Che bambini siete stati?

Per una mia personale ricerca, che non ha a che fare con nessuno studio o pubblicazione, ma solamente privata, chiedo agli utenti del forum che fossero così gentili da prestarsi, di descrivere che tipo di bambino e adolescente sono stati.
Non chiedo episodi specifici (a meno che qualcuno non ritenga di riportarli); mi interessa maggiormente la parte caratteriale, magari emozionale..
Se eravate introversi, estroversi, timidi, allegri, con sensi di colpa o no, riflessivi o istintivi, sensibili o meno, amati poco o troppo o nella norma, pieni di amici o solitari, immaginifichi o terra terra...
Insomma.. una descrizione che vi rappresenti.

Vorrei anche sapere se siete mai caduti battendo violentemente la testa e se avete avuto familiari stretti con episodi depressivi.

Grazie a chi vorrà rispondermi.

ero depresso, timido, solitario, senza amici con un padre con cui litigavo e una madre che stava male perchè io e mio padre litigavamo. penso che mia madre fosse depressa anche se lei non l'ha mai detto ed è sempre stata contro psicologi, psichiatri e antidepressivi.

lei diceva che i suoi problemi se li risolveva da se e non le va di raccontarli ad altri, che tanto non cambia nulla.

per condire il tutto una sorella gelosa di me perchè a 3 anni quando io nacqui non era più l'unica principessa della famiglia.

insomma: la facciata di una bella famiglia quando in realtà faceva schifo.

mai battuta la testa.  

timida, impacciata, introversa... le poche volte che provavo ad aprirmi con gli altri o cercavo di essere un po' più socievole, ne uscivo a pezzettini...
credo di aver iniziato a costruire il mio guscio nell'esatto momento in cui sono venuta al mondo   
me ne stavo quasi sempre sulle mie ma perennemente alla ricerca di protezione...
sempre temuto il giudizio degli altri, raramente esprimevo le mie opinioni, raramente condividevo i miei pensieri...
vivevo in un mondo di favole creato apposta per me... chiaramente da sola...
la scuola è stata un incubo per ovvi motivi
credo di essere stata amata abbastanza (non so dirti se nel modo corretto, se esiste un modo corretto) ma ho sempre allontanato concreti gesti d'amore, difficilmente mi lasciavo andare a qualunque gesto d'amore...
il contatto fisico per me è sempre stato un grosso problema, perfino il girotondo con i compagnetti lo ricordo ogni volta come un piccolo trauma...
no comment per baci e abbracci...
crescendo ho imparato ad esprimere me stessa e ad aprirmi un po' più con gli altri scrivendo, unico modo per oltrepassare le mie infinite barriere...
penso di essere molto sensibile...
fin dove arrivano i miei ricordi non sono mai caduta battendo la testa
non credo che ci siano stati episodi depressivi in famiglia

Cara anthea, se arrivi a qualcosa di utile ricordati di noi...

ricordo un trauma cranico dopo essere stato spinto per scherzo, a sette o otto anni.
credo di essere stato un bambino sufficientemente sereno e perfino espansivo, ma solo entro i confini del recinto famigliare e di poche amicizie. abituato con troppa facilità a giocare, fantasticare e parlare da solo. ho trascorso da solo troppe ore dei miei pomeriggi, prendendoci gusto.
ho imparato un po' tardi a calcolare bene i sentimenti e la dignità delle altre persone, affidandomi troppo ad agenzie morali esterne per gestire la colpa e la vergogna, e questo non mi ha aiutato a crescere in modo del tutto equilibrato. quando il sociale ha cominciato a debordare nella mia vita di adolescente ho accusato il colpo, mentre nello stesso lasso di tempo, lentamente, si sgretolava la mia fiducia nei genitori, nella religione, nelle regole disfunzionali che avevo appreso. ho guadagnato qualcosa in gentilezza e originalità, a prezzo di una forte e poco elaborata autosvalutazione, e di una propensione pericolosa al nichilismo. su queste basi ho cominciato a rieducarmi da solo quando ho preso atto della scarsa capacità di esame di realtà che avevo ereditato dai miei adulti di riferimento. sono cresciuto come un autodidatta, a prezzo di errori gravi, delusioni e terrori. le cose sono migliorate man mano che imparavo ad integrare l'esperienza degli altri e a scegliere figure di riferimento orizzontali tra chi mi voleva bene.

