Mi sto auto convincendo di essere depressa?

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Messaggio  Justbeyou Ven Ott 19, 2018 11:45 pm

Sarò molto onesta: sto soffrendo e me ne rendo conto.
È da più di un anno che vivo in questo buco nero. Premetto che sono molto giovane e probabilmente tutti questi problemi sono solo frutto della giovane età e della crescita... eppure più passa il tempo e più mi rendo conto che non riesco davvero ad uscirne!
Dopo una serie di penose e, devo ammettere, davvero insensate questioni amorose (niente da tenere in conto, dopo più di un anno mi rendo conto di quanto tutto fosse stupido a tal punto che non credo davvero che siano loro la causa scatenante) sono letteralmente scivolata in una situazione strana. Non me ne sono resa conto allora ma solo adesso che sto cercando veramente di capire cosa diavolo mi stia succedendo.
Sono una persona sensibile e chiunque mi conosca può davvero ammettere che ero molto allegra, spensierata, ottimista e la classica ragazza che vede in tutto e tutti del bene. Eppure così, dal nulla, anche se gradualmente, sono cambiata. Non esternamente, mi sono vissuta l’estate a pieno e mi sono divertita in spensieratezza. Ma dentro di me sentivo che c’era qualcosa che davvero non andava. Cadevo spesso in tristezze laceranti e momenti bui in cui sentivo una solitudine scomoda e agghiacciante. Non era reale: in quei mesi mi sono perfino inoltrata nella mia prima vera e serissima relazione con un ragazzo del quale, posso dire con sincerità E perfino incredulità, mi sono follemente innamorata. La relazione era sana, reale, sincera e lo è tutt’ora. forse è proprio questo il motivo che, più di tutti, non mi fa davvero capire cosa mi sta esattamente succedendo. Perché un anno dopo le cose sono solo peggiorate: i momenti di solitudine sono peggiorati, così come la perdita di qualunque interesse per uscite, amici, opportunità. Sento che il mio amore per lui è l’unica cosa che non mi ha lasciato cadere del tutto  nel buco e che mi offre momenti di spensieratezza e felicità pura. È come se questo mio dolore stano sia un una strada totalmente differente dalla relazione. Con le mie amiche invece è diventato un problema immenso. La mia non-voglia di qualunque cosa mi ha allontanano da tutti in modo graduale e scomodo. Uscivo sempre meno con loro, per le quali ero letteralmente sparita. Mi chiudevo nei miei momenti di solitudine e tristezza che si erano trasformati da “momenti” a quotidianità. Loro si sono per prima offese, poi arrabbiate e ferite perché vedevo solo lui e vedevano me come la classica amica che appena si fidanza sparisce. Io mi rendevo conto di quello che stavo facendo, eppure non potevo fermarlo. Non era un “voglio solo stare con lui” ma un sentimento sincero e assolutamente non morboso: gli unici momenti in cui stavo davvero bene era quando ero con lui e non dovevo pensare ad altro. Così mi sono allontanata sempre di più: mi sembrava di vivere una vita in cui non avevo amici se non un gruppo di persone superficiali con cui passare del tempo in leggerezza qualche volta (cosa che ha ferito sempre di più le mie amiche più care che pensavano volessi fare la “figa” -scusate la parola- con il nuovo gruppo di amici e il fidanzato, scordandomi di loro). Qualche settimana fa  sono arrivata al punto di rottura. Tutti i miei amici, quelli che avevo, per così dire, “messo da parte” sono scoppiati e ho litigato con tutti. Tutti pensano che io per davvero in un anno intero li abbia ignorati solo per stare con il mio ragazzo e non ce la facevano più. È li che penso di aver toccato il fondo. La solitudine, il dolore, la tristezza mi hanno travolto e ho davvero cominciato a pensare che sto semplicemente male, che devo  accettarlo e vedere di uscirne. Con le mie amiche più strette posso dire di aver risolto, ho fatto loro capire che non sto benissimo e che è un momento buio che non posso fermare e che mi dispiace. Penso abbiamo capito. Eppure non riesco a fermare quella vocina cattiva che mi sussurra “forse sei solo diventata una brutta persona e cerchi scuse”. Il titolo che ho messo è molto preciso: so di star male. Sono in una voragine da cui non riesco ad uscire. Piango per qualunque cosa, sono a disagio in presenza di qualunque persona e voglio solo stare sola. Ma quando sono sola la solitudine mi sopprime e mi divora portandomi a soffrire talmente tanto da voler urlare. Cerco di dormire quanto più possibile per far passare il tempo più in fretta e cerco di evitare una qualunque situazione in cui io debba essere attiva e sociale. Però quando sono in presenza del mio ragazzo sto bene e sento di essere normale e felice e quando mi sento obbligata ad uscire( perché ho già evitato per troppo tempo la situazione) ho piccoli momenti di spensieratezza e felicità. Anche se questi momenti successivamente scivolano nel famoso buco buio, esistono e ci sono! E allora cosa mi sta succedendo? Mi sono chiusa in me stessa? Sono diventata una persona egoista ed egocentrica? Sono diventata la famosa amica che quando si fidanza non pensa più alle amiche? O mi sto solo facendo un milione di pippe mentali? Quella “voce interiore” mi sta facendo mettere in dubbio me stessa e la mia sofferenza e non so più chi o cosa ascoltare. So che il messaggio è lungo e complicato ma niente ha più senso e ho pensato che questa potesse essere un’opportunità per capirci qualcosa

