo, che però sembra essere sparita da anni ormai.
Qualche anno fa ci sono ricaduta e anche se in certi periodi sono stata abbastanza bene, credo di non esserne mai uscita veramente. Mi ricordo che una mia amica una volta mi disse di aver pensato al suicidio. Mi arrabbiai molto con lei perché non riuscivo a capire come si potesse anche solo pensare ad una cosa del genere. Poi purtroppo l’ho capito. Da quella volta si è come aperta una porta, ora ogni tanto ci penso. Purtroppo o per fortuna non ho mai avuto il coraggio di farlo. Più che altro perché non posso far male alle persone che mi vogliono bene. O forse perché non l’ho mai voluto davvero. E comunque ora è diverso. Quello che sto provando in questo periodo all’apparenza sembra meno grave delle depressioni che ho avuto in passato. Ora mi sento solo apatica. Non mi va di fare nulla, anche per scrivere qui mi sono dovuta sforzare. Provo una tristezza latente ma leggera. È come se la depressione ci sia, stia li sotto ad aspettare, in agguato, ma io sono talmente stanca che sono riuscita a creare un canale alternativo nel mio cervello per riuscire a non pensarci. Però lo sento che è li. Lo sento quando mio padre mi vuole fare un regalo e io non riesco ad accettarlo e mi viene da piangere perché penso di non meritarmelo. Lo sento perché non riesco più ad affrontare niente nella vita, lavoro, amici, amore. Lo sento perché non riesco più a parlare di me se non con estranei. Perchè mi sento e sembro calmissima ma ho scatti improvvisi di irritabilità.
Riesco solo a condurre una vita autodistruttiva. A volte penso che visto che non riesco a uccidermi in una sola volta, sto cercando di farlo nel tempo.
Non so più cosa farmene della mia vita, la vivo e basta. Se questo può chiamarsi vivere. Sono bloccata da un senso di incapacità. Non riesco a vedere il futuro. Non so cosa voglio. Non so da dove cominciare e comunque non mi va di farlo. Vorrei solo dormire e sognare una vita diversa ma ultimamente non faccio altro che avere incubi. Non riesco più a stare in pace neanche nel mondo dei sogni.
In passato provato a parlarne ma nessuna delle persone a me vicine riesce davvero a capire o non gli importa. E comunque non ci provo neanche più. Almeno qui qualcuno capirà anche se in effetti non credo mi possa servire più di tanto. Comunque grazie anche solo per aver letto.

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Messaggio  Viola Lun Ott 12, 2009 7:39 pm

Un saluto.....Da quello che hai scritto sembrerebbe che tu abbia capito cosa ti stia succedendo. E hai, anche capito che sei bloccata. Visto che puoi parlare con tua madre dille che sei bloccata e che ti aiuti a fare i primi passi. Per quanto una persona riesca ad essere empatica con noi, questa però non potrà mai leggere i nostri pensieri. Un depresso non è uno stupido...E' perlopiù bloccato nell'azione. Se curata bene, si guarisce. Parola mia. Augh!
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Messaggio  Ospite Lun Ott 12, 2009 9:00 pm

Ciao...
E' vero, non hai bisogno di facili consigli e questo è evidente. La depressione è una malattia che può spaventare, che ti blocca, che ti fa sentire solo e incompreso. Quello che gli altri fanno è sempre inadeguato perché c'è troppo dolore, e spesso anche il senso di colpa per ciò che non si riesce a fare.
Anch'io penso che dovresti confrontarti con tua madre e trovare insieme la via più giusta per te. Ce la farai, nel tuo messaggio avverto anche forza... altrimenti probabilmente non avresti nemmeno scritto qui.
Capisco le tue parole, capisco anche i pensieri suicidi, sono anche quelli un sintomo.
Io mi sto curando ora, ma sono stata anche dall'altra parte, cioè a contatto con persone che avevano problemi di depressione mentre io stavo bene... spesso siamo noi a non percepire che gli altri ci sono, o magari a respingere ogni tentativo di aiuto o di sostegno.
Quello che stai vivendo ora è il momento peggiore, il sentirsi bloccati, disorientati, non sapere ciò che si vuole... lasciati aiutare dalle persone di cui ti fidi.

Un abbraccio.

