Appunti dalla mia psicoterapia.

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Messaggio  Pavely Mer Apr 22, 2009 1:32 am

21 aprile 2009..................................................................................................................................

Mentre andavo dallo psicologo ascoltavo i Gotan Project.

Andando da lui, ho pensato di condividere quì la mia psicoterapia.

Forse, per una persona che verrà nel futuro per questo forum, se questo forum esisterà ancora, questi appunti potranno essere di una qualche utilità.

Ora che scrivo sono le 00.52 della mattina del 22 aprile 2009. Non riesco a dormire. Forse, l'adrenalina è alta... forse i pensieri sono davvero troppi... in questi appunti non darò, naturalmente, alcun mio dato sensibile, non farò accenno alla mia cura farmacologica, e non darò alcun percorso per arrivare alla mia vita.

Esporrò i miei sentimenti. I mieri ricordi. Non scriverò la mia vita ma scriverò la mia storia. Ascolto jazz sudamericano e voglio sognare, questa notte, di essere in riva al mare, senza paure, senza inibizioni, senza timori. Sono un uomo di 32 anni che soffre di Depressione maggiore. Penso di avere grandi risorse, penso di avere le basi per costruire la mia vita. Ci vorrà del tempo, non mi demoralizzo.

L'incontro del pomeriggio del 21 aprile non è il primo. Vado dalla psicologo dalla fine di novembre del 2008. Per più di un mese ho sospeso la cura. Il dottore a cui mi affido è anche psichiatra. Oggi mi ha prescritto una cura farmacologica. Sono passato dal mio medico di famiglia e ho comprato le medicine. E' stato il primo passo. Il cielo di Roma, la mia città era velato di nuvole grigie e tristi. In qualche parte del cielo d'Italia stà piovendo, non quì, non ora. In sottofondo, quand'ero lì, ascoltavo gli haBanot Necham, un gruppo bellissimo israeliano.

Oggi parlando con lo psicologo ho toccato alcuni temi. Dopo esserci salutati, lui mi ha chiesto come fossero andati questi giorni. Io ho parlato di mio padre e della situazione difficilissima che stà passando. Oggi è stato trasferito in un reparto di riabilitazione in un ospedale vecchio e fatiscente. Manchiamo di soldi, siamo poveri. Non abbiamo avuto la possibilità di andare in una clinica migliore. Mi sento giù. Lui mi guarda serio. Dopo un attimo, gli chiedo di poter sapere qualcosa dei test fatti prima della sospensione. Da questi test emerge una mia descrizione "psicologica".

Trascrivo quì i punti principali come me li ricordo questa notte. Dunque: dai test sembro essere una persona espansiva, attenta agli altri. Non evito i conflitti, non ho paura della conflittualità, non rispetto le regole che non amo, ho un'elevata audacia sociale. Nella cognizione sono assolutamente pratico, incapace di formulare pensieri astratti, sono pratico, orientato alla soluzione, realista... ho una vita emozionale estremamente reattiva, mutevole, incostante, ciclotimica .Sono apertamente imprudente, fiducioso, aperto al cambiamento, innovatore, Ho una elevatissima sensibilità estetica. Sono romantico, sentimentale, sincero. Non ho fiducia in me: ho paura degli altri e del giudizio di chi mi è accanto. Se vengo criticato soffro profondamente... non sono perfezionista e non ho costanza. Mi è stato diagnosticato un disturbo depressivo maggiore con connotazione ansiose e reattive. (Il corpo è un corpo depresso... la tonicità muscolare è debolissima, la tensione facciale delinea una depressione grave). Soffro di elementi di disturbo istrionico della personalità, associato ad elementi evitanti. A livello psicodinamico, ho mostrato una struttura narcisista con tratti autolesionistici e borderline.

Il dottore mi ha esposto questi punti.

Mi ha spiegato poi il concetto di "nudità".

Cioè: io parlando con gli altri mi pongo sempre in una condizione di "nudità".

Non sono mai vestito, dico tutto. Sono "eccessivamente" estroverso. Il dottore mi ha spiegato che quando ci mostriamo agli altri, indossiamo "una maglietta".