Io da piccola ero abbastanza timida, alle elementari mi chiamavano "lupo solitario" perché a ricreazione mi piaceva stare da sola ad inventarmi le mie storie, oppure andare in biblioteca a leggere (avevo fatto molta "amicizia" con la bibliotecaria della mia scuola). Però ho comunque sempre avuto vari amici e pian piano, secondo me soprattutto tramite il teatro (corsi di recitazione), mi sono aperta sempre di più e sono diventata sempre più socievole. Non so se rientra nella tua curiosità, ma i miei ci hanno sempre tenuto molto che io (e così anche mia sorella) mi abituassi a stare un po' senza di loro, tant'è che fin da quando avevo tipo 6 anni mi mandavano alle vacanze organizzate dal comune per una decina di giorni...ricordo dei pianti di ore, ma devo dire che col senno di poi li ringrazio per averlo fatto perché credo che questo mi abbia dato la possibilità di fare molti viaggi per conto mio più avanti, senza i mille problemi che si facevano i miei coetanei.
l'adolescenza è forse stata più travagliata, ho avuto un anno (e anche di più) in cui frequentavo spacciatori e mi facevo di canne dalla mattina alla sera, davvero ininterrottamente. I voti sono scesi sotto la sufficienza e il mio rapporto con i miei è andato a *donne di facili costumi*. Poi a 16 anni ho deciso di "mettere la testa a posto" e l'ho fatto, anche se un po' a fatica. Nel frattempo mio padre ha deciso di tradire mia madre con una molto più giovane (classico...), lei l'ha scoperto e l'ha cacciato di casa. Pianti miei e di mia sorella, ma lei era inamovibile, finché non si è scoperto che mio padre soffriva di depressione in teoria. Qualche scatola di farmaco dopo lui è stato riaccolto in casa e io sono stata tutto fuorché contenta, tant'è che appena ho potuto me ne sono scappata all'estero.

Ero un bambino timido di quelli sempre attaccati alla gonna della mamma, avevo paura dei miei coetanei tranne che alcuni selezionati amici (che sono gli stessi oggigiorno). Le cose non sono mai cambiate e non mi sono mai inserito in nessun gruppo, mi sono sempre sentito estraneo tra coetanei e conoscenti; persino in famiglia, in casa mia..

Ero timido un po impacciato nel rapporto .on i più grandi. Quando in giro con gli amichetti eravamo dei Gian Burrasca

io ero una bambina abs estroversa invece, avevo parecchi amici, sempre fatti sport di squadra e attività con altri bambini. L'infanzia lo ricordo come un periodo decisamente sereno. Mi piaceva sia leggere e fare cose che potevo far da sola, sia stare con altri bambini. Ero un po' troppo obbediente direi.

Un brutto trauma cranico l'ho avuto ma a 14 anni non da bambina. E dal lato materno, praticamente tutti (mamma, nonni, zii), tra alcolismo, depressione e varie ed eventuali, avevano/hanno un qualche disturbo psichiatrico.