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Messaggio  alfredo Lun Ott 12, 2009 9:30 pm

ciao
ho letto con attenzione quello che hai descritto cosi bene e mi ritrovo spesso in quelle situazioni . Quelle , secondo me sono la conseguenza di stati emotivi penosi e prolungati .
Puoi chiederti : c'è qualcosa di te che giudichi in modo estremamente negativo e situazioni che eviti per paura di non essere adeguata che poi vivi con profonda insoddisfazione ?

A fare sacattare l'apatia , penso , ci sia inizialmente un periodo in cui si mettono in campo le proprie forze per realizzare degli obiettivi e poi si assiste alla loro inefficacia e in seguito alla rinuncia e all'impotenza nel crearne di nuove .

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Messaggio  anthea Mar Ott 13, 2009 12:17 pm

Anche uno sfogo è una ricerca d'aiuto.
Tu stai urlando dentro di te, mentre la tua mente sembra apatica; stai urlando: AIUTO!.

Qui nel forum puoi avere questa empatia che cerchi, fra persone che ti capiscono.
Sfogati e parla, non chiudere le porte del tuo cuore solo perchè pensi che non ci sia alcuna possibilità.

La depressione è una malattia che ti porta all'autodistruzione, che ti porta a credere di non avere più forza, più possibilità. Invece le possibilità ci sono e la forza è nascosta in te.
Se prima hai fallito, non vuol dire che dietro l'angolo non ci possa essere una svolta.

Tutti noi abbiamo avuto diverse ricadute, ma poi ci siamo rialzati e abbiamo goduto della vita.
Il non riuscire a farsi aiutare non è altro che paura, terrore di non farcela, apatia e senso di sconfitta.

Tira fuori quell'urlo che hai dentro. Urla quando sei in macchina, quando sei da sola. Esci dal torpore.
Ci sono le cure e ci sono gli aiuti. Se ce l'abbiamo fatta noi, perchè tu no?

Dicci cos'è che ti spaventa.
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Messaggio  elisa0000 Mar Ott 13, 2009 5:22 pm

Grazie a tutti quelli che hanno risposto. Quello che dice alfredo è vero. Credo di essere arrivata a questo stato di apatia perchè il periodo di dolore, le mille prove e i relativi insuccessi, tutto ciò che nella mia vita va male dura da troppo tempo. Sono quasi 4anni. Ormai i problemi sono diventati reali. Prima a volte li creavo solo nella mia testa. Non riuscendo ad affrontare la vita come dovrei i problemi si accumulano e diventano sempre più grandi. E più grandi diventano meno riesco a parlarne. E mi chiudo sempre di più in me stessa. Con mia madre ci sono riuscita, in parte, in un momento di crisi a cui lei ha purtroppo assistito e a forza di chiedere ha avuto qualche risposta. Non ci riesco proprio a raccontarli, nanche qui. Mi sento stupida, penso che in fondo non può interessare ma soprattutto me ne vergogno troppo. Quindi non so...per ora mi limito a leggere i vostri post, quelli passati, in cerca di qualcosa...chissa cosa... grazie a tutti ugualemente Smile

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Messaggio  suggestione Mar Ott 13, 2009 7:27 pm

Non so cosa scriverti, perchè di consigli e di parole per porre fine ai nostri incubi forse non ci sono.
C'è qualcuno che ti propone di resistere, oppure di trovare soluzioni impegnandoti in qualche cosa di stravagante o semplicemente assumendo dei farmaci.
A volte serve a volte invece sembra non sfiorare minimamente il nocciolo del problema.
Durante le crisi mie più profonde ho cercato di combattere la follia con la follia, forse ti sembrerà solo un gioco di parole, ma quando mi volto indietro a riflettere su quei momenti scopreo che così si sono svolte quelle stagioni della mia vita.
A volte penso che le persone come noi cercano di liberarsi dalle belle cose piuttosto che sconfiggere il dolore, coltiviamo questi pensieri devastanti come fossere i nostri figli.
Ogni tanto capita qualche giornata decente, ma per fortuna dura poco;.... sai, i bei momenti, fanno male!!

buona infelicità
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Messaggio  alfredo Mar Ott 13, 2009 8:26 pm

ciao
nel tuo ultimo scritto ho notato una frase che mi ha fatto riflettere : " non riuscendo ad affrontare la vita come dovrei " ....." Dovrei ".....può fare riferimento a quando si pensa di non essersi conformati a regole morali o sociali accettate .
Che importanza hanno per te il senso del dovere e il perfezionismo?