Una maglietta indica la nostra identità di persone: infatti, lo stile in cui scegliamo di vestirci dice tantissimo di noi alle persone che ci vedono per la prima volta. Molte persone indossano una maglietta.

Altre sono sempre vestite eleganti. Altre sono vestite in modo diverso. Alcune (come me) scelgono di spogliarsi. Si privano cioè di una identità forte e pure, essendo la "nudità", sfrontata, arrogante, maleducata, la affermano.

Essere "nudi", cioè scegliere di non scegliere, essere sempre contraddittori, mutevoli, è la mia caratteristica principale. Il dottore mi ha dunque proposto di capire perché succede questo. Perché non nascondo nulla di me. E mi ha chiesto quanta privacy ho ricevuto nella mia vita.

"Ricevere privacy" è fondamentale per la costruzione della propria identità. Un genitore deve dare un piccolo spazio della casa ai suoi bambini e deve rispettare quello spazio come la cosa più sacra. Se il bambino nasconde qualcosa in quello spazio, beh, è nascosta davvero in modo profondissimo... e il genitore si rifiuta di cercarla se è lì.

Con gli anni, quello spazio diviene il "Castello" dentro il cuore. La "fortezza irragiungibile" (credo che il linguaggio fiabesco sia tecnico, in questo caso) in cui rifuggiarsi davanti alle ondate della vita per rigenerarsi e sentirsi unici e vivi. Bene: io non ho ricevuto alcuna privacy. Se scrivevo qualcosa in un quaderno mia madre, puntualmente, lo apriva e leggeva. Le era completamente sconosciuto il significato della parola intimità.

Mentre descrivo mia madre che mi legge il diario osservo la finestra e penso che mio padre è nello stesso ospedale dove sono io.

Effettivamente discutiamo sul fatto che io non ho il "mio castello".

Io appoggio le mani sulla scrivania e dico che il discorso mi sembra interessante.

Il dottore replica che devo imparare a non essere "nudo" quando parlo con le persone. Io lo accetto, mi sembra una cosa necessaria...

Discutiamo, poi, della malattia di papà. Lui mi ha chiesto di "verbalizzare" cosa provo. Io ho detto che voglio a mio padre un mare di bene. GLi voglio davvero un bene grandissimo e, mi accorgo, da quando è ricoverato lo abbraccio sempre quando vado via e glielo dico, gli dico che gli voglio bene.

Il dottore mi replica che è bellissimo.

Mi vede reattivo e, dunque, iniziamo a parlare di un aspetto dei test: la Depressione.

La Depressione mi spiega, nel mio caso, è l'estrema fragilità della mia vita.

La mia incapacità ad affrontare il lavoro, la socialità, i sentimenti familiari, la questione della paternità.

Mi ha, dunque, proposto una cura. Ha preso un foglio per le ricette e mi ha fatto la prescrizione. Mi ha spiegato i "tempi" della cura, cosa posso aspettarmi, le contro-indicazioni (non bere).

Devo aspettare.

Prima di salutarci mi ha detto che devo curare in questa settimana, il fisico e provare a "correre". (L'ho fatto tornando a casa: credo di essere riuscito a correre per 2 minuti scarsi e poi sono, letteralmente, crollato).

Ci siamo salutati.
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Messaggio  Pavely Gio Apr 30, 2009 7:33 am

Io ho un rapporto CONFLITTUALE con la mia immagine.

Questa mattina, pensavo questo.

Allora, per capire, ho pensato di postare due miei autoscatti nella sezione.

Vedermi mi fà stare male.

Mi trovo strano, brutto, con gli occhi da "addormentato"... la faccia da stupido.

Non ho autostima.

Ma ok...

E' un periodo davvero duro.

Volevo chiedervi: che rapporto avete con la vostra immagine?

Quanto conta "piacersi", nel percorso terapeutico della depressione?
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Messaggio  merla Gio Apr 30, 2009 8:13 am

Pavely ha scritto:

Mi trovo strano, brutto, con gli occhi da "addormentato"... la faccia da stupido.


Chiaramente dopo aver letto questo (e tutti i post precedenti sul tuo aspetto) sono andata a vedere le foto...per malizia femminile. Very Happy

E pensavo:
ma cosa vedrò? il mostro di lochness? tre occhi e 5 braccia? squame? artigli?
Quindi poi davanti a due foto di una persona normale (che se magari sorridesse non succederebbe niente) sono stata profondamente delusa.