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Messaggio  Stef Sab Ott 20, 2018 10:16 pm

Forse hai bisogno di un aiuto "esterno" al tuo contesto. Solo chi sa, chi conosce veramente, può capire e magari darti un aiuto o almeno starti vicino moralmente senza averne a male di nulla. Se una persona è troppo vicina o interessata (fidanzato) potrebbe non vedere.
Una mano potrebbe (sì) darla anche una figura tutoriale, che ti ascolti, che ti possa dire qualcosa di autentico, o uno (o una) specialista di qualche disciplina. Non dico per forza psicologica, psicanalitica o psichiatrica, anche se uno o una psicologa può dare qualcosa ed essere magari utile davvero. Ma anche un maestro di vita, un maestro di una disciplina che vada direttamente o indirettamente all'interiore, all'interno, al cuore. Un coach.
Ci vuole qualcuno a cui poter dire tutto, o a cui poter non dire.
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Messaggio  canterel II Dom Ott 21, 2018 12:44 pm

Ciao Justbeyou,
nel tuo messaggio scrivi di essere molto giovane e quindi potresti trovarti in quel comune passaggio di età che dall'adolescenza porta verso l'età adulta, nel corso del quale non è infrequente assistere ad una ristrutturazione più o meno pensata, più o meno drastica, delle relazioni sociali e dell'importanza assegnata ad esse. In adolescenza è facile che il gruppo degli amici sia caricato di valori molto importanti, vuoi perché compensa il relativo distacco dai legami verticali dell'infanzia (quelli con figure di autorità e di affetto adulte, come i genitori), vuoi perché il gruppo diventa effettivamente l'interfaccia per esplorare la realtà sociale più ampia, vuoi perché fornisce una serie di codici e di parametri per valutare e confrontare se stessi e per fare scelte di tipo morale.
Capita molto spesso che, con il tempo, questi gruppi di amici tendano allo sfilacciamento e all'esaurimento delle funzioni importantissime che ricoprivano in un periodo precedente. E' possibile che nell'arco di pochi anni si perdano completamente l'intimità e la dimestichezza, oppure che il gruppo si mantenga ma raffreddando e allentando certi aspetti delle sue dinamiche interne e dei suoi rituali. Non è una cosa strana e non è strano neppure che, quando questo passaggio avviene un po' bruscamente, le persone che lo attraversano siano disorientate o sperimentino vissuti di "tradimento" e di "ingiustizia" molto forti. E' anche probabile che nell'arco di alcuni anni queste sensazioni più acute e stridenti cedano il passo a un modo più morbido di interpretare l'accaduto, con una punta di imbarazzo o di tenerezza verso l'età e le stagioni trascorse.

Con ciò non intendo suggerirti di trascurare e sottostimare i tuoi sentimenti presenti con quanto hanno di doloroso ed eventualmente di preoccupante. Però non mi concentrerei sul dilemma riguardo le colpe da attribuire per lo sfilacciamento di legami prima fortissimi. Piuttosto cercherei di capire cosa mi rinforza, quali desideri ho, e cosa può aiutarmi a non costruire intorno a me una situazione di incistamento passivo nel quale avrei poco da imparare e poche motivazioni autonome a parte la preoccupazione di come sono percepito e giudicato dal prossimo, e di come mi adatto a situazioni costruite e volute più da altre persone che da me (fa poca differenza in questo senso incistarsi in una relazione di dipendenza dal gruppo o dal partner).
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