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Messaggio  elisa0000 Mer Ott 14, 2009 10:57 am

per alfredo:
Quando ho scritto quella frase anche io ho notato la parola "dovrei", mi sono chiesta perchè non ho usato invece "vorrei". Poi ho lasciato la frase così perchè è quella che mi è venuta di getto e quindi la più vera. In effetti credo che parte dei miei problemi derivino dalla visione della vita dei miei genitori che probabilmente, incosciamente, mi hanno trasmesso. Io sono sempre stata una ragazza un pò fuori dalle regole. non ho mai dato molta importanza ai soldi o al potere preferendo dedicare la mia mente alle emozioni, all'arte, alla musica. Questo è stato accettato fino alla fine della mia adolescenza, poi, anche se mai mi è stato imposto niente, ho cominciato a vedere la delusione sul viso dei miei genitori. Ripeto che non mi hanno imposto niente ma in un certo senso il pensiero di dover diventare qualcuno, di fare un lavoro"come si deve" è un'idea che insinuano nella mia mente ogni giorno della mia vita. Il risultato è che io , a31anni,ancora non so cosa voglio. Non sono nè artista, nè medico, ne avvocato nè niente.Non sono riuscita a coltivare i miei interessi nè i loro. Ho deluso loro ma anche me stessa.

per suggestione:
Da un lato spero che la tua sia ironia. Da un altro però capisco benissimo. A parte i momenti di crisi più profonda, che sono insopportabili, il resto del tempo si sta quasi bene in questa situazione. Ci si sta comodi in un certo senso. Ti da una scusa per non affrontare la vita e tutta l'infelicità che vi si nasconde. La mia mente è in costante lotta con se stessa. "combattere la follia con la follia". A volte non sai se sia meglio provare a combattere per tornare "normali" o per diventare totalmente folli così da estraniarsi completamente dal dolore.

Vi copio un pensiero che ho postato anche sugli Off-topic, che secondo me descrive bene queste mie due risposte:

Vorrei essere nata da spiriti liberi che mi avessero insegnato la musica.
Vorrei avere la voce delle sirene.
Vorrei volare.

Vorrei poter rileggere le stesse frasi, risentire le stesse parole e le stesse note con la stessa intensità del momento più intenso,
che invece si consuma e svanisce.

Tu mi emozioni. Dove si trova la fonte della tua immaginazione? Voglio venirci con te.

Vorrei intelligenza, fantasia, colore e musica per non essere mai sola,
per non sentirmi mai vuota.

Sono un fragile vaso di vetro soffiato. Colorato e opaco di tempo.
La mia anima è ancorata da enormi massi arrotondati dai venti. Pesanti e comodi.

A volte vorrei rimanere così,
senza pavimento.
Potrei rinunciare alla vita che conosco per un solo attimo sospesa nell’aria

Il corpo in cui è intriso il mio spirito dovrebbe rispecchiare ciò che porta.

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Messaggio  anthea Mer Ott 14, 2009 12:28 pm

Quella che fai è una divisione molto netta fra la tua spiritualità e la "realtà" che impone la sopravvivenza ed il lavoro.
Con una spaccatura del genere è difficile poter essere sereni con se stessi, potersi sentire realizzati o semplicemente accettati.
Le cose non dette o dette velatamente fanno ancor più male delle accuse perchè racchiudono un rimprovero dettato dall'affetto. Ci si sente quindi ancor più inadeguati.

Non conoscendo la tua situazione, vorrei chiedere a te cosa pensi di questo tuo dualismo. Lo senti come un peso, vorresti liberarti del corpo e delle relative costrizioni sociali che comporta, o vorresti essere diversa e calarti come tutti nel vivere quotidiano?
Cosa è importante per te, cosa ti fa stare bene?
Vivere di poesia, di musica, di arte è possibile. Ma si deve esser pronti a crederci sino in fondo e si deve soprattutto essere onesti con se stessi riguardo le proprie capacità.
Sei insoddisfatta perchè non sei riuscita a raggiungere i tuoi obiettivi o perchè non ce la fai a stabilirli?
Riappropriarsi dei propri desideri ed aspirazioni e creare progetti futuri è necessario per sentirsi realizzati e tu pare li abbia seppelliti tutti. Quando è successo e perchè?
Erano davvero così inconstistenti o hai mollato durante il percorso? Perchè pensi che non ci sia più possibilità per te?