Ma c..o!!!! manco due pinne o un almeno un naso alla Bergerac (c'è qualche accento ma stamane non so dove)...che amarezza..

Very Happy:D:D:D:D
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Messaggio  Pavely Gio Apr 30, 2009 8:21 am

(Grazie Merla...)

Smile
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Messaggio  lunatica Gio Apr 30, 2009 10:52 am

Che poi Merla il naso alla Cyrano a me piace Very Happy(la soggettività del bello)
Il mio ad es.di profilo è un naso un pò importante,arabo.Magari poi inserisco una foto di profilo Smile
Io con la mia immagine ho un rapporto di alti e bassi...a volte mi piaccio,altre volte vorrei essere del tutto diversa,penso che capiti a molta gente.
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Messaggio  merla Gio Apr 30, 2009 11:04 am

beh importante è un conto...ma un naso alla cyrano è un problema perchè cammini troppo veloce ti fa da timone e non aggiusti più la convergenza, pieghi sempre o a destra o a sinistra.
Very Happy:D:D:D
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Messaggio  lunatica Gio Apr 30, 2009 11:08 am

merla ha scritto:beh importante è un conto...ma un naso alla cyrano è un problema perchè cammini troppo veloce ti fa da timone e non aggiusti più la convergenza, pieghi sempre o a destra o a sinistra.
Very Happy:D:D:D

Very Happy Very Happy Very Happy Very Happy
Però può essere utile per appenderci i panni Smile
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Messaggio  Pavely Gio Apr 30, 2009 4:45 pm

Il mio dottore mi ha dato questo compito.

Devo riuscirci entro settembre.

Ho paura.

Lunedì abbiamo discusso della mia immagine corporea.

Di come io mi veda "diverso" e di come io "non mi prenda cura di me".

Neutral

Volevo chiedervi: come superare questa paura?

(Paura molteplice... degli altri, del mio corpo, della nudità, di tantissime cose...)

Può avere realmente, secondo voi, un valore terapeutico?
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Messaggio  merla Gio Apr 30, 2009 5:01 pm

Pavely ha scritto:Il

Volevo chiedervi: come superare questa paura?

iscriviti e la superi.



Pavely ha scritto:Può avere realmente, secondo voi, un valore terapeutico?

L'attività fisica fa bene a prescindere, inoltre prendersi cura di se stessi e piacersi un po' di più non può fare che piacere.

PS: Ma ti fidi più del forum che del tuo psyco? Non dico che devi accettare criticamente tutto quello che ti dice, ma lui è il terapeuta noi no. Very Happy
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Messaggio  suggestione Gio Apr 30, 2009 6:12 pm

sei un bel ragazzo.
se ti tiri un pochino, un bel taglio di capelli, un orecchino, la barba un po sfatta, poi le sottane so tutte tue.
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Messaggio  Ospite Gio Apr 30, 2009 7:21 pm

Pavely, lo sport è una delle prime cose che "prescrivono" di solito gli psicologi.
Aiuta a migliorare la concentrazione, a scaricare l'ansia, a migliorare il proprio corpo. Quindi a prendersi cura di sè e a volersi bene, che è il primo passo per la guarigione.
Anch'io dovrei iscrivermici, ma non l'ho ancora fatto perchè è subentrato un altro problema.
Rimane solo un'intenzione per il momento, spero si concretizzerà.
Ed anch'io ho le tue stesse paure (oltre a questo problema che mi ha ulteriormente bloccata)...per me non sarebbe la prima volta frequentare una palestra ed iscrivermici senza nessuno che conosco, ma sono eccessivamente timida e chiusa, pertanto stare in mezzo agli altri e fare azioni che gli altri compirebbero con facilità, come iscriversi in una palestra appunto, mi risulta come uno scoglio insormontabile.

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Messaggio  Pavely Ven Mag 01, 2009 8:18 am

suggestione ha scritto:sei un bel ragazzo.
se ti tiri un pochino, un bel taglio di capelli, un orecchino, la barba un po sfatta, poi le sottane so tutte tue.
Very Happy (ahahahah)

Suggestione...