Ho avuto un'infanzia apparentemente felice. Non mi pesava il fatto di essere figlio unico, avevo sempre qualcosa da fare, da inventare, da immaginare e tanti compagni di giochi con cui passare il tempo. Ogni tanto sbattevo la testa, una volta son riuscito a farmi un bernoccolo sopra un altro bernoccolo, però mai niente di traumatico. Poi è arrivata l'adolescenza con i suoi momenti ed i suoi episodi (la depressione di mio nonno paterno e di suo figlio) a farmi ritirare nell'isolamento e avere molto tempo per pensare e ripensare, e quindi a riconsiderare la mia infanzia sotto nuova luce, a scorgere faticosamente quelle pieghe di malinconia su cui non mi soffermavo, che non riuscivo a vedere o, peggio, quella scarsa comunicazione che vigeva nel mio ambito domestico.
L'infanzia è diventata insomma un'operazione di rilettura che continua tutt'ora.
Anthea, sono curioso anch'io di sapere se riesci a trarre qualcosa dalle nostre impressioni.

nuevo mondo2 ha scritto:Ero timido un po impacciato nel rapporto .on i più grandi. Quando in giro con gli amichetti eravamo dei Gian Burrasca

Nuevo mundo, sei stato molto telegrafico....   

purtroppo ero una bambina molto sensibile ed emotiva. ero particolarmente attaccata a mia madre, l'unica a cui riuscivo a manifestare apertamente il mio affetto. con tutti gli altri ero chiusa, troppo chiusa e introversa. non riuscivo a dire "ti voglio bene" nemmeno a mio papà (e forse penso che non riuscirei a farlo nemmeno ora...).
ho sempre pensato tanto, troppo. a 5 anni facevo ragionamenti che gli altri miei coetanei non facevano, ma soprattutto mi caricavo di preoccupazioni e di brutti pensieri che i bambini della mia età non avevano. e la cosa peggiore è che non ne avrei avuto bisogno, perchè avevo una famiglia serena e tranquilla che mi da tutt'ora molto affetto.
tutto mi creava ansia, anche andare al compleanno di un'amichetto o entrare più tardi a scuola. tutto ciò che era diverso dalla "normalità" era fonte di agitazione per me.
a scuola andavo molto bene. molto timida, ma non avevo grandi problemi a relazionarmi con i miei compagni.
alle medie sono iniziati i primi veri problemi. il mio essere molto brava a scuola è diventato per me un disagio. gli altri mi prendevano in giro...io obiettivamente non ero come loro. stavo sempre a casa, non uscivo mai da sola, ma non stavo a casa per studiare, ma solo perchè non avevo amici e i miei genitori non avrebbero voluto che io uscissi da sola (almeno così credevo io). tutti i miei compagni iniziavano ad avere il ragazzo/ragazza...io no e questo era un altro motivo per prendermi in giro. ricordo interi pomeriggi a piangere per battute cattive che mi venivano fatte, ma non ne parlavo con nessuno. io non mi sentivo coetanea dei miei compagni...non capivo la loro stupidità...anche lì mi sentivo molto più matura. continuavo ad essere timida, ma le cose andavano molto meglio e anche l'emotività avevo imparato a gestirla molto meglio.
al liceo sono stata molto meglio. avevo delle amiche e, seppure non avessi le grandi storie d'amore delle altre ragazze della scuola, mi sono sempre accontentata di ciò che mi capitava...forse, sono stati anni felici, o per lo meno non ricordo in questo periodo la tristezza tipica del periodo delle medie o dell'università e, così, l'adolescenza l'ho passata con serenità.
non ho mai avuto trauma cranici e nemmeno casi di depressione in famiglia!

nuevo mondo2 ha scritto:Ero timido un po impacciato nel rapporto .on i più grandi. Quando in giro con gli amichetti eravamo dei Gian Burrasca

Dettaglio un pò... visto che mi avete ripreso...   

Ho avuto la fortuna.. e continuo a pensare che è una fortuna a maggior ragione con i tempi che corrono di crescere in mezzo alla natura.. Hmmm non so' se e' la parola giusta, ma mi sembra di capire di si: mio papa' era mezzadro... mia mamma casalinga a tempo pieno.