Quando si sta male è difficile potersi autoanalizzare; ma è importantissimo farlo anche se molto doloroso per poter "crescere". Questo cammino che inizia dall'accettazione del proprio disagio mi pare che tu voglia intraprenderlo ma abbia paura perchè non sai dove ti porterà o non ci vuoi credere.

Prendere appunti riguardo i propri stati d'animo negativi e cercare di spiegare cosa senti e perchè ti fanno paura magari potrebbe aiutarti nella comprensione e accettazione di questa fase della tua vita.
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Messaggio  elisa0000 Mer Ott 14, 2009 1:03 pm

così mi scoppia la testa. Sono domande che mi pongo continuamente ma fatte da qualcun'altro acquistano tutto un altro significato. Ora ci penso. Grazie

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Messaggio  suggestione Mer Ott 14, 2009 6:22 pm

A quanto pare l'autointrospezzione ha come risultato il fallimento, cioè non porta da nessuna parte, perchè si finisce per ritrovarsi in un labirinto di pensieri infiniti che fanno perder tempo ed energie.
Vuoi raggingere un obbiettivo, che possa dare un senso alla tua vita?
Se puoi cerca di fare ciò che ti piace e se non ci riesci per lo meno quello che ti fa stare bene o serena.
Crederci, desideralo, visualizzalo, sentilo, pensalo come fosse già facente parte della tua vita, condiscilo di emozioni e poesia, questo è ciò che faccio per raggiungere i miei obbiettivi, e ci riesco sempre.

Il dolore è un amico scomodo al quale ci si deve affezzionare, perchè averlo come nemico è ancora peggio.
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Messaggio  Viola Mer Ott 14, 2009 9:07 pm

((Ormai i problemi sono diventati reali. Prima a volte li creavo solo nella mia testa)). Prova a fare il contrario, prova a creare nella tua testa altro...quello che ti piace! Son daccordo con Sugge in merito a farsi amico il dolore e non nemico...perchè se lo si accetta , perchè è vero, ci si entra e se ne esce. Come fai a dire che i tuoi sono "delusi" dai tuoi desideri....Mi sembra di aver capito che non ci parli con semplicità...che ti "vergogni"....Entrare nel dolore significa anche mostrarlo, dirlo, andare a vedere da dove arriva(magari facendosi aiutare da uno psicoterapeuta) . Tenersi il dolore dentro, non è entrarci...Mai ci entri, mai ne esci. Anzi, entri nella disperazione che è creata dalla tua mente....la disperazione non finisce mai....Non è reale la disperazione...anzi,questa sposta l'attenzione da e per il dolore. Che è reale , è realtà. Solo nella realtà, trovi la porta di uscita. Basketball
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Messaggio  alfredo Mer Ott 14, 2009 9:30 pm

ciao
L'ambiente in cui si è cresciuti di discreto benessere ha dato l'opportunità di poter fare attività in piena libertà inseguendo le più emozionanti .
La copertura economica garantita dalla famiglia , non spinge un giovane a impegnarsi a diventare autonomo e a procurarsi un lavoro .....se poi si aggiungono le oggettive difficoltà a trovarlo , quando si è passato il periodo dei vent'anni e non lo si è ancora trovato , il conto si presenta e inevitabilmente scattano i sensi di inadeguatezza e di colpa .

Nella nostra società l compito di diventare autonomi è molto difficile , perchè nella giovinezza si ha la possibilità di soddisfare la maggior parte dei desideri , senza abituarsi ad affrontare le difficoltà .
Quando poi arriva il momento in cui viene richiesta la traduzione di quelle attività in qualcosa di concreto , ovvero un lavoro , ci si trova smarriti .
Gli sforzi che si fanno per capire in quale direzione andare , sono disturbati dal peso del giudizio negativo altrui e proprio , che tolgono quella lucidità nell'impegno che permette di raggiungere gli obiettivi . Ogni fallimento viene visto nella sua totale gravità . Cosi' inizia il circolo vizioso . Sforzo-fallimento , minor sforzo -maggior fallimento , rinuncia degli sforzi - apatia .

Da come scrivi avverto una grande capacità di analisi che è poi la sintesi di altre capacità e queste qualità fanno parte di te , che possiedi e che attendono solo di essere sfruttate e spese .
Avere bene in mente questo pensiero , può far fronte anche a una serie piuttosto lunga di fallimenti.