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Messaggio  Pavely Ven Mag 01, 2009 10:00 am

Lunedì 27 aprile 2009---------------------------------------------------------------------------------------

Ci siamo salutati.

Mi ha chiesto dell'attività sportiva.

Gli ho detto la verità: a ragione dei litigi con mio padre non sono stato capace di farla.

La volta precedente, mi aveva detto di correre un po'. Di "riprendere contatto con il mio corpo".

Non ci sono riuscito. Questa settimana ho litigato aspramente con mio padre e mi sono buttato, tre giorni, letteralmente, sul letto, senza fare nulla.

Fà una faccia contratta. Guarda al lato, serra le labbra, sotto i suoi baffi. Io mi sento sfiduciato. Lui gira il capo, mi fissa per un attimo e poi mi chiede se desidero condividere con lui i miei sentimenti e dire perché io abbia litigato con mio padre.

La ragione è semplice: lui èra sulla sedia a rotelle. Io gli ho detto di essere comunista. E lui si è, letteralmente, imbestialito. Ha detto che lui non si è mai sognato, nella sua vita, di dire questo a suo padre, che tutta la sua famiglia è cattolica e di destra, che sono un rinnegato, un figlio di puttana, che mia madre era una troia, che faceva "pompini ai negri" ecc ecc...

Mi sono alzato e me ne sono andato. Mi sono allontanato dalla stanza e, scosso, ho dovuto prendere quelle maledetissime gocce per calmarmi. Annuisce. Mi dice allora di leggere un libro di Alice Miller, una psicoanalista (ginevrina? Non ricordo bene la città che mi ha detto). Io allora mi sento sorpreso. Gli dico che sì, che ho letto questa autrice. Scrive benissimo, è capace di capire... poi, d'improvviso, capisco che mio nonno ha dato una "pedagogia nera" a mio padre. Effettivamente, era fortemente autoritario e incapace di esprimere le sue emozioni e i suoi affetti.

Dico al Dottore che mio nonno mai e poi mai ha dato abbracci o carezze o altro. Spesso mio padre gliele ha chieste e lui, quando mio padre era bambino, replicava che dare abbracci e carezze ai bambini era un gesto di pervertiti (pedofili? Intendeva che quando un adulto abbraccia un bambino è un pedofilo?). Il gesto di cura che faceva era quello di farsi 20 chilometri a piedi per portare un barattolo di marmellata a mio papà. Mio papà era in collegio e lui si faceva tutti quei kilometri per darli questo barattolo e tornarsene poi al paese. Prima di andare gli raccomandava di studiare. Quì, ho provato una grandissima rabbia e un grandissimo odio.

Il Dottore mi chiede cosa provo verso mio nonno. Io gli dico chiaramente che ho un solo ricordo di lui. Una persona triste, silenziosa, che non parlava mai. E' morto quando io avevo 13 anni. E mio padre non mi portò ai suoi funerali. Mi rivolse la parola solo una volta, quando mi chiese di dire i sacramenti e i peccati. Credo fosse una persona invasata con la religione... credo che fosse partecipe di un certo cristianesimo frustante, oppressivo e violento. E quì, un nuovo moto di rabbia. Il Dottore mi dice se c'è qualcosa che ricorda mia nonno oggi. Io gli dico di sì. Mio padre mi ha chiesto un barattolo di marmellata da casa. Io odio la marmellata. Mi fà schifo, letteralmente. E mi sento "prigioniero" in questa pedagogia... visto che mi stò perdendo, il dottore mi ricorda il punto da cui siamo partiti. Il mio litigio.

Mi dice di distinguere mio padre dalla rabbia che io provo per l'educazione che lui ha ricevuto.

Mi fermo.

Lui aspetta.

Penso.

Mi chiede quanto la rabbia che provo incida nei miei rapporti con mio padre.

Mi dice che mio padre, ovviamente, essendo stata "vittima" di una pedagogia sbagliata, stà riproponendo lo stesso schema con me.

Bloccandomi.

Ciò che mi chiede dunque è di "capire" (quì pone un forte accento su questa parola) quanta importanza e quanto valore dare a questa sua educazione.