Mio padre la mattina presto partiva per i campi e tornava la sera a calar del sole, per cenare, guardarsi il notiziario e per poi andare a dormire. Non c'erano sabati in famiglia, e poche domeniche. E' realta' dura che la natura non si ferma ai festivi. Oibo' c'erano dei momenti in famiglia...delle escursioni in montagna a trovare parenti...ma poi basta. Ma mai una gita al mare, tutti insieme o da qualche parte per piu' di un giorno. Nooo quello sarebbe stato troppo. Capisco un po' che era anche un problema economico. Ho due sorelle, mia madre e l'unico che portava la pagnotta a casa era mio padre. Questo e' l'unico motivo per il quale tutt'ora lo rispetto. Per tutto il resto. Per quello che un padre dovrebbe insegnare a suo figlio, per l'affettivita' tra padre e figlo.. mi guardo la mano, conto cinque dita e mi rendo conto che questi bastano per dire tutte le esperienze "belle" fatte con mio padre.

Ovviamente questo nel resto della vita mi ha causato non tanti problemi: ho sempre cercato, sopratutto in ambito lavorativo dove ho sempre cercato una realta' che fosse affine a quello che e' stata la sua esperienza lavorativa o cmq. quello che erano le sue aspettative nei confronti dei propri figli. E questa non e' andata bene: anche perche' in poche parole: non gliene fregava un fico secco. Solo all'eta' dei 25 anni ho gettato la spugna e incomciato a seguire percorsi lavorativi che realmente mi interessavano... Tutt'ora il suo atteggiamento nei miei confronti e' del tipo che mi ignora. Se parliamo e' sempre di poche parole. E dopo 10 minuti si annoia cosi tanto che accende la tele... Io tutt'ora ci rimango male, cosi come rimango male, quando sento i miei nipoti che quando vanno a trovarlo ci ridono e ci scherzano...

Mia madre e' stata donna forte: gia' di natura e per necessita' (doveva da sola gestire praticamente la famiglia e il maso). Per motivi logistici i miei non avevano la possibilita' di mandarmi all'asilo. Quindi mia mamma, oltre ad avermi fatto da mamma, mi ha fatto anche da maestra. Ha cercato anche da farmi un po' da papa'... ma non era la stessa cosa... una mamma/donna per natura, per istinto sara' sempre protettiva nei confronti dei propri figli.. non che per un papa' sia diverso, ma lo vedo anche nel rapporto con il mio figlio: gli uomini tendono ad incoraggiare e spronare forse un po' di piu.. forse anche in modo diverso..ed e giusto cosi...

Forse cosi capite adesso cosa intendo con timido...

Mia mamma per necessita' non era solo forte, ma anche rigorosa. Nel senso che a casa si doveva aiutare tutti nelle faccende. Senza eccezioni..e se non rigavi dritto, dopo la seconda o terza volta che te lo diceva arrivava la sgridata o lo schiaffo.. anche se assolutamente da dire che non era poi cosa da tutti giorni...pero' e' vero e non lo nego che e' successo.

Daltronde avevo tanta liberta' in mezzo alla natura.. spazio fisico, in mezzo al verde, alla natura, con gli animali possibilità' di scoprire il mondo da solo, a zonzo per i frutteti con i due amichetti storici del vicino. E li veramente ne abbiamo combinato di cotte e crude, eravamo un po' tom sawyer e huckleberry finn

Tutto sommato quello che mi rimane dalla mia infanzia e' il rispetto per la natura e le sue creature e la voglia di cercare sempre il "di piu'" nelle cose e nelle persone...la timidezza per la maggiore e' andata via.. man mano si invecchia ci si sgrezza un po'. Da me era per via di un lavoro che mi ha permesso di girare l'europa. Arrivi a un certo punto dove la timidezza la devi mettere via per forza se vuoi "sopravvivere"... anche se un po' me n'e' rimasta. I miei amici mi dicono che va' bene cosi. Che fa' in un certo senso "simpatico"... boh... va bene cosi..