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Messaggio  anthea Gio Ott 15, 2009 8:58 am

Sono concorde con Sugge circa l'inutilità di porsi continuamente domande che spesso non han risposta e che è meglio calarsi nella realtà del vivere.

Le mie domande erano più che altro per stimolare elisa ad aprirsi, prima con noi del forum e inevitabilmente con se stessa.
Un conto è porsi continuamente in discussione negativamente; un altro è porsi quesiti mirati ed analizzarne le risposte interiori da tutte le angolazioni, sezionandole per bene. In questo modo (e ovviamente parlo per esperienza solamente personale) è più semplice distinguere il problema reale da tutte le nostre elucubrazioni mentali. Capire quali meccanismi errati la nostra mente mette in atto quando qualcosa non va come vorremmo, quando abbiamo paura o ci sentiamo inadeguati.

Il mio psi mi aveva consigliato di portarmi sempre dietro un piccolo taccuino e di segnare immediatamente ogni episodio di crisi descrivendone sensazioni, somatizzazioni fisiche collegate, pensieri e analisi postuma.
A me è servito... ma io ho avuto problemi grossi nella gestione dell'ansia e quindi non so..

Alfredo ha aggiunto una considerazione molto importante che sto meditando anche nei confronti dei miei figli.
Lo scontro inevitabile fra la dura realtà e l'immaginario di una vita ideale che ci viene spesso proposta dai mass-media e dalla società.

So che non sei a caccia di facili soluzioni e quindi prendi sempre con le pinze quello che ti dico.
A me ha dato molta soddisfazione fare qualcosa di manuale. Restaurare un mobile, dipingere le pareti della casa, pulire, cucinare qualcosa di complicato.... quando finisco mi rendo conto che l'ho fatto io con le mie mani e ne gioisco perchè posso vedere immediatamente il risultato dei miei sforzi e studiarne i pregi ed i difetti chiaramente. Inoltre ad es. colorando le pareti, cambio un poco anche il mio mondo e lo rendo più vicino ai miei gusti personali. Ovviamente mi impegno al massimo e così dimentico un po' tutto il resto, presa dalla mia visione futura e dalla risoluzione dei piccoli problemi pratici che insorgono inevitabilmente durante le varie fasi di lavoro.

Forse staccarsi un po' dalla tua dimensione per calarti in una nuova a te sconosciuta potrebbe darti quello stimolo che ti manca ed aumentare la sicurezza in te e nelle tue capacità. Potresti scoprire nuovi talenti e nuove passioni che non sapevi di avere.
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Messaggio  suggestione Gio Ott 15, 2009 2:23 pm

Alfredo, il mondo del lavoro è spietato, ma comunque è in sintonia con i costumi attuali.
Le generazioni più vecchie di lavoratori, quelle del primo dopoguerra, forse erano più leali ma rozze, ora sono più educati ma psicologicamente più insidiosi

Affermarsi è sempre dura, come pure mantenere lo status conquistato, ma la differenza sostanziale rispetto al passato è mantenere e migliorare gli obbiettivi ottenuti.
Come sempre importiamo le cose migliori dagli USA, la più grande DEMENTOCRAZIA del mondo, dove hanno costruito e alimentato la più grande bugia della storia dell'uomo, e cioè la libertà data dal libero profitto, dove le regole sono sempre solo a uso e consumo delle grandi lobby.
L'Italia non è nemmeno una dementocrazia, ma una PAPITELECRAZIA, e lo è sempre stata, solo ora è più evidente.

Quindi non preoccupatevi se non siete riusciti a sfondare nel lavoro, perchè non viviamo in uno stato meritocratico.
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Messaggio  merla Ven Ott 16, 2009 1:49 pm

inizialmente non avevo avuto tempo di leggere tutto il thread con attenzione, quindi non ci avevo capito molto.
Oggi che ho poco da fare mi ci sono dedicata bene, e quindi mi sento di aggiungere anche il mio contributo.

Da una parte mi sembra che tu rispecchi un po' la situazione di molte persone della nostra generazione (sono poco più grande di te): ho parecchie amiche in questa situazione di limbo riguardo a quello che hanno realizzato finora, e alcune di loro poi si lasciano andare a considerazioni su quanto poco abbiano concluso da vari punti di vista...e poi da lì il passo a un atteggiamento depressivo se non poi alla depressione breve. Complice spesso anche questa sensazione di "aver deluso" qualcuno, in genere la famiglia di origine
Io mi trovo in una situazione completamente diversa: l'autonomia ho dovuto conquistarmela una decina di anni fa, gioco forza, ho avuto la fortuna di trovare un lavoro che mi piace e mi dà da vivere decentemente (stabile no, ma è un'altra questione) e la fortuna di iniziare un rapporto con il mio compagno attuale che per me è molto importante.