Rompere gli schemi della "pedagogia nera". Dell'autoritarismo. Soprattutto, mettere una giusta distanza tra me e mio padre. Mi ricorda che la volta scorsa, mi ha parlato della mia caratteristica di "mettermi a nudo". Di dire tutto di me. Di essere eccessivamente aperto.

Mi chiede di osservare che stò facendo la stessa cosa con mio padre. Cioè, tendo a non nascondere nulla e tendo a cercare "lo scambio emozionale" invece che "l'affetto". Dico di non capire. Lui dice che le persone, prima che l'amore e la felicità, cercano emozioni. L'amore e la felicità sono i contenuti, la ricerca delle emozioni è la struttura in cui collocarle.

(Aggrotto le sopracciglia).

Lui, fà un altro esempio. La ricerca di emozioni è il programma, l'amore e la felicità è ciò che puoi fare con il programma. Io dico ok, mi sembra di capire. Lui prosegue spiegandomi che io sono fermo al programma. Cioè: stò lavorando al programma e non metto "contenuti" nel mio lavoro. Cioè: con mio padre io cerco uno scambio di emozioni, lavoro per una "grammatica dei sentimenti", ma quali siano, poi, nei fatti, questi sentimenti non è dato sapere.

Cerco scambi emozionali, non emozioni.

Mi appoggio sulla sedia e dico che è vero.

Lui mi dice che per capire quali siano le emozioni devo imparare a mettere "contenuti".

Il primo contenuto che devo mettere è la mia fisicità.

Cioè: il "sentimento del mio fisico" non và. Sono un uomo, sono una persona ma, non sò, esattamente quale sia il mio aspetto, in pratica non mi piaccio.

Lui mi spiega che era per questo che mi aveva chiesto di correre. Mi dice di riprovare da quì a questa settimana. Mi dice di mangiare correttamente, mi dice di muovermi. (Io penso allo Yoga ma non apro bocca).

Entro settembra, conclude, devo essere capace di iscrivermi in una palestra.

Si alza, mi fà una prescrizione medica.

Ci salutiamo e decidiamo di incontrarci martedì 5 maggio.
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Messaggio  Viola Ven Mag 01, 2009 10:16 am

...Un grande e valido aiuto nell'affrontare/affrontarmi in una palestra, mi è arrivato dal gruppo (sconosciuto appena iscritta) del tai-chi. E' un'arte marziale interna. La meta, mi disse il maestro, non era la forma di tai-chi fatta perfettamente, la meta ero io, nella e con la forma, che nell'arco dell'anno via via usciva con Me. Le fome di tai-chi sono composte da movimenti di sapienza millenaria..Come dei mantra in movimento. Movimento che via via ha modificato il mio corpo, rinforzandolo, snellendolo. Ho acquisito una elasticità ed una scioltezza che non si perde più. Come nello yoga , che era propedeutico all'allenamento della forma. Per esempio,un semplicissimo esercizio, che è quello di radicare bene le piante dei piedi a terra, all'inizio non mi era semplice...Aprire bene tutte le dita a terra, con ginocchia e malleoli accostati. Se univo le ginocchia i malleoli si distaccavano...Per un pò di tempo, ho dovuto legarmi le caviglie con una cinta per fare alcune posizioni di yoga....credevo fosse impossibile staccarmi da quella cintura, ma è accaduto che oggi, ci riesco...ho allenato i muscoli, i tendini e le ossa a modoficarsi...Scoprii poi, che la "giusta" posizione mi donava un piacere fino ad allora mai provato. Il corpo all'inizio apparentemente scomodo, poi raggiunta la posizione giusta stava bene. Quello stare bene il corpo non se lo dimentica più e lo ricerca la volta successiva....Insomma, come in tutte le cose, bisogna ESSERCI...E' proprio andandoci che si superano gli imbarazzi e le paure...Giocate con la paura...Paura, gioca con Me...
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Messaggio  merla Ven Mag 01, 2009 11:15 am

Quoto in pieno viola.

Come si dice, la paura fa 90, ma quando poi la si prova a prendere in giro (la paura) uno scopre magicamente che è tutto molto più facile...
SI tratta di cominciare, poi a un certo punto, quando ti trovi a metà strada e guardi tutto quello che hai fatto fin lì (e che prima di terrorizzava) ti accorgi la maggior parte della paura non era dovuta a ragioni reali ma era tutta (o quasi tutta) dentro di te.