Quello che mi sento di dire a te, e alle mie amiche, è che non è che non avete fatto niente o realizzato niente, avete fatto altro. Ogni esperienza, anche se nei canoni più diffusi, appare inutile o futile, in realtà lascia qualcosa. Anche i periodi di depressione cupa, in cui non si fa nulla, se non che arrovellarsi sulla propria infelicità, insegnano e sono un'esperienza, a cui soltanto tu puoi dare il valore che ha, dipende da quanto (e qui sono in pieno accordo con sugge e viola) la guardi fino in fondo e da quanto impari.
La realizzazione è un mito in realtà: la realizzazione se significa soddisfazione e raggiungimento dei proprio obiettivi, in realtà è solo un momento statico, un momento in cui dici 'ok, questo l'ho fatto. adesso che voglio fare?', un momento in cui ti fermi su un gradino a leccarti le piume e a dirti 'brava, ci sei riuscita' e poi inizi a pensare a quello che farai/imparerai/conoscerai.

E la delusione che vedi negli altri, molto spesso, è solo lo specchio di quello che senti tu. Molte volte se nelle famiglie non si parla apertamente, ci sono malintesi e incomprensioni, e non va da nessuna parte. Lo dici tu stessa: 'non riesco ad accettare un regalo da mio padre perchè penso di non meritarmelo''.
TU pensi di non meritare, ma lui te lo fa, quindi dal suo punto di vista lo ""meriti"". Metto le doppie virgolette, perchè non ti conocso, e quindi magari parlo a sproposito, ma spesso le vere e profonde apsettative dei genitori, non sono la laurea o lo stipendio, quanto di vedere i figli sereni, e poi s'innesca un gioco perverso: i figli non sono sereni, i genitori si preoccupano perchè vedono i figli non sereni, i figli interpretano la preoccupazione come delusione delle mancate aspettative e si sentono ancora meno sereni.... e via così all'infinito. Se è il tuo caso, rompilo questo cerchio senza uscita, affidati a tua mamma che ti ha offerto aiuto e parla senza vergogna o paura di essere giudicata.
E se poi sarai giudicata, tieni presente che a sbagliare in genere è chi giudica, nn l'altro.

A parte questa cosa dello sforzarti nel parlare, perchè a volte uno sfogo chiarisce più di giornate intere passate a pensare, cerca, come dice viola, di crearti nella testa cose positive. Non sembra davvero il momento giusto per l'autoanalisi per te, anzi sembra che ci sei stata su troppo tempo, e questo girare in tondo sui problemi ti ha portato ad essere così stanca. Tutti saremmo stanchi sai? LA comprensione di se stessi, è un attimo, un'intuizione, dopo ci si può lavorare sopra, ma quando l'intuizione non è ancora arrivata è solo un farsi del male che non porta lontano.

Ciao e in bocca al lupo

PS: Mi permetto un piccolo inciso sul mondo del lavoro, i giovani, l'educazione all'autonomia etc. etc. Premesso che educare i figli il prima possibile all'autonomia sarebbe un tipo di educazione sacrosanta, mi permetto di obiettare, sempre molto terra terra, che se uno vuole diventare medico, è indubbiamente più facile farlo oggi dove tanto quanto molte famiglie possono permettersi di mantenere i figli fino alla specializzazione piuttosto che 50 anni fa quando prendersi un diploma era un lusso. Il problema del riuscire a crearsi la propria autonomia nella nostra generazione, indubbiamente c'è, forse anche dovuto al tipo di educazione, ma crearsi la propria autonomia dovendo fare le serali per un diploma mentre si lavora durante il giorno è sicuramente più difficile che crearsi la propria autonomia in una società che ti permettesse davvero di studiare.
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Messaggio  alfredo Sab Ott 17, 2009 7:43 pm

ciao Elisa
mi dispiace se le mie parole ti hanno confusa maggiormente , purtroppo comunicare scrivendo e senza nemmeno vedersi non è il massimo .

alfredo

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