Non pensate a quello che vi fa paura (visto che non si tratta di lanciarsi da un paracadute.. Very Happy), ma prendetela in giro la paura, fate finta che non ci sia, e cominciate...una volta cominciato potrete riguardarla in faccia la vostra paura e accorgervi che magicamente non c'è più o da enorme è diventata piccola piccola e non può farvi più niente.
L'avrete fo**ta. ;-)

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Messaggio  merla Ven Mag 01, 2009 11:19 am

Pavely ha scritto:
suggestione ha scritto:sei un bel ragazzo.
se ti tiri un pochino, un bel taglio di capelli, un orecchino, la barba un po sfatta, poi le sottane so tutte tue.
Very Happy (ahahahah)

Suggestione...

Smile

Sì cmq guarda che sugge non scherza eh.....è una paranoia tua quella di sentirti brutto.
Non sarai Antonio Banderas, ma da te a un uomo brutto, ne passa davvero tanto.

A parte che poi cmq, anche l'Antonio Banderas di turno, se non è in grado di dire 4 parole di senso compiuto in fila...come dire..una bella serata e poi ci siamo visti!
Very Happy:D:D:D
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Messaggio  merla Ven Mag 01, 2009 11:28 am

A me sembra decisamente in gamba il tuo psyco.

Dagli fiducia e cerca di dar credito al messaggio sul quale sta tentando di farti riflettere.

Mi sembra che, al di là della terapia farmacologica, il lavoro che sta tendando di portarti a fare è innanzitutto su te stesso (che è indispensabile) in modo che poi tu riesca a considerare diversamente anche il tuo rapporto con la tua famiglia e i rapporti che sono problematici per te, in secondo luogo, come è giusto che sia.

Dagli fiducia

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Messaggio  suggestione Ven Mag 01, 2009 11:43 am

grazie Pavy, mi è tornato utile ciò che hai descritto, anche se in realtà il mio problema è opposto al tuo.

IO vesto Prada!!!
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Messaggio  Pavely Ven Mag 01, 2009 2:07 pm

suggestione ha scritto:grazie Pavy, mi è tornato utile ciò che hai descritto, anche se in realtà il mio problema è opposto al tuo.

IO vesto Prada!!!

Non ho capito...

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Messaggio  Pavely Ven Mag 01, 2009 2:08 pm

Viola ha scritto:...Un grande e valido aiuto nell'affrontare/affrontarmi in una palestra, mi è arrivato dal gruppo (sconosciuto appena iscritta) del tai-chi. E' un'arte marziale interna. La meta, mi disse il maestro, non era la forma di tai-chi fatta perfettamente, la meta ero io, nella e con la forma, che nell'arco dell'anno via via usciva con Me. Le fome di tai-chi sono composte da movimenti di sapienza millenaria..Come dei mantra in movimento. Movimento che via via ha modificato il mio corpo, rinforzandolo, snellendolo. Ho acquisito una elasticità ed una scioltezza che non si perde più. Come nello yoga , che era propedeutico all'allenamento della forma. Per esempio,un semplicissimo esercizio, che è quello di radicare bene le piante dei piedi a terra, all'inizio non mi era semplice...Aprire bene tutte le dita a terra, con ginocchia e malleoli accostati. Se univo le ginocchia i malleoli si distaccavano...Per un pò di tempo, ho dovuto legarmi le caviglie con una cinta per fare alcune posizioni di yoga....credevo fosse impossibile staccarmi da quella cintura, ma è accaduto che oggi, ci riesco...ho allenato i muscoli, i tendini e le ossa a modoficarsi...Scoprii poi, che la "giusta" posizione mi donava un piacere fino ad allora mai provato. Il corpo all'inizio apparentemente scomodo, poi raggiunta la posizione giusta stava bene. Quello stare bene il corpo non se lo dimentica più e lo ricerca la volta successiva....Insomma, come in tutte le cose, bisogna ESSERCI...E' proprio andandoci che si superano gli imbarazzi e le paure...Giocate con la paura...Paura, gioca con Me...



Quì a Roma mi è accaduto di vedere degli esperti di Tai-chi a Piazza Vittorio.

E' affascinante.

E deve dare una pace grandissima.
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Messaggio  alfredo Sab Mag 02, 2009 1:37 pm

ciao , pavely
posso darti un consiglio?
Da quanto scrivi , è venuto fuori che ti ritrovi una bassa autostima , in vari contesti . A mio parere , il contesto più importante che poi ti darà la possibilità di alzare le autostime in altri ambiti , è quello di diventare autosufficienti economicamente .

Il non essere autonomi economicamente , è , credo , il più grosso smacco che una persona possa provare , sia nel rapporto con se stessi , sia con gli altri .
A meno che uno, vivendo di rendite proprie , possa fare la bella vita , e fregarsene di non essere autosufficiente .
Se invece per vivere si deve dipendere dall'aiuto di qualcun altro , e ci deve privare di troppe cose , allora l'umiliazione di non essere autosufficienti è molto distruttiva , al punto che non basta alzarla in altri contesti per sentirsi bene .

In pratica , secondo me , devi trovarti un lavoro .

Può essere difficile trovarlo , vista la situazione attuale , e sicuramente le difficoltà sono oggettive , ma nel nostro caso si potrebbero aggiungere altre di tipo psicologico , legate alla bassa autostima : " non sono in grado di fare niente ,....oppure ....chi vorrà mai assumermi ? ma che spero non siano cosi' negative ,e solo tu sai quali sono le tue capacità o incapacità .
Se ci sono idee negative , ci si deve " iniettare " delle dosi di autostima , pensando :...siccome voglio ottenere l'obiettivo di diventare autosufficiente , parto dalle mie capacità , poche o molte che siano , e soprattutto mi impegno ad "impegnarmi" , cioè ad imparare ciò che è necessario saper fare .

Ci si può dare il permesso di essere persone che apprendono in continuazione e sfruttare ciò che si è appreso per raggiungere gli obiettivi che ci permettono di stare bene .

alfredo

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Appunti dalla mia psicoterapia. Empty Re: Appunti dalla mia psicoterapia.

Messaggio  Pavely Sab Mag 02, 2009 3:24 pm

Alfredo dici una cosa verissima.

Sicuramente, incide la mia grandissima paura iniziale.

Perché nasconderlo? Ho paura. Ho paura di uscire di casa, ho paura di fare figure barbine, ho paura di essere rifiutato, ridicolizzato, umiliato...

Ho tante paure.

E poi sì... ho una bassa autostima.

Però oggi, in questa pioggia che inonda Roma, mi sento meglio.

Piano piano ce la farò.

Devo solo organizzarmi.

Però ci vuole un impegno serio...
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Appunti dalla mia psicoterapia. Empty Nota di moderazione

Messaggio  merla Dom Mag 03, 2009 2:07 am

Ho ritenuto di spostare qui i vari argomenti aperti, che erano inerenti ai diversi aspetti della psicoterapia di Pavely.
Sempre per il famoso discorso di razionalizzazione del forum, siete pregati di continuare a discutere qui delle possibili sfaccettature di tale psicoterapia.
Se non siete d'accordo con questa decisione, contattate moderatore o admin in pvt, please.
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Appunti dalla mia psicoterapia. Empty Dipendenza dal computer e Depressione.

Messaggio  Pavely Mer Mag 06, 2009 3:53 pm

E' il tema che ho affrontato ieri con il mio psicologo. Ci sono arrivato per vie traverse. Gli ho detto dei forum in cui scrivo, gli ho detto di questo spazio. E lui mi ha replicato che la dipendenza da Internet e dal Computer è la manifestazione della mia depressione.

Mi ha fatto un percorso per liberarmi dalla dipendenza psicologica da questo strumento.

Ma vorrei, tantissimo, sentire voi. Cosa ne pensate?
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Appunti dalla mia psicoterapia. Empty Re: Appunti dalla mia psicoterapia.

Messaggio  Nadir78 Mer Mag 06, 2009 3:58 pm

Io penso: staccati da quel dannato computer ed esci. Vivi Paolo, ma la vita vera.
Staccati dal computerrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr!!!!!